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  1. M&M
    Qualcuno già lo sa, io sono appassionato di automobili.
    A 4 anni avevo una spider rossa a pedali, con i tergicristalli e i fari funzionanti. Somigliava ad una di quelle che Scaglietti disegnava per l'Ingegnere.
    A 5 anni ho fatto partire l'auto parcheggiata di mio padre avviandola mescolando a caso i cavi di accensione.
    Qualche anno dopo mi sono innamorato, rimanendo del tutto privo di parola per un intero pomeriggio, di una Citroen DS, arrivata a casa mia portata da un amico di famiglia.
    Sono cresciuto adorando la Citroen SM (quella che Burt Reynolds distrugge all'inizio del film "Quella sporca ultima meta") e sbavando per la Citroen CX nella pubblicità con Grace Jones.

    la Citroen SM

    l'auto presidenziale con la Regina Elisabetta accompagnata dal Presidente Pompidou

    la Citroen CX Turbo
    Da grande la mia prima auto è stata una Citroen. Anche le successive 9.

    la mia Citroen XM

    la mia Citroen DS5
    Ho potuto acquistare una Citroen XM, l'unica ammiraglia corrente alla mia portata economicamente parlando.
    Ed oggi guido una Citroen DS5, lontana erede di quella nobile stirpe cominciata negli anni '30 con la Citroen TA, prima auto importante a trazione anteriore.

    La mitica Citroen TA, l'auto del Commissario Maigret

    la Citroen DS, una di quelle poche auto che appena presentate, hanno fatto invecchiare tutte le altre (l'auto con cui il Ispettore Ginko inseguiva Diabolik congestionato nella sua scomodissima Jaguar E piena dei tipici trucchi brittannici !).
    Beninteso, non c'è mai stato un primato tecnologico Citroen (né nei confronti delle tedesche e nemmeno delle migliori italiane) e troppe Citroen (anche le mie) hanno presentato importanti difetti di gioventù e anche di vecchiaia.
    Ma quel misto di fascino parigino, di design esclusivo, di scelte controcorrente, tali da suscitare amore eterno e sconsiderato (è il mio caso, che mi innamoro di rado ma quando lo faccio è per sempre) oppure odio indiscriminato.
    Capiterete lo scorno nel vedere che il corso attuale di Citroen (e pure quello futuro da quanto capisco) prediliga così come questi :

    notare i pantaloncini pendant del tipo in sandali sulla sinistra

    o questa, con la biondina che poverina, non sa nemmeno dove guardare.
    Ma soprattutto leggere le parole della Signora Linda Jackson, AD di Citroen, che afferma che non è nel DNA la ricerca delle prestazioni ma piuttosto la comodità (come se Citroen negli ultimi 30 anni non avesse vinto innumerevoli edizione del WRC nei Rally mondiali e continentali) e che l'attenzione è più rivolta a soluzioni cittadine, come le portiere con le bombature anti-sbadati o i diffusori di fragranze nel cruscottone con tasche incommensurabili di colori vivaci.
    Ma il tutto su carrozzerie da furgoncino e motori sottodimensionati, cambi automatici tossicchianti e accelerazione 0-100 tipo 19 secondi netti.
    Embè, che c'entra con Nikonland ?
    Poco, se non che, comincio a vedere un disegno simile anche in Nikon - altro mio amore di lunga data - il cui modello comincia sempre più ad allontanarsi da quello che mi ha fatto innamorare dalla inarrivabile (per le mie finanze) superprofessionale F3 con i suoi 300/2.8 e 85/1.4.
    Sono realmente entrato nell'inverno della mia vita ...
     
  2. M&M
    All'inizio ci fu un timido tentativo di chiamarle EVIL Camera. Electronic Viewfinder  Interchangeable Lens Camera, ovvero l'acronimo inglese per indicare fotocamere ad ottica intercambiabile con mirino elettronico.
    Ma EVIL in inglese correntemente è riferito a Il Male.
    E si può capire che chiamare una intera categoria di fotocamere ... il Male sembri brutto.
    Peraltro molte di queste fotocamere in effetti il mirino elettronico nemmeno ce l'hanno, come la Nikon AW1 di qualche anno fa, da usare sott'acqua a braccia tese :

    quindi si è passati rapidamente ad un altro termine, un neologismo coniato per l'occasione : mirrorless
    Mirrorless fa riferimento alla parola "mirror" che in inglese significa specchio con il suffisso "less" che in parole composte inglesi crea aggettivi che negano la parola stessa.
    Quindi mirrorless significa nel linguaggio comune senza specchio (forse sarebbe stato altrettanto o più corretto lackmirror ma probabilmente non sarebbe stato altrettanto di immediato effetto).
    Perciò questa categoria di fotocamere si è caratterizzata più per l'assenza di qualcosa - lo specchio - che per avere qualche nuova qualità.
    Un termine che si é andato in fondo a sovrappore con fotocamere che già esistono e che sono sempre esistite. Perchè di fotocamere tradizionali (non digitali, senza mirino elettronico e/o senza mirino o con mirino diverso) senza specchio ce ne sono sempre state.
    E' sempre stata a rigor di termine mirrorless la Leica M, lo stesso si può dire per le Nikon SP, o le telemetro Contax e Zeiss.
    Ma anche gli ovetti Olympus erano senza specchio.
    E continuano ad esserlo tutte le compattine, le vecchie fotocamere usa e getta. Quelle a mirino galileiano etc. etc.
    Ma a parte la confusione, la chiamiamo così per essere priva di qualche cosa, in particolare questa cosa qua :

    il blocco mirror-box della Nikon D800
    mirroless sembra passato come termine comunemente accettato. Come fosse un privilegio, un segno distintivo, un qualche cosa ... in più.
    Eppure in inglese, normalmente, ogni aggettivo con suffisso "less" non viene visto in senso positivo, al contrario.
    Ne cito qualcuno :
    worthless : privo di valore
    meaningless : senza senso
    senseless : insensato
    homeless : senza casa
    moneyless : senza denaro
    penniless : squattrinato
    careless : sbadato, senza cura
    tasteless : privo di gusto
    e via di seguito ce ne sono a decine.
    I pochi che possono avere un significato positivo, come fearless (senza paura) o painless (senza dolore) in realtà non hanno lo stesso significato di parole positive come coraggioso o indolore.
    Potremmo vedere un vantaggio in un apparecchio wireless (senza cavi) ma questo non lo caratterizzerebbe affatto in nessuna delle sue funzioni. Come cordless, pensiamo sia un telefono senza il tradizionale cavo a muro ma potrebbe essere anche un trapano elettrico a batteria.
    Lascerei il termine topless come uno degli aggettivi più accattivanti della lista, ma anche questo se associato all'aggettivo titless, diventerebbe worthless di un secondo sguardo (ometto la traduzione, è  solo un gioco di parole da parte di chi è convinto che non ci può essere vero amore sotto la quarta misura di reggiseno  ).
     
    Insomma la questione è questa. Ci stiamo riferendo alle - probabili - fotocamere del futuro per l'assenza di quella che è la caratteristica base delle reflex, il cui funzionamento non può prescindere dalla presenza dello specchio.
    E non per le peculiarità proprie dei nuovi sistemi.
    E qui il gioco si fa più duro.
    La Nikon D850 già dispone di funzionalità che la avvicinano a quelle di una mirrorless ... in modalità live-view a specchio alzato

    ma niente impedirebbe a Nikon, se il mercato richiederà una futura D900 o comunque un modello aggiornato della Nikon D850 di integrarla con :
    - sensore stabilizzato
    - sensore di tipo stacked oltre che BSI
    - autofocus di tipo dual o quad-pixel cooperante con quello, già presente, a differenza di contrasto
    in questo modo quella ipotetica reflex Nikon del futuro, in live-view avrebbe sostanzialmente tutte le potenzialità delle migliori mirrorless, restando comunque una reflex se utilizzata a specchio abbassato.
    Non ci sarebbe nulla di strano giacchè nessuna di queste tecnologie viene da mondi alieni del futuro e nulla vieta a Nikon di implementarle in una futura reflex.
    Richiederebbe di usare la reflex a specchio alzato e su treppiedi o a braccia tese, ma potremmo avere, pixel-shift, stabilizzazione integrata, 20 o più scatti al secondo in silenzioso e senza oscuramento del display.
    E qualsiasi altra funzionalità che gli ingegneri Nikon volessero aggiungere, presente o meno sul mercato in modelli della concorrenza.
    E quindi ?
    Quindi sto dicendo che al momento le mirrorless si caratterizzano per novità che non sarebbero a stretto rigore di loro esclusiva pertinenza ma che sono state implementate per creare ragioni di vendita.
    Ma in fondo sono macchine "abbastanza" tradizionali ad ottica intercambiabile, il più delle quali dispone di mirino elettronico

    il mirino elettronico opzionale per la Nikon 1 V3, modello DF-N1000
    Dunque, concludiamo questo ragionamento ?
    Insomma, con la discesa imminente di Nikon e Canon nelle mirrorless in formato 24x36mm ci sarà una intera categoria di macchine che si caratterizzerà per l'assenza dello specchio ma con funzionalità - stresso il concetto - non così discoste da quelle della fotocamere tradizionali.
    Non è il caso che da qui in avanti i progettisti comincino a pensare in modo creativo per darci realmente prodotti più avanzati ?
    Finalmente si libereranno dallo specchio, non avranno più il timore che, rompendolo, si carichino anni e anni di sfortuna in casa !
    Non vorrei fare un trattato di grammatica inglese, non ne sono in grado e non è il caso ma anche in inglese c'è un suffisso che invece, all'opposto di less valorizza una qualità positiva.
    E' ful, quello di powerful, di beautiful, di wonderful.
    Troviamo una caratteristica positiva di queste mirrorless e valorizziamo quella anzichè la semplice assenza di un oggetto che di per se, per decine di anni ci ha ben servito (lo specchio).
    E se non c'è, perchè in fondo le mirrorless quello sono, delle reflex ... senza specchio : ebbene mettiamocela dentro in quelle future !
    Le chiameremmo wonderful cameras e non mirrorless cameras 
  3. M&M
    Nell'editor del sito, se si va semplicemente a capo
    (cioé si preme soltanto INVIO) si ottiene una interlinea doppia.
    Che può essere utile alle volte quando si vuole separare un paragrafo dal successivo.
    Ma se vogliamo scrivere all'interno dello stesso paragrafo con interlinea semplice ?
    Facilissimo : basta ricordarsi di premere il maiuscolo (lo shift, la freccia a sinistra della tastiera) appena prima di premere l'invio :
    e l'interlinea sarà semplice.

