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  1. Ma sia molto tardi che si va a dormire… (Cit. F.Guccini) Una delle cose che amo di più, quando ne ho la possibilità, è uscire a fare foto in città la notte, o quanto meno a partire dall'ora blu. Inserirò quà una serie di questo tipo di foto, senza nessuna pretesa o velleità artistica, soltanto alcuni scorci delle nostre stupende città nel momento in cui preferisco riprenderle. _______ Andrea ______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Firenze (Ponte Vecchio) Firenze (Palazzo delle Signoria) Firenze (Piazza della Repubblica) Firenze (Arnolfo di Cambio & Brunelleschi osservano il Duomo) Firenze (Panoramica da Piazzale Michelangelo) Mantova (Panoramica) Mantova (Portici) Mantova (Portici) Venezia (San Giorgio) Venezia (Fondamenta) Venezia (Fondamenta) Venezia (Fondamenta) Venezia (Calle) Roma (S.Pietro sul Tevere) Roma (San Pietro) Roma (S.Pietro & Luna) Roma (Castel S.Angelo) Siena (Piazza del Campo) Siena (Torre del Mangia) Siena (Piazza Salimbeni) Cremona (Duomo) Sirmione (Rocca Scaligera) Sirmione Monteriggioni (Luna piena) Montepulciano (Piazza Grande) Bagno Vignoni Castellina in Chianti Lago Maggiore (Isola dei pescatori) Sestri Levante (Baia del Silenzio) Prosegue nei commenti...
  2. Con il passare del tempo, molto tempo, è mia intenzione postare foto dei vari castelli che ho visitato e visiterò in futuro. Per rendere il tutto più fruibile creerò via via un album per ogni castello nel quale ripeterò l'introduzione ed aggiungerò le foto così da dare la possibilità di vedere le immagini anche di un solo castello piuttosto che di tutti. In ogni album inserirò, oltre alle classiche immagini cartolina, anche fotografie di dettagli e particolari che magari sono peculiari di un determinato luogo. Il maniero di cui parlerò in questo articolo è uno dei castelli più belli ed antichi del Giappone, Matsumoto-jo (il kanji che si legge jo accanto al nome di un castello significa appunto...castello). __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Shiro Vi fu un tempo in Giappone durante il quale la pace era soltanto un'utopia, un'epoca di guerre e di violenza, secoli di lotte per il predominio di uomini su altri uomini. Così come nel medioevo europeo, anche in quello giapponese potenti signori feudali muovevano guerra l'uno verso l'altro in una spirale apparentemente infinita. Nonostante tutto questo il medioevo giapponese, proprio come il nostro, ha lasciato un'eredità romantica fatta di storie di coraggio e determinazione, popolata da nobili guerrieri samurai, dai loro signori con le loro corti ospitate in splendidi palazzi protetti da meravigliosi ed imponenti castelli. In Giappone si trovano tracce delle prime fortificazioni fin dal III° Sec. A.C. ma possiamo dire che i castelli giapponesi, per come li conosciamo oggi, vennero eretti a partire dalla metà circa del 1400 fino a fine 1600 (periodi Sengoku e Azuchi-Momoyama). In questi anni il Giappone vide il proliferare delle lotte interne tra daimyo (signori feudali) fino a che due di loro, Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi, inziarono un lento processo di unificazione del paese che culminò con l'ascesa al potere del famoso shogun Tokugawa Ieyasu ed il trasferimento della capitale del Giappone ad Edo, l'odierna Tokyo. Con l'unificazione del Giappone finalmente iniziò un lungo periodo di pace durante il quale i castelli persero la loro funzione e divennero solamente imponenti strutture dispendiose da mantenere. Inoltre Ieyasu emanò una legge che proibiva ai vari daimyo di possedere più di un castello, per garantirsi che i suoi sudditi non costituissero una minaccia troppo grande, e moltissimi castelli furono così demoliti. Molti altri caddero in rovina poiché erano stati abbandonati ed altri ancora furono smontati per poterne rivendere i materiali con i quali erano stati edificati. Fu così che dei circa settemila castelli che si stima esistessero in quel periodo, ne sopravvissero poche decine. In seguito a causa di varie calamità naturali, come gli incendi, o a causa delle successive guerre, per ultima la Seconda Guerra Mondiale, la maggioranza dei castelli superstiti fu parzialmente o completamente distrutta e soltanto negli ultimi decenni ne sono stati ricostruiti svariati, utilizzando tecniche antiche ma con materiali a volte del tutto moderni come il calcestruzzo. Ad oggi sono solamente dodici i castelli che sono giunti a noi con la loro struttura originale e, di questi, solo quattro sono considerati Tesoro Nazionale (Himeji, Hikone, Matsumoto, Inuyama) ed uno di essi addirittura Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO (Himeji). Dopo secoli di declino e oblio, negli ultimi anni i castelli giapponesi hanno riconquistato un posto speciale nel cuore del popolo ed hanno anche acquistato un sempre crescente numero di fan provenienti da ogni parte del mondo. Molti castelli sono divenuti mete turistiche molto apprezzate, la maggioranza sono presi d'assalto questa volta non da eserciti di soldati bensì da moltitudini di turisti, specialmente durante il periodo della fioritura dei ciliegi che, a migliaia, adornano le mura ed i parchi intorno al corpo centrale dei castelli. Parte di questo successo è dovuto al fatto che "I castelli giapponesi non sono affatto quei tremendi bastioni di granito che si è soliti associare all’Europa. I castelli giapponesi hanno un aspetto delicato, sembrano torte nuziali decorative in cima agli alberi" (Cit.Will Ferguson, Autostop con Buddha). Si, è assolutamente vero, i castelli giapponesi sono estremamente eleganti, affascinanti, semplicemente bellissimi. Uniamo questo al fatto che molte volte sono circondati da un ampio territorio trasformato in parco o a volte sono adiacenti a degli splendidi giardini come i famosissimi Kenroku-en, Koraku-en, Koko-en ed altri, ed è facile capire il perché di questo successo. Ma veniamo al titolo che ho scelto per parlare di castelli giapponesi, Shiro. Shiro significa bianco ed è per questo che i castelli in Giappone sono chiamati così, a causa del candore affascinante delle mura della maggior parte di essi. Uno degli aspetti che mi affascinano dei castelli giapponesi è che sono strutture militari costruite secondo precisi progetti frutto di studi su attacco e difesa, su tecniche di guerra e presidio del territorio, al contempo sono così eleganti, piacevoli, imponenti certo ma con grazia infinita. Oggi possiamo sederci ad ammirarne l'eleganza e la potenza evocativa che richiama un passato glorioso e ricco di tradizioni, un tempo perduto che vive nella memoria di ogni giapponese che ha nel castello un grandioso testimone. Quando visitiamo un castello giapponese la prima cosa che salta agli occhi è che non sembra di camminare all'interno di una struttura militare, piuttosto sembra di visitare un giardino su più livelli con strutture create per godersi il panorama circostante. Bastioni di pietra dai quali affacciarsi, fossati con limpide acque nelle quali talvolta ammirare il riflesso delle torri o scorgere una carpa o un candido cigno, panchine all'ombra di splendidi ciliegi o aceri che sapranno regalare, ciascuno a suo tempo, una tavolozza di colori degna compagna del profilo dei tetti, un mare di petali e foglie del quale rimanere meravigliati vedendoci nuotare gli Shachihoko, le mitologiche carpe che adornano gli angoli delle torri più alte. Ma erano e rimangono strutture militari e trovo altresì molto interessante vedere come il passare del tempo abbia influito sulle competenze degli ingegneri che hanno costruito castelli sempre più evoluti, con fortificazioni sempre più efficaci e complesse per far fronte al contemporaneo sviluppo delle armi. Parlando dei castelli classici che conosciamo oggi possiamo trovarne esempi relativamente semplici costituiti da una o più cinte murarie, sormontate da torri e separate da vari cancelli, che proteggono un maschio (chiamato tenshukaku o tenshu) isolato come a Hikone, fino ad arrivare ad imponentissime fortezze costituite da un tenshu di dimensioni molto maggiori, collegato direttamente ad altre torri secondarie attraverso mura sormontate da corridoi coperti, intricatissimi percorsi che attraversano anche vari fossati inondati di acqua, come a Himeji. Percorsi studiati accuratamente per intralciare eventuali eserciti nemici, letteralmente decine di porte da oltrepassare, il tutto affiancato da mura irte di torri dotate di feritoie e caditoie dalle quali poter facilmente colpire i nemici con armi come archi o armi da fuoco. Visitando un castello giapponese è impossibile rimanere insensibili al fascino delle caratteristiche mura in pietra. Sono uno dei loro tratti distintivi, la presenza costante di mura non verticali ma più o meno inclinate, di altezza estremamente variabile. Si chiamano Ishigaki (gaki significa recinto e ishi pietre) e costituiscono sia le mura esterne che danno forma ai fossati, allagati o meno, sia le mura che creano corridoi e cortili interni, sia le possenti mura che sostengono i vari terrapieni o costituiscono le fondamenta di tenshu e torri secondarie. Sono generalmente le uniche parti in pietra costituenti queste fortezze, e