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La Namibia non è esattamente il primo paese che viene in mente pensando all’ Africa, moltissimi scelgono altre destinazioni più note (Kenia, Tanzania, Sud Africa,….). Io l’ho scelta perché, documentandomi, ho scoperto che è contemporaneamente ricca di cose interessanti da vedere e molto sicura, entrambi requisiti indispensabili per un viaggio di famiglia come sono state le mie vacanze agostane. Così sicura che ho fatto tutto in self-drive, guidando un 4x4 a noleggio per oltre 4.000Km effettivi di cui la maggior parte, direi i 3/4, su piste sterrate ma prevalentemente, nel pieno della stagione secca, in ottime condizioni. Per l’organizzazione mi sono appoggiato a HB Safaris, un tour operator con sede a Windhoek (la capitale della Namibia) ma gestito da italiani: Emiliano e Stefania. Qui il loro sito, che in verità è un po’ scarno ma non fatevi trarre in inganno: sono molto capaci e professionali ed hanno fatto un lavoro splendido. Con loro abbiamo pesato con attenzione cosa includere, cosa escludere e quanto tempo passare nelle diverse zone, definendo cosa fare giorno per giorno tra le varie opportunità disponibili e prenotando le attività per le quali un supporto è indispensabile (es. Il driver per le dune della skeleton coast o l'interprete-accompagnatore per il villaggio Himba). Un lavoro che ha portato ottimi risultati, devo dire che è stata proprio una vacanza fantastica a 360°, che loro hanno davvero reso facile, risolvendo anche i casini combinati dalla compagnia aerea (che ci ha fatto arrivare il giorno successivo rispetto al previsto, con necessità di "ripianificazione al volo" della prima notte). Mi hanno anche dato alcune utili "dritte" per il safari in Etosha, dove siamo stati 4 giorni, cercando gli animali da fotografare, cosa di grande soddisfazione e divertimento non solo per me ma anche per Anna e Margherita (NDR: Etosha non è una game reserve privata zeppa di animali, ma un parco nazionale di 22.000km quadrati. Per riferimento: il Parco del Gran Paradiso è 700km2, la Valle d'Aosta è 3.300km2). Il materiale fotografico. - 2 Z9 - 24-120/4 - 100-400/4.5-5.6 - 600/4TC - una batteria di scorta (mai usata). - 2 CFExpress da 512GB, una per corpo, ed 1 da 325GB in riserva (in realtà ho fatto molte meno foto del solito, complessivamente circa 6.000, avrei avuto bisogno di molto meno spazio).- materiale per la pulizia del sensore (pompetta, liquido e palette. Mai dovuti usare: la tendina protettiva della Z9 è impagabile!). Tutto dentro uno zaino Kiboko 30L+, che consente un uso ottimale delle dimensioni ammesse dalle compagnie aeree come bagagli a mano, un’ottima capacità di stivaggio ed un notevole confort nell’uso a pieno carico. Per la cronaca, conteneva anche un numero notevole di altre cose (kindle, cuffie, telefono, documenti, i blister dei medicinali che assumo, una maglia per la notte in aereo,…). Con i suoi 12kg eccedeva di 4 il peso ammesso dalla compagnia, ma l’ho gestita dando i due corpi a mia moglie al momento del check-in (il suo zainetto era decisamente entro la franchigia). Non avessi avuto questa opportunità avrei utilizzato, come al solito, una borsa porta PC (per la compagnia che ho usato, e pressoché per tutte quelle non discount, è ammesso, oltre ad un bagaglio a mano, un PC o un “personal item”). Ovviamente qui fanno premio due cose: - l’incredibile leggerezza del 600/4TC e del resto degli oggetti rispetto all’equivalente materiale dell’era DSRL. - la disponibilità di schedine molto capienti, performanti e sicure, tali da non rendere più necessario “svuotarle” giornalmente sul PC, che non ho portato anche per evitare la tentazione di “distrazioni serali” dal godermi la vacanza con la famiglia. Come dicevo il giro è stato molto vario così come le situazioni di ripresa, per luce e soggetti. Siamo in Nikonland, quindi iniziamo a parlare di tools. Il 24-120/4S è LO zoom transtandard, grandissima utilità e qualità. Perfettamente a suo agio nel fotografare i paesaggi, anche nel vento forte del deserto, nel fotografare le persone, purché si abbia adeguata sensibilità ed educazione nel proporre la fotografia invece di cercare di rubarla, e nel reportage. Letteralmente un pilastro del mio corredo, una delle lenti dalle quali faticherei di più a separarmi. E dire che i 24-xxx usciti tempo per tempo con bocchettone F li ho provati tutti non gradendone nessuno. § Il 100-400/4.5-5.6 è lo zoom per le fotografie di animali ambientate. Suonerà strano a chi ne ha letto i test su Nikonland, compreso il mio, ma era l’oggetto meno performante che avevo con me. Questo perché in termini di focali, maneggevolezza, stabilizzazione, nitidezza è eccellente. Ma nelle