  4. M&M
    Di Mauro Maratta
     
    Quando ho acquistato la mia prima reflex, oramai 35 anni fa, non avevo bene in mente chi e cosa fosse Nikon.
    L'ho scoperto in seguito, documentandomi.
    Fatto sta che la scelta tra Nikon e Olympus, i due modelli offertimi dal negoziante, fu facile.
    Da quel giorno è stato quasi un matrimonio, reso pieno e felice da un innumerevole numero di figlie femmine, tutte belle, efficienti, affidabili, potenti.
    Dopo quel giorno non sono mai stato senza almeno una reflex Nikon (in questo momento credo di averne 9 efficienti e un paio non in perfetta forma, di cui 3 sono quelle che uso correntemente) ed almeno un teleobiettivo Nikon.
    Che diluvi o ci sia il sole forte in cielo, anche per una intera giornata, zuppo come un pulcino o incapace di sedermi perchè gradoni e transenne sono roventi per il caldo, le mie Nikon stanno sempre con me.
    Centinaia di migliaia di scatti lo confermano. Un sodalizio sincero, sebbene qualche nuvola ci sia stata, come in tutte le unioni di questo mondo.
    In autodromo, a bordo campo, in studio o per strada. Con le auto da corsa che sfrecciando a pochi passi da me ci inondano di ghiaia e polvere o quando è necessario essere veloci e scostarsi perchè un giocatore lanciato verso la meta non ti può scansare anche se tu sei li con il tuo monopiedi e il tuo bel Nikkor 400mm F2.8 che cerchi di prendere l'ultimo scatto utile prima di toglierti dalla traiettoria.
    Nikon e Nikkor, soddisfazione intima dallo scatto fino allo sviluppo. Un fatto inspiegabile per chi non lo capisca da se.
    Azioni fatte a memoria, confidenza nel risultato sin dall'esposizione. Qualche cosa che con nessun altra è possibile allo stesso modo.
    Ecco perchè, non avrò mai altra reflex all'infuori di Nikon.
     
    Mauro Maratta, per il centenario di Nikon, 1917-2017.
     
     
    In autodromo a Monza, con la bella accoppiata formata da Nikon D500 e Nikkor 200-500/5.6, 2016
     



    acqua a catinella, la pioggia incessante non rallenta le auto e nemmeno la mia Nikon D500, forte di una potente memoria XQD da 128gigabyte e il suo buffer che non si riempie mai.


    e quando le condizioni cambiano, basta scrollare l'acqua con il taglio della mano e continuare a scattare in continuo.
     
    La Nikon D3 è stata la prima macchina digitale Nikon con cui ho ritrovato esattamente il feeling che avevo a pellicola con la gloriosa Nikon F5. Le due macchine che ho avuto hanno totalizzato quasi 300.000 scatti e sono ancora in azione in mano altrui.

    Nikon D3 e Nikkor 600/4 AF-S II
    F11, 1/1250'', ISO 900


    Nikon D3 e Nikkor 400/2.8 VR, F6.3, 1/1000'', ISO 200
     

    Nikon D3 e Nikkor 500/4 AF-I, F5, 1/1000'', ISO 200
    Monza, 27 agosto 2009
     
    La Nikon D4 non mi ha trasmesso la stessa passione e se ne è andata dopo pochi scatti.
    Forse anche perchè intanto erano arrivate altre macchine in grado di fare una parte del suo lavoro.
     

    Nikon D4 e Nikkor 400/2.8 VR, F2.8, 1/1000'', ISO 200
    Milano 2012
     
    Ma solo con la Nikon D5 il mio amore per Nikon è tornato all'apice. Se dovessi dire quali sono le due macchine Nikon che più ho amato, direi senza dubbi la meravigliosa Nikon D3x, ancora indimenticata, e l'attuale Nikon D5 che l'ha di fatto sostituita.

    Nikon D3x, Nikkor 70-200/2.8 VR II, Milano, settembre 2010

    Nikon D5, Nikkor 300/4E PF, la mia musa adorata. Un puro momento di gioia.
    Bibione, giugno 2016.
     
          
  5. M&M
    Questo articolo è stato originariamente scritto e pubblicato da Mauro Maratta su Nikonland.eu il 29 luglio del 2016.
     
     
    George Hurrell nel suo studio situato nel famoso Sunset Boulevard, si intrattiene allegramente con una giovane Bette Davis.
     
    Quelle che seguono sono parole di Mario Testino, fotografo tra i più accreditati nello star system internazionale, che ha avuto nel suo studio personaggi che vanno da Lady Diana Spencer a Hillary Clinton, passando per star del cinema come JLo o Natalie Portman, tutti resi con inconfondibile fascino e glamour.
     
    E si riferiscono a George Hurrell, fotografo che Testino stesso riconosce come maestro - suo e di altri - in questo consesso e del quale ha curato personalmente più di una mostra a tributo della sua importanza nella storia della fotografia di ritratto.
     
    "E' stato intorno alla metà degli anni 1980 che ho ho cominciato a frequentare Los Angeles per lavorare con pubblicazioni americane, soprattutto, a quel tempo, la rivista GQ. E' stato li che la mia curiosità mi ha spinto a scoprire i fotografi che avevano definito il fascino dell'epoca del grande schermo di Hollywood. Uno solo spicca per me: George Hurrell. Mi è stato subito chiaro che é stato il più importante immagine-maker di quel periodo a Hollywood. Lui aveva una straordinaria capacità di trasformare tutto e catapultandoli alle massime altezze del glamour. Nessuno sembrava più famoso, più magico, più magnifico di quanto non sembrasse nelle sue fotografie".
     
    La scelta delle foto più rappresentative per descriverlo secondo Testino non potrebbero essere più iconiche e sono tutte, tranne una, degli anni '30 :
     
     
    Joan Crawford, MGM maggio 1937
     
     
    Katharine Hepburn, RKO, giugno 1938
     
     
    Carole Lombard, Paramount, giugno 1937
     
     
    Greta Garbo, MGM 1930
     
     
    Jane Russell, United Artists, 1941
     
     
    Jean Harlow, MGM 1930
     
    Credo che anche uno che non si intende di cinema e che non ha mai visto un vecchio film in bianco e nero, non possa non avere in mente il ritratto di Hedy Lamarr che ho scelto per simboleggiare l'opera di Hurrell
     
     
    Hedy Lamarr, 1939
     
    per gli altri le foto scelte da Testino potrebbero anche bastare a dire ... ah, ecco, quello è George Hurrell !
     
    Casualmente, tre di queste attrici sono tra le mie preferite di tutti i tempi, Hollywood e non.
    Io forse non avrei scelto quelle foto ma altre al posto di Testino.
    Ma insomma, abbiamo ben capito di cosa stiamo parlando e probabilmente non ci sarebbe bisogno di indagare oltre.
     
    Stiamo parlando di un'epoca in cui la fotografia di un certo livello era in grado, grazie a magazine come Variety di creare o di ricreare l'immagine di un/una divo/a del cinema e di influenzarne la carriera (insieme a sapienti gossip, inventati o veri che fossero ).
     
    I fotografi erano dipendenti diretti della major cinematografiche, sotto contratto esattamente come le star che immortalavano.
     
    Immortalavano. Proprio la parola giusta in questo contesto. E George Hurrell è quello che ha più lasciato il segno.
     
    Adesso che lo abbiamo identificato nella nostra memoria, legando al suo nome i ritratti che abbiamo sempre visto associati a quelle star, proviamo a conoscerlo meglio.
     

     
     
    George Hurrell sul set davanti alle sui foto delle star della sua epoca
     
    Nato nell'Ohio nel 1904, studia pittura. Si trasferisce in California dopo i venti anni senza aver mai manifestato un particolare interesse per la fotografia.
    A Laguna Beach conoscerà la pioniera dell'aviazione Pancho Barnes (nome d'arte di Florence Lowe) che lo incoraggerà a lasciare la pittura per la più promettente, in termini economici, fotografia.
    Una foto di Hurrell della Barnes, utilizzata per la licenza di volo, gli frutterà un contatto con la MGM tramite l'attore del cinema muto Ramon Novarro che mostrò alcune foto che lo ritraevano fatte da Hurrell all'attrice Norma Shearer, moglie del capo della MGM, Irving Thalberg.
     
     
    Ramon Navarro, 1931
     
    La Shearer, nota fino a quell'epoca per personaggi di donna della porta accanto, voleva accettare una parte dal carattere brillante e di tendenza "La divorziata", ed aveva bisogno di un remake della sua immagine per avvicinarla alle atmosfere mondane frequentate dalle donne emancipate, sofisticate e glamour.
     
    Le foto di Hurrell, mostrate al marito gli fecero esclamare : "Cara non sei mai stata più bella di come sei in queste foto".
     
     
    Norma Shearer, 1926
     
    Thalberg mise così sotto contratto Hurrell che divenne capo del reparto di fotografia di ritratto della Metro Goldwyn Meyer.
    Sotto la sua direzione cambiò del tutto il modo di ritrarre le star.
    Ogni divo veniva messa nella migliore luce e le fotografie contribuivano al lancio dei film sottolineando le qualità peculiari di ogni personaggio interpretato e di ogni pellicola.
    Sul set cinematografico c'era sempre il set fotografico e le fotografie avevano lo stesso spazio delle immagini in movimento.
     
    Davanti alla macchina di Hurrell in quegli anni passarono tutti gli attori sotto contratto con la MGM.
    Norma Shearer rifiutava di farsi fotografare da un altro fotografo, tanto era soddisfatta dell'immagine che Hurrell dava di lei. Feeling generalizzato tra gli attori, con forse l'unica eccezione della divina Garbo che dopo il film Romance del 1930 si rifiutò di lavorare con lui. Bizze da superstar.
     
