fosse un obiettivo come altri, basterebbe il primo approccio.
Ma qui siamo di fronte un oggetto tale che ci vogliono almeno sei mesi per capirlo abbastanza da poterne riparlare.
E' un pò come per le cuffie magnetostatiche che sto provando.
Le ho già da due mesi e le sto appena rodando. Comincerò solo tra qualche settimana ad approfondire il carattere di ognuna.
Perchè ognuna ha il carattere che ha. E non sarebbe onesto liquidarle con il primo ascolto.
Lo stesso qui, si, certo, l'effetto sbalorditivo di quello sfuocato e di quelle palline perfettamente rotonde colpisce subito.
Ma avete notato che, come al solito, sul web non si parla più di questo obiettivo ?
Perché non ci si da più il tempo di imparare a conoscere gli strumenti prima di dare un giudizio complessivo obiettivo.
E in questo caso posso già anticipare che non basteranno questi primi sei mesi ma ci vorranno anni perché diventi un vero amico come lo fu il vecchio 200mm f/2.
Quello che posso dire subito, per farla finita con questo preambolo, è che questo è forse il più caratteristico ed unico Nikkor Z, dopo l'inarrivabile 58/0.95 Noct.
Si, perché il 400/2.8 e il 600/4 sono eccellenti, ma in fondo simili ai precedenti pari classe, almeno all'ultima generazione senza teleconverter.
Qui invece abbiamo un obiettivo originale, unico e che non va semplicemente a sostituire il vecchio 135/2 DC sulla piazza da oltre trenta anni, diventa un riferimento permanente.
E' un obiettivo cinematografico
anche se non si fa video, anzi, soprattutto se non si fa video, viene normale seguire l'azione, seguendo il soggetto, inquadrandolo non solo sullo stretto
ma anche nella scena in cui si trova
ci penserà lui a caratterizzare l'immagine
passo dopo passo
in qualunque circostanza
sia in interni che in esterni
invitando te a scattare e lei a muoversi senza pensarci troppo, anzi, pensando a se
un passo indietro, uno avanti
(quello che segue è un crop del precedente scatto)
per vedere quello che succede
quale che sia la luce
Certo, lo "stretto" è il suo pane
ma non solo
Dello sfuocato si è anche troppo abusato
ma più che dell'effetto Netflix che adesso è tanto in voga io guardo a quello che succede dietro perché ci sia l'impronta nella ripresa
non solo in esterni
La focale è impegnativa
L'imperare dei telefonini e delle focali corte ha largamente condizionato il nostro sguardo.
E con il teleobiettivo si rischia facilmente "l'effetto faccione" che non piace alle modelle ritratte, abituate ai selfie.
Per cui bisogna stare attenti, scegliere soggetto e punto di ripresa.
e anche osare la figura, oltre al ritrattone
l'impatto sarà ugualmente assicurato
Ma in studio su sfondo uniforme è sprecato
sebbene sia sensazionale nel dipingere una rossa fumante
Mi fermo qui
Perché conservo in archivio solamente 51.944 scatti fatti con questo 135 da quando ce l'ho.
Che è diventato la mia prima scelta quando il soggetto lo pretenda. Ma non sempre. In alternativa e in antagonismo al 85/1.2. Fantastico ma molto differente.
Mentre ho abolito del tutto il 105mm fisso che prima amavo tanto. Ma solo perché Nikon ancora non ne ha proposto uno di questo livello.
Questo è ammaliante, straordinario, irreprensibile, prezioso.
E rende ogni immagine ripresa degna di essere coccolata e curata al massimo.
Sebbene io debba aggiungere per finire che il 99% degli scatti che ho presentato in questo articolo, per lo più scelti a caso tra sequenze riprese a raffica lente, siano al naturale come sono stati registrati sulle schede di memoria.
Un'ultima considerazione sulla fotocamera da usare con il 135/1.8 S Plena.
Si sposa solo o quasi con la Z9. Con la Z8 l'ho usato perché in quel momento non avevo la Z9.
Con la Zf va bene solo per le foto di repertorio (quelle della macchina con l'obiettivo).
Non per demeriti dell'elettronica della Zf, ma perché quel corpo proprio non lo regge quell'obiettivo.
Sono unioni pensate all'origine. Il 135 e la Z9, la Z9 e il 135.
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