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  1. Sono appena entrati in distribuzione, insieme. Sia la nuova Nikon Z7 II che il tanto atteso Nikkor Z 50mm f/1.2 S. Intendiamoci, non è che gli altri obiettivi della serie Z o le fotocamere Z non siano importanti, prestazionali o eccellenti nella maggior parte dei casi. Ma un 50mm f/1.2 autofocus per Nikon lo attendevamo da almeno 35 anni. E lo straordinario Noct Nikkor Z 58mm f/0.95 ci ha creato tantissime aspettative al riguardo. Insomma, oggi, se volete un 50mm di prestazioni eccezionali per la vostra Nikon, non avete alternative ad adottare il sistema Z se già non l'avete fatto. Perchè potreste avere in casa già due D6 e due D850 ... ma il Nikkor Z 50mm f/1.2 S non lo potrete usare con quelle ! Sarete limitati al vecchio e modesto 50/1.4G. Detto questo, ecco qua. Arrivate ieri le scatole : ringraziamo BRT che consegna regolarmente anche in tempi di virus. Ho scelto la Z7 II in kit con l'FTZ perchè al momento ... non ho in casa nemmeno un adattatore per i miei obiettivi Nikkor F. I due che avevo se ne sono andati ai nuovi proprietari delle mie Z6 e Z7 vendute negli ultimi mesi. Quindi ho approfittato di una delle offerte presenti nel listino Nikon che rendono l'adattatore molto conveniente (come pezzo sciolto invece, secondo me ha un prezzo decisamente esagerato, benchè sia un dispositivo assolutamente inappuntabile). tagliamo il sigillo Nital, operazione sempre emozionante perchè aumenta l'attesa per vedere il contenuto. naturalmente non fate come me che mi dimentico sempre di registrare il prodotto entro i 30 giorni previsti. Solo così otterrete il raddoppio a 4 anni della garanzia ! all'interno si apre una presentazione del meglio che il sistema Z offre al momento : e che inquadra il prodotto Z7 II come il top di gamma attuale. dentro troviamo le due scatole separate dei due prodotti : FTZ e Z7 II, ognuno altrettanto sigilliato. dell'FTZ oramai sappiamo tutto e quindi andiamo direttamente alla Z7 II. vengono subito fuori i manuali, comuni per Z6 II e Z7 II, multilingue. mentre all'interno c'è tutta la dotazione : cinghia, caricabatterie, cavetti, caricabatteria USB, cavetto USB-C, etc. che, batteria esclusa, ritorneranno (per quanto mi riguarda) nella scatola per conservarsi come nuovi. Anzi : nuovi. eccola qua ! La macchina è totalmente analoga alla Z6 II che abbiamo appena "scartato" poco più di un mese fa. E' come ritrovare una vecchia amica, lasciata da poco tempo. Il nikonista ci si ritrova perfettamente. Io ho in casa 5 batterie EN-EL15c e quindi appena montata una batteria carica, impostato lingua, data, fuso orario e orario (sincronizzato con quello della Z6 II), ho verificato il firmware dell'FTZ. Non avevo dubbi che fosse aggiornato ma volevo essere sicuro che ci fosse la versione 1.1 pubblicata lo scorso mese di luglio. Tutto ok, si passa alle personalizzazioni che faccio di solito : nome del file, sia per foto che per video, formato NEF e JPG, video in MP4. Tasto funzione FN1 impostato per il formato immagine e ghiera interna dell'obiettivo, per la modulazione della sensibilità. E macchina pronta per scattare. Con il nuovo partner arrivato insieme a lei. Per l'appunto, il nuovo 50mm f/1.2 la cui dimensione della scatola già mette in guardia sul contenuto qui vicino il piccolo Nikkor F 50mm f/1.8G che tengo solo per le foto di rito. tagliamo i sigilli ? due robuste protezioni in schiuma di polistirene e doppio avvolgimento di schiuma morbida. Trascuriamo l'astuccio morbido. I manuali restano in scatola così come sono. lo liberiamo dalle protezioni per