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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 31/08/2017 in tutte le aree

  1. C'è un breve momento in cui tutto quello che c'è nella mente, nell'anima e nello spirito di una persona si riflette attraverso i suoi occhi, le mani, il suo atteggiamento. Questo è il momento di scattare. Guarda e pensa prima di aprire l'otturatore. Il cuore e la mente sono il vero obiettivo della fotocamera. In ogni uomo e donna é nascosto un segreto, come fotografo il mio compito é rivelarlo, se posso. Yousuf Karsh Yousuf Karsh suggerisce la postura delle mani a Papa Giovanni XXIII Yousuf Karsh è il più grande fotografo ritrattista del nostro tempo. La sua firma vale, con le dovute proporzioni dovute al differente mezzo, quella di Caravaggio o di Hayez o di Boldini per avvicinarci di più ai tempi nostri . Nel suo studio di Ottawa c'era la fila per farsi ritrarre. E lui poteva andare a ritrarre chi voleva. Nato in Armenia nel 1908, fuggito alle persecuzioni con la famiglia nella più tranquilla Aleppo, si ritrovò nel Quebec da uno zio che faceva il fotografo. Lo zio, viste le potenzialità di Yousuf, gli trovò un posto di apprendista presso un suo amico ritrattista di Boston. John Garo, che era anche un pittore, oltre che fotografo, lo iniziò alle tecniche di illuminazione in studio con la luce artificiale e lo introdusse nell'ambiente dei pittori. Una formazione che pose le basi di quella che sarà poi l'illuminazione drammatica di tanti ritratti del Karsh professionista. Fatti tre anni di apprendistato e frequentata anche la scuola d'arte serale, ritornò in Canada per aprire un suo studio nela capitale, Ottawa. La dedizione nel suo lavoro e la fortuna gli consentirono di introdursi negli ambienti governativi per fotografare i dignitari in visita nel suo Paese. La fortuna gli consentì di scattare il celeberrimo ritratto di Winston Churchill nel 1941 Yousuf Karsh : ritratto di Winston Churchill, Ottawa, 1941 uno scatto destinato a diventare un'icona del XX secolo e che gli valse la notorietà. Una foto importante (più tardi Karsh venne soprannominato "l'uomo che tolse il sigaro di bocca a Churchill") ma cui non si arriva certo per caso se guardiamo questa foto del 1936, che apparentemente sembra una istantanea ma che in realtà è un ritratto dell'epoca prebellica : il Presidente Roosevelt (con suo figlio) in visita nel Quebec a colloquio informale con il primo ministro canadese e il governatore generale del Quebec. Il modo più semplice per far sapere alla Corona Inglese cosa poteva pensare della situazione europea l''inquilino della Casa Bianca ? Per 67 anni ebbe la costanza di applicare il suo metodo al suo lavoro. Se deve alla fortuna la fama, questa si è certamente sviluppata solo per le sue capacità. Ogni suo ritratto è diverso dagli altri. Ma in tutti si riconosce la sua firma. E non c'è fotografo al mondo ancora oggi che, magari inconsciamente, non gli debba qualche cosa. Del resto, nei 67 anni di ininterrotta attività, Karsh annotò non meno di 15.278 sessioni fotografiche, lasciando qualche cosa come 150.000 lastre di grande formato scattate con il suo banco ottico, sviluppate personalmente e stampate a regola d'arte. Sono numeri impressionanti anche per il convulso mondo digitale odierno (una lastra in 20x28cm vale lo sforzo di centinaia di scatti in 35mm in digitale) che però non scalfiscono che la superficie di questo gigante della fotografia. Quale era il suo segreto ? Karsh osserva una lastra prima di caricarla in macchina. 