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  1. Il bilanciamento del bianco é una delle grandi conquiste del digitale. La possibilità di misurarlo con precisione in fase di scatto ma soprattutto, quella di modificarlo a piacimento in fase di sviluppo dei file RAW dà vantaggi notevoli e grande flessibilità operativa. Le nostre Nikon hanno maturato prestazioni elevate in termini di valutazione automatica e il fotografo può lavorare fidandosi di quello che fa la macchina, al netto della possibilità di pre-misurarlo caso per caso a seconda delle condizioni di scatto. Ma la nostra Nikon resta responsabile solo dell'eventuale jpg prodotto oncamera perchè il file NEF viene poi consegnato all'ambiente software che usa il fotografo per le successive elaborazioni. Se nella mia esperienza con le ultime reflex ho visto una discreta rispondenza tra i vari ambienti più diffusi, con le Z sto verificando evidenti differenze di valutazione di cui secondo me bisogna imparare a tenere conto se si vogliono lavorare correttamente i propri file. Per chi non è avvezzo a queste tematiche, anticipo che non riguardano chi fotografa scattando in jpg. Per questi fotografi basterà valutare bene il bilanciamento del bianco in fase di scatto per avere jpg il più possibile corretti. Con le Z è facilissimo fare una premisurazione. Basta stare attenti che non cambino le condizioni di luce mentre si scatta e il risultato sarà più o meno prevedibile. Semplicemente perchè sarà la fotocamera che si incaricherà di elaborare le informazioni di colore in base al bilanciamento del bianco impostato. Con i NEF le cose cambiano, anche perchè la fotocamera non passa valori esatti all'ambiente di sviluppo, perchè ogni software house elabora queste informazioni in base ai propri aloritmi, deducendole dalle informazioni presenti nel file. Nel software - ogni software - vengono poi messi a disposizione due cursori per la regolazione del bilanciamento del punto del bianco. Con uno si regola la temperatura colore propriamente detta (misurata in Kelvin) con la possibilità di bilanciamento tra tono caldi (il giallo) e toni freddi (il blu) a seconda che si alzi o si abbassia "la temperatura". Con l'altro invece si regola la tinta, ovvero la miscelazione di verde (verso sinistra) e rosso (verso destra). Se in un paesaggio la regolazione può essere basata sostanzialmente sul gusto (anche se ho visto qui online cieli nostrani di un indaco che sembra pennellato a blu di prussia e certi verdi altrettanto blu ...) nell'incarnato delle persone e più in generale nella riproduzione di colori reali, specialmente in interni, diventa più importante. Con il contagocce possiamo far bilanciare i due parametri al software, scegliendo un punto neutro. Riprovando magari più volte arriviamo ad un punto soddisfacente. Possiamo anche fare uno scatto, fotografando sotto alla luce dell'ipotetico set (anche in esterni) un cartoncino grigio o un colorchecker e poi bilanciare quello. Il software imposterà i due valori di temperatura e di tinta che potremo eventualmente estendere automaticamente a tutte le altre foto scattate in quelle medesime condizioni di luce. Fin qui la teoria generale, anziamo al caso in questione che riguarda le nostre belle Nikon Z. Usando io in generale i software Adobe, sia Adobe Camera Raw che Lightroom aggiornati, ho notato subito che se la temperatura colore più o meno corrisponde a quella effettiva (verificata con il mio termocolorimetro Sekonic), il valore di tinta tende parecchio al verde. Con valori notevoli per la Z7 e con valori importanti - nella stessa luce - per la Z6. E' il caso di questa foto, scattata in interni in una stanza completamente bianca e senza dominanti, illuminata attraverso una finestra con la luce esterna ... bianca (cielo coperto), e il bilanciamento del bianco della Z7 impostato su automatico/preserva luci calde (A2) temperatura colore coerente con l'ambiente (non bianco sbiancato con sbiancanti esagerati ... cioé sostanzialmente l'azzurrino chiaro che oramai i nostri occhi scambiano per bianco ma bianco reale). Ma valore di tinta in correzione -17 punti di rosso. Con la Z6, medesime condizioni e impostazioni : temperatura allineata più o meno nella normale varianza e di scarto, ma valore di tinta esageratamente virato sul verde, come a modificare una dominante rossa inesistente. Intendiamoci, con queste correzioni - già adeguate e confermate dall'uso del contagocce per il bilanciamento automatico dentro ACR - le foto paiono corrette. Ma se proviamo ad allineare le impostazioni tra le due macchine, le immagini della Z6 ci diventeranno tutte così : con una sfacciata dominante magenta, mentre la scena - io vi garantisco che ero presente - era sostanzialmente ... priva di dominanti, forse di una tonalità un filo avorio, ma né verde né certamnte magenta. Quindi dopo i primi tentativi ho accettato di non poter allineare che per la sola temperatura colore le foto di Z7 e Z6 scattate nelle medesime condizioni. Non contento, in studio a casa ho provato a fare degli scatti in condizioni controllate, illuminando la scena con un LED e misurando temperatura e tinta con il termpocolorimetro. La lettura, ripetuta più volte, ha dato una misura di 4380 K con una tinta di -2. Nella mia esperienza, tranne quando si usano luci colorate o pareti colorate di tinte ... improbabili, la variazione della tinta misurata non si scosta di più di +/- 5 punti. E tanto mi aspettavo. Fatti gli scatti li ho aperti con ACR. Ed ho verificato, per la Nikon Z7 un valore sostanzialmente allineato sia di temperatura che di tinta : .... per la Nikon Z6 una temperatura accettabilmente simile ma una tinta ancora molto sbilanciata a sinistra (-27 !) che allineata al valore della Z7 produce un bianco che più magenta non si può ! per verifica ho voluto aprire la stessa immagine con due differenti ambienti software. Con Nikon Caputre N-XD ho riscontrato valori reali : simili a quelli del termocolorimetro. Tendenzialmente identici sia per la Z7 che per la Z6 Con Capture One 12, fresco di supporto di Nikon Z6 e Nikon Z7, ho verificato uno scostamento verso il magenta (4 o 6 punti) ma decisamente più contenuto rispetto allo scostamento verso il verde evidenziato dai programmi Adobe. Ho verificato con i tre programmi indicati fotografie scattate in condizioni differenti, riscontrando sempre un comportamento simile. Nikon Capture N-XD sostanzialmente sui valori del termocolorimetro Capture One 12 corretto per temperatura colore, poco spostato in termini di tinta, per lo più su valori positivi ACR e LR più o meno corretto per temperatura colore, con un evidente scostamento di tinta sul verde per la Z7, molto evidente per la Z6 Conclusioni Comprendo che sia un argomento da specialisti che non appassionerà molti ma mi sentivo di condividere questa mia esperienza per avvisare i naviganti alle prese con i file NEF delle Nikon Z e gli ambienti di sviluppo che : sostanzialmente il valore di tinta espresso dai programmi Adobe mostra un offset elevato e non è lontanamente aderente ai valori reali misurabili con uno strumento esterno ciò non influenza in nessuna maniera lo sviluppo effettivo dei file ma rende più complesso omogeneizzare i risultati di foto fatte con la Z6 e la Z7 (o con altre macchine) sotto le stesse condizioni di scatto non sappiamo se questo comportamento (che non riscontro in questa maniera nello sviluppo dei file delle reflex Nikon) sia dovuto al supporto ancora preliminare di Adobe delle nuove Nikon e se possiamo aspettarci una correzione nel prossimo futuro o meno, ma nel caso in cui lo sviluppo colore dei nostri file sia importante in termini di fedele riproduzione dovremo tenerne conto tendenzialmente io oggi preferirei usare Nikon Capture NX-D (Capture One non riesco a ... digerirlo sebbene proponga risultati spesso molto validi con poco sforzo) quando conti poter impostare correzioni misurate esternamente (é il caso di quando io fotografo, ad esempio i fiori) o voglia alineare il bilanciamento del bianco di scatti misti di Z6 e Z7 (o altre Nikon) nell'uso di Lightroom e di ACR/Photoshop, tenderei invece a non mischiare le situazioni, utilizzando per le due macchine il classico scatto con cartonzino grigio/colorchecker preventivo su cui fare un bilanciamento del bianco che so già, per quanto riguarda la tinta, non avrà riscontro diretto con la realtà misurata. In ogni caso, é da escludere che Z7 e in misura maggiore Z6 forniscano prestazioni colorimetriche ... di sinistra, le loro misurazioni sono precise e fedeli come siamo abituati. Sono gli ambienti software di sviluppo che utilizziamo che possono interpretare le loro informazioni in modo anche visibilmente differente. Con Z6 e Z7 allo stato, è impossibile applicare un bilanciamento del bianco calcolato da ACR : il risultato sarà visibilmente virato di magenta !
  2. Su queste pagine abbiamo parlato in anteprima del Nikkor Z 24-200mm. Lo abbiamo fatto mesi prima che andasse in produzione e in distribuzione. E ne abbiamo parlato in termini che - mai ci saremmo immaginati - per un superzoom 10x sono lusinghieri. Io addirittura nei giorni appena precedenti alla chiusura per Covid, con i primi malati ricoverati a Codogno. Max per tutta l'estate successiva con tutte le Zeta disponibili. Poi ce lo siamo comprato e lo abbiamo consigliato. Con tutti i caveat insiti in un qualsiasi super-zoom ma con la novità che noi, nemmeno morti, prima con attacco F, avremmo mai comprato un super-zoom, Nikon, Canon, Sony o Tamron che sia. Passato un anno e mezzo adesso ne parlano anche gli altri. E ne parlano maledettamente bene ! Sappiamo che anticipare i tempi spesso non paga. Non paga in particolare per un sito come il nostro che non si fa e non fa pubblicità. E poi noi italiani siamo maledettamente esterofili, spesso se di una cosa ne parla - bene o male - uno "straniero", allora il messaggio passa meglio, prima, direttamente. Così è, se vi pare. Quindi facciamo dire oggi, a 15 mesi dalla nostra prima anteprima (perchè di articoli su questo zoom ne abbiamo fatti tanti, come nostro costume) le parole che non vi abbiamo detto a Spencer Cox, fotografo naturalista del Colorado che è redattore fisso del sito americano Photograpylife.com un sito per certi versi simile al nostro, con meno propensione alla partecipazione degli iscritti e più propensione alla pubblicità. L'articolo di Spencer si chiude con la preghiera, umile, certo, di acquistare l'obiettivo attraverso un link che porterà una commissione al suo sito. Noi invece dopo aver provato gratis l'obiettivo, abbiamo speso i soldi per averlo per noi Dettaglio trascurabile che non toglie nulla alla recensione che vi invito a leggere qui se vi va ma di cui sintetizzo quei due tre passaggi ... con le parole che non vi abbiamo detto. foto di Silvio"Ernesto" Renesto Spencer Cox : "Finora gli altri obiettivi della serie Z di Nikon sono stati così straordinari nella loro qualità dell'immagine che può sembrare uno spreco acquistare invece un superzoom. Molti fotografi rifiutano del tutto i superzoom e non posso dire di biasimarli. Anche in questo caso, dove il Nikon Z 24-200mm f/4-6.3 VR è il miglior superzoom che abbiamo mai testato, non ha ancora la stessa qualità ottica della maggior parte degli altri obiettivi Z di Nikon." "Gli altri obiettivi Z sono così buoni che hanno fissato uno standard irragionevole. Se confronti questo 24-200 mm con gli obiettivi con attacco F di Nikon, invece, inizia a sembrare nettamente migliore. Ciò è particolarmente vero nel confronto con la Nikon F 24-120mm f/4; l'F-mount 24-120mm è stato storicamente uno dei nostri obiettivi generici preferiti, ma sembra piuttosto scadente rispetto allo Z 24-200mm f/4-6.3." Qui noi abbiamo sempre avuto un giudizio piuttosto tranchant sul mediocre Nikon F 24-120/4. Che pure è solo un 5x, non un 8x come questo nuovo Nikkor Z. "Quando abbiamo testato l'obiettivo 24-200mm f/4-6.3 sul campo, abbiamo scoperto che era un compagno eccellente per fotocamere come la Nikon Z5 e Z6 II a causa della sua lunga gamma di zoom e del peso ridotto. Anche per gli utenti di Z7/Z7 II, il 24-200mm f/4-6.3 potrebbe essere una buona scelta. Riempie la nicchia di un teleobiettivo zoom leggero" "Personalmente lo userò come obiettivo principale per la fotografia di paesaggi d'ora in poi con la Nikon Z6 II. Considerando che comunque scatto quasi sempre a f/11 o f/16, mi sono reso conto che la mia fotografia non guadagnerà molto da obiettivi Z più pesanti e costosi, a parte forse migliori prestazioni di flare. Il 24-200mm non è perfetto, ma i suoi punti di forza e di debolezza si allineano abbastanza bene con le mie esigenze." "E anche se posso sembrare in un certo qual modo infastidito nel dover fare questa affermazione, in realtà non lo sono; questo è un ottimo obiettivo. Se hai bisogno di uno zoom leggero che copra molte lunghezze focali, è quello da battere." Spencer Cox (c) Photographylife.com Ecco, queste sono le parole che noi non vi abbiamo detto ma che condividiamo del tutto. le foto, invece, che non vi avevamo mai mostrato, non sono le nostre ma sono quelle del Professor Silvio Renesto, in arte ... "Ernesto" (un lapsus, ovviamente), fatte con la sua Z6 e il suo Nikkor Z 24-200mm. Leggendo Nikonland - limitatamente al mondo Nikon e località viciniori - spesso avrete in anteprima giudizi, consigli, prove che su altri siti di caratura anche mondiale forse avrete uno o più anni dopo. Noi non vi chiediamo di cliccare da qualche parte per farci guadagnare qualche soldino, né vi propiniamo pubblicità indesiderate. Nemmeno vi chiediamo di fidarvi del nostro giudizio e buona fede. Vi offriamo anche quelli senza interessi.