scoprire che il paraluce è bloccato in un doppio foglio di cellophane avvolto strettissimo che fatico a rimuovere. ed eccolo ... vicino all'anziano 50/1.8G per reflex. Purtroppo non ho più in casa un Nikkor Z 50/1.8 S, ottimo obiettivo, perchè "l'ho dovuto vendere" e in questi tempi di confinamento in casa non me la sono sentita di ricomprarlo anche se si trova a prezzi convenientissimi. Ma possiamo immaginare la differenza di proporzioni appena avviciniamo il 50mm (qualcuno avrà il fegato di chiamarlo mai "cinquantino" ? Sembra che Nikon abbia voluto proprio evitare all'origine questo pericolo ...) al fantastico Nikkor Z 70-200/2.8 S che sembra sottile come una matita e solo appena più alto qui col suo paraluce e il tappo, identico a quello degli altri Nikkor Z. montato sulla nuova Z7 II si rileva in tutte le sue proporzioni, chiamando a gran voce una corpo macchina della classe della D6 per poterlo maneggiare bene. il display OLED che permette di visualizzare i parametri di scatto premendo il pulsante DISP, il pulsante funzione L-FN programmabile da menù e la ghiera interna che può essere anche essa programmata per controllare quello che vi sembra più utile, il diaframma o la sensibilità. Per me che userò questo obiettivo al 99,99% ad f/1.2 meglio la sensibilità con cui modulare l'esposizione, avendo tempo e diaframma sempre fissi. l'obiettivo, come il 70-200 e il 14-24 è costruito in Tailandia. Questo ha come matricola il 2480. Secondo la nomenclatura Nikon è possibile che sia uno dei primi 500 prodotti. Bene, con questo volevo solo farvi partecipare alla cerimonia di apertura delle scatole. Le primissime impressioni sono le stesse che ho avuto con la Z6 II per la Z7 II : una rifinitura rispetto alla Z7. Il 50mm f/1.2 è un cosone impegnativo esattamente come mi aspettavo. Appena più compatto del 58/0.95 il cui ricordo mi è rimasto impresso in maniera indelebile. Peraltro esattamente un anno fa. E come un anno fa, domani metterò alla prova nelle medesime circostanze di ambiente, di luce, di stile, per vedere se ne ritrovo i caratteri. Ma di questo parleremo poi ! Alla prossima puntata.
  2. L'ho appena rispedita indietro dopo 13 giorni di impiego. Ne sono venuti 6 articoli in tutto che vi condivido in coda a questa anteprima. Nikon Z6 sopra, Nikon Z5, sotto Nikon Z50, in piedi, Nikon Z5 coricata le tre sorelle riprese dalla mia Z7 Il dorso è del tutto identico a quello di Z6 e Z7 il frontale è del tutto identico a quello di Z6 e Z7 dove si differenziano le tre ? Nel vano memorie : la Z5 è la prima Z con due slot di memorie. e lo sportellino è leggermente più alto. ma distinguerle, a parte la posizione della torretta è impossibile. o per l'obiettivo kit montato. Che però sono chiaramente intercambiabili ... perchè ogni Z può montare ogni Nikkor Z con il suo bel 24-50mm, buio ma prestazionale molto compatto anche quando esteso La Z5 arriva con un firmware che è allineato a quello della versione 3.1 di Z6 e Z7 che si differenzia da quello delle altre sorelle per pochi dettagli, tra cui credo il più importante, quello della gestione dei due slot di memoria La Z5 é identica per quanto riguarda forma, ancoraggi, agganci, a Z6 e Z7. Può quindi montare il battery-pack MN-B10 proposto per Z6 e Z7 e quindi anche per Z5. In esso possono andare batterie EN-EL15, EN-EL15b ed EN-EL15c, la batteria standard della Z5 Z6 a sinistra, Z5 a destra lato sinistro esattamente identico posteriore identico memorie. La Nikon Z5 in mano sta esattamente come stanno la Z6 e la Z7. Mancano sempre quei due centimetri verso il basso che consentirebbero di tenere il mignolino non all'aria, specie con obiettivi importanti. Per il resto, una volta che mettete l'occhio al mirino, vi dimenticate di quale fotocamera state utilizzando. Il sensore è diverso ma nei test che ho fatto (informali perchè la Z5 che ho avuto è un sample e il software di sviluppo preliminare) non credo ci sia molto da desiderare. 