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Nicola B

Nikonlander Veterano
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Blog Entries pubblicato da Nicola B

  1. Nicola B

    [viaggi]
    Quest’anno, complicato per tanti aspetti, avevo voglia di tranquillità,  solitudine e contatto con la natura. Ho scelto questa terra a me sconosciuta e devo dire che ho centrato in pieno le mie aspettative: borghi silenziosi, paesaggi per me inconsueti, contatto con gli  animali. Pochi giorni, fortunati e piacevoli. Da tenere in serbo come una ricchezza interiore.  
    Ho suddiviso idealmente il viaggio in due filoni,  esposti separati per comodità,  che comunque fanno parte di un insieme indivisibile. 
    1) i borghi;
    2) il paesaggio e gli animali con incontri ravvicinati e non.
    Avevo con me D850 (63% delle foto)  e D5 (37%). Come ottiche il AF S 14-24 (15%); AF S 24-70 (29%); AF S 24 1.4 (1%); AF S 70-200 FL (6%); Af P 70-300 (17%);  AF S 500 PF (31%).  
    Le foto sono state sviluppate con Silver efex pro 2 per il b/n,  le rimanenti con LR 9.4 e C. One ver. 20 per Nikon. Uso quest’ultimo da due mesi circa. Non mi trovo bene in assoluto con uno dei due programmi, probabilmente perchè non ho ancora affinato l’esperienza con Capture One, mentre conosco meglio LR. In ogni caso se  con quest’ultimo mi sono trovato meglio nello sviluppo dei  paesaggi e  in alcuni frangenti (raddrizzamento automatico, posizionamento firma, mascheratura della nitidezza, iterazione con silver efex pro 2, possibilità di unire foto), C.O. è più agevole con la gestione dei livelli (anche se per la mia abilità  la definizione delle maschere resta imprecisa nonostante molti affermino il contrario), il controllo del tono, nella velocità delle elaborazioni. Ma magari riprenderò l’argomento su topic aperti da altri sulla questione, una volta approfonditi alcuni punti.
    Ho sofferto la mancanza di un polarizzatore nelle riprese relative alla Valle del Tirino: quelle acque così cristalline e pure meritavano di più. 
    Le foto sono tante. Uno potrebbe anche stancarsi. Nel caso,  prendetele a piccole dosi. Non ho ritenuto di dover aprire titoli diversi perchè secondo me ciò avrebbe frantumato in piccole parti una esperienza che va considerata nella sua diversa interezza.
     
    I Borghi
    Il primo, base per alcuni giorni,  è  Santo Stefano si Sessanio,  disteso su di una collina. Il piccolo paese ha pochi abitanti e alcuni anni  fa molte abitazioni  sono state restaurate  e fanno parte del cosiddetto "albergo diffuso”, una iniziativa tendente a riqualificare il tessuto urbano compromesso dall’abbandono e anche dal sisma del 2009. E’ anche famoso per le coltivazioni delle lenticchie che ho assaporato con vero piacere.
    Santo Stefano di Sessanio
    1

     
    2 Camminando...

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    Castel del Monte 


     
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    Calascio
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    Navelli
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    Castrovalva 
    Il paesino dove si è soffermato anche Maurits Cornelis Escher noto incisore e grafico olandese
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    Scanno
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    20 sulla strada per lago Racollo

     
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    con qualche incontro strada facendo

     
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    gente di pochissime parole e grande saggezza

     
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    26 c’è anche lui come in ogni viaggio..

     
    Rocca Calascio,  location di alcuni film, sicuramente molto suggestiva. Fortezza militare eretta fin dall’anno 1380 in un punto strategico dal quale si domina il panorama a 360°. Ha una storia molto interessante per chi volesse approfondire.
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    31  la chiesetta di Santa Maria della Pietà a pianta ottagonale (XVI - XVII )

     
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    33 sulla via del ritorno le sorprese non mancano

     
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    35 aveva puntato qualcosa...

     
     
    36 verso Campo Imperatore

     
    37

     
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    39 il sentiero si inerpica e il tempo minaccia

     
    40 ma lo spettacolo è impagabile

     
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    44 un gheppio appostato osserva il territorio

     
    45 ... mi fissa e sembra non gradire l'intrusione

     
    46 il sole gioca con le nuvole

     
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    la Valle del Tirino . Il piccolo fiume che la attraversa ha acque terse e di una purezza che dalle mia parti non ci sono più, anche grazie alle risorgive  che lo alimentano lungo il percorso. Un po’ come il Sile

     
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    52 bis

     
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    lasciata la Valle si arriva a Civitella Alfedena, nel Parco nazionale d’Abruzzo, ultima tappa

     
    58 dove “loro" sono di casa e tu l'estraneo

     
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    60 anche qualche lupo, quasi in cattività dato che sono inseriti in uno spazio delimitato. Vederli in natura liberi è tutt’altra cosa. Così mi intristiscono.

     
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    62 sua maestà

     
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    65 imperturbabile sotto un diluvio

     
    66 verso i Monti della Meta

     
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    68 dopo una scarpinata...