  3. Siamo ad Abbiategrasso, nel Parco del Ticino, dalle parti della ex Colonia Elioterapica, dove facendosi strada inizialmente fra quelli che fanno pic nic in spiaggia e si bagnano a dispetto del cartello che indica scarsa qualità dell'acqua, arriviamo abbastanza distanti da essere tranquilli e dedicarci alla fotografia macro o quasi macro. Comincio con due foto non specialissime, ma corrette: Calopteryx splendens maschio (blu) e femmina (verde): Soggetto abbondante ed un tantino inflazionato però. Il Ticino, a Motta Visconti e ad Abbiategrasso, dal punto di vista "odonatologico" (ossia delle libellule) è il mio luogo d'elezione per fotografare gli Onychogomphus, splendide libellule tigrate i cui maschi hanno una specie di pinza (infatti gli Inglesi li chiamano Pincertails) al termine dell'addome che serve ad afferrare le femmine durante l'accoppiamento. Amano l'acqua corrente, sono velocissimi volatori che afferrano le prede e si posano per divorarle (o anche solo per riposare)... sui sassi del greto del fiume, per cui, perchè rendano in fotografia, vanno riprese stando sdraiati a terra, in modo di essere (più o meno) alla loro altezza, altrimenti le foto possono risultare deludenti. Come questa, scattata sbagliata apposta a scopo didattico, per far vedere come non si fa: troppo lontano e troppo alto, anche se ero quasi in ginocchio (c'è dello sporco sul sensore, lo so ma non mi importa per me è una foto da cestino): La macro è cosa anche per vecchi, ma un tantino flessibili Errore da evitare è modificare la propria figura troppo vicino al soggetto, che nota il cambiamento e fugge. Ci si acquatta già ad una certa distanza e poi ci si avvicina un po' alla volta, con attenzione, scattando nel mentre. Ed ecco una foto che considero riuscita: Questa mia chiacchierata ha lo scopo di ribadire per l'ennesima volta che anche in macro non basta il soggetto, l'esposizione corretta eccetera eccetera, ma ci vuole un po' (di esperienza e) di impegno per ottenere risultati gradevoli. Ok, intanto che ero là per terra, una cavalletta mimetica crede che io non la veda, invece... l'ho vista. Purtroppo ero armato col 300mm e la lente addizionale, troppo poca profondità di campo a f11 per avere a fuoco sia il corpo che la "coscia" e, appoggiato ai sassi, non si pensa certo a fare stacking. Ma questa è una "catturina" più che altro per simpatia verso queste creature. Ad una certa ora la massa di spiaggiati autointossicantisi di junk-food inizia ad ingrossare oltre il sopportabile, per cui si riprende l'auto, avviandosi verso la grigia Milano; ma chi non guida sta all'erta, perchè i canali accanto alle risaie possono offrire spunti. Come ad esempio questi Onychogomphus che in mancanza di sassi si vedono obbligati a posarsi su foglie e steli e l'acqua offre uno sfondo interessante. Subito fuori dall'auto per un altro paio di scatti: Qui ho schiarito col flash. Lo sfondo è l'acqua corrente del canale. Qui ho lasciato piccolo il soggetto perchè se no finivo in acq , scherzo, mi pareva bello il disegno creato dalle foglie. Con cosa ho fotografato? Con la Nikon Z6, il 300mm f4 pf con il Tc14 oppure con i tubi Meike oppure con la lente addizionale da 1,8 diottrie a seconda delle necessità. Lamento. Se ci sono momenti in cui ho un approccio quasi religioso verso qualcosa, è proprio verso i luoghi della natura. E' rattristante vedere l'accumulo progressivo di rifiuti di ogni sorta che si espande nel bosco man mano che la stagione va avanti. Molta gente anzichè portar via i rifiuti li ... sposta un po' più in là nel bosco, nonostante ci siano bidoni appositi in area parcheggio. Ovviamente, settimana dopo settimana, le cose peggiorano. A volte mi rattrista fino a farmi passare la voglia di fotografare.
  4. Confronto all'americana tra .... il 24-200 in posizione di riposo a 24mm e il 24-200 in posizione 200mm. Attenzione, l'obiettivo non è "retrattile" come il 24-70/4 S, nel senso che a 24mm funziona, non richiede di essere esteso perchè la fotocamera si attivi. mentre qui è di fianco, per l'appunto, al 24-70/4 S su cui guadagna circa due dita di lunghezza nella posizione a 24mm (notate che al minimo il 24-70/4 S non è in posizione di "sparo" ma ritratto. Si deve aprire per poterlo utilizzare e a quel punto si allunga anche alla minima focale, cosa che per il 24-200 invece non succede). Quando è esteso più o meno raddoppia di lunghezza con il paraluce e il tappo il paraluce HB-93 costruito, come il resto, in Tailandia E per finire eccolo montato sulla Z6, in questo caso "zavorrata" dal battery pack. l'ingombro resta accettabile a 24mm, più impegnativo a 200mm, anche perchè i due cilindri interni fuoriescono abbastanza e il sistema diventa fragile all'imboccatura (immaginatelo con il paraluce montato). Che sono ovviamente in plastica, mentre il fusto principale invece è - almeno all'apparenza - in metallo. A supporto della cura di Nikon in questo obiettivo "tutto fare", il pulsante di blocco della focale che evita allungamenti indesiderati. Obiettivo che è del tutto costruito in Thailandia e non in Cina, una volta tanto. Nel complesso, la costruzione non è male. Non è un Nikkor S ma sembra semplicemente il fratello ... più alto del 24-70/4 S. Una estensione di quel concetto *** Nell'uso devo subito annotare una cosa. Già a 50mm il diaframma chiude ad f/5. Mentre oltre i 150mm è già f/6.3. Quindi o andate in giro con il sole bello forte, oppure se dovete fermare un soggetto rapido, dovrete rassegnarvi a salire di sensibilità. pieno sole, 165mm, f/6.3, ISO 280 per avere un tempo di 1/1000'', il minimo per fermare i miei delinquenti mezzo sole e mezza ombra, andiamo a 1000 ISO ma in ombra pur della stessa giornata di sole, la sensibilità è andata a 5600 ISO fortunatamente la nitidezza resta sempre elevata, il contrasto omogeneo e i colori neutri, facilmente dosabili. Archiviamo subito lo sfuocato, credo che uno che cerca il 24-200 non lo farà per avere lo sfuocato del Noct-Nikkor ... ! che comunque è decente se ci sapete fare Lato distorsione, avendo a mente che c'è la correzione automatica non disattivabile nemmeno in NEF, mi pare che le cose siano perfettamente in linea con l'oggetto, anzi. 24mm, appena un'ombra di cuscinetto residuo, tutto sommato ancora migliorabile, considerando che ero tutt'altro che in bolla con la parete e che in situazioni normali la cosa non si nota del tutto (sempre 24mm) E se anche andiamo a cercarci situazioni ... orribili si può intervenire con Photoshop ed avere comunque foto in bolla se vi piace di più il diaframma, pur aprendo a valori relativamente bassi, ha il pregio di chiudere a livelli molto elevati e in questo caso sono andato a cercare il sole che si mostrava tra le nuvole di una giornata un pò moscia, vedendo che l'obiettivo regge benissimo in queste circostanze qui siamo andati da f/4 ad f/32 passando per f/6.3 ed f/20 ( con piena evidenza di tutti gli scarafaggi che ci sono sul sensore della mia Z6 !) per quanto riguarda lo stabilizzatore, funziona perfettamente ed è del tutto trasparente (qui siamo ad 1/10'' ed f/22) Ma il miglior utilizzo di questo obiettivo è quello spensierato, a caccia di soggetti ... qualsiasi, potendo avere a disposizione tutta la gamma focale che si usa di più (con riconoscimento di occhio e volto del soggetto davanti, seguito a raffica senza problemi) *** Concludo così questa anteprima, forse approfondiremo nei prossimi mesi quando sarà disponibile un esemplare di serie. E' un obiettivo piacevole da utilizzare, di gran lunga migliore - anche in termini costruttivi - del Nikon F 28-300mm che si impasta a tutte le focali ed ha colori tendenti al grigio medio ... Ben corretto, non importa se in larga parte via software, è leggero, ancora compatto, come dicevo il fratello lungo del 24-70/4 S che quasi tutti noi abbiamo preso nel kit di una delle nostre Z. Proprio si nota appena che non è un S di fascia media, forse manca un filo di nitidezza rispetto agli eccellenti compari di merenda che Nikon ci ha proposto negli ultimi anni. Resta un oggetto di compromesso, e così deve essere preso, anche nel prezzo, non elevato ma nemmeno di livello popolare. Si usa bene e non impegna, le foto che consente sono belle e in certi casi, uniche, perchè magari quella volta li, proprio un tele impegnativo non l'avremmo portato con noi ... mentre qui basta zoomare e se c'è luce sufficiente si può fare quello che si vuole dall'insieme al particolare La poesia, ricordiamocelo sempre, sta dentro di noi e solo i nostri occhi possono mostrarla. Non scaturisce da sola per l'obiettivo che abbiamo in mano L'anteprima finisce qua anche perchè dovevo rapidamente restituire il sample a Nital Spa, distributore nazionale dei prodotti Nikon che ce l'ha concesso in visione.
  5. Se non la migliore, senz'altro quella che desideravo di più scattare. Dal 2019 non si riusciva per un motivo o per l'altro (COVID, chi è andato a vivere altrove, qualche incidente di percorso...) ad organizzare una uscita al completo di noi quattro vecchi amici. Per l'occasione abbiamo scelto una meta non particolarmente impegnativa, cioè Torrile (PR). Purtroppo non c'era grande varietà di soggetti a distanza fotografabile, è stato quasi uno shooting con una sola modella (erano tanti esemplari diversi, ma della stessa specie) la Sgarza Ciuffetto -ne pubblicherò una mini serie- , interessante quanto si vuole, ma dopo un po' si è anche sazi. Io volevo però fotografare l'Airone Rosso, che per mè è il più bello di tutti, è anche il più timido, ho poche foto sue infatti. Così, ho lasciato le Sgarze, girato per i diversi capanni e verso la fine della giornata fotografica l'ho trovato! Mi ha concesso pochi minuti, forse uno o due, ma sufficienti per qualche fotografia statica e ne è venuta una "buona" durante il decollo, prima che la Z6 andasse per frasche: Questa foto mi piace anche perchè nell'ombra si intravede un Airone Cenerino che arricchisce l'immagine. Sono contento!
  6. L'idea con cui avevo fatto lo zaino, ero salito in auto e avevo sopportato un po' di coda in tangenziale, era quella di provare a fotografare ardeidi in volo, visto che c'era un po' di sole. Appena imboccata l'autostrada mi sono reso conto che sul novarese iniziava a gravare una cappa di nuvole non troppo scure, ma tali da trasformare il cielo in un ammasso grigiastro. Arrivato sul posto, dopo due scatti ho avuto conferma che gli uccelli in volo erano improponibili sagome scure con qualsiasi trucco di esposizione tentassi, al massimo riuscivo a farne dei fantasmi slavati. Meglio cambiare proposito e cercare di portare a casa qualche immagine non troppo noiosa della Garzaia. La situazione dal punto di vista ambientale è tragica. Tutto rinsecchito e grande povertà di specie, dove anni fa nidificavano in gran numero Aironi Cenerini, Ibis sacri, Garzette, Nitticore e Aironi Guardabuoi questa primavera l'unica presenza consistente erano proprio i Guardabuoi e qualche rara coppia di Cenerini. Avevo il cuore triste. Non per le fotografie, ma per la sofferenza dell'ambiente. Qualche foto di consolazione l'ho portata a casa: Arrivo in volo (trovate l'intruso ): Saluti all'ospite: Di vedetta: Non è più come una volta, mio caro sig. Cenerino. Figura di danza NIkon Z6 e SIGMA 150-600mm Contemporary su monopiede.
  7. Ispirato alle saghe nordiche*, con "materiale" nostrano (ci sarebbero voluti i Corvi Imperiali, ma ... questi avevo). *L'ho già scritto altrove ma lo riporto qui, se interessa: il titolo è la traduzione dei nomi dei due Corvi di Odino, Huginn e Muninn, rispettivamente.
  8. Finito lo sfibrante semestre di lezioni e altre attività più o meno sgradevoli, mi sono preso una pausa di meditazione: una giornata in un capanno fotografico. Frequento i capanni molto meno di un tempo, ma quando mi arriva una dritta interessante, ad esempio l'avvistamento di qualche bel soggetto che non ho mai fotografato, cado in tentazione (o cedo alla tentazione?) e ci torno. Poi, si sa, non è detto che il soggetto quel giorno si presenti (così ahimè è stato!), ed è un peccato, ma il tempo nel capanno è lo stesso un tempo speciale per me. Soprattutto d'inverno. Si comincia a giocare già la sera prima quando, oltre a scegliere l'attrezzatura fotografica, si prepara l'abbigliamento tecnico che ti permetterà di resistere fermo per ore a 3 gradi centigradi o giù di lì e scattare senza congelarti le dita. Non vorrai rovistare nell'armadio alle 5 del mattino torturando il sonno alla la povera consorte, no? Prepari prima e intanto pregusti già la piccola avventura! Se ci sono anche gli amici, fin dalla partenza si entra nell'allegro mood tribale degli antichi ominidi maschi in spedizione. Purtroppo entrambi i miei soliti compagni d'avventure si erano presi un male di stagione, quindi niente tribù. In solitaria il mood è diverso, più riflessivo, ma è bello lo stesso. Appartengo ad una generazione a cui guidare piace, il rumore da trattore del mio turbodiesel è gradevole e il pezzettino finale di strada di campagna con le sue curve e sconnessioni mi diverte. Anche questo fa parte del gioco. Nel capanno, una volta piazzato il cavalletto, montato il cannone (il SIGMA 150-600mm C) con la Z6 ed il cannoncino (un 300mm f4) da usare prevalentemente sulla Zfc ( a mano libera per inquadrare angoli scomodi o quando la scarsa apertura massima del Sigma è troppo ...scarsa) mi metto ad aspettare. Una Ghiandaia sospettosissima. Sono convinto che in qualche modo si sia accorta di me. Non sono una persona particolarmente paziente, al contrario, ma il bosco mi piace, mi piace starci, sentire e guardare gli uccelletti indaffarati nel loro chiassoso viavai. E' come guardare in un acquario molto, molto vivace. E' un tempo davvero piacevole, anche senza scattare foto. Alcune specie infatti non le fotografo quasi più, a meno di pose particolari, perchè ho già tantissime loro foto nel mio archivio, ma è sempre bello starle a guardare. Per questo posso stare ore ed ore tranquillo nel capanno. Picchio Rosso "indaffarato". Però, capiamoci, non faccio centinaia di chilometri all'alba per fare psicoterapia, ma per fotografare e quando arriva qualcosa che interessa, o succede qualcosa di interessante, si scatta, perchè quello è la "ciccia" la parte gustosa della giornata. Maschio di Capinera, grigio su grigio Fringuello, "salmone" e verde. Fotografare gli animali per me è un momento di comunione col soggetto. E' un rapporto a senso unico purtroppo, perchè devo essergli invisibile, per non recare disturbo, stress e , naturalmente, perchè altrimenti scapperebbe subito. Gli animali sono sensibili, ma non telepatici. I Pettirossi mi hanno fatto compagnia quasi tutto il giorno, anche troppo ravvicinata. Cos'è qualcosa di interessante? Un soggetto visto di rado, oppure un bell'accostamento di colori tra soggetto e sfondo od una posa simpatica, un'attività insolita, insomma, occasioni non mancano. Il Picchio Muratore mi ha concesso le foto migliori della giornata. Purtroppo la star del momento, il motivo della mia uscita quel giorno era indisponibile, cose che con gli animali liberi può capitare e capita (due giorni dopo invece c'era, come mi hanno crudelmente dimostrato, mandandomi le foto). Non mi nascondo dietro un dito, mi dispiace e il fatto mi ha tolto un po' di soddisfazione per giornata, però sono sincero, una volta mi sarei proprio arrabbiato, pensando di aver solo sprecato del tempo. Invece adesso preferisco vedere il lato pieno del mezzo bicchiere: Mettiamola così: Ho passato delle ore piacevoli ed ho portato a casa qualche buona immagine. Già qualcosa, no? Autoritratto riflesso in un finestrino del capanno. Quadro nel quadro alla Cartier Bresson (beh quasi ). Col cellulare? Ebbene sì. Ah, non vi ho detto chi doveva essere la star? Eh... Picchio Nero! Sarebbe proprio stato un bel vedere (e fotografare!).