    Nel 1932 Hurrell comunque lasciò la MGM per divergenze di opinione con la dirigenza ed aprì un proprio studio sul Sunset Boulevard (il famoso vialone di Los Angeles che tocca tra l'altro Hollywood e Beverly Hills).
     
     
    Hurrell sistema la giraffa nel suo studio
     
    Solo nel 1940 accettò di lavorare sotto contratto per la Warner Bros potendo così fotografare l'altra metà delle star che non aveva potuto vedere quando era alla MGM.
     
     
    Bette Davis, 1940, WB
     
     
    Humprey Bogart, WB, 1942
     
     
    Ingrid Bergman, WB, 1942
     
    Nella seconda metà degli anni '40 ebbe anche modo di passare alla Columbia dove di fatto contribuì a costruire l'immagine da bomb-shell di Rita Hayworth
     
     
    Rita Hayworth, Columbia, 1945
     
    Passò quindi per un breve periodo, insieme ad altri fotografi e cineasti (tra cui il grande John Ford) a lavorare per le forze armate.
     
    Al suo ritorno la sua Hollywood era cambiata. Dopo la guerra il tipo di fotografia ricercata e sofisticata che faceva Hurrell era considerata vecchia scuola, sostituita da uno stile più vicino alla realtà di tutti i giorni.
     
    Hurrell risolse così di lasciare Los Angeles per raggiungere New York e dedicarsi alla moda e alla pubblicità, dove lo stile glamour era ancora apprezzato.
    Solo negli anni '60 tornò ad Hollywood dove fotografò le star fino agli anni '80.
     
     
    Julie Andrews e George Hurrell, 1960
     
     
    George Hurrell fotografato da Helmuth Newton nel 1980
     
     
    Diana Ross, negli stessi anni
     
     
    Sharon Stone, 1987
     
     
    Natalie Cole, 1991
     
     
    Sharon Stone, 1992
     
    Morì nel 1992.
     
    continua con altri ritratti
     
    Al di là dell'immagine patinata che da di se stesso in questo ritratto giovanile
     
     
    George Hurrell, giovanissimo con il suo "strumento"
     
    il metodo di Hurrell consisteca nello studiare i suoi soggetti catturando la loro fiducia
     
     
    Clark Gable e George Hurrell scherzano sul set
     
    E' indubbio che sul set Hurrell era considerato di casa - praticamente una star egli stesso - come pochi grandi fotografi dei periodi successivi (Avedon) e di oggi (Demarchelier, Lindbergh, Testino) possono essere considerati.
     
     
     
    la confidenza che riusciva ad ottenere era la fonte del successo degli scatti.
     
    Che però si basavano su grande metodo sul set
     
     
     
     
    e una attenta posa delle luci.
     
    Tutti elementi che avevano lo scopo di costruire una immagine "ideale" della star ritratta.
     
    In fondo noi tutti abbiamo in mente questo ritratto per identificare Gary Cooper, uomo maturo e di successo
     
     
     
    o di Douglas Fairbanks, intrigante sofisticato nottambulo o guascone avventuriero a seconda del film
     
     
     
     
    anche se in fondo, tutto il genio di Hurrell non faceva altro che estrarre dal personaggio ... quei caratteri che doveva poi mostrare sul set.
     
    Una cosa difficile se hai davanti materiale poco malleabile come questo giovane Harrison Ford
     
     
     
    ma facile e divertente se il soggetto è un magnetico Errol Flynn
     
     
     
     
    o un fumoso Humphrey Bogart
     
     
     
    e in tempi più recenti
     
     
    Jessica Lange ripresa come se fosse Veronica Lake
     
     
    Brooke Shields a la Lauren Bacall
     
    Ovviamente nessuno di questi ritratti andava in stampa come era stato ripreso.
    Lunghe sessioni di ritocco con acidi e lamette permettavano ad Hurrell di ottenere l'effetto cercato con la posa sapiente di luci dirette e di Fresnel
     
     
    George Hurrell ritocca negativi
     
    Avrei tante cose da aggiungere - lo farò magari nei commenti - ma mi fermo qui.
    Una ricerca con Google vi farà comparire le migliaia di foto di Hurrell presenti in rete e ritraenti divi noti o meno noti, del cinema muto e di quello sonoro, degli anni d'oro di Hollywood.
     
    Ma voglio chiudere con due personaggi chiave per me, una Carole Lombard che i ritratti (oltre che i film) di Hurrell mi hanno fatto amare
     
     
    il ritratto di Carole Lombard che è anche la copertina del libro su George Hurrell disponibile su Amazon e che vi consiglio di acquistare
     
     
     
    che in fondo rappresentano quello che è anche il mio modo di fotografare le donne
     
    e di suo marito Clark Gable
     
    elegante
     
    o scanzonato
     
    molto di più di quanto in realtà fosse nella vita di tutti i giorni.
     
    perdutamente innamorato di Carole tanto da farlo arruolare appena dopo la morte di lei nel corso di un viaggio per raccogliere fondi per le forze armate per poi finire la carriera annegando nel wisky il suo dolore.
     
    Un'epoca che non c'è più ma che l'occhio e la mano di George Hurrell hanno reso immortale. Per sempre.
  6. M&M
    Questo articolo è stato scritto e pubblicato originariamente il 13 febbraio 2013 da Mauro Maratta su nikonland.eu.
     
     
    Mostrano tutte le loro imperfezioni i soggetti ritratti da Michael Comte ma paiono tanto naturali anche quando posano.
    Forse perché le foto stesse di Comte sono imperfette tecnicamente.

     

    Eppure é evidente sempre la presenza del fotografo nel taglio, nella posa e specialmente nella situazione.

    Tra il mondo della modo e della pubblicità ma anche tanto vicino allo sport, specie motoristico, Comte, svizzero di Zurigo, classe 1954, riesce comunque, anche quando lavora per Playboy a mantenere un taglio personale.
    Le sue foto sono sempre ritratti, vivi, palpitanti mai di maniera.

     

    e, per quanto possibile a seconda del contesto, umani, come in questo ritratto di Mohammed Alì già piegato dalla malattia :


     

     


    Formatosi come restauratore, fotografo autodidatta, a venticinque anni ebbe il primo incarico fotografico, nella moda a Parigi per Karl Lagerfeldt.
    Dal 1981 lavorò a New York per Vogue per poi trasferirsi a Los Angeles.
    Descrive se stesso come incapace di fermarsi, quando non percepisce più un senso di allarme deve spostarsi.
    Nel tempo ha potuto fotografare i personaggi più famosi del mondo dello spettacolo e dello sport, ha seguito le campagne pubblicitarie di marchi come Revlon e Ferrari, lavorando inoltre per Vanity Fair ed altre prestigiose riviste internazionali.
    Parallelamente ha avviato una personale attività come reporter e documentarista.

     


    Sicuramente ha ereditato la passione per l'avventura e la meccanica dal nonno Alfred Comte, pioniere dell'aeronautica elvetica.

    Adattare una situazione alle qualità del soggetto non é mai facile.
    Eppure sembra esserlo per Comte.

    Guardate questi tre ritratti di tre grandi stilisti, molto diversi tra loro come rappresentano perfettamente i loro caratteri :


     

    Il misterioso Giorgio Armani

     

    Dolce e Gabbana

     

    Yves Saint-Laurent con il cagnolino
    Si diceva della capacità di estrarre le personalità dei caratteri ritratti :

     

    Una Carla Bruni colorata

     

    E un fantastico Boy George

    E se sembra di maniera questo Carl Lewis :

     

    mostra invece tutto il suo carattere spavaldo questo Eros Ramazzotti in tenuta equestre :

     

    mentre del tutto lontano dal personaggio pubblico sembra questo Michael Schumacher in barca con la moglie mentre si lascia andare in tenerezze :

     


    Viceversa portano tutto il carattere aggressivo dei primi anni di carriera questi due ritratti di Sharon Stone e Sonia Braga :


     

     


    o l'enigmatico Jeremy Irons dell'affare Von Bulow :

     


    ma mai alternativi come questa Pamela Anderson inedita (ma sarà questa la vera Pam o quella sfolgorante con una sesta chirurgica di Sante D'Orazio ?) :

     


    o questo Sylvester Stallone floreale :

     


    Elogio Dell'Imperfezione. Ebbene, imperfezione dei soggetti ma anche della messa a fuoco, del rispetto per le regole di composizione, perfino per la corretta esposizione alle volte.
    Eppure, forse per questo, quanta umanità nei suoi personaggi :


     
      







    Andando a personaggi imperfetti, Michael Comte ha espresso un lungo sodalizio fotografico con l'ex First Lady francese, Carla Bruni. Le loro foto hanno recentemente raggiunto quotazioni stellari:

     
     

     




    Ma secondo me sono di gran lunga più interessanti le prove con Helena Christensen, altra musa di Comte :


     
     


    Comunque basta sfogliare il web per trovare foto di Comte. Io vi invito anche a visitare il suo sito.

