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Sigma 180mm f2.8 Macro OS, il Macrosauro (test sul campo)
Silvio Renesto ha pubblicato un articolo in Obiettivi Sigma
Grazie ad un gentile prestito da parte di Mauro Maratta, ho avuto modo di togliermi una soddisfazione, ossia provare sul campo il Sigma 180mm f2.8 Macro OS, ambizioso tele-macro a grande apertura di Sigma, ed ecco le mie impressioni sull'obiettivo nell' uso in macrofotografia. L'obiettivo: Il 180mm f2.8 Macro OS, afferma Sigma, è l'unico tele-macro di grande apertura che arrivi ad un Rapporto di Riproduzione (RR) di 1:1, il che è vero. La stessa Sigma, molti anni fa, aveva proposto un altro 180mm f2.8 Macro, ma arrivava ad un RR di 1:2 ed era un incubo dal punto di vista dell' ergonomia, dell'Af, e del peso. Sulla qualità del vecchio Sigma 180 f2.8 Macro non mi posso pronunciare perchè non l'ho mai usato. Ho usato il suo fratellino minore, un 180mm macro f5.6 la cui contenuta apertura massima consentiva dimensioni minute, più o meno quelle di un 200mm Ai non micro.Era anche IF, per cui comodissimo nell'uso pratico. La versione a fuoco manuale che ho posseduto aveva una qualità di immagine più che sufficiente e costruzione discreta, la versione Autofocus corrispondente lasciava invece molti (o pochi?) dubbi sulla solidità. Tornando al nuovo Sigma 180 f2.8 Macro OS, è imponente, grosso quasi come il suo predecessore, un vero dinosauro fra i macro, però è costruito in maniera completamente diversa, si tratta di un obiettivo moderno, ben bilanciato e corredato da un collare rimuovibile per l'attacco al treppiedi di forma sensata, al contrario del "vecchio". Il paraluce, doppio a seconda dell'uso in formato Fx o Dx, è enorme, un po' troppo ingombrante, perlomeno per per l'uso in macrofotografia. La grande apertura rende questo 180 molto valido anche per ritratto e fotografia generale, ma non è particolarmente significativa per la macro, dove la profondità di campo è molto ridotta anche a diaframmi piuttosto chiusi, però il partire da una apertura massima elevata permette di usare un converter senza perdere troppi stop, a tutto vantaggio della precisione dell'Af.Bisogna osservare che, come in tutti i macro la luminosità effettiva si riduce con le distanze, diventando f3.2 a 1,5m, f3.5 a 90cm, f4 a 80cm e f5 poi. Il valore effettivo dei diaframma viene indicato sul display della fotocamera e nei dati exif. Qualche numero: La finestrella della messa a fuoco, come in ogni macro che si rispetti porta, oltre alle distanze in metri e feet, anche i rapporti di riproduzione alle varie distanze. Da questi valori con semplici calcoli si può risalire alla focale effettiva al variare dei rapporti di riproduzione e delle distanze di messa a fuoco.Come è ormai consuetudine, la focale effettiva si riduce sempre più man mano che ci si avvicina alla minima distanza di messa a fuoco. A 47cm corrisponde una focale effettiva di 117mm. Distanze di messa a fuoco rispetto al rapporto di riproduzione Variazione della focale effettiva rispetto al rapporto di riproduzione In macrofotografia naturalistica però è molto, direi più, importante la distanza di lavoro, ossia la distanza tra il soggetto e la lente frontale dell'obiettivo). A parità di distanza di messa a fuoco un obiettivo con minore distanza di lavoro (ad es. perchè il barilotto si allunga molto alle brevi distanze) sarà più scomodo da usare e ci sarà maggior rischio di fuga del soggetto se questo è mobile.La maggior distanza di lavoro è uno dei motivi che fanno preferire a molti (me compreso) questi tele macro "lunghi" rispetto ai macro di focale 90-105mm. Se confrontiamo i vari tele-macro, la distanza di lavoro varia così: Il Sigma 180mm f2.8 Macro OS oggetto del test ha una distanza di lavoro di 22,5cm Il precedente Sigma 180mm f3.5 Macro EX ha una distanza di lavoro di 23,5cm IL Sigma 150mm f2.8 Macro OS ha una distanza di lavoro di 18,5cm IL Nikon 200mm f4 micro-nikkor AfD ED ha una distanza di lavoro di 26cm. Questi valori sono riferiti al solo obiettivo senza paraluce che, nel caso dei due Sigma 180 sono piuttosto grossi, o anche molto grossi. In quanto a distanza di lavoro il vantaggio del 200mm f4 micro-nikkor è evidente. Ma anche se, come in altri ambiti, i cm in più contano molto, ci sono altre variabili in gioco. Sul campo Mi sono portato il 180 Sigma sul terreno in due differenti località (entrambe torride!) e l'ho usato soprattutto