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  1. la Nikon D780 su un treppiedi in carbonio Leofoto, testa a sfera Marsace, riprende in Live View in modalità silenziosa la Nikon Zf con un bel Nikkor Z 105mm f/2.8 montato sopra. La fotocamera è collegata via porta USB-C ad un computer Windows 11 che ha installata la coppia di programmi Helicon : Remote e Focus. Scopo dell'operazione è ottenere una immagine con modalità multiscatto che abbia profondità di campo continua dall'angolo inferiore sinistro a quello superiore destro, avendo - per quanto possibile - ogni dettaglio visibile, perfettamente a fuoco e quanto più possibile nitido. Nel precedente articolo abbiamo utilizzato la Ripresa con cambio di messa a fuoco automatica messaci a disposizione da Nikon negli ultimi modelli di fotocamera. Siano reflex che mirrorless. Ma in questo caso vogliamo sfruttare una più comoda operazione totalmente automatica che per funzionare ovviamente necessita di un computer collegato alla fotocamera. Nella pratica tendiamo ad utilizzare la procedura automatica Nikon in campo aperto in esterni. Mentre in casa o in studio, sempre quella automatizzata via USB-C, più comoda, pratica, precisa ed efficiente. E soprattutto con la possibilità di controllare a monitor del computer ogni passaggio ed ogni dettaglio. Per questo ci aiutano le due app citate : Helicon Focus è il programma che si incarica di montare le sequenze di scatti Helicon Remote invece è un programma di controllo via cavo della fotocamera che automatizza la sequenza degli scatti e poi chiama automaticamente Helicon Focus per ottenere il risultato finale. Vediamo il processo nell'insieme Il set è lo stesso usato per approfondire la procedura on-camera Nikon. Qui però usiamo Helicon Remote per la ripresa. l'ambiente riconosce immediatamente la Nikon D780 (è compatibile con la gran parte delle Nikon, sia D che Z, almeno le più recenti, esclusa la nuovissima Zf) E ci propone l'immagine del live-view nella finestra grande. Mentre a destra ci sono i parametri di scatto e quelli per controllare la sequenza degli scatti automatici. stabilito, anche aiutandoci con l'istogramma, senza nemmeno guardare il set che è alle nostre spalle, le impostazioni di scatto che resteranno fisse per tutta la sequenza, ci concentriamo sui comandi per lo spostamento della messa a fuoco che verrà controllata interamente dal programma. Nella nostra Nikon D780 non dobbiamo impostare proprio nulla. Salvo, come nel caso precedente, la ripresa Live-View in modalità silenziosa. In modo da evitare ogni vibrazione ed avere tutto il più possibile nitido. Indicati dalle frecce abbiamo dei cursori e delle opzioni. In blu, nell'immagine Live-View ci sono le zone di messa a fuoco. Per definire la sequenza, dobbiamo impostare i punti A e B, ovvero quello di inizio sequenza e quello di fine sequenza. Scegliendoli esattamente dove vogliamo che inizi e finisca il campo di nitidezza a fuoco. Muovendo le frecce abbiamo a video immediato riscontro di dove sta mettendo a fuoco la macchina, con il completo controllo di tutto il sistema e sapendo già in anticipo come sarà la sequenza. Potremmo scegliere di avere il primo piano sfuocato, poi tutto a fuoco ed infine lo sfondo ancora sfuocato. Sceglieremmo coerentemente A e B. Ma noi vogliamo che tutto sia completamente a fuoco. E quindi spostiamo A sull'angolo sinistro in basso e B sull'angolo destro in alto. O meglio, muoviamo la messa a fuoco in modo che i punti che ci interessano siano coperti dalla zona blu. E poi impostiamo a coerenza i punti A