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  1. L'utente SilvanoO ha segnalato sul proprio profilo il 10/7 quella che sembra una anomalia indotta dal Nikkor 105/2.8 MC : effettivamente l'anomalia esiste e non solo con le Z7, anche con la mia Z50 in sostanza, a differenza degli altri obiettivi non è possibile selezionare dal menù d4 la modalità ad otturatore meccanico ma solo alternativamente Auto (scelta consigliata) oppure a "prima tend. elettr.". Non sappiamo se sia una scelta o un bug (il nuovo 50/2.8 MC invece permette di selezionare l'opzione M). Né se questa sia una limitazione pratica (dove starebbe il problema ?). Comunque in Nikon sono informati. La soluzione proposta da Gianni54 al momento sembra quella funzionale sebbene poco pratica, in quanto se si dovesse avere necessità di cambiare modalità durante gli scatti, sarà possibile cambiare per una delle altre due ma per tornare a quella ad Otturato meccanico, si dovrà comunque ripetere l'operazione (togliere l'obiettivo, selezionare l'opzione, rimettere l'obiettivo). *** Approfitto dell'occasione per rammentare a SilvanoO e a tutti gli altri che la sede giusta per fare una domanda su Nikonland è questa in questa sezione dedicata al materiale fotografico, non il proprio profilo, non il messaggio personale, non il modulo di contatto non ... Perché qui sarà visibile a tutti e tutti potranno eventualmente rispondere. Altrove, non è detto ...
  2. M&M

    Nuova Nikon Z fc

    Nikon Japan sta promuovendo la Nikon Z fc con il pubblico femminile come target : qui
  3. Sul sito cinese Xitek è stata pubblicata una intervista ai progettisti dei due nuovi Nikkor Z micro MC. In estrema sintesi : il minor peso è stato ottenuto usando una particolare lega di alluminio per il barilotto interno e per l'attacco che a parità di robustezza pesa meno del precedente; anche il motore è più compatto e leggero la scelta di non rendere il 105/2.8 MC compatibile con i teleconverter Z deriva dalla volontà di mantenere dimensioni, pesi e prestazioni velocistiche di primo livello e senza compromessi. Non è prevista una versione di alcun teleconverter compatibile con il 105/2.8 MC il nuovo disegno della S del 105/2.8 deriva dalla volontà di caratterizzare meglio la linea S rispetto agli altri con un design più "lussuoso", Ci sarà una ulteriore evoluzione del design dei superteleobiettivi (dal 300/2.8 al 800/5.6) l'effetto della stabilizzazione é inversamente proporzionale alla distanza di ripresa il 105 mm ha un'elevata proprietà antipolvere e antigoccia ottenuta sigillando le parti mobili. Il 50 mm è progettato per impedire l'ingresso di gocce d'acqua e polvere nel corpo principale non siamo andati oltre il rapporto 1:1 per non compromettere l'equilibrio tra prestazioni ottiche, prestazioni AF e riduzione del peso.
  4. Johannes Brahms : le cinque sonate per violino e pianoforte Vol. 1 e Vol. 2 Ulf Wallin, violino Roland Pontinen, pianoforte Bis 2019, formato HD *** Quante sono le sonate per violino e pianoforte di Brahms ? Il quesito viene posto in questi due dischi. Di getto io risponderei chiaramente che sono 3. Più un movimento della sonata FAE. Quindi al massimo 3 e 1/4. No, invece anche le due sonata Op. 120, pensate per clarinetto, proposte per viola, sono anche esse sonate per violino e pianoforte (o in qualche caso, per pianoforte e violino). Quindi siamo a 4 sonate. E un quarto per il movimento della sonata FAE. Ma c'è chi pensa che le sonate in totale siano cinque, di cui una persa, forse costruita attorno a quel movimento. Come sia l'arcano mistero, qui abbiamo due volumi con l'integrale di queste sonate (Op. 78, Op. 100 e Op. 108, le due Op. 120, il movimento senza numero d'opera) e per sovrammercato abbiamo anche due trascrizioni di lieder del periodo 1868-1877. Bene fin qui. Una aggiunta singolare ad uno sterminato catalogo di edizioni di queste gemme musicali. Ma come sono ? Sono rese alla maniera scandinava. I due musicisti - lo svedese Ulf Wallin che suona un violino italiano del 1746, lo svedese ma di origini finlandesi Roland Pöntinen, che suona uno Steinway D - non indugiano né sulla chiave crepuscolare dell'ultimo Brahms (Op. 120) né su quello virile eroico della FAE o dell'Op.78. La "Regen" appare qui chiara e limpida, senza ombre. Umana ma apparentemente priva di difetti. La "Thun" di una calma più che Olimpica. E la terza abbastanza priva di quella irrequietezza che invece viene facile leggere. Le due sonate Op. 120 continuano con questa chiave di lettura di tranquillità interiore, non rassegnata ma di accettazione. Un modo di vedere Brahms che è molto lontano dal mio (non che io ne possa sapere di più di loro. Ma Brahms ebbe un travaso di bile per non essere arrivato in tempo al funerale di Clara. Non che il fatto potesse essere importante ma quanto può essere rassegnato o tranquillo un uomo simile ? Permettetemi di dubitare). I due comunque mostrano un affiatamento totale e se non ci sono i guizzi di coppie come Perlman/Barenboim o Perlman/Ashkenazy è perchè probabilmente non è più quella l'epoca. Il Brahms svedese è questo. Anche quello sinfonico. Ma Brahms amava il calore del sud. Della Baviera, dell'Austria e dell'Italia Registrazione limpida come da standard Bis.