     
    69 si odono i loro bramiti in tutta la valle

     
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    73 lago Barrea la tempesta del mattino si è acquietata

     
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     si torna dopo gioni intensi e pieni 

     
    75 passando ancora una volta per Scanno

     
    76

     
    Una esperienza ricca di spunti da approfondirte anche grazie a Alberto Ghizzi Panizza che ho avuto il piacere di conoscere nell’ultima parte del viaggio. Una persona davvero squisita, dote rara di questi tempi.
     
     
  2. Nicola B
    Sono sempre stato interessato alle persone e al loro ambiente. Ho riesumato questi vecchi scatti su pellicola (FP 4, Pan F, Tri Max) del periodo 1983- 1987 eseguiti a più riprese prevalentemente in Lucania. Sembra un racconto di altri tempi. Ogni tanto voltarsi indietro serve per guardare meglio in avanti.
     
    Genzano di Lucania - processione,  agosto 1983
     # 01

     
    # 02

     
    # 03

     
    # 04

     
    # 05

     
    # 06

     
    # 07

     
    # 08

     
    Lucania 1983 vita di paese
    # 09

     
    # 10

     
    # 11

     
    # 12

     
    # 13

     
    # 14

     
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     # 16

     
     # 17

     
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    # 19 

     
    # 20

     
    # 21 

     
    # 22

     
    # 23 

     
    # 24

     
    # 25

     
     # 26 Genzano di Lucania 1983

     
    # 27

     
    # 28 verso Acerenza

     
    # 29

     
    E’ un paesaggio semplice, duro, essenziale. Mi è rimasto un bel ricordo.
    Eccone altre con al centro le persone:
    # 30

     
    # 31

     
    # 32

     
    # 33

     
    # 34

     
    #35

     
    Grazie per esservi soffermati.
  3. Nicola B
    Come anticipato nella prima parte,  la seconda (di 4)  è relativa allo spostamentio da Edimburgo costeggiando la parte orientale  e successivamente verso l’interno secondo l’itinerario riportato sotto, giusto per avere un’idea. Il carattere del viaggio muta sostanzialmente: il severo e misterioso paesaggio urbano lascia spazio ai colori, il caos del traffico cittadino alla quiete. Il verde ( e che verde) accostato all’azzurro  sono una felicità per gli occhi e sembra di entrare in un altro mondo.  E poi i  fari, un tempo riferimento indispensabile per  chi andava per mare, conservano ancora un fascino particolare per la loro storia, collocazione e funzionamento. Congegni  affidabili, curati nei minimi dettagli da uomini che sicuramente hanno dimostrato di essere all’altezza del compito che avevano nelle loro mani: la sicurezza altrui. 
     

     
    Usciti da Edimburgo,  prima sosta è qui:
    # 1 Arbroath Abbey

     
    # 2 verso Dunnotar Castle...

     
    # 3

     
    # 4 Dunnotar Castle

     
    # 5 

     
    # 6 dintorni
     

     
    # 7

     
    # 8 Kinnaird Head, dove è allestito un museo molto interessante

     
    # 9 particolare della scala interna con carrucola per caricare il sistema rotante

     
    # 10 Buchan Ness

     
    # 11 Aberdeen,  la città di granito

     
     # 12

     
    # 13 

     
    # 14 verso l'interno

     
     
    # 15 Boat of Garten - Strathspey Steam Railway

     
    # 16 il macchinista

     
    # 17 il fuochista

    # 18 … e la macchina...

     
    # 19

     
    # 20 dintorni di Aviemore nel silenzio e in mezzo alla natura

     
    # 21  da queste parti è presente  il falco pescatore che contavo di riprendere. Quest’anno però  non sono tornati al loro nido… (purtroppo)

     
    # 22 

     
    # 23 il tempo stringe e si punta verdo nord per  imbarco per le Orcadi (con un cielo  degno di queste parti che a me è piaciuto molto)

     
    # 24

     
    # 25

     
    # 26

     
     La luce di questi luoghi è la cosa che continua a stupirmi ma non so ancora che il meglio deve ancora arrivare.
     
    Continua...
     
     
     
  4. Nicola B

    [parchi]
    Il parco di Villa Bolasco, ora di proprietà dell’Università di Padova, (https://www.villaparcobolasco.it/ per eventuali approfondimenti e da cui ho riportato le notizie storiche) è situato a Castelfranco.  Oltre ad essere un sito interessante per le specie botaniche presenti,  comprende l’omonima Villa  (1852/65) fatta costruire dal conte Revedin  su progetto dell’architetto veneziano Giambattista Meduna, diventata poi Rinaldi e infine  Bolasco Piccinelli,  da cui il parco prende appunto il nome.
     Vi sono molte varietà di piante; vi si trova l’abete, il cedro dell’himalaya, il cipresso calvo, l’ippocastano, il bagolaro (molto comune da queste parti), il carpino e poi  lecci, olmi, magnolie, tassi, tigli, platani, la sofora; ma la pianta che più mi ha colpito è la farnia: un metro di diametro, 25/30 metri di altezza e una chioma davvero imponente.  Il sito propone una visita guidata con schede molto efficci sullo schema dell’Orto botanico di Padova di cui è una sorta di costola. Ma la visita fisica è altra cosa rispetto alla virtuale che, seppure  ben documentata, offre uno scorcio  di quanto si può vedere ed apprerzzare con i propri occhi. Complice l’ora in cui glia altri pranzano, mi sono goduto appieno il luogo.
    (Conviene aprire le foto)
    Si inzia:
    # 1
    il viale di entrata ci conduce alla “cavallerizza"