1) mettere a proprio agio il soggetto Una persona sta meglio quando è comodamente seduta. Sembra banale ma permette già di raggiungere metà del risultato 2) conoscere il proprio soggetto Karsh si documentava sulla vita e le peculiarità di chi doveva fotografare. Ne arrivava a conoscere tanto i dettagli da poter poi guidare la conversazione su argomenti familiari che potessero alleviare la tensione di chi, non professionalmente, posa per un fotografo. Karsh a colazione con Albert Schweitzer per farlo si prendeva il tempo necessario, arrivando anche ad una relazione di familiarità con chi fotografava, quando possibile. basti vedere l'atteggiamento di confidenza con Ernest Hemingway. I due sono ripresi nella casa dello scrittore all'Havana, nel 1957. Certo non con tutti, ma volete dire che dal 1943 al 1984 i rapporti saranno rimasti freddi e distaccati ? Dall'espressione di Sua Maestà non si direbbe Sua Altezza Reale la Principessa Elisabeth Windsor nel 1943 Sua Altezza Reale la Regina Elisabetta II nel 1984 considerando che se uno scatto della Regina è diventato il francobollo standard di tutto l'Impero Britannico e che le fotografia ufficiali non posso che essere formali 1966, Londra, la Regina Elisabetta d'Inghilterra con il Principe Filippo di Edimburgo 1984 ma io noto nell'espressione la rilassetezza che si può provare solo davanti ad una persona di cui ci si fida anche in questo scatto con i figli dove anche il compassato Principe Carlo appare sorridente e rilassato Senza questa capacità di entrare in relazione e di cogliere l'attimo fuggente non si spiegherebbe altrimenti questa altra icona del XX secolo : il celeberrimo ritratto di Albert Einstein, del 1948 o questo, altrettanto fermo nella nostra memoria del già citato Hemingway a sinistra, Karsh in posa davanti alla sua camera, a destra mentre con un dito suggerisce la postura al soggetto inquadrato 3) essere pronto ad improvvisare traendo ispirazione dal soggetto e da quanto ti succede davanti lasci il soggetto libero di essere se stesso come in questo caso il cancelliere tedesco Willy Brandt oppure, se per esempio è un attore, gli dai uno spunto e poi lasci che sia lui ad interpretare il suo ruolo più congeniale con Alain Delon in studio magari lo lasci distrarre trafficando con le tue apparecchiature mentre gli parli e poi lo prendi sull'attimo, secondo come sei isprirato dal soggetto stesso. ancora Delon, stessa sessione Depardieu Woody Allen Bogart, 1948 Laurence Olivier Clark Gable, 1946 magari non gli dai il tempo giusto per sedersi, per vedere l'espressione che ha mentre si appoggia Alfred Hitchcock raggiungendo livelli di spontaneità diversamente inimmaginabili ... per un attore, come in questo splendido ritratto dell'altrettanto splendido Yul Brynner certo con gli attori é più facile come questo ispirato Gregory Peck che non aveva ancora conosciuto Moby Dick meglio ancora se hanno gli abiti di scena come lo straordinario Mosè interpretato da Charlton Heston un grande regista può anche essere molto ispirante è più complicato con persone differenti. Ma se poi ha un grand'uomo che è anche stato un attore, allora puoi lasciarlo recitare per te Ronnie Reagan, 1980 Karsh nel suo studio sistema le luci sul soggetto 4) la luce non è solo illuminazione appreso studiando pittura e seguendo il teatro, quanto sia importante la luce. Che non è solo illuminazione, nel senso di luce sufficiente a formare l'immagine sul materiale sensibile (sul sensore, oggi) ma il modo di esprimere, assecondare o sottolineare i tratti e i caratteri di un volto umano. Io ne vedo i risultati in particolare in questa carrellata di politici, ritratto stretto limitato al volto, di personaggi importanti, in grado di cambiare la storia e allo stesso tempo soli, nella solitudine di chi prende decisioni