  5. Felix e Fanny Mendelssohn : musica da camera per violoncello e pianoforte Johannes Moser e Alasdair Beatson Pentatone 2019, formato 96/24 *** I fratelli Mendelssohn avevano la stessa inclinazione musicale. Le consuetudini del tempo però sfavorivano la composizione per le giovani. Fu il caso, oltre che di Fanny, anche di Clara Wieck e di altre giovani donne in età Vittoriana. E' un peccato perchè Fanny aveva gusto e un equilibro musicale che apriva più a Brahms di quanto il fratello abbia mai potuto fare nella sua breve vita. Uniti a stretto filo, anche dopo il matrimonio di entrambi, dal primo all'ultimo giorno di vita (spirati, entrambi, per lo stesso male, a pochi mesi di distanza l'una dall'altro), lo erano anche nella scelte musicali. Questo bel disco intriso di puro primo romanticismo ne è la prova. E sebbene sia in larghissima parte fatto di musica di Felix (le due sonate, le variazioni concertanti, uno dei tanti lied senza parole), ci regala una meravigliosa interpretazione della Sonata-Fantasia in Sol Minore di Fanny che veramente sono sicuro sarà tanto piaciuta a Johannes Brahms se avrà avuto modo di ascoltarla, cosa di cui dubito. Di grandissimo respiro anche il Capriccio in La bemolle, più brillante ma sempre intensissimo. Condivido la scelta di chiusura del disco, l'Assai Tranquillo in Si minore di Felix, quasi un commiato dei due, nel loro stile pacato e sinceramente tenero che si chiude quasi in un respiro, un sussurro. Grande affiatamento dei due interpreti, cosa necessaria in questa musica, con pari peso dei due strumenti che rappresentano idealmente le due voci del cuore del musicista. Il violoncello, caldissimo è un Guarneri del 1694 mentre il pianoforte è un Erard 1839, scelta assolutamente felice, per il suono caldo e mai invadente che riesce esprimere, perfettamente immerso nell'epoca in cui sono state scritte queste pagine. La registrazione è altrettanto calda ed asseconda perfettamente lo stile della musica e il tono dei due strumenti. Grandissimo disco, nonostante il repertorio possa apparentemente sembrare poco attraente.
  6. Per il centenario, stesso repertorio, stesso titolo, altri interpreti, AVI MUSIC 2014, uscito l'estate del 2018
  7. VIOLA 1919 Yizhak Schotten, viola Katherine Collier, piano Sonate per viola e pianoforte del 1919 di Rebecca Clarke, Enest Bloch e Paul Hindemith Crystal Records 1993, formato CD *** i due protagonisti del disco all'epoca della registrazione e oggi, in concerto. Disco particolare, a tema, che racchiude tre composizioni per viola e pianoforte del 1919. Registrato nel 1993 ma che io ho scoperto solo oggi, nel 2019, quando è uscito un secondo disco, identico, per il centenario, con lo stesso repertorio ma con altri interpreti. Le tre composizioni sono la splendida sonata per viola e pianoforte di Rebecca Clarke, la Sonata n.4 Op. 11 di Paul Hindemith, la Suite per viola e pianoforte di Ernest Bloch. Il violista è Yizhak Schotten, allievo selezionato del grande William Primrose, che ricorda molto nella dolcezza del timbro. Lo accompagna al pianoforte Katherine Collier, sua consorte, con la quale si esibisce anche oggi a quasi trent'anni di distanza. Son tre composizioni in cui la viola è la grande protagonista ma il pianoforte ha comunque grande importanza, come ad esempio nell'inizio della suite di Bloch. Yizhak Schotten mostra un timbro dolce, non eccede nei tratti iper-romantici della sonata della Clarke e sembra forse più a suo agio in Bloch che nel primissimo Hindemith dell'Op. 11 L'atmosfera nebbiosa e misteriosa della suite di Bloch si stempera mano a mano fino al rapsodico secondo movimento allegro per concludersi con il brillantissimo finale che richiama melodie orientali. Morbidissimo l'inizio della sonata di Hindemith, lenta e sognante. Finale possente ma anche qui senza eccessi. Nel complesso i due sono protagonisti di una prova decisa ma che non va oltre il segno nonostante queste pagine offrano ogni opportunità di mettersi in mostra. Probabilmente però il loro scopo, nel 1993, era più al servizio della musica, per lo più sconosciuta al tempo. Oggi le sonate di Clarke e di Hindemith sono in repertorio di quasi tutti i violisti e sono anche materia di esame (vedere su Youtube il fiorire di video di giovani violiste cinesi). Il suono è un pò ovattato, sembra indulgere sulla tonalità brunita della viola e il piano è ben ripreso senza enfasi. Un disco garbato, raro, io credo, che dovrebbe essere più conosciuto.