     
    # 2
    un anfiteatro adibito a maneggio voluto dal conte Revedin e attribuito a Marc Guignon

     
    # 3 
    particolare lato ovest

     
    # 4
    si procede verso un grazioso laghetto 

     
    # 5
    dai riflessi ambrati

     
    # 6
    dove alcune anatre fanno sfoggio

     
    # 7 

     
    # 8

     
    # 9
     ed ecco la farnia 

     
    # 10 

     
    # 11
    le cui fronde arrivano a lambire un ruscelletto

     
    # 12 

     
    # 13

     
    # 14
    procedendo oltre si arriva alla serra. Quando nel 1869 muore il conte Revedin la nipote, figlia della sorella Caterina Revedin in Rinaldi, eredita la villa e il parco. Ed è a suo padre, Pietro Rialdi,  che si deve la costruzione della serra e la prosecuzione dei lavori nel giardino;  

     
    # 15
    a lato sorge la cavana, adibita al ricovero delle barche usuale nell’area veneziana e nei fiumi dell’entroterra.

     
    # 16

     
    # 17
    per poi avviarsi all’uscita  con questa veduta

     
    Tre ore di tranquilla passeggiata con soste prolungate per godersi questi colori.
     
  5. Nicola B
    Bad Gastein è un noto centro turistico situato a ridosso degli Alti Tauri nella regione  saliburghese,  celebre per i suoi stabilimenti termali e per gli sport invernali.
    I primi insediamenti risalgono a circa 2000 anni fa,  colonizzata dai Romani e successivamente dai Celti,  la valle era un luogo di transito delle  merci;   ma è a partire dal XVII secolo che diventa meta dell’aristocrazia europea. Frequentato da Otto von Bismarck, da Guglielmo di Prussia e Francesco I° con sua moglie Elisabetta (la celebre Sissi), in tempi moderni ha conservato nell’architettura   i fasti del secolo scorso abbinando costruzioni  moderne e funzionali per gli sport invernali. L’ho visitata fuori stagione, con poca gente in giro, lontano dai clamori turistici.  
    Dall’Italia si può accorciare la strada approffittando della navetta ferroviaria che si prende a Mallinitz : caricata l’auto sul treno dopo circa una decina di minuti  si arriva a destinazione:

     
    Verso sera  il cielo è grigio, siamo ai primi di ottobre,  e all’arrivo giusto il tempo per una passeggiata fugace per prendere confidenza col luogo,  rimandando al giorno successivo una visita con tutta calma. Al risveglio le aspettative vengono confermate: dopo la pioggia a valle, la neve ha spolverato le cime circostanti e il sole prende animo

     

     
    Il paese è attraversato dal torrente Gastainer Ache che alimenta le celebri cascate. L’acqua è sicuramente un elemento importante sia sotto il profilo paesaggistico che salutistico.

     

     

     

     
    Bad Gastein è famosa sia come stazione sciistica

     
    che  per le sue acque termali fin dall'ottocento. La struttura alberghiera riflette vecchi fasti 

     

     
    che ancora oggi sono ben curati  e conservano un certo fascino

     

     

     
    pur in presenza di segnali di abbandono

     
    Il contrasto urbanistico  tra vecchio e nuovo non mi è sembrato stridente, anzi. Come questo sovrapasso ferroviario, che consente ai pedoni di raggiugere agevolmente l’altra metà del paese, perfettamente integrato con il resto

     

    Non potevo trascurare la chiesa dedicata a San Nicola...

     
    dall’interno  semplice e di buon gusto,

     
    con annesso cimitero come si usa da queste parti (e non solo)

     
    Un ultimo sguardo e un arrivederci magari sugli sci…

     

  6. Nicola B
    L’inverno sa regalare panorami tersi e colori inattesi. Ma cosa succede nel regno delle nebbie? Avendolo a disposizione nelle vicinanze,  con un po’ di fortuna ho voluto immergermi per un giorno in una atmosfera “dell’altro mondo” dove i contorni sfumano, le cose ti appaiono solo quando ti avvicini e il silenzio regna sovrano. Gli animali che popolano questo ambiente sono quelli che grosso modo trovi anche un altre stagioni: mi sono sfrecciati ad un paio di metri due velocissimi  martini; a settembre c’erano i gruccioni. Avvistati falchi di palude e trovate tracce di gufi (resti di cibo). Si sentivano cince e usignoli.  Naturalmente di tutto questo nelle foto non c’è traccia per le improponibili condizioni della luce. E infatti   ero lì per altri motivi. 
     
