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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 16/03/2023 in Articoli

  1. Si avvicina la primavera e (speriamo dopo un po' di piogge consistenti), inizierà la stagione migliore per la macro sul campo. Qualcuno potrebbe chiedersi se sia meglio usare una fotocamera a formato pieno (Fx per nikon) o a formato ridotto APS-C (Dx per Nikon) per fare macro sul campo? Ogni tanto appare questa discussione in rete. Ecco la mia valutazione. Sappiamo tutti che, in generale, il formato pieno offre indubbi vantaggi rispetto al formato dx, maggiore gamma dinamica, meno rumore a parità di ISO, sfuocato più piacevole, e così via. Però, nella macro in natura il formato dx può avere qualche asso nella manica, forse non sempre, ma in determinate situazioni direi proprio di sì. Vediamo prima quali sono questi vantaggi e poi saremo in grado di valutare quanto possono servire e quando si applicano. I vantaggi legati sono sostanzialmente legati al fattore di crop dovuto al sensore più piccolo, il che aumenta la focale di un obiettivo di una volta e mezza (lo sappiamo, la focale non aumenta davvero, la realtà è che è un ritaglio, ma all'atto pratico e in questo contesto, permettetemi di scrivere così, per brevità), quindi ad esempio il mio 105mm MC "diventa" un 150mm equivalente, il mio 300mm f4 "diventa" un 450mm equivalente. Un primo vantaggio è che ho un rapporto di riproduzione (apparentemente) maggiore, se il 105MC alla minima distanza di messa a fuoco su formato pieno arriva ad 1:1, su formato Dx la copertura di immagine è pari ad 1,5:1. Il 300mm f4 alla minima distanza di messa a fuoco arriva a circa ad 1:4, sul formato Dx ho una copertura pari a circa 1:3. Stesso soggetto, largo 8cm, ripreso alla stessa distanza (1,4m) con il 300mm f4 pf e la Z6, sopra, e con la Zfc, sotto. Questo fa sì che anche un obiettivo non proprio macro, diventi... un po' più macro, con indubbi vantaggi per il macrofotografo naturalista. Un secondo lato positivo, secondo me anche più interessante del primo, per la macrofotografia naturalistica, è che invece a parità di copertura dell'immagine con il formato Dx si è ad una distanza maggiore, con tutti i vantaggi che ne conseguono, meno probabilità di far fuggire il soggetto, meno impicci in presenza di rami ed altri oggetti che potrebbero ostacolare la ripresa o il posizionamento del treppiede. Il terzo aspetto positivo, conseguenza del secondo è che restando più lontani, a parità di copertura dell'immagine si ha una profondità di campo maggiore, poco o tanto, dipende da obiettivo e situazione, ma c'è e si sa quanto la profondità di campo sia ridotta in macro. Anche in questa immagine ridotta si vede come la foto con la fotocamera Dx abbia più profondità di campo, benchè la copertura dell'immagine e il diaframma usato (f8) siano gli stessi. Una Licenide ripresa con la Zfc a 200mm e tubo. Le licenidi sono minuscole (guardate i semini della spiga) ed è veramente difficile avere tutte le ali a fuoco, la maggiore profondità di campo, grazie alla maggiore distanza consentita dal formato APS-C , in questo caso può essere significativa. Per contro, con poca luce, si potrebbe avere un po' più di rumore rispetto al formato pieno, mentre la gestione dello sfondo per la mia esperienza cambia relativamente poco. Quindi meglio il formato ridotto? No, non in assoluto almeno, come per tutte le cose dipende dal contesto. Per fotografare soggetti statici e indifferenti come i fiori, insomma in tutte quelle situazioni in cui la ridotta distanza di tra fotocamera e soggetto non è un ostacolo e si può, ad esempio, fare del focus stacking, eliminando ogni problema di profondità di campo, addirittura piazzando dei paraventi temporanei per evitare che la brezza impedisca lo scatto in sequenza, allora si può, anzi conviene, sfruttare tranquillamente la maggior qualità del formato pieno. Se invece il soggetto è reattivo, per cui la maggior distanza ne evita la fuga, e/oppure scatti in sequenza non si possono fare perchè c'è brezza, o il soggetto è mobile, allora il formato dx a parità di altre condizioni (lunghezza focale dell' obiettivo ad esempio) può essere vantaggioso o, almeno facilitare un po' le cose permettendo quel guadagno di distanza e di profondità di campo che possono migliorare in certa misura il risultato finale. Cavalletta che mi tiene d'occhio, pronta a saltar via. Il corpo Dx (D500) con il Sigma 150 macro mi ha consetito una distanza per lei ancora accettabile. I ragni granchio si nascondono sotto al fiore appena percepiscono un'ombra, od anche solo un movimento che ritengono troppo vicino, quindi un pericolo. Di nuovo l'accoppiata Zfc e 200mm aiuta a stare un po' più distanti. Mosca assassina (Asilide), terribile predatore, questa è di una specie molto piccola, sono bestie estremamente reattive e veloci. Con la D500 ed il 150 Sigma era come lavorare con un 225 micro e farle il ritratto circa ad 1:1 a distanza di sicurezza (per lei, per noi è innocua). Con adeguata profondità di campo così da avere gli occhi e il rostro ben a fuoco Qui c'era vento e soggetto in volo. No stacking, baby. Zfc per stare più comodi sia io che il Bombo. Se le condizioni di luce non sono proprio drammatiche, la minore latitudine di posa sarà irrilevante o quasi e date le brevi distanze anche lo sfuocato potrebbe risultare gradevole quanto quello di una fotocamera a pieno formato. Sfuocato fin troppo cremoso, no? Eppure è la Zfc con il 105micro (G) più TC14. Zfc e 105 micro (G) + Tc14. Nitidezza ottima, sfuocato piacevole. Ok, Ok, lo so, qualcuno potrebbe dire "Ma io ho una fotocamera Fx con millemila pixel, quindi posso croppare e non mi serve un corpo Dx", Certo, ma se si scatta con una fotocamera Fx in modalità Dx il concetto espresso sopra non cambia. E' come se in quel momento si stesse usando un corpo Dx, no? In conclusione,vi ho mostrato quelli che secondo me sono i possibili vantaggi, non assoluti, ma presenti, del formato Dx per la macrofotografia sul campo soprattutto per i soggetti vivi ed attivi . Poi non predete tutto questo troppo alla lettera, se si è capaci (in senso più fisico-spirituale che altro, sudore, pazienza ecc.) e si ha voglia di fare un po' di più di fatica, si può fare quasi di tutto con quasi tutto. Z6 e 24-200 a 200mm (più lente addizionale). Nikon Z6 e 105 MC Ma, attenzione ci sono casi in cui il "metodo Salvetti" (300mm, TC14 e corpo Dx) rimane a mio parere ancora il migliore: Ad esempio qui dove il soggetto imperdibile (la mitica -per me - Oxygastra curtisii) è nella parte in acqua del canneto; acqua neanche tanto bassa (e il fondo...cedevole). Per cui D500 (non ero ancora passato al sistema Z) 300mm f4 e Tc14. E questo è proprio tutto. Commenti e osservazioni sempre graditi. Silvio Renesto per Nikonland.
    1 punto
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