Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione di 23/08/2021 in Blog Entries

  1. Gli anni che vanno dal 1970 al 1976, sono stati quelli che per motivi di servizio, ho lavorato come un scemo ma anche divertito di più, oltre e non fa male a guadagnare cifre di tutto rispetto.. beh, per me almeno.. se considerate che avevo un rimborso spese complessivo decisamente più alto dello stipendio.. è pur vero che generalmente partivo verso la fine mattinata del lunedì e se andava bene ero a casa al venerdì sera tardi.. se invece andava male.. era il venerdì successivo, comunque mai stato fuori per più di due settimane.. La soc. per cui lavoravo esiste ancora in quel di Rozzano, solo che ora.. la produzione che avevamo all'interno è.. sparita, ora è solo poco più di vendite e magazzino; la merce è ancora quella, la strumentazione per il controllo dell'aria e della sicurezza, chissà quante volte ai telefilm di 911 avete visto i pompieri con indosso materiale della MSA, Mine Safety Applinaces, io personalmente con la mia vettura caricata con ricambi e cosucce varie, compresa una piccola bombola con il gas tarato, giravo per le aziende e generalmente si controllavano apparecchi a raggi infrarossi che misuravano la quantità di co, gas diciamo sul pericoloso.. Sono sopra la struttura dei un gasometro, l'altro si intravede in basso a dx, ero alla famosa Italsider di Bagnoli, ora non esiste più.. rimane però un'area enorme paurosamente inquinata, sullo sfondo vi è Pozzuoli.. Questo "signore" e sono buono a chiamarlo così.. era uno dei responsabili che dovevano tenere la strumentazione in ordine, ma visto che il lavoro nel ciclo notturno era ben pagato e, quando suonava l'allarme era una seccatura a controllare .. allora si tacitava il tutto con un fiammifero di legno che forzava il reset.. e magari si starava anche lo strumento.. ogni tanto qualcuno ci lasciava la pelle.. altra vista dall'alto, quello che si vede mim sembrano scorie... di lavorazione.. ma potrei ricordare male.. ed ecco la centralina.. in custodia protetta in quel posto, all'nterno invece erano in un armadio. Altra vista della baia.. sullo sfondo la ciminiera della Montedison, che generalmente rilasciava di tutto e di più.. pensate alla Ilva di Taranto, che poi era la stessa azienda.. Ma adesso si cambia registro... siamo in direzione di Tarvisio.. a far che? calma.. e gesso... Mi è stato richiesto di andare A Tarvisio, dopo anni di lavoro.. il gasdotto che porta il metano dalla Russia arriva nel nostro paese e io devo fare il collaudo dei nostri impianti.. queste nuvole.. mi fanno pensare.. Ma poi.. al mattino lo spettacolo era incantevole.. La mia Automobilina.. andava che era una meraviglia.. è forse la vettura in cui mi sono sentito più tranquillo al suo interno in tutta la mia vita.. altro spunto.. e vedete la pietra miliare Adesso però arriva il bello.. questo è l'ingresso di servizio della galleria dove passano le condotte, e sono da 2400, ossia 2 metri e quaranta di larghezza, questo tubo.. che penetra nella montagna fa impressione.. ma ancor più impressione mi ha fatto il venire a sapere che le gallerie sono minate, almeno all'epoca era così; tutte le gallerie che portano all'estero per precauzione hanno gl'accessi minati.. non si sa mai.. mi dicevano gl'alpini di stanza.. In Blu, gli apparecchi che controllavano le eventuali perdite di Metano.. mannaggia.. devo avere anche delle stampe.. da qualche parte nelle scatole, bisogna che le cerco.. lungo la tratta vi erano delle stazioni e se la pressione saliva oltre ad un certo valore, dalla piccola ciminiera facevano uscire il gas in eccesso e.. certe botte, le prime volte, una gran paura.. Un gruppo elettrogeno.. ancora da portar via.. E finalmente il lavoro è finito, si torna a casa.. questo è un emissario del tagliamento se la commessa di lavoro era breve, non conveniva scendere in auto, la recuperavo a noleggio sul posto, all'epoca in aereo si poteva fare di tutto, beh.. di lecito.. ora non è più affatto possibile; questo era un caravelle a quanto mi ricordo.. Andare in gabina a scambiare due parole con il capitano o il secondo.. lo vorrei vedere adesso.. Penso di aver finito.. vediamo se riesco a trovate le stampe.. ma sopra tutto se la cosa vi ha interessato, sono posti, pensieri e cose vecchie lo sò.. magari non interessano a nessuno queste elucubrazioni di un barboso.. e non si vedono neppure le modelle.. e le foto fanno, diciamolo pure pena... va bene, andrò a dormire... forse..