situazioni di scatto nelle quali l’ho usato le immagini hanno spesso risentito di uno sfocato nervoso, che è il suo punto di debolezza. Certo, tutto non si può avere ed un 100-400 meglio di questo sul mercato non c’è. Non di meno, lo sfocato del 70-200/2.8 o del 400/4.5 è di un’altra categoria e se devo dire cosa vorrei che Nikon tirasse fuori adesso è una miglior soluzione in questo range di focali (magari un 100-300/4?). E siamo al 600/4 TC VR S. La qualità delle fotografie che produce questo oggetto è stratosferica, sotto ogni profilo. Non c’è bisogno di guardare i dati di scatto per riconoscere quali immagini sono prodotte dalle sue lenti. Ma, visto il prezzo, sono considerazioni sicuramente attese. La sorpresa vera, a portarlo sul campo, è quanto sia facile da usare. Non è facile spiegarlo, questa opinione deriva da una grande quantità di dettagli che si toccano con mano nell’uso quotidiano. Provo a fare sintesi di quelli che più mi hanno conquistato: - TC integrato: dove c’è polvere e senza avere la lente su treppiede (e quindi mancando di una terza mano….) non è solo il modo velocissimo e silenzioso di cambiare focale, è l’unico modo di farlo! E senza avere apprezzabili penalizzazioni in qualità (e qui andrebbe fatto un discorso legato alla qualità dell’aria tra la lente ed il soggetto, che spesso porta a spasso gli youtubber). Davvero questo è sia un 600/4 che un 840/5.6. - Stabilizzazione: dominando la tecnica, il tempo di scatto necessario si determina davvero solo in base al movimento del soggetto. - Manegevolezza: ok, non vi voglio convincere che sia piccolo. Non lo è. Ma è perfettamente bilanciato e si usa benissimo sul beanbag appoggiato al finestrino, anche grazie al fatto che si può disattivare la ghiera di messa a fuoco. Si usa benissimo a mano libera, inquadrando attraverso il finestrino aperto dall’altra parte dell’auto. E viaggia bene in aereo, come nessun altro 600/4 Nikon (direi che vicino gli sta solo il 600/4 Sony…. Che però non ha il TC integrato). Per cui si, questo 600/4TC è a pieno titolo un altro dei pilastri del mio corredo. La Z9 è fantastica, ormai lo sappiamo tutti. Senza alcun dubbio è la migliore Nikon che io abbia mai usato, sotto ogni aspetto. In un viaggio del genere, considerata la molteplicità dei soggetti, ha distanziato la D5 (e la D6) nel mio gradimento ancora più del solito. Molti i motivi: Innanzi tutto la gamma dinamica del sensore, l’efficacia dell’autofocus, la silenziosità e la capacità di vedere a mirino come cade la luce. Ho apprezzato molto anche un ulteriore aspetto: le ricaricavo, a sere alterne, con il cavetto USB-C ed il “carichino” del telefono. In questo modo si risparmia ancora peso. Aggiungo anche che per prudenza ho portato il materiale per pulire il sensore ma non ho mai dovuto usarlo: la tendina a protezione del sensore è fantastica! Come d’uso, qualsiasi commento o domanda su viaggio, strumenti e... emozioni è molto gradito. Massimo per Nikonland (c) 17/9/2023
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La Z9 nell’artico alla ricerca dell’orso polare.
Massimo Vignoli posted an article in Nikon Z : Test fotocamere
Il 2022 è per me un anno fotograficamente molto speciale, iniziato a febbraio con una grande avventura in Norvegia, in cerca dei Musk Ox al Dovrefjell NP. Ma è nei mesi successivi che si fa ancora più interessante quando, sbirciando i soliti siti, vedo che incredibilmente - di solito occorre prenotare con grandissimo anticipo, sono disponibili posti per un viaggio che sogno di fare da anni, in giugno 2022!!! Si tratta di andare alle isole Svalbard, territori di oltremare incorporati alla Norvegia, che, posizionate tra i 74 e gli 81° di latitudine nord, sono le terre abitate più a nord del pianeta Terra. Ad un passo dal polo nord! Lì è tutto coperto dai ghiacci per la maggior parte dell’anno e, anche dove in estate questi si sciolgono, la terra si scongela solo in superficie consentendo la crescita di nient’altro che piccola vegetazione - poca erba, muschi e licheni - nelle zone più riparate e soleggiate. Insomma, un ambiente veramente severo, anche in estate, che mi attrae in particolare per la presenza dell’Orso Polare. Vederlo, e auspicabilmente fotografarlo, è un sogno che ho da anni. E pur essendo le Svalbard abitate da altri bellissimi animali, se andiamo è proprio per lui. Plurale, perché è della partita anche il mio amico Alberto, guarda caso conosciuto diversi anni fa in Finlandia a fotografare orsi… Come avete visto dalla cartina, il viaggio è piuttosto lungo: da Malpensa via Francoforte ed Oslo si arriva a Longyearbyen. Ma non è finita, perché sostanzialmente è tutto un viaggio: da li proseguiremo su una piccola nave, appositamente