e B. qui, ad esempio, abbiamo B che è addirittura oltre il bordo della tavola. mentre qui abbiamo A che è il punto di messa a fuoco più anteriore che possiamo ottenere in questa situazione di ripresa. in base ai punti da noi impostati, il programma calcola automaticamente quanti scatti sono necessari. In questo caso sono 24. Alternativamente avremmo potuto scegliere noi un intervallo e il sistema avrebbe selezionato il numero degli scatti necessari. Qui il calcolo è fatto direttamente sulla profondità di campo per ogni singolo scatto, per quella focale e quel diaframma utilizzati. A questo punto, lasciando tranquillamente l'impostazione di fuoco che capita (mentre con la procedura Nikon dobbiamo rigorosamente lanciare la sequenza partendo dal primo punto di messa a fuoco), lanciamo la sequenza : il sistema parte. La messa a fuoco si sposta automaticamente all'inizio della sequenza e parte l'azione. A monitor vediamo ogni singola situazione con evidenziato in blu dove la macchina sta scattando. questo, ad esempio, è uno scatto intermedio, verso la metà della sequenza. A fine serie dei 24 fotogrammi, il programma si ferma. E noi facciamo partire Helicon Focus dal pulsante in alto HF : evidenziato con la freccia verde in alto. In rosso, dove si è fermata la ripresa : esattamente al punto B da noi selezionato. Senza errore. Helicon Focus Helicon Focus parte da solo e carica automaticamente le fotografie. In questa procedura, non è nemmeno necessario che la fotocamera abbia una scheda di memoria (mentre nella procedura on-camera Nikon non si può avviare il sistema senza scheda di memoria). Le immagini viaggiano via cavo e in tempo reale vengono salvate nel nostro computer, a nostra insaputa, come semilavorati intermedi che per noi sono ininfluenti. Li vediamo, tutti e 24 nel riquadro a destra. A questo punto scegliamo il metodo di fusione che più ci convince. Possiamo andare per tentativi finché abbiamo il minor numero di artefatti da montaggio e flare (sono inconvenienti inevitabili nelle procedure automatiche, c'è il modo di intervenire manualmente sul risultato finale ma solo se vogliamo un lavoro assolutamente ineccepibile). qui abbiamo il confronto tra il primo scatto dei 24 e il montaggio finale. che qui ci evidenzia come sia tutto a fuoco. Portandoci su Photoshop per il taglio, otteniamo questa immagine finale che ci soddisfa a sufficienza. E' stampabile su una rivista o comunque in grande formato. Abbiamo lavorato direttamente in JPG in quanto non prevedevamo la necessità di alcuna lavorazione finale, perché il risultato è già buono come viene. E' il sistema che usiamo per ogni foto che pubblichiamo a corredo dei nostri articoli su Nikonland. Spesso usando JPG basic. Con l'obiettivo più modesto che abbiamo in casa, sfruttando la potenza delle nostre fotocamere e il software a nostra disposizione. Il set è sempre lo stesso, e permette risultati come questo : che riteniamo di livello professionale (sequenza di scatti in studio, con flash e Nikon Zfc su cui montiamo usualmente il Nikkor Z 16-50VR impostato ad f8 : anche il lungo 600mm f/6.3 è tutto a fuoco, così come la Z8 e il tavolo in simil-radica). Conclusioni Risultati un tempo inimmaginabili oggi sono alla portata di ognuno, semplicemente e con poco sforzo. Quale che sia la nostra fotocamera, reflex o mirrorless Nikon e quale che sia l'obiettivo che impieghiamo. Ovviamente nulla può sostituire il gusto e lo stile del fotografo, nel comporre l'immagine ed illuminarla al meglio. Per quello ancora non sono state rilasciate le apposite app ...