  9. Prima uscita con il mio nuovo superzoom per la Z6, il Nikkor Z 24-200mm f4/6.3 Vr. Non avevo pretese di realizzare grandi foto dal punto di vista artistico, mi interessava vedere com'era la sua resa e come mi sarei trovato con questo tuttofare di cui si è parlato molto bene. Il mio non è un test "numerico", sono delle prime impressioni ed una valutazione soggettiva, rapportata all'uso che intendo farne. Per i test più approfonditi, foto dell'obiettivo ecc., vi rimando agli articoli di Mauro Maratta e di Max Aquila. L'obiettivo. Sorprendentemente leggero! Pesa meno del 24-70 f4 S. Naturale perchè baionetta (di alluminio) a parte, il resto è di plastica. Buona plastica però, solida, "casca" molto bene in mano, ben bilanciato, non ci sono giochi, la zoomata è molto fluida senza essere lasca, l'Af è silenzioso e anche piuttosto veloce con la Z6 aggiornata all'ultimo firmware. Si estende zoomando ma non in modo eccessivo. Certamente non è un obiettivo da maltrattare troppo, ma come ergonomia per un obiettivo da viaggio e reportage leggero, mi piace. Ghiera di messa a fuoco by wire è molto sottile. Da usare solo se non se ne può fare a meno. Nessun tasto, selettore od altro sul barilotto. Non ne ho sentito comunque il bisogno. Il mirino della Z6, perlomeno come da me impostato, mi è sembrato leggermente scuro a 200mm a F6.3, ma niente di preoccupante. La sua resa. Nota: Quanto scrivo è riferito ai 24 megapixel della Z6, non possiedo la Z7, quindi non posso esprimermi in merito all'uso con quel sensore. Quando lessi gli articoli di Max e Mauro su questo zoom, rimasi colpito dalle loro valutazioni molto positive. Non avevo motivo di dubitarne, perchè so che sono rigorosi nei loro test, ma mi pareva così strano entusiasmarsi per un 24-200... . Provandolo mi sono entusiasmato anch'io! Davvero molto buono per essere un superzoom, tanto da (scusate il giro di parole) ... non sembrare nemmeno un superzoom! Con "buono" intendo nitidezza più che soddisfacente, bei colori, assenza di aberrazioni e pochissima distorsione (entrambe corrette probabilmente via software, ma il risultato c'è comunque). In condizioni di abbondanza di luce, come nella mia prova in esterni, specialmente tra f8 e f11, conferma la sua validità come ottica da viaggio sia per foto di "paesaggio" che per scorci e particolari, dove mantiene una ottima nitidezza. Grandangolo tele Crop 100% della foto sopra. Questi sotto NON sono crop ma foto di dettagli a diverse focali. Attività fisica in singolo a distanza, come da regole: il mio compare si esibisce nella forma di bastone del Taijiquan, la Z6 e il 24-200 lo seguono: In un paio di foto il bastone è leggermente curvo perchè avendo scattato a raffica con l'otturatore elettronico si ha un po' di rolling shutter. In interni non troppo luminosi chiaramente occorre usare il flash o alzare gli ISO secondo necessità, ma con la Z6 non è un grosso problema. L' unico che non può protestare... Un quasi macro? sì e no, vediamo perchè. NON ho comprato il 24-200 per usarlo come macro sul campo. Però ho voluto divertirmi a esplorare le sue capacità nella fotografia ravvicinata. Test "floreale". Due luci, una di fianco a destra di chi guarda, più potente ed una più debole frontale. Il 24-200 ha una messa a fuoco minima che varia con la focale (dati Nikon Canada): 50 cm a 24mm 54 cm a 35mm 55 cm a 50mm 58 cm a 70mm 65 cm at 105mm 68 cm at 135mm 70 cm at 200mm 70 cm alla focale 200mm è un valore inferiore (di 1cm) a quello del 200mm micro-nikkor f4 Ai. Questo farebbe pensare ad un vero macro, in quanto il 200mm micro-nikkor Ai a quella distanza raggiunge un rapporto di riproduzione di 1:2 (0.5x). Non è così e coerentemente nelle specifiche di questo zoom mi pare non ci sia scritto macro da nessuna parte. A 70 cm di distanza di messa a fuoco ed alla focale di 200mm il 24-200 raggiunge un rapporto di riproduzione leggermente inferiore ad 1:3 (0,28) comunque sufficiente per fotografia ravvicinata, soprattutto still life. Non ha l'incisione di un macro moderno (sarebbe strano se l'avesse e sarebbe altrettanto irrealistico aspettarselo), tuttavia la resa è più che dignitosa. Il rapporto di riproduzione è piuttosto basso perchè, come praticamente tutti gli obiettivi recenti ed in particolar modo i superzoom, il 24-200 accorcia sensibilmente la sua focale alle brevi distanze. In pratica alla distanza di messa a fuoco di 70 cm a 200mm di focale nominale, la focale effettiva è circa 122mm. Un trucco per trasformarlo in un (quasi) vero macro senza perdere nemmeno troppa qualità c'è comunque: basta aggiungerci una lente addizionale a due elementi. Nella foto sotto ho montato un doppietto Olympus paragonabile alla Marumi 330 DHG. Messa a fuoco ad infinito e focale 200mm. Con la messa a fuoco ad infinito si ha una distanza di lavoro di 33 cm ed una qualità molto elevata. Senza lente addizionale: Con lente addizionale da 3 diottrie: crop 100% Se non ci si vuole avvicinare troppo c'è anche un altro trucco: montare un tubo di prolunga SENZA MODIFICARE LA DISTANZA DI MESSA A FUOCO. Come ho già spiegato in altri articoli, montando il tubo, l'obiettivo metterà a fuoco come se il soggetto fosse più lontano, quindi la focale effettiva risulterà meno ridotta. Mica male come risultato (lo stesso discorso vale anche per la lente addizionale, all'ingrandimento dovuto alla lente si somma il fatto che con l'obiettivo ad infinito la focale effettiva è vicina a quella nominale, da tenere presente però che la lente addizionale accorcia le focali, il tubo no). Si potrebbe anche ingrandire di più avvicinandosi, ma già così è un bel risultato. Ripeto quanto scritto sopra: non ho preso il 24-200 per usarlo come macro, ma se durante una gita "leggera" con solo la Z6 e questo zoom mi trovassi davanti un soggetto interessante da fotografare da vicino, non esiterei a montarci sopra una lente (magari da 2 diottrie anzichè 3, così da avere 50cm di distanza di lavoro) che sta ovunque e non ingombra. Conclusione: Soddisfatto dell'acquisto? Sì, almeno da questo prime prove, direi più che soddisfatto. Fa quel che deve e lo fa bene. E' chiaro che bisogna essere realistici, non ci si deve aspettare che faccia quel che fa un 70-200 f2.8 da 2700 euro, però sicuramente non delude, anzi non esito ad unirmi al positivo giudizio di chi ne ha scritto in precedenza. Silvio Renesto
  10. In tutti i miei articoli su "come fare macro senza obiettivi macro", ho sempre scritto che le soluzioni che proponevo (lenti, tubi di prolunga...) erano dei buoni, a volte anche ottimi, compromessi per chi fa macro occasionale, per chi vuole risparmiare (ad esempio sul peso dell'attrezzatura), ma per chi si appassiona seriamente alla macrofotografia naturalistica ci vuole un vero obiettivo macro. Nel sistema Nikon Z sono disponibili due nuovi macro, il 105mm f2.8 S MC ed il 50mm f2.8 MC. A mio avviso per la macro "naturalistica" sul campo ad insetti, ma non solo, il 105mm è il minimo sindacale per avere sufficiente distanza di lavoro per non spaventare i soggetti e anche per non incastrarsi con eventuali gambe di cavalletti fra frasche, radici e rami (e ortiche...). Nella sua Guida alla Macrofotografia, John Shaw scriveva: provate a fotografare un dettaglio di una ragnatela con la rugiada con un 50mm macro e vi ritroverete una ragnatela appiccicata al vostro obiettivo. Forse esagerava ma l'idea è quella. Il 50mm, naturalmente a mio personale parere, come obiettivo macro da' il meglio di sè nelle riproduzione, nello still life, nelle foto di food, insomma in contesti dove lo spazio e le luci vengono gestite e controllate dal fotografo. In questi casi è un'ottica stupefacente, in mani accorte va benissimo anche sul campo per soggetti come i fiori, che non si muovono troppo. I recenti articoli di Max Aquila su Nikonland illustrano molto bene tutte queste qualità del 50mm. Com'è questo Nikon 105mm f2.8 MC? Un obiettivo più che versatile. Come dimostra la pioggia di foto nell'anteprima di Nikonland, questo obiettivo non è solo un macro. E' un 105mm in grado di fare mille cose in modo eccellente: ritratto, scorci, still life, lavora magnificamente a tutta apertura con sfuocati molto belli e senza aberrazioni. Può fare tantissime cose e farle tutte bene. Altri scriveranno approfonditamente di questi aspetti, e ne descriveranno in maggior dettaglio le specifiche costruttive. In questo articolo mi dedico ad una sola di queste mille sfaccettature: la macro naturalistica dove si ritraggono soggetti attivi nel loro ambiente. Prima qualche numero, ma pochi. La distanza di messa a fuoco minima è 29cm (erano 31 per il vecchio 105mm VR G) per cui a 1:1 la focale effettiva è 72,5mm. Non ho fatto test per ogni singola distanza ma è plausibile che nel raggio di rapporti di riproduzione tra 1:1 e 1:2 la focale effettiva stia tra appunto i 72-73 mm e qualcosa più di 80mm. La distanza di lavoro (senza paraluce) a 1.1 è di 13cm. La riduzione della focale effettiva è ormai una caratteristica insita nella progettazione di tutti i tele macro IF che arrivano ad 1.1, di qualsiasi marca. L'unico obiettivo macro per così dire moderno che non riduce la focale è il 100mm Zeiss, che però arriva solo ad 1:2, allungandosi. Non si può avere tutto. Impressioni d'uso nella macro sul campo. Pur essendo più grande del vecchio micro-nikkor 105mm f2.8 VR G, pesa meno, merito dei nuovi materiali con cui è costruito. Montato sulla Z6 (con basetta tipo smallrig) sta in mano molto bene e a me non stanca nemmeno a mano libera. In sè l'Af è rapido e silenzioso e fotocamera permettendo, preciso. Il vecchio e il nuovo a confronto. La messa a fuoco manuale è focus by wire ,come negli altri macro di recente progettazione, per cui la finestrella che mostra le distanze è grandemente apprezzata se si deve prefocheggiare. Nella messa a fuoco manuale la ghiera offre la giusta resistenza ed è abbastanza reattiva, efficace anche "preventivamente" per tutte quelle volte in cui la Z6, credendosi Buzz Lightjear, parte verso l'infinito ed oltre. Da questo punto di vista è di grandissima utilità il selettore delle distanza di messa a fuoco, tramite il qualei si può selezionare il range 50-29cm che è quello dove trova la sua prevalente ragion d'essere un 105 macro... in macro. Perchè un serpente, un ramarro "interi" si possono fotografare più facilmente e con sfondi migliori con un 300mm f4, è per animali più piccoli o per i dettagli di quelli più grandi che ci vuole un vero macro. Per questo ritratto ci vuole un macro. Naturalmente, se il soggetto è inanimato o immobile come un fiore, molti problemi non si pongono ed un 105mm (ma anche un 50mm) si comporta in modo più che egregio su qualsiasi soggetto. La stabilizzazione combinata obiettivo-fotocamera è ottima, mi ha permesso di fotografare a mano libera anche a rapporti vicini ad 1:1! Le foto sono state scattate tutte a mano libera con la Z6, la maggioranza in luce naturale, per qualcuna ho usato l'SB400 come flash di schiarita. Come ho scritto, 105mm (alle brevi distanze in realtà qualcosa meno), per gli animali "svegli" in natura, sono il minimo sindacale, nella macro sul campo, occorre un po' di accortezza in più che con dei tele macro da 180-200mm, sia per evitare che i soggetti fuggano che nel selezionare lo sfondo. Più corta è la focale più impegnativo diventa anche portarsi all'altezza del soggetto, non proiettare la propria ombra, e così via, ma se c'è il "manico" la cosa non è affatto impossibile. Occorre un po' più di attenzione nel selezionare lo sfondo, specie se il soggetto è grande. Vi invito a guardare anche, ad esempio di quanto si possa ottenere, le foto nell'Anteprima ai due obiettivi MC. Sotto questo aspetto, lo ripeto, la stabilizzazione efficace è un vantaggio incredibile, una cosa è muoversi tra le frasche trascinando un cavalletto ed un altra è essere liberi nei movimenti. L'ho apprezzato grandemente. Una macro-rivoluzione. Qualità di immagine. In breve, eccellente. Oltre alla nitidezza (che è veramente ottima) imprescindibile in un macro, è un insieme di più aspetti che secondo me contribuiscono a farne un obiettivo ...spaziale, come ho scritto una volta. Qualità dello sfuocato, resa dei colori, assenza di aberrazioni fanno sì che l'immagine che si ottiene sia qualcosa di speciale. Bombus terrestris, nitidezza, colori e sfuocato... A proposito di nitidezza, ecco una Xylocopa violacea, il Bud Spencer delle Api (confrontare col Bombo sopra), non proprio bellissima, ma non aggressiva ... però il pungiglione ce l'ha. Se guardate il crop 100%, oltre alla tridimensionalità della corazza chitinosa (i pori sulla testa), vedrete me stesso ritratto alla base dell'attaccatura dell'ala, in alto a sinistra, il mio amico Gianni, il sole e il cielo nuvoloso. Tridimensionalità percepita incredibile: Questa Platycnemis pennipes "esce" letteralmente dallo sfondo. Perche vi faccio vedere la povera Ischnura morta appesa ad una ragnatela? Perchè al 100% si vede il filo con zero aberrazioni! Rispetto ad altre soluzioni per la macro? Le differenze operative tra un vero macro e soluzioni alternative come i tubi e le lenti addizionali sono molteplici: da quelle più banali quale il fatto che con un obiettivo macro si ha la continuità di messa fuoco da infinito ad 1:1, mentre sia con tubi che con lenti si hanno range di ingrandimento più limitati, per non parlare del montaggio, smontaggio ecc. Le differenze qualitative ci sono sempre, a favore del 105mm, quanto sia grande il divario dipende fortemente dal contesto: nella foto ravvicinata a diaframmi chiusi (almeno f11) le differenze fra le due soluzioni possono essere più o meno sottili, specie se si usa una lente poco potente, ma ci sono comunque. La differenza maggiore è che un tele zoom con lente addizionale anche di ottima qualità funziona bene solo chiudendo di almeno due o tre diaframmi, alle maggiori aperture la resa è molto penalizzata da una perdita di nitidezza e comparsa di aberrazioni. E comunque ai bordi cede sempre. Insomma, le lenti fan perdere nitidezza (poca o tanta dipende) ed i tubi sottraggono diaframmi (ed ogni tanto creano qualche piccola aberrazione). Ortethrum brunneum, fotografato con il 105mm e con il 24-200 Z + lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie), in entrambi i casi a f11 e 1/640s: Confronto al 100%: Il 105 MC è più nitido, ma direi che il 24-200mm è impressionante per essere un superzoom. Volucella zonaria, sembra una vespa ma è una mosca, anzi è un moscerino, ma gigante. Fotografata con il 105mm Fotografata con il 300mm f4 Pf + Lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie). Confronto al 100% (cliccare per aprire...) Aprendo i crop si vede una notevole differenza di resa fra i due. Il 105 MC è invece eccellente a tutti i diaframmi, per cui se si vogliono fare delle foto di effetto a maggiori aperture è possibile, con le altre soluzioni no. Questa performance lo distingue anche dal 105mm suo predecessore, che aveva una resa più "a campana" con un picco verso i diaframmi centrali, ma meno performante a diaframmi più aperti. Ortethrum brunneum, 105mm f2.8 MC, fuoco selettivo sugli occhi. Platycnemis pennipes, 105mm f2.8 MC, sfuocato da favola. E poi il 105 MC permette eccellenti scatti a 1:1, come questo piccolissimo Tettigonide il cui corpo è meno lungo di 1 cm: Il crop al 100%. Impossibili da ottenere con zoom e lente addizionale, se non con lenti molto potenti e quindi ancora maggior perdita di qualità. Conclusione: il 105mm f2.8 MC si è visto che è un obiettivo dalla grandissima versatilità utilizzabile egregiamente in diversi generi fotografici senza perdita di qualità. E' un vero macro, ma non è solo un macro, è anche un (ottimo) macro. Nella macro naturalistica sul campo il 105mm f2.8 MC si rivela un grande obiettivo: le sue prerogative di nitidezza eccellente, di morbidezza dello sfuocato e di assenza di aberrazioni, unite alla stabilizzazione efficace anche alle brevi distanze lo contraddistinguono e ne fanno un'ottica di eccellenza (come lo è il 50mm f2.8 MC che è della "stessa pasta", ma nasce per usi un po' diversi) . Mauro Maratta mi ha gentilmente prestato il suo 105mm f2.8 MC per questo test. (c) Silvio Renesto per Nikonland.