tra le pochissime costruzioni in pietra dell'antico Giappone, infatti tutto il resto è fatto di legno. Ci sono comunque vari stili costruttivi, con nomi diversi, in base all'inclinazione ed al modo di lavorare ed incastrare le pietre. Le fortificazioni più antiche non disponevano di ishigaki, infatti non erano necessarie difese così massicce e stabili, a partire però dall'era Sengoku si iniziarono a costruire questo tipo di mura poiché la guerra era ormai divenuta una costante quotidiana. I primi esempi ci mostrano uno stile costruttivo che si basava sul reperire pietre in loco ed ammassarle l'una sull'altra con maestria e viene chiamato stile nozurazumi. Successivamente l'arte degli scalpellini e degli ishiku (i muratori specializzati in questo tipo di costruzioni) si affinó e le pietre furono via via lavorate sempre più precisamente ed incastrate con sempre maggior maestria permettendo di creare superfici lisce, grazie alle quali offrire pochi appigli ad eventuali nemici, ed innalzare mura sempre più alte e maestose come per esempio a Himeji, Osaka, Kumamoto e questo stile invece si chiama uchikomihagi. Ad un certo punto gli ishigaki assunsero un ulteriore funzione, quella di status symbol che mostrava in modo chiaro la potenza anche economica del daimyo di un castello. Infatti le fortezze divennero sempre più imponenti e richiedevano una quantità di materiali da costruzione davvero mastodontica, basti pensare che gli ishigaki del castello di Osaka contano oltre mezzo milione di pietre. Ammassare, lavorare ed impilare quantità così enormi di materiale non era certo un affare di poco conto e lo sforzo economico era davvero notevole. Poi si sviluppò un'ulteriore tradizione che voleva che i vari vassalli estraessero, scolpissero e consegnassero pietre sempre più grandi al loro signore come omaggio. In realtà era un modo per il daimyo di tenere sotto controllo le finanze dei suoi sudditi con questo tipo di richieste sempre più esose, impedire che costruissero fortezze per proprio conto ed infine reperire materiale a basso costo per loro stessi ed i loro castelli. Comunque questo fece si che in vari castelli, Osaka ne è il miglior esempio, si trovino ishigaki che inglobano pietre davvero colossali che arrivano a pesare decine di tonnellate e misurare metri e metri in larghezza ed altezza come la famosa Tako-ishi che pesa 108 tonnellate e misura oltre 59 metri quadri di superficie complessiva. Se gli Ishigaki, segnati da tempo e guerre, sono sopravvissuti fino ad oggi, lo stesso purtroppo non si può dire delle innumerevoli torri, chiamate Yagura, che vi erano ospitate e che, per mille motivi, sono andate perdute. Le funzioni di queste Yagura erano estremamente varie ed anche le strutture erano diverse per dimensioni e forme. Da quelle più semplici ad un piano (hira yagura), a quelle più comuni a due piani (niju yagura) fino a quelle più imponenti a tre piani (sanju yagura) che sono assimilabili ad un tenshu in miniatura e sono presenti solitamente soltanto nei castelli più grandi come Himeji. In effetti però in alcuni castelli dove il tenshu non fu mai costruito (Kanazawa per esempio), le yagura a tre piani svolgevano il ruolo di tenshu e prendevano il nome di gosankai yagura (nobili torri a tre piani) poiché era lì che risiedeva il daimyo durante i periodi di guerra. Potevano poi essere semplici magazzini per il cibo o per le armi ed avevano nomi diversi in base a ciò che vi si stivava, per esempio nelle shio yagura vi si conservava il sale (shio, sale), nelle yoroi yagura le armature (yoroi, armatura) e così via. Vi erano yagura che fungevano da alloggi per le truppe, torri per la protezione dei pozzi, potevano ospitare il grande tamburo che scandiva le ore o dava segnali in guerra (chiamato taiko e quindi la torre taiko yagura), postazioni di avvistamento e tantissime altre ancora. Tuttavia tra tutte queste tipologie di yagura, quella che mi affascina di più è certamente la rara torre per l'osservazione della luna, tsukimi yagura (tsuki significa luna e mi è il verbo miru, vedere). Sono torri nelle quali il daimyo si poteva ritirare, o intrattenere i suoi ospiti, ed osservare la luna. Sono facilmente riconoscibili perché normalmente non possiedono strutture difensive, sono costituite internamente da un singolo ambiente arioso e più lussuoso del resto del castello e possiedono pareti scorrevoli e rimovibili dalle quali vedere la luna. Per esempio nel caso della tsukimi yagura del castello di Matsumoto, si trovano tre pareti rimovibili (nord-est-sud) e un elegante corrimano esterno dipinto di rosso. Questa particolare torre fu costruita successivamente al castello, durante il periodo di pace seguito al regno di Ieyasu, e per questo non necessitava di sistemi difensivi. Per finire ci sono yagura che prendono il nome semplicemente in base alla loro posizione rispetto all'asse nord sud con nomi presi dal calendario giapponese e dai segni zodiacali. Dopo aver parlato però di mura e torri non è possibile concludere senza menzionare l’elemento più affascinante e caratteristico di un castello giapponese, quello che lo rappresenta maggiormente e che è la vera icona che il mondo si raffigura quando pensa a queste fortezze, il tenshu. Diciamo che il tenshu come lo conosciamo oggi prende vita con il castello di Azuchi, fatto erigere da Oda Nobunaga a fine 1500. Il primo stile con il quale vennero costruiti i tenshu si chiamava borogata ed era costituito da una torre di tre piani sopra la quale veniva aggiunto un edificio a due, come nel castello di Inuyama. Dopo il 1600 invece lo stile si affinò ed il tenshu fu così costituito da un edificio i cui livelli si sovrappongono regolarmente diminuendo di ampiezza con l’aumentare dell’altezza, come nel castello di Nagoya, questo stile si chiama sotogata. A dispetto dell’eleganza, raffinatezza e splendore esterno, l’interno dei tenshu è generalmente molto sobrio e privo di fronzoli, essendo in realtà una fortezza dove rifugiarsi in caso di guerra e non una residenza per i periodi di pace. Anche l’altezza dei tenshu varia da castello a castello e non solamente per mere questioni di potenza economica ma anche in funzione del luogo dove sorge l’edifico. Un castello che sorge in montagna o su una collina probabilmente non necessita di un tenshu molto alto per poter avvistare i nemici, per esempio il castello di Hikone dispone di un tenshu di soli tre piani ma è situato su un’altura dalla quale domina pianura e lago adiacenti. Viceversa un castello di pianura avrà bisogno di innalzarsi molti metri al di sopra della città che generalmente sorge intorno alla fortezza, infatti per esempio il castello di Matsumoto dispone di un tenshu a sei piani ed addirittura il castello di Aizu ha il tenshu con il maggior numero di piani in Giappone, ben nove. Ad ogni modo, se è vero che il tenshu attrae inevitabilmente gli sguardi e le attenzioni della maggior parte dei visitatori me compreso, spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di quell’emozione e voglia di scoprire che mi pervade ogni qual volta visito un castello giapponese ed esploro la sua struttura per intero. Andrea __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ P.S. Click sulle foto per una risoluzione migliore, grazie Precedenti articoli: Castello di Okayama Castello di Hikone Castello di Kanazawa __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ MATSUMOTO Benchè la prima fortezza costruita sul luogo risalga al periodo Sengoku, il castello così come lo vediamo oggi è stato eretto a partire dal 1593 da parte del daimyo Ishikawa Norimasa e suo figlio Yasunaga. E' uno dei quattro castelli Tesoro Nazionale ed è anche uno dei pochi ad essere laccato di nero. Questo suo colore ed il fatto che si affacci su un fossato enorme, gli hanno conferito il soprannome di Castello del Cormorano. In primo piano l'elegante ponte chiamato Uzumibashi Il tenshu si riflette nell'immenso fossato che, nel punto di ripresa della foto, è largo ben 60mt. L'ultima porta da oltrepassare per accedere al tenshu è chiamata Kuro-mon Un dettaglio del lato destro della Kuro-mon e, più specificatamente, della torre che affianca il possente secondo cancello interno Una volta oltrepassata la porta principale si accede all'area del tesnhu e la vista è mozzafiato per l'imponenza del castello, quasi 30 metri di altezza massima. In primo piano si possono vedere le tracce che delimitavano gli edifici che fungevano da residenza privata del daimyo e che non sono giunti fino a noi. La torre a destra del tenshu si chiama Inui Kotenshu ed è collegata al maschio tramite una particolare yagura che prende il nome di watari yagura. Alla sinistra del corpo principale, connessa direttamente, invece troviamo la tatsumi tsukeyagura (dal verbo tsukeru, legare) con annessa in primo piano con il corrimano rosso una hira yagura ad un solo piano che, nello specifico, è la tsukimi-yagura di cui ho parlato nell'introduzione. Ma è quando ci si avvicina ad essa che possiamo apprezzarne meglio l'eleganza, con le sue forme slanciate ed il magnifico contrasto di colori che la contraddistingue Per motivi di spazio consentito per l'upload, continuo nei commenti sotto...