  2. La qualità di immagine della SD quattro è stata una vera sorpresa, l'ho provata in un contesto professionale e la macchina si è rivelata uno strumento eccellente per la documentazione paleontologica, sia a scopo didattico che scientifico. Questa insolita macchina fotografica mi ha sorpreso (ed entusiasmato) quale strumento per il mio lavoro, regalandomi un'esperienza davvero speciale (per chi non lo sapesse, sono un Paleontologo, dei Vertebrati per l'esattezza, e mi occupo di Rettli fossili, soprattutto del Triassico, ossia intorno ai 200 milioni di anni fa, presso l'Università dove insegno. Ho al mio attivo oltre sessanta lavori scientifici oltre ad un'intensa attività di divulgazione con conferenze e tutto il resto). La fotografia ha un ruolo fondamentale in Paleontologia,per documentare i risultati dei propri studi, o semplicemente avere illustrazioni di fossili a scopo didattico o divulgativo. Siccome i fossili sono tra le cose più tranquille che si possano immaginare, le limitazioni della SD quattro in fatto di ISO, tempi di reazione e così via, divengono irrilevanti. Con un buon stativo od un treppiedi, e potendo gestire la luce, si possono ottenere eccellenti immagini rimanendo a 100 iso e chiudendo i diaframmi quanto serve. Se ne vanno quindi i difetti di questa fotocamera, ma rimangono i pregi, soprattutto come vedremo, la ricchezza di dettaglio e la sensazione di tridimensionalità che da' ai soggetti fotografati cosa che credo si possa ottenere solo con strumenti molto più costosi, o ingombranti, o tutte e due le cose. Quello che veramente fa la differenza nella Sigma SD Quattro per la mia attività non riguarda tanto le foto di esemplari interi da pubblicare su riviste scientifiche (dove date le dimensioni finali delle foto pubblicate il livello di esigenza è spesso inferiore) quanto nella ricchezza del dettaglio dei particolari indispensabile nelle fasi attive della ricerca e nella sfruttabilità dei crop più spinti, anche per la didattica. Ho fotografato questa ammonite cinese che ha ancora la conchiglia originale conservata, caso piuttosto raro. Il diametro dell'esemplare è circa tre-quattro centimetri. L'ho ripresa con il 50mm f1.4 ART e la Lente addizionale acromatica Marumi da 3 diottrie. Nota: Tutte le foto dell'articolo sono state riprese con il 50mm ART con o senza la lente Marumi a seconda della necessità. E questo è il crop al 100% Qui ho avuto la prima rivelazione. Non avevo mai visto una foto, specialmente un crop così spinto, in cui si vedesse così bene la distinzione fra i vari strati della conchiglia, le suture interne (quelle forme arborescenti) e la roccia sedimentaria che ha riempito l'interno della conchiglia. Una tridimensionalità stupefacente in un crop 100%. Certo non stampabile ma perfettamente usabile a scopo didattico. Infatti, insieme a quella che segue, l'ho inserita nel Power Point della mia lezione di Venerdì scorso. Ammonite in sezione, poco più grande di quella della fotografia precedente, ma conservazione differente. L'Ammonite è ricoperta da Pirite, un minerale di ferro che precipita in ambienti poveri di ossigeno spesso ad opera di batteri. Di nuovo crop al 100% Di nuovo, stupore nell'apprezzare lo "scalino" tra la pirite incrostante nera e i setti della conchiglia che la suddividono in tante camere. Anche questa usata a lezione! Un Bivalve... Volete vedere le strie di accrescimento in rilievo? Eccovi serviti. Ricordo che ho usato un obiettivo standard (come lunghezza focale) ed una lente aggiuntiva; con un vero macro le cose avrebbero potuto essere ancora meglio, sia nei casi precedenti che per quel che segue. Bene i crop per la didattica, ma per la ricerca scientifica, dove trovo il vantaggio? Senza tediarvi troppo, vorrei spiegare che il punto di partenza di uno studio è la descrizione dell'esemplare, o degli esemplari, che si hanno in esame. La descrizione si basa sull'osservazione, di solito al microscopio binoculare (che permette una visione tridimensionale): questa fase è irrinunciabile, si osserva e si scrivono appunti che serviranno per la stesura della descrizione definitiva. La freccia gialla indica la Camera Lucida, che descriverò più avanti. Se l'esemplare è a disposizione nel proprio deposito o laboratorio, non c'è problema, lo si può osservare quante volte si vuole. Se invece è