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO Il range lineare promesso va da 100 ISO a 51200 ISO. Nella pratica sino a 6400 ISO le foto sono chiare e il livello del rumore contenuto. Da 6400 ISO a 12800 ISO con una certa cautela si può ancora usare, dipende certo dalle vostre aspettative. Ma il rumore è contenuto. Oltre siamo a situazioni di emergenza ma comunque sempre a disposizione. E' un sensore di precedente generazione - idealmente della stessa famiglia di quello della D750 - che probabilmente è stato scelto per risparmiare (e consentire un costo utente inferiore) Ma alla prova pratica solo nel video 4K c'è una limitazione importante. Infatti se a 2K il video è perfettamente impiegabile, in 4K la qualità c'è ma il formato è un crop 1.7x (come dire che un 50mm inquadra l'angolo di un 85mm). Tenetelo a mente. *** Nikon Z5 e Nikkor 24-50mm ad f8, 42mm Nikon Z5 e Nikkor Z 70-200/2.8 S ad f/2.8, 180mm Nikon Z5 con FTZ e NIkkor F 70-200/2.8E FL ad f/6.3 in condizioni di esposizione molto sfidanti. Nessun problema. Come va ? Va benissimo, va come una Z6. Se non sapete che cosa avete in mano e non tentate di andare oltre i 4 scatti al secondo, non vi renderete conto di quale macchina state usando. Questo è il più bel complimento sintetico che si può fare alla Z5. L'obiettivo offerto in kit è ottimo, nonostante la fattura economica e la luminosità massima molto contenuta. Ma è compatto, leggerissimo, poco costoso. Estremamente nitido da parte a parte, corretto, lineare. Ben contrastato e con colori ben dosati. Conclusioni Pro sinceramente io mi aspettavo una cosa estremamente economica, costruita in Cina in massa, di aspetto ed ergonomia del tutto allineati alla Z50. Invece è tale e quale a Z6 e Z7 tranne piccoli dettagli, tutto sommato trascurabili il prezzo di lancio è di 700 euro inferiore a quello di listino della Z6 (kit contro kit) le prestazioni sono elevate, superiori ad ogni reflex Nikon sino alla D750 compresa l'autofocus è allineato con quello della Z6 l'obiettivo kit è leggero, compatto, performante il file è pulito, bello, lavorabile. Equivalente, se non meglio, di quello della D750, Forse un filo meno dinamico alle altissime sensibilità rispetto alla Z6. Ma è tutto da verificare. totalmente coerente con il sistema Nikon Z sia lato obiettivi (totale compatibilità con ogni Nikkor Z presente e futuro, compatibilità via Nikon FTZ con gli obiettivi Nikon F motorizzati di generazione recente) ha due slot di memorie, la prima Nikon Z, di tipo SD che non saranno la massima frontiera per le prestazioni ma sono adeguate alle prestazioni di questa macchina e, soprattutto, consentono di risparmiare un 300-400 euro rispetto alle CFexpress+Lettore necessarii alla Z6 prestazioni live-view e video ben superiori ad ogni reflex Nikon, con la sola esclusione della D780 la nuova batteria EN-EL15c è una furbata galattica : compatibile con le precedenti ma più potente e più smart ! Contro raffica anacronistica. Ok, la concorrenza fa lo stesso. Ma un processore del genere con quel sensore, minimo deve portare 8 scatti al secondo il buffer è adeguato ma Nikon è sempre taccagna su questo fronte io odio le SD (che comunque vanno bene) e il fotografo sarà sempre tentato di usare schede scarse