attrezzata per queste spedizioni, la MS-Malmo, che è un guscio di noce di 37 mt di lunghezza e 8.8 mt di larghezza. Eccola in azione in una delle serate del nostro percorso insieme: Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/1000 f8 ISO320 La MS-Malmo è un vascello storico, costruito nel 1943 con la struttura rinforzata necessaria ad operare sul mare ghiacciato, che ha servito la Swedish National Maritime Administration come nave pilota e nella manutenzione dei fari. A fine servizio, nei primi anni 2000, è stata convertita in nave da spedizione ed è in grado di imbarcare 12 fotografi, 2 guide e 7 persone di equipaggio. Essere accompagnati da guide esperte è fondamentale, non solo perché nonostante si dica che qui ci siano più orsi polari che persone, incontrarli non è così semplice, ma anche perché gli animali sono protetti e la guida ha l’obbligo di rispettare, e far rispettare, rigide regole di comportamento. In questo viaggio, noi siamo particolarmente fortunati perché oltre a Svein Wik, il capo spedizione che da oltre 10 anni organizza questi viaggi, abbiamo Audun Rikardsen, che è professore di biologia marina all’università di Tromso e un fotografo piuttosto bravo ed affermato (ad esempio, nel 2015 ha vinto il Wildlife Photographer of the Year nella categoria portfolio). Compito delle guide è sia indicare al capitano dove portare la Malmo che guidare i gommoni. Ne abbiamo 2, che imbarcano ciascuno 6 fotografi ed una guida, da dove si fanno la maggior parte delle fotografie. Quindi tutto a mano libera! Giusto per farvi un’idea: Z6II su 100-400/4.5-5.6S@100mm 1/400 f8 ISO100 Anche sulla nave si va a mano libera: il motore fa vibrare notevolmente tutta la struttura e, compatibilmente con la capacità del fotografo di usare lenti lunghe in questo modo, è più semplice così. Z9 su 24-120/4S@24mm 1/320 f10 ISO200 Come il titolo di questo articolo lascia già intendere, la mia attrezzatura era - quasi - tutta Z: Z9 e Z6II 14-24/2.8S 24-120/4S 100-400/4.5-5.6S L’unica lente F il 500/4E, con il suo TC14EII. Sarebbe stato bellissimo avere nello zaino anche un fiammante 400/28S, ma le consegne di Nikon non avranno volumi adeguati ancora per molto tempo e non è stato minimamente possibile averne uno, chissà se per la prossima volta… Il materiale si è comportato benissimo e ho avuto modo di apprezzare l’utilità di alcuni elementi di design capaci di semplificare molto la vita del fotografo in viaggio, come la possibilità di caricare rapidamente le batterie attraverso il cavo standard USB-C e l’alimentatore del portatile, evitando di aggiungere al bagaglio 2 carica batterie. O la saracinesca a protezione del sensore della Z9, che con il vento che tirava ha fatto il proprio dovere in più di una occasione. O, sempre per la Z9, la grande semplicità ed efficacia nel passare al formato DX, con il quale ho fatto circa il 15% delle immagini. O la sua ergonomia.... insomma potrei andare avanti a descrivere cosa mi piace per un mucchio di tempo. Per dare qualche elemento quantitativo del materiale alla base di questa experience, in totale ho scattato quasi 20.000 immagini in poco meno di 2 settimane, di cui 3/4 con la Z9, che cercavo di avere, situazione per situazione, sulla lente principale nell'occasione. Ma senza farne una ossessione, vi assicuro che, con tutti i propri limiti, la Z6II non ha affatto sfigurato, anzi si è confermata essere un ottimo secondo corpo, migliore nell’operatività della D810 che accompagnava la D5 prima della mia transizione mirrorless. A ogni modo, l'evidenza del beneficio nella transizione credo sia chiara a tutti: la D5 era macchina ottimizzata per fotografare l'azione in bassa luce, mentre la Z9 sa fare tutto! In relazione alle lenti: la parte del leone l’hanno avuta il 500/4 (44%) ed il 100-400 (38%). Direi che questa, come attestato della qualità del 100-400, sia una informazione da valutare. Il resto lo ha fatto il 24-120 mentre il 14-24 è restato li ad aspettare il suo turno… che non è mai venuto. Ci fosse stata la giusta situazione, grazie a lui avrei potuto fare immagini stratosferiche, per cui nessun pentimento per averlo portato. Tornando alla fotografia, i primi scatti li facciamo prima di imbarcarci, su una piccola laguna vicino all’aeroporto. Servono ad acclimatarci e a smaltire un po’ di stress: il viaggio era partito subito in salita, con la perdita dei bagagli miei e di Alberto… fortunatamente ritrovati e recapitati dopo un giorno e mezzo. Cosa che, grazie alla prudenza di arrivare a Longyearbyen 2 giorni prima dell’imbarco, fortunatamente non avrà conseguenze. Z9 su 500/4E+TC14II@700mm in DX mode 1/1600 f5.6 ISO720 Z9 su 500/4E+TC14II@700mm 1/3200 f5.6 ISO800 Ma per i nostri standard, è