  8. Di esecuzione altrettanto magistrale e con la prima formazione del Doric String Quartet, segnalo per l'ascolto :
  9. Britten : Quartetti per archi n. 1, 2 e 3, 3 divertimenti Purcell : 5 fantasie a quattro voci Doric String Quartet Chandos 2019, formato 96/24 *** Bastano poche note e non c'è molto da aggiungere. Il Doric Quartet si è formato nel Suffolk a pochi passi dal mondo interiore di Benjamin Britten. L'ultimo grande compositore inglese con un amore particolare per la musica del suo illustre predecessorie, Mr. Henry Purcell. Ed Helene Clement, la violista della formazione, suona la viola che Frank Bridge regalò al suo allievo Benjamin quando questi partì per il suo soggiorno negli USA nel 1939. E' uno strumento milanese del 1843 di Francesco Giussani. Britten compositore molto raffinato e con un stile estremamente personale fatto da ritmi vivaci e con una polifonia complessa, ha scritto tanta musica da camera. Il programma di questo disco, insieme alla Simple Symphony e le suite per violoncello lo rappresentano perfettamente per tutto l'arco della sua vita matura. Sebbene in gioventù abbia scritto tanta altra musica preparatoria oggi non in repertorio. Fa contrasto ma non troppo perchè i toni non sono esageratamente distanti, il barocco italo-francese di Purcell, altro musicista molto raffinato e peculiarmente inglese. Le cinque fantasie - sostanzialmente composizioni libere e sciolte - qui selezionate sono tutte in tono minore. Presentano nella loro armonica polifonia a volte leggere dissonanze e idealmente guidano al quartetto n. 2 di Britten che chiude questo doppio disco (dura quasi due ore) che inizia con un "allegro calmo senza rigore" molto elegiaco e si chiude con una chaconne che, pur alla maniera di Britten, vuole rappresentare la tradizione seicentesca musicale inglese. la formazione che ha registrato questo disco (il gruppo ha avuto diverse composizioni prima) Il Doric String Quartet non ha una vera e propria specializzazione ma la sua intonazione è perfetta per questo repertorio e per quello moderno in generale. Il loro suono è chiaro, terso, le sovrapposizioni precise. Il disco per quanto riguarda Britten, a mio modesto avviso si pone vicino e sullo stesso piano della esemplare interpretazione del Belcea. Registrazione secondo la tradizione Chandos, che è come dire eccezionale, priva di qualsiasi difetto o rumore.
  10. The 1690 'Tuscan' Stradivari Sonate per violino del 18° secolo italiano Musiche di Veracini, Geminiani, Corelli, Tartini, Locatelli, Vivaldi Fabio Biondi, violino Antonio Fantinuoli, Giangiacomo Pinardi, Paola Poncet, accompagnamento Glossa 2019 *** Questo è un disco celebrativo di uno dei più straordinari strumenti musicali che ci siano, quello Stradivari detto "Toscano" perchè appartenuto (in un quintetto di archi completo, composto da due violini, due viole e un violoncello) alla famiglia De Medici che lo commissionò alla bottega Stradivari nel 1690 per l'intrattenimento del Principe Ferdinando De Medici e della sua famiglia. E' attualmente di proprietà dell'Accademia di Santa Cecilia e più che altro fa mostra di se in bacheca e in mostre in giro per il mondo. Il che è un vero peccato perchè ha un suono meraviglioso che induce dipendenza, come si vede dallo stesso sguardo estasiato di Fabio Biondi nelle foto diffuse con questo bel disco tutto italiano Lo Stradivari Toscano in una recente mostra a Tokyo è esposto nella bacheca centrale, in prima vista, insieme ad altri 21 confratelli un dettaglio dello strumento una riproduzione pittorica del violino. William Hill fu l'esperto londinese che lo recuperò dall'oblio (era finito in Irlanda e dimenticato) nel 1889 e lo classificò come uno dei migliori e meglio conservati Stradivari esistenti. Accompagnano Fabio Biondi in questo suo cimento strumentisti di grande levatura come Antonio Fantinuoli al violonvello Paola Poncet (qui al cembalo, insieme a Fabio Biondi) e Giangiacomo Pinardi alla tiorba Il disco è stato - ovviamente - registrato a Roma, nel gennaio di quest'anno, all'Auditorium Parco della Musica, ripreso e prodotto da Fabio Framba. Ed è tutto italiano, tranne nelle note del libretto (scritte peraltro da un italiano), secondo me una svista imperdonabile che sarebbe costata pochissimo. Come se si potesse prendere quello che si vuole dal nostro patrimonio ma non ci si volesse rivolgere agli italiani nel proporlo ... diciamo che magari a me è capitato un disco non destinato anche al nostro mercato, giusto per quieto vivere ... A parte questo, ed assolto l'obbrligo verso lo straordinario violino, qui c'è la musica per cui questi strumenti fantastici sono stati concepiti. Il disco si apre con la Ciaccona della 12a sonata Op. 2 di Francesco Maria Veracini che a mio avviso è la più bella interpretazione di Fabio Biondi di tutta la sua carriera (c'è l'intera sonata già disponibile da decenni in disco) il che mi fa pensare che sarebbe stato forse meglio includere l'intera sonata che è originale e bellissima (inizia con una Passacaglia e finisce con una Ciaccona : e scusate se è poco). L'Op. 2 di Veracini è del 1744 e sembra concludere idealmente il periodo d'oro del violino italiano nella massima forma possibile. Ovviamente Veracini è il nome meno noto del repertorio proposto che prosegue altre proposte, alternate in tono minore e maggiore fino alla conclusiva sonata RV 34 di Vivaldi, la composizione meno originale del disco. Il virtuosismo necessario é qui sempre al servizio della musica, secondo me siamo ai massimi livelli esprimibili per la musica barocca italiana per una formazione che non teme rivali (ho ascoltato, purtroppo, dei Veracini e dei Locatelli alla tedesca o alla inglese, che non possono che conciliare il sonno). Quel violino incanta. Gli altri strumenti non sono da meno. Secondo me, il Museo di Santa Cecilia dovrebbe seriamente pensare di prestare permanentemente questo strumento - che merita di essere mantenuto vivo ogni giorno dell'anno per sempre - a Fabio Biondi. Se lo merita. E disco candidato a disco dell'anno, secondo me.
