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  1. Era il 2017, e mi manca un po', un po' tanto. Nel giugno 2017 abbiamo visitato la costa di Villasimius, in Sardegna. C'ero già stato negli anni '80, a salutare un vecchio amico, poi di passaggio ma mai mi ero fermato per esplorare, come merita, questa magnifica linea di costa. In verità ci ho fatto una capatina anche a settembre 2019, ma onestamente, solo per ragioni eno-gastronomiche (un we con i piedi sotto il tavolo, bello ma non è "andare al mare") Nel '17 comunque viaggiavo leggero perchè di tutto l'equipaggiamento sub mi sono portato solo una maschera e la Nikon D300 nel suo compatto e magnifico scafandro Sea&Sea MDX-D300: una compatta subacquea ... per come la intendo io. Il territorio di Villasimius, da Capo Carbonara a Muravera, è uno spettacolo di spiagge di tutte le dimensioni, sconfinate o minimali, e di scogliere di granito che dalla linea del mare salgono verso l'entroterra, creando il paesaggio montuoso che i motociclisti tedeschi amano tantissimo (l'orientale Sarda SS-125 "originale", si dispiega come un elettrocardiogramma da Orosei fin giù a Cagliari). Spiaggia di Porto S'Ilixi, Capo Ferrato (CA). Nikon D800, ob Nikon AFs 17-35/2.8 Circular pola Entroterra roccioso e cotto dal sole. Località Monte Porceddus, Castiadas (CA). Nikon D800, ob Nikon AFs 17-35/2.8 Circular pola Cardellino sui cardi, Castiadas (CA) Nikon D500, ob Nikon AFs 200-400/4 VR II finestrino auto Il baluardo montuoso dei Sette Fratelli chiude l'orizzonte e Ovest. Nikon D500, ob Nikon AFs 200-400/4 VR II Gitzo 3541LS Arca B1 L'entroterra e le calette di questo pezzo di Sardegna sono spettacolari, ma nel giugno del 2017 ho avuto l'opportunità di visitare la punta estrema della costa di Villasimius: l'isola dei Cavoli di capo Carbonara. Accompagnati in barca da Enrico, nostro padrone di casa (Agriturismo Abba Arrubia - Castiadas), abbiamo potuto sguazzare nelle fresche (inizio giugno) ma cristalline acque dell'istmo del capo. La D300 nel suo scafandro è venuta utile. In barca verso Capo Carbonara, Villasimius (CA) Nikon D800, ob Nikon AFs 17-35/2.8 Circular pola Banco di Occhiata sotto la chiglia della barca, Isole dei Cavoli - Capo Carbonara (CA). Nikon D300, S&S MDX-D300, Dome 240+ER40, ob Sigma 8-16/4.5-5.6. Appena entrato in acqua mi son trovato circondato da una nuvola di occhiata di piccola e media taglia. Attirati dalle molliche di pane che Enrico gettava a mare, le occhiata sono aumentate di numero in modo impressionante. Poco intimorite dai nuotatori si lasciavano avvicinare come non mi è mai capitato prima, evidente segno degli effetti dell'area Marina Protetta di capo Carbonara. Dalla barca ho raggiunto a nuoto, deciso perchè l'acqua era freschetta, le rocce della punta estrema dell'isola dei Cavoli. Qui il bassofondale di sabbia chiara è colonizzato da una vigorosa prateria di posidonia, bella come mi è capitato poche volte di incontrarne. Prateria di posidonia nel bassofondale, Isole dei Cavoli - Capo Carbonara (CA). Nikon D300, S&S MDX-D300, Dome 240+ER40, ob Sigma 8-16/4.5-5.6. Ritorno alla barca ... veloce. Il Mediterraneo in giugno è favoloso, purtroppo l'acqua è intorno ai 18-22 °C il che richiederebbe una muta per protezione dal freddo. In questa occasione non ne disponevo quindi, nonostante il sole capace di friggere un uovo, mi son bastati 15 - 20 minuti per godere degli effetti dell'inizio dell'ipotermia: brividi incontrollati. Nuotata veloce verso la barca a riscaldarmi al sole e scoprire che quei 20 minuti a mollo son stati sufficienti per una bella scottata a schiena e spalle, risultato: gelato e ustionato allo stesso tempo. Fantastico, però, perché ho visto un pezzettino di Sardegna che mi mancava e che consiglio vivamente di visitare.
