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Ed eccomi a scrivere di un altro dei fotografi "maudit" Giapponesi che tanto mi piacciono: Masahisa Fukase. Nasce nel 1934 a Bifuka, un paese dell’isola di Hokkaido, la famiglia ha uno studio fotografico ed il piccolo fukase si appassiona: a sei anni sa già stampare e come figlio maggiore sarebbe destinato a ereditare l’attività familiare. Invece, pur continuando con la fotografia, preferisce intraprendere un percorso diverso e nel 1952 va a Tokyo. Fukase mantenne comunque forti legami con la sua terra natale e la con la famiglia. Negli anni 70 e 80 fece regolarmente ritorno al suo paese per scattare dei ritratti di famiglia in grande formato, progetto che sarà poi pubblicato nel libro Kazoku (Family) nel 1991. Il suo esordio in pubblico è però la mostra Kill the Pig (1961), una raccolta di immagini crude scattate in una macelleria. Il suo lavoro cattura l’attenzione di critica e pubblico ed è l'inizio della sua popolarità. Fukase fa parte di quella generazione di fotografii giapponesi del dopoguerra che hanno rinnovato profondamente il linguaggio fotografico nel paese come Shōmei Tōmatsu, Eikoh Hosoe, Noriaki Yokosuka, Nobuyoshi Araki e Daidō Moriyama, con i quali nel 1974 fonda la Workshop Photography School. Il loro lavoro viene scoperto in occidente grazie alla mostra collettiva New Japanese photography, organizzata dal Museum of modern art di New York nel 1974. Questo periodo di successo, in cui il fotografo sperimenta e alterna i progetti artistici ad altri più fotogiornalistici, è interrotto dalla fine del suo matrimonio. Dopo essere stato lasciato improvvisamente dalla prima moglie, si innamora di Yoko, suo grande amore e fonte di ispirazione. Successivamente Fukase si rinchiude sempre più in se stesso. Dagli anni sessanta al 1992 gli scatti di Fukase nascono all’interno di una sfera intima, che vede protagonisti Yoko, il padre morente, i suoi gatti e se stesso, sperimentando con l’autoritratto e isolandosi gradualmente dal resto del mondo. Fukase è il primo a sinistra. Il divorzio da Yoko lo porta a concepire la sua serie più celebre, Karasu - Ravens cioè Corvi (1975-1985), e anche ad ammalarsi di alcolismo e depressione, nonostante si fosse risposato con la scrittirce Rika Mikanagi. Il modo in cui Fukase fotografa i corvi di Hokkaido ed altri soggetti tetri rispecchia il suo stato d’animo segnato dalla perdita, dal dolore e dalla dipendenza dall'alcool. A proposito del progetto Fukase dichiarò: “Vorrei poter fermare questo mondo. Questo atto (del fotografare) può rappresentare la mia vendetta contro la vita e forse questo è quello che mi diverte di più”. Alla fine del progetto, nel 1982, Fukase scrisse enigmaticamente che era “diventato un corvo”. Karasu è universalmente considerata la sua opera migliore. Dal 1976 in poi, le mostre basate su Rakusen (tradotto anche come La solitudine dei Corvi) portarono ad un ampio riconoscimento dell'intera opera di Fukase prima in Giappone e poi in Europa e negli USA. Il libro che raccoglie le foto di Rakusen fu pubblicato nel 1986 e l'edizione originale (edita da Shokyusha) divenne uno dei più prestigiosi e ricercati libri fotografici giapponesi del dopoguerra. Nel 1992 Fukase cadde dalle scale del suo bar preferito, provocandosi un trauma cerebrale che lo rese invalido. Morì nel giugno del 2012. Foto prese da Internet, (c) degli aventi diritto.
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