    Tutte le foto, riportate qui per scopi divulgativi/accademici sono ©Michel Comte. 
  7. M&M
    Questo articolo è stato originariamente scritto e pubblicato da Mauro Maratta su nikonland.eu il 6 febbraio 2014.
    Io preferisco fotografare il palcoscenico dopo che gli attori se ne sono andati
     
     
     
    Lettiere per Ostriche, Studio, Isole Chausey, Francia, 2007 © Michael Kenna
     
     
    Ho scelto di fotografare l'assenza di persone, la memoria della loro presenza, le tracce che si lasciano dietro
     
     
    Gradini e foglie. © Michael Kenna
     
      
    Produzione di alghe, Studio #10, Xiapu, China. 2010 © Michael Kenna
     
    Anzichè le onde del mare, a volte posso desiderare una morbida superfice nebbiosa. Quando voglio il movimento o le scie delle stelle, allungo l'esposizione. Certe volte arrivo a 10 o a 12 ore di esposizione
     
     
    La luna sopra Puget Sound, Seattle, Washington, USA. 2013 © Michael Kenna
     
     
    Cacciatori di luna sul Mar Nero, Odessa, Ucraina. 2013 © Michael Kenna
     
     
    Milford Sound, Studio #2, New Zealand. 2013 © Michael Kenna
     
    Trovo che il bianco e nero sia più malleabile e misterioso del colore, è una interpretazione della realtà più che un riflesso della realtà. Non mi interessa copiare e descrivere ciò che vedo. Sono più interessato ad entrare in sintonia con ciò che fotografo. Il colore è troppo specifico per me. Vediamo tutto a colori per tutto il tempo. Le fotografie a colori non hanno alcun appeal per me
     
     
    Parete di Budda, Palazzo d'estate, Pechino, Cina. 2007 © Michael Kenna
     
     
    Il ponte di Podolsko-Voskresensky, Studio #2, Kiev, Ucraina. 2013 © Michael Kenna
     
     
    Il Caino di Vidal, Giardini delle Tuileries, Parigi, Francia. 2010 © Michael Kenna
     
     
    La Torre Eiffel, Studio #7, Parigi, Francia, 2007 © Michael Kenna
     
    Sono sempre stato affascinato da pittori come Turner, Picasso e Kandinsky
     
     
    Alberi nel ghiaccio, Cheongsong, Gyeongsangbukdo, Sud Korea, 2011 © Michael Kenna
     
     
     
    Veduta di Thalys, Brussels, Belgio. 2010 © Michael Kenna
     
     
    Veduta di Shanghai, Cina,  2011 © Michael Kenna
     
     
    Barche sul Fiume Ross, Hanoi, Vietnam, 2008 © Michael Kenna
     
     
    La spiaggia di Copacabana , Rio de Janeiro, Brasile, 2006  © Michael Kenna
     
     
    Il mio fotografo giapponese preferito è Daido Moriyama. Lo è per diversi motivi, probabilmente perchè per lo più é l'opposto di ciò che faccio io
     
     
    Reti da pesca e il monte Daisen, Yatsuka, Honshu, Giappone, 2001   © Michael Kenna
     
     
     
    Steccato su per la collina, Studio #2, Teshikaga, Hokkaido, Giappone, 2002  © Michael Kenna
     
     
    isole di Pier e Nakashima, Lago Toya, Hokkaido, Giappone, 2002 © Michael Kenna
     
     
    Ritratto di albero, Studio #3, Wakoto, Hokkaido, Giappone, 2002 © Michael Kenna
     
     
    38 pali, Nagahana, Honshu, Giappone, 2002 © Michael Kenna
     
    Io sono interessato alle interrelazioni, giustapposizioni e interazioni tra i paesaggi e le strutture che noi, umani, lasciamo nel paesaggio.
    Storie, impronte, evidenze, tracce, atmosfere e storie
     
     
    Praga, Cecoslovacchia, 1992 © Michael Kenna
     
     
    Praga, Cecoslovacchia, 1982 © Michael Kenna
     
     
    Cento e quattro uccelli, Praga, Cecoslovacchia, 1992 © Michael Kenna
     
     
    Stazione di Branik, Praga, Cecoslovacchia, 1992 © Michael Kenna
     
     
    Chrysler Building, Studio #3, New York City, USA, 2006 © Michael Kenna
     
    Qualche volta mi lascio ispirare da altri fotografi come Bill Brandt, Josef Sudek, Eugene Atgét
     
     
    Il battello del Fiume Hudson , New York City, USA, 2000 © Michael Kenna
     
     
    Le Torri Gemelle, New York City, USA, 2000 © Michael Kenna
     
     
    Portatrice di torce, Praga, Cecoslovacchia, 1990 © Michael Kenna
     
    comincio andando nelle stesse location che si vedono nelle loro fotografie, come hanno fotografato, perché lo hanno fotografato, cosa hanno visto
     
     
     
     
    uccello in volo sopra San Marco, Venezia 1990 © Michael Kenna
     
     
     
    ***
     
    Michael Kenna è nato nel 1953 nel Lancashire, in Inghilterra. Ultimo di numerosi fratelli e sorelle è stato l'unico ad avere la fortuna di continuare gli studi. Ha frequentato l'istituto d'arte e poi l'accademia fotografica dove si è specializzato nella stampa. Negli anni '80 si è trasferito a San Francisco dove ha continuato a fare lo stampatore.
    Finora ha fotografato esclusivamente a pellicola con medio formato principalmente in 6x6, raramento in 4x5''. Sono rare le sue fotografie a colori, principalmente per occasionali richieste commerciali.
    Sa che prima o poi dovrà fare i conti con il digitale e non ne fa un dramma perchè vede che sia la chimica che le carte continuano ad essere sempre più rare da reperire.
    Ha luoghi che ama fotografare particolarmente (oltre all'Inghilterra, gli Stati Uniti, l'Estremo Oriente, Praga, l'Ucraina, l'Italia) e che torna a visitare periodicamente.
    Durante le lunghe esposizioni notturne (che possono durare anche 10-12 ore) si rilassa e non fa assolutamente nulla. E' un lusso che é felice di potersi permettere in quei frangenti.
    La sua ispirazione viene da ciò che vede e cerca di vedere attraverso un mezzo che dia una interpretazione del reale, non che riproduca il reale.
    Non si fa problemi ad ammettere che spesso trae da altri fotografi l'idea e lo fa nel modo più semplice. Se lo ispira Sudek, va nella Praga di Sudek a vedere con i suoi occhi ciò che Sudek ha visto e ha fotografato.
    Ovviamente stiamo parlando di fotografia intesa come gesto artistico e raramente documentario.
    Nelle sue fotografie l'uomo non c'è. Ci sono le sue tracce. Come nei romanzi di Simak, dove i cani raccontano attorno al fuoco le storie degli uomini che un giorno hanno conosciuto e che si sono estinti ...
    Per certi versi è il fotografo della sua generazione che vanta il maggior numero di imitazioni. Probabilmente una parte degli introiti della vendita di filtri ND1000 e big stopper dovrebbe essere versata a lui.
     
    ***
     
    Adoro Michael Kenna perchè la sua fotografia è il mio opposto. Lui è mite e paziente per quanto io sono impetuoso e impaziente.
    Lui ama luci eteree, bianchi smorti e paesaggi nebbiosi per quanto io concepisco solo luci intense, colori accesi, ombre scurissime, il fuoco contro la bruma.
    Io sono un umanista, fotografo le persone anche se non ne sono particolarmente attratto. Lui non fotografa le persone che per la loro assenza.
    In un certo senso il soggetto è lo stesso, cambiano i tempi. Probabilmente in fondo è la stessa cosa, solo una diversa, profonda, sensibilità.
     
    Il sito di Michael Kenna è pieno di notizie e di suoi lavori, questo racconto fotografico del suo lavoro, forzatamente parziale per non esagerare con gli spazi, prende vita da diverse interviste da lui rilasciate. Quindi è lui che ci parla, con le sue foto e il suo pensiero.
     
    Grazie Mr. Kenna  
  8. M&M
    Questo articolo è stato originariamente scritto e pubblicato da Mauro Maratta su nikonland.eu il 16 ottobre 2014.
     
    Paolo Roversi, classe 1947, italiano trapiantato a Parigi, tra i più affermati e ricercati fotografi di moda del mondo.
    Ha firmato servizi per tutte le riviste più famose, per tutte le edizioni. Vogue trabocca di sue foto.
    Sempre legato alla pellicola in grande formato, specialmente alla Polaroid 20x25 cm. Solo foto in studio, con luce diffusa e soffusa. Quella pellicola gli consente di creare colori eterei.
    Roversi non si cura molto di come sia la realtà, lui cerca di ricreare il sogno che ha cercato di fermare in quell'attimo.
     
    Solo ultimamente sta transitando al digitale, per necessità, perchè prima o poi il suo materiale sensibile terminerà o non sarà più utilizzabile. E, certamente, su pressioni dei committenti. Ma non gli piace.
    Forse perchè troppo realistico, troppo spietato per materializzare i suoi sogni ?
     

    Un lavoro abbastanza recente per Yves Saint Laurent ma che a mio parere può ben testimoniare il mondo di Roveri, legato in particolare all'innocenza e alla fanciullezza. Anche quando c'è del nudo.
     

    Vlada Roslyakova, Paolo Roversi
     

    Roksanda Ilincic, 2010
     
    Una campagna per Alberta Ferretti:










     
     

    Nadja Auermann
     
    Andiamo al bianco e nero per un servizio che ha creato una vera icona, legandosi strettamente alla modella-fanciulla appena arrivata dagli Urali, Natalia Vodianova
     







     



     
    Quegli sguardi chiarificano le parole dello stesso Roversi ma al tempo stesso materializzano cosa sia realmente una musa per un artista di questo calibro.
    La Vodianova adesso è matura ed una una super-top model, all'epoca (2004) era poco più che una bambina.
    Sono sempre situazioni semplici, quelle preferite dai grandi fotografi. Un fondale messo alla buona, pochi elementi che spezzano la scena o fanno puntare lo sguardo, sempre, intensità e sogno
     







     
    Modelle o attrici ?

    Scarlett Johansson, Vogue Italia, ottobre 2013
     





     
    White Story
     



     
    pubblicità varie 











     
    Torniamo ancora un attimo al bianco e nero prima di chiudere, con due top model colte nella loro essenza peculiare :
     

    Kate Moss


    Milla Jovovich
     
    e chiudiamo con il più tipico stile di Roversi
     



     

    fondale messo li così
     

    il Vogue più sfacciato degli ultimi anni (2012, Guinevere Van Seemus)
     
    ad uno stile più edulcorato, sicuramente voluto dal committente
     



    la campagna di Hermes
     
    che ricorda un pò lo stile dell'ultima Leibovitz ed io, sospetto, sia più che altro dettata da qualche onnipotente art editor
     
    va inserita certamente in questo filone l'attuale campagna di Dior con Natalie Portman



     
    di grande qualità ma troppo perfettina e priva di quella dimensione onirica che è sempre stata la firma - imitatissima di Paolo Roversi
     

    quando ha potuto muoversi in libertà.
     
    Inutile aggiungere altro, in rete si trovano migliaia di sue foto ed ognuno potrà scegliersi quelle che preferisce.
     