custodito presso un altra istituzione, dove non è possibile recarsi in continuazione, per via della distanza dalla propria sede e delle altre cose che si hanno da fare e del poco tempo a disposizione, che si fa? Si sta presso Il Museo o Università che custodisce l'esemplare quanto più si riesce, in modo da stilare una descrizione il più completa che si può, poi ci si porta a casa una documentazione fotografica più dettagliata possibile, per completare le osservazioni. Anche in questo caso un dettaglio più fine può fare la differenza, per riconoscere strutture... e la Sigma SD Quattro non delude. Pesci della Green River Formation 60 milioni di anni fa, il più lungo è 4cm circa Crop 100%; dove sono più visibili i limiti fra le ossa? Un serpente di mare dell'epoca dei Dinosauri, la lastra è lunga circa 30cm Le ossa della testa, una per una. In questo crop si vede "bene" che i primi serpenti avevano ancora le zampe posteriori, anche se ridottissime. di solito si correda una pubblicazione scientifica, oltre che di fotografie, anche di disegni interpretativi che contribuiscano a chiarire meglio alcuni particolari di ciò che si descrive, che potrebbero essere decifrabili nelle foto. Come si fanno questi disegni? Il modo classico è quello di applicare al microscopio una "camera lucida", un accessorio a specchio che permette di sovrapporre al percorso ottico di uno dei due oculari il riflesso di un foglio di carta. Microscopio stereoscopico (binoculare) con Camera Lucida. Così guardando al microscopio ... a qualcuno viene il mal di mare, gli altri vedono il foglio di carta sovrapposto al soggetto e così si possono disegnare i contorni di ciò che sta sotto al microscopio.E' un lavoro lento, e si deve procedere a pezzetti, perchè sui bordi c'è distorsione. Inoltre il risultato è tremolante e va ripassato "in bella" più volte. Inoltre se l'esemplare è custodito altrove, bisogna recarsi là dov'è tutte le volte che occorre disegnarlo. E occorre che "là" abbiano disponibli il binoculare e la camera lucida, perchè non è molto pratico portarseli dietro. Attualmente si può parziamente sostituire questa procedura usando Photoshop, con una tavoletta grafica e applicando un foglio di lucido virtuale (un livello) sulla foto dell'esemplare e disegnare così le strutture che interessano. Per aumentare la precisione si ingrandisce l'immagine al 200-300%, a volte anche al 400%. Si ha inoltre il grande vantaggio di poterlo fare nella propria sede di lavoro.Ho scritto che questo metodo sostituisce solo parzialmente la camera lucida, perchè la qaulità della foto influisce molto, ombre, aree sfuocate, nitidezza non adeguata, e mancanze di contrasto fra fossile e roccia possono creare problemi di interpretazione, ne qual caso bisogna per forza ritornare a vedere l'esemplare, pena errori nella ricostruzione. Naturalmente più si cura la luce e quanto più incisa è la foto, tanto minori diventano le difficoltà di interpetazione. E qui torniamo alla ricchezza del dettaglio. A scopo di esempio per questo articolo, ho provato a disegnare un avambraccio di una piccola tartaruga marina di 100 milioni di anni fa, basandomi su una foto scattata con la Sigma SD quattro. Ecco un dettaglio della tartaruga Ecco il braccino: Questo è un crop al 100%, ma per disegnare ho ingrandito l'immagine fino al 300% e tutti gli elementi erano perfettamente individuabili. In un tempo brevissimo ho tracciato i contorni delle ossa. Per darvi poi l'idea di come deve apparire l'illustrazione definitiva, ho successivamente stampato e ripassato il disegno aggiungendo la puntinatura ed un po' di lettering (ossia le sigle convenzionali che individuano le diverse ossa). Et voilà. Pronta per essere pubblicata (in realtà dovrei aggiungere qualche altra sigla) Ultravioletto con la Sigma SD Quattro. Mamma mia! In Paleontologia si usa la luce ultravioletta nei casi in cui la sostanza che costituisce il fossile rifletta i raggi ultravioletti in modo diverso (maggiore) della matrice rocciosa ( cosa che putroppo non accade sempre, dipende dal fossile e dalla roccia). Per rendere le cose più difficili alla Sigma SD Quattro, abbiamo preso in esame dei fossili tra i più difficili che ci siano, dei ...polpi (proprio come quelli di oggi, coi tentacoli e tutto). La storia evolutiva dei polpi è pochissimo conosciuta perchè, non