  3. Con il passare del tempo, molto tempo, è mia intenzione postare foto dei vari castelli che ho visitato e visiterò in futuro. Per rendere il tutto più fruibile creerò via via un album per ogni castello nel quale ripeterò l'introduzione ed aggiungerò le foto così da dare la possibilità di vedere le immagini anche di un solo castello piuttosto che di tutti. In ogni album inserirò, oltre alle classiche immagini cartolina, anche fotografie di dettagli e particolari che magari sono peculiari di un determinato luogo. Questo che presento è Okayama-jo (il kanji che si legge jo accanto al nome di un castello significa appunto...castello), stupendo castello che si trova nell'omonima città, nella zona Chugoku sull'isola principale di Honshu. __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Shiro Vi fu un tempo in Giappone durante il quale la pace era soltanto un'utopia, un'epoca di guerre e di violenza, secoli di lotte per il predominio di uomini su altri uomini. Così come nel medioevo europeo, anche in quello giapponese potenti signori feudali muovevano guerra l'uno verso l'altro in una spirale apparentemente infinita. Nonostante tutto questo il medioevo giapponese, proprio come il nostro, ha lasciato un'eredità romantica fatta di storie di coraggio e determinazione, popolata da nobili guerrieri samurai, dai loro signori con le loro corti ospitate in splendidi palazzi protetti da meravigliosi ed imponenti castelli. In Giappone si trovano tracce delle prime fortificazioni fin dal III° Sec. A.C. ma possiamo dire che i castelli giapponesi, per come li conosciamo oggi, vennero eretti a partire dalla metà circa del 1400 fino a fine 1600 (periodi Sengoku e Azuchi-Momoyama). In questi anni il Giappone vide il proliferare delle lotte interne tra daimyo (signori feudali) fino a che due di loro, Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi, inziarono un lento processo di unificazione del paese che culminò con l'ascesa al potere del famoso shogun Tokugawa Ieyasu ed il trasferimento della capitale del Giappone ad Edo, l'odierna Tokyo. Con l'unificazione del Giappone finalmente iniziò un lungo periodo di pace durante il quale i castelli persero la loro funzione e divennero solamente imponenti strutture dispendiose da mantenere. Inoltre Ieyasu emanò una legge che proibiva ai vari daimyo di possedere più di un castello, per garantirsi che i suoi sudditi non costituissero una minaccia troppo grande, e moltissimi castelli furono così demoliti. Molti altri caddero in rovina poiché erano stati abbandonati ed altri ancora furono smontati per poterne rivendere i materiali con i quali erano stati edificati. Fu così che dei circa settemila castelli che si stima esistessero in quel periodo, ne sopravvissero poche decine. In seguito a causa di varie calamità naturali, come gli incendi, o a causa delle successive guerre, per ultima la Seconda Guerra Mondiale, la maggioranza dei castelli superstiti fu parzialmente o completamente distrutta e soltanto negli ultimi decenni ne sono stati ricostruiti svariati, utilizzando tecniche antiche ma con materiali a volte del tutto moderni come il calcestruzzo. Ad oggi sono solamente dodici i castelli che sono giunti a noi con la loro struttura originale e, di questi, solo quattro sono considerati Tesoro Nazionale (Himeji, Hikone, Matsumoto, Inuyama) ed uno di essi addirittura Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO (Himeji). Dopo secoli di declino e oblio, negli ultimi anni i castelli giapponesi hanno riconquistato un posto speciale nel cuore del popolo ed hanno anche acquistato un sempre crescente numero di fan provenienti da ogni parte del mondo. Molti castelli sono divenuti mete turistiche molto apprezzate, la maggioranza sono presi d'assalto questa volta non da eserciti di soldati bensì da moltitudini di turisti, specialmente durante il periodo della fioritura dei ciliegi che, a migliaia, adornano le mura ed i parchi intorno al corpo centrale dei castelli. Parte di questo successo è dovuto al fatto che "I castelli giapponesi non sono affatto quei tremendi bastioni di granito che si è soliti associare all’Europa. I castelli giapponesi hanno un aspetto delicato, sembrano torte nuziali decorative in cima agli alberi" (Cit.Will Ferguson, Autostop con Buddha). Si, è assolutamente vero, i castelli giapponesi sono estremamente eleganti, affascinanti, semplicemente bellissimi. Uniamo questo al fatto che molte volte sono circondati da un ampio territorio trasformato in parco o a volte sono adiacenti a degli splendidi giardini come i famosissimi Kenroku-en, Koraku-en, Koko-en ed altri, ed è facile capire il perché di questo successo. Ma veniamo al titolo che ho scelto per parlare di castelli giapponesi, Shiro. Shiro significa bianco ed è per questo che i castelli in Giappone sono chiamati così, a causa del candore affascinante delle mura della maggior parte di essi. Uno degli aspetti che mi affascinano dei castelli giapponesi è che sono strutture militari costruite secondo precisi progetti frutto di studi su attacco e difesa, su tecniche di guerra e presidio del territorio, al contempo sono così eleganti, piacevoli, imponenti certo ma con grazia infinita. Oggi possiamo sederci ad ammirarne l'eleganza e la potenza evocativa che richiama un passato glorioso e ricco di tradizioni, un tempo perduto che vive nella memoria di ogni giapponese che ha nel castello un grandioso testimone. Quando visitiamo un castello giapponese la prima cosa che salta agli occhi è che non sembra di camminare all'interno di una struttura militare, piuttosto sembra di visitare un giardino su più livelli con strutture create per godersi il panorama circostante. Bastioni di pietra dai quali affacciarsi, fossati con limpide acque nelle quali talvolta ammirare il riflesso delle torri o scorgere una carpa o un candido cigno, panchine all'ombra di splendidi ciliegi o aceri che sapranno regalare, ciascuno a suo tempo, una tavolozza di colori degna compagna del profilo dei tetti, un mare di petali e foglie del quale rimanere meravigliati vedendoci nuotare gli Shachihoko, le mitologiche carpe che adornano gli angoli delle torri più alte. Ma erano e rimangono strutture militari e trovo altresì molto interessante vedere come il passare del tempo abbia influito sulle competenze degli ingegneri che hanno costruito castelli sempre più evoluti, con fortificazioni sempre più efficaci e complesse per far fronte al contemporaneo sviluppo delle armi. Parlando dei castelli classici che conosciamo oggi possiamo trovarne esempi relativamente semplici costituiti da una o più cinte murarie, sormontate da torri e separate da vari cancelli, che proteggono un maschio (chiamato tenshukaku o tenshu) isolato come a Hikone, fino ad arrivare ad imponentissime fortezze costituite da un tenshu di dimensioni molto maggiori, collegato direttamente ad altre torri secondarie attraverso mura sormontate da corridoi coperti, intricatissimi percorsi che attraversano anche vari fossati inondati di acqua, come a Himeji. Percorsi studiati accuratamente per intralciare eventuali eserciti nemici, letteralmente decine di porte da oltrepassare, il tutto affiancato da mura irte di torri dotate di feritoie e caditoie dalle quali poter facilmente colpire i nemici con armi come archi o armi da fuoco. Visitando un castello giapponese è impossibile rimanere insensibili al fascino delle caratteristiche mura in pietra. Sono uno dei loro tratti distintivi, la presenza costante di mura non verticali ma più