    All’arrivo la luce è più o meno questa:
     # 1

     
    Che ancora regge per alcune foto da vicino:
    # 2

     
    #3

     
    la luce cambia e al momento di prendere la barca diventa così:
    # 4

     
    e man mano che si avanza si distinguono solo i pali e non più l'argine
    # 5

     
    ogni tanto un segno di vita
    # 6

     
    ma per distinguere le cose bisogna  avvicinarsi
    # 7

     
    si arriva ad una spiaggia 
    # 8

     
    # 8 bis

     
    # 9

     
    dove il mare ha lasciato la sua protesta: vi restituisco quel che mi avete dato: resti di una piena ma anche tanti rifiuti
    # 10

     
    poco lontano  incuranti abitanti del luogo  volano.
    #  11

     
     
    Una giornata a contatto con una  natura impervia (c’erano 8 gradi ma sembravano -10). Devo dire che le foto rendono abbastanza fedelmente ciò che ho visto. In qualche momento solo obiettivi con apertura massima  a 2.8 permetteveno alla D850 di mettere a fuoco. Al ritorno il traffico, le luci serali e la convulsione cittadina mi hanno strappato dalla quiete,   tanto da ritenermi quasi un reduce. Sensazione che avrete sicuramente provato anche voi quando si torna a casa dopo un giorno passato fuori dal mondo.
    # 12

  7. Nicola B
    L’arcipelago è ricco di insediamenti umani molto antichi: segno di una terra che ha radici antiche. E’ un paesaggio intimo dove ho trovato una atmosfera che non avevo mai vissuto prima. Col poco tempo a disposizione ci si è dovuti accontentare della parte sud tra Kirkwall e Stromness, ma è cerrto che ci si ritorna. Protagonista sempre la luce, con qualche difficoltà per la scelta.
    (aprite le foto)
    # 1 Verso le Orcadi

     
    # 2 passate le Churcill Barrier constuite dai prigionieri Italiani (trasferiti qui dalla Libia…) per inibire il passaggio degli U-Boat (1943)

     
    # 3 

     
    # 4 si arriva alla Italian Chappel a ricordo di quanto sopra

     
    # 5 

     
    # 6 verso Orphir

     
    # 7 Orphir

     
     # 8

     
    # 9

     
    # 10

     
    #11

     
    # 12 l’immancabile...

     
    # 13 Stromness, sembra deserta

     
    # 14

     
    # 15 senza parole

     
    # 16

     
    # 17

     
    # 18 

     
    # 19 pietre erette di Stenness

     
    # 20 Kirkwall St. Magnus Cathedral

     
    # 21 Kirkwall il porto

     
    # 22 a pesca di granchi

     
    # 23 Ring of Brodgar,  un isediamento che risale al Neolitico

     
    # 24 Ring of Brodgar, soltizio d'estate

     
    # 25 idem

     
    # 26 idem

     
    # 27 verso Hoy

     
    # 28 Hoy

     
    #29 

     
    # 30 Old Man of Hoy

     
    # 31 idem

     
    # 32 beccaccia marina (haematopus ostralegus)

     
    # 33 scambio di opinioni...

     
    Davvero poco il tempo. I paesaggi, ma anche la fauna, da sola, merita un viaggio. Da programmare prossimamente.
    Continua con l’ultima parte: Skye.
     
     
  8. Nicola B
    Molti sono già stati in questi luoghi. Ognuno li vede filtrati dalla sua sensibilità,  dai suoi interessi, dalle sue inclinazioni. Quella che segue è mia personale visione. Ogni latitudine ha una sua luce particolare e quella di questi luoghi mi ha lasciato una traccia profonda trestimoniata da un percorso in 4 tappe. La prima si riferisce a Edimburgo. la seconda ai suoi dintorni, la terza è dedicata alle isole Orcadi, la quarta all’isola di Skye. Buona visione.
    (P.S. Per questioni di spazio credo, le foto sono state ridimensionate automaticamente dal sistema a 300/400 k. Per alcune foto ciò ha comportato  un degrado aprezzabile)
     
     
    # 1 Edimburgo da Artur’s Seat (lato nord ovest)

     
    # 2 Royal Mile

     
    # 3 tra vecchio e nuovo

     
    # 4

     
    # 5 a zonzo

     
    # 6 riflessi nella °city art"

     
    # 7

     
    # 8 Greyfriars Kirkyard

     
    # 9

     
    # 10 relax in città

     
    # 11 in due

     
    # 12 

     
    # 13

     
    # 14

     
    # 15

     
    # 16 colori inaspettati

     
    # 17 graffiti

     
    # 18 Princess Street

     
    # 19 Calton Hill

     
    # 20 Victoria Street

     
    # 21

     
    # 22 Artur's Seat

     
    # 23 

     
    # 24 Collective

     
    # 25 Princess Street

     
    Continua,  stay tuned..
     