avendo parti dure, si trovano allo stato fossile solo in casi rarissimi e solo in pochi giacimenti speciali, che vengono apposta definiti "a conservazione eccezionale". Questo polpo proviene da uno di questi giacimenti, che si trova in Libano, ed ha anche lui 100 milioni di anni. Visto così, non è che entusiasmi troppo, vero? Ma se lo illuminiamo con una luce UV A da 380 nanometri come si comporterà la nostra Sigma, con il suo cinquanta e addirittura una lente addizionale? La ricchezza di informazione e di dettaglio ha dell'incredibile. Mi permetto di attirare l'attenzione su alcuni particolari. E così avete scoperto che i polpi di 100 milioni di anni fa vevano residui di una conchiglia, un po' come le seppie! Tutto questo senza rimuovere il filtro IR (perchè sono maldestro e temevo di romperlo). E senza nemmeno usare un Coastal Optics 100mm macro che costa come una utilitaria. Inutile dire che ho usato questi crop a lezione Altro esempio, una specie di Anguilla preistorica ( fotografata sempre con la SD Quattro ma questa volta con montato il 150 macro OS) Si vede la preda che ha nel ventre, il suo ultimo pasto è stato un crostaceo uguale alle nostre canocchie. In Ultravioletto la definizione è incredibile. Finisco con l'ultravioletto con un ultimo polpetto di pochi cm (in cui si vedono comunque le branchie). In conclusione, la Sigma SD Quattro mi ha entusiasmato (troppo, adesso ne voglio una) e la ritengo uno strumento eccellente per il mio lavoro. Ribadisco quanto ho scritto all'inizio, sono naturalmente ben consapevole che risultati identici e probabilmente superiori si potrebbero ottenere anche con altre attrezzature, ma il punto forte è che la Sigma SD Quattro offre risultati professionali in un insieme agile ad una frazione del prezzo e dell'ingombro rispetto a strumenti più raffinati, mezzi formati, microscopi combinati e quant'altro. Accoppiata ad un 105 macro,e qualche batteria di riserva, posso portarla con me in ogni museo del Pianeta senza alcun problema e riportarmi a casa files che hanno tutta la qualità e la versatilità che mi serve, anzi di più. Da questo punto di vista non posso che esserne pienamente soddisfatto. Vi lascio con una carrelalta di immagini ottenute con la Sigma Sd Quattro ed il 150 Macro, e con il sapiente contributo di Mauro Maratta per quanto riguarda la gestione della luce. Alcune Ammoniti: Particolari: Sezione di osso di Dinosauro: I fossili fotografati per questo articolo sono custoditi presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, e il Museo "Realini" di Scienze Naturali di Malnate.Colgo l'occasione di ringraziare di cuore i Curatori dei rispettivi Musei (Dr. Teruzzi e Dott.ssa Dotti), per la generosità, gentilezza e disponibilità mostratami in questa occasione (come in tante altre in passato). Grazie anche a Mauro Maratta che mi ha dato l'occasione di provare questa fotocamera, mi sono divertito un mondo. Anche da parte mia un sentito grazie alla sensibilità di Mtrading Srl, distributore italiano dei prodotti Sigma che mi ha offerto l'opportunità di provare questa entusiasmante e singolare fotocamera. Silvio Renesto per Nikonland
  3. Ieri ero in trasferta per fare da consulente per determinare degli esemplari per conto di un museo, e in più fotografare del materiale per la mia ricerca scientifica. Il tempo disponibile non era molto (un giorno e mezzo per tutto) e le condizioni di ripresa improntate al fai da te. Siccome non sapevo se l'esemplare sarebbe stato interessante mentre sapevo già che le dimensioni non erano troppo piccole e quindi non avevo bisogno di un vero macro, ho deciso per la massima agilità senza rinunciare alla qualità rinunciando anche al treppiede. . La soluzione? Nikon Z6 e 24-70mm f4 e appoggi di fortuna. Eccomi in azione (foto da smartphone). Il materiale era interessante (meno male, visto che mi ero fatto centinaia di km per esaminarlo ). E le foto? Non ve le posso far vedere finchè non sarà pubblicato l'articolo ma, se vi fidate della mia parola vi dico che è superiore alle aspettative. Immagini croccanti come avessi il 105 micro. Sicuramente pubblicabili nella rivista che sceglieremo. Ciao! PS nella foto si vede che proietto la mia ombra sull'esemplare nella parte bassa, ma stavo inquadrando la parte sopra. Le riprese intere le ho fatte a maggiore distanza.
