Nikon, Hoya, Marumi tra CloseUp e Macro
Nikon close up no.5T (+1,5)
Hoya HMC (+4)
Marumi DHG Achromat Macro 200 (+5)
Sembra banale, ma definire il senso di un accessorio semplice come una lente addizionale non e' inutile.
In questa occasione voglio approfittare dell'arrivo di una bellissima Marumi DHG Achromat Macro-200 da 5 diottrie di potenza, per metterla a confronto con altre due lenti di simili prestazioni, una Nikon Close UP no.5T da 1,5 diottrie e una ben piu' semplice ed economica Hoya HMC (Multi Coated) da 4 diottrie, ma colgo anche l'occasione per parlare in maniera piu' generale dell'argomento.
Una lente addizionale e' una lente positiva (convergente) che si antepone all'obiettivo in uso allo scopo di modificarne lo schema ottico progettuale, diminuendo lunghezza focale e distanza minima di messa a fuoco, in misura proporzionale alla potenza diottrica della lente in questione.
Si considera lente anche un complesso articolato di lenti e dell'aria al loro interno: siamo pertanto abituati a sintetizzare con la definizione di "lente" anche un obiettivo dei piu' articolati, forti del senso della definizione appena data.
La potenza di una "lente" cosi' considerata si misura in "diottrie" nel seguente modo:
osservando quante volte la lunghezza focale di una "lente" sia contenuta in un metro.
Un obiettivo (inteso quindi come "lente") da 50mm avra' dunque una potenza diottrica di 1000mm (un metro) diviso 50mm= 20 diottrie...
Anteponendo quindi ad un obiettivo da 50mm una lente addizionale da 5 diottrie, otterremo una nuova "lente" da 25 diottrie complessive.
Usando la precedente formula del calcolo delle diottrie all'inverso, potremo dedurre la nuova lunghezza focale derivata dall'uso di quella lente addizionale:
Focale= 1000/25= 40mm
L'accorciamento della distanza minima di maf e' pertanto in diretta e proporzionale funzione della diminuzione complessiva di focale ottenuta.
Avvicinarsi al soggetto procura invariabilmente una diminuzione della profondita' di campo, aiuta pertanto a staccare meglio il soggetto dallo sfondo.
Ecco che l'utilizzo di lenti addizionali di moderata potenza puo' agevolare in molti generi, per esempio nel ritratto ed ovviamente nello still life, tanto da definire questa famiglia di elementi ottici come ottimizzata per il "close up" ossia, la fotografia a distanza ravvicinata.
Il problema che affligge l'utilizzo delle lenti addizionali si riassume in due infauste evenienze:
- aberrazione sferica
- correzione cromatica
entrambe sono fisicamente connesse al fatto che l'aggiunta di un elemento ottico ad uno schema gia' completo, come quello di un obiettivo, non possa che variare in modo certamente negativo il progetto su cui quell'obiettivo si fonda.
Per arginare il problema nel corso del tempo i fabbricanti di lenti addizionali hanno affinato la qualita' complessiva delle loro migliori realizzazioni, arrivando a realizzare lenti da close up formate da piu' elementi (di solito due) accoppiati in modo da minimizzare entrambi i difetti sopra considerati, prevalentemente il secondo, attraverso la produzione di elementi ottici complessivamente acromatici, ossia ottimizzati su almeno due lunghezze d'onda (quelle del blu e del rosso).
Ha cominciato Leitz molti decenni fa e poi hanno continuato i giapponesi, tra i quali i responsabili del progetto di due delle tre lenti addizionali oggetto di questo test.
Per realizzare il quale ho utilizzato una Nikon D810 e due obiettivi, non scelti a caso, il Nikon AF-D 50mm f/1,4 un datato rappresentante degli standard della casa di Tokyo ed un piu' recente Micro 85mm f/3,5 per i sensori in formato DX, entrambi con filettatura filtri da 52mm, come la piu' piccola (ma piu' potente) delle tre lenti, mentre le altre due, la Nikon e la Hoya che sono da 62mm, utilizzate con un adattatore step up 62/52mm, qui ritratti insieme sul podio Nikon...