o meno inclinate, di altezza estremamente variabile. Si chiamano Ishigaki (gaki significa recinto e ishi pietre) e costituiscono sia le mura esterne che danno forma ai fossati, allagati o meno, sia le mura che creano corridoi e cortili interni, sia le possenti mura che sostengono i vari terrapieni o costituiscono le fondamenta di tenshu e torri secondarie. Sono generalmente le uniche parti in pietra costituenti queste fortezze, e tra le pochissime costruzioni in pietra dell'antico Giappone, infatti tutto il resto è fatto di legno. Ci sono comunque vari stili costruttivi, con nomi diversi, in base all'inclinazione ed al modo di lavorare ed incastrare le pietre. Le fortificazioni più antiche non disponevano di ishigaki, infatti non erano necessarie difese così massicce e stabili, a partire però dall'era Sengoku si iniziarono a costruire questo tipo di mura poiché la guerra era ormai divenuta una costante quotidiana. I primi esempi ci mostrano uno stile costruttivo che si basava sul reperire pietre in loco ed ammassarle l'una sull'altra con maestria e viene chiamato stile nozurazumi. Successivamente l'arte degli scalpellini e degli ishiku (i muratori specializzati in questo tipo di costruzioni) si affinó e le pietre furono via via lavorate sempre più precisamente ed incastrate con sempre maggior maestria permettendo di creare superfici lisce, grazie alle quali offrire pochi appigli ad eventuali nemici, ed innalzare mura sempre più alte e maestose come per esempio a Himeji, Osaka, Kumamoto e questo stile invece si chiama uchikomihagi. Ad un certo punto gli ishigaki assunsero un ulteriore funzione, quella di status symbol che mostrava in modo chiaro la potenza anche economica del daimyo di un castello. Infatti le fortezze divennero sempre più imponenti e richiedevano una quantità di materiali da costruzione davvero mastodontica, basti pensare che gli ishigaki del castello di Osaka contano oltre mezzo milione di pietre. Ammassare, lavorare ed impilare quantità così enormi di materiale non era certo un affare di poco conto e lo sforzo economico era davvero notevole. Poi si sviluppò un'ulteriore tradizione che voleva che i vari vassalli estraessero, scolpissero e consegnassero pietre sempre più grandi al loro signore come omaggio. In realtà era un modo per il daimyo di tenere sotto controllo le finanze dei suoi sudditi con questo tipo di richieste sempre più esose, impedire che costruissero fortezze per proprio conto ed infine reperire materiale a basso costo per loro stessi ed i loro castelli. Comunque questo fece si che in vari castelli, Osaka ne è il miglior esempio, si trovino ishigaki che inglobano pietre davvero colossali che arrivano a pesare decine di tonnellate e misurare metri e metri in larghezza ed altezza come la famosa Tako-ishi che pesa 108 tonnellate e misura oltre 59 metri quadri di superficie complessiva. Se gli Ishigaki, segnati da tempo e guerre, sono sopravvissuti fino ad oggi, lo stesso purtroppo non si può dire delle innumerevoli torri, chiamate Yagura, che vi erano ospitate e che, per mille motivi, sono andate perdute. Le funzioni di queste Yagura erano estremamente varie ed anche le strutture erano diverse per dimensioni e forme. Da quelle più semplici ad un piano (hira yagura), a quelle più comuni a due piani (niju yagura) fino a quelle più imponenti a tre piani (sanju yagura) che sono assimilabili ad un tenshu in miniatura e sono presenti solitamente soltanto nei castelli più grandi come Himeji. In effetti però in alcuni castelli dove il tenshu non fu mai costruito (Kanazawa per esempio), le yagura a tre piani svolgevano il ruolo di tenshu e prendevano il nome di gosankai yagura (nobili torri a tre piani) poiché era lì che risiedeva il daimyo durante i periodi di guerra. Potevano poi essere semplici magazzini per il cibo o per le armi ed avevano nomi diversi in base a ciò che vi si stivava, per esempio nelle shio yagura vi si conservava il sale (shio, sale), nelle yoroi yagura le armature (yoroi, armatura) e così via. Vi erano yagura che fungevano da alloggi per le truppe, torri per la protezione dei pozzi, potevano ospitare il grande tamburo che scandiva le ore o dava segnali in guerra (chiamato taiko e quindi la torre taiko yagura), postazioni di avvistamento e tantissime altre ancora. Tuttavia tra tutte queste tipologie di yagura, quella che mi affascina di più è certamente la rara torre per l'osservazione della luna, tsukimi yagura (tsuki significa luna e mi è il verbo miru, vedere). Sono torri nelle quali il daimyo si poteva ritirare, o intrattenere i suoi ospiti, ed osservare la luna. Sono facilmente riconoscibili perché normalmente non possiedono strutture difensive, sono costituite internamente da un singolo ambiente arioso e più lussuoso del resto del castello e possiedono pareti scorrevoli e rimovibili dalle quali vedere la luna. Per esempio nel caso della tsukimi yagura del castello di Matsumoto, si trovano tre pareti rimovibili (nord-est-sud) e un elegante corrimano esterno dipinto di rosso. Questa particolare torre fu costruita successivamente al castello, durante il periodo di pace seguito al regno di Ieyasu, e per questo non necessitava di sistemi difensivi. Per finire ci sono yagura che prendono il nome semplicemente in base alla loro posizione rispetto all'asse nord sud con nomi presi dal calendario giapponese e dai segni zodiacali. Dopo aver parlato però di mura e torri non è possibile concludere senza menzionare l’elemento più affascinante e caratteristico di un castello giapponese, quello che lo rappresenta maggiormente e che è la vera icona che il mondo si raffigura quando pensa a queste fortezze, il tenshu. Diciamo che il tenshu come lo conosciamo oggi prende vita con il castello di Azuchi, fatto erigere da Oda Nobunaga a fine 1500. Il primo stile con il quale vennero costruiti i tenshu si chiamava borogata ed era costituito da una torre di tre piani sopra la quale veniva aggiunto un edificio a due, come nel castello di Inuyama. Dopo il 1600 invece lo stile si affinò ed il tenshu fu così costituito da un edificio i cui livelli si sovrappongono regolarmente diminuendo di ampiezza con l’aumentare dell’altezza, come nel castello di Nagoya, questo stile si chiama sotogata. A dispetto dell’eleganza, raffinatezza e splendore esterno, l’interno dei tenshu è generalmente molto sobrio e privo di fronzoli, essendo in realtà una fortezza dove rifugiarsi in caso di guerra e non una residenza per i periodi di pace. Anche l’altezza dei tenshu varia da castello a castello e non solamente per mere questioni di potenza economica ma anche in funzione del luogo dove sorge l’edifico. Un castello che sorge in montagna o su una collina probabilmente non necessita di un tenshu molto alto per poter avvistare i nemici, per esempio il castello di Hikone dispone di un tenshu di soli tre piani ma è situato su un’altura dalla quale domina pianura e lago adiacenti. Viceversa un castello di pianura avrà bisogno di innalzarsi molti metri al di sopra della città che generalmente sorge intorno alla fortezza, infatti per esempio il castello di Matsumoto dispone di un tenshu a sei piani ed addirittura il castello di Aizu ha il tenshu con il maggior numero di piani in Giappone, ben nove. Ad ogni modo, se è vero che il tenshu attrae inevitabilmente gli sguardi e le attenzioni della maggior parte dei visitatori me compreso, spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di quell’emozione e voglia di scoprire che mi pervade ogni qual volta