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  1. Percorrendo un facile sentiero, che parte dal piccolo lago artificiale ubicato nei pressi di Gressoney, si arriva, dopo una camminata di una ventina di minuti circa a una costruzione appartenuta a casa Savoia. Si tratta di un edificio realizzato tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900 fortemente voluto dalla regina Margherita. Amante della montagna, la regina soggiornò per alcuni periodi, a partire dal 1889, in questa valle presso Villa Margherita, di proprietà del barone Peccoz. Con lui la regina aveva in comune la passione per l’alpinismo e negli anni di soggiorno presso la villa del barone realizzò alcune imprese rimaste nella storia, come l’essere stata la prima donna a scalare il Monte Rosa. Il rifugio Capanna Regina Margherita (inaugurato nel 1893) porta questo nome in suo onore. È qui che, osservando il panorama alle prime luci del sole, disse: «Dinnanzi a questa grandezza di monti e a questa solenne distesa di ghiacciai, tace il dubbio misero e la fede s’innalza forte e vivace a Dio» Nel 1894, però, il barone morì stroncato da un infarto mentre si trovava sul ghiacciaio del Grenz, fatalità che pose fine alle scalate della sovrana. Questo però non la allontanò dal piccolo paese di Gressoney ma, al contrario, decise di costruire qui una sua residenza. Nonostante il parere inizialmente contrario del marito, la regina riuscì ad ottenere la possibilità di far edificare una residenza per la villeggiatura in questa parte della Valle d’Aosta, ai piedi del Colle della Ranzola, in località belvedere da cui domina tutta la vallata. I lavori di costruzione iniziarono nel 1899 ed ebbero termine nel 1904. Il re, però, non riuscì a soggiornare al suo interno poiché, nel 1900, venne assassinato per mano di Gaetano Bresci, un anarchico italiano. L’edificio, pur venendo chiamato castello, non è altro che una villa di tre piani progettata dall’architetto Emilio Stramucci, che già aveva prestato la sua opera nella realizzazione delle decorazioni di Palazzo Reale a Torino, il quale vi diede un’impronta di tipo medioevale secondo lo “stile lombardo del secolo XV”, in voga sia in Francia che nella Savoia. A dare un aspetto che possa ricordare i castelli medioevali, contribuisce il rivestimento esterno costituito da pietre da taglio grigie provenienti dalle cave di Chiappey a Gressoney, di Gaby e di Vert (Donnas). L’edificio, circondato da un bosco di conifere, è sostanzialmente a pianta rettangolare sovrastato da 5 torri a guglie e si compone di tre piani. Il pianterreno ospita le stanze da giorno: la sala da pranzo, la sala da gioco con il biliardo, alcuni salotti, la veranda semicircolare e il salone d’onore con la doppia scala anch’essa semicircolare. Il primo piano costituisce il piano nobile con gli appartamenti reali: quello della regina Margherita, del figlio, Vittorio Emanuele III, della nuora, la regina Elena e del nipote Umberto II. Parte dei mobili che si trovano nell’appartamento della regina provengono da villa Margherita. Al secondo piano (non visitabile) troviamo le stanze per gli ospiti e l’accesso alla terrazza coperta della torre più alta, mentre i sotterranei ospitano le cantine. Una particolarità è l’assenza delle cucine, che la regina volle ubicate in un edificio separato a 30 metri circa dal corpo principale della residenza; qui ora si trovano la biglietteria e i servizi igienici per i visitatori. Il collegamento con le cucine era garantito da una galleria sotterranea con un doppio binario Decauville. Le pietanze venivano trasportate con un carrello elettrico fino a un ascensore interno e tramite questo arrivavano alla sala da pranzo. La meridiana sulla facciata è stata realizzata nel 1922 e riporta la scritta “Sit patriae aurea quaevis” (“Ogni ora sia d’oro per la patria”), le stesse parole che compaiono su un orologio solare del 1915a Cogne. Nei dintorni del castello troviamo altre 2 strutture abitative. Una è la Villa Belvedere, adibita a foresteria e alloggio per i custodi, la servitù e i carabinieri reali di scorta, la cui proprietà oggi appartiene ai Padri Gesuiti dell'Istituto Leone XIII di Milano. Poco distante troviamo poi il Romitaggio Carducci intitolato all’amico poeta della regina che qui vi soggiornò. Il poeta, per manifestare la propria ammirazione per la sovrana di casa Savoia, le dedicò queste parole: “Ella sorgeva con una rara purezza di linee e di pòse nell’atteggiamento e con una eleganza semplice e veramente superiore sí dell’adornamento gemmato sí del vestito (color tortora, parmi) largamente cadente. In tutti gli atti […] mostrava una bontà dignitosa; ma non rideva né sorrideva mai […] e tra ciglio e ciglio un corusco fulgore di aquiletta balenava su quella pietà di colomba”. A seguito della morte della sovrana, avvenuta nel 1926 mentre si trovava a Bordighera per il suo soggiorno invernale presso villa Margherita, il castello rimase chiuso per diversi anni. Nel 1936 la proprietà venne acquisita da un industriale milanese, Ettore Moretti, che ne mantenne pressoché intatta la struttura e gli arredi. Nel 1981 la Regione Autonoma Valle d’Aosta ha acquistato la proprietà. Nel 1990 ai piedi del ‘maniero’ è stato realizzato un giardino botanico formato da una serie di aiuole rocciose. Qui possiamo ammirare piante tipiche delle alpi come il Giglio martagone, il Rododendro ferrugineo e la Stella alpina oltre che Genziane e vari semprevivi. Il giardino è visitabile tutto l’anno, ma il periodo migliore sono i mesi di luglio e agosto nei quali si ha la fioritura delle piante in esso presenti. Qui trovate Gli altri articoli del mio blog. Concludo con due brevi filmati montati da me. Al prossimo articolo! ciao! 2
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