    Questo articolo vuole essere un umile tributo ad un grande, in questo senso tutte le immagini presentate non vogliono in alcun modo ledere i diritti di copyright che restano dei legittimi proprietari.
  9. M&M
    Il negozio di New Old Camera nel cortile sito tra la centralissima Dante e la meno conosciuta Via Rovello, è un punto di riferimento nazionale da decenni, per gli appassionati di materiale fotografico e di fotografia.
     

    una delle vetrine del negozio principale
     
    Io l'ho visto crescere nel tempo, quasi da quando ha aperto e l'ho visto trasformarsi anno dopo anno.
    Adesso il negozio ha una struttura importante, con tanti addetti.
     
    Se il nome del negozio voleva sin dall'inizio indicare la volontà di trattare sia materiale nuovo che usato, è indubbio che la sua fama è più che altro legata al mondo dell'usato.
    Usato di tutti i marchi e di tutti i formati.
     

    un bel modello di Nikon in vetrina. Di quando Nikon era Nikon ...
     

     
    Ma chi pensa che New Old Camera sia solo usato sbaglia. E' già da un bel pezzo che il negozio tratta direttamente il materiale nuovo, anzi, per molti marchi rappresenta l'eccellenza :
     

     
    ed é addirittura tra i negozi selezionati a trattare come specialista, la nuova Fujifilm GFX 50S o la nuova Hasselblad X1D, apparecchi che non troverete in ogni negozio.
     

     
    Ma per quello che conosco io il grande Ryuichi Watanabe, proprietario e dominus della società NOC, tutto questo non basta.
     
    Il mercato fotografico è in una fase di difficoltà e di transizione.
    Se fino a qualche anno fa i grandi marchi mettevano in vendita il materiale nuovo sicuri di vendere tutto, oggi i volumi di vendita sono in netto calo, una frazione dei tempi d'oro.
    Un contesto in cui, per accaparrarsi maggiori quote di vendita, i vari marchi lanciano continuamente novità interessanti, spesso sovrapposte.
     
    Non possiamo nascondercelo, ce lo confermano i fatti.
    Il negozio tradizionale a bordo strada che offre semplicemente la vendita al miglior prezzo è destinato a scomparire.
    Anzi, molti negozi, anche un tempo molto noti, hanno chiuso.
    E quelli che non sono in via di trasformazione, non godono di ottima salute.
    C'è la concorrenza della vendita online e c'è l'informazione via web che corre veloce.
    E' difficile competere ad armi pari e bisogna inventarsi qualche cosa per continuare ad operare più serenamente.
     
    Ryuichi ha una ricetta a tutto ciò. Il suo negozio vuole essere un punto di riferimento per quelli cui la voce o la notizia del web non basta.
     
    Quelli che vogliono confrontarsi di persona, vogliono sentire dalla voce di un esperto se la tal macchina o il tal obiettivo è la risposta alle loro esigenze.
     
    Ma soprattutto vogliono toccare e provare di persona l'oggetto del desiderio.
     
    E' nato così il servizio "demo". Con la collaborazione di alcuni marchi illuminati, viene messa a disposizione della clientela una grande quantità di materiale che può essere visionato e provato direttamente in negozio.
    Chi crede che si tratti solo di oggetti entry-level di poco conto dia un'occhiata alla lista : c'è anche tanta roba molto costosa che viene tenuta in giacenza appositamente per noi.
     
    Infatti non è materiale destinato alla vendita ma sta comunque in vetrina pronto da essere utilizzato.
     

    la vetrina del materiale "demo" di Nikon, ci sono anche la Nikon D500 e la Nikon D5 che ci sono state gentilmente date in test l'anno scorso.
     
    Infatti noi stessi abbiamo potuto sfruttare questa opportunità, potendo in alcuni casi offrire un test in anteprima solo grazie alla gentilezza di NOC che non finiremo mai di ringraziare.
     
    Nel tempo abbiamo provato in prestito temporaneo da NOC :
     
    01/04/2016 - Nikon D5 : semper fidelis (test/prova) 
    30/04/2016 - Nikon D500 : primo impatto (test/prova/review)
    14/07/2016 - Leica SL : la regina delle mirrorless vista da un nikonista doc (test/prova)
    19/10/2016 - Olympus PEN-F : noblesse oblige (test/prova)
    04/06/2017 - Fujifilm GFX 50S : piccola o grande ? (test/prova)
     
    e scusate se vi sembra poco !
     
    A seconda del valore dell'apparecchio - sia un corpo Leica, sia un obiettivo Sigma o un kit Olympus - varia la durata del tempo a disposizione del cliente.
    La presa di contatto può avvenire in negozio, oppure fuori dal negozio, per le strade vicine.
    Ma c'è anche la possibilità, per particolari modelli, di avere un prestito per un periodo più lungo, anche di un giorno.
    Purchè, ben inteso, l'utilizzo sia strettamente legato al test : NOC non offre noleggio !
     
    Naturalmente le condizioni dipenderanno molto dal fatto se siete un cliente conosciuto o meno. Vi saranno proposte le normali procedure di cautela che possono andare dal semplice documento di identità fino ad un eventuale deposito cauzionale.
     
    Ma tutto con la massima cortesia e disponibilità che sono le peculiarità che rendono diverso NOC dagli altri negozi.
     
    Ma non basta.
     
    Dicevo che l'altro punto su cui Watanabe insiste è il contatto con professionisti, operatori del settore, grandi fotografi in grado di mostrare direttamente al potenziale acquirente le potenzialità degli apparecchi presentati.
     
    Nel nuovo Meeting Point di NOC, di fronte al negozio principale
     

     
    si svolgono frequentemente appuntamenti (iscrivetevi alla newsletter per avere gli aggiornamenti settimanali : sono veramente tanti)
     

     
    e se è normale che ci siano le presentazioni dei vari marchi, come quello dello scorso 25 febbraio di Sigma cui io ho partecipato come Sigma Ambassador per l'Italia
     
       
     
    sono altrettanto frequenti le giornate di fotografia operativa con tutor e maestri, spesso gratuiti o con quote di partecipazione convenienti, promossi con la collaborazione degli amici di NOC.
     
    Io credo che solo queste iniziative possano riavvicinare gli appassionati ad un mondo che negli ultimi anni si è eccessivamente spersonalizzato e virtualizzato.
    E credo allo stesso tempo che sia nell'interesse di chi vuole informarsi in maniera veramente consapevole prendere contatto ed approfittare di queste iniziative.
     
    Che sia il semplice 'demo' quello che fa per voi, oppure una giornata di contatto e formazione con ciò che già possedete o che vorreste comperare, rifletteteci sopra e andate da NOC.
     
    Naturalmente dovreste poi sentivi moralmente impegnati ad acquistare da loro ciò che vi viene gentilmente offerto in dimostrazione. La vostra fedeltà consentirà loro di continuare ad espandere l'offerta : è nell'interesse di tutti.
     

  10. M&M
    C'è un breve momento in cui tutto quello che c'è nella mente, nell'anima e nello spirito di una persona si riflette attraverso i suoi occhi, le mani, il suo atteggiamento. Questo è il momento di scattare.
     
    Guarda e pensa prima di aprire l'otturatore. Il cuore e la mente sono il vero obiettivo della fotocamera.
     
    In ogni uomo e donna é nascosto un segreto, come fotografo il mio compito é rivelarlo, se posso.
     
    Yousuf Karsh
     
     
     

    Yousuf Karsh suggerisce la postura delle mani a Papa Giovanni XXIII
     
    Yousuf Karsh è il più grande fotografo ritrattista del nostro tempo.
    La sua firma vale, con le dovute proporzioni dovute al differente mezzo, quella di Caravaggio o di Hayez  o di Boldini per avvicinarci di più ai tempi nostri .
    Nel suo studio di Ottawa c'era la fila per farsi ritrarre.
    E lui poteva andare a ritrarre chi voleva.
     
    Nato in Armenia nel 1908, fuggito alle persecuzioni con la famiglia nella più tranquilla Aleppo, si ritrovò nel Quebec da uno zio che faceva il fotografo. Lo zio, viste le potenzialità di Yousuf, gli trovò un posto di apprendista presso un suo amico ritrattista di Boston.
    John Garo, che era anche un pittore, oltre che fotografo, lo iniziò alle tecniche di illuminazione in studio con la luce artificiale e lo introdusse nell'ambiente dei pittori.
    Una formazione che pose le basi di quella che sarà poi l'illuminazione drammatica di tanti ritratti del Karsh professionista.
    Fatti tre anni di apprendistato e frequentata anche la scuola d'arte serale, ritornò in Canada per aprire un suo studio nela capitale, Ottawa.
    La dedizione nel suo lavoro e la fortuna gli consentirono di introdursi negli ambienti governativi per fotografare i dignitari in visita nel suo Paese.
     
    La fortuna gli consentì di scattare il celeberrimo ritratto di Winston Churchill nel 1941
     

    Yousuf Karsh : ritratto di Winston Churchill, Ottawa, 1941
     
    uno scatto destinato a diventare un'icona del XX secolo e che gli valse la notorietà.
     

     
    Una foto importante (più tardi Karsh venne soprannominato "l'uomo che tolse il sigaro di bocca a Churchill") ma cui non si arriva certo per caso se guardiamo questa foto del 1936, che apparentemente sembra una istantanea ma che in realtà è un ritratto dell'epoca prebellica :
     

    il Presidente Roosevelt (con suo figlio) in visita nel Quebec a colloquio informale con il primo ministro canadese e il governatore generale del Quebec. Il modo più semplice per far sapere alla Corona Inglese cosa poteva pensare della situazione europea l''inquilino della Casa Bianca ?
     
    Per 67 anni ebbe la costanza di applicare il suo metodo al suo lavoro.
    Se deve alla fortuna la fama, questa si è certamente sviluppata solo per le sue capacità.
     
    Ogni suo ritratto è diverso dagli altri. Ma in tutti si riconosce la sua firma.
    E non c'è fotografo al mondo ancora oggi che, magari inconsciamente, non gli debba qualche cosa.
     
    Del resto, nei 67 anni di ininterrotta attività, Karsh annotò non meno di 15.278 sessioni fotografiche, lasciando qualche cosa come 150.000 lastre di grande formato scattate con il suo banco ottico, sviluppate personalmente e stampate a regola d'arte.
     
    Sono numeri impressionanti anche per il convulso mondo digitale odierno (una lastra in 20x28cm vale lo sforzo di centinaia di scatti in 35mm in digitale) che però non scalfiscono che la superficie di questo gigante della fotografia.
     Quale era il suo segreto ?
     