  4. Visto che il mio giochetto librario qui ha suscitato un certo interesse, ho pensato di proporvi una piccola sfida FOTOGRAFICA: Fotografate in modo creativo il libro ( o i libri) che vi sono piaciuti davvero tanto, o che vi hanno detto qualcosa, cercando di trasmettere l'anima del libro con la vostra foto. Nella foto ci deve essere il libro insieme a qualsiasi cosa, oggetto, altro accorgimento espressivo, che trasmetta l'essenza del libro, per come lo avete sentito voi. Inviterei ad accompagnare la foto da una motivazione della scelta compositiva e anche della scelta del libro. Riassumo: 1) i libri devono essere "contestualizzati" 2) Breve spiegazione della scelta del libro/i 3) Breve spiegazione della scelta compositiva, qualora non autoevidente Non è un contest, nessuna giuria nessuna classifica, E' invece un gioco alla portata di tutti (o quasi) ed è un bellissimo modo di approfondire la conoscenza reciproca, perchè i libri parlano di noi. Spero che il nocciolo duro di Nikonland mi supporti nell'inziativa A voi
  5. In questo periodo sto sfruttando al massimo la situazione per organizzare un nuovo corso, in previsione di un riassestamento del Corso di Laurea in cui insegno. In parole povere, sarà un corso in cui do' le basi per provare a capire, partendo dal solo scheletro, o addirittura da poche ossa sparse, come era fatto un animale, soprattutto come si muoveva (poteva correre? poteva saltare? sapeva arrampicarsi? oppure sapeva scavare? nuotava con le zampe o con la coda?) e cosa mangiava (era un predatore? un erbivoro? mangiava di tutto? ecc.). Oltre alle lezioni, ho previsto delle attività che facciano ragionare gli studenti, in una di queste darò loro delle immagini di "pezzi" di scheletro di un animale estinto o attuale, li lascerò ragionare un po', poi dovranno dirmi tutto quello che sono riusciti a tirare fuori dagli elementi che hanno a disposizione. Per questioni logistiche lavoreranno con immagini, alcune prese in giro, ma molte fatte da me. Perchè ne scrivo? Per prima cosa perchè io credo che questo aspetto sia la parte più affascinante della mia disciplina, un vero lavoro da detective, le ossa parlano a chi le sa ascoltare (meglio, osservare). Poi perchè voglio farvi partecipare, con un esempio facile facile, consideratelo un giochino, un aiuto a passare il tempo in casa, chi volesse. Allora: ecco qui un paio di foto fatte da me. A B Sono due mandibole (lunghe circa 3 cm) di due piccoli animali di dimensioni praticamente identiche. Provate a stabilire cosa mangia uno e cosa mangia l'altro, spiegando da cosa si capisce. Se poi foste miei studenti vi chiederei anche qual'è il gruppo zoologico di appartenenza, ma questo non vale qui. Vi va di giocare? Non preoccupatevi non vi do' il voto! PS In questo caso, chi sta in campagna spesso ne sa più di uno studente...
  6. Nel 2017 avevo fatto una piccola mostra fotografica , intitolata "Segni nella Pietra", che aveva riscosso un certo successo. Le foto erano state scattate con la SIGMA SD Quattro H di cui avevo apprezzato l'eccezionale resa del sensore. La mostra sarà riproposta a Marzo di quest'anno in una sede diversa e di maggiore richiamo, a Varese. Gli organizzatori mi hanno chiesto però delle foto in più. Sulle prime ho pensato di riprendere la SIGMA, poi ho cambiato idea e mi sono portato la Nikon Z6. Uno dei motivi è stato il poco tempo a disposizione per la sessione di riprese, in pratica un solo pomeriggio in cui dovevo anche scegliere ex novo i soggetti. Così ho pensato che la maggior velocità operativa della Z6 poteva essere di aiuto. Un altro motivo, la curiosità di confrontare la Z6 con la Sd quattro H. Ho scattato quindi con La Z6, il micro nikkor 105mm f2.8 Af G (su FTZ naturalmente) un illuminatore a Led e dei pannelli riflettenti, su treppiede, ISO 200 diaframmi da 9 a 13. AfS, area Af punto singolo pinpoint. Considerazioni? In sintesi, lavorare con la Z6 è stato molto divertente (ma lo era stato anche con la SIGMA) e soprattutto molto semplice (questo con la SIGMA un po' meno ). I vantaggi sono molti (ce ne sono di banali, ma alcuni sono invece sostanziali) : La possibilità di usare l'otturatore elettronico attivato dal display touch che elimina ogni minima vibrazione senza bisogno di autoscatto. La ripresa con cambio di messa a fuoco che mi ha permesso di evitare la slitta micrometrica e ha velocizzato la sequenza di scatti per il successivo stacking. Una previsualizzazione dell'esposizione più dettagliata. File molto lavorabili. Il display orientabile... (aggiungete voi se mi è sfuggito qualcosa... ) La qualità delle immagini non è uguale a quella ottenibile dalla SIGMA SD quattro H (usata con le dovute