  11. Qualche giorno fa ho messo alla prova la scheda CFexpress da 120 gigabyte serie Gold di ProGrade Digital : il risultato mi ha fatto venire la curiosità di provare la più capiente (e potente) Cobalt da 325 gigabyte per cui la casa produttrice segnala tra le specifiche una velocità media di 1.000 megabyte/secondo con un picco di 1.400. Prestazioni di laboratorio, ovviamente, difficili da riprodurre nella realtà. Ma io ho voluto vedere e, complice un repentino calo del prezzo (da oltre 600 euro a 455) ne ho ordinata una che è arrivata questa mattina. Ed eccola qua : le due generazioni a confronto : sulla sinistra quelle ProGrade (ex Lexar) da 325 e 120 gigabyte in formato CFexpress e a destra la XQD Lexar Professional da 128 gigabyte con cui ho fatto tutte le miei foto con D5, D850, D500, Z6 e Z7 fino ad oggi Entrambe le schede ProGrade sono prodotte in Vietnam si distinguono esclusivamente per l'etichetta dorata e argento (di che colore è il cobalto ? Io ricordo il colore BLU cobalto ...). la confezione è identica l'unica differenza è nella capienza e nella indicazione di velocità in lettura (R) e scrittura (W) differenti nella Cobalt, ed indistinta (e ben distante dal vero) nella Gold. le ho messe alla prova entrambe nel lettore ProGrade specifico per el CFexpress (e non compatibile con le XQD) collegato ad una porta USB 3.1 Gen 2 (identico come standard ad USB 3.2 Gen 2) sul mio nuovo pc (un i9 ad 8 core con 32 gigabyte di memoria e un disco NVMe da 2 TB capace di 3.000 megabyte al secondo) I dati di misura in ambiente operativo CrystalDiskMark esegue dei test sintetici che cercano di simulare un carico in differenti condizioni di un generico supporto di memoria Aja invece simula il flusso video Infine ho voluto fare una prova che più semplice non c'è. Ho preso una cartella con circa 45 gigabyte di file NEF e JPG di taglio comune e l'ho copiata dal mio disco NVMe alle due schede Sulla sinistra trovate sempre i dati di misurazione della scheda da 325 gigabyte, sulla destra invece quelli della 120. Vedendo questi numeri (che sono ripetibili e che io ho ripetuto più volte) mi verrebbe da pensare che a parte il taglio (302 gigabyte utilizzabili contro 112 gigabyte) sia il controller che i chip siano gli stessi. O, se vogliamo vederla in un modo differente, più pragmatico, che nel mio sistema (che non è una workstation high-end è un normale computer desktop di fascia alta) si comportano esattamente in modo uguale, fatta salva la differente capienza. Infine per simulare le situazione più comune di chi abbia una scheda XQD 2933x e la legga con un lettore USB 3.0 di fascia media (in questo caso il lettore Sony che Nital regalava non mi ricordo più se con la D4 o la D5) ho rifatto le misurazioni : i numeri sono differenti da quelli del test della 120gb pubblicati l'altro giorno perchè là ho utilizzato l'eccellente lettore XQD Lexar che è il miglior del mercato (oggi difficile da trovare) e che fa volare al massimo le mie 2933x. Ma non sarà così per tutti. Quindi in conclusione ? Con la precisazione che questi non sono test di laboratorio ma in ambito ordinario, quelli del pc di (quasi) tutti noi, e che per avere le massime prestazioni di ogni sistema ogni collo di bottiglia va accuratamente esaminato (il tipo di lettore, il modello, la connessione, il disco da cui o verso cui copiate le immagini), possiamo concludere sommariamente ma senza volere essere asseveranti che : le due schede di memoria CFexpress di ProGrade sono sostanzialmente equivalenti per prestazioni al netto della differente capienza le due schede di memoria CFexpress di ProGrade sono all'atto pratico circa 3-4 volte più veloci della XQD Lexar 2933x non ho motivo di ritenere che la Cobalt sulla Z6 o la Z7 si comporti diversamente da quanto non faccia la Gold. Morale ? Con le CFexpress non abbiamo più il fornitore unico residuale come per le XQD. Con le CFexpress adesso abbiamo finalmente tagli convenienti per chi ha bisogno di schede superiori ai soliti 32-64GB che per molti sono già abbondanti ma che per fotografi come me invece sono solo un fastidio. Che il prezzo per gigabyte sta tendendo ad abbassarsi verso cifre interessanti, almeno considerando ProGrade Lo ribadisco a scanso di equivoci : tutto questo vale in ambito informatico e non lato fotocamera. Io non percepisco alcuna differenza apprezzabile nell'uso delle CFexpress rispetto alle XQD sulle macchine Nikon Z. Per vedere migliori prestazioni fotografando penso che si dovrà attendere la prossima generazione di fotocamere.
  12. Ho acquistato questo superzoom SIGMA poco tempo dopo aver preso la Z6. Lo scopo è usarlo nella fotografia naturalistica in attesa di uno equivalente originale Z. Dopo più di un anno di uso abbastanza intensivo penso di poter condividere le mie impressioni e valutarne la convenienza su di un corpo macchina Nikon Z da 24 megapixel come la Z6 (occasionalmente l'ho usato anche sulla Z fc!). Un articolo mirato che spero possa rivelarsi utile a quei possessori di Nikon Z che se lo sono procurato o pensano di procurarselo come soluzione più o meno temporanea. Purtroppo per voi, sarà un test fortemente “ornitologico”, dovete perdonarmi, ma quello io fotografo . Finite le noiose premesse ecco la sostanza. Ergonomia, non è leggerissimo,ma nemmeno eccessivamente pesante con i suoi circa 1,2kg se non vado errato (vado errato! Come Antonio puntualizza, il peso è circa 2kg), ben più leggero e maneggevole nel brandeggio anche a mano libera rispetto al fratello maggiore, la versione Sports. A 150mm è anche piuttosto compatto. E' dotato di limitatore di messa a fuoco a tre posizioni: full, 10m-infinito, 2,8m-10m. Trovo che questa triplice possibilità di selezionare le distanze sia estremamente intelligente (utile) e non capisco come mai non sia presente su zoom di marche più famose. Esiste un tasto di blocco per evitare il creeping, ossia che si allunghi se tenuto verso il basso durante il trasporto. Perché zoomando si allunga, e molto, siccome il maggior peso è rappresentato dal gruppo ottico frontale, questo può creare un certo affaticamento nell’uso a mano libera rispetto ad un obiettivo più centrato, ma io pur non essendo un gigante, riesco a lavorarci abbastanza a lungo. Suggerimento importante. Il collare per il cavalletto prevede l’attacco di una cinghia per il trasporto che è in dotazione. E’ essenziale usare quello, al posto della cinghia della fotocamera, se volete portarvelo in giro appeso al collo o a tracolla per evitare sforzi inopportuni alla baionetta, non si sa mai. Vedi foto sopra. Sempre riguardo al collare, il mio esemplare ha una certa tendenza ad impuntarsi all'inizio, appena allentata la vite sembra bloccato, occorre fare un certo sforzo iniziale (senza esagerare per evitare di far danni) e poi diventa normalmente fluido. Come sappiamo la ghiera di messa a fuoco gira in senso opposto rispetto agli obiettivi Nikon, (ma tanto oggi si usa quasi sempre l’autofocus). Non è tropicalizzato, quindi non usatelo sotto la doccia. Il paraluce è comodo e di facile montaggio/smontaggio. Non ce l'ho da troppo tempo per dire se sia robusto o meno, ma lo tratterei con la dovuta attenzione, senza abusi, ma senza eccessiva preoccupazione. Non mi pare un carrarmato ma nemmeno fragilissimo. L’ Autofocus. L’autofocus dipende dall' obiettivo ma anche dalla fotocamera. Il SIGMA 150-600 C sulla Z6 e in generale sulle mirrorless ha una messa a fuoco non fulminea, ma precisa (ho sentito i Canonisti dire che torna a nuova vita). Anche sulle Z la sua vita migliora di molto: Ho provato infatti a usarlo sulla mia D7100 e sembrava di avere un’obiettivo diverso (assai peggiore). Focale 150mm Così sulle Z possiamo dire gioiosamente addio ai problemi di back-front focus, alle basette per il fine tuning e cose del genere, se si riesce ad agganciare il soggetto (questa è un’altra storia), la messa a fuoco è perfetta e la nitidezza notevole (sui 24 mpx almeno). Focale 600mm Se si riesce ad agganciare , già, perché l’interfaccia FTZ/nikon Z6 non è delle più brillanti, come sappiamo, ma questo vale per il Sigma come per i Nikon, quindi non lo considero un difetto dello zoom. In ogni caso il SIGMA sulle Z ci guadagna molto rispetto alle reflex. focale 290 mm Focale 480mm Una parola definitiva sulla velocità dell’Af del SIGMA 150-600 potrebbe dirla solo un possessore di Z9, ma nessuno oserebbe tentare questo indegno connubio, temo, nemmeno per venircelo a raccontare. Qualità ottica e versatilità d’uso. In quanto a nitidezza questo umile zoom rende molto più di quanto sarebbe lecito aspettarsi, perlomeno sui 24 megapixel della Z6. La qualità è molto buona a tutte le focali, soprattutto sotto i 450 mm ma anche a 600mm non ci si può lamentare, perlomeno per usi naturalistici, dove eventuali leggere pecche ai bordi sono del tutto irrilevanti. La qualità di immagine più che soddisfacente, unita alla incredibile gamma di focali ne fa uno strumento in grado di dare grosse soddisfazioni. Focale 500mm Focale 390mm Focale 600mm Focale 440mm Difetti. Un’apertura massima di f6.3 (o forse f6.7) può essere problematica in alcune situazioni e costringere ad alzare molto gli ISO se si vogliono tenere tempi rapidi, o rende difficle gestire lo sfuocato, però questo non lo considero un difetto, in quanto è dichiarato dalla casa, quanto un limite di cui uno è avvisato e può fare i suoi conti. Incontri al buio... focale 600mm Poiana nella nebbia, focale 340mm Focale 390mm Un difetto secondo me sta nella stabilizzazione, che un po’ ballerina, da imparare a gestire, al confronto lo zoom Nikon 200-500mm f5.6 è una roccia. Un altro difetto è la riduzione della focale effettiva. Questo 600mm riduce assai rapidamente la focale anche a distanze non troppo brevi, nella mia experience con il Nikon 180-400mm dell’amico Andrea Marzorati, pubblicata qui su Nikonalnd, ho mostrato come anche a 10m circa il SIGMA a 600mm ingrandisse quanto il 180-400mm a 400mm. Non è comunque l’unico, anzi è un difetto comune, se fate i vostri conti con le formulette che vi ho insegnato vedrete che è così: ll 200-600 Sony è più o meno uguale ed il fratello “pro” SIGMA 150-600 Sports è anche peggio. Per avere una certe fedeltà alle focali nominali credo ci si debba rivolgere a zoom super professionali o proibitivi o a focali fisse di alto livello. Focale 450mm Focale 600mm Rapporto prezzo prestazioni- Su, puristi, storcete il naso, volgete altrove gli occhi, ma lasciatemi dire. Ognuno decida da sé naturalmente, ma a mio parere questo zoom che si trova anche a meno di mille euro, chi non può o non vuole spendere oppure cerca solo una soluzione temporanea, ma qualitativamente soddisfacente, in attesa di un investimento serio nel futuro 200-600 Nikon Z dovrebbe prenderlo in attentissima considerazione, perchè offre una più che buona qualità di immagine con pochi difetti di contorno. Silvio Renesto per Nikonland. Le foto che mi ritraggono sono di mio figlio Matteo Renesto
  13. Sto usando la Nikon Z6 II da quando è uscita lo scorso autunno. Purtroppo il periodo non è stato propizio per utilizzarla dove avrei voluto valutarne davvero le potenzialità - rispetto alla Nikon Z6 prima serie - in eventi sportivi sfidanti, quali il motocross o l'automobilismo. L'ho potuta usare per lo più in fotografia di ritratto e generale. Oltre che in test informali che avrete già visto in queste pagine. Il mio giudizio complessivo è molto positivo pur con qualche caveat che condividerò più avanti, se avrete la bontà di continuare a leggere questo articolo. Che come mio solito, non è un test di laboratorio ma un'esperienza d'uso quotidiana, sul serio, da parte di uno che mangia pane e Nikon da quando il Presidente degli Stati Uniti era ancora Ronnie Reagan *** Uno strumento da lavoro La Nikon Z6 II si può considerare l'equivalente sia sul piano merceologico che funzionale, della reflex Nikon D750. Non è l'ammiraglia e non ha nemmeno un corpo professionale ma esattamente come la D750 serve a qualsiasi scopo le si voglia affidare. come nel caso della sorella più costosa, Nikon Z7 II, le differenze esteriori rispetto alla precedente serie sono minime. Si limitano per lo più al marchietto II dopo al numero del modello. La produzione passata in Thailand dal Giappone. L'apertura del vano memorie più alta. Perché le differenze concrete sono all'interno. nel doppio alloggiamento per memorie (XQD/CFexpress + SD di tipo UHS-II) nella contattiera estesa per consentire al battery-grip MB-N11 progettato espressamente per Z6 II e Z7 II di operare con i comandi in verticale nell'ingresso USB-C e la relativa elettronica in grado di sfruttare le peculiarità della nuova batteria potenziata EN-EL15c (compatibile con le precedenti ma in grado di operare in ricarica mentre la macchina è attiva) nell'uso di un doppio processore rispetto al processore singolo che insieme ad un buffer maggiorato, permettono alla Z6 II di raggiungere sequenze di 200 scatti consecutivi, il che nella pratica significa poter scattare sempre in continuo altre differenze aggiunte sul piano software come le nuove modalità autofocus, i tempi di scatti allungati sino a 900 secondi. la promessa di aggiornamenti firmware già mantenuta con l'ultima versione v 1.1 che ha aggiunto il video in formato 4K60p (sebbene in modalità 1.5x) e il formato RAW proprietario di Blackmagic (mediante registratore esterno e modifica hardware in assistenza a pagamento) che speriamo verrà costantemente estesa nel prossima futuro sin qui la teoria. Se questo si possa tradurre nella pratica in operatività migliorata nella vostra quotidianità fotografica, lo lascio a voi. Per me si, ed è il motivo per cui l'ho ordinata e comprata prima di provarla. a me bastava già solo questo battery-grip, montato e mai smontato da quando mi è arrivato con dentro due batterie EN-EL15c che da quel giorno ricarico esclusivamente via USB-C (con un bel caricabatteria da 65 W). Perchè nella sostanza la Z6 II è immutata ergonomicamente rispetto alla Z6 I. E questo per me significa dolore fisico a mani, polsi e braccia, durante l'uso continuo che ne faccio con il suo compagno di merende : la Z6 II si avvantaggia enormemente (al pari della sorella Z7 II) del nuovo battery-grip Nikon MB-N11 nell'uso di ottiche impegnative sul piano fisico, specie scattando in verticale Sinceramente del secondo slot di memoria non mi è mai importato nulla. Solo sulla D5 l'ho sfruttato in ridondanza, perchè quella macchina è l'unica Nikon (con la D6) con due slot uguali XQD/CFExpress. Ma nelle Z come nella D850 lo sbilanciamento di prestazioni delle due schede di memoria non mi entusiasma. Anche se ammetto di usare solo SD le poche volte