    Karsh osserva una lastra prima di caricarla in macchina.
     
    1) mettere a proprio agio il soggetto
     
    Una persona sta meglio quando è comodamente seduta.
    Sembra banale ma permette già di raggiungere metà del risultato
     
    2) conoscere il proprio soggetto
     
    Karsh si documentava sulla vita e le peculiarità di chi doveva fotografare.
    Ne arrivava a conoscere tanto i dettagli da poter poi guidare la conversazione su argomenti familiari che potessero alleviare la tensione di chi, non professionalmente, posa per un fotografo.
     

    Karsh a colazione con Albert Schweitzer
     
    per farlo si prendeva il tempo necessario, arrivando anche ad una relazione di familiarità con chi fotografava, quando possibile.
     

     
    basti vedere l'atteggiamento di confidenza con Ernest Hemingway. I due sono ripresi nella casa dello scrittore all'Havana, nel 1957.
     
    Certo non con tutti, ma volete dire che dal 1943 al 1984 i rapporti saranno rimasti freddi e distaccati ?
    Dall'espressione di Sua Maestà non si direbbe
     

    Sua Altezza Reale la Principessa Elisabeth Windsor nel 1943
     

    Sua Altezza Reale la Regina Elisabetta II nel 1984
     
    considerando che se uno scatto della Regina è diventato il francobollo standard di tutto l'Impero Britannico
     

     
    e che le fotografia ufficiali non posso che essere formali
     

    1966, Londra, la Regina Elisabetta d'Inghilterra con il Principe Filippo di Edimburgo
     

    1984
     
    ma io noto nell'espressione la rilassetezza che si può provare solo davanti ad una persona di cui ci si fida

     
    anche in questo scatto con i figli dove anche il compassato Principe Carlo appare sorridente e rilassato

     
    Senza questa capacità di entrare in relazione e di cogliere l'attimo fuggente non si spiegherebbe altrimenti questa altra icona del XX secolo :
     
    il celeberrimo ritratto di Albert Einstein, del 1948

     
    o questo, altrettanto fermo nella nostra memoria del già citato Hemingway
     
     
     

     

    a sinistra, Karsh in posa davanti alla sua camera, a destra mentre con un dito suggerisce la postura al soggetto inquadrato
     
    3) essere pronto ad improvvisare traendo ispirazione dal soggetto e da quanto ti succede davanti
     
    lasci il soggetto libero di essere se stesso come in questo caso
     

    il cancelliere tedesco Willy Brandt
     
    oppure, se per esempio è un attore, gli dai uno spunto e poi lasci che sia lui ad interpretare il suo ruolo più congeniale
     

    con Alain Delon in studio
     

     
    magari lo lasci distrarre
     

     
    trafficando con le tue apparecchiature
     

     
    mentre gli parli
     

     
    e poi lo prendi sull'attimo, secondo come sei isprirato dal soggetto stesso.
     

    ancora Delon, stessa sessione
     

    Depardieu
     

    Woody Allen
     

    Bogart, 1948
     

    Laurence Olivier
     

    Clark Gable, 1946
     
    magari non gli dai il tempo giusto per sedersi, per vedere l'espressione che ha mentre si appoggia
     

    Alfred Hitchcock
     
    raggiungendo livelli di spontaneità diversamente inimmaginabili ... per un attore, come in questo splendido ritratto dell'altrettanto splendido Yul Brynner
     

     
    certo con gli attori é più facile
     

    come questo ispirato Gregory Peck che non aveva ancora conosciuto Moby Dick
     
    meglio ancora se hanno gli abiti di scena come lo straordinario Mosè interpretato da Charlton Heston

     

    un grande regista può anche essere molto ispirante
     
    è più complicato con persone differenti.
    Ma se poi ha un grand'uomo che è anche stato un attore, allora puoi lasciarlo recitare per te
     

    Ronnie Reagan, 1980
     

    Karsh nel suo studio sistema le luci sul soggetto
     
    4) la luce non è solo illuminazione
     
    appreso studiando pittura e seguendo il teatro, quanto sia importante la luce.
    Che non è solo illuminazione, nel senso di luce sufficiente a formare l'immagine sul materiale sensibile (sul sensore, oggi) ma il modo di esprimere, assecondare o sottolineare i tratti e i caratteri di un volto umano.
     
    Io ne vedo i risultati in particolare in questa carrellata di politici, ritratto stretto limitato al volto, di personaggi importanti, in grado di cambiare la storia e allo stesso tempo soli, nella solitudine di chi prende decisioni per gli altri.
     
    La luce svolge un ruolo fondamentale, così come la postura che la asseconda o la esalta (e viceversa)
     

    Ronnie Reagan
     

    e il suo antagonista Michail Gorbatchev
     

    Jimmy Carter
     

    Eisenhower. Qui Ike è scuro e duro come l'acciaio delle bombe e dei cannoni che hanno devastato la Germania dei suoi progenitori.
     

    JFK
     
    del quale vediamo una panoramica a 180° con le mani che svolgono il ruolo di smorzare la luce secca
     


     
    Karsh racconta di aver incontrato Reagan dopo che aveva discusso per due ore con il Segretario di Stato, pranzato con il Cancelliere Tedesco e ricevuto il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.
    Stanco ma ancora in grado di raccontare barzellette ...
     

     

    Karsh ritratto ad una mostra di sue fotografie
    5) la reputazione è importante per la riuscita di un ritratto
     
    sembra banale ma la reputazione del fotografo conta. Come e più del suo portfolio.
    Quando si ha a che fare con personaggi importanti, con una agenda piena, diffidenti o impegnati.
    Altrimenti non solo si fa fatica a farsi ricevere ma ci si trova di fronte un'istrice difficile da penetrare.
     
    Karsh racconta di essere riuscito a stento a far sedere Nelson Mandela, appena giunto dall'Africa all'Onu, stanco e teso per il viaggio e le preoccupazioni
     

     
    che solo dopo un pò di conversazione con un uomo di grande umanità come Karsh, riuscì a rilassarsi tanto da permettere questo istante di libertà dai pensieri
     

     
    sottolineato da una risata liberatoria
     
    e se sembra ansioso di mostrare la propria grinta Fidel Castro
     

     
    non lo è affatto il Crushev della scarpa sul tavolo
     

     
    figuriamoci l'impettito De Gaulle

     
    o quell'Harry Truman con ancora il gravoso fardello di essere stato l'unico Presidente della Storia ad autorizzare lo sgancio di due atomiche su civili inermi ...

     
    pensate che il Visconte di El Alamein (sic!) avrebbe permesso a qualunque fotografo di ritrarlo ?
    Guardate le mani (!)

     
    o Maggie Thatcher, impegnata nella sua guerra con il mondo ?
     
     
     
    Chiaramente non possono essere solo questi i segreti di Karsh.
    Sono le indicazioni che vengono dai tanti aforismi citati, dalla lunga carriera di una leggenda.
    Un uomo in fondo anche molto vanitoso che ha giustamente goduto in vita del suo successo.
    Ritirandosi solo nel 1998, alla tenera età di 90 anni suonati (morirà nel 2002).
     
    Gli altri restano nelle sue tante foto, nel garbo, nella grazia, nella forza di tanti scatti a persone della più diversa estrazione e livello.
     
    Personaggi famosi
     

    Dali
     

    Giovanni Paolo II
     

    Albert Einstein
     

    Jacques Cousteau
     

    Cassius Clay
     

    Andy Warhol
     

    Alfred Hitchcock
     

    Bernard Shaw
     

    Madre Teresa
     

    Picasso
     
    Di Picasso, Karsh racconta di essere andato a casa sua.
    E questi, visto il caos dei tanti figli che giocavano rincorrendosi per casa, suggerì di trovare un pò di pace nel suo studio.
    Ne venne fuori questa foto, un pò fuori dagli schemi anche per Karsh (l'ispirazione del momento) ma certamente a tema con lo stile del soggetto.
     
     
    Una frase di Karsh, poco politicamente corretta per lo stile di oggi che riporto in questa pagina dedicata alle attrici.
     
    Fotografare le belle donne è un peccato, perchè devi spegnere la luce solo quando se ne sono già andate via (per sviluppare le lastre, evidentemente)
     

    Audrey Hepburn ad inizio carriera
     

    Sophia Loren
     

    la giovane Liz Taylor appena arrivata in America
     

    l'incantevole Ingrid Bergman, anche essa appena giunta ad Hollywood
     

    ancora la Hepburn ai tempi di Sabrina
     

    Anna Magnani nei suoi anni hollywoodiani
     
    Karsh venne anche incaricato di immortalare l'evento rappresentato dalle nozze di Grace Kelly con Rainier di Monaco
     




     
    un soggetto tanto abbagliante quando ripreso bene come in questo scatto
     

     

    Anita Ekberg ai tempi della Dolce vita
     
    e Lauren Bacall emancipata dopo la morte di Bogart
     
     


     
    Ovviamente un fotografo di queste capacità, sebbene principalmente impegnato nel ritratto, poteva occuparsi di altro.
    Nel 1952 accettò un lavoro di approfondimento sulle condizioni del suo Paese di adozione - il Canada - nel periodo post-bellico.
     
    Riporto alcuni scatti
     

     

     

     

     

     
    altro non sono se non ritratti ambientati ma caratterizzati dall'opera, dal lavoro.
     
    Nei primi tempi di attività si dedicò anche al nudo in studio, di grande delicatezza
     
     
     

     
    Concludo con un mondo a me molto caro e che ai tempi di Karsh era l'epoca d'oro, i musicisti.
     


    Arthur Rubinstein
     

    il grande compositore finlandese Jean Sibelius
     


    Glenn Gould nel 1957, all'apice della carriera concertistica prima della decisione di dedicarsi esclusivamente alla sala d'incisione.
     

    Jasha Heifetz
     

    Jehudi Menuhin
     

     
    Potremmo continuare per giorni con le 150.000 lastre donate al museo da Karsh.
     
    Io trovo le sue immagini straordinarie anche se in un certo senso (in senso buono) confinate nel loro tempo.
     
