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  1. Il 2022 è per me un anno fotograficamente molto speciale, iniziato a febbraio con una grande avventura in Norvegia, in cerca dei Musk Ox al Dovrefjell NP. Ma è nei mesi successivi che si fa ancora più interessante quando, sbirciando i soliti siti, vedo che incredibilmente - di solito occorre prenotare con grandissimo anticipo, sono disponibili posti per un viaggio che sogno di fare da anni, in giugno 2022!!! Si tratta di andare alle isole Svalbard, territori di oltremare incorporati alla Norvegia, che, posizionate tra i 74 e gli 81° di latitudine nord, sono le terre abitate più a nord del pianeta Terra. Ad un passo dal polo nord! Lì è tutto coperto dai ghiacci per la maggior parte dell’anno e, anche dove in estate questi si sciolgono, la terra si scongela solo in superficie consentendo la crescita di nient’altro che piccola vegetazione - poca erba, muschi e licheni - nelle zone più riparate e soleggiate. Insomma, un ambiente veramente severo, anche in estate, che mi attrae in particolare per la presenza dell’Orso Polare. Vederlo, e auspicabilmente fotografarlo, è un sogno che ho da anni. E pur essendo le Svalbard abitate da altri bellissimi animali, se andiamo è proprio per lui. Plurale, perché è della partita anche il mio amico Alberto, guarda caso conosciuto diversi anni fa in Finlandia a fotografare orsi… Come avete visto dalla cartina, il viaggio è piuttosto lungo: da Malpensa via Francoforte ed Oslo si arriva a Longyearbyen. Ma non è finita, perché sostanzialmente è tutto un viaggio: da li proseguiremo su una piccola nave, appositamente attrezzata per queste spedizioni, la MS-Malmo, che è un guscio di noce di 37 mt di lunghezza e 8.8 mt di larghezza. Eccola in azione in una delle serate del nostro percorso insieme: Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/1000 f8 ISO320 La MS-Malmo è un vascello storico, costruito nel 1943 con la struttura rinforzata necessaria ad operare sul mare ghiacciato, che ha servito la Swedish National Maritime Administration come nave pilota e nella manutenzione dei fari. A fine servizio, nei primi anni 2000, è stata convertita in nave da spedizione ed è in grado di imbarcare 12 fotografi, 2 guide e 7 persone di equipaggio. Essere accompagnati da guide esperte è fondamentale, non solo perché nonostante si dica che qui ci siano più orsi polari che persone, incontrarli non è così semplice, ma anche perché gli animali sono protetti e la guida ha l’obbligo di rispettare, e far rispettare, rigide regole di comportamento. In questo viaggio, noi siamo particolarmente fortunati perché oltre a Svein Wik, il capo spedizione che da oltre 10 anni organizza questi viaggi, abbiamo Audun Rikardsen, che è professore di biologia marina all’università di Tromso e un fotografo piuttosto bravo ed affermato (ad esempio, nel 2015 ha vinto il Wildlife Photographer of the Year nella categoria portfolio). Compito delle guide è sia indicare al capitano dove portare la Malmo che guidare i gommoni. Ne abbiamo 2, che imbarcano ciascuno 6 fotografi ed una guida, da dove si fanno la maggior parte delle fotografie. Quindi tutto a mano libera! Giusto per farvi un’idea: Z6II su 100-400/4.5-5.6S@100mm 1/400 f8 ISO100 Anche sulla nave si va a mano libera: il motore fa vibrare notevolmente tutta la struttura e, compatibilmente con la capacità del fotografo di usare lenti lunghe in questo modo, è più semplice così. Z9 su 24-120/4S@24mm 1/320 f10 ISO200 Come il titolo di questo articolo lascia già intendere, la mia attrezzatura era - quasi - tutta Z: Z9 e Z6II 14-24/2.8S 24-120/4S 100-400/4.5-5.6S L’unica lente F il 500/4E, con il suo TC14EII. Sarebbe stato bellissimo avere nello zaino anche un fiammante 400/28S, ma le consegne di Nikon non avranno volumi adeguati ancora per molto tempo e non è stato minimamente possibile averne uno, chissà se per la prossima volta… Il materiale si è comportato benissimo e ho avuto modo di apprezzare l’utilità di alcuni