    7 punti
  2. Questa mattina ero nei pressi del piccolo supermercato del paese e incontro un amico, visto che anche lui scatta con una D 500 ed è appassionato dio posti un pochino particolari, visto la mia personale scoperta di Pointbozet, le do gli estremi per andarci; mi risponde che domani era in partenza niente popò di meno che per la Finlandia in auto lui e la moglie, andrebbero a trovare il figlio che abita da quelle parti. Mi ha descritto le varie tappe , la permanenza sarà di almeno un mese, e il ritorno pensavano di passare dalla Polonia….. Polonia? Ma io.. qualche tempo fa ci sono stato.. o meglio, uno scampolo di tempo ecco.. due settimane o poco meno.. la testa comincia a viaggiare a ritroso.. e, visto che il "Sciur Massimo " mi ha detto che finalmente scrivo.. mi sono detto: perché non mettere qualche cosa del trip di quel momento? Trovate le dia.. ma poi.. ho aggiunto altro, adesso vi racconto, sperando di non annoiarVi troppo.. “Avevo ventisei anni, con la mia fida ( per dire.. ) Fiat 127 mi organizzai un viaggio sino a Katowice in Polonia, ospite di una famiglia del posto, caricai la mia vettura con tutto ed ancor di più.. avevo anche un battellino a remi.. una Nikon F e diverse ottiche, una marea di rotolini.. una volta avuto il visto dai consolati, mi ritrovai con la bella sorpresa di dover passare il confine tra Austria e Cecoslovacchia con una data e un’ orario stabilito, poi il transito per la Cecoslovacchia era di fatto con percorso obbligato dato che dovevo essere al confine ceco-polacco dopo un numero limitato d’ore. Ci riuscii, e adesso lasciamo parlare le immagini, quelle che come diapositive mi sono rimaste, avrò senz’altro anche dei negativi in B/N, ma tirar giù le scatole.. per le dia, la scansione è quel che è.. chiedo scusa poi, volutamente non vi tedio con lo scatto di alcuni piatti che mi avevano servito.. e neppure della visita del museo di un campo di concentramento, non mi pare il caso ecco.. Però poi vi farò vedere altre cose.. tranquilli.. La prima sosta è stata fatta in un campeggio dalle parti di Vienna, si vede la Canadese e la 127, ma ho anche ( purtroppo ) scoperto che le dia più vecchie stanno andando a ramengo.. sembra abbiano la lebbra. Le starde di Katowice.. rispetto alle nostre.. deserte.. Per strada la 127 ha più volte dato uno strano problema, si accendeva la spia dell'olio.. figuratevi lo spavento la prima volta.. ero poi già oltre confine italico, controllo l'olio ed è a posto, perdite non se ne vedono, la temperatura era corretta.. ma la spia.. A Katowice vi era la Polmo-Fiat, mi sono rivolto lì e mi hanno spiegato di non poter far nulla, ma mi diedero il recapito di un'officina.. a vederli lavorare era da spavento, la buca era.. una buca nel terreno.. ma sistemarono la cosa per una cifra irrisoria, il problema? nella coppa dell'olio vi è il pescante nel percorso si passa attraverso una molla tarata se la pressione cambia per la mancanza dell'olio si accende una spia , benne.. hanno modificato la molla.. NON HO PIU AVUTO PROBLEMI durante tutto il periodo che ho tenuto quel veicolo.. Nella città vi erano i tram come i nostri ma, le lenee erano poche e i mezzi pure.. a sopperire l'inconveniente, vi erano i mezzi dell'esercito.. con percorsi alternativi.. Non credevo ai miei occhi.. una Signora Giulia.. il polacco era uno di quelli che contavano allora.. Non sò cosa diavolo mi ero fermato a fare.. Ecco, di vetture come questa ne ho viste a josa.. oltretutto, quando portai la mia 127 in " officina " curiosai in giro e vidi per la prima ed ultima volta nella mia vita, un battilastra, un omino che con una serie di martelli sagomava le lamiere a mano, per riparare le carrozzerie.. Ho messo tre immagini, non di più.. una delle loro piaghe.. malgrado il traffico fosse inesistente erano due, la prima.. l'alto tenore di alcoolici che bevevano, ma di brutto credetemi.. e la seconda era che di sera.. beh.. chi passa prima ed è il più grosso.. ma spessissimo poi perdevano il controllo del mezzo, e alla mattina.. si vedevano rovesciati lungo le strade.. come vedete.. il cemento e il traffico.. erano rari.. Una bella scena.. il rifornimento.. l'apertura era a ore, e si formava generalmente la fila, il mezzo più usato erano motociclette in larga parte a due tempi, una cosa che ricordo era che il carburante, benzina più o meno decente era di color azzurro.. ed eccomi in fila.. questa non ho potuto fare a meno di fotografarla.. e siamo sulla strada del ritorno.. Adesso sono tornato in Austria, non mi possono far più nulla.. posso fotografare quel che mi pare.. beh, più o meno.. ma laggiù era diverso.. Quando ho valicato il confine a Bratislava, per entrare il Cecoslovacchia, vidi subito quel che era la Cortina di Ferro, e esteticamente non era poi male.. una volta di là mi fecero tirar fuori dalla mia vettura tutto.. e dico tutto.. alla vista del canotto e della tenda, stortarono il naso, non dico poi con la pellicola e il resto ma, la destinazione era segnata, ma sopra tutto i Dollari li avevo.. in maniera giusta, e alla fine passai.. una volta passato alle mie spalle il verde, e sullo sfondo le torrette e i reticolati, la strada era libera, non vi era nessuno.. mi fermai per fare uno scatto; ancor oggi quando ci penso.. non sò da che parte uscirono.. erano due Vopo con i mitra e i cani.. con la canna mi fecero segno di andare.. con le braccia alzate risalii in macchina e.. andai, con la paura che mi fermassero.. una mattina sulla strada che portava alla città, vedo sul marciapiede una piccola colonna di persone, un militare con il moschetto in spalla era con loro..uomini e donne che con atrezzi lavoravano la strada.. ma avevano la catena al piede e una palla.., la Nikon sul sedile.. è rimasta là; quindi una volta tornato nel mio mondo.. ho tentato con un tele di fotografare la Cortina ma, poco dopo un'agente austriaco mi disse di togliermi che ostacolavo.. Era il giugno del 1972, entrato il 14 e uscito il 30...