  9. Nicola B

    [viaggi]
    E’ una regione molto conosciuta, ma ciascuno ne ha una impressione diversa a seconda delle proprie sensibilità. ll mare, grande protagonista,  le testimonianze di antichi insediamenti,  i paesi vicini,  si mescolano offrendo ai visitatori molteplici sensazioni. Vi propongo le mie  attrverso le  immagini che ho scelto. 
    Sono 64.  Prendetevi del tempo e lasciate correre i pensieri.
     
    Incominciamo dal viaggio, giusto per entrare nel clima.
    # 1
    in avvicinamento
    r
     
    # 2
    Fermata a Beaune

     
    # 3
    tentazioni...

     
    # 4
    Hôtel Dieu: ospizio per poveri costruito  da Nicolas Rolin nel 1443. Completato nel 1452 in stile gotico con tetti policromi,  è stato attivo fino agli anni 50 del secolo scorso. La sua storia è interessante per chi volesse approfondirla.

     
    # 5

     
    # 6

     
    # 7
    tappa  Noyers sur Cher

     
     
    # 8
    all’indomani  poco lontano il castello di Villandry: vuoi non vederlo?

     
    # 9
    col suo giardino
     
     
    # 10
    e laghetto annesso

     
    # 11
    si riprende verso la côte sauvage in Bretagna

     
    # 12
    e, verso sera...

     
    # 13

     
    # 14
     ...si arriva al porticciolo  di Portivy, la meta:

     
    # 15
    I giorni seguenti sono dominati dal mare in molti dei suoi aspetti (sono molte perchè mi piacevano tutte):
    calmo

     
    # 16

     
    # 17

     
    # 18

     
    # 19

     
    # 20
    mosso

     
    # 21
    spettacolare

     
     
    # 22 in combutta col cielo

     
    # 23

     
    # 24 potente

     
    # 25

     
    # 26 spumeggiante

     
    # 27
    solo loro sono a proprio agio

     
    # 28
    una vela sfida i marosi

     
    # 29
    e questo  le onde

     
    # 30
    minaccioso

     
    # 31

     
    #  32
    oppure in bassa marea

     
     # 33
    c’è pure il castello incantato (in ristrutturazione)

     
    # 34
    o fonte di ispirazione per pittori: les aiguilles de Port-Coton 

     
    # 35
    struggente

     
    # 36

     
    # 37

     
    # 38

     
    # 39
    e dove c’è il mare ci sono i fari: faro della Teignouse

     
    # 40
    faro Goulphar

     
     
    # 41
    faro Pointe  des  Poulains

     
    # 42

     
    # 43

     
    # 44
     faro porto di Haliguen

     
    # 45
    per aiutare i naviganti...

     
    # 46

     
    # 47
    Le vestigia antiche  a Karnac: una fila sterminata di menir

     
    # 48

     
    # 49

     
    # 50
    anche le costruzioni moderne sono a volte curiose

     
    # 51
    Un giro nella vicina Auray
     

     
    # 52
    Per le viuzze

     
    #53
    Alcuni particolari 

     
    # 54

     
    # 55
    le porte colorate

     
    # 56

     
    # 57

     
    # 58

     
     
    # 59
    Dintorni di Quiberon: un celebre café

     
    # 60
    Belle île en mer:  approdo

     
    # 61
    Veduta di Sauzon

     
    # 62
    porticciolo  di Sauzon

     
    #63
    e, per chiedere in bellezza,  la Riserva naturale  di Sènè a cui avrei voluto dedicare molto più tempo (sarà per la prossima volta…)

     
     
    # 64
    Uno dei suoi abitanti: anatra volpoca

     
    Che dire… da ritornarci.
     
     
  10. Nicola B
    Un giorno d’autunno in questa affascinante cittadina di 180 k abitanti. Pur sotto una cappa di nuvole grige e conseguente luce pessima riesce comunque ad esprimere una atmosfera particolare: mi pare di entrare in un altro mondo. Una visita fugace alla città che meriterebbe,  invece,  qualche giorno di attenzione. Ma si fa il possibile con quello che si ha.
    # 1 veduta dal fiume Salzach,  entrando nella città vecchia

     
    # 2 e dall’alto della rocca Mönchsberg

     
    # 3

     
    # 4 per le vie della parte vecchia

     
    # 5

     
     
     # 6 passando per la celebre Getreidegasse

     
    # 7 per arrivare al mercatino, unica nota di colore,   dove si può trovare perfino il radicchio rosso tardivo di Treviso (re spadone per quelli della Marca);

     
    # 8 si arriva poi alla piazza dove sorge  il Duom,  su progetto di Santino Solari in stile barocco (la prima a nord delle Alpi). In precedenza sorgeva una cattedrale fin dal  767,  distrutta da un incendio nel 1167; fu ricostruita per volere  dell’arcivescovo Konrad III von Wittelsbach ma nel 1598  venne danneggiata dalle fiamme. L’allora arcivescovo Wolf approffitò dell’incendio per raderla  al suolo e fu il cugino   Markus Sittikus von Hohenems che le diede l’attuale aspetto;
     