che faccio scatti singoli qui in studio per foto di poco conto in jpg "small" & "basic" a scopo di pubblicazione sul web. Ma sul campo solo ed esclusivamente le migliori CFExpress. Del resto non dico che le nuove modalità di AF non mi convincano, solo devo ammettere che mi aspetto ben altro da Nikon. Ma di questo parleremo nelle conclusioni. Mentre in linea generale, la Z6 già era molto agile, adesso lo è di più. E' piuttosto la Z7 II che adesso può lavorare insieme alla Z6, mentre la Z7 proprio non ce la faceva in termini di buffer e doveva fermarsi continuamente ansimante. Per quanto riguarda il doppio processore, i vantaggi ci sono e credo di averli mostrati qui : ma probabilmente i tecnici Nikon è solo con la versione 1.1 del firmware che stanno sfruttando di più la maggior potenza. Adesso il riconoscimento dell'occhio avviene più da lontano, col cursore piccolissimo (come l'occhietto, lontano) e con maggiore percentuale di centri. Così come la doppia potenza consente la ripresa video in modalità 4K60p mentre prima era limitata al 30p. Ecco, non avrei molto altro da dire, ribadendo, per l'appunto, che non ho potuto usare la macchina in eventi sportivi impegnativi (intendo con soggetti in moto variabile come le moto del motocross) o nel seguire uccelli in volo veloce. Con Z6 e specialmente Z7 ammetto che non sono mai stato soddisfatto. Con la Z6 II spero di poterci provare con la bella stagione se le modalità colorate ci consentiranno di uscire fuori porta. Cosa oggi che non mi è consentita ... La qualità d'immagine è identica a quella della Z6. E su questo credo che non ci sia da indagare oltre. Ne indugiare in fantasticherie sulla sensibilità dell'autofocus dove luce non ce n'è. Mi è bastato scattare in un salone in penombra insieme ad un amico con la Z6. Già con il firmware 1.0x la differenza era evidente. Con la 1.1, praticamente abissale. Basterebbe questo per fare l'upgrade ? Dipende da voi. Come ho scritto per me già è bastato il battery-grip. Il resto è venuto come gradito omaggio. Nikon Z6 II + Nikkor Z 70-200/2.8 S con TC 1.4x a 280mm. Sodalizio perfetto, sancito anche dai dati Exif *** Non mi sentirei di aggiungere molto altro se non andare a concludere in modo sommario. Conclusioni La Nikon Z6 II è una Nikon Z6 matura e completa. Perfettamente azzeccata nella sua fascia di segmento e prezzo. Secondo me è assolutamente la migliore Nikon Z sinora proposta. Per il giusto prezzo offre il mix migliore di caratteristiche giusto senza troppo chiedere in cambio, né in termini di sforzo economico né di apparato di contorno. Va bene per tutto e non é specializzata quanto lo è la sorellona Z7 II. Ha una raffica potente, un buffer inesauribile, gamma dinamica agli alti ISO che per averne una migliore si deve passare alla D6. Non si crede di essere più di quanto non sia (una ammiraglia) e quindi è tanto bella quanto onesta pare ... Pro il prezzo è quello giusto per il mix di caratteristiche offerte sinceramente sia per l'hobbysta che per il professionista non c'è da desiderare di più, salvo che per quel 5% di fotografi specializzati in fotografia d'azione (tipo sport veloci o wildlife) la risoluzione è quella giusta il video è di grande qualità, anche in modalità autofocus automatico è compatta e agile per chi trova che queste siano caratteristiche positive il nuovo eye AF è nettamente migliorato rispetto alla prima generazione il nuovo battery grip è come deve essere fatto un battery grip la nuova batteria è davvero prestazionale Contro la raffica base è scarsa nel 2021 l'oscuramento del mirino in raffica nel 2021 "non si può più vedere" la raffica estesa è limitata da talune specifiche e comunque a mirino viene riprodotta con un effetto moviola che non consente di seguire in tempo reale l'azione (c'è un evidente lag tra l'evento reale e quello che si vede nel mirino) le modalità di autofocus sono da considerare ancora primitive e piuttosto amatoriali, non rispetto alla concorrenza che pure è più avanti ma rispetto alla Nikon D6. L'intero comparto autofocus andrebbe ripensato dalla base, prendendo a base quello della D6 per estenderlo alle potenzialità della rilevazione di fase a tutto frame. Purtroppo devo nella pratica riscontrare che in molte circostanze l'autofocus della Z6 II (che pure è meglio di quello della Z7 II) proprio non ci capisce niente "e va per muri e prati", costringendomi ad intervenire con paroline dolci e vezzeggiativi ... la potenza installata a livello di processore è chiaramente inadeguata alle aspettative del 2021. Certi smarphone di fascia media hanno più potenza disponibile il sensore è superato, oggi ci si aspetta di avere un video 4K60p in formato pieno o quasi, anche se la Z6 II non è una macchina dedicata al video, è la macchina d'elezione del video per Nikon sebbene meno della Z7/Z7 II la Z6 è incline a mostrare effetti del rolling shutter in modalità silenziosa. I contro sembreranno magari ingenerosi ma tutto sommato appaiono, secondo me, in linea con la fascia di appartenenza della macchina, che lo ripeto ancora non è e non si spaccia per essere una ammiraglia. Per questo motivo l'ho adottata e penso che la userò come macchina da battaglia - non come compagna per la vita - finchè non comparirà una Nikon Z di fascia più alta che superi almeno buona parte dei limiti che le attribuisco io. Naturalmente ognuno ha il suo mileage e credo che nella realtà per il 99% dei fotografi le capacità della Z6 II siano più che adeguate. Anzi ... Per me l'upgrade dalla Z6 alla Z6 II è stato naturale (anche perchè avevo accumulato quasi 200.000 scatti sulla I) per qualcun altro credo che un pensierino al riguardo lo dovrebbe fare. Per molti no, le migliorie non sono sostanziali anche se, per uno come me, sono ben più che formali, anzi, all'atto pratico sufficienti a farmela adottare. Insomma, in medio stat virtus, mai come nel caso della Nikon Z6 II il vecchio motto latino si adatta a questo modo.
  14. E' passato più di un anno e mezzo dalla presentazione ufficiale delle Nikon Z6 e Z7. Chi scrive è stato invitato all'evento di lancio a fine agosto 2018. Ed è stato il primo a ricevere la Nikon Z7 a Milano. Nel tempo, la pattuglia di Zetisti di Nikonland, si è allargata e ad oggi conta oltre un centinaio di fotografi. In tutto questo periodo abbiamo scritto decine di articoli di approfondimento pratico e di test e, soprattutto, di utilizzo delle apparecchiature Nikon Z. Questo nuovo articolo vuole essere una recensione di lungo periodo - e quindi dopo 12-18 mesi di effettivo utilizzo - dopo approfondita esperienza pratica. Proprio l'opposto di quanto fanno usualmente certi tester multimediali/vblogger, che improvvisano video di prova dopo nemmeno due ore di utilizzo, di materiale che invece necessita di lunghi approfondimenti d'uso e che si può solamente giovare di una ultratrentennale esperienza nikonista alle spalle. E' anche, per la prima volta di Nikonland, un test complessivo che coinvolge praticamente tutta la redazione attiva di Nikonland. Sfaccettature, punti di vista differenti, esigenze e soprattutto aspettative diverse verranno compendiate nelle righe a seguire. E voi ? Ci piacerebbe veramente leggere il vostro punto di vista di fotografi esperti ad integrazione di quanto da noi sviluppato in questo articolo. Intanto buona lettura e buona Pasqua ! *** Nikon Z6 di Max Aquila Sono stato il primo su Nikonland (ed uno dei primi in assoluto) a poter utilizzare una Nikon Z 6 all'indomani della presentazione, a Novembre 2018 ed i 4-5000 scatti effettuati in un paio di settimane mi hanno subito convinto di trovarmi di fronte ad uno dei futuri successi di mercato cui Nikon ci ha abituato negli anni. Ho riscontrato subito dei punti di forza rispetto l'ammiraglia 7, che per pochi mesi l'aveva preceduta, in termini di reattività del mirino elettronico, di capacità di buffer negli scatti alla massima velocità, (12ftg/s) inizialmente limitata dal blocco dell'esposizione su quella del primo fotogramma, poi, dopo uno dei primi aggiornamenti fw, sbloccato anche questo limite. Del resto, il taglio del sensore da 24Mpx, molto più agevole da gestire dal processore rispetto quello ponderoso della 7, la velocità massima di raffica e l'assoluta incapacità di saturare il buffer in jpg alla massima risoluzione, la individuavano subito come la mirrorless Nikon più indicata per le foto di azione e reportage. Appena disponibile sul mercato italiano, garantito dalla regolare importazione, ho comprato una delle primissime disponibili, a gennaio 2019, che adesso, a 15 mesi di distanza ha superato abbondantemente i 90mila scatti. Acquistata in kit con adattatore FTZ e Z 24-70/4S ho subito rafforzato il mio convincimento sui punti di forza, in funzione della infallibilità della compatibilità con le ottiche F in mio possesso, dell'adattatore, a buon diritto da considerare uno dei principali punti di forza del sistema in assenza di un congruo parco ottiche native. Avendo già provato a Novembre le potenzialità del 50/1,8 nativo me ne sono immediatamente dopo procurato uno e a seguire, appena uscito, la scorsa primavera, il 14-30/4S anch'esso un caposaldo del sistema nel suo primo anno di vita. Delegando all' FTZ la disponibilità di mediotele e telezoom, in attesa dell'espansione del sistema lato ottiche, mi sono dedicato a quelli che sono i miei principali soggetti fotografici, ossia il reportage sportivo e di costume e people, nelle quali categorie la Z6 eccelle per alcuni aspetti e diventa carente per altri: Z6 e 14-30/4S a 14mm f/8 t/1000 ISO 360 non ci sono dubbi che nitidezza, saturazione, contrasto e immediatezza nelle fasi di composizione/inquadratura/scatto, ne fanno come di ogni mirrorless uno strumento insostituibile per riprese al volo, magari anche in condizioni precarie, sommersi da folla con migliaia di presenti, come nel soggetto di questa foto, scattata utilizzando il funzionalissimo touch screen del monitor, immediato come nessuna reflex prima di questa ML nel point & shoot La disposizione dei sensori AF sul fotogramma, 273, non moltissimi rispetto la 7 e alcune concorrenti, però non lascia troppi spazi vuoti, pur se con il compromesso della dimensione davvero eccessivamente grande e non regolabile dei singoli sensori: il che ci porta ad uno dei principali difetti della macchina, quello di non essere infallibile nella scelta del soggetto su cui mettere a fuoco, se lo sfondo dell'immagine sia ricco di elementi. Questo difetto vorremmo corretto dalla macchina che seguirà questa Z6, ritenendo fantascientifico un aggiornamento fw risolutivo in proposito. Di fatto sembra che Nikon sia riuscita con questa Z6 a trovare il giusto compromesso tra dimensioni e densità del sensore, prestazioni e prezzo in funzione del massimo numero di utenti possibile. Altra caratteristica che colpisce in questa mirrorless Nikon è la possibilità di scegliere on camera di riprendere in tanti modi, oltre quello consueto: altrettanti punti di forza sono quindi il Time Lapse, mutuato dalle inveterate abitudini delle giovani generazioni e reso possibile dalle considerevoli prestazioni in video della Z6 che ho messo alla prova in questo senso con grande soddisfazione oggettiva (ma non rientrando il video tra le mie congeniali operatività ... non ve ne propongo i risultati, pur eccellenti tecnicamente) La ripresa di una scena con cambio della messa a fuoco, ossia Focus Stacking, che consente on camera di impostare un numero variabile di scatti con una variabilità di spostamento della maf...introdotta già dalla D850 e basterebbe questo a definire il livello di pregio della fotocamera 63 file in pila, con scarto di 3mm di maf con Z6 e 24-70/4 a 50mm f/5,6 Sicuramente perfettibile (preferiremmo fosse possibile inserire i due punti da dove a dove ottenere nitidezza, demandando al programma la traduzione in numero di scatti e step di maf) ma rappresenta di certo un plus che consente a chiunque di misurarsi con gli inevitabili problemi relativi alla profondità di campo ottenibile con le ottiche non decentrabili, utile in molti generi, dallo still life, alla super macro, al food etc... A questo proposito, in questo anno e mezzo di utilizzo del sistema Z, mi sono convinto (e non sono il solo su Nikonland) delle ottime qualità di tuttofare dello zoom standard del sistema, questo 24-70/4 che possiede ottime doti anche nella ripresa ravvicinata di soggetti, arrivando di suo già al RR 1:3, senza l'ausilio di lenti addizionali, soffietti o tubi di prolunga, ma facilmente utilizzabile anche con i suddetti ausili per andare molto oltre il suo campo di applicazione progettuale. Si, ... a tutti gli effetti il Nikon Z 24-70/4S rappresenta un valore aggiunto nello Z-mount Altro punto di forza della Nikon Z6 la capacità di valutare a mirino in tutti i profili colore disponibili, (di default ce ne sono 20 oltre gli 8 usuali) anche quelli metafisici come "bitonale" di questa foto Z6 + adattatore RF e Nippon Kogaku 13,5cm f/3,5 del 1953 f/4 t/640 ISO 1000 utilizzando quindi qualsiasi obiettivo, spioncino, bicchiere, dotato di apposita baionetta/adattatore, ma sopra ogni cosa, capace di valutare a mirino, magari con l'assistenza dell'istogramma, esposizione e contrasto in Bianco e Nero direttamente in ripresa, ottenendo poi quanto impostato sul file da passare in sviluppo. La qual cosa si sposa a meraviglia appunto con la possibilità di utilizzo di ottiche vintage, ottimizzate per il bianco e nero o per contrasti cromatici ben differenti da quelli degli obiettivi moderni ai nanocristalli, ma più vicine invece ad alcuni dei picture control "smart" tra i 20 disponibili. Andando poi alle eccellenze che caratterizzano la Nikon Z6, non si può non menzionare la predisposizione dinamica allo scatto che, insieme all'elevata latitudine di posa del sensore, capace di amplificazioni di segnale che sfiorano i 50mila ISO con livelli contenuti di rumore e comunque molto progressivi, consenta la pratica del modo di scatto che si sta sempre più imponendo in riprese scattate in condizioni di luce impegnative e con alta densità di scatto alla massima velocità consentita, ossia AutoISO in modo M, impostando e regolando via via i parametri che interessino, tempo di otturazione e diaframma di lavoro, facendo correre gli ISO, cosa che sicuramente produce i volumi di scatto che ho praticato per la prima volta su di una sola fotocamera in un periodo di tempo così limitato... ma ... produce altrettanta soddisfazione Z6 + FTZ + Sigma Art 135/1,8 a f/2,5 t/2500 ISO 500 (direttamente ripresa in 16:9 come consentito dai formati della fotocamera) ...realizzando sequenze all'interno delle quali si trova il fotogramma che valorizza