    2 punti
  3. Ho scritto questa piccola indicazione all'ascolto qualche tempo fa, senza alcuna pretesa alcuni miei suggerimenti d'ascolto. “In questa sinfonia, lo dico senza esagerare, ho infuso tutta la mia anima”. La discografia della sinfonia è sterminata, qualche suggerimento per iniziare si trova su youtube, giusto per iniziare L’ultima partitura sinfonica Tchaikovsky la pensò e la scrisse nel 1893. Si trattava della sua sesta sinfonia e sarebbe stata la sua opera estrema, in quanto l’autore russo morì poco dopo suicidandosi (OPPURE NO?) tragicamente. Su questi eventi si è molto detto e la storia della musica è ancora dibattuta sul fatto: si trattò di un suicidio dovuto alla situazione estremamente compromettente in cui lil Maestro si era trovato a causa del suo amore per il nipote del duca Stenbock­ Thurmor, oppure colera? Molte fonti propendono per l’una versione e molte altre per la seconda. Trent’anni fa tutti gli storici erano certi che si fosse trattato di suicidio, oggi molto meno. A chi interessa suggerisco gli studi di Alexander Poznansky in contrapposizione alle teorie di Alexandra Orlova. Nello scrivere queste brevi e modestissime note mi sono chiesto se valesse la pena fare un‘analisi del testo sotto il profilo musicale oppure lasciare spazio all’ascolto di ognuno e suggerire solo alcune mie osservazioni sui temi dell’opera. Nell’incertezza ne ho scritte due versioni, ma alla fine ho scelto la seconda, dato che l’analisi della sinfonia è molto complessa e farebbe sì che dopo 10 righe mi mandaste su altri lidi. Comunque sia è un’opera questa dal fortissimo valore simbolico, e a riguardo lo stesso Tchaikovsky disse, durante la composizione: “durante i miei viaggi mi è balenato il pensiero di un’altra sinfonia, questa volta a programma; un programma che resterebbe un segreto per tutti. Segreto che sfido a indovinare. Questo programma è così intensamente personale che spesso durante i miei viaggi, componendola mentalmente, ho pianto molto”. Al di là della verità biografica, tuttavia, ciò che sembra interessante è che difficilmente la teoria della Orlova avrebbe attecchito se l'ultima pagina composta non fosse stata proprio la Sesta Sinfonia, se il Maestro non fosse morto pochi giorni dopo la prima esecuzione, se il fratello Modest non gli avesse suggerito la necessità di un titolo per questo lavoro e se Piotr ll'ic non avesse pensato che sì, tutto sommato quel "Patetica" che Modest gli aveva buttato lì non suonava male. L'ipotesi Orlova sarebbe stata perfetta: la musica che illumina la vita, la vita che spiega la musica, tutto che combacia. Perfetto Ciò che invece le fonti raccontano a proposito di questa straordinaria Sinfonia ha a che fare con un momento di crisi creativa. Nel dicembre 1892 Tchaikovsky decise improvvisamente di smettere di lavorare ad una Sinfonia in mi bemolle maggiore alla quale si era dedicato per un po' di tempo: "una decisione irreversibile scrisse ­ ed è bellissimo che io l'abbia presa". Ma il fallimento di questa nuova Sinfonia lasciò Tchaikovsky afflitto, disorientato, tanto da cominciare a temere di essere ormai "fuori gioco, prosciugato", "lo penso e penso, e so che cosa non devo fare", scrisse a suo nipote Vladimir (da tutti conosciuto come Bob) Davydov, al cui sostegno ricorreva in occasione di crisi come questa. Tuttavia, benché temesse di essere spazzato via dal nuovo corso dell'estetica continuando a comporre "pura musica, cioè musica sinfonica o da camera", in capo a un paio di mesi il Maestro si riprese e cominciò a scrivere quella che sarebbe diventata la sua più grande Sinfonia (nonché l'ultima). Stese la musica freneticamente, eccitato dalla ritrovata gioia del comporre. In quattro giorni la prima parte della Sinfonia fu completata, e si dice che il resto albergasse già nella sua mente in modo preciso. "Non puoi immaginare quanta felicità mi ha colto nello scoprire che il mio tempo non