per gli altri. La luce svolge un ruolo fondamentale, così come la postura che la asseconda o la esalta (e viceversa) Ronnie Reagan e il suo antagonista Michail Gorbatchev Jimmy Carter Eisenhower. Qui Ike è scuro e duro come l'acciaio delle bombe e dei cannoni che hanno devastato la Germania dei suoi progenitori. JFK del quale vediamo una panoramica a 180° con le mani che svolgono il ruolo di smorzare la luce secca Karsh racconta di aver incontrato Reagan dopo che aveva discusso per due ore con il Segretario di Stato, pranzato con il Cancelliere Tedesco e ricevuto il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Stanco ma ancora in grado di raccontare barzellette ... Karsh ritratto ad una mostra di sue fotografie 5) la reputazione è importante per la riuscita di un ritratto sembra banale ma la reputazione del fotografo conta. Come e più del suo portfolio. Quando si ha a che fare con personaggi importanti, con una agenda piena, diffidenti o impegnati. Altrimenti non solo si fa fatica a farsi ricevere ma ci si trova di fronte un'istrice difficile da penetrare. Karsh racconta di essere riuscito a stento a far sedere Nelson Mandela, appena giunto dall'Africa all'Onu, stanco e teso per il viaggio e le preoccupazioni che solo dopo un pò di conversazione con un uomo di grande umanità come Karsh, riuscì a rilassarsi tanto da permettere questo istante di libertà dai pensieri sottolineato da una risata liberatoria e se sembra ansioso di mostrare la propria grinta Fidel Castro non lo è affatto il Crushev della scarpa sul tavolo figuriamoci l'impettito De Gaulle o quell'Harry Truman con ancora il gravoso fardello di essere stato l'unico Presidente della Storia ad autorizzare lo sgancio di due atomiche su civili inermi ... pensate che il Visconte di El Alamein (sic!) avrebbe permesso a qualunque fotografo di ritrarlo ? Guardate le mani (!) o Maggie Thatcher, impegnata nella sua guerra con il mondo ? Chiaramente non possono essere solo questi i segreti di Karsh. Sono le indicazioni che vengono dai tanti aforismi citati, dalla lunga carriera di una leggenda. Un uomo in fondo anche molto vanitoso che ha giustamente goduto in vita del suo successo. Ritirandosi solo nel 1998, alla tenera età di 90 anni suonati (morirà nel 2002). Gli altri restano nelle sue tante foto, nel garbo, nella grazia, nella forza di tanti scatti a persone della più diversa estrazione e livello. Personaggi famosi Dali Giovanni Paolo II Albert Einstein Jacques Cousteau Cassius Clay Andy Warhol Alfred Hitchcock Bernard Shaw Madre Teresa Picasso Di Picasso, Karsh racconta di essere andato a casa sua. E questi, visto il caos dei tanti figli che giocavano rincorrendosi per casa, suggerì di trovare un pò di pace nel suo studio. Ne venne fuori questa foto, un pò fuori dagli schemi anche per Karsh (l'ispirazione del momento) ma certamente a tema con lo stile del soggetto. Una frase di Karsh, poco politicamente corretta per lo stile di oggi che riporto in questa pagina dedicata alle attrici. Fotografare le belle donne è un peccato, perchè devi spegnere la luce solo quando se ne sono già andate via (per sviluppare le lastre, evidentemente) Audrey Hepburn ad inizio carriera Sophia Loren la giovane Liz Taylor appena arrivata in America l'incantevole Ingrid Bergman, anche essa appena giunta ad Hollywood ancora la Hepburn ai tempi di Sabrina Anna Magnani nei suoi anni hollywoodiani Karsh venne anche incaricato di immortalare l'evento rappresentato dalle nozze di Grace Kelly con Rainier di Monaco un soggetto tanto abbagliante quando ripreso bene come in questo scatto Anita Ekberg ai tempi della Dolce vita e Lauren Bacall emancipata dopo la morte di Bogart