  2. Novità da Las Vegas, al DEMA 2017 tutti i produttori di articoli per la Fotosub hanno messo in mostra le loro news e i loro pezzi forti. Io uso Sea&Sea e la mia fonte di informazione è ovviamente Wetpixel, portale dedicato alla fotosub. Purtroppo Wetpixel ha relegato le news Sea&Sea in fondo all'oceanico report dal DEMA 2017, tacendo le importanti novità che il costruttore giapponese ha introdotto recentissimamente. Diciamola tutta: in verità si tratta di aggiornamenti della produzione di Sea&Sea che in questo modo si va ad allineare con altri costruttori particolarmente agguerriti (Nauticam su tutti). Di che si tratta Partiamo dallo scafandro più atteso Lo scafandro MDX-D850 MADE IN JAPAN eredita sostanzialmente la stessa struttura progettuale dell'MDX-D500 e si discosta parecchio, nella disposizione dei comandi rear side, dal molto pratico MDX-D800 che uso con notevole dimestichezza. Come si può notare, dal confronto con la seguente immagine, Sea&Sea ha riportato il cursore a 4 posizioni tal quale è sulla fotocamera, mentre nella MDX-D800 proponeva 4 pistoni abbastanza comodi da governare anche con guanti spessi Evidentemente Sea&Sea punta sul joystic accessibile là in alto vicino al mirino. Non è una gran trovata per me che fotografo con l'occhio sinistro e già adesso fatico non poco tra maschera ed erogatore a non impicciarmi nell'accedere con il pollice ai pistoni cursore, quindi il joistic lo vedo molto male; mi piace invece, sul nuovo scafandro, il posizionamento laterale dei pulsanti cursore, anche se rimango un po' perplesso sulla loro dimensione, perchè sott'acqua piccolo non è MAI sinonimo di bello. I pulsanti della MDX-D850 sono retroilluminati e questo è un fattore drammaticamente utile nelle immersioni notturne o in grotta; io,per capire dove mi trovo, devo arrangiarmi con una torcetta puntata sullo scafandro. Per il controllo flash TTL Sea&Sea picchia duro sul suo optical converter e per questo dispositivo (venduto a parte) sagoma lo scafandro in modo adeguato: da qui il torrione sopra il pentaprisma che ingigantisce in modo spropositato la dimensione della custodia. Il nuovo sistema di controllo luci di Sea&Sea sfrutta la conversione del segnale elettrico di pilotaggio flash in segnale ottico da veicolare via cavi in fibra ottica ai recettori posizionati sui flash. Sea&Sea offre questa opzione di controllo luci per i suoi flash YS-250 YS-D1 e YS-D2 (e anche altri modelli non più prodotti, ma non gli storici YS-120 o YS-350, troppo vecchi per l'applicazione) Una curiosità: il flash YS-D2 è al momento lo strobe di punta di questa casa Giapponese. Il modello in questione fino a questa scorsa primavera veniva prodotto in Cina , ma dopo diversi guai "esplosivi", Sea&Sea ha deciso di riportarne la produzione su suolo nipponico. Okkio quindi ad offerte sul YS-D2 presenti sul web; al più fidatevi dell'importatore ufficiale e a lui rifatevi se qualcosa non va . Ma la vera novità che mi ha spinto a tornare a scrivere due righe è in quel che segue BENTORNATO CRISTALLO OTTICO! Ad un prezzo da far sanguinare le orecchie solo a sentirlo (tanto che l'importatore italiano non è molto convinto) Sea&Sea ha lanciato 3 Dome port (100/170/230 mm) in cristallo ottico multicoated dentro e fuori. Sono tre dimensioni differenti, come quelli offerti da altri brand, e come questi strumenti offrono prestazioni ottiche superiori, meno bolle sulla superficie esterna e ottima tenuta al flare e controluce. Io sto sbavando per il 230 mm purtroppo costa 100 euro al cm di diametro speravo qualcosa meno. Vedremo, per ora mi beo della novità un saluto
