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  1. 16 giugno 2020. Sono assente da Nikonland da parecchie settimane. Come tutti voi sono stato frenato dal lockdown la cui fine, purtroppo, è coincisa con l'inizio del mio periodo di letargo fotografico per via delle condizioni di luce che per tutta l'estate non sono esattamente il meglio che un fotografo vorrebbe. Per diversi giorni ho cercato un argomento buono per popolare il mio blog e alla fine l'ho trovato. Piuttosto ostico e capirete perchè. Diciamo il classico passo più lungo della gamba, ma è difficile scrollarsi di dosso un'idea quando arriva. Si parla di un'opera architettonica dimenticata da molti, quella che viene definita la Cupola di Antonioni, disegnata dall'architetto Dante Bini nel 1969 e realizzata a Costa Paradiso, a margine di un agglomerato residenziale d'élite, appunto per Michelangelo Antonioni. In realtà le cupole sono due, una più piccola. Ma la proprietà venne divisa e la più piccola, in seguito, ceduta. Come dicevo l'argomento è ostico perchè entrare nel merito delle filosofie di progettazione applicata di certi geni dell'architettura Made in Italy è per me estremamente complicato. Ma sono rimasto talmente affascinato da quest'opera che devo assolutamente sforzarmi di scrivere questo pezzo evitando il più possibile di scrivere stupidaggini. L'opera in sé richiama costruzioni già presenti in Italia, sin dal primo dopoguerra, esattamente a Milano, le famose case Igloo della Maggiolina. Diversa è la tecnica di costruzione: nel caso della Maggiolina le case Igloo erano costruite in mattoni e sorrette da losanghe in acciaio. Mentre la cupola costruita da Bini sfrutta una tecnica realizzativa da egli stesso ideata e denominata Binishell che consiste in un'unica colata di calcestruzzo su una forma d'aria sollevata a pressione (sostanzialmente forme prerealizzate e gonfiate ad aria). Facile oggi a dirsi e farsi, assolutamente geniale nel 1969. Ma Dante Bini (classe 1932) era e continua ad essere un visionario. Oggi viene definito l'architetto delle piramidi e un motivo c'è: ha ideato la più colossale opera architettonica mai pensata e realizzata dall'uomo, quella che viene definita Piramide di Tokyo, un'immensa struttura a forma di piramide, appunto, alta 2.004 metri, sorretta da nanotubi in carbonio e in grado di accogliere 1.000.000 di persone che _ se realizzata _ avrà un costo di 554 miliardi di euro, inizio lavori nel 2030, fine lavori nel 2110. La Cupola di Antonioni Il primo impatto con questo incredibile manufatto produce un certo disappunto. Sembra uno sfregio ambientale insanabile, su un costone di roccia e vegetazione che precipita in acqua, già largamente degradato dalla presenza di centinaia di villette che si affacciano su un mare invivibile, esposto a tutti i venti del quadrante occidentale. Incomprensibile. La cupola è fortemente degradata e in stato di abbandono, i segni del tempo sono largamente visibili. Sorprende subito il corridoio sospeso che porta all'ingresso. Ed è in questo momento che questo manufatto esercita tutto il suo fascino e riesco ad immaginare la casa del futuro, una cupola completamente rivestita di pannelli solari, una superficie inattaccabile dall'acqua che non ristagna sul tetto ma scivola per gravità; resistente al vento che, per quanto forte, non può far altro che scorrergli attorno. Interessante la seduta a destra dell'ingresso ricavata da un blocco di granito e la singolare finestra La curiosità cresce e scendo pochi scalini che mi conducono dabbasso, dove intravedo una porta aperta... ... la oltrepasso e mi ritrovo in un incredibile open space, una zona giorno piuttosto ampia e perfettamente illuminata. Ma come è possibile illuminare ciò che a prima vista appare come un bunker impenetrabile persino ai fotoni? Le soluzioni sono semplici ed estremamente efficaci: un'enorme vetrata che segue la curvatura della cupola e un "oculo" centrale che proietta dentro la luce del sole. Tanto basta. L'oculo non ha mai avuto un vetro, si capisce perfettamente. E perpendicolarmente ad esso è posizionato un piccolissimo giardino che quando piove viene innaffiato naturalmente. Molto difficile fotografarli assieme e mostrarli. Credetemi, è stata l'unica volta in vita nella quale ho desiderato di avere un decentrabile montato sulla baionetta. .. Forme inimmaginabili, luci e ombre che si fondono e talvolta creano contrasti netti. Pavimenti e scalinate basse, irregolari rigorosamente in pietra e il movimento creato sulla parete circolare dall'intonaco, anch'esso irregolare, volutamente steso con la spatola (ho tirato un po' la struttura perchè risaltasse) e in grado di generare movimento perchè un'unica parete liscia diversamente diventerebbe terribilmente occlusiva e claustrofobica. Trovo che l'architettura talvolta diventi l'arte dei particolari dove niente deve sfuggire. Michelangelo Antonioni la commissionò come rifugio per se e per Monica Vitti. E Dante Bini fece un lavoro eccellente, ahimé curandosi poco dell'ambiente circostante. Ciononostante ritengo che debba essere recuperata. Come dicevo, il Fondo Ambiente Italiano sta cercando di acquisirla e restaurarla. Sicuramente è un'opera di grande valore architettonico e anche storico. Mi auguro che il FAI riesca ad ottenere i finanziamenti necessari. D'altronde, a vedere in che stato versa, non credo che gli eredi Antonioni (se ne esistono, non so) interessi qualcosa. Perchè il Bianco e Nero Perchè gli Anni Sessanta facevano tanto Nikon F e scatti in b/n con forti contrasti. Un po' di nostalgica immaginazione non guasta mai. E poi credo che luci e ombre generate dalla matita di un architetto risaltino meglio col monocromatico. Invece le curve un po' esasperate sono opera mia (potete dissentire liberamente, ci mancherebbe) Conto di ritornarci perchè ho la sensazione di non aver finito il lavoro. Qualche volta mi capita. Buona visione a tutti Un pezzo appropriato mi pare Time Machine di Devon Allman ------------ Tutte le immagini sono realizzate con Nikon D7100 e Tamron 17-50 f.2,8 in luce ambiente. Copyright Enrico Floris per Nikonland
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