Ovviamente un fotografo di queste capacità, sebbene principalmente impegnato nel ritratto, poteva occuparsi di altro. Nel 1952 accettò un lavoro di approfondimento sulle condizioni del suo Paese di adozione - il Canada - nel periodo post-bellico. Riporto alcuni scatti altro non sono se non ritratti ambientati ma caratterizzati dall'opera, dal lavoro. Nei primi tempi di attività si dedicò anche al nudo in studio, di grande delicatezza Concludo con un mondo a me molto caro e che ai tempi di Karsh era l'epoca d'oro, i musicisti. Arthur Rubinstein il grande compositore finlandese Jean Sibelius Glenn Gould nel 1957, all'apice della carriera concertistica prima della decisione di dedicarsi esclusivamente alla sala d'incisione. Jasha Heifetz Jehudi Menuhin Potremmo continuare per giorni con le 150.000 lastre donate al museo da Karsh. Io trovo le sue immagini straordinarie anche se in un certo senso (in senso buono) confinate nel loro tempo. Palpitano di vita e di umanità, di garbo e di sensibilità. Sembra di vedere Karsh con i suoi grandi occhi indagatori che fissano i soggetti, invitandoli con infinita dolcezza a donarsi al suo otturatore, nell'atto di attendere il momento migliore per scattare. Sono tanti scrigni che racchiudono storie straordinarie. Alcune che restano nella nostra memoria al posto del nome del fotografo, ignoto ai più, altre che ci riportano ad un tempo di cui abbiamo smarrito il ricordo. Ho scelto di chiudere con due ritratti opposti ma legati dal vivo spirito di spontaneità, uno che guarda direttamente lui e non la camera il maestro Ansel Adams che nella vita non si è allontanato a più di 5 miglia dalla sua montagna che sorride bonariamente al maestro Yousuf Karsh che invece ha trasvolato l'Atlantico innumerevoli volte per immortalare i VIP di tutto il mondo. Due personaggi del tutto opposti, sebbene legati a stretto filo dalla loro arte e la grande tenerezza spontaneamente regalataci da Laurence Olivier nei confronti della moglie Vivien Leigh in uno degli oramai rari momenti di lucidità di questa, negli ultimi anni del loro matrimonio, entrambi incuranti della presenza del fotografo. Una foto impossibile per chiunque altro. Un altro segreto ? nessun segreto, se guardiamo questa foto, fatta a loro insaputa che li ritrae nella loro familiarità. Il fotografo e i suoi soggetti messi sullo stesso piano. Persone legate, non creature aliene ed estranee. ****************************************** Mi sono avvicinato con grande umiltà a questo articolo, pensandolo nell'ultimo anno. Sentendomi inadeguato a sondare un tale monumento di arte e umanità. Mi sono sentito alla fine in dovere di scriverlo perchè penso che non possa mancare su Nikonland, un tributo al più grande ritrattista del nostro tempo. Qualcuno che, con il cappello in mano e grande senso di inadeguatezza mi spingo a mettere vicino ai miei miti, Caravaggio, Velasquez e Vermeer, del tutto incapace di andare oltre nella mia modesta analisi dell'opera di un genio inarrivabile. Per chi volesse approfondire, segnalo, disponibile (ma non sempre) il libro : Karsh: A Biography in Images un libro biografico per immagini redatto dal curatore del Museum of Fine Arts di Boston che è scritto in modo tale che pare che Karsh vi racconti prima la sua vita e poi vi illustri egli stesso, per aneddoti, le sue foto più rappresentative. Un libro molto pregevole, secondo me. 200 pagine, 38 euro su Amazon. *** Il 21° secolo è l'era della superficialità. Non solo i personaggi pubblici non durano - c'è ancora la Regina Elisabetta che Karsh ha fotografato a 16 anni ma non ci sono altre donne di quella rilevanza, o sono morte oppure non sono ancora nate - mentre i fotografi famosi della nuova leva sono imbarazzanti sul piano culturale, vuoti sul piano morale e in quanto a sensibilità umana, mi verrebbe da voltarmi dall'altra parte. Ho letto una intervista ad un notissimo ritrattista di oggi (sui 40 anni scarsi, mica 70) che ... fa venire voglia di piangere. In quanto a Gandhi dubito sia mai entrato in uno studio fotografico. Ma ho trovato Indira Indira Gandhi di Yousuf Karsh e BB Avevo dimenticato ... Walt Disney con il suo sorriso contagioso e tra i musicisti Pablo Casals e Mstislav Rostropovich Karsh che osserva una delle sue innumerevoli lastre (autoritratto) Man Ray Marc Chagall Marcel Marceau e il mitico Rudy
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  2. Questa é una storia incredibile, questa è davvero una storia incredibile....la penso spesso come icona di una civiltà post industriale come quella giapponese del secondo dopoguerra, inarrivabile per noi occidentali,la storia di un imprenditore che, nato povero e divenuto ricco, dedicò il secondo tempo della sua vita al raggiungimento del sogno fatto da ragazzo, quello di riuscire a costruire una macchina fotografica migliore di quelle perfette che per lui erano Mito.La ripenso ogni volta che tocco uno degli oggetti di cui mi circondo ancora, partoriti dalla sua immaginazione...una di quelle in cui il Mito e la Storia si fondono insieme senza lasciare spazio a chi venga a sbirciare, alla possibilità di scorgere il sottile confine che li separa.E' la storia di un Uomo di 36 anni che, costretto come milioni di connazionali giapponesi alla fame dalla Sconfitta della Seconda Guerra Mondiale, si risolleva immaginando un futuro in cui, invece di essere costretto a vivere di espedienti, possa diventare artefice della realizzazione dei propri sogni:E' la storia della seconda vita di un uomo che, sfollato dagli occupanti americani, sopravvissuto alla Strage dell'atomica che aveva suggellato le sorti del Mondo, scappa portandosi appresso una collezione di macchine fotografiche dell'epoca.... la sua passione, la storia di un Uomo che dopo il suo primo brevetto, quello del primo portacipria a scomparti separati e con specchio incorporato (!!!) passa a inventare un'imitazione degli accendini americani a benzina Zippo che diventera' famoso e lo rendera' ricco con due marchi che pian piano diventeranno leader di mercato: Bronica e Briston, realizzando poi mostruosi esemplari da "scrivania", a forma di razzi o di orologi planetari, oggetti da "status symbol" per capitalisti rampanti come quest'uomo, Zenzaburo Yoshino che tuttavia si vede realizzato solo quando riesce, nella maturita', a materializzare il sogno della sua vita:quello di costruire da sé una macchina fotografica più bella, più funzionale, più completa di quelle di medio formato già presenti sul mercato e che lo appassionavano fin da ragazzo...la Zenza Bronica Z (courtesy Cameraquest)Questa mia love-story con le ottiche Nikkor per Bronica é invece del tutto casuale:mi capita giusto quattro anni, nel 2003, fa di leggere un'inserzione ebay nella quale con pessime foto d'insieme: veniva messo in vendita un lotto contenente appunto la mia Bronica "C" ritratta in queste pagine,con tre obiettivi e molti accessori, ad un prezzo che si aggirava intorno ai trecento euro, in assoluto non bassissimo ma, se riferito a del materiale pressocché inutilizzato come ho poi scoperto, decisamente da affarone!In concomitanza "bevevo" più che leggere, la letteratura Nikkor scritta da Peter Braczko, il tedesco Presidente del Nikon Club di Germania ed autorevole collezionista e conoscitore della weltanschaung Nikoniana... ed il fatto della possibilità di entrare