visito un castello giapponese ed esploro la sua struttura per intero. Andrea __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ P.S. Click sulle foto per una risoluzione migliore, grazie Precedenti articoli: Castello di Matsumoto Castello di Hikone Castello di Kanazawa __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ OKAYAMA Il castello di Okayama si innalza elegante alle spalle del giardino Korakuen. Il giardino, uno dei tre considerati i più belli del Giappone, fu costruito a partire dal 1687 dal vassallo Tsuda Nagatada per ordine del daimyo Ikeda Tsunamasa e fu completato nel 1700. Fondamentalmente è rimasto invariato nei secoli fino ad oggi ed è un posto magico, nel quale respirare l'atmosfera di quel periodo se si ha l'accortezza di visitarlo in orari e periodi nel quale sia praticamente privo dei tantissimi turisti che normalmente lo affollano. Questo tipo di giardini veniva ideato generalmente come luogo di svago e relax per il signore del vicino castello e, nelle costruzioni edificate al suo interno, venivano anche accolti gli ospiti più importanti. Il vicino fiume Asahi fu deviato ed usato come fossato protettivo per la parte posteriore del castello e, attraversandolo, si può godere di una splendida vista del tenshu e riconoscerne lo stile architettonico classico del periodo Azuchi-Momoyama. Quando si giunge alla base del tenshu possiamo apprezzarne meglio la complessa struttura. Infatti la sua base è a pianta pentagonale irregolare, cosa che rende questo edificio decisamente inconsueto rispetto al resto dei castelli giapponesi. La porta principale, chiamata Roka-mon, protetta dalle alte mura tempestate di feritoie dalle quali i difensori potevano facilmente colpire i nemici in avvicinamento. Una volta oltrepassata la porta ci aspetta un altra cinta muraria, meno imponente della prima ma ugualmente difficile da espugnare. Nel dettaglio si può apprezzare la struttura esterna di questa seconda cinta muraria e lo stile costruttivo delle mura stesse che, come abbiamo letto nell'introduzione, viene chiamato Nozura-zumi. Ci sono soltanto due porte che interrompono quest'ultime mura, una porta è piccola e nascosta, inadatta al passaggio delle truppe invasori, l'altra è ben più grande e fortificata ed è chiamata Akazu-no-mon. Questa porta è un perfetto esempio di Yagura-mon (come abbiamo detto nell'introduzione Yagura significa torre, mentre mon significa cancello) e quindi abbiamo una torre costruita direttamente sopra al cancello, perfetta per proteggerlo dagli assalti nemici. Da quest'angolazione si può capire meglio anche l'altezza che le mura raggiungono in determinati punti, cosa che obbligava gli assalitori a cercare forzatamente di abbattere i cancelli protetti. Per motivi di spazio consentito per l'upload, continuo nei commenti sotto...
  4. Con il passare del tempo, molto tempo, è mia intenzione postare foto dei vari castelli che ho visitato e visiterò in futuro. Per rendere il tutto più fruibile creerò via via un album per ogni castello nel quale ripeterò l'introduzione ed aggiungerò le foto così da dare la possibilità di vedere le immagini anche di un solo castello piuttosto che di tutti. In ogni album inserirò, oltre alle classiche immagini cartolina, anche fotografie di dettagli e particolari che magari sono peculiari di un determinato luogo. Questo che presento è Hikone-jo (il kanji che si legge jo accanto al nome di un castello significa appunto...castello), piccolo ma delizioso castello che sorge sulla riva ovest dell'immenso lago Biwa nel centro di Honshu, nella prefettura di Shiga tra le prefetture di Kyoto e Nagoya. __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ Shiro Vi fu un tempo in Giappone durante il quale la pace era soltanto un'utopia, un'epoca di guerre e di violenza, secoli di lotte per il predominio di uomini su altri uomini. Così come nel medioevo europeo, anche in quello giapponese potenti signori feudali muovevano guerra l'uno verso l'altro in una spirale apparentemente infinita. Nonostante tutto questo il medioevo giapponese, proprio come il nostro, ha lasciato un'eredità romantica fatta di storie di coraggio e determinazione, popolata da nobili guerrieri samurai, dai loro signori con le loro corti ospitate in splendidi palazzi protetti da meravigliosi ed imponenti castelli. In Giappone si trovano tracce delle prime fortificazioni fin dal III° Sec. A.C. ma possiamo dire che i castelli giapponesi, per come li conosciamo oggi, vennero eretti a partire dalla metà circa del 1400 fino a fine 1600 (periodi Sengoku e Azuchi-Momoyama). In questi anni il Giappone vide il proliferare delle lotte interne tra daimyo (signori feudali) fino a che due di loro, Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi, inziarono un lento processo di unificazione del paese che culminò con l'ascesa al potere del famoso shogun Tokugawa Ieyasu ed il trasferimento della capitale del Giappone ad Edo, l'odierna Tokyo. Con l'unificazione del Giappone finalmente iniziò un lungo periodo di pace durante il quale i castelli persero la loro funzione e divennero solamente imponenti strutture dispendiose da mantenere. Inoltre Ieyasu emanò una legge che proibiva ai vari daimyo di possedere più di un castello, per garantirsi che i suoi sudditi non costituissero una minaccia troppo grande, e moltissimi castelli furono così demoliti. Molti altri caddero in rovina poiché erano stati abbandonati ed altri ancora furono smontati per poterne rivendere i materiali con i quali erano stati edificati. Fu così che dei circa settemila castelli che si stima esistessero in quel periodo, ne sopravvissero poche decine. In seguito a causa di varie calamità naturali, come gli incendi, o a causa delle successive guerre, per ultima la Seconda Guerra Mondiale, la maggioranza dei castelli superstiti fu parzialmente o completamente distrutta e soltanto negli ultimi decenni ne sono stati ricostruiti svariati, utilizzando tecniche antiche ma con materiali a volte del tutto moderni come il calcestruzzo. Ad oggi sono solamente dodici i castelli che sono giunti a noi con la loro struttura originale e, di questi, solo quattro sono considerati Tesoro Nazionale (Himeji, Hikone, Matsumoto, Inuyama) ed uno di essi addirittura Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO (Himeji). Dopo secoli di declino e oblio, negli ultimi anni i castelli giapponesi hanno riconquistato un posto speciale nel cuore del popolo ed hanno anche acquistato un sempre crescente numero di fan provenienti da ogni parte del mondo. Molti castelli sono divenuti mete turistiche molto apprezzate, la maggioranza sono presi d'assalto questa volta non da eserciti di soldati bensì da moltitudini di turisti, specialmente durante il periodo della fioritura dei ciliegi che, a migliaia, adornano le mura ed i parchi intorno al corpo centrale dei castelli. Parte di questo successo è dovuto al fatto che "I castelli giapponesi non sono affatto quei tremendi bastioni di granito che si è soliti associare all’Europa. I castelli giapponesi hanno un aspetto delicato, sembrano torte nuziali decorative in cima agli alberi" (Cit.Will Ferguson, Autostop con Buddha). Si, è assolutamente vero, i castelli giapponesi sono estremamente eleganti, affascinanti, semplicemente bellissimi. Uniamo questo al fatto che molte volte sono circondati da un ampio territorio trasformato in parco o a volte sono adiacenti a degli splendidi giardini come i famosissimi Kenroku-en, Koraku-en, Koko-en ed altri, ed è facile capire