     
    # 9 l’interno

     
    # 10

     
    # 11

     
    # 12 ampi spazi ma anche luoghi meditativi 

     
    # 13

     
    # 14  l’immancabile omaggio a Mozart

     
    # 15 in piazza

     
    # 16 giornata uggiosa anche per gli animali...

     
    # 17 il piccolo cimitero adiacente il Duomo

     
    # 18 spostandosi verso la fortezza di  Hohensalzburg costruita nel lontano 1077 dall’arciverscovo Gebhard con funzioni difensive militari, modificata tra l’alto dall’arcivescovo Leonhard von Keutschach, oggi è adibito a museo
    ;
     
    # 18 Interni

     
    # 19 

     
    # 20 dove in una sala è rappresentato un assalto in battaglia con le armi dell’epoca.

     
    # 21 la visita volge  al termine e un timido raggio di luce regala un verde fino a quel momento nascosto.

     
    Certmente la luce è stata la grande assente, ma a volte bisogna fare con quello che c’è... 
     
  11. Nicola B
    Ed ecco la parte finale di questo viaggio in Scozia, quella inerente all’isola di Skye, celebrata in ogni modo e immortalata da molti nelle prospettive più caratteristiche. Per me era la prima volta e se la prima impressione è quella che vale,  direi che è stata una esperienza più che appagante.
     
    # 1 la prima meta, prima di arrivare a Skye,   è il castello di Dunrobin, nel Sutherland (Higlands) che sembra proprio quello delle favole...

     
    # 2

     
    # 3 seguito da quello celeberrimo di Eilean Donan (anche per essere stato set del film Highlander)

     
     
    # 4  e quello altrettanto affascinante di Dunvegan, residenza  del Clan MacLeod  da circa 8 secoli...

     
     
    # 5

     
    # 7

     
    # 8 con un giardino accedendo al quale si percorre un sentiero che evoca l’entrata nel mondo  delle fate

     
    # 9

     
    # 10 veduta dal castello di Dunvegan

     
    # 11 ma è girando all’imbrunire (che dura un bel po’) che colgo le sensazioni che più mi piacciono

     
    # 12

     
    # 13

     
    # 14 non poteva mancare una scarpinata sul Quiraing, che suggerisce diverse senazioni a seconda del tempo:

     
    # 15

     
    # 16 quando poi il cielo si disvela

     
    # 17

     
    # 18 sulla strada del rientro

     
    # 19 per riprendere il giorno successivo alla volta del faro di Neist Point

     
    # 20 dove abbiamo atteso il tramonto

     
    # 21

     
    # 22

     
    # 23

     
    # 24

     
    # 25 lasciando questo posto a malincuore

     
    # 26 verso sud le  Fairy Pools (anche questa una meta obbligata)

     
    # 27

     
    # 28

     
    # 29 l’ultimo giorno,  senza una programma preciso,  abbiamo scoperto quasi per caso questo luogo 

     
    # 30 dopo una camminata di una buona mezz'ora

     
    # 31

     
     
    # 32 

     
    # 33 solo verde, azzurro, perore e silenzio.

     
    Tutte le foto sono state scattate con D 850 ( in maggioranza a 64 iso).  Ho  usato un filtro  ND solo per  le Fairy Pools. Avevo con me  AF-S 14-24,  AF-S 24-70,  AF-S 70-200 FL,  AF-P 70 300,  AF-S 500 PF più treppiede Manfrotto 190 MF4 (non ho voluto farmi mancare nulla…). Utilizzati tutti gli obiettivi, con prevalenza del 24-70. Avevo con me anche l’MB-D18 perchè contavo di fotografare i falchi pescatori che però non si sono visti.  Mi sono caricato un bel po’ ma non mi pento affatto della fatica.
    Quattordici  giorni intensi,  si dimenticano i disagi (qualcuno)  restano le cose più belle.
     
     
     
     
     
     
     
     
     