in possesso di un pezzo della storia comune delle due Case (uso Bronica da sempre sul medio formato per i miei reportage di matrimonio), mi solleticava anzicchenò...Insomma, dopo tre mesi di attesa (pacco enorme e spedito per via terrestre dagli USA), entro in possesso di un nucleo iniziale di "pezzi" belli ancor prima di essere usati, ben costruiti, sopratutto intatti !...nucleo iniziale che si é "andato" via via accrescendo di elementi imprescindibili di questa mia passione, procurandomi nel tempo obiettivi Nikon classicicome il Nikkor-H 50mm f/3.5 della foto sopra, ed il Nikkor-P 200mm f/4, a completare la "quartina" dei dedicati, con i riferimenti nella flangia, insieme ai due obiettivi (dei tre) presenti nel lotto, cioé il medio tele Nikkor-Q 13.5cm f/3.5 e lo standard Nikkor-P 75mm f/2.8, talmente slim da fuoriuscire dalla montatura di appena 12mm ad infinito, tanto da costringere all'uso della bellissima leva di fuoco rapido, nel caso venga utilizzato con paraluce montato... e naturalmente trovando strada facendo anche tanti altri begli "oggetti" quali il pentaprisma, l'impugnatura a pistola con due grilletti (uno per lo scatto uno per la pdc), fondamentale nel caso di utilizzo con i due giganti tele Nikkor-Q 400mm f/4.5 e Nikkor-PC 800mm f/8 in abbinata al tubo di accoppiamento FU-1, in accrocchi lunghi fino a 70cm più la macchina, nel caso del tele più ingombranteInsomma la passione di Zenzaburo Yoshino per le medioformato dei primi anni Cinquanta, quali erano le varie Hasselblad, Rolleiflex e Primarflex, portò il nostro imprenditore degli accendini di lusso (e dei portacipria trendy... ) a ideare due o tre cosette che ancora oggi, cinquant'anni dopo, continuano ad apparire quasi incredibili:- un sistema completo (concetto che all'epoca era quasi ancora sconosciuto, eccezion fatta per Exakta e le, ancora da venire, Nikon F) a partire da corpo, magazzini pellicola, mirini, tubi e, non dimentichiamolo, obiettivi!- una serie di "automatismi" inediti, quali il doppio formato pellicola 120/220 (senza necessità di adattatore alcuno), il ritorno automatico dello specchio (ancora oggi esclusiva nel medio formato, dove per ricaricare l'otturatore bisogna contestualmente ribaltare anche lo specchio), e ben tre diversi sistemi di montaggio per accogliere il maggior numero possibile di ottiche:già, perchè le Zenza Bronica come la mia "C" del 1964 (ha la mia stessa età)(nella cronistoria della casa, il terzo modello dopo la Z del 1957 e le simili D ed S del 1961, Deluxe e Supreme) sono dotate di una flangia amovibile di fissaggio ottiche munita contemporaneamente della movimentazione del fuoco relativa all'innesto a baionetta Bronica (per cui le ottiche dedicate sono prive di elicoide di messa a fuoco) e di una concentrica filettatura dal passo di 57x1mm per poter montare una pletora di obiettivi a vite di quel formato (prevalentemente a preselezione del diaframma).Ma ulteriormente, asportando questa spettacolare flangia multifunzione (doppia baionetta di fissaggio e contestualmente elicoide di maf per quattro obiettivi dedicati, 50-75-135 e 200mm con i riferimenti differenziati per il fuoco e la pdc), si consente il montaggio dei quattro supertele Nikkor (400-600-800-1200mm) progettati esclusivamente per l'uso con questa reflex medioformato, caratterizzati dalla scomponibilità tra nucleo ottico e tubo di fissaggio intercambiabile tra le baionette Bronica (FU-1) e Nikon (CU-1 ed AU-1) consentendo quindi la possibilità di comprare soltanto le teste di obiettivo necessarie e la loro interscambiabilità tra i corredi Nikon e Bronica.