  11. Bach : sonate per violino e pianoforte n.3-6 BVW 1016, 1017, 1018, 1019 Renaud Capucon, violino David Fray, pianoforte Erato 2019, formato 96/24 *** Premessa n.1 : detesto l'accompagnamento col pianoforte delle sonate barocche. Si dovrebbe usare esclusivamente il cembalo Premessa n.2 : il Bach di David Fray (cfr. concerti registrati l'anno scorso) mi pare in generale troppo sognante, onirico, quasi da post dose di LSD ... detto questo, è un bel disco. A tratti da musette ma che poi si vivacizza improvvisamente (ad esempio il passaggio tra l'adagio e l'allegro della BWV 1017). Il piano è ... semplicemente protagonista, nonostante il violino suoni sopra come tono, ma Fray è veramente impressive, molto autorevole e richiama ... il microfono e l'attenzione. Staccatissimo ... quasi gouldiano (lo so, sono un eccentrico !) nel largo della BVW 1019, detta il tempo al suo amico Renaud che qui (ancora una volta) mi pare che manchi di personalità. Anche alla ripresa con il secondo allegro della BWV 1019 c'è solo il piano. Le due mani perfettamente scandite, si possono seguire una ad una. Nel dacapo ci sono i giusti accenti, il ritmo corretto ma il tono resta dolce. Senza fretta. Capucon tenta di riscattarsi nel finale ma non ce n'è. Fray evidentemente vive di Bach ultimamente. Andiamo alla n.5, l'iniziale. Il tempo non è esageratamente lento. Quasi al secondo quello di Gould/Laredo. Due minuti più corto della recente registrazione della Faust. Quasi la metà di quello .... mortuario di Keith Jarrett (non aveva dormito la notte prima ?) del 2013. Mentre è lentissimo l'adagio, praticamente un'altra composizione rispetto a quella della Faust ... praticamente un'altra composizione rispetto a quella del già citato duo Gould/Laredo. Fantastico il vivace finale. Insomma ero scetticissimo, mi sono ricreduto al secondo ascolto dopo l'iniziale sbigottimento della sonata n.5. Il Guarneri di Capucon suona meravigliosamente rugoso sopra un pianoforte chiaro di cui si possono distinguere tutte le note. Bel disco. Soggettivo. Di carattere. Non sarà il riferimento tra queste registrazioni abusatissime ma ad un concerto avrei applaudito a lungo. Fray una spanna sopra. E' Capucon che in pratica lo accompagna ...
  12. Brahms : Intermezzo Op. 118 n.2, arr. per pianoforte e clarinetto di Popov 5 Lieder, Op. 105 - 1. Wie Melodien zieht es mi (trascr. Ottensamer) Mendelssohn : romanze senza parole op. 30, 67, 85, varie scelte ( trascr. Ottensamer) Andreas Ottensamer, clarinetto, Yuja Wang, pianoforte Carl Maria Von Weber Concerto per clarinetto e orchestra n.1 Op. 73 Berliner Philarmoniker, dir. Mariss Jansons Gran Duo Concertante per clarinetto e pianoforte Op. 48 Yuja Wang, pianoforte Deutsche Grammophon 2019, formato 96/24 *** Compirà trenta anni solo il prossimo 4 aprile Andreas Ottensamer ma è già il clarinetto principale dei Berliner Philarmoniker dopo essere stato nelle due compagini di Vienna (il fratello più grande è attualmente clarinetto principale della Filarmonica di Vienna) e membro della Gustav Mahler Jugendorchester. Ha già all'attivo più di una collaborazione (tra cui l'incursione nel pop con il disco di Tori Amos Night of Hunters del 2011) e questo è già il suo terzo cd solistico con la DG, dopo quello d'esordio del 2013. Nel 2015 è uscito un disco tutto mozartiano per la Decca mentre nel 2017 ancora con la DG ha esplorato le "connessioni ungheresi" di Brahms. E' normale che la DG offra questa opportunità ad un solista che è già un affermato musicista e che dovrà interrogarsi su quali traguardi fissare per il prosieguo della sua carriera. In questa nuova proposta del 2019 la Deutsche Grammophon sceglie dalla sua scuderia di artisti, una partner eccezionale come Yuja Wang e mette alla raccolta un titolo tematico che dovrebbe individuare il crepuscolo come momento musicale ("Blue