    Palpitano di vita e di umanità, di garbo e di sensibilità. Sembra di vedere Karsh con i suoi grandi occhi indagatori che fissano i soggetti, invitandoli con infinita dolcezza a donarsi al suo otturatore, nell'atto di attendere il momento migliore per scattare.
    Sono tanti scrigni che racchiudono storie straordinarie. Alcune che restano nella nostra memoria al posto del nome del fotografo, ignoto ai più, altre che ci riportano ad un tempo di cui abbiamo smarrito il ricordo.
     
    Ho scelto di chiudere con due ritratti opposti ma legati dal vivo spirito di spontaneità, uno che guarda direttamente lui e non la camera
     

    il maestro Ansel Adams che nella vita non si è allontanato a più di 5 miglia dalla sua montagna che sorride bonariamente al maestro Yousuf Karsh che invece ha trasvolato l'Atlantico innumerevoli volte per immortalare i VIP di tutto il mondo. Due personaggi del tutto opposti, sebbene legati a stretto filo dalla loro arte
     

     
    e la grande tenerezza spontaneamente regalataci da Laurence Olivier nei confronti della moglie Vivien Leigh in uno degli oramai rari momenti di lucidità di questa, negli ultimi anni del loro matrimonio, entrambi incuranti della presenza del fotografo.
     
    Una foto impossibile per chiunque altro. Un altro segreto ?
     

     
    nessun segreto, se guardiamo questa foto, fatta a loro insaputa che li ritrae nella loro familiarità.
    Il fotografo e i suoi soggetti messi sullo stesso piano.
     
    Persone legate, non creature aliene ed estranee.
     
    ******************************************
     

    Mi sono avvicinato con grande umiltà a questo articolo, pensandolo nell'ultimo anno.
    Sentendomi inadeguato a sondare un tale monumento di arte e umanità.
    Mi sono sentito alla fine in dovere di scriverlo perchè penso che non possa mancare su Nikonland, un tributo al più grande ritrattista del nostro tempo.
    Qualcuno che, con il cappello in mano e grande senso di inadeguatezza mi spingo a mettere vicino ai miei miti, Caravaggio, Velasquez e Vermeer, del tutto incapace di andare oltre nella mia modesta analisi dell'opera di un genio inarrivabile.
     
     
    Per chi volesse approfondire, segnalo, disponibile (ma non sempre) il libro :
    Karsh: A Biography in Images

    un libro biografico per immagini redatto dal curatore del Museum of Fine Arts di Boston che è scritto in modo tale che pare che Karsh vi racconti prima la sua vita e poi vi illustri egli stesso, per aneddoti, le sue foto più rappresentative.
    Un libro molto pregevole, secondo me. 200 pagine, 38 euro su Amazon.
    ***
    Il 21° secolo è l'era della superficialità.
     
    Non solo i personaggi pubblici non durano - c'è ancora la Regina Elisabetta che Karsh ha fotografato a 16 anni ma non ci sono altre donne di quella rilevanza, o sono morte oppure non sono ancora nate - mentre i fotografi famosi della nuova leva sono imbarazzanti sul piano culturale, vuoti sul piano morale e in quanto a sensibilità umana, mi verrebbe da voltarmi dall'altra parte.
    Ho letto una intervista ad un notissimo ritrattista di oggi (sui 40 anni scarsi, mica 70) che ... fa venire voglia di piangere.
    In quanto a Gandhi dubito sia mai entrato in uno studio fotografico.
    Ma ho trovato Indira

    Indira Gandhi di Yousuf Karsh
    e BB

    Avevo dimenticato ...
    Walt Disney con il suo sorriso contagioso

    e tra i musicisti


    Pablo Casals
     

    e Mstislav Rostropovich
    Karsh che osserva una delle sue innumerevoli lastre

    (autoritratto)

    Man Ray
     

    Marc Chagall
     

    Marcel Marceau
     
    e il mitico Rudy

  11. M&M
    E' semplice ed immediato, molto più di prima.
    Il sistema più facile è premere sul comando "Non letti" che si trova sulla destra della pagina, sotto al Cerca.
    Questo comando vi invierà dentro al menù Novità, opzione Non Letti e vi evidenzierà tutti i contenuti che non avete letto negli ultimi ... 365 giorni, di tutto il sito, forum, gallerie, articoli, blog e club compresi.
    Così non vi sfuggirà nulla.
    Ovviamente potete personalizzare la selezione.
    Oppure, come faccio io, andare direttamente nel Menù Novità, sotto al logo di Nikonland, e scegliere Tutte le Attività.
    Questo vi elencherà tutto, anche ciò che avete già letto.

     
    adesso la cosa difficile sarà ... come farvi scoprire che vi dovrebbe interessare leggere questo articolo ...
  12. M&M
    Jeanloup Sieff - La grazia del bianco e nero
    "Il denominatore comune di tutte le foto é sempre il tempo, il tempo che scivola via tra le dita, fra gli occhi, il tempo delle cose, della gente, il tempo delle luci e delle emozioni, un tempo che non sarà mai più lo stesso" (J. Sieff).
     

    autoritratto

    Note biografiche

    Nasce a Parigi nel 1933, da genitori di origine polacca.
    Inizia a fotografare all'età di 14 anni con una macchina fotografica ricevuta in regalo per il suo compleanno. Studia fotografia a l'Ecole de Vevey in Svizzera per poi seguire una breve formazione di giornalismo.
    1950 pubblica la sua prima fotografia per Photo - Revue.
    1954 inizia a lavorare come freelance per Elle e nel 1955 come reporter.
    1958 spinto dal desiderio di cambiamento, lascia Elle per una breve esperienza come reporter all'Agenzia Magnum, per la quale realizza un servizio su uno sciopero di minatori in Belgio che gli varrà il Prix Niepce, 1959.
    1959 lascia l'agenzia Magnum.
    1961 si trasferisce a New York dove vivrà fino al 1966.
    1966 rientra a Parigi e lavora per diverse testate (Jardin de Mode, Vogue, Harper's Bazar, Paris-Match, Femme, Photo-) mentre le sue fotografie vengono esposte in prestigiose mostre in tutto il mondo.
    1974 inizia la stesura di un romanzo che rimarrà incompiuto.
    1981 nominato Chevalier des Arts et Lettres a Parigi.
    1990 nominato Chevalier de la Le'gion d'Honneur a Parigi.
    1992 vince il Grand Prix National de la photographie francese.
    1994 vince il Grand Prix della Biennale di Nancy, Francia.
    2000 muore a Parigi all'età di 67 anni.

     


    RITRATTI IN STUDIO

     









    l'elenco dei ritratti fatti nel tempo da Jeanloup Sieff è semplicemente interminabile :

    Anouck Aim'e, Azzedine Ala'a, Louis Armstrong, Fanny Ardant, Gae Aulenti, Jacqueline Auriol, Daniel Auteuil, Richard Avedon, Charles Aznavour, Edouard Balladur, Francois-Marie Bannier, Monica Bellucci , Marisa Berenson, Pierre Bergé, Bertha et Edwige Brigitte Bardot, Mijanou Bardot, Raymond Barre, Jean-Dominique Bauby, Maurice Béjart, Jane Birkin,Gìrad Blain, Marc Bohan, Sandrine Bonnaire, Pierre-André Boutang, Jean-Claude Brialy, Christian Bourgois, Carla Bruni, Sergueé Bubka, Capucci, Pierre Cardin, Carolyn Carlson, Amira Casar, Laetitia Casta, Nino Cerruti, César, Claude Chabrol, Géraldine Chaplin, Bernadette Chirac ,Jacques Chirac, Chou En-lai, Julien Clerc, Coluche, Régine Crespin, Alain Cuny, Jules Dassin, Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Jacques Doillon, Robert Doisneau, Kirk Douglas, Julie Driscoll, Annie Duperey, Patrick Dupond, Mia Farrow, Gianfranco Ferré, Marco Ferrer, Jean-Michel Folon, Suzanne Flon, Jane Fonda, Régis Franc, Claude Francois, Inés de la Fressange
    Charlotte Gainsbourg, Serge Gainsbourg, France Gall, Romain Gary, Thalita Getty, Annie Girardot, Hubert de Givenchy, Ivry Gitlis, André Glucksmann, Jean-Luc Godard, Sylvie Guillem, La troupe de Hair, Johnny Hallyday, Howard Hawks, Robert Hirsch, Alfred Hitchcock, Hiro, Isabelle Huppert, Aldous Huxley, Zizi Jeanmaire, Lionel Jospin, Denise Klossowski, Pierre Klossowski, Christian Lacroix, Bernadette Lafont, Karl Lagerfeld, Merryl Lanvin, Guy Laroche, Jacques Henri Lartigue, Maxime Le Forestier, Nicolas Leriche, Pierre Lescure, Bianca Li, Serge Lifar, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Peter Lorre, Antonella Lualdi, Fabrice Lucchini, Shirley Mc Laine, Sophie Marceau, Jeanne Mas, Chiara Mastroianni, Marcello Mastroianni, Ali McGrawm, Liza Minnelli, Francois Mitterrand, Montana, Yves Montand, Jeanne Moreau, Jean Messagier, Nico, Rudolf Noureev, Francois Nourissier Jean Nouvel, NTM, Jean d'Ormesson, Oscar Peterson, Roland Petit, Paloma Picasso, Michel Piccol, Marie-Claude Pietragalla, André Pieyre de Mandiargues, Hugues Quester, Charlotte Rampling, David Rampling, Serge Reggiani, Robert Ricci, Michel Rocard, Héléne Rochas, Jean Rochefort, Francoise Sagan, Dominique Sanda, Jean-Paul Sartre, Romy Schneider, Jean Seberg, Mathilde Seigner, Michel Serres, Pierre Soulages, Yves Saint Laurent, Angelika Taschen, Benedikt Taschen, Francois Truffaut, Emmanuel Ungaro, Sylvie Vartan, Simone Veil, Ana-Maria Vera, Ocimar Versolato, Jacques Weber, Anne Wiazemsky, Le duc et la duchesse de Windsor, Atahualpa Yupanqui, Elsa Zylberstein

    NUDI IN STUDIO
     




    PAESAGGIO






    MODA



     


    Ho volutamente impostato l'articolo su Jeanloup Sieff come se fosse una piccola personale.
    In realtà son centinaia e centinaia le foto di questo autore, gli interessati vorranno eventualmente andarsele a cercare in libreria o per il web, basti pensare allo sterminato catalogo di ritratti in circolazione.