già natura selvaggia praticamente già tra le case di Longyerabyen... Z9 su 500/4E@500mm 1/500 f5.6 ISO140 Z9 su 500/4E@500mm in DX mode 1/1600 f5.6 ISO320 ...anche perché l’area dove è possibile muoversi liberamente è decisamente ristretta e per uscirne occorre essere armati o accompagnati da una guida armata. l’Orso Polare è il più grande carnivoro terreste (un maschio è alto 2.5-3 mt, pesa 500-600kg) e non ha paura dell’uomo, anzi lo considera una preda possibile se non trova di meglio (nel senso che le foche sono più gustose di noi, ma la fame è brutta). Nel passato, anche recente, sono capitati numerosi incidenti, in apparente intensificazione anche nella zona cosiddetta sicura (nel 2020 un uomo di 38 anni è stato attaccato ed ucciso nel piccolo campeggio che è in paese). Uno dei tanti effetti del cambio climatico che qui si vede in modo ancora più chiaro che da noi. Ma, come dicevo, il motivo per cui siamo qui è raggiungere la natura più selvaggia ed auspicabilmente avere l’occasione di vedere e fotografare non solo l’orso polare ma anche altri animali iconici dell’Artico. Per farlo navigheremo un sacco, qui vedete la cartina con gli appunti di pugno di Svein, affissa in salone. Avrei potuto ricostruire tutto su Google maps grazie alle coordinate GPS registrate da Alberto e fare un file perfetto... ma sintetico. È stata una fantastica avventura! Spero che, attraverso questa istantanea, possiate percepire un po’ del fascino che hanno quegli appunti. Immaginate vederli crescere, giorno dopo giorno, fissando nella memoria situazioni ed emozioni che saranno per sempre con me. E che spero le mie fotografie siano almeno un po' in grado di evocare. C’è anche l’annotazione di dove ci siamo fermati con il motore in avaria. Credo che non dimenticherò mai il momento in cui il motore si è spento ed è suonato l’allarme. Ero in cuccetta a rivedere un po’ di foto, sono saltato giù e ho raggiunto tutti gli altri che si stavano radunando nel punto di raccolta, in salone. Il capitano ci ha riferito che, per un guasto alla pompa di raffreddamento, eravamo senza motore. Ci ha trasparentemente spiegato che non avevano il ricambio e che non potevano ancorare la Malmo perché lì l’oceano era troppo profondo. Ma che, ovviamente, avrebbero cercato di gestire la situazione al meglio. Non lo abbiamo visto per diverse ore, chiuso in sala macchine con l’ingegnere di bordo. Questo era l’ambiente in cui andavamo alla deriva: Z6II su 24-120/4@69mm 1/400 f8 ISO100 Poteva andare malissimo, ma fortunatamente non c’era vento forte o mare grosso e il fenomenale ingegnere di bordo è riuscito, cannibalizzando la pompa del circuito antincendio (!) a ripristinare il circuito di raffreddamento del motore. In caso di condizioni avverse e/o di impossibilità di riparazione, la via di uscita sarebbe stata quella di essere evacuati con elicottero militare, sul quale salire via verricello. Insomma non proprio una cosa piacevole, non solo perché avrebbe rappresentato la fine anticipata della vacanza (il rischio era concreto e le istruzioni, in quella eventualità, sarebbero state di lasciare tutto sulla MS-Malmo ed indossare le tute stagne). Abbiamo capito l’ultima notte e giorno di navigazione, dentro una tempesta con 20 m/s di vento e le onde che spazzavano il ponte, quanto nella sfiga fossimo stati fortunati che, al momento del guasto, il tempo fosse stato buono. Ma forse è solo perché non sono un marinaio. Il capitano quella tempesta l’ha definita “a day in the office for the crew, you have to be prepared to stand it”… ma il suo viso e quelli dell’equipaggio, che evidentemente la notte non l'avevano passata come me in cuccetta imbottito di xamamina, raccontavano una storia diversa. Ma parlavamo di paesaggi un po’ speciali, no? Z6II su 24-120/4@48mm 1/640 f8 ISO200 Z9 su 24-120/4@70mm 1/500 f8 ISO64 Z6II su 100-400/4.5-5.6@100mm 1/640 f11 ISO160 E questo è il primo orso polare che io abbia mai visto. Fotografato, grazie al sole di mezzanotte, alle 1:56:40 di mattina. Anche qui un ricordo emozionante. L'orso lo abbiamo visto per ora di cena, dormiva pacifico. Abbiamo fatto un giro, e lui continuava a dormire. Allora si è deciso di fare la stessa cosa.... una mezz'ora al massimo di sonno e poi "Polar bear... Polar bear... GET UP!". In 10' netti sono vestito ed attrezzato di tutto punto seduto nello zodiac. Ovviamente nel frattempo l'orso non si vede più e giriamo in gommone una mezz'ora buona per ritrovarlo. Ma eccolo! Z9 su 500/4E+TC14II@700mm 1/2000 f6.3 ISO1250 Uno splendido maschio. L’orso polare come nome scientifico ha Ursus maritimus. Indovinate perché? Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO900 Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1000 Ma non è stato l’unico incontro, abbiamo visto un altro maschio e questa bella famigliola, impegnata a fare incetta di uova di edredone su un' isoletta - ovviamente raggiunta a nuoto - e poi a farsi un mucchio di coccole. Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1800 Ma come dicevo non ci sono solo orsi....Questa è l’emersione del più grande mammifero del pianeta, fotografato dallo Zodiac: una balenottera azzurra (33metri di lunghezza, 190 tonnellate di peso). È poco più piccola della Malmo. Impossibile avere un’idea precisa della sua enorme dimensione senza essere in posizione molto elevata. Ed un incontro piuttosto fortunato, visto che è la prima anche per Audun! Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f8 ISO400 Si naviga con condizioni di luce sempre mutevoli... Z6II su 24-120/4@49mm 1/800 f5.6 ISO100 E si fanno incontri (i più attenti vedranno che questa famigliola è anche nello scatto precedente, che di fatto è di pochi minuti prima). Z9 su 500/4ES@500mm 1/1000 f4 ISO100 A volte si scende a terra... Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f5.6 ISO320 Z6II su 24-120/4@120mm 1/400 f16 ISO900 Ma solo dopo aver verificato con cura l'assenza di orsi nei paraggi e sotto l'occhio vigile delle guide, che non si separano mai dal fucile e dai dispositivi per spaventarli - dover sparare ad un orso per salvarci la vita solo per aver fatto fotografie nel momento sbagliato sarebbe una tragedia che nessuno di noi vorrebbe vedere mai. Z9 su 500/4E@500mm 1/500 f4 ISO110 La Z9, consente di fare cose che mai avrei potuto fare con la D5. Prima ero sulla spiaggia, quindi era un po' più facile. Mentre qui sono sporto fuori bordo, sdraiato sul tubolare del gommone, e la Z9 con montato il 100-400 è a pelo d’acqua. Perché solo con la Z9? Impugnatura ergonomica e monitor basculante… Oltre al coraggio di abbassarla sull’acqua fino a quando le dita non la toccano (dritta di Audun e questo sarebbe un altro filone da trattare...)! Z9 su 100-400/4.5-5.6S@230mm 1/500 f8 ISO250 La varietà di soggetti e situazioni nelle quali ho usato con successo l'attrezzatura è lunghissima, impossibile sintetizzarla in un solo articolo: Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/1600 f5.6 ISO360 Z6II su 500/4E@500mm 1/3200 f4.5 ISO100 Z9 su 100-400/4.5-5.6S@290mm 1/160 f16 ISO200 Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1000 Z6II su 24-120/4S@70mm 1/320 f11 ISO160 Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f5.6 ISO500 Chiudo con una foto che, ancora, suscita in me una forte emozione. Lo so, quelle che la precedono sono più spettacolari, ma questa è la fine del mare navigabile e l’inizio della banchisa. Almeno dove era il 19/6/2022, 80° 00'N 015° 00'E off Moffen Island. Il punto più a nord che io abbia mai raggiunto, con il Polo a circa 1000Km da noi. Z9 su 24-120/4S@49mm 1/200 f11 ISO64 Ci siamo volontariamente incagliati qui un giorno intero, sperando che 3 lontanissimi orsi, appena visibili con il binocolo, in caccia di foche, si avvicinassero. Spesso capita addirittura di incocciare in qualche orso curioso che si avvicina moltissimo alla nave. Purtroppo non è successo. È l’unica cosa che avrei voluto avere in più da questo viaggio: vedere un orso in caccia sulla banchisa, ma alla fine è meglio così: ho un validissimo motivo per tornare! Questo probabilmente è l’articolo più lungo che io abbia mai scritto, è ormai tempo di bilanci. Dopo il 2021, quando vendendo le reflex avevo un po’ buttato il cuore oltre l’ostacolo, il 2022 lo ricorderò come l’anno della raggiunta maturità del mondo Z. Ho fotografato molto e fatto due spedizioni fotografiche decisamente impegnative, usando con grande profitto solo corpi Z, lenti Z e residuando con bocchettone F unicamente i miei 500mm. Senza dubbio, la Z9 è l’ammiraglia che aspettavamo. Occorre solo lasciarla correre come preferisce e non forzarla a fare la reflex senza specchio. Se lo farai, ti darà risultati fantastici e ti aiuterà a portare la tua fotografia oltre ai tuoi precedenti limiti. La Z6II ha ottime qualità, ma non è un'ammiraglia. Sfido chiunque a capire delle immagini fatte sopra cosa è scattato con quale corpo, senza guardare le mie note. Ha qualità di immagine da vendere. Solo corre molto meno della sorellona, ma non sempre serve correre. Il 24-120 è il tuttofare di qualità che risolve tutte le situazioni, un must have per chi fotografa come me. Paesaggi, reportage, animali: è buono per tutto. Il 100-400 ha una qualità eccellente, è semplicissimo da usare a mano libera ed ha un AF estremamente veloce. Il range di focale è enormemente comodo ma non fa rimpiangere minimamente zoom meno spinti come il 70-200. C’è solo una cosa che vorrei chiedere a Nikon: un supertele con cui sostituire il 500/4E e abbandonare l’FTZ. Nikon? Mi senti? Massimo Vignoli per Nikonland (c) 11/9/2022- 44 comments