Hour"). Crepuscolare lo è certamente il brano di inizio, ancora brahmsiano, il celeberrimo e sensazionale Intermezzo in la maggiore "Andante teneramente", pensato per pianoforte solo e qui adattato al canto aggiunto del clarinetto. E che nella proposta multimediale DG vede i due solisti su un galleggiante alla deriva nell'acqua mentre cala il crepuscolo. Si presta perfettamente allo scopo anche il Lieder, Op. 105 - n.1 " Wie Melodien zieht es mir", perfettamente trascritto per questa idea dallo stesso Ottensamer e la stessa cosa, penso delle romanze senza parole di Mendelssohn, scelte dalle varie raccolte e trascritti ancora da Andreas. Queste composizioni sono autentiche gemme musicali e se sono state pensate senza la voce del cantato, essendo comunque delle romanze nella concezione, ci sentiamo autorizzati ad immaginarle - e quindi ascoltarle - con la voce in primo piano che il clarinetto interpreta perfettamente. Yaja Wang che mostra di conoscere perfettamente questa musica, si ritaglia qui un ruolo modesto, come é sempre quando accompagna sempre magistralmente altri colleghi. E in questo dimostra - se ce ne fosse ancora bisogno - che il suo spessore musicale va ben oltre i decolleté, le minigonne e i tacchi Louboutin. Trovo meno convincente la scelta di inserire due brani di Carl Maria Von Weber che già in origine prevedono il clarinetto (ovviamente il concerto per clarinetto e orchestra, Op. 73 oltre al gran duo concertante op. 48) non perchè non siano all'altezza o sia inadeguata l'interpretazione (c'è l'intera orchestra dei Berliner ad accompagnare il suo solista sotto la guida del grande Maris Jansons, mentre nel duo, naturalmente la nostra Yuja) ma perchè vedo Von Weber sempre molto solare e decisamente molto distante dalle atmosfere crepuscolari da blue hour della coppia Felix-Johannes. Comunque nel complesso è un ottimo disco, tolta la sponsorship - per altro meritata - al nostro clarinettista che si fa ascoltare molto volentieri. (A questo punto devo riascoltare il disco di Brahms dello scorso anno perchè in questo momento non lo rammento bene : sarà una cosa indicativa ? Ma no, Andreas è molto bravo solo che qui la presenza di Yuja é un plus sensazionale) Peraltro io adoro il clarinetto, è lo strumento a fiato che più mi è affine. Registrazione di livello adeguato.
  13. Igor Stravinsky (Suite da Pulcinella per violino e pianoforte, arrangiamento di Strawinsky/Dushkin) Mario Castelnuovo-Tedesco (ballata op. 107, fantasie su arie operistiche, "Rosina", "Figaro", "Violetta") Ottorino Respighi (sonata per violino e pianoforte in si minore) Francesca Dego, violino, Francesca Leonardi, pianoforte Deutsche Grammophon 2018, formato 96/24 *** Le due "debuttanti" italiane firmano uno dei più bei dischi di musica cameristica dell'anno. Ammetto di avere qualche riserva sulla giovane Dego nelle performance a violino solo, ma in questo disco l'intesa con la collega Leonardi è perfetta. Come è perfetta la scelta del repertorio, cui purtroppo qualche strano personaggio del marketing ha voluto dare un titolo programmatico che non ha alcun senso. I brani contenuti nel disco sono più o meno contemporanei (Respighi 1917, Castelnuovo-Tedesco 1940, in mezzo sta Strawinsky, 1933) ma il legame tra Pulcinella di Stravinsky (e le sue radici vagamente legate a Pergolesi) e la bellissima sonata di Respighi io non lo vedo. Forse di più nei confronti delle fantasie operistiche di Castelnuovo-Tedesco ma non importa. Resta la qualità della musica proposta dalle due interpreti, di grande coerenza ed intensità. Il disco vivo anche solamente della sonata di Ottorino Respighi, una brano molto lucido e possente, pienamente tardoromantico senza nulla a che vedere con fontane e pini romani ma la qualità è molto omogenea, Frutto di intesa e in un certo senso di complicità tra le interpreti. Bel disco davvero !