  3. Il 5 dicembre 2017 è stata resa pubblica la notizia dello stato di Insolvenza di Subal GMBH, leggasi: bancarotta. Ovviamente si è scatenato il panico tra gli utilizzatori (tanti) del prestigioso marchio della fotosub, soprattutto tra quelli che hanno prenotato e pagato in anticipo (spesso da oltreoceano) lo scafandro D850 o D500 (nuovi nuovi). Ho seguito un po' la vicenda per curiosità mia personale e mi sono aggiornato sul web. Ebbene, gli allarmismi forse non sono giustificati: dal dibattito pubblicato su WetPixel (come su altri forum di subacquea - tedeschi e inglesi) Subal stessa ha comunicato che gli ordini in corso e futuri saranno evasi con i tempi tecnici necessari, dovuti alla produzione semi artigianale degli articoli e non imputabili a cause di natura legale. La cosa ha tranquillizzato gli animi, ma un po' di maretta all'orizzonte rimane. In pratica Subal si presenterà con un nuovo assetto societario: Subal GMBH non esisterà più, ma sarà sostituita da una SUbal Made in Serbia. In tutta evidenza si tratta di una politica di riduzione dei costi che ha comportato il trasferimento della produzione in un paese a minor costo (probabilmente con anche qualche agevolazione fiscale). Per ulteriori delucidazioni ho scritto una mail a Dario Lambertini di Bologna che da molti anni distribuisce Subal in Italia, il quale gentilissimamente mi ha risposto dandomi conferma della ricostruzione dei fatti. Allego qualche link informativo per ulteriore approfondimento http://wetpixel.com/forums/index.php?showtopic=61286 http://www.divephotoguide.com/underwater-photography-scuba-ocean-news/subal-restructuring-business http://www.uwpix.eu/viewtopic.php?f=53&t=6777 http://unterwasserwelt.de/subal-gmbh-insolvent/ https://taucher.net/forum-subal_insolvent-ioz85642 Il presupposto corrente, per concludere, è che le Subal continueranno ad esistere così come le conosciamo, robuste durevoli ed affidabili, ma saranno realizzate al 100% in Serbia. Si è trattato di un'operazione industriale, un po' sbarazzina forse, a cui si sarebbe fatto volentieri a meno, ma evidentemente Harald Karl, dal 2011 proprietario ed AD di Subal, ha fatto i sui conti avendo misurato quanto sia difficile sopravvivere in un mercato così specialistico ed in regime di competizione serrata con produzioni provenienti da paesi a minor costo (Nauticam è prodotta ad Hong Kong tanto per capirci). Al BOOT di Dusseldorf lo scorso Gennaio 2018, Subal si è presentata in gran spolvero, con uno stand imponente facendo intendere che l'azienda è solida e non ha alcuna intenzione di uscire dal settore. Dovremmo essere abituati a questo genere di vicende visti i continui spostamenti di attività produttive di Nikon di qui e di là del mar della Cina. In questo caso ha giocato a mal partito l'attributo "INSOLVENT" mai bello da leggere davanti al nome del Brand di un'attrezzatura di elevatissimo livello come Subal.
  4. Fotografo subacqueo o Subacqueo che fotografa? La faccenda dell'uovo e della gallina, chi arriva prima, è una questione che si applica anche alla fotosub. Qualunque sia il percorso che ci conduce a fotografar sott'acqua rimane il fatto che in mare non siamo, nonostante le affascinanti teorie del capitano Cousteau, nell'elemento a cui apparteniamo. Non abbiamo le branchie e senza la maschera non ci vediamo un H. Punto. Per questa ragione un buon fotosub è prima di tutto un buon subacqueo, anzi un eccellente subacqueo, cioè deve essere in grado di dare per scontato, per naturale ed istintivo, tutto quello che concerne l'immersione sportiva; infatti durante l'immersione la sua concentrazione sarà principalmente rivolta all'atto di fotografare il che significa, come sulla terra ferma, avere occhi attenti per le inquadrature e attenzione al governo dell'apparecchiatura di ripresa. Ma nel contempo il fotosub deve tener d'occhio i parametri di sommozzata (viva il computer!) ed i compagni di immersione. E' brutto ritrovarsi da soli nel blu, specie di notte. Molto brutto. Non credo di sbagliarmi troppo ad affermare che fotografar sott'acqua allontana il sommozzatore dall'immersione ricreativa per avvicinarlo a qualcosa che assomiglia al lavoro subacqueo. Provare per credere. Ed allora proviamo a sciorinare, chiedendo l'aiuto di tutti quanti, quali e quanti devono essere i caratteri che è utile sviluppare per poter realizzare fotosub in sicurezza gettando così le basi per rendere, fotograficamente parlando, proficue le immersioni. Il presente topic non indaga nel merito della capacità fotografica cioè di quel che