a mano libera (anche su cavalletto) in modo da sfruttare le sue qualità "moderne", ossia l'af e la stabilizzazione, per verificare se costituivano un effettivo vantaggio rispetto ad obiettivi di pari o superiore qualità ottica, ma più obsoleti, quale ad es. il 200mm f4 micro- nikkor AfD ED. Usare a mano libera il Sigma 180 f2.8 OS non è semplice ma, con mia sorpresa, nella macro non troppo spinta non è affatto impossibile, anzi, grazie alle dimensioni generose ed al peso si ha una presa molto più ferma e sicura, che con altri tele.macro, inoltre l'ausilio della stabilizzazione, permette di ottenere risultati soddisfacenti, almeno finchè il braccio non si stanca. Una posa elegante, colta a mano libera. Una Pieride molto confidente (o meglio un fotografo molto immobile) Colias sp. Maschio di Crocothemys eritraea Se lo sfondo è lontano e/o omogeneo, L'af aggancia bene, altrimenti con sfondi vicini e magari intricati, tende ad essere tratto in inganno e incomincia a fare avanti-indietro o aggancia lo sfondo. Ma questo è fenomeno direi comune in macrofotografia. Se dovessi fare un paragone con il 200 micro-nikkor AfD dal punto di vista ergonomico, direi che il Sigma è migliore per quanto riguarda l'uso a mano libera soprattutto in Af, per la stabilizzazione e l'autofocus più veloce, con il micro nikkor l'autofocus lento e rumoroso rendeva ...consigliabile la messa a fuoco manuale.Il fatto che il Sigma 180 sia usabile (con moderazione) a mano libera è un grosso vantaggio, perchè la possibilità di fare a meno del treppiedi da' grande libertà e velocità di movimento se si deve aggiustare l'inclinazione o modificare rapidamente l'inquadratura. Non ci sono problemi nell'uso su treppiede quando il soggetto lo consente. Mettere a fuoco un soggetto (statico) diventa più semplice ma l'operatività nel complesso rallenta. Argiope bruennichi, grazie alla maggiore focale, come in tutti i tele macro da 180-200mm è relativamente facile ottenere sfondi omogenei che facciano risaltare il soggetto anche in ambientazioni confuse come i cespugli dove l'Argiope tesse le sue tele. Mosca assassina (Fam. Asilidae) con preda. Cirsium sp. Questa coppia di Sympetrum continuava a cambiare posatoio, col cavalletto ho fatto una fatica tremenda. Controluce pieno sovraseposizione per compensare + 0.7fstop Aberrazione cromatica a diversi diaframmi, a f8 non c'è più. Il 180 da me provato alle brevissime distanze a tutta apertura mostrava, sulla D7100, un leggero backfocus, che ho corretto con la regolazione fine in-camera (-10) da f8 in poi il backfocus diventa irrilevante o scompare del tutto. Conclusione.Il Sigma 180mm f2.8 Macro è un'obiettivo utilizzabile nella fotografia generale, ed entusiasmante per l'uso in macro, penalizzato solo da un certo ingombro e peso, da un paraluce enorme (che se possibile è meglio evitare di montare quando si fa macrofotografia a soggetti mobili). Rispetto al suo predecessore, il Sigma 180mm f3.5 Macro EX ha un migliore contrasto, un af più veloce e naturalmente, la stabilizzazione (con i dovuti limiti). Rispetto al 200mm f4 AfD ED Micro-Nikkor, dal punto di vista della qualità di immagine è quasi pari, ha uno sfuocato migliore (col micro nikkor i punti fuori fuoco formano cerchi dai bordi "seghettati", mentre col 180 Sigma sono perfettamente circolari), un contrasto leggermente minore e colori più delicati. Dal punto di vista tecnico è superiore ad entrambi per l'af a ultrasuoni e la stabilizzazione.Si potrebbe dire che il Sigma 180mm f2.8 macro OS ha uno spettro d'azione più ampio che va oltre la macrofotografia, pur mantenedo prestazioni validissime anche in macro. Il 200 micro-nikkor AfD in confronto è molto meno versatile, ma più "portabile" e più "macro oriented", più adatto del 180 alla focheggiatura manuale su cavalletto e meno all'uso a mano libera in Af.Grande vantaggio è, oltre alla distanza di lavoro, la satbilizazione c'è la possibilità di montare un converter 1.4 che compensa la riduzione di focale effettiva. Quando ho provato questa combinazione sul Sigma 180 f 3.5 EX la perdita di qualità era insignificante. Unica controindicazione è la limitazione dell'af da infinito a 60-70cm, a distanze minori si deve focheggiare a mano.Il peso e l'ingombro possono costituire per alcuni (non per me) un deterrente e rendere i Sigma un po' più corti, soprattutto il Sigma 150 f2.8 OS, un accettabile compromesso fra portabilità e lunghezza focale.