  14. Rafal Blechacz : Johann Sebastian Bach Concerto in stile Italiano BWV 971, Partita n. 1 BWV 825, Qattro Duetti BWV 802-805, Fantasia e Fuga in La minore BWV 944, Partita n. 3 in La minore BWV 827, Corale dalla Cantata n. 147, trascr. Myra Hess Deutsche Grammophon 2017 Brillante, con tempi clavicembalistici, una chiarezza contrappuntistica che mette in luce scopi, natura ed essenza di questa musica. All'opposto del disco di Batagov che abbiamo appena recensito, qui in un solo disco ci stanno due partite, e in più musica che non é assolutamente di contorno. Blechacz é bravissimo a sfruttare il suo grancoda da concerto per evidenziare i differenti piani sonori presenti in queste composizioni e tutte le voci sono sempre ben distinguibili. Finalmente un Concerto in Stile Italiano che è un ... concerto all'italiana senza filtri romantici. Deliziosa, leggera e spiritosa la Partita n. 1, più seriosi i duetti. Resa con una velocità a tratti parodistica la rara fuga BWV 944, appena introdotta dai 45 secondi delle 10 battute della fantasia che la precede. Dura addirittura un minuto in meno della bella edizione cembalistica di Suzuki. Ben condotta la terza Partita, a tratti veemente (la mano sinistra nella Giga e nella Burlesca). Dopo tanta corsa, chiude il disco il celeberrimo corale della Cantata BWV 147 nella trascrizione pianistica della Signora Myra Hess. Blechacz continua ad indulgere con il basso che sottolinea i passaggi più sommessi e delicati e quelli più intensi. Il tono è esortativo con un incedere che sembra da marcia, in tono con le partite. Veramente un grande disco di un pianista che temevo frequentasse più che altro Sciopén ...
  15. Brahms : Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 Op. 15 Ballate Op. 10 Royal Northern Sinfonia Lars Vogt pianista e direttore Ondine 2019, formato 48/24 *** A differenza dell'altra recensione brahmsiana dedicata al nuovo disco di Nelson Goerner (ne parliamo qui) questo disco mi ha un pò disorientato. Cominciando dalla scelta, abbastanza non convenzionale di attribuirsi il doppio ruolo di direttore e solista di una compagine quasi cameristica come la Royal Northern Sinfonia probabilmente, mi è venuto da pensare, per evitare di finire per non trovarsi nella condivisione dello stile. Il Primo Concerto di Brahms, è un'opera sinfonica piena di ardore romantico e virile, di un giovanissimo compositore che ha già deciso di rompere gli schemi. L'intera composizione dura quasi 50 minuti. Il primo movimento oltre 22 e i primi 4 minuti sono dedicati ad una veemente e rullante introduzione sinfonica. Il pianista resta spettatore fino alla sua entrata che è veemente e decisa. Brillante. Penso a Freire con Chailly o al grande Clifford Curzon con Szell. Tema dettato con decisione nel quasi silenzio e poi avanti in crescendo. Vogt sceglie un approccio molto garbato con tempi rallentati e meno forza di quanto siamo abituati. Non c'è quella autoindulgenza e quel pò di sciovinismo che in un concerto da machi come questo si dovrebbe vedere. L'atmosfera diventa quasi subito un pò pastorale e un pò schumanniana. E non sono convintissimo che possa andare. Idem nell'adagio centrale, portato con tempi comodi. Si riscatta un pò nel rutilante rondò finale ma la tessitura rimane a mio avviso un pò troppo cameristica. Del tutto coerente con questo approccio, quello delle ballate Op. 10, composizione giovanile che però anticipa tematiche del tardo Brahms. Scordiamoci l'approccio insolente di Glenn Gould (che pure usa tempi strasuperpiùlenti ma quando decide di farsi sentire lo fa). Qui gli approcci sono da lullaby. E mi sembra questa la visione complessiva di Lars Vogt in questo disco, chiudere l'ellissi tra il Brahms giovane astro nascente e il vecchio Brahms che incede pesante ma leggiadro nei giardini del Prater sul finire del secolo. Visione personale e per questo rispettabile. Anche se non del tutto condivisibile, secondo me. Disco un pò chiuso nel suo complesso con pianoforte un pò crepuscolare. In perfetto accordo con lo stile del disco.
  16. Brahms : Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 Royal Northern Sinfonia , Lars Vogt Ondine 2020, formato HD *** Comprendo che è un momento in cui il mondo va alla rovescia. Doveva capitare, era troppo tempo che le cose andavano nel buon vecchio modo. E in fondo questa registrazione è del febbraio 2019. Ma esce oggi, aprile 2020, nel mezzo del merdone del Coronavirus. Ebbene tutta la foga che mi sarei aspettato dal grande Lars Vogt nel primo concerto di Hannes, l'ho trovata invece nel secondo. L'opposto della mia concezione di queste opere. Vedo un Hannes incazzato nero nel periodo del primo concerto (per i motivi che sappiamo) e uno Johannes maturo che oramai ha capito che le sue occasioni sono trapassate e che tutte le fortune le ha avute Robert, quando scrive il secondo concerto. Insomma, per quanto era moscio e bolso nel primo concerto pubblicato l'anno scorso, è virile, forte, addirittura eccessivo nel secondo che esce adesso. Ne viene fuori un secondo concerto di Brahms - il principe dei concerti per pianoforte - da macho, quando doveva essere olimpico. E mentre è moscio il primo. Va bene uguale, bravo Lars, meglio così. Che purtroppo, nelle variazioni Handel si riscatta solo nella fuga finale perchè, in barba a tutti i ragionamenti del libretto (il basso, Handel, Bach, le Goldberg) a parte la fuga, sono una palla micidiale. Registrazione in linea con la prima, un pò confusa, con il pianoforte un pò opaco e tutta la scena in mezzo. Ma meno male che si è riscattato perchè con l'altro disco non credevo alle mie orecchie ! bello dirigersi la propria interpretazione, vero ? Per un solista in un concerto così complesso deve essere impegnativo, però sarà anche il massimo ! Johannes Brahms nel 1876, quarantatreanni, eppure ancora un bambino a tutti gli effetti non anagrafici