il perché di questo successo. Ma veniamo al titolo che ho scelto per parlare di castelli giapponesi, Shiro. Shiro significa bianco ed è per questo che i castelli in Giappone sono chiamati così, a causa del candore affascinante delle mura della maggior parte di essi. Uno degli aspetti che mi affascinano dei castelli giapponesi è che sono strutture militari costruite secondo precisi progetti frutto di studi su attacco e difesa, su tecniche di guerra e presidio del territorio, al contempo sono così eleganti, piacevoli, imponenti certo ma con grazia infinita. Oggi possiamo sederci ad ammirarne l'eleganza e la potenza evocativa che richiama un passato glorioso e ricco di tradizioni, un tempo perduto che vive nella memoria di ogni giapponese che ha nel castello un grandioso testimone. Quando visitiamo un castello giapponese la prima cosa che salta agli occhi è che non sembra di camminare all'interno di una struttura militare, piuttosto sembra di visitare un giardino su più livelli con strutture create per godersi il panorama circostante. Bastioni di pietra dai quali affacciarsi, fossati con limpide acque nelle quali talvolta ammirare il riflesso delle torri o scorgere una carpa o un candido cigno, panchine all'ombra di splendidi ciliegi o aceri che sapranno regalare, ciascuno a suo tempo, una tavolozza di colori degna compagna del profilo dei tetti, un mare di petali e foglie del quale rimanere meravigliati vedendoci nuotare gli Shachihoko, le mitologiche carpe che adornano gli angoli delle torri più alte. Ma erano e rimangono strutture militari e trovo altresì molto interessante vedere come il passare del tempo abbia influito sulle competenze degli ingegneri che hanno costruito castelli sempre più evoluti, con fortificazioni sempre più efficaci e complesse per far fronte al contemporaneo sviluppo delle armi. Parlando dei castelli classici che conosciamo oggi possiamo trovarne esempi relativamente semplici costituiti da una o più cinte murarie, sormontate da torri e separate da vari cancelli, che proteggono un maschio (chiamato tenshukaku o tenshu) isolato come a Hikone, fino ad arrivare ad imponentissime fortezze costituite da un tenshu di dimensioni molto maggiori, collegato direttamente ad altre torri secondarie attraverso mura sormontate da corridoi coperti, intricatissimi percorsi che attraversano anche vari fossati inondati di acqua, come a Himeji. Percorsi studiati accuratamente per intralciare eventuali eserciti nemici, letteralmente decine di porte da oltrepassare, il tutto affiancato da mura irte di torri dotate di feritoie e caditoie dalle quali poter facilmente colpire i nemici con armi come archi o armi da fuoco. Visitando un castello giapponese è impossibile rimanere insensibili al fascino delle caratteristiche mura in pietra. Sono uno dei loro tratti distintivi, la presenza costante di mura non verticali ma più o meno inclinate, di altezza estremamente variabile. Si chiamano Ishigaki (gaki significa recinto e ishi pietre) e costituiscono sia le mura esterne che danno forma ai fossati, allagati o meno, sia le mura che creano corridoi e cortili interni, sia le possenti mura che sostengono i vari terrapieni o costituiscono le fondamenta di tenshu e torri secondarie. Sono generalmente le uniche parti in pietra costituenti queste fortezze, e tra le pochissime costruzioni in pietra dell'antico Giappone, infatti tutto il resto è fatto di legno. Ci sono comunque vari stili costruttivi, con nomi diversi, in base all'inclinazione ed al modo di lavorare ed incastrare le pietre. Le fortificazioni più antiche non disponevano di ishigaki, infatti non erano necessarie difese così massicce e stabili, a partire però dall'era Sengoku si iniziarono a costruire questo tipo di mura poiché la guerra era ormai divenuta una costante quotidiana. I primi esempi ci mostrano uno stile costruttivo che si basava sul reperire pietre in loco ed ammassarle l'una sull'altra con maestria e viene chiamato stile nozurazumi. Successivamente l'arte degli scalpellini e degli ishiku (i muratori specializzati in questo tipo di costruzioni) si affinó e le pietre furono via via lavorate sempre più precisamente ed incastrate con sempre maggior maestria permettendo di creare superfici lisce, grazie alle quali offrire pochi appigli ad eventuali nemici, ed innalzare mura sempre più alte e maestose come per esempio a Himeji, Osaka, Kumamoto e questo stile invece si chiama uchikomihagi. Ad un certo punto gli ishigaki assunsero un ulteriore funzione, quella di status symbol che mostrava in modo chiaro la potenza anche economica del daimyo di un castello. Infatti le fortezze divennero sempre più imponenti e richiedevano una quantità di materiali da costruzione davvero mastodontica, basti pensare che gli ishigaki del castello di Osaka contano oltre mezzo milione di pietre. Ammassare, lavorare ed impilare quantità così enormi di materiale non era certo un affare di poco conto e lo sforzo economico era davvero notevole. Poi si sviluppò un'ulteriore tradizione che voleva che i vari vassalli estraessero, scolpissero e consegnassero pietre sempre più grandi al loro signore come omaggio. In realtà era un modo per il daimyo di tenere sotto controllo le finanze dei suoi sudditi con questo tipo di richieste sempre più esose, impedire che costruissero fortezze per proprio conto ed infine reperire materiale a basso costo per loro stessi ed i loro castelli. Comunque questo fece si che in vari castelli, Osaka ne è il miglior esempio, si trovino ishigaki che inglobano pietre davvero colossali che arrivano a pesare decine di tonnellate e misurare metri e metri in larghezza ed altezza come la famosa Tako-ishi che pesa 108 tonnellate e misura oltre 59 metri quadri di superficie complessiva. Se gli Ishigaki, segnati da tempo e guerre, sono sopravvissuti fino ad oggi, lo stesso purtroppo non si può dire delle innumerevoli torri, chiamate Yagura, che vi erano ospitate e che, per mille motivi, sono andate perdute. Le funzioni di queste Yagura erano estremamente varie ed anche le strutture erano diverse per dimensioni e forme. Da quelle più semplici ad un piano (hira yagura), a quelle più comuni a due piani (niju yagura) fino a quelle più imponenti a tre piani (sanju yagura) che sono assimilabili ad un tenshu in miniatura e sono presenti solitamente soltanto nei castelli più grandi come Himeji. In effetti però in alcuni castelli dove il tenshu non fu mai costruito (Kanazawa per esempio), le yagura a tre piani svolgevano il ruolo di tenshu e prendevano il nome di gosankai yagura (nobili torri a tre piani) poiché era lì che risiedeva il daimyo durante i periodi di guerra. Potevano poi essere semplici magazzini per il cibo o per le armi ed avevano nomi diversi in base a ciò che vi si stivava, per esempio nelle shio yagura vi si conservava il sale (shio, sale), nelle yoroi yagura le armature (yoroi, armatura) e così via. Vi erano yagura che fungevano da alloggi per le truppe, torri per la protezione dei pozzi, potevano ospitare il grande tamburo che scandiva le ore o dava segnali in guerra (chiamato taiko e quindi la torre taiko yagura), postazioni di avvistamento e tantissime altre ancora. Tuttavia tra tutte queste tipologie di yagura, quella che mi affascina di più è certamente la rara torre per l'osservazione della luna, tsukimi yagura (tsuki significa luna e mi è il verbo miru, vedere). Sono torri nelle quali il daimyo si poteva ritirare, o intrattenere i suoi ospiti, ed osservare la luna. Sono facilmente