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Nikkor Z 24-120mm f/4 e le donne (articolo NSFW)
M&M posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Il Nikkor Z 24-120mm f/4 S ha fatto un rapido passaggio per casa mia in queste settimane di settembre. Era tanta la curiosità di provarlo. Non come "tuttofare giramondo" come pare sia considerato dai più. Ma come ottica specializzata in grado di sostituire il Nikkor Z 70-200/2.8 S (alle gare di dragway) e tutto un arsenale di Nikkor Z in studio fotografico. Ed è questo l'oggetto di questo test. Che poi un vero test non è. Nel senso che quando io prendo totale confidenza con il mezzo che sto usando (è il caso della Nikon Z9 già con me da inizio anno ma è stato altrettanto immediato con questo zoom transtandard) mi dimentico del tutto che ... sto provando un obiettivo e mi concentro su quello che mi piace di più : fotografare. Ecco, credo che questa sia la sintesi estrema delle mie settimane d'uso con questo obiettivo. E' talmente naturale usarlo che tutto il resto passa in secondo piano. E' privo di difetti ottici (giusto un filino minimo di vignettatura alle focali più corte). E' nitidissimo sempre. Ha un autofocus rapidissimo. E' tanto affidabile da toglierti ogni ansia. Anche di cambiare obiettivo Morale, ho fatto 17.582 scatti in quattro sessioni fotografiche con due modelle. Usandolo in tutta la gamma focale ma principalmente - ma guarda un pò - tra 85 e 105mm. Difetti ? Si, personalmente rinuncerei ai 24mm per arrivare invece a 135 sul lato più lungo ! Per il resto capisco perfettamente perché Nikon non riesca a produrne abbastanza per soddisfare le richieste. La finisco qui nell'introdurre la lunga teoria di foto che ho selezionato per convalidare quanto dicevo più sopra : altro che test, io ho scattato con questo obiettivo come se facesse parte del mio arsenale in pianta stabile ... da anni. Mi scuso se la gran parte di queste foto sono da visualizzare in situazioni di privacy ma io adoro le donne. Tanto più quando, così belle, lo sono ancora di più al naturale ! *** Location : Cross+Studio di Milano, sale Bridge e Watt Modelle : Silvjia e Ginevra Luci : Godox M600D e UL200 con fresnel da 10'' e riflettore in ambiente misto naturale+artificiale Diaframma quasi sempre f/4, sensibilità ISO 64 e ISO 500, bilanciamento del bianco su Natural Auto, picture control su Portrait o Monocromatico, NEF compresso ed efficienza elevata e ovviamente la mia adorata Nikon Z9 Messa a fuoco perfetta ? Checked ! immagine piena dettaglio del viso immagine piena dettaglio del viso al 100% immagine piena dettaglio al 100% La capacità di lettura del sistema è tale da poter aprire impunemente le ombre per ottenere ogni dettaglio visibile mentre le tonalità di colore sono esattamente come le vedo ad occhio nessuna incertezza sull'incarnato. Queste foto non hanno alcun ritocco se non in dettagli marginali. Nessuna teoria del colore applicata, né gradazioni tonali o altre sofisticherie. Io scatto troppo per permettermi anche queste complicazioni ... al limite posso starare io il bianco per avere un effetto a piacere ... Ma partendo da una base assolutamente neutra, come si conviene per uno strumento chiaramente professionale dettaglio della foto precedente (con la pelle e tutto il resto di Silvjia al naturale) insomma, lavoro se uno lavora, divertimento se uno si diverte. Senza pensare un secondo allo strumento che deve essere del tutto duttile, come la creta dello scultore. Altra situazione, altra modella, altro tipo di luce : Ma torniamo per un attimo all'altra scena, per confrontare i differenti contrasti resi. sono mezzi busti ma ho la certezza che se ingrandisco gli occhi al 100% li avrò perfettamente a fuoco ! Ma per averne la certezza ... voilà ! Chiudiamo una sala ... ... per spostarci nell'altra In questo set alternavo la Z9 con il 24-120/4 ad f/4 con la Zfc e un obiettivo f/1.4 per differenziare le riprese, quindi la gran parte delle immagini riprese con il 24-120/4 sono figure intere o quasi in varie situazioni di luce e postura. Concludendo in una visione caravaggesca dove si esaltano forme e volumi. Insomma ... ... il più l'ho già detto. E' difficile che trovi la confidenza assoluta con un obiettivo nuovo già la prima volta. E' come con le modelle, devo prendere bene le misure per sapere fin dove posso osare con la giusta tranquillità. Ma non è raro che con i Nikkor Z già dai primi scatti la sintonia sia totale. Con questo Nikkor Z 24-120/4 S ho fatto circa 25.000 scatti in tre settimane. Non so se qualcuno sia da buttare. Certamente non per causa sua. Piena soddisfazione. Ecco, in questo articolo potete vedere cosa pensa questo obiettivo, delle donne. Io non c'entro, ho lasciato fare a lui e a loro (il problema adesso è che mi è piaciuto tanto che, una volta spedito al destinatario, mi manca. Ma che diamine, come dice il mio amico Giuseppe, mica posso comprarmi sempre tutto !)- 20 comments