quello shooting come nello sport, dove la mutevolezza delle condizioni di luminosità porti a scattare a valori di amplificazione del segnale davvero elevati Z6 + FTZ + Nikon AF-S 800/5,6G FL a 8000 ISO f/5,6 t/2000 e eyeAF in funzione e l'aiuto tecnologico delle innovazioni come quella fantastica dell' eye-AF consentita dall'aggiornamento fw 2.0 giunto dopo pochi mesi dalla commercializzazione, a maggio 2019 ed i successivi perfezionamenti, fanno comprendere come Nikon tenga a questo progetto Z che va trimmando con continuità di aggiornamento. La mia naturale propensione alla fotografia sportiva, specie in ambiente "ostile" come a mare, tra salsedine e spruzzi di salmastro, mi conduce a cercare di volta in volta le attrezzature più consone a questo scopo e a questo proposito devo dire che accanto alla soddisfazione per l'operatività dimostrata da questa fotocamera, che mi consente di realizzare scatti e sequenza che erano accessibili solo a DSLR di ben altro livello e costo (e posizionamento di mercato)... Z6 + FTZ e Nikon AF-S 500/4G VR a f/4 t/5000 ISO 640 d'altro canto, dimensionalmente ed ergonomicamente, nonchè dal punto di vista operativo, non possiamo parlarne come di uno strumento adatto ad una continuità di attività professionale, mancandole i presupposti del relax di utilizzo con obiettivi pesanti, un secondo slot di backup, delle caratteristiche perfettibili in termini di AF dinamico, di velocità di raffica (la piccola Nikon One. grazie al sensore da 1" raggiungeva con la V3 raffiche da 30 ftg/s... tanti anni fa) In realtà vorrei che Nikon determinasse un ulteriore step di fotocamera mirrorless dalle caratteristiche reportagistiche, ossia con sensore dalla densità tra i 24 e massimo 30 Mpx. Da accostare alla erede della Z7 con eventuale mega sensore da 60Mpx, adatta alle riprese. statiche ad alta densità di contenuto immagine. Come nei dualismi di un tempo D2x e D2h e quelli più recenti, anche se di diversa concezione, D5 D850. Le aspettative ulteriori sono quelle per il completamento del parco ottiche fin qui già soddisfacente, ma non ancora certamente definitivo: quando i tempi saranno propizi (speravamo entro il 2021...ma adesso dovremo riqualificare le priorità) a consentire il definitivo passaggio (con i corpi ulteriori auspicati) alla baionetta Z, eliminando buona parte dei "contro" qui sopra evidenziati. Max Aquila per Zetaland 2020 *** Nikon Z6 di Massimo Vignoli Premessa. All’inizio ero molto scettico su queste Z e devo dire che, quando l’ho comprata lo scorso maggio 2019, è stato più per la curiosità di sperimentare e la disponibilità del payback Nital che per la convinzione che questo potesse essere effettivamente uno strumento valido. Questo vale in particolare per il mio genere fotografico preferito – il wildlife – ma anche per le sue potenzialità in studio, facendo paesaggio o fotografia generalista. E, di fatto, la non fiducia nella maturità di questi oggetti e nelle scelte di Nikon è uno dei motivi più importanti che più ha definito la scelta di prendere la Z6 e non la Z7. Il ragionamento fu di acquistare l’oggetto più semplicemente rivendibile! Non di meno, per provare sul serio, ho scelto comunque di: dotarmi subito della Z6, del 24-70/4 e del 50 1.8, oltre all’evidentemente indispensabile FTZ; di metterla al lavoro “senza rete”: la prima uscita, dopo qualche esperimento in casa, la mia Z6 l’ha fatta in studio, durante uno shooting a pagamento al quale non ho portato nessuna reflex, e così è stato per tutte le successive uscite: non ho mai portato una DSRL “caso mai”. Per cui credo proprio di essere un tester asettico, al massimo “a priori contro” le Z e non a favore. Esperienza personale. All’inizio, molto in salita. In quella prima uscita in studio non ne voleva sapere di far andare i flash, e non ne voleva sapere di mettere a fuoco nel buio dello studio rischiarato solo dalla luce pilota. Meno male che avevo 2 ore, perché le prime foto buone – superati i blocchi è stato necessario ripristinare una situazione creativa e produttiva - sono uscite dopo un’ora e mezza di imprecazioni a denti stretti. Avessi avuto con me la D5, probabilmente dopo 10’ sarebbe tornata in borsa ed il giorno dopo sarebbe stata in vendita. Ma a casa, guardando i file, ho capito che quella Z6 con il suo cinquantino creava una coppia veramente superlativa. Anche ai tempi dei tentennamenti del firmware 2.0. Ora, con il firmware 3.0, siamo veramente oltre. Per me in studio la Z6 è ben sopra a quello che mi consentiva di fare la D5. Con i flash o in luce naturale, a colori o in BN. In giugno, cioè 4 settimane dopo, dedicate a capire le Z e le ottiche native, mi lancio nella mia prima esperienza di fotografia notturna. In mezzo, esperimenti su ampia scala. Con i quali promuovo definitivamente il 50/1.8S – mi piace proprio - e boccio il 14-30/4S che altrettanto radicalmente non mi è piaciuto. Di fatto, per i paesaggi in generale, mi doto di un 14-24 AFS 2.8 comprato usato, come fosse un noleggio. È una lente grossa, pesante, problematica e sostanzialmente obsoleta. Ma che ho preferito in maniera netta al più comodo fratellino attacco Z, che reputo essere una riedizione ammodernata rispetto al anch’esso obsoleto 16-35/4 AFS, con il quale condivide l’impostazione basata sulla ricerca del miglior compromesso. Certo, il nuovo compromesso è meglio del vecchio, ma tale resta. E non solo di notte. Di notte, in realtà, la scelta progettuale dell’autofocus delle lenti Z - che sono focheggiate elettronicamente e non meccanicamente - pare essere un grande limite: non è possibile, dopo aver spento la macchina, riportarle ad un punto di fuoco preimpostato. Vedremo come evolverà il catalogo di lenti native, per le quali aspetto sia il 14-24 2.8 sia il 20 1.8, anche per sapere se lato software riusciranno a risolvere questo problema o se i paesaggisti notturni dovranno continuare guardare altrove (caso nel quale il mio “noleggio” probabilmente si prolungherà). Ma anche qui, foto notturna, abbiamo un punto molto forte a favore della Z6: la qualità ad alti ISO è veramente vicina vicina a quella della D5, che resta migliore, di poco, solo ad ISO superiori ai 6400…. Ma ad altro prezzo. Dove la Z6 realmente eccelle, comunque, è nella versatilità d’uso. Non riesco ad immaginare niente di meglio per gironzolare da turisti per città. Scattando non visti, senza portare la macchina al viso ma beneficiando sia dello schermo basculante sia del riconoscimento dell’occhio del soggetto. O di notte sfruttando gli alti ISO molto puliti. Nella fotografia naturalistica, invece, abbiamo punti di forza - in particolare ISO, stabilizzatore e scatto silenzioso – che non bastano a far emergere questa Z rispetto alla D5 per colpa dell’ AF ancora non sicuro come vorrei, in particolare si “distrae” se lo sfondo è più chiaro del soggetto e/o il soggetto è piccolo e fatica ad agganciare/tenere agganciati soggetti in rapido movimento. È per me, inoltre, ulteriormente penalizzata dalle dimensioni troppo piccole del corpo macchina. Per cui, al momento, se non mi è necessario lo scatto silenzioso preferisco senza dubbio ancora la D5. Ma è evidente che Z6 e D5 giocano in campionati diversi e che sarebbe ingeneroso, per entrambe, metterle in competizione. Un particolare da non sottovalutare riguardo allo scatto elettronico è che, essendo privo di parti in movimento, consente di scattare con tempi assolutamente proibitivi con le reflex, anche a mano libera – ed anche grazie all’efficacia combinata dello stabilizzatore sul sensore e di quello sulla lente (qui 1/25 con il 500/4 a mano libera, e non mi ha visto e sentito). Conclusioni con pro e contro. Tolto il Covid-19 e la “segregazione”, tra il 26/5/2019 ed il 1/3/2020 sono poco più di 9 mesi e 22 mila fotografie. Fatte in mote situazioni di scatto diverse, solo alcune illustrate nell’articolo. Devo dire che nel sistema Z ci sono molte cose che mi piacciono, in particolare : Automatismi di messa a fuoco, in particolare nella fotografia di persone. Qualità del mirino elettronico ed informazioni disponibili Stabilizzatore sul sensore Scatto silenzioso Qualità ottica delle lenti Ma anche alcuni contro : Correzione non disattivabile dei difetti delle ottiche, spero che tornino indietro 14-30/4 scarso ed incongruo nel rapporto con il prezzo di listino in uscita Dimensione dei corpi macchina, troppo piccoli Firmware che non viene sviluppato abbastanza rapidamente ed abbastanza intelligentemente nemmeno nelle cose “piccole”: continua a mancare un modo comodo di utilizzare contemporaneamente 2 modalità di messa a fuoco, come è da sempre possibile sulle reflex, così come un modo mirino completamente pulito da informazioni…. E tante altre… Punto di fuoco perso ad ogni spegnimento della macchina per le lenti Z Aspettative per il futuro. Facile, solo tre cose: Una Z meglio della D5 nella fotografia d’azione e di natura (corpo grande - batteria grande – più comandi fisici - AF veloce e più sicuro) Uno zoom ultrawide filtrabile e meglio del 14-24 AFS, in tutti gli ambiti d’uso. Uso pervasivo, sui nuovi supertele attacco Z, della tecnologia PF abbinata ad una luminosità massima uguale o superiore all’attuale. *** Nikon Z6 di Silvio Renesto Ho la Z6 dal novembre 2019, quindi non da moltissimo, ma abbastanza da essermene fatto un'idea. L'ho presa perché mi serviva una mirroless valida per la macro/still life, che faccio sia per lavoro che per passione, ma anche da sfruttare per lo street e paesaggio in bianco e nero, un genere in cui faccio occasionali incursioni. Z6 e 24-70/4 S a 68mm, il 24-70/4 è un ottimo zoom standard. Purtroppo la situazione di isolamento forzato a cui siamo obbligati ci ha sottratto la primavera, quindi non ho potuto provarla come si deve nella macrofotografia agli insetti, cosa a cui tenevo molto e dove, per i pochi test che sono riuscito a fare, sono sicuro che avrebbe reso al meglio. Ho potuto però sfruttarla per gli altri usi per cui l'avevo comprata, soprattutto per lavoro (ma le foto non posso mostrarle, purtroppo) e ne sono rimasto soddisfatto. Le potenzialità sono quelle tipiche della mirrorless (previsualizzazione dell'esposizione, precisione nella messa a fuoco in still-life, possibilità di posizionare il punto di messa a fuoco ovunque e così via). Il corpo macchina mi piace, è moderno ma nel contempo la sua forma squadrata essenziale richiama un po' le nikon FM o FE, con cui ho iniziato a fotografare sul serio. Al di là dell'aspetto nostalgico, la funzionalità di pulsanti e ghiere è buona, nonostante abbia mani grandi non ho incontrato problemi, solo il corpo è un po' piccolo, prima di acquistarla mi sembrava che una basetta di qualche genere fosse più che altro un vezzo, ma poi mi sono dovuto ricredere, montandola la presa diventa molto più comoda e stabile. Il monitor è molto bello, ampio e oltre a dare un'immagine nitida, è ricco di informazioni ed è touch, ma questo lo immaginavo, la maggiore sorpresa in positivo è stato il mirino elettronico, veramente eccellente. Per quanto riguarda l'uso, da buon nikonista d'annata, non ho avuto bisogno di leggere le istruzioni per gestire il 99% delle funzioni. Ne ho personalizzate alcune secondo le mie necessità: ad esempio ho attribuito al pulsante Af-on la funzione di ingrandimento istantaneo al 100%, che mi viene comoda in alcune macro-occasioni. In macro l'Af-S più la selezione della area Af pinpoint risolvono egregiamente quasi tutte le situazioni. Molto raro che si debba usare la messa a fuoco manuale. In quel caso il focus peaking funziona bene, ma occorre fare un un po' l'occhio per capire quando si è esattamente a fuoco, perchè si ha un aumento dell'intensità del contrasto molto graduale e sulle prime mi capitava di scattare troppo presto, convinto che il soggetto fosse già a fuoco. Con l'uso però ci si fa la mano e soprattutto la combinazione di focus peaking e ingrandimento istantaneo 100% risolvono il problema, ma come ho scritto, nella gran parte parte dei casi l'area af pinpoint risolve ogni situazione. La Z6 mi permette inoltre di sfruttare i miei obiettivi nikkor tramite adattatore, in attesa di ottiche equivalenti con attacco Z, cosa indispensabile per me soprattutto nell'attività professionale dove mi occorre un vero obiettivo macro (non sono un fotografo, sono un paleontologo, lo ricordo, ma i paleontologi hanno necessità di fotografare gli esemplari nei dettagli). Il Nikkor 105 f2.8 afS G ha una certa età, ma sul sensore della Z6 trovo che se la cavi ancora abbastanza bene, in attesa di un macro con attacco Z che speriamo essere di qualità "stratosferica" . Z6 e 105 micro Af G. Questa traccia fossile farà parte di una mostra personale "Forme nella pietra" che si terrà a ottobre (doveva essere ad Aprile, ma il coronavirus l'ha fatta slittare). Apprezzatissimo lo scatto in sequenza che libera dalla necessità della slitta micrometrica quando si vuole ottenere una serie di scatti da combinare tramite focus stacking. Z6 e 105 micro Af G. Macro con stacking da ripresa in sequenza. Sempre in attesa di un vero macro dedicato per la fotografia ravvicinata si possono ottenere risultati interessanti anche accoppiando obiettivi S soprattutto il 50mm f1.8, ma anche con l'85mm f1.8, coi tubi dedicati quali i Fotodiox o i Meike (più convenienti!). Stacking di più scatti realizzati con la Z6 e l'85mm f1.8 S accoppiato ai tubi Meike. La Z6 con gli obiettivi nikkor F tramite adattatore FTZ permette di fotografare di tutto o quasi, mantenendo una qualità di immagine ottima con una notevole latitudine di posa. Questo scoiattolo era nell'ombra più fitta. Z6, 300mm f4 PF e TC 14 EIII, 12800 ISO. Il firmware che permette il riconoscimento dell'occhio umano e dei mammiferi è un'altro plus notevole, anche se non ne faccio un uso intensissimo. A dire il vero mi sono divertito ad usarla anche in contesti per i quali non era proprio tagliata, come la wildlife photography, dove può dare sì soddisfazioni, ma è dove per l'uso che ne faccio io, l'af spesso mostra un po' la corda, anche dopo il deciso miglioramento via firmware, per una reattività non sempre fulminea ed una tendenza a perdersi negli sfondi anziché centrare sul soggetto. Z6 e 300mm f4 PF : se il soggetto non si agita troppo non ci sono problemi Con un po' di pazienza e di ... fortuna si possono ottenere risultati soddisfacenti anche con il 300mm accoppiato al famigerato TC 17 EII! Conclusioni PRO Una fotocamera ben costruita, solida Ottimi file, Obiettivi (quelli che ci sono) di elevata qualità Mirino elettronico molto valido I classici vantaggi delle mirrorless che ho descritto prima (WYSIWYG, nessun necessità di tarare gli