Il 50 mm rappresenta l'obiettivo cui diminuire la minima maf (che e' di 45cm dal soggetto), mentre il Micro 85 serve a dimostrare come si possa transitare a degli interessanti RR (Rapporti di Riproduzione) partendo da quello massimo dell'obiettivo "naked" di 1:1
la corichiamo per avere in bella mostra il "ponte comandi"
e impostando su cavalletto macchina ed obiettivo in MF a minima maf, anteponiamo dapprima
la "vecchia" Nikon close up no.5T da 1,5 diottrie, ottenendo quindi un complesso ottico dalla nuova lunghezza focale di 46,5mm circa
che ci consente un deciso avvicinamento e "riempitivo" dell'inquadratura complessiva
poi la Hoya HMC da quattro diottrie (focale risultante 41,7mm)
con la quale si arriva quasi a dimezzare il campo inquadrato rispetto la combinazione precedente
ed infine l'ambiziosa e ponderosa Marumi DHG Achromat Macro-200 da ben 5 diottrie (nuova focale 40mm)
con la quale si concentra ulteriormente l'attenzione su un dettaglio di inquadratura grande oltre un terzo che con la lente da 1,5 diottrie, riuscendo a valutare dettagli ben difficili da poter considerare con l'obiettivo senza aggiuntivo ottico anteposto.
Per curiosita', gli RR risultanti passano da 1:4,4 della combinazione con la Nikon da 1,5 diottrie, a 1:3 con la Hoya da quattro diottrie, per valicare finalmente la soglia tra close up e macrofotografia con l' 1:2,5 del 50mm con la Marumi DHG da 5 diottrie.
Utile per avvicinare a fiori ed insetti solamente avvitando una lente davanti all'obiettivo che non dovrebbe mai mancare in alcuna borsa fotografica (il 50mm...)
Nikon AF-S Micro Nikkor 85mm f/3,5 G ED DX
il quale gia' da solo inquadra ben stretto anche senza arrivare alla minima maf di 28,6cm tra soggetto e piano focale della reflex...
ma certamente strettissimo quando lo si conduca al suo naturale max RR di 1:1 appunto a 28,6cm dal soggetto
Per valutare meglio eventuali slittamenti cromatici, allego anche di ogni combinazione anche un ingrandimento al 400%
Eccoci quindi con Nikon 5T da 1,5 diottrie su 85mm (focale derivante 75,4mm)
RR 1,33:1
400%
poi con Hoya HMC da quattro diottrie (focale derivante 63,5mm)
RR 1,6:1
400%
quindi con la piu' potente del gruppo Marumi DHG 200 da cinque diottrie (focale derivante 59,7mm)
RR 1,84:1 (quasi il doppio del RR max dell'obiettivo)
con Nikon 5T
con Hoya HMC
e con Marumi DHG 200
giusto per avere un quadro piu' concreto delle potenzialita' relative.
In buona sostanza, comprare lenti addizionali della categoria di Marumi e Nikon, (doppietti acromatici onerosi non solo per peso), potrebbe costare ben di piu' che un set di tubi di prolunga che portino ad analoghi RR e distanze minime dal soggetto.
(a proposito, la distanza utile tra soggetto e lente con la Marumi da 5 diottrie montata sul 50/1,4 scende fino ad 11 cm).
Ma i tubi di prolunga aumentano disagio e diminuiscono luminosita'; rendono scomoda la fotografia ravvicinata "errante" e in ultima analisi non lasciano intatte le prerogative ottiche dell'obiettivo in uso,
aumentando quantomeno la superficie di aria tra lenti e sensore...per non parlare di riflessi indesiderati e aumento possibile di flare e ghost.
Queste lenti utilizzate, tra le quali la Hoya costa quanto due pizze ed una birra a casa, invece sono facili, veloci, quasi del tutto esenti da aberrazione sferica e da slittamenti cromatici consistenti.
Inoltre non si "devono" utilizzare per forza al massimo RR disponibile, come con i tubi di prolunga si fa. Quindi risultano utili anche a distanze intermedie per avvicinarsi senza pericolo a soggetti ...minacciosi
La mia Nikon 5T mi piace meno delle altre due, ma potrebbe esser causa della sua eta' (anche progettuale):
ha una dominante rosata che non le puo' far raggiungere la neutralita' della Marumi, la cui trasmissione luminosa, forte del doppietto acromatico di cui e' costituita, me la fa preferire di gran lunga alle altre.
(Tra poco mi arrivera' anche la versione DHG 330 da tre diottrie per aggiungere materiale a questo test, o proporne un secondo)
Certo ...costa.
Piu' di un trio di tubi di prolunga: ma la maneggevolezza che ne deriva mi fa spendere quei soldini in piu' senza pensarci tanto...
E chest'e'!
Max Aquila photo © per Nikonland 2016
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