occorre, oltre alla tecnica pura, per fare una buona foto subacquea. Qui la disamina è solo di metodo pratico, le argomentazioni creative sono le stesse della fotografia all'asciutto, parliamone in altra sede. - prima del brevetto l'"acquaticità", che a casa mia suona come "non aver paura dell'acqua". A parer mio questo è il punto nodale, non temere l'acqua significa allontanare lo spettro del Panico indotto dal mezzo non naturale, panico che può essere mortale per sè e per gli altri. Si fa presto a dire "freddezza", ecco uno che non è "acquatico" può giusto aver freddo. - poi il brevetto e soprattutto le immersioni. Gav, rubinetterie, erogatore, maschera, pinne e boccaglio, la giusta pesata e il computer sono l'abito del subacqueo, devono essere come le tasche dei jeans: scontate una a destra e l'altra a sinistra. Ciò si conquista facendo un po' di immersioni; quanto è un po'? Boh dipende da ciascuno. Più è meglio che meno. Ok, siamo forti, il nostro primo gav è frusto e Peppino si è stancato di vederci alla ricarica della bombola: "tanto sai come si fa, attaccala tu al compressore". Adesso facciamo due foto sott'acqua? La questione fotosub è in primis faccenda di Controllo e Pianificazione cioè Logistica. Serve una certa attitudine alla metodicità e chi la trascura garantisco che prima o poi incappa in guai più o meno dolorosi. Per fare un esempio riporto in step concisi, ciò che per ogni immersione il fotosub è bene che metta in pratica: - A - preparazione pre immersione: di primo mattino o la sera prima disporre l'equipaggiamento in assetto di immersione con test di funzionamento. - B - preparazione all'ingresso in acqua: come disporre l'equipaggiamento (in barca c'è altra gente) e come prepararlo al tuffo (il sub può saltare, lo scafandro è meglio di no) da definire a seconda del caso. - C - gestione dell'equipaggiamento fotografico in immersione: conoscere bene il proprio strumento è fondamentale, trovare i comandi ad occhi chiusi non serve per fare i fighetti, serve a far la foto - D - pianificazione dell'uscita dall'acqua: se qualcuno aiuta meglio, ma si può far da sè è ed utile esserne coscienti; se del caso è bene prepararsi per l'evenienza. - F - riassetto post immersione: ripulire e risciacquare l'equipaggiamento foto non è una questione di ordine e pudicizia, serve a garantire efficienza per le immersioni a venire. E' un esempio buttato lì alla veloce ed aggravo la dose osservando come ciascuno dei passi A-F è a sua volta scomposto in tanti noiosissimi sotto passi, tutti fondamentali. Ci sono subacquei che si preparano una tabellina di marcia per non dimenticarne nessuno e non posso biasimarli, basta un cavo collegato male, un OR pizzicato, una CF piena o delle batterie scariche per mandare a ramengo una bella immersione. Partendo da queste mie considerazioni, forse un po' ovvie e verbose, vorrei che gli altri fotosub mettessero qui le loro esperienze ed i loro aneddoti la cui condivisione può solo arricchire il lettore interessato a questi argomenti. Insomma cosa fa di un buon subacqueo un fotosub e cosa serve ad un fotografo per diventare fotosub.
  5. Nuova campagna di crowfounding, stavolta per la produzione di una custodia universale per reflex. Qui: Outex La novità è nel materiale, si tratta di una custodia morbida e molto adattabile ai vari modelli invece che rigida. A me incuriosisce il fatto di avere previsto delle cinghie che trattengono la protezione intorno al corpo della fotocamera. Non è il mio campo ma confesso che avrei molti dubbi ad immergere la mia Nikon dentro quel coso.
  6. Subal spiazza gli altri costruttori e mostra il primo scafandro per Nikon D850 Lo mostra con l'oblò minuscolo, il 100mm adatto solo al fisheye (no non il nuovo zoom fisheye, ma i vecchi 16 Nikon FX , 10.5 Nikon DX o 15 Sigma). La scocca è molto simile allo scafandro per Nikon D500, ma non fatevi ingannare: sono simili solo nel colore e nelle forme, le misure son tutte diverse. Costo intorno ai 4k euro e ne venderanno parecchie un saluto
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