  17. Emanuel Bach, concerto per pianoforte, archi e basso continuo in re minore WQ 23 Christian Zacharias, piano e direzione dell'Orchestre National d'Auvergne 21 Music 2020, via Qobuz Streaming *** Dura solo 29 minuti questo "disco" registrato live ben interpretato dal "vecchio" Zacharias che suona con grande brillantezza questo concerto "per piano" del figlio più alla moda di Bach. Sappiamo che alla corte di Re Federico spopolavano i pianoforti. Lo stesso Bach "padre" ha incassato una commissione per l'intermediazione di una partita di pianoforti costruiti a Dresda di qualità migliore di quelli che il Re gli aveva fatto trovare a Sans Souci. Quindi non deve dare scandalo questo concerto trasferito al pianoforte dall'originale H427 per clavicembalo composto e pubblicato a Postdam, ovviamente, nel 1748, col vecchio Bach ancora in vivo e vegeto. E' una composizione estremamente brillante e virtuosistica che già chiama il futuro Mozart all'appello. che Zacharias ha portato in giro per l'Europa la scorsa stagione. nella stimolante doppia veste di maestro concertatore e solista. L'originale Concerto a Cembalo Concertato, 2 violini, viola e basso continuo era già all'origine così brillante ma si giocava meno tra le parti, avendo una struttura cameristica molto leggera. Qui, per l'appunto, con una compagine di taglio mozartiano assume una dimensione più moderna e meno Sturm und Drang. Chiude l'altrettanto "mozartiano" rondeau WD 59/2 per pianoforte solo, molto, molto bello. Zacharias mantiene il suo tocco leggero ma molto espressivo, alternando staccati e legati con grande disinvoltura. Il disco è registrato dal vivo non si sa in quale occasione (manca il libretto) con qualche colpo di tosse nel finale e qualche rumore di scena nei pianissimi. Dura solo 29 minuti ma molto ben spesi. (il CD costa però solo €4.99). Lungo applauso finale meritato.
  18. C.P.E. Bach : Concerti per pianoforte Wq.11, Wq. 43/4 e Wq. 24 - Michael Rische pianoforte con i Berliner Barock Solisten Hanssler Classic 2020, via Qobuz Unlimited *** Bel disco che si aggiunge ai quattro già pubblicati da Rische, vero specialista del repertorio. Emanuel Bach ha scritto "per se stesso solamente" ben 52 concerti per pianoforte e orchestra. Sono composizioni della metà circa del '700 e che consegnano il genere in mano ai suoi eredi, Mozart e Beethoven. Concerti a 3 o a 4 movimenti, lunghi anche più di 20 minuti, con alternanza di momenti di grande vivacità già oltre lo Sturm Und Drang e di grande liricità. Il rapporto tra il pianoforte e l'orchestra è già quello moderno. In questo Emanuel va largamente oltre il modello del padre, più legato agli stilemi italiani e francesi di cui abbiamo grande testimonianza. Questo proprio nella struttura veramente solistica della parte del pianoforte, oltre, effettivamente, all'uso di un pianoforte al posto del clavicembalo. Perchè se fosse solo lo strumento a caratterizzarli, sarebbe lo stesso con i concerti di Sebastian portati al pianoforte. Ma non è così. Rische con i Berliner Barock Solisten durante la registrazione. Michael Rische è da anni un apostolo del grande Emanuel Bach. La sua interpretazione è estremamente brillante, veloce il giusto, mozartiana (in senso favorevole al salisburghese) quando basta. I tre concerti presentati in questo disco sono differenti tra loro. Il primo, in re maggiore, è in tre movimenti, molto brillante e frizzante. Il secondo, in do minore è in quattro movimenti ed è celeberrimo perchè arrangiato e trascritto per altri strumenti solisti, come da prassi dell'epoca (tradizione continuata oggi). Ma nonostante la tonalità drammatica resta galante e brillante, infatti comincia e finisce con un Allegro Assai. Il terzo, in mi minore, lo conosco per clavicembalo, per flauto, per violoncello, ed è estremamente bello come il precedente numero Wq 23 (bellissimo !), con una parte per pianoforte estremamente sviluppata. Ma il concerto stesso dura più di 22 minuti. Insomma, onore al merito, ad Emanuel, troppo spesso semplicemente il secondo figlio di Bach, a Michael Rische che ce lo fa apprezzare. Segnalo questo cofanetto di 4 CD con circa 4 ore di concerti, pubblicato lo scorso mese di novembre, che comincia proprio con un eccezionale Wq 23 registrato con la Kammerorchester Leipzig. Registrazioni non spettacolari ma comunque di buon livello
  19. Saint-Saens concerti per pianoforte n.3 e n. 5 Allegro appassionato Rapsodie d'Auvergne Louis Lortie, pianoforte BBC Philarmonic diretta da Edward Gardner Chandos 2020, formato HD *** Inizio con il botto del 2020. Adoro questi concerti e in questa interpretazione spumeggiante, appassionata, a tratti salottieri e a tratti brahmsiana di Lortie non trovo nulla di meglio in questo momento. Un ascolto che si rallenta solamente nelle due pagine, definirei minori, che completano il programma. Nella realtà si tratta del completamento dell'integrale, iniziata nel 2018 (concerti 1,2 e 4) che per la verità non mi avevano impressionato così tanto. Qui invece "l'amico" Lortie se la gioca con il connazionale Chamayou cui abbiamo dato il disco dell'anno nel 2018. Sopra tutto il movimento iniziale del 5° concerto a livelli difficilmente ascoltabili. Registrazione brillante e sontuosa come da tradizione Chandos e ottima prova del sempre autorevole Edward Gardner che accompagna magistralmente i grandi solisti con sensibilità e buon gusto.