obiettivi, predispposizione focus stacking...) CONTRO Vivamente consigliata almeno una basetta per impugnarla meglio, da sola il mignolo sfugge sotto (quando ne ho letto, non credevo fosse così importante, ma provandola... ho cambiato idea) Reattività migliorabile (ci mette un po' a "risorgere" dallo stand by, ad esempio) Precisione Af migliorabile. Vale per entrambe le Z: l'adattatore FTZ ha la basetta per il cavalletto che è più di intralcio che di utilità Se gli ultimi due problemi potessero essere corretti via firmware, sarebbe un'ottima cosa e la mia soddisfazione sarebbe piena. Se invece futuro uscisse una versione aggiornata, (e un poco più grande) la acquisterei molto volentieri. *** Nikon Z6 e Nikon Z7 firmware 3.0 di Mauro Maratta La mia Nikon Z7 con il grip SmallRig e in bella mostra, la nuova CFexpress di ProGrade a confronto con la vecchia XQD di Lexar, ripresa con la mia Nikon Z6. Oramai nella fotografia corrente di tutti i giorni io sono reflex-less Ho scritto in lungo e in largo sulle Nikon Z e su tutto quello che le riguarda, su queste pagine, sin dal luglio 2018. Sono persino arrivato a provare la Z50 che, pur essendo una bella fotocamera, mi attira come una seduta fiume dal mio dentista (che pure è una bellissima ragazza con due occhioni verdi che non ti lasciano scampo mentre ti trapana l'osso della mandibola !). Per cui qui andrò solo per valore aggiunto, valutandole allo stato dell'arte attuale con il nuovo firmware 3.0, che non sarà l'ultimo ma rappresenta anche la maturazione finale del sistema. E la disponibilità - finalmente ! - delle tanto a lungo promesse schede di memoria CFexpress Ho avuto ogni ammiraglia digitale Nikon sinora e buona parte delle macchine professionali Nikon. Queste due signorine non sono macchine professionali e a dirla tutta sono due "giocattoli" costosi. E' stata la mia prima impressione e la confermo. Per arrivare a livello di una F5-D1-D3-D5 ci vuole altro. E questi primi modelli non ce la faranno mai. Nikon Z7 e l'oggetto del desiderio di Silvia (no, non il mio Nikkor 105/1.4E quello non lo cederò mai !) Nikon Z7 e obiettivi compatibili (in questo caso la focale migliore per il volto di Oonagh, il mio Sigma 135/1.8 Art) Perchè sono nate sotto la luna del compromesso per scelta progettuale non per limiti industriali. Piccolo è bello ma è anche maledettamente impossibile farci stare un buffer di memoria serio, un processore veloce e dei comandi all'altezza delle aspettative di chi spende 6000+ euro più le svariate migliaia di euri necessari per dotarle del corredo minimo di obiettivi. Che al netto delle promesse ... rimane una promessa. Ma ... se ci fermassimo qui mi dovreste chiedere naturalmente perchè posseggo sia la Z7 che la Z6, perchè prima dello stop infernale dovuto al virus sommavo oltre 250.000 scatti tra l'una e l'altra (con la prospettiva di arrivare a 450.000 prima di pensionarle), perchè ho venduto per inutilizzo la D850 e perchè ho prestato la D5 e non ne sento la mancanza (dato che per me è diventata semplicemente una jpg-machine dedicata allo sport più difficile). Infatti, pur nelle loro limitazioni, Z6 e Z7 per me rappresentano il rinnovo dei voti matrimoniali con Nikon. Una Nikon è per sempre. Perchè accontentarsi di un hamburger quando a casa c'è una bistecca di roastbeef che ti aspetta (cit. Paul Newman) ? E' questo l'effetto del Nikkor Noct 58/0.95, una esperienza che non si può dimenticare, assuefazione pura dopo di che niente sarà più come di prima. Ah, già, qualcuno non lo sa. Io non mi sono mai sposato. Nemmeno fidanzato. Tranne che con Nikon, nell'estate di oramai trentasette anni fa. Ma questo però non mi nega il piacere di criticare aspramente "mia moglie" quando ne sento la necessità. Né di essere equilibrato quando si tratta di valutarne ... i frutti. Ci sono caratteristiche nelle Nikon Z che mi fanno attendere con grande aspettativa i prossimi modelli se questi sublimeranno le caratteristiche che più mi servono oggi - perché ogni fotografo che non sia ancora stato inumato si evolve nel tempo, non rimane fermo agli stilemi imparati negli anni '70 del secolo scorso - specialmente oggi che con il firmware 3.0 siamo arrivati alla maturità. Oggi utilizzo al 98% le mie due Z, relegando la D5 a poche circostanze dove la sua reattività mi permette di superare i ritardi e i limiti di messa a fuoco e di lag della Z6. Ma la D850 è un ricordo del passato e non la rimpiango nemmeno un minuto, tanto più che in fondo l'ho utilizzata per la gran parte del tempo, a specchio alzato e su treppiedi come fosse la mirrorless che allora non avevo. Il livello di maturità raggiunto con il firmware 3.0 dalle Z mi permette di scattare al 100% fidandomi del loro riconoscimento dell'occhio, per cui delego del tutto la messa a fuoco alle fotocamere : io inquadro e non penso ad altro. Le uso in modo indifferente, avendo solo cura di mettere il 105/1.4E sulla Z7 per consentirle di recuperare quello stop di svantaggio sulla Z6 quando le impiego insieme. Sono persino arrivato ad acquistare lo zoom che più ho detestato nel tempo (pur avendone avuti, tra 28-70 e 24-70, addirittura quattro esemplari), perchè il nuovo Nikkor Z 24-70/2.8 S é semplicemente impareggiabile. L'eye-AF delle Nikon Z, sia con gli umani che con cani e gatti è un game-changer. Oramai non riesco più ad utilizzare una reflex per fotografare le persone. Persino con la D780 ho scattato esclusivamente in live-view per non perdere questa opportunità. Nessun bisogno di tarare le ottiche e fuoco sempre sull'iride. E dai tre giorni di "terrore" passati con il Nikkor Z 70-200/2.8 S (fotografando per una Milano già conscia del pericolo virus) ho capito che quello sarà il baton de mon vieillesse. Specie se si ricorderanno di fare anche un TC20 all'altezza. Z6 e Nikkor 70-200/2.8E FL via FTZ in attesa del Nikkor Z e della ripresa delle gare (in settembre ?) Scatto al 99,99% in otturatore elettronico salvo quando sono in luce artificiale a frequenze pericolose o con il flash, e se il soggetto me lo consente, il tempo di scatto non è più una variabile, grazie al grandioso stabilizzatore integrato sul sensore In manuale per tutto il tempo e selezionando il picture control che a mirino mi dia già il risultato atteso, in modo tale da avere in Lightroom già il lavoro per lo più fatto. Il flusso di lavoro si è di gran lunga agevolato. A differenza di Massimo Vignoli io trovo assolutamente impagabile il fatto che i programmi Adobe ritrovino tutte le regolazioni on-camera senza dover reinventare ogni volta la ruota o l'acqua calda. Il risultato è che tra le piacevolezze delle due fotocamere, l'elevatissima qualità delle ottiche, la naturalezza d'uso, la spontaneità del risultato, la vastità delle potenzialità del sistema (che si estende grazie ai miei due FTZ, al battery-pack permanentemente montato sulla Z6 e prossimamente ad una scheda CFexpress da 325 per avere autonomia virtualmente infinita e rapidità di scarico sul pc) il numero di scatti che faccio con le Z è talmente più elevato di quello che ho sempre fatto con le reflex che non mi bastano più gli hard-disk (sono passato ai 16 terabyte ma non ci sono, per ora tagli superiori a buon mercato... !) Nikon Z7 e Nikkor 300/4E PF via FTZ, un perfetto connubio di leggerezza e prestazioni Ma l'appetito viene mangiando e queste due Z e questi primi obiettivi non sono che l'aperitivo. Anche perchè, quando uno ha assaggiato un bordeaux messo in bottiglia nell'anno della cometa (AD 1811) come il Nikkor 58/0.95 Noct, le aspettative per tutto quello che verrà sono naturalmente moltiplicate all'infinito ! In attesa del prossimo Nikkor 200-600mm sono arrivato a sperimentare persino il 500/5.6E PF duplicato 2x con la Z6 ottenendo foto da paparazzo ma che comunque mai mi sarei aspettato di scattare. Il tutto arriva con totale naturalezza e grande divertimento che non se ne ha mai abbastanza. Insomma, Mauro Maratta ama le Nikon Z. Ma le conclusioni non possono del tutto essere entusiastiche perchè oramai sono maturi i tempi per una prossima generazione visto che io ho ampiamente superato i limiti di utilizzo delle Nikon Z6 e Z7 che, pur ottime, mostrano più di qualche ombra. Concludendo A favore le peculiarità delle mirrorless sublimate già alla prima generazione (mirino elettronico di ottime prestazioni, stabilizzatore, otturatore elettronico, link hardware-software, sviluppo firmware inusitato per Nikon) prestazioni di tutte le ottiche Nikkor Z che fanno dimenticare sia i migliori Nikkor F che i migliori Sigma Art (dimenticare, non una parola scritta a caso) equilibrio tra prestazioni e impegno d'utilizzo che facilita e rende anzi, più piacevole l'utilizzo, tanto che il numero di scatti cresce a dismisura capacità complessive che, a dispetto dei detrattori della prima ora coprono il 90% delle necessità di tutti i fotografi nikonisti (per il restante 10% di specialisti di wildlife e di sport, si dovrà avere pazienza 12-18-24 mesi per la prossima generazione) video di qualità superlativa, anche in autofocus, specie con la Z6 due corpi uguali che cambiano solo per il taglio della risoluzione del sensore senza doversi riadattare nel cambiare corpo. Mentre scatto con Z6 e Z7 mi rendo conto della macchina che ho in mano solo perchè nella Z7 ho lo SmallRig e nella Z6 il battery-pack sostanziale mancanza di ogni tipo di surriscaldamento anche in ore di impiego, di vibrazione affidabilità da professionale Nikon (lo dicono i miei 250.000 scatti in un anno e mezzo senza nessun inconveniente) memorie professionali adesso anche di taglio notevole, abbasso le schede SD ! l'EYE-AF, anche degli animali, perchè è rivoluzionario. Il più grande salto prestazionale dai tempi della D3x (prima l'avevo avuto con la F5). Contro chi è abituato alle Nikon professionali grida vendetta ! Queste sono macchine biecamente amatoriali vendute ad un prezzo professionale. Ma soprattutto hanno una ergonomia deficitaria che le rende inadatte all'uso con ottiche importanti La torretta PASM non si può vedere su macchine di fascia top, vanno bene al più per la Z50. Idem la mancanza di tutti quei tasti che hanno fatto la fortuna delle Nikon professionali la concezione scioccamente "alternativa" rispetto allo stato dell'arte dell'autofocus implementato in decenni di sviluppo con le reflex professionali. Perchè, mi chiedo io, non estendere semplicemente al frame completo, le funzionalità della D5 o, meglio ancora, della D6 ? Eresia .... ? piccolo è bello ma c'è chi lo vuole grande. I compromessi accettati per avere corpi piccoli sono inaccettabili per molti altri (che si traduce in : una sola scheda di memoria, un battery-grip che non è un battery-grip, carenza di comandi fisici, etc. etc.) autofocus non all'altezza delle aspettative dei più smaliziati e della migliore concorrenza, nonostante i ripetuti interventi firmware la Z7 per pagare il numero di pixel e di punti di messa a fuoco, cede ulteriormente al compromesso nel rapporto prezzo/prestazioni (che è il peggiore di tutto il listino Nikon dai tempi della D3x) e in molte caratteristiche (autofocus, rolling-shutter molto più pronunciato, lentezza operativa) Il che apre le porte alle aspettative future : Prossima generazione di Nikon Z ? ancora due corpi identici sul piano meccanico, divisi solo dal taglio del sensore, uno a bassa e uno ad alta risoluzione ma due corpi equivalenti in tutto alla Nikon D850 (costruzione, comandi, niente PASM, effetti, vaccate varie, due schede di memoria, battery-grip professionale, peso adeguato ad ottiche superprofessionali) processore potente e sovradimensionato impostazione di AF, menù, impostazioni, derivato dalle Nikon D6 e non dalle Coolpix. Noi spendiamo migliaia di euro per queste macchine : non siamo teen-agers, siamo vecchi nikonisti con aspettative over-the-top. buffer moltiplicato per dieci prestazioni allo stato dell'arte per il mercato (Nikon : è l'ora di tornare a dettare il passo, non ad inseguire in coda al gruppo) mirino migliore sviluppo del firmware che consente un aggiornamento costante delle prestazioni dei corpi anche a 3-4 anni dalla data di lancio e tutto quanto fa di una Nikon professionale uno strumento affidabile, duraturo e il cui valore si vede in ogni dettaglio
  15. Un pezzetto di terreno nascosto, quasi, nel bosco, trasformato in un giardino ed un orto, una piccola graziosa oasi tranquilla, dove si respira pace, A movimentarlo ci pensa una banda felina, una dozzina di gatti che hanno fatto amicizia (un po' interessata forse, ma si sa, i gatti sono ...pragmatici) con la proprietaria e la vengono a trovare ogni volta che passa. Compaiono dal nulla uno di qua uno di là come se si fossero passati la voce e vengono a salutarla (sperando in un pranzetto gustoso, che non manca mai) e fare un po' di compagnia. Su gentile invito, saputo del mio amore per la stirpe felina, ho potuto passare una divertente mattinata a fotografare questi piccoli randagi. Una micro Aoshima? Sono sospettosissimi, più selvatici dei gatti delle altre colonie feline che ho incontrato, si fidavano solo della proprietaria del giardino. Muovendomi come ero uso fare coi gatti del Castello Sforzesco o del Cimitero Monumentale era troppo per loro, li allarmavo e correvano a nascondersi, Ho dovuto adeguarmi ed essere molto più cauto, così ho portato a casa qualche immagine che mi piace e spero dica qualcosa anche a voi, amanti o meno di questi animali. Unica eccezione questa gatta a pelo lungo che era socievole e ciarliera. Si atteggiava persino a modella Golosa. Questi gatti non hanno un nome, o meglio, come ci ricorda T. S. Eliot anche se non hanno un nome dato da umani, hanno comunque il loro nome segreto, che non ci riveleranno mai. Dopo essersi saziati, si sono messi un po' più a loro agio, anche se sempre attentissimi a quel che facevo, mi hanno lasciato fare qualche foto mentre si riposavano o giocavano Ma mi tenevano d'occhio. Appunto... Questa piccoletta è la più vivace e la più selvatica, preferisce tenere le distanze altrimenti ti guarda con un'espressione che invita a stare al tuo posto (cioè lontano da lei). Che vuoi da me? E dire che è proprio elegante, sembra quasi un gatto selvatico in miniatura. Una volta soddisfatti del pranzo e del riposino, i gatti ad uno ad uno se ne vanno senza fare rumore, il tempo di uno scambio di sguardi con questa timida creatura E poi anche lei si dilegua. NOTA TECNICA: Ho usato la Z6 come corpo macchina perchè era una giornata grigia e scura e di sicuro avrebbe gestito meglio la situazione di luce scarsa rispetto alla Z fc; come obiettivo ho usato il 24-200mm, adattissimo alla situazione. Data la location ho preferito il colore al Bianco e Nero.