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Con il Nikkor Z 24-120/4 S alla Rivanazzano Dragway
M&M posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Spero di essere risparmiato da bolla papale e condanna al rogo ma io non ho alcuna passione per il paesaggio. Né per le foto nelle gite fuori porta. E mai, proprio mai, faccio escursioni o uscite con la famiglia. Il reportage non lo sento. E nemmeno girare qua e là senza meta mi avvince. Infine, anche qui, che il Cielo mi perdoni, le cerimonie le lascio agli altri, sia come protagonista che come invitato. Un matrimonio non lo auguro a nessuno, nemmeno a chi mi vuole male, né in veste di fotografo né di sposo ... Eppure sembrerebbe che il Nikkor Z 24-120/4 sia pensato per tutto questo. Io però lo volevo provare. E l'ho portato in quello che sto fotografando in questi giorni senza preparare niente di che. Il 10 settembre c'era la sessione autunnale delle corse di accelerazione sul quarto di miglio all'aerodromo di Rivanazzano (appena fuori Voghera, nell'Oltrepo). E' una giornata all'insegna dell'aroma della benzina, del vapore, dello stridio degli pneumatici, delle salamelle alla piastra e delle bandiere del Sud. Molto, molto, politicamente scorretto. I partecipanti, persone comuni, non piloti professionisti, alcuni donne capaci di tenere dritta una bestia con un otto cilindri da 1.000 CV che per frenare necessita del paracadute ... si divertono accelerando con l'unico scopo di passare il segno prima dello sfidante. Un pò alla Toretto in Fast and Furious se avete presente. Ma tutto organizzato e cronometrato e con un servizio in pista ineccepibile. Union Flag & Jolly Rogers questa signora si rimira il suo ferro prima di salire nell'abitacolo per la sua sessione mentre questa ragazza veronese lucida il cofano della sua Plymouth da un migliaio di cavalli. Targata, quindi omologata per la strada (dubito con quelle gomme ...) Dicevo che ho portato questo obiettivo solo, insieme alla Nikon Z9 - indispensabile per prendere queste auto al volo - e al Godox V1N per le foto nel paddock. La volta scorsa in maggio, ho usato il 24-200 ed ho visto che l'escursione focale è andata da ~50mm a 170mm. Quindi mi sono detto che 24-120 mi sarebbe bastato. Non solo mi è bastato ma la qualità delle foto, anche nelle accelerazioni più sfrenate è tale che quelle fatte con il pur valido 24-200 impallidiscono. Come dire che la classe non è acqua e che bollare malamente questo obiettivo come tuttofare da passeggio è un insulto che andrebbe pagato con la requisizione dello stesso ... Insomma, mi è venuta voglia di comprarlo e non è detto che non lo farò. La prossima primavera quando sarà diffuso e scontato come si deve Ma andiamo alle foto. Ne presento alcune giusto per dare l'idea. Poi altre ne metterò nei commenti. Ho fatto anche dei video e l'ottica si è comportata benissimo (ma qui anche il 24-200 aveva retto perfettamente). quelle che seguono sono tutte con il colpo di flash per aprire tutto e saturare bene i colori mentre qui ci spostiamo alla partenza Questi scatti sono tutti JPG nativi oncamera, formato NORMAL* FX, scattati a 30 fps, con bilanciamento del bianco su NATURAL AUTO, DLIGHTING attivo. Nessuna postproduzione salvo ritaglio se necessario. Il motore del 24-120/4 S regge perfettamente la velocità della Nikon Z9 in tutte le condizioni. Tutto sommato c'era caldo ma nemmeno tanto. Lo scorso maggio invece boccheggiavo ed avevo dimenticato cappello, sgabello e Gatorade disabituato delle manifestazioni all'aperto ... Chiudo con i miei soliti panning. In questo caso ad 1/30'', dall'altro lato della pista. Che per me da soli valgono il biglietto ... Insomma, andateci piano con le insolenze. Tutto fare, obiettivo da passeggio, obiettivo da cerimonia. Non insultatelo. Questo è un obiettivo serie per fare cose serie. Se voi non siete capaci di farci cose serie, almeno non relegatelo dentro allo zaino nelle escursioni o per le sole passeggiate domenicali con figli, suocera e barboncino al seguito ... Qui ha ripreso dei veri mostri meccanici e non si è scomposto di un decimo di millimetri. A guardarlo, non si direbbe. Ma è un signor obiettivo ! "Cara", dice lui a lei, "non penserai mica di intimorirmi, vero ? Guido io !"- 5 comments
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Nikkor Z 24-120/4S: buono per tutto!