attenzioni), ma questo è a mio parere ampiamente ripagato dalla praticità d'uso e, nonostante la vetustà del 105 micro, i risultati sono più che adeguati anche per le previste stampe 30x40. Ecco qualche esempio ( Nota: la nitidezza è superiore a quella apprezzabile sul browser, non so come rimediare a questo): Zoophycos, tracce fossili lasciate da ignoti animali marini (vermiformi) che pascolavano il detrito. Per dare l'idea l'area inquadrata è alta circa 6cm. Composizione di ricci marini dai lunghi aculei Crinoide (Giglio di mare) e Stella marina Non è mio intento screditare la SIGMA Sd Quattro H, che continuo a considerare una fotocamera dalla resa superlativa, ma un po' "laboriosa", quanto sottolineare come le mirrorless di più moderna concezione semplifichino di molto il lavoro mantenendo, nel caso della Nikon Z6, una resa qualitativa notevole. Immagino che con una Z7 ed un micro-nikkor Z (che però - ahimè- non esiste ancora...) il risultato sarebbe stato sicuramente entusiasmante. Considerazioni, appunti, osservazioni, sempre benvenute. Come per le foto della mostra precedente, gli esemplari sono esposti al Museo Civico "Mario Realini" di Malnate (VA) , e mi sono stati gentilmente messi a disposizione dalla direttrice, Dott.ssa Sabrina Dotti, che ringrazio, insieme al suo staff museale, per la cortesia e la disponibilità che mi ha sempre mostrato in anni di collaborazione sia in campo didattico che divulgativo.
  7. Questo mio articolino è un po' un test e un po' una nota di costume. Dalle sapienti mani del mio collega ed amico Fabio (di cui ho già scritto) è uscita un'altra scultura. Prima la fotografia: Mi sono cimentato in alcune riprese still life. Ho usato la Nikon Z6 con il 24-70mm f4, flash Godox 860 V con trigger angolato da dietro e/o di lato ed una serie di pannelli diffusori/riflettenti "fai da te". Ecco un paio di risultati: Un profilo: Nikon Z6 24-70mm a 67mm, f9, 1/200s, 200 ISO. Un tre quarti: Nikon Z6 24-70mm a 70mm, f8, 1/200s, 200 ISO. Stessa foto ma in versione più estrema, "impressionista". In tutte una buona dose di postproduzione. Ho disabilitato la previsualizzazione dell'esposizione. Operativamente mi sono trovato molto bene, sia con la Z6 che con il 24-70. Solo in alcuni casi una leggera indecisione nel focheggiare, ma eravamo in luce fioca e gli occhi del soggetto erano un po' diversi da quelli umani, poco contrasto, naturalmente ho disabilitato la ricerca automatica del punto di messa a fuoco (o come si chiama, avete capito), Af a punto singolo, insomma. Ed ora la nota di costume: Il soggetto è un ragazzino di una regione dell'Etiopia con le scarificazioni caratteristiche della sua etnia . Mi ha incuriosito l'orecchino (una matita) e ne ho chiesto a Fabio: La matita è cinese, come si sa la Cina sta intervenendo pesantemente in Africa con cantieri e altro, anche con un certo impatto ambientale. matite come quelle vengono lasciate in giro un po' ovunque dai carpentieri cinesi (o assunti dai Cinesi) ed i ragazzini le prendono per farne un po' di tutto, tra cui orecchini e pendagli. Oltre all'impatto ecologico c'è anche quello culturale. PS Osservazioni e suggerimenti su inquadrature alternative sempre graditi.
  8. Proprio ieri mi son trovato in un museo a dover fotografare una ... bestia (scheletro fossile, su lastra) più grossa del solito: superava il metro e mezzo di lunghezza (su tre lastre separate) poi bisogna lasciare un po' di contorno di roccia Per i particolari delle ossa nessun problema, la Sigma Sd Quattro H e il Sigma 105 sono andati alla grande. Per le lastre... il 105 era troppo potente, si doveva oltre la colonna dello stativo. Ho quindi usato la D500 con il 17-70 sigma (a 50mm a f8). Il risultato mi ha piacevolmente sorpreso . Ogni tanto, essendo posizionato a testa in giù tendeva scivolare dai 50 verso i 70 per cui dovevo stare attento per mantenere le inquadrature. Comunque le foto sono uscite più che bene per lo studio preliminare. Rimane però da riprendere l "mostro" intero (ossia le tre lastre unite, quando deciso come muoverle e fissarle insieme p. E magari potrei nell'occasione rifare anche le lastre singole aggiungendo un po' di qualità. Cosa mi consigliereste di adeguata focale e di qualità buona, tenendo presente che nelle foto d'insieme non è necessaria una super definizione come nei dettagli, ma non ci dev'essere distorsione? La ripresa è da una distanza di circa 1-1,5m per le lastre e sarà oltre 3m per l'insieme-( gireremo la bestia in verticale e lo riprenderò col cavalletto). Basta un nikon 50mm f.1.8 G? Meglio il 60 micro? Altre idee non troppo dispendiose ? GRAZIE!!!!!!! Poi, se qualcuno avesse un 50mm Art da buttare...glielo butto io...