(nella foto, il Nikkor-Q 400mm f/4.5 montato con FU-1 su Bronica "C" e dietro in piedi, la testa di obiettivo del Nikkor-PC 800mm f/8, accanto ad una Nikon FE-2 attaccata al raccordo automatico AU-1)In buona sostanza mi ritrovo dopo quattro anni dalla scintilla...a possedere un discreto numero di obiettivi e componenti del sistema misto, meccanico ed automatico, ideato da un ... idealista fortunatoprima di tutto perchè è riuscito nel suo intento, quello cioè di creare dal nulla una serie di apparecchiature che nell'arco di un cinquantennio sono state cavallo da battaglia per molti professionisti che non potevano (prima) e non volevano più (dopo) dover ricorrere ad altisonanti joint-ventures europee... poi, perché probabilmente incontrò le persone giuste, tra le quali il solito Joe Ehrenreich, importatore (EPOI) Nikon per gli USA ed in sostanza pigmalione per Zenzaburo nel "matrimonio" con le ottiche Nikkor...Matrimonio che, tra il primo 7,5cm f/2.8 dal sopraffino design del 1958 e l'ultimo 50mm f/2.8 (il più luminoso dei wide prodotti) del 1996, passando per il fisheye 30mm f/4 del 1974 ed il 105mm f3.5 del 1969 (unico obiettivo ad otturatore centrale di questo sistema) ha prodotto qualcosa come più di trenta obiettivi espressamente realizzati oppure semplicemente adattati (come i tele della produzione a telemetro in montatura Bronica) che si accostano ad una produzione altrettanto imponente (per una medio formato) realizzata contemporaneamente da Sankyo Kohki (Komura) a supporto di queste macchine che mantennero con successive evoluzioni tale baionetta e sistema di accessori fino alla mirabile (e a mio parere ancora insuperata) EC-TL II del 1980 dopo la quale Zenza Bronica, attratta nel gruppo Tamron, apre una nuova serie di apparecchi, distinti per formato (4,5x6 , 6x6 e 6x7) e sigle (ETR, SQ, GS), altrettanto famose e funzionali, ma innanzitutto senza più il supporto ottico della Nikon... ( ) e per di più, senza quell'aura un po' barocca e molto americana anni Cinquanta, che la mia splendida Bronica C del 1964 esprime...unica Cadillac della fotografia worldwide...Max Aquila photo (C) and instruments per Nikonland 2007
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  3. La macchina é di serie. Il primo scatto mai fatto da questa macchina e da me con questa macchina, ad una ragazza bionda, alta 192cm, dopo due regolazioni sommarie. Lei, sempre in movimento, per lo più in luce naturale e a diaframma aperto. Questo vuole essere un test sfidante. E infatti venerdì, verrà con me in autodromo sotto l'acqua ... Ma : - fantastico il bilanciamento del bianco per luce naturale - straordinario il jpg tirato dalla macchina Presentare foto perfette dopo essersi studiati una macchina per due mesi, più inutile che banale
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  4. Sfatiamo il mito secondo cui (per alcuni) i grandi fotografi si concentrano forte-forte e poi ... in piena estasi creativa fanno un unico scatto perfetto. Karsh ha lasciato (ma immagino siano solo gli scatti che ha voluto conservare) 150.000 lastre medio e grande formato su oltre 15.000 sedute di scatto. Il che ovviamente sta a significare che per ogni soggetto gli scatti erano differenti finchè non era soddisfatto. Per esempio, per Sophia Loren in questo set a Parigi nel 1981 sono disponibili sul web differenti riprese anche a colori (!) quindi io sono certo che, vivendo oggi, un fotografo come Karsh apprezzerebbe notevolmente l'affrancamento dalla pellicola e dallo sviluppo permessi dal digitale (ad esempio con un dorso di medio formato vero, tipo la Phase One XF 100, tethering e un 32 pollici 4K su cui vedere in diretta gli scatti insieme al ritratto).
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