  20. Prokofiev : Sonata per violino e orchestra Op. 80 Sebastian Bohren, violino Andrei Pushkarev, percussioni Georgisches Kammerorchester Ingolstadt Sony, registrazione live del 2019, formato 96/24 *** Accentuando i caratteri già drammatici e "sinfonici" del fantastico originale di Prokofiev, Andrei Pushkarev ha costruito una splendida, drammatica, sonata per violino e orchestra cui lui stesso mette gli accenti alle percussioni. Non è una operazione nuova, in precedenza la stessa operazione, con gli stessi interpreti è stata riservata alla sonata per viola di Shostakovich. Qui il materiale sonoro di base mi pare che abbia permesso risultati più notevoli. Il rinforzo di bassi profondi consente al violino di Bohren di fluttuare nell'aria, quasi ci fosse Nureyev che danza sulla grancassa del Romeo e Giulietta o della Bella Addormentata. La registrazione ad alta dinamica - live - di Sony è sensazionale, anzi in alcuni passaggi i bassi sono addirittura esagerati per un normale ascolto sonoro. Ma senza alcun accenno di impastamento della voce chiarissima del violino. Il tono complessivo è molto drammatico con rarissimi momenti di tregua al pathos. Una corsa travolgente conclude la sonata, nell'allegrissimo finale sempre con la puntualizzazione delle percussioni ad ogni passaggio. Una visione non comune di una composizione eccezionale. Non so cosa ne penserebbe Prokofiev se potesse ascoltare questa interpretazione originale eppure perfettamente rispettosa del testo. Io posso solo dire che l'ascolto è intenso ed estremamente coinvolgente. Gran bel disco, certamente da ricorda di questo 2019 ricchissimo di proposte discografiche, anche coraggiose.
  21. Bernstein : Serenade Korngold e Rozsa : Concerto per violino e orchestra Bernstein : Suite Sinfonica da West Side Story Baiba Skride, Violino Orchestra Filarmonica di Tampere diretta da Santtu-Matias Rouvali Orfeo 2018, disponibile in 96/24 *** Baiba Skride "ha vinto" un contratto con Sony ad inizio secolo ed ha registrato su SACD. Poi è passata ad Orfeo per cui ha registrato un disco dal programma interamente nordico con la sorella nel 2016. Esce quest'anno, forse sull'onda del centenario di Bernstein questo disco a tema sui concerti per violino americani. I tre autori presentati hanno radici comuni, provenienza europea e radici nella musica per le scene, cinema e teatro. La Serenade di Bernstein è diventato il "concerto per violino" americano più eseguito nell'ultimo periodo, superando quello celebrato di Barber. E' una composizione particolare il cui essere a tema sinceramente io non ho mai capito. La musica però è eccezionale, la fusione di tutti gli stili del grande compositore "americano" : c'è passione, c'è tensione, c'è struttura, c'è ritmo, c'è jazz. Non sono sicuro che questa formazione tutta nordica sia del tutto sintonizzata su queste pagine piuttosto complicate, sebbene ci sia il precedente illustre di Gidon Kremer che la registrò proprio con Bernstein alla guida. Sono certo che nella suite da West Side Story, salvo in qualche momento lirico, non ci sia molto da salvare. E' diverso nei due concerti di Korngold - piuttosto famoso - e di Rozsa - molto meno noto - dove la freddezza complessiva e un pò compassata, salva da quell'eccesso di melassa che potrebbe facilmente finire tra le note. Comunque Korngold viene reso molto bene e la Skrida è vivace e brillante. Il ritmo dell'orchestra c'è ed è quello giusto, senza eccessi. Questo concerto per violino é il culmine della produzione "colta" di Korngold, personaggio certamente di grande capacità musicale, come dimostrato dalle decine di colonne sonore portate a termine per Hollywood. Quello di Rozsa, più bartokiano nei ritmi e nel materiale tematico è più complicato. Non potrebbe essere altrimenti, visto che Rozsa ha studiato proprio con Bartok e con Kodaly a Budapest. Finiamo con quello che é certamente la mia composizione preferita di Bernstein. Purtroppo la Serenade richiede inclinazione e profonda comprensione delle inquietudini dell'uomo che l'ha scritta. Non basta una buona prova complessiva per passare l'esame. Ah, se solo Janine Jansen e Antonio Pappano - che l'hanno portata in giro per l'Europa l'anno scorso - la registrassero ... Bel suono con violino in evidenza ma senza strafare, orchestra ben dimensionata, bassi possenti. Come piace a me. Forse un livello un pò alto nel complesso.
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