  9. Pausa pranzo durante un congresso internazionale di Paleontologia. C'è un posto libero ad un tavolo accanto ad un collega che non vedevo da tanto tempo: Ciao Carissimo! Come va? E un sacco di tempo che non ci si vede... Eh, hai ragione oramai... solo ai congressi, e solo se ci sono i soldi per poterci andare... ma dimmi, come vanno le cose? (chiacchiere a carattere personale, famiglia, conoscenze comuni e così via) E la ricerca? sei sempre sui (nome gruppo di fossili) o hai variato? Anch'io ho un po' allargato gli orizzonti... dipende dal materiale a disposizione, comunque i gruppi di mio interesse sono sempre quelli; adesso ad esempio ho un progetto (le chiacchiere proseguono su temi specialistici)... A fine pranzo tiro fuori il laptop: Guarda queste foto, cosa ne pensi? Niente male, vero? Ma guardale al 100% , notevoli,non trovi? Merito anche della macchina fotografica che mi sono procurato. E' una Sigma Sd Quattro H. Eh, immaginavo che non la conoscessi, non sono in molti a sapere che c'è; eppure ti garantisco che per quelli come noi che fanno un sacco di foto macro a soggetti statici, sia per la ricerca che per la didattica, è eccezionale. La qualità del dettaglio che ti ha stupito è merito del sensore, è diverso da quello delle altre fotocamere, è un Foveon. Non te la faccio lunga, so che non sei poi tanto appassionato: Semplificando moltissimo, i fotorecettori di questo sensore hanno tutti tre strati di lenti sensibili ai tre colori anzichè un colore per pixel, questo fa sì che non ci sia interpolazione e la nitidezza è molto superiore, pari a quella di una fotocamera digitale "normale" con oltre il doppio dei pixel . Per la riproduzione dei fossili, ma io penso anche per i minerali od altri soggetti fermi, anche in archeologia ad esempio, secondo me è perfetta. Tu pensa che dopo aver visto le mie foto, in un museo straniero ne hanno subito presa una. E sono contenti. Scattando in sequenza e facendo un po' di stacking ottieni una bella tridimensionalità anche con soggetti molto piccoli. Ti dirò anche che ormai non disegno quasi più al microscopio, ma se posso preferisco usare le foto come base per ricalcare con la tavoletta grafica, tanta è la definizione, anche al 100% o 200%. Quanto costa? Questo secondo me è il punto di forza, è chiaro che risultati simili li potresti senz'altro ottenere anche con altre attrezzature, ma queste costerebbero come minimo tre volte tanto e non potresti giustificarne l'acquisto, visti i tempi che corrono. Questa fotocamera,invece, anche corredata di un macro, rientra in un budget più che ragionevole. Certo, come tutte le cose bisogna imparare ad usarla e ha dei limiti di utilizzo, ma per quello che ci devo fare io, che è più o meno quel che ci potresti fare tu, non ci sono problemi. Quali sono i limiti? Non è veloce, anzi è lenta in tutto, e va usata solo a basse sensibilità, io non la uso mai sopra i 100 ISO, poi bisogna imparare a gestire bene le luci. Non conviene scattare in jpeg, meglio in raw e poi convertire con il programma dedicato che si scarica gratis. Ma ti assicuro che una volta che ti abitui a questa resa, il resto non ti soddisfa più...(risata) no, non mi pagano per fare la pubblicità!! E' che ne sono veramente soddisfatto e sono convinto che potrebbe essere utile anche a te. (Ci alziamo entrambi) Mi ha fatto veramente piacere rivederti... quando fai il tuo speech (conferenza)? Domani mattina? Non mancherò di certo, mi interessano le novità della tua ricerca. A domani! N.B Il materiale fotografato è depositato presso musei e collezioni universitarie.
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