elementi di design capaci di semplificare molto la vita del fotografo in viaggio, come la possibilità di caricare rapidamente le batterie attraverso il cavo standard USB-C e l’alimentatore del portatile, evitando di aggiungere al bagaglio 2 carica batterie. O la saracinesca a protezione del sensore della Z9, che con il vento che tirava ha fatto il proprio dovere in più di una occasione. O, sempre per la Z9, la grande semplicità ed efficacia nel passare al formato DX, con il quale ho fatto circa il 15% delle immagini. O la sua ergonomia.... insomma potrei andare avanti a descrivere cosa mi piace per un mucchio di tempo. Per dare qualche elemento quantitativo del materiale alla base di questa experience, in totale ho scattato quasi 20.000 immagini in poco meno di 2 settimane, di cui 3/4 con la Z9, che cercavo di avere, situazione per situazione, sulla lente principale nell'occasione. Ma senza farne una ossessione, vi assicuro che, con tutti i propri limiti, la Z6II non ha affatto sfigurato, anzi si è confermata essere un ottimo secondo corpo, migliore nell’operatività della D810 che accompagnava la D5 prima della mia transizione mirrorless. A ogni modo, l'evidenza del beneficio nella transizione credo sia chiara a tutti: la D5 era macchina ottimizzata per fotografare l'azione in bassa luce, mentre la Z9 sa fare tutto! In relazione alle lenti: la parte del leone l’hanno avuta il 500/4 (44%) ed il 100-400 (38%). Direi che questa, come attestato della qualità del 100-400, sia una informazione da valutare. Il resto lo ha fatto il 24-120 mentre il 14-24 è restato li ad aspettare il suo turno… che non è mai venuto. Ci fosse stata la giusta situazione, grazie a lui avrei potuto fare immagini stratosferiche, per cui nessun pentimento per averlo portato. Tornando alla fotografia, i primi scatti li facciamo prima di imbarcarci, su una piccola laguna vicino all’aeroporto. Servono ad acclimatarci e a smaltire un po’ di stress: il viaggio era partito subito in salita, con la perdita dei bagagli miei e di Alberto… fortunatamente ritrovati e recapitati dopo un giorno e mezzo. Cosa che, grazie alla prudenza di arrivare a Longyearbyen 2 giorni prima dell’imbarco, fortunatamente non avrà conseguenze. Z9 su 500/4E+TC14II@700mm in DX mode 1/1600 f5.6 ISO720 Z9 su 500/4E+TC14II@700mm 1/3200 f5.6 ISO800 Ma per i nostri standard, è già natura selvaggia praticamente già tra le case di Longyerabyen... Z9 su 500/4E@500mm 1/500 f5.6 ISO140 Z9 su 500/4E@500mm in DX mode 1/1600 f5.6 ISO320 ...anche perché l’area dove è possibile muoversi liberamente è decisamente ristretta e per uscirne occorre essere armati o accompagnati da una guida armata. l’Orso Polare è il più grande carnivoro terreste (un maschio è alto 2.5-3 mt, pesa 500-600kg) e non ha paura dell’uomo, anzi lo considera una preda possibile se non trova di meglio (nel senso che le foche sono più gustose di noi, ma la fame è brutta). Nel passato, anche recente, sono capitati numerosi incidenti, in apparente intensificazione anche nella zona cosiddetta sicura (nel 2020 un uomo di 38 anni è stato attaccato ed ucciso nel piccolo campeggio che è in paese). Uno dei tanti effetti del cambio climatico che qui si vede in modo ancora più chiaro che da noi. Ma, come dicevo, il motivo per cui siamo qui è raggiungere la natura più selvaggia ed auspicabilmente avere l’occasione di vedere e fotografare non solo l’orso polare ma anche altri animali iconici dell’Artico. Per farlo navigheremo un sacco, qui vedete la cartina con gli appunti di pugno di Svein, affissa in salone. Avrei potuto ricostruire tutto su Google maps grazie alle coordinate GPS registrate da Alberto e fare un file perfetto... ma sintetico. È stata una fantastica avventura! Spero che, attraverso questa istantanea, possiate percepire un po’ del fascino che hanno quegli appunti. Immaginate vederli crescere, giorno dopo giorno, fissando nella memoria situazioni ed emozioni che saranno per sempre con me. E che spero le mie fotografie