  12. Nicola B

    [naturalistica]
    Una beve premessa. Mi sono avvicinato alla fotografia naturalistica recentemente. Un genere che mi ha sempre affascinato ma che per varie ragioni non ho praticato se non negli ultimi tempi. Non vanto quindi nessuna lunga esperienza e quello che descrivo più avanti è solo il racconto di una mia emozione condita da qualche personalissima riflessione. Come ha detto qualcuno ( Alberto Salvetti se non sbaglio), la fotografia naturalistica è un genere che  porta a cocenti delusioni e a qualche soddisfazione. Condivido in pieno...
    Dopo essermi dotato di alcuni "strumenti del mestiere” i risultati sono stati molto deludenti per iniziali problemi tecnici (errori miei) e poi per i contesti scelti. E’ arcinoto che per fotografare decentemente gli animali è necessario conoscere adeguatamente le loro abitudini che, talvolta, si scontrano inesorabilmente con le mie. Stranamente più i risultati erano insoddisfacentii e più cresceva la mia determinazione nell’ottenere le foto  desiderate. 
    Ad un certo punto ho anche  pensato che per facilitare le cose sarebbe stato opportuno andare in una riserva o in una oasi, dove le probabilità di ottenere quello che volevo si sarebbe alzata considerevolmente data la concentrazione di presenze interessanti. Ma gli animali preferisco fotografarli nel loro contesto. Si potrebbe obiettare che in riserva gli animali sono nel loro contesto. Si, se sono allo stato brado, no se si posano dove c'è il becchime o la preda. Giusto o sbagliato che sia, preferisco affrontarli, diciamo, ad armi pari.
    Quindi ho insistito collezionando delusioni. Quando però in qualche occasione  riesco ad ottenere quello che voglio,  la soddisfazione c’è. Ritengo, come in questi caso,  che la componente fortuna non sia trascurabile. La bravura sta nel non arrendersi mai e attendere. Anche chi va a pesca fa la stessa cosa,  ma appesa all’amo c’è l’esca. Ecco,  io sono un pescatore senza esca,  se non con la capacità di aumentre le probabilità di successo, peraltro già scarse in partenza,  attraverso l’insistenza. 
    Lasciamo spazio alle immagini e ai vostri eventuali commenti.
     
    # 1 
    Ad un tratto davanti a me emerge lui:

     
    # 2 
    lo inquadro e mi chiedo come farà a mangiarsi quel pesce che intanto si dimena vigorosamente:

     
    # 3
    penso che la preda gli stia sfuggendo e istintivamente parteggio per il catturato:

     
    # 4 
    ma,  con una manovra da me inaspettata, il cormorano inesorabilmente non si fa sorprendere:

    # 5
    il pesce cerca di svincolarsi dibattendo la coda:

     
    # 6
    tentativo inutile:

    # 7
    in breve scompare...

     
    # 8 
    e lui  comincia ad allontanarsi tenendo il collo eretto;

     
     
    # 9
    fino quasi a scomparire:
     
     
    # 10

    Tra la prima e l’ultima foto passano 4 minuti circa. Ma il pesce sparisce in poco più di un minuto.
    Sapevo che i cormorani mangiano, ma ero abituato a vederli in volo o ad asciugarsi le ali.
     
     
     
     
  13. Nicola B

    [naturalistica]
    Eh si.. Rincorso per tanto tempo perchè volevo fotografarlo “al naturale”, nel suo ambiente non in una oasi in capanno. Le foto sarebbero state indubbiamente migliori: il soggetto più vicino, sfondi migliori, stacco dell’ambiente circostante, molta meno fatica. Il soggetto è stato stra-fotografato in ogni dove. Se si guardano le  foto del martin pescatore presenti in rete  si rimane sicuramente a bocca aperta per la loro bellezza,  spesso però costruita. Naturalmente questo non è un connotato per forza negativo: ognuno sceglie ciò che preferisce.
    Le mie sono al naturale: solo io e lui, guardingo, sospettoso, schivo, irrequieto, un tipo che non ama farsi fotografare. Per questo mi sono avvicinato con rispetto e circospezione.  L’esperienza è punto di partenza piuttosto che  di arrivo. Da qui in poi si può solo migliorare, la strada è aperta, magari con altro obiettivo… Per il momento ci accontentiamo!
     
    # 1

     
    # 2

     
    # 3

     
    # 4

     
    # 5

     
    # 6

     
    # 7

     
    # 8

     
    # 9

     
    # 10 
    foto aggiunta: luce e fuoco peggiore  ma inquadratura migliore. Io insisto, non è ancora come la voglio io.

     
  14. Nicola B

    [urban]
    Ogni tanto sento “il bisogno” del silenzio. Non so da che cosa sia generata questa cosa:  sarà la città caotica,  il parossismo con cui in genere si vive o, semplicemente, la necessità di mettersi in ascolto. La natura , un bosco, la montagna o il mare fuori stagione (quando?….) sono delle possibilità che però prevedono un minimo di programmazione: dove? c’è traffico?  non troppo lontano (di solito faccio un cerchio col comparso), ci sarà la ressa? Una serie di variabili da considerare per sfuggire alla città che per la verità non è neanche una metropoli…
    Questi erano i pensieri di ieri mentre mi avviavo  svogliatamente a fare una passeggiata verso il centro. Pessima scelta con quei pensieri in testa. Ho trovato “rifugio”  in una chiesa aperta. Grande abbastanza per  contenere un po’ di persone senza avere la sensazione di dover condividere spazi ristretti. Fuori il caos, dentro un silenzio quasi irreale. Sono entrato e questi sono i risultati:
    La chiesa è quella degli  Eremitani (iniziata nel 1276) dove ci sono  gli affresci del Mantegna (Cappella degli Ovetari). Non ho ripreso i celeberrimi dipinti nè altri particolari della chiesa, ma solo l’atmosfera che  ho respirato. Un’ora fuori dal rumore di fondo.
     