    Ho scelto alcune fotografie che meglio caratterizzano il modo di fotografare di questo personaggio.

    Ironia, innanzitutto (come si capisce dal suo autoritratto), uso del grandangolare anche nel ritratto per stemperare alcuni tratti del carattere ed esaltarne altri, taglio mutuato dalla moda (o viceversa ?) per esaltare il dettaglio (menti che saltano, la parte alta della testa, spesso le orecchie), in un bianco e nero morbido ma al tempo stesso carico, denso, curato particolarmente in stampa.

    Attivo in tutti i generi di fotografia é particolarmente ricordato per i suoi nudi, specie le serie al tavolino (il soggetto senza accessori, seduto dal'altro lato di un tavolino quadrato, ripreso leggermente dall'alto, magari d'angolo) e ... i posteriori.
    Sieff si é sempre ripromesso di publbicare un intero libro di schiene e fondischiene.

    Sempre elegante, sempre composto, sempre perfettamente identificabile.

    Nella moda sono notevoli i suoi tagli, i suoi ambienti e l'uso del grandandolare per rendere le modelle ancora più longilinee, come nel caso di Twiggy :


    O punti di vista alternativi come questi :
     



    senza troppe preoccupazioni per le distorsioni indotte dal grandangolare in ripresa ravvicinata.

    Attivo anche nella danza ma mai banale :
     



    Chiudo con un uno scatto d'umorismo di un inglese ( Alfred Hitchcock insegue una modella, sullo sfondo il famo motel di Norman Bates, scena del film Psicho) :
     


    e di umorismo sugli inglesi (due generi diversi di istitutrici, a seconda dei tempi e dei ... datori di lavoro) :
     

    Insomma un grande, irriverente, irripetibile fotografo che ha lasciato un segno del suo tempo.
    Come le sue parole che ho riportato all'inizio di questo articolo.
     

    "Il denominatore comune di tutte le foto é sempre il tempo, il tempo che scivola via tra le dita, fra gli occhi, il tempo delle cose, della gente, il tempo delle luci e delle emozioni, un tempo che non sarà mai più lo stesso" (J. Sieff).
  13. M&M
    Sono certo che ad un certo punto le mirrorless supereranno in prestazioni le reflex.
    Ma al momento mi danno la stessa sensazione delle automobili elettriche : una grande promessa per un futuro ... elettrizzante.
    Ma al di là dei proclami di VW e Mercedes all'ultimo salone di Parigi, per il momento autoelettrica significa :
    - costo superiore del 50% rispetto ad una pariclasse a combustibile fossile
    - prestazioni scadenti per contenere il consumo
    - autonomia inadeguata per chi ha da fare più del tragitto casa-lavanderia.
     
    Le mirrorless sono ragazze carine con la minigonna e gli stivaletti con il tacco ma, se si va oltre le promesse e le novità, le cose sono diverse.
    Anche la mirrorless più professionale ha i suoi limiti (parlo della Leica SL) e non può essere confrontata con la Nikon D5, macchina che si permette anche di costare (molto) di meno oggi.
     
    Ovviamente io qui sto parlando avendo in mente esclusivamente quelle che sono le mie abitudini di scatto e le mie esigenze.
    Ognuno ha il suo mileage personale, ovviamente e potrà non trovarsi d'accordo con me (e poco me ne importa, bontà sua, gli auguro di essere felice con la sua ... racchietta !).
     
    Io non sono interessato ad usare ottiche vintage e il manual focus l'ho abbandonato 20 anni fa, nel secolo scorso.
    In più, o non fotografo, oppure faccio migliaia di scatti consecutivi, sempre a cose vive che non sempre sono disposte a stare ferme per me.
    Il mirino elettronico sarebbe una bella innovazione, se almeno in tutte le condizioni fosse pari a quello ottico. Ma così non è.
     
    Quindi, eccovi I MIEI motivi perchè per il momento - e credo nel medio termine - continuerò ad essere un fotografo da reflex :
     
    1) l'autofocus. Non esiste una mirrorless che abbia un autofocus reattivo, preciso, rapido, affidabile, disponibile in tutte le condizioni di illuminazione (specie a basse luci o in controluce) come la migliore reflex disponibile oggi.
    Ci sono progressi nelle ultime generazioni ma ancora siamo lontani. La presenza di un sensore separato (e di un processore dedicato come è il caso di Nikon D5 e D500) fa ancora la differenza rispetto ai pixel accecati (o alla vecchia differenza di contrasto stile compattona) di tutte le mirrorless. E poi l'autofocus si deve poter comandare rapidamente con il pollice.
    Ma ci pensate avere 399 punti di messa a fuoco e spostarsi solo in orizzontale e in verticale come a battaglia navale ?
    Il joistick è un must. E Nikon ce l'ha in dotazione da lustri (anche prima con il multiselettore su tutte le direzioni, fin dalla Nikon F5 del 1996).
     
    2) il mirino. Il mirino della Leica SL è bello. Anche quello della Fujifilm X-T2 lo è e, mi dicono, anche quello della nuova Olympus OM-D EM-1 Mk II. Ma in condizioni limite - parlo per esperienza - anche il mirino da 4.4megapixel della Leica SL si oscura o si abbaglia. E non piglia più né pesci né galline !
     
    3) l'ergonomia. Piccolo è bello, va bene. Ma non se va a detrimento dei comandi. Per controllare al meglio l'autofocus e rendere l'esperienza d'uso gratificante, io ho bisogno di uno - meglio di due - joistick di controllo dell'autofocus. E del controllo fisico tramite comandi fisici dedicati di tutte le funzioni della fotocamera. Il menù per me è una cosa che si utilizza una volta al giorno. Qualche volta anche di meno.
    In più, piccolo è bello ma se la macchina è full-frame, oramai anche Sony ha dimostrato che le ottiche sono grosse, anche più grosse di quelle delle reflex. E per usare con tranquillità un obiettivo grosso, il corpo macchina deve essere adeguatamente dimensionato e pesante. E' questione di fisica e di baricentri ! Montate una Sony A7 su un 600mm e capirete di cosa sto parlando.
    In quanto alla costruzione, io spesso fotografo sotto l'acqua battente, zuppo fino alle ginocchia. Non è che in quel momento io mi possa preoccupare della tenuta di fotocamera e obiettivo. Che non devono mai smettere di funzionare, almeno finchè reggo fisicamente io
     
    4) l'autonomia. Bella la nuova Sony A99 Mk II, fa un sacco di scatti al secondo con l'autofocus ed ha un buffer praticamente illimitato. Peccato però che la batteria permetta circa 400 scatti CIPA. Il chè ad occhio e croce significa che si deve cambiare la batteria circa dopo 20 secondi di scatti continui
    Io con la D5 posso lavorare una intera giornata e fare 12.000 scatti saturando solo una delle due schede XQD montate. Poi, alla bisogna, metto un'altra batteria e non vado avanti per altri 20 secondi. Ma per tutta l'intera nottata
     
    5) le schede di memoria. Possiamo anche mettere due schede SD dentro ad una mirrorless ma se il sistema è sbilanciato, saturato il buffer la macchina si siede e finchè non finisce di scrivere noi non possiamo lavorare (mi è capitato con la Leica SL, non racconto favole). Con una D5 o una D500 abbiamo un buffer virtualmente illimitato perchè viene scaricato in tempo reale sulle XQD in dotazione. Schede che anche in lettura al PC si permettono di andare a centinaia di megabyte al secondo di trasfer rate
     
    6) il flusso di lavoro. X-Trans ? Dual-Pixel ? Foveon ? Se tutto quanto non è supportato dal software di sviluppo - che è, per standard di mercato, l'ambiente Adobe - mi spiace ma per aprire un file e svilupparlo ci vogliono minuti (esperienza fatta sia con le Fujifilm che con le Sigma). E se uno scatta - come me - centinaia di migliaia di scatti l'anno, il tempo non è una variabile indipendente ... perchè, non so a voi ma a me, non lo regalano !
     
    7) il profilo di sviluppo. Questa è una mia fisima, lo ammetto. Ma la più grande innovazione degli ultimi anni di Nikon secondo me è il profilo Flat, ben simulato anche da Adobe. Il profilo Flat mi permette di previsualizzare gli scatti al naturale, senza tutta quell'enfasi di contrasto che invece è tanto di moda oggi. Così valuto perfettamente l'esposizione (che io sbaglio di rado, al massimo di 1/3 di EV) e so già come mi posso aspettare di trovare l'immagine al computer.
    Aggiungo infine che - forse per abitudine - io detesto il carico folle di saturazione - specie su rossi e porpora - su contrasto e sulle ombre chiuse che tanto va di moda in casa Fujifilm e Leica. La neutralità del file Nikon invece mi consente di lavorare sereno, senza dovermi immaginare come sarà la foto, perchè a monitor è del tutto differente da quella che vedo nel reale.
     
    8) Il corredo di ottiche, di accessori, di flash, di dispositivi progettati per le reflex. E' talmente vario ed ampio (e, soprattutto, già in larga parte in casa mia) che mi fa pensare a quando ci sarà la stessa disponibilità per le mirrorless.
    Lo ammetto, l'idea stessa di avere un doppio corredo mi fa venire le bolle viola sulle braccia e poi, voi di Fujifilm, ce l'avete un trasmettitore TTL per il mio flash Godox ? O per un Profoto ? E voi, di Leica, ce l'avete ? Com'è che Hasselblad ha usato il sistema iTTL Nikon per la sua mirrorless ?
    E un supertele autofocus e stabilizzato da 800mm ce l'avete ? No ?
     
    Ecco le mie motivazioni che, come dicevo, per ora e per un pò di anni a venire, mi faranno lavorare principalmente con le reflex (Nikon).
     
    Per le mirrorless c'è tempo e finchè non metteranno i denti del giudizio, continuerò a vederle come dei (bei e promettenti) prototipi.
     
    Il mio cuore invece continua a palpitare per una adorabile Nikon D5x che mi faccia smettere di pensare con rammarico al mio amore perduto D3x ...
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