siano almeno un po' in grado di evocare. C’è anche l’annotazione di dove ci siamo fermati con il motore in avaria. Credo che non dimenticherò mai il momento in cui il motore si è spento ed è suonato l’allarme. Ero in cuccetta a rivedere un po’ di foto, sono saltato giù e ho raggiunto tutti gli altri che si stavano radunando nel punto di raccolta, in salone. Il capitano ci ha riferito che, per un guasto alla pompa di raffreddamento, eravamo senza motore. Ci ha trasparentemente spiegato che non avevano il ricambio e che non potevano ancorare la Malmo perché lì l’oceano era troppo profondo. Ma che, ovviamente, avrebbero cercato di gestire la situazione al meglio. Non lo abbiamo visto per diverse ore, chiuso in sala macchine con l’ingegnere di bordo. Questo era l’ambiente in cui andavamo alla deriva: Z6II su 24-120/4@69mm 1/400 f8 ISO100 Poteva andare malissimo, ma fortunatamente non c’era vento forte o mare grosso e il fenomenale ingegnere di bordo è riuscito, cannibalizzando la pompa del circuito antincendio (!) a ripristinare il circuito di raffreddamento del motore. In caso di condizioni avverse e/o di impossibilità di riparazione, la via di uscita sarebbe stata quella di essere evacuati con elicottero militare, sul quale salire via verricello. Insomma non proprio una cosa piacevole, non solo perché avrebbe rappresentato la fine anticipata della vacanza (il rischio era concreto e le istruzioni, in quella eventualità, sarebbero state di lasciare tutto sulla MS-Malmo ed indossare le tute stagne). Abbiamo capito l’ultima notte e giorno di navigazione, dentro una tempesta con 20 m/s di vento e le onde che spazzavano il ponte, quanto nella sfiga fossimo stati fortunati che, al momento del guasto, il tempo fosse stato buono. Ma forse è solo perché non sono un marinaio. Il capitano quella tempesta l’ha definita “a day in the office for the crew, you have to be prepared to stand it”… ma il suo viso e quelli dell’equipaggio, che evidentemente la notte non l'avevano passata come me in cuccetta imbottito di xamamina, raccontavano una storia diversa. Ma parlavamo di paesaggi un po’ speciali, no? Z6II su 24-120/4@48mm 1/640 f8 ISO200 Z9 su 24-120/4@70mm 1/500 f8 ISO64 Z6II su 100-400/4.5-5.6@100mm 1/640 f11 ISO160 E questo è il primo orso polare che io abbia mai visto. Fotografato, grazie al sole di mezzanotte, alle 1:56:40 di mattina. Anche qui un ricordo emozionante. L'orso lo abbiamo visto per ora di cena, dormiva pacifico. Abbiamo fatto un giro, e lui continuava a dormire. Allora si è deciso di fare la stessa cosa.... una mezz'ora al massimo di sonno e poi "Polar bear... Polar bear... GET UP!". In 10' netti sono vestito ed attrezzato di tutto punto seduto nello zodiac. Ovviamente nel frattempo l'orso non si vede più e giriamo in gommone una mezz'ora buona per ritrovarlo. Ma eccolo! Z9 su 500/4E+TC14II@700mm 1/2000 f6.3 ISO1250 Uno splendido maschio. L’orso polare come nome scientifico ha Ursus maritimus. Indovinate perché? Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO900 Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1000 Ma non è stato l’unico incontro, abbiamo visto un altro maschio e questa bella famigliola, impegnata a fare incetta di uova di edredone su un' isoletta - ovviamente raggiunta a nuoto - e poi a farsi un mucchio di coccole. Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1800 Ma come dicevo non ci sono solo orsi....Questa è l’emersione del più grande mammifero del pianeta, fotografato dallo Zodiac: una balenottera azzurra (33metri di lunghezza, 190 tonnellate di peso). È poco più piccola della Malmo. Impossibile avere un’idea precisa della sua enorme dimensione senza essere in posizione molto elevata. Ed un incontro piuttosto fortunato, visto che è la prima anche per Audun! Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f8 ISO400 Si naviga con condizioni di luce sempre mutevoli... Z6II su 24-120/4@49mm 1/800 f5.6 ISO100 E si fanno incontri (i più attenti vedranno che questa famigliola è anche nello scatto precedente, che di fatto è di pochi minuti prima). Z9 su 500/4ES@500mm 1/1000 f4 ISO100 A volte si scende a terra... Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f5.6 ISO320 Z6II su 24-120/4@120mm 1/400 f16 ISO900 Ma solo dopo aver verificato con cura l'assenza di orsi nei paraggi e sotto l'occhio vigile delle guide, che non si separano mai dal fucile e dai dispositivi per spaventarli - dover sparare ad un orso per salvarci la vita solo per aver fatto fotografie nel momento sbagliato sarebbe una tragedia che nessuno di noi vorrebbe vedere mai. Z9 su 500/4E@500mm 1/500 f4 ISO110 La Z9, consente di fare cose che mai avrei potuto fare con la D5. Prima ero sulla spiaggia, quindi era un po' più facile. Mentre qui sono sporto fuori bordo, sdraiato sul tubolare del gommone, e la Z9 con montato il 100-400 è a pelo d’acqua. Perché solo con la Z9? Impugnatura ergonomica e monitor basculante… Oltre al coraggio di abbassarla sull’acqua fino a quando le dita non la toccano (dritta di Audun e questo sarebbe un altro filone da trattare...)! Z9 su 100-400/4.5-5.6S@230mm 1/500 f8 ISO250 La varietà di soggetti e situazioni nelle quali ho usato con successo l'attrezzatura è lunghissima, impossibile sintetizzarla in un solo articolo: Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/1600 f5.6 ISO360 Z6II su 500/4E@500mm 1/3200 f4.5 ISO100 Z9 su 100-400/4.5-5.6S@290mm 1/160 f16 ISO200 Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1000 Z6II su 24-120/4S@70mm 1/320 f11 ISO160 Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f5.6 ISO500 Chiudo con una foto che, ancora, suscita in me una forte emozione. Lo so, quelle che la precedono sono più spettacolari, ma questa è la fine del mare navigabile e l’inizio della banchisa. Almeno dove era il 19/6/2022, 80° 00'N 015° 00'E off Moffen Island. Il punto più a nord che io abbia mai raggiunto, con il Polo a circa 1000Km da noi. Z9 su 24-120/4S@49mm 1/200 f11 ISO64 Ci siamo volontariamente incagliati qui un giorno intero, sperando che 3 lontanissimi orsi, appena visibili con il binocolo, in caccia di foche, si avvicinassero. Spesso capita addirittura di incocciare in qualche orso curioso che si avvicina moltissimo alla nave. Purtroppo non è successo. È l’unica cosa che avrei voluto avere in più da questo viaggio: vedere un orso in caccia sulla banchisa, ma alla fine è meglio così: ho un validissimo motivo per tornare! Questo probabilmente è l’articolo più lungo che io abbia mai scritto, è ormai tempo di bilanci. Dopo il 2021, quando vendendo le reflex avevo un po’ buttato il cuore oltre l’ostacolo, il 2022 lo ricorderò come l’anno della raggiunta maturità del mondo Z. Ho fotografato molto e fatto due spedizioni fotografiche decisamente impegnative, usando con grande profitto solo corpi Z, lenti Z e residuando con bocchettone F unicamente i miei 500mm. Senza dubbio, la Z9 è l’ammiraglia che aspettavamo. Occorre solo lasciarla correre come preferisce e non forzarla a fare la reflex senza specchio. Se lo farai, ti darà risultati fantastici e ti aiuterà a portare la tua fotografia oltre ai tuoi precedenti limiti. La Z6II ha ottime qualità, ma non è un'ammiraglia. Sfido chiunque a capire delle immagini fatte sopra cosa è scattato con quale corpo, senza guardare le mie note. Ha qualità di immagine da vendere. Solo corre molto meno della sorellona, ma non sempre serve correre. Il 24-120 è il tuttofare di qualità che risolve tutte le situazioni, un must have per chi fotografa come me. Paesaggi, reportage, animali: è buono per tutto. Il 100-400 ha una qualità eccellente, è semplicissimo da usare a mano libera ed ha un AF estremamente veloce. Il range di focale è enormemente comodo ma non fa rimpiangere minimamente zoom meno spinti come il 70-200. C’è solo una cosa che vorrei chiedere a Nikon: un supertele con cui sostituire il 500/4E e abbandonare l’FTZ. Nikon? Mi senti? Massimo Vignoli per Nikonland (c) 11/9/2022
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