è ancora passato e che posso ancora lavorare", scrisse a Bob l'11 febbraio 1893. Continuò dunque a scrivere, senza nessuna battuta d'arresto, e alla fine di agosto la Sinfonia era finita e pronta per la prima esecuzione, organizzata il 28 ottobre. Fu il compositore stesso a dirigerla­, in quegli anni era ormai acclamatissimo nei due ruoli ­ e in sala si era radunata tutta la Pietroburgo che contava. Al suo ingresso il pubblico si alzò in piedi per applaudirlo e tutto avrebbe fatto pensare che ci si preparava al più fragoroso dei successi. Alla fine, invece, gli applausi furono timidi, incerti: la gente non sapeva che cosa farsene di una musica così sobria e cupa. Uscendo dalla sala da concerto, Tchaikovsky si lamentò che né il pubblico né l'orchestra sembravano avere apprezzato la sua nuova partitura; due giorni dopo, invece, annotò: "non è che non sia piaciuta, ma ha creato un certo smarrimento". Ora, la tentazione di leggere qualcosa di tragico in questa Sinfonia è effettivamente forte e ormai storicamente consolidata. Persino il compositore, che non aveva voluto spingere verso un'interpretazione precisa, aveva ammesso prima dell'esecuzione che il carattere del lavoro si avvicinava a quello di un Requiem, e le frasi incantate del trombone nel primo movimento citano effettivamente un canto funebre della tradizione ortodossa. Certo i primi ascoltatori furono sorpresi da quel finale così inconsueto, lento, lugubre, che si spegne nel silenzio con il pianissimo assoluto (pppp, in partitura) nel quale suonano soltanto violoncelli e contrabbassi. Così, quando nove giorni dopo la prima esecuzione Tchaikovsky morì, improvvisamente e con la violenza portata dal colera, la Sinfonia venne inesorabilmente identificata come un messaggio funebre: in occasione della seconda esecuzione, il 6 novembre, organizzata in memoriam, la "Gazzetta Musicale Russa" annotò perentoriamente che "la sinfonia era una sorta di canto del cigno, un presentimento della fine imminente". Ma che cosa ha voluto raccontare davvero Tchaikovsky nella Patetica? Sappiamo che aveva in mente l'idea di una Sinfonia a programma, ma gli appunti criptici lasciati accanto ai pentagrammi dicono poco se non che si ha a che fare con le aspirazioni e le delusioni della vita (soggetto portante nel pensiero del compositore: la ricerca di un ideale mai raggiunto è anche il cuore del Lago dei cigni e dell'Evgenij Oneghin). Scrisse a Bob che la partitura seguiva "un programma che rimarrà un mistero per chiunque, lasciamoli indovinare"; e allora il suggerimento è quello di provare ad ascoltare la musica per quello che è, magari badando ad alcuni meravigliosi dettagli contenuti nei diversi movimenti. Il lunghissimo primo tempo, ad esempio, è un unicum nella produzione di Tchaikovsky, con quel fagotto al grave, solo, sopra archi scurissimi, in un'atmosfera nella quale, quasi annunciando certe modalità espressive delle avanguardie del Novecento, giocano senz'altro un ruolo maggiore il timbro che le note scelte. Ed è da ascoltare la sua capacità di mantenere questo carattere per tutto il movimento, anche quando l'Adagio introduttivo sfocia nel meraviglioso tema dell'Allegro non troppo. Il secondo tempo, Allegro con grazia, è una sorta di valzer impossibile, in 5/4, quasi un incubo per un ballerino: l'atmosfera è quella giusta, ci si sente invitati al ballo del principe ma il metro scelto farebbe incrociare le gambe e cadere rovinosamente ­ no, è un valzer indanzabile. Volendo ci si potrebbe invece allineare sul ritmo di marcia dell'Allegro molto vivace, gioioso, scherzoso, orchestrato con straordinaria sapienza: lì il tono patetico sparisce e il cuore, le orecchie, per alcuni minuti si dedicano decisamente ad altro. Il finale comincia con un pianto disperato, nel quale tutto il calore degli archi non riesce a consolare il dolore del corno, e questo senso di desolazione prosegue sino alle ultime note, facendoci