  16. Dopo diecimila imprevisti sono riuscito a organizzare con un amico una piccola uscita naturalistico-fotografica ad un capanno, dove mi avevano detto che c'era un po' più di varietà rispetto alle solite cince e, se fossi stato fortunato ... anche una sorpresa. Amo gli animali, amo vederli in libertà e li fotografo al meglio che posso, soprattutto per portarmi a casa il ricordo e l'emozione di quell'incontro, e pubblico le foto per condividere queste emozioni, questi ricordi, con chi ama gli animali come me. Fare foto diverse alle vecchie conoscenze è sempre bello, ma fare nuovi incontri è ancora più emozionante! Ecco, per gli amanti del genere, qualcuno degli gli amici vecchi e nuovi che ho incontrato (tutte le foto sono state scattate con la Nikon Z6 ed il Sigma 150-600 f5-6.3 Contemporary): Appena sistemati nel capanno davanti alla piccola pozza, subito una novità, una Balia Nera femmina (Il nome deriva dal maschio che è veramente bianco e nero, la femmina è un po' smorta). Cince bigie, Cinciallegre, Cinciarelle non si contano, formano una chiassosa brigata che mette allegria, starei a vederle per ore, ma le ho fotografate già tante volte, per cui ho dedicato a loro solo qualche scatto quando ho visto scenette simpatiche, ve ne propongo uno solo: Ma insomma, non si può fare il bagno in pace! Indaffaratissimo, il Picchio Muratore corre su è giù per i tronchi. Il Picchio Rosso Maggiore, metodico, ispeziona tutto il vecchio tronco. Bellissimo, un maschio di Codirosso Comune, non l'avevo mai fotografato come si deve! A me piace inquadrarlo così: Per chi preferisce invece ritratti più stretti metto un crop (l'unico di tutta la serie). Sorpresa, arriva un giovane scoiattolo assetato. Doppia sorpresa c'è anche il fratellino, più scuro, direi che i due sono quasi agli estremi del range della variabilità di colore dello Scoiattolo Europeo. Normalmente è solo in alta montagna che se ne trovano di più scuri. Probabilmente sono in cerca di un territorio libero dove insediarsi. Ho fatto veramente tante foto, in condizioni di luce diverse, anche ad altri uccelli, ma mostrarne altre qui sarebbe troppo, le farò vedere un'altra volta. Ora veniamo al piatto forte: Ad un certo punto della giornata spariscono tutti, di colpo. Ed arriva lui, lo Sparviero. E' così bello che mi sarebbe bastato il solo vederlo, ma... comincio a scattare ! Si posa e si guarda intorno più volte, Sembra sapere che ci sono. Ma non gli interessa. Non resisto e faccio un ritratto stretto a 600mm. Purtroppo il bosco e fitto e gli ISO tanti. Si rilassa e si concede un bagno. Una scrollata finale. Un istante dopo è già su un ramo, da cui si involerà subito, scomparendo nel bosco. Io, dopo giornate come queste sono contento, di più, sono felice. Poche cose mi fanno bene come stare nel bosco (nella palude...) con gli animali! Silvio Renesto
  17. Appena arrivati, freschi freschi di corriere ... Unboxing Nikkor Z 105mm f/2.8 S VR MC Unboxing Nikkor Z 50mm f/2.8 MC Gianni e Pinotto
  18. Lo dico sempre, per fare macrofotografia non è necessario andare chissà dove, a volte basta un parco cittadino per poter scattare foto interessanti, a volte puoi anche trovare piccole oasi a pochi passi da casa. Vicino casa mia c'è una piccola parrocchia il cui giardino è ornato da dei cespugli di lavanda molto frequentati dagli insetti impollinatori. Chiesto il permesso di fotografare, è pur sempre proprietà privata, mi sono fatto uno "shooting" divertente e anche produttivo. La Lavanda mi piace molto, crea sfondi delicati, dai toni molto belli. Per prima si è presentata la Sfinge del Galio (Macroglossa stellatarum), a cui sono (finalmente!) riuscito a fare un buon ritratto. Messa a fuoco sullo stelo di lavanda, raffica veloce: due foto buone su sei. I simpaticissimi Bombi. Il Bombo non è proprio a fuoco , pazienza, però mi sembra un'immagine delicata. Una Cavolaia (Pieris brassicae), farfalla discreta, non sgargiante, ma comunque ha una sua bellezza (in ombra, luce naturale). Meno simpatiche, ma interessanti, le Api cardatrici, così chiamate perchè "cardano", cioè grattano, la superficie delle foglie per ottenere il materiale con cui tappezzare il nido e nutrire le larve. Sono api solitarie, i maschi controllano un territorio da cui cacciano via non solo gli altri maschi della loro specie, ma anche tutti gli altri insetti impollinatori; è buffissimo vederli mentre si lanciano dritti come missili contro i Bombi (grossi il doppio di loro) prendendoli a testate. Le femmine invece sono tollerate anzi, ne approfittano con gran foga appena queste si distraggono a succhiare il nettare! Tutto qui, un'ora e mezza di pura ricreazione, creativa e rilassante. Spero abbiate gradito! Per gli interessati, ho usato la Z6, il 24-200 a 200mm con lente addizionale e/o tubo di prolunga ed il 300mm f4 pf con TC 14 EIII, oppure con lente addizionale e/o tubo di prolunga. tempi di 1/1000-1/1250s, f8-11, Auto ISO. Qualche ritaglio Fx-Dx.
  19. Spunta la testolina e sembra che mi stia guardando. Foto del mese scorso. Lago di Varese. Nikon Z6 e Sigma 150-600 C
  20. Escursione al Monte Baldo che si affaccia sul Lago di Garda. La funicolare che raggiunge l'altopiano porta schiere di appassionati (quasi tutti di lingua tedesca) di Parapendio che sfruttano le forti correnti di risalita per divertirsi con evoluzioni e volteggi. Non so nulla di parapendio ma sono rimasto affascinato los tesso. Credo richeda un certo coraggio oltre ad una buona esperienza ed una forza di braccia notevole per regolare il parapendio o come si chiama. In aria poi sono belli con i loro colori vivaci, nel contempo silenziosi. Mi immaginavo come deformazione professionale di essere sorvolato da grandi pterodattili (le dimensioni sono più o meno quelle ). Altra cosa che mi ha colpito molto è che si involavano anche quando le nuvole ci coprivano e non si vedeva quasi nulla. Lascio parlare le immagini, sperando siano di vostro gradimento. Attrezzatura: Nikon Z6 e 24-200. Preparativi nelle nuvole: Via, nel nulla! Le nuvole inizano a diradarsi, nuovi preparativi. E poi via nel cielo limpido! Qui dei Gracchi alpini (piccoli corvidi) come dei caccia, ispezionano il velivolo sconosciuto Ed è tutto!
  21. Macroglossum stellatarum, o più semplicemente Sfinge del Galio, nota anche come Farfalla Colibrì, il perchè si vede nella foto. Come il Colibrì, questa farfalla non si posa sul fiore per succhiare il nettare ma rimane sospesa in volo. Macroglossum vuol dire grande lingua, anche quello si vede nella foto. Fuoco sulla pianta, un leggero mosso è rimasto, ma non mi da' troppo fastidio. Sempre per la serie prove di IIF (Insects In Flight ) con la Z. Stessa attrezzatura usata per il Bombo (Z6, 300mm f4Pf, TC14 EIII, FTZ) ritaglio Dx (Quasi quasi mi compro una Z50!).
  22. Mi piaceva la composizione, ma c'era molto vento, per cui ecco il primo il primo esercizio di pazienza: riposizionarsi e scattare fino a cogliere i soggetti in perfetto parallelismo con il sensore. Il secondo esercizio di pazienza: c'era molto vento per cui via a clonare più sporcizia possibile dall'immagine. Nikon Z6, 300mm Pf (con FTZ) lente addizionale SIGMA AML 72-01, f11, 1/1600s, 3200 ISO (nuvole). Di Damigelle in accoppiamento ne ho a mucchi, potevo anche lasciar perdere, ma mi intrigavano le tonalità smorzate e la geometria dell'insieme, per questo ho insistito. A proposito, di specie di Damigelle che ne sono decine, se vi interessa saperlo, queste sono delle Ischnura elegans. Ecco, vi ho detto tutto. Adesso... terzo esercizio di pazienza: vado a pulire il sensore della Z6.
  23. Le folaghe sono territoriali e molto litigiose. Formato Cinemascope (2.35:1)! Scatto a raffica con la Z6, AfC punto singolo, ha tenuto a fuoco molto bene tutta la sequenza.
  24. E' bello anche solo stare a vederla, fotografarla è quel che ti permette di portartela "a casa" per rivederla quando vuoi. A chi interessa, ho usato la Z6.
  25. Oggi ho voluto provare a fare della foto ravvicinata, anzi della quasi-macro, con la Z6 ed il 24-200mm f4-6.3 su cui ho montato la lente addizionale SIGMA AML 72-01. Come è andata? Leggete e saprete! Ho sempre sostenuto che in assenza di un macro, uno zoom che arrivi a 200mm accoppiato ad una lente addizionale acromatica di buona qualità e non troppo potente, come la SIGMA AML 72-01 (1,8 diottrie) possono dare soddisfazioni a chi non ha obiettivi macro o o non se li è portati dietro per i motivi più vari. Vale anche per il Nikon Z 24-200mm f4-6.3? Se così fosse si avrebbe un kit per fare di tutto in viaggio, compresa la fotografia ravvicinata.. Ho voluto quindi trasformarmi in un macrofotografo "occasionale", scattando addirittura a mano libera. Ecco i protagonisti della storia: L'anello adattatore ci vuole perchè la lente ha diametro 72mm mentre l'obiettivo ha diametro 67. Attenzione: se si monta prima la lente, il paraluce non si innesta, occorre montare prima il paraluce e poi avvitare la lente (con su l'adattatore). Questa è un experience, non un test tecnico quindi per le specifiche e tutto il resto rimando ai numerosi articoli di Mauro, Max e perchè no, anche ai miei. Qui si guardano i risultati. Il 24-200mm da solo offre già una discreta versatilità d'uso e una buona qualità (per la sua categoria, non è un 70-200 f2.8 e non è una focale fissa, tuttavia è il primo superzoom che non mi ha fatto pentire di averlo comprato ed è già qualcosa). Cliccare sulle foto per vederle a maggior risoluzione. Da solo permette inquadrature interessanti, anche se lo sfondo non è tra i più delicati (ma vedremo che le cose possono cambiare): Nikon Z6, 24-200 a 200mm f8, 1/800s, 250 ISO, mano libera. Presenza di vento. Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/320s, 1800 ISO. Adesso montiamo la lente. Tutte le foto non sono croppate per dare un'idea dell'inquadratura effettivamente ottenibile col formato FX. Solo in fondo all'articolo ho messo due foto in formato Dx (specificato nella foto) per far notare la differenza. Il range di di utilizzo è da 55cm a 37cm circa dalla lente frontale (non dal sensore), e quindi anche il range di ingrandimenti non è molto ampio (teniamo presente che riducendo le distanze la focale si riduce), su soggetti piuttosto piccoli abbiamo questo: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, 10, 1/1250s, 720 ISO. Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f10, 1/1250s, 1600 ISO Con inquadrature un po' più ampie per via della situazione: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/1600s, 720 ISO oppure perchè il soggetto è più grande: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/1600s, 900 ISO Le cose si fanno interessanti. E la qualità? ecco un crop 100% dell'immagine sopra, con un po' di attenzione si intravedono gli ommatidi (le cellette dell'occhio) Altra libellula: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f10, 1/1250s, 1250 ISO Altro crop: Certo non è inciso come un vero macro, ma per essere uno zoom con davanti una lente, vedete voi. Con un minimo di attenzione, avvicinandosi in modo accorto anche soggetti un po' meno grandi possono venire bene: Nikon Z6, 24-200 a 200mm, f9, 1/1000s, 500 ISO. E... che belle le "palline" di polline sulle zampette!! E se ci avessi la Z50? Ne ha scritto Max Aquila, ma per amor di completezza vi faccio vedere la stessa foto "ritagliata" in formato Dx Eh mica male vero? Altro esempio con insetto lungo "mezza" ape: Eccoci alla fine di questa experience. Il nikon Z 24-200mm f4-6.3 abbinato alla lente addizionale SIGMA AML 72-01 (o ad altra lente acromatica equivalente come la Canon 500D), da' questi risultati, secondo me buoni o più che buoni, nelle foto in campo, quando conta il soggetto centrale e non serve la nitidezza ai bordi, prerogativa dei veri macro o di obiettivi più corretti. Se volete fare della macro il vostro genere fotografico d'elezione, è meglio cercare altre soluzioni, altrimenti ci si può divertire con veramente poco in termini sia di ingombro che di spesa. (c) Silvio Renesto per Nikonland Nota: la Canon 500D è una lente molto valida, ma molto pesante, visto il barilotto di plastica del 24-200mm che va tenuto esteso a 200mm, io preferisco montarci la SIGMA che pesa poco più di un filtro. E' una cosa secondo me da tenere presente se si fa una mattinata sul campo con la lente sempre montata.
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