Massimo Vignoli posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
Nel catalogo di obbiettivi per le nostre Z ci sono ormai numerosi zoom transtandard, di varia luminosità e qualità costruttiva differenziata. Con la luminosità costante f4, una importante via di mezzo tra f2.8 delle proposte più luminose e l'apertura variabile del 24-200 ne abbiamo due: il 24-70/4S, la prima lente uscita in kit con le primigenie Z6 e Z7 che ho posseduto ed usato con soddisfazione fino a pochi mesi fa, ed ora il 24-120/4S, oggetto di questo articolo. Max e Silvio, in diversi occasioni, hanno avuto modo di parlarne. Aggiungo ora la mia voce alla loro. Z9 su 24-120/4S @34mm 1/125 f8 ISO 64 La domanda che ha in mente chi legge un test è sempre la stessa: come va? Rispondere, come spesso è accaduto nei precedenti test di lenti Z, è piuttosto semplice: va molto bene, praticamente ha solo un difetto - un po' di vignettatura - con il quale è piuttosto semplice convivere visto che è il difetto ottico più semplice da correggere via SW. Detto questo, secondo me ne ha comunque un pochino meno del 24-70/4. Ne vedremo più avanti alcuni esempi. Cosa aggiunge all'articolato ventaglio di zoom transtandard precedentemente menzionato? In sintesi, una notevolissima versatilità data dal range di focali, che non viene "pagata" con apprezzabili compromessi ottici: la lente va bene a tutte le focali ed a tutte le aperture. Ovviamente migliora chiusa uno stop, sia in termini di vignettatura sia di nitidezza, fino ai bordi/angoli più estremi. Al centro, ed ovunque esclusi gli angoli, sostanzialmente a f5.6 raggiunge il massimo. Chiudendola ancora uno stop - f8 - migliora ancora un pochino gli angoli, e la vignettatura sostanzialmente sparisce. Nella pratica, f8 ed f11 sono uguali a da f16 inizia vedersi un po' di diffrazione (ma non preoccupatevi, fino ad f16 non è un problema ad elevato impatto: quel diaframma si può usare ogni volta che serve!). Ma non capite male: se non siete in cerca di profondità di campo, è usabilissima anche a tutta apertura, garantendo apprezzabili stacco dello sfondo e sfocato - ovviamente non cremoso come lenti f1.4! Continuando con i difetti, non ho eseguito test sulla distorsione ma, ad occhio e con soggetti "normali" (non ho fotografato al mare o in città), non mi sembra un grande problema - direi che è in linea con il tipo di realizzazione (esiste come in tutti gli zoom di questo range, ma si corregge con il SW). A me, in sintesi, piace molto ed è diventato un elemento stabile del mio corredo, praticamente venendo con me, da quando lo ho, in tutte le uscite nelle quali ho portato la Z6II (o la Z9 ). Un vero record da questo punto di vista! In particolare per me, che non sono mai stato un amante di questo tipo di lenti preferendo la coppia formata da zoom grandangolare e zoom tele.... con niente in mezzo. Ma quella scelta era dettata dalla necessità in quanto, prima di questa (e prima del 24-70/4S), non avevo ancora trovato una soluzione dalle giuste prestazioni nel giusto peso ed ingombro. Z6II su 24-120/4S @28mm 1/125 f16 ISO 100 Z6II su 24-120/4S @85mm 1/320 f11 ISO 100 Lo trovo utilissimo nelle escursioni in montagna come vedete qui sopra, in due scatti presi a pochissima distanza di spazio e di tempo uno dall'altro, fotografando paesaggi ed in generale natura. È anche molto a suo agio nel reportage, proprio per la versatilità data dalle focali disponibili e dalla luminosità che, in combinazione con la stabilizzazione sul sensore (questa lente non ha un proprio stabilizzatore), non obbliga ad alzare troppo gli ISO. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Z6II su 24-120/4S @34mm 1/160 f16 ISO 100 Z9 su 24-120/4S @27mm 1/1000 f16 ISO 64 E credo sarà molto a suo agio anche in vacanza, ma per questo devo aspettare ancora un po'! Altre caratteristiche decisamente interessanti sono un autofocus molto veloce, lo definirei sostanzialmente istantaneo, e la capacità di mettere a fuoco molto da vicino, cosa che "aiutata" da una lente diottrica (qui la Canon 500D) ci porta ad aumentare ancora la versatilità della lente, considerata la notevole qualità ottenibile. Z6II su 24-120/4S @24mm 1/500 f8 ISO 100 - Canon 500D e Godox AD100Pro Z6II su 24-120/4S @76mm 1/200 f5.6 ISO 50 - Canon 500D e Godox AD100Pro Aggiungo anche costruzione di buon livello, nello stile Z, abbinata ed un peso contenuto sia rispetto alle precedenti realizzazioni F di pari focale (630gr vs 845gr - 710gr+135gr di FTZ) sia rispetto al 24-70/S (630gr vs 500gr). Ed una apprezzabilissima resistenza al flare, anche con il sole forte nell'inquadratura. Che peraltro rende con un bellissimo effetto stella grazie alle lamelle del diaframma. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/200 f16 ISO 64 Ma perché è così meglio del 24-7074S? per almeno tre motivi, tutti per me sono stati decisamente rilevanti nella decisione di sostituirlo con questo. Il primo è la disponibilità di quei mm tra 70 e 120. La differenza non è piccola, in quanto le focali 80-100mm sono quelle che preferisco per certi tipi di viste in montagna. Ma lo si vede molto bene fotogrando un po' di tutto, sia per la differenza di prospettiva e compressione dei piani sia per il molto più banale ragionamento sul campo inquadrato, che a 120mm è poco più di 1/4 di quello inquadrabile a 70mm (e volendo raggiungerlo con il crop il file della Z6II passerebbe da 24 a circa 7 mpix!). Z6II su 24-120/4S @120mm 1/1250 f8 ISO 100 Il secondo e più importante è che questa comodità non si paga con cadute di prestazioni, il 24-120/4S è semplicemente una lente migliore - non molto migliore ma migliore - del 24-70/4S nelle focali equivalenti (almeno della copia che ne avevo io confrontata a questa copia del 24-120/4S). E soprattutto conserva la qualità dei 70mm fino ai 120mm senza particolari cedimenti, anche su corpi risolventi come la Z9. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/500 f13 ISO 64 Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Il terzo è che meccanicamente è decisamente meglio costruito e mi sembra decisamente più in grado di seguirmi nelle mie avventure. In più, piccolo plus ma comunque un plus, ha filettatura standard da 77mm e quindi può fare coppia perfetta con il 70-200 od il 100-400. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/100 f8 ISO 64 Quindi, per me, è promosso a pieni voti! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 20/03/2022- 21 comments
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