scoprire che persino Tchaikovsky, amato per la sua sapienza nel costruire musiche fatte di pulsazioni ritmiche e fragori sonori, quando voleva sapeva comporre pagine che si muovono in punta di matita, tra colori pastello e dinamiche ridotte. E non ci si lasci trarre in inganno dal crescendo centrale: non conduce da nessuna parte, se non ad un punto di non ritorno, quando un singolo e moderato colpo di tam­tam segna l'avvio della dissoluzione progressiva di ogni cosa. Tchaikovsky stesso racconta le impressioni dopo la prima rappresentazione dell’opera, il 16 ottobre del 1893 (che fu anche l’unica che ebbe modo di vedere): “Con questa sinfonia succede qualcosa di strano. Non è che non piaccia, ma suscita una certa perplessità. Per ciò che mi riguarda personalmente ne sono orgoglioso più che di qualsiasi altra mia composizione”. Consigli per gli acquisti: dalla sterminata discografia della Patetica indico una edizione per ogni movimento, il che non sta a dire che le altre non siano ragguardevoli. Ho avuto notevole imbarazzo nel sceglierne 4, dato che le edizioni commendevoli sono moltissime, ho cercato di indicarne alcune che magari non sono notissime, ma degne di menzione: L’edizione diretta da Karajan forse è quella che mi piace di meno tra quelle scelte, ma il primo movimento ed il fagotto dell’introduzione è spettacolare. Quattro note del tema, con la successione ascendente subito dopo e quindi il cromatismo discendente di contrabbassi, meraviglioso! Il primo movimento è certamente in forma sonata, con elementi contrappuntisti in tempo sempre più animato comprendendo anche legni ed ottoni. Edizione diretta da Mravinskij, russa che più russa non si può, con i complessi della Filarmonica di Leningrado. Il Secondo movimento inizia con un tema di valzer imballabile (provare per credere!)in cinque tempi, iniziato dai violoncelli in registro tenorile e quindi ripreso dai legni con immediata ripetizione. Il tema prosegue sul pizzicato degli archi. La parte centrale molto tetra con gli archi gravi ed i timpani caratterizzata da un trio tripartito ed infine una melodia cantabile con andamento discendente e ripresa del valzer in 5/4. Terza edizione, diretta da Pierre Monteux. L’Allegro molto vivace è un rondò sonata: inizia con una serie di terzine staccata di archi e fiati e prosegue con marcia che costituisce la seconda idea tematica del movimento e che si alterna alla prima idea nel corso di tutto il movimento ( 9-10 minuti circa). Si forma un climax piuttosto inqiuetante fino all’epilogo risolutivo in tema di marcia con grancassa e piattini crescendo. A me inquieta moltissimo, in una tensione che fa fatica a risolversi se non nell’ultimo movimento. Infine, ultima edizione per il Finale della sinfonia, in cui le tensioni si risolvono, lasciando il passo ad un requiem insistito e definitivo. Per questo ultimo movimento ho scelto la edizione diretta da Antal Dorati, che anche dal punto di vista tecnico è meravigliosa. La caratteristica di questo movimento è che in realtà non si risolve, lasciando una aspettativa senza fine. Il primo tema è ispirato alla liturgia russa dei defunti (Requiem Aeternam) e si conclude con un certo tono di mestizia. Il secondo tema è anch’esso ispirato alla liturgia russa dei defunti (Lux Perpetua), con grande crescendo e coinvolgimento dell’intera orchestra per terminare in un corale lugubre e disperato. L’ultima fase del movimento, e della sinfonia, si spegne in un pianissimo tirato e disperatissimo fino al silenzio finale, struggente sì, ma tristissimo e con un inesorabile senso di attesa, di non finito.. Sono solo alcune indicazioni, e certamente del tutto superficiali, sulla sinfonia, che è una delle più belle di Tchaikovsky ed espressione di tutto il suo percorso musicale. Al funerale di Tchaikovsky lo Zar esclamò: Non abbiamo un altro Tchaikovsky! _________________ Giovanni
    1 punto
×
×
  • Crea Nuovo...