riconoscibili perché normalmente non possiedono strutture difensive, sono costituite internamente da un singolo ambiente arioso e più lussuoso del resto del castello e possiedono pareti scorrevoli e rimovibili dalle quali vedere la luna. Per esempio nel caso della tsukimi yagura del castello di Matsumoto, si trovano tre pareti rimovibili (nord-est-sud) e un elegante corrimano esterno dipinto di rosso. Questa particolare torre fu costruita successivamente al castello, durante il periodo di pace seguito al regno di Ieyasu, e per questo non necessitava di sistemi difensivi. Per finire ci sono yagura che prendono il nome semplicemente in base alla loro posizione rispetto all'asse nord sud con nomi presi dal calendario giapponese e dai segni zodiacali. Dopo aver parlato però di mura e torri non è possibile concludere senza menzionare l’elemento più affascinante e caratteristico di un castello giapponese, quello che lo rappresenta maggiormente e che è la vera icona che il mondo si raffigura quando pensa a queste fortezze, il tenshu. Diciamo che il tenshu come lo conosciamo oggi prende vita con il castello di Azuchi, fatto erigere da Oda Nobunaga a fine 1500. Il primo stile con il quale vennero costruiti i tenshu si chiamava borogata ed era costituito da una torre di tre piani sopra la quale veniva aggiunto un edificio a due, come nel castello di Inuyama. Dopo il 1600 invece lo stile si affinò ed il tenshu fu così costituito da un edificio i cui livelli si sovrappongono regolarmente diminuendo di ampiezza con l’aumentare dell’altezza, come nel castello di Nagoya, questo stile si chiama sotogata. A dispetto dell’eleganza, raffinatezza e splendore esterno, l’interno dei tenshu è generalmente molto sobrio e privo di fronzoli, essendo in realtà una fortezza dove rifugiarsi in caso di guerra e non una residenza per i periodi di pace. Anche l’altezza dei tenshu varia da castello a castello e non solamente per mere questioni di potenza economica ma anche in funzione del luogo dove sorge l’edifico. Un castello che sorge in montagna o su una collina probabilmente non necessita di un tenshu molto alto per poter avvistare i nemici, per esempio il castello di Hikone dispone di un tenshu di soli tre piani ma è situato su un’altura dalla quale domina pianura e lago adiacenti. Viceversa un castello di pianura avrà bisogno di innalzarsi molti metri al di sopra della città che generalmente sorge intorno alla fortezza, infatti per esempio il castello di Matsumoto dispone di un tenshu a sei piani ed addirittura il castello di Aizu ha il tenshu con il maggior numero di piani in Giappone, ben nove. Ad ogni modo, se è vero che il tenshu attrae inevitabilmente gli sguardi e le attenzioni della maggior parte dei visitatori me compreso, spero di essere riuscito a trasmettere un po’ di quell’emozione e voglia di scoprire che mi pervade ogni qual volta visito un castello giapponese ed esploro la sua struttura per intero. Andrea __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ P.S. Click sulle foto per una risoluzione migliore, grazie Precedenti articoli: Castello di Matsumoto Castello di Okayama Castello di Kanazawa __________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________ HIKONE La storia di questo castello ha inizio dopo la storica e famosa battaglia di Sekigahara, che ebbe luogo nella Provincia di Mino (l'odierna Prefettura di Gifu) il 21 ottobre del 1600. Come ricompensa per la partecipazione e l'appoggio datogli, il condottiero (futuro Shogun) Tokugawa Ieyasu offrì al generale Li Naomasa il castello di Sawayama e le terre circostanti. A causa della posizione e delle sue cattive condizioni, Naomasa progettò di costruire un nuovo castello al suo posto ma in un luogo più adatto lì vicino, nacque così Hikone-jo, su un'altura vicino alle rive del lago Biwa. La sua costruzione ebbe inizio nel 1603 e terminò nel 1622 ma fu Naotsugu, il figlio di Naomasa, a dare inizio ai lavori poichè il padre morì prematuramente. Nel 1615 divenne Daimyo il fratello di Naotsugu, Naotaka, che si occupò del completamento del castello. Hikone-jo è uno dei quattro castelli considerati Tesoro Nazionale ed è uno dei pochissimi ancora originali. Al nostro arrivo ci accoglie la maestosa Sawaguchi Tamon Yagura. Le Tamon Yagura sono queste particolari costruzioni che sormontano le mura (Ishigaki) e sono di fatto corridoi coperti dai quali difendere le mura. Il nome deriva probabilmente dal castello di Tamon dove furono utilizzate per la prima volta e, per dare un'idea di che spettacolo impressionante offrissero i castelli dell'epoca, basti pensare che, secondo i documenti di quel tempo, il castello di Osaka era circondato da una Tamon Yagura lunga ben 1.720 metri (oggi ne rimangono meno di 60 metri). La presenza di un largo fossato e di queste torri coperte erano ostacoli davvero difficili da oltrepassare per un eventuale assalitore. Oltrepassato il cancello ci troviamo di fronte ad un ulteriore fossato, attraversato da pochissimi e stretti ponti, al di là del quale si erge la collina boscosa sulla cui sommità svetta il Tenshu. Inerpicandoci su per una stradina in mezzo agli alberi veniamo sopraffatti dall'imponente e minacciosa Tenbin Yagura, uno strumento difensivo davvero impressionante. Prende il nome dalla sua peculiare ed unica forma, quella di una bilancia (Tenbin significa appunto bilancia) ed è uno dei simboli più famosi e riconoscibili di questo castello essendo unica. Chiunque avesse voluto conquistare il castello, avrebbe avuto un bel da fare arrivato in questo punto. La strada, volutamente contorta, obbliga a fare un giro largo (dando le spalle ai difensori) per poter arrivare di fronte al cancello della torre e cercare di capire come attraversare lo spazio di molti metri che separa i due lati del fossato. Infatti il ponte chiamato Rokabashi era progettato per essere facilmente abbattuto in caso di necessità, per far sì che il cancello rimanesse isolato a metri e metri di altezza dalla strada sottostante. Una volta arrivati di fronte alla Tenbin Yagura possiamo notare facilmente la differenza di stile costruttivo delle mura a destra e sinistra del cancello, rispettivamente Gobo-zumi e Otoshi-zumi. Si dice che questa torre provenisse dal cancello principale del castello di Nagahama, costruito originariamente da Toyotomi Hideyoshi. Visto il costo di queste costruzioni, era prassi comune sfruttare materiali provenienti da altri castelli se possibile. La salita non è ancora terminata, un'ulteriore rampa di accesso ci porta ai piedi della Taiko Yagura che, come ho spiegato nell'introduzione, ospitava il possente tamburo di guerra. Dovremo attraversare anche questo cancello per poter accedere finalmente alla sommità della collina e poter ammirare il Tenshu. La salita è stata faticosa ma lo spettacolo del maschio del castello di Hikone ci ripaga ampiamente dei nostri sforzi. A differenza di altri maestosi ed imponenti castelli (come Matsumoto, Himeji, Aizu e molti altri) questo Tenshu non è altissimo, soltanto tre livelli, dimensioni di poco superiori alle Yagura laterali del castello di Matsumoto per intenderci. La scelta di un Tenshu così basso è stata logica vista la posizione dominante sulla quale è stato edificato. La collina sovrasta la pianura circostante e domina il lago Biwa, offrendo una vista molto migliore di quella che potremmo godere dall'alto dei molti piani dei Tenshu di tanti castelli di pianura. Per motivi di spazio consentito per l'upload, continuo nei commenti sotto...