     

     

     

     

     

     
    Sono uscito ristorato.
  15. Nicola B

    [eventi]
    Nell’ambito del Castello Festival che si svolge a Padova, il programma  di quest’anno propone tra l’altro un interessante concerto in prima nazionale dal nome “ Tre fenomeni. Piovani - Vivaldi: i Concerti della natura” 
    (https://www.castellofestival.it/eventi/2023-07-12-nicola-piovani-giuliano-carella-massimo-mercelli-solisti-veneti/)
    con  la partecipazione del flautista Massimo Mercelli e dei Solisti Veneti diretti sia dal loro direttore Giuliano Carella (per le musiche vivaldiane) che  da Nicola Piovani che, per l’occasione,  ha presentato nella serata del 12/07/23 appunto tre sue composizioni inedite. Seguono alcune foto dell’evento.
    # 1

     
    # 2
    il Premio Oscar Nicola  Piovani prima del concerto

     
    # 3
    il direttore Giuliano Carella e i Solisti Veneti

     
    # 4
    Massimo Mercelli

     
    #5 

     
    # 6

     
    # 7

     
    # 8

     
    # 9

     
    # 10

     
    # 11
    il direttore Giuliano  Carella

     
    # 12

     
    # 13
    il direttore Nicola  Piovani

     
    # 14

     
    # 15

     
    # 16

     
    # 17

     
     
    # 18

     
     
  16. Nicola B
    Non saprei dire perché questa città mi piace e ci torno sempre volentieri. Sarà perchè da piccino (forse avevo 4 o 5 anni) ci andammo in treno con i miei, oppure perché è così urbanisticamente monumentale ma se ti sposti di poco sembra il retrobottega di un negozio del centro. O ancora la cadenza del dialetto o il fatto di essere vicino al confine di un mondo totalmente diverso dal nostro fino a qualche decennio fa. La città si arrampica dal litorale alla montagna aspra che le sta alle spalle; sembra quesi di essere in Liguria. In realtà il richiamo è superficiale per diversità di profumi, odori, fisionomia delle persone. 
    Sono partito senza aspettative particolari e con un tempo incerto per non aspettare sempre le condizioni “migliori” che spesso è un ottimo alibi. Mi sono lasciato guidare dal caso, anche se una qualche idea programmatica era ben presente, ma aperto anche a cambiamenti repentini. Sono tornato soddisfatto e con la voglia di tornarci, magari col brutto tempo. Vi mostro qualche immagine di questo giorno. 
    # 1
    Il celebre Faro

     
    # 2 
    San Giusto

    # 3
    Interno della chiesa
     

    # 4

     
    #5

     
    # 6
    Il Santo a cui è dedicata la chiesa

     
    # 7
    Duomo di Muggia dalla facciata particolare

     
    # 8
    Verso il castello di Duino

     
     
    # 9
    dal sentiero Rilke

     
    # 10
    Il Castello di Duino visto dalla Rocca
     
     
    # 11
    Veduta da una finestra del castello

     
    # 12
    Particolari: terrazza

     
    # 13
    All'interno

     
    # 14

     
    # 15
    Parte del giardino

     
    # 16
    Ritorno verso Trieste
     

    # 17

     
    #18

     
    # 19 In Centro

     
    # 20
    Piazza Unità d'Italia

     
    Andateci se potete: è una città di mare ma con tradizioni culinarie di terra, severa e austera, aperta e misteriosa. O almeno a me è parsa così.
     
    P.S. Aggiornate le foto ed inserite più grandi. Ma sono spariti i commenti precedenti. (Sorry…)
     
     
     
  17. Nicola B
    Oggi 6 maggio 2019 c’è il sole. Ma ieri,  5 maggio, sull’altopiano di Asiago  la situazione era questa:
    salendo per il Costo verso Asiago

     
    e poi passato Gallio sulla strada  verso Campo Mulo:

     
    gli alberi con le foglie appena spuntate carichi di neve

     
    rendono il paesaggio insolito e quasi irreale

     

    mentre la luce cambia diventando più cupa man mano che si sale




     
    Resto a guardare in mezzo al freddo che avevo ormai archiviato

    pensando a come la natura riesce a sorprendermi.
     
  18. Nicola B

    [urban]
    Raccolta nel tempo di istantannee di matrimoni altrui. Situazioni prese al volo, senza mediazioni, dove gli “intrusi” sono pure loro protagonisti. 
     
    1 Edimburgo

     
    2 Edimburgo

     
    3 Caorle

     
    4 Caorle

     
    5 Creta

     
    6 Creta

     
    7 Creta

     
    8 Creta

     
    9 Creta
     

    10 Camogli

     
    11 Camogli

     
    12 Rocca Calascio

     
    13  Rocca Calascio

     
    14 Asolo
     

     
    15 Asolo

     
    16 Asolo (autocompiacimento…)

     
    17 Asolo

     
    (a seguire… )
     
     
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