  5. Come da titolo cerco un binocolo da usare in escursione e/o viaggio: Leggero, decentemente robusto così da non dovermi preoccupare di portare doppie custodie. Ho dato uno sguardo al catalogo Nikon e la scelta è persino eccessiva, i prezzi mi sembrano contenuti, ma vorrei scegliere da subito quello giusto. La scelta del valore di ingrandimento/diametro pupilla è quella più difficile non avendone mai posseduto uno. Consigli o esperienze pratiche da condividere? Grazie a chi vorrà rispondere
  6. Nell'ormai lontano 2011 io, la mia allora consorte, e un'amica comune, abbiamo fatto una vacanza in quel della Turchia. Durante la parte di tour, abbiamo visitato la Cappadocia, una regione dell'entroterra turco che ha la peculiarità di essere ricca di montagne di roccia vulcanica che, nel corso dei millenni, sono state scavate per ricavarne abitazioni dai popoli che hanno abitato la zona. Una delle principali attrazioni è il Parco Nazionale di Goreme (coi puntini sulla o), dove si possono ammirare i Camini delle Fate o le pitture rupestri risalenti a prima del 6000 a.C., l'altra è senza dubbio il proliferare di agenzie che offrono un tour dei siti archeologici in mongolfiera. Si parte a orari antelucani perché le condizioni meteo favorevoli son solo al mattino, ed è più suggestivo perché si può ammirare l'alba dall'alto. Purtroppo siamo stati un po' sfortunati perché la prima mattina siamo stati rimandati indietro per troppo vento, al secondo tentativo siamo decollati ma il tempo era molto nuvoloso. Sempre per questo motivo, vedrete i colori delle fotografie un po' spenti. Il viaggio in pallone è assolutamente suggestivo, anche se le ceste metalliche dedicate ai passeggeri sono abbastanza affollate, e soprattutto sono divise in tanti piccoli recinti da 4 persone per evitare che la gente si sposti da una parte all'altra sbilanciandole pericolosamente. La cosa che più ricordo è il silenzio estremo e la quiete, interrotta solo dalle fiammate del fornello che fornisce aria calda al pallone. Un'altra sorpresa è stato constatare l'estrema manovrabilità delle mongolfiere da parte dei piloti. Sono in grado di seguire il profilo delle montagne stando anche a non più di 5 / 6m di altezza dal terreno, e a volte viaggiano in gruppi così serrati che sembra impossibile non scontrarsi con altri palloni. Menzione a parte merita l'atterraggio, in cui il pallone viene tirato a terra a forza di braccia da un gruppo di malcapitati che insegue la mongolfiera con un pick-up carico di aiutanti. I suddetti aiutanti afferrano al volo una grossa cima calata dalla mongolfiera e la tirano a terra. Tentano. Ne ho visti volare parecchi prima di farcela con l'atterraggio
  7. UN VIAGGIO non fotografico, principalmente da appassionato di musica. L'intento era quello di seguire il Jazz Fest & Heritage, il festival annuale, un vero e proprio patrimonio per New Orleans. Jazz Fest è una onlus che finanzia col ricavato le 130 scuole di musica della città, le quali ogni anno sfornano musicisti che faranno Pil per i prossimi 40 anni. Un'esperienza che io e Laura volevamo vivere da tempo. Un soggiorno di appena 12 giorni, dei quali 7 trascorsi quasi interamente nel grande spazio aperto adibito ad area concerti: 5 palchi, 2 tende, una media di 400.000 visitatori, 40 concerti al giorno, dalle 11 alle 19, impossibile muoversi senza seguire un programma perchè si vorrebbe vedere tutto ma si finirebbe per non vedere niente. Un happening pazzesco. In una città pazzesca. La Big Eesy non delude. Avevo con me solo la piccola Coolpix P5100, ma l'intenzione era quella di acquistare lì la reflex che mi serviva, cosa che feci il giorno dopo l'arrivo, la D80 in kit con l'obiettivo peggiore che Nikon abbia mai prodotto, il 18-135 (ma io non lo sapevo... ancora). Ciononostante pagai il kit esattamente la metà di quanto costava in Italia (nel 2008 il cambio euro/dollaro era a 1.48 e mi vennero rimborsati persino 90 dollari di tasse...) L'impatto con il Jazz Fest è dei migliori, in una giornata caldissima e... piovosissima Aspettando Stevie Wonder... che arriva insieme alla pioggia Incuriosisce e sorprende la varia umanità che popola questi festival, ad iniziare da me... che tutto sommato sono il più... sobrio (la bandana serve solo per non farmi sudare quando metto il cappellino) Coco Robicheaux, uno dei miei bluesman preferiti sul palco della Blues Tent con la sua bellissima Godin Multiac. Non dimenticherò mai quella fantastica esibizione. Nella Big Easy si vive h24, praticamente io e Laura dormivamo 4 ore, la notte intesa come momento di riposo non è contemplata: locali con musica (di qualità, credetemi) rigorosamente dal vivo, feste private e daiquiri a fiumi... Bourbon Street .... e le sue feste private. Non occorre essere conosciuti per entrare in una di queste terrazze, basta pagare: alcool q.b., tanta musica e tanto divertimento. L'ideale se non si è in compagnia delle mogli... o dei mariti. E poi Toulouse Street, con i suoi bordelli storici (ovviamente chiusi) I sex shop ---- Canal Street di notte ha pure il suo fascino Nonostante la confusione notturna, di giorno il Quartiere appare tranquillo e vivibile, sempre pulito e ordinato. A tal fine si lavora sin dalle prime ore del mattino ed è piuttosto piacevole passeggiare nel parco lungo il Mississippi o nel parco prospiciente la cattedrale di St. Peter, una chiesa non grande ma molto bella, antica e ben tenuta. Iniziarono a costruirla gli spagnoli oltre trecento anni fa, proseguirono gli inglesi e infine venne terminata dai francesi Di giorno Canal Street ha un altro volto. Vedete quelle palme? Se ricordate bene le foto dell'uragano Kathrina, erano sotto l'acqua... Il ferry che collega il French Quarter ad Algiers, il quartiere nel lato Ovest del Mississippi ... e visto che siamo nel Mississippi... Anche di giorno la varia umanità non manca Molti ci sbarcano il lunario. E qualche volta con apprezzabili risultati: tanto ci vuole a far sorridere una signora anziana costretta in carrozzina? ----------- Per terminare questo breve tour. Come ben saprete la Lousiana è un'area di particolare interesse naturalistico. Le sue paludi si estendono per 1.000 chilometri e hanno una profondità di 200 chilometri, praticamente grandi quanto l'Italia. Si tratta di un'area tra le più protette al mondo perchè _ i nostri fotonaturalisti lo sanno _ il termometro che segna la salute dell'intero pianeta sono proprio le zone umide. Un'esperienza di mezza giornata veramente favolosa. Molto difficile fotografare in quelle paludi, servono una buona esperienza e una buona attrezzatura, ma soprattutto la giusta luce: alba o tramonto, perchè la Louisiana si trova in fascia preequatoriale, per cui alle 9,30 il sole è già a picco e la palude diventa una scacchiera di luci e ombre, un disastro. Il molo d'imbarco, peccato avrei voluto un pellicano sul pilone... L'airboat passa dappertutto. E' sicuramente il mezzo più adatto a percorrere gli stretti canali del bayou ... per carità, si potrebbe fare anche in canoa, ma non è consigliabile. Loro sono molto curiosi... Fine del tour. Purtroppo questo viaggio si è concluso con un dramma dal quale ancora non mi sono ripreso: lo scratch dell'hard disk proprio nel momento in cui scaricavo l'ultima SD. Tralascio di descrivere la sgradevole sensazione di disperata angoscia e non ne sarei neanche capace. L'assistenza riuscì a recuperare più o meno un centinaio file degli oltre 2000 che avevo prodotto, per di più in un formato simil jpg da riconvertire, di qualità discutibile. Capirete bene che per me è particolarmente doloroso aprire questa cartella di immagini, purtroppo sparpagliate, senza una traccia narrante, ma visto il periodo di magra ho deciso di prendere il coraggio a due mani e di popolare il mio blog con qualche ricordo. So che apprezzerete. Pezzo consigliato: naturalmente Pit Bull, Coco Robicheaux, dall'album Spiritland
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