che farebbe meglio a buttare con ovvie conseguenze su prestazioni e sicurezza il video 4K è croppato 1.7x. Ma se uno ha bisogno del 4K può prendere la Z6 che ne offre uno di qualità, o attendere le novità della Z6s che magari offrirà il 4K60p resta sempre piccola da impugnare - come del resto Z6 e Z7 - e rende abbastanza necessaria una staffa ad L o almeno una basetta l'autofocus è allineato con quello della Z6 ... anche nei limiti il prezzo potrebbe essere più generoso. Io la vedo di pieno successo ai 1590 euro obiettivo incluso l'obiettivo è bello ma adatto alle foto in esterni con il sole. In interni spesso servirà il flash. Ma per fortuna a catalogo ci sono ottime aggiunte al corredo. 50/1.8, 35/1.8, 85/1.8 sono li che vi aspettano con tanto di cash-back ! Nel corredo Nikkor Z manca per il momento uno zoom tele di fascia adeguata alla Z5, escludendo il 70-200/2.8 S che è un obiettivo dichiaratamente professionale sia per prezzo che per prestazioni. Ci vorrebbe un equivalente del 50-250mm in formato FX. Altri articoli di copertura della Nikon Z5 su Nikonland
  3. Io oramai uso tagli da 256GB in su ma alle volte serve avere una scheda "rapida" da tenere sulla scrivania per fare foto veloci. Per questo ho voluto provare questa Lexar Professional che per taglio e per costo idealmente dovrebbe rappresentare il punto di accesso per tutti gli appassionati con esigenze di taglio più moderato. Tutto sommato 64GB bastano per tante foto. Ma le prestazioni ? Eccola qui nella classica confezione standard di tutte le altre schede : blister e custodia di trasporto. di fianco alla mia Lexar da 256GB che utilizzo correntemente sin dall'uscita sei mesi fa. Inutile dirvi che funziona senza alcun problema. Viene riconosciuta subito appena messa in macchina, non necessita di formattazione. Eccola dentro al piccolissimo lettore portatile Lexar messo sopra ai due pesi-massimi di ProGrade Vediamo la velocità, con i test sintetici. Il classico Crystal : e quello video di Blackmagicdesign : il confronto con la Lexar da 256GB mostra un comportamento assolutamente allineato : cosa non scontatissima perchè per altri marchi la prestazioni sono a scalare verso l'alto. Insomma, al di là del costo singolo delle schede e del taglio che più vi interessa, qui abbiamo la certezza che le prestazioni sono all'altezza delle aspettative. Attendiamo solo di poterle provare con Z6 II e Z7 II per vedere se la nuova generazione di fotocamere - che raccomandiamo di continuare ad utilizzare con schede CFExpress - saprà sfruttare al meglio questa capacità di scrittura.
  4. L'avevamo lasciato così lo scorso febbraio e lo ritroviamo ancora così in luglio-agosto, con, finalmente, una data di consegna prevista per fine mese. Con la sorpresa dell'aggiunta, graditissima di due teleconverter TC Z 2.0x e TC Z 1.4x che saranno distribuiti con l'obiettivo. Ma non abbiamo perso l'occasione di utilizzarlo questa volta più a fondo per dimostrare l'assunto, del tutto non strumentale, che l'obiettivo perfetto (per quello che ti serve) esiste. Mi dicono molti ben informati che con un 70-200/2.8 ci si fanno anche paesaggi e panorami. E' vero, ho perfino provato. Panorama del Primo Bacino del Lago di Como. Focale 165mm, f/8, unione in Photoshop. L'immagine finale è da 200 megapixel ed il file RAW occupa circa 720 megabyte su disco. Un dettaglio 1:1 senza particolari interventi : Ma io questo obiettivo lo comprerò come gli altri, per farci sport e soprattutto ritratto. Terrò anche il modello da reflex, il fantastico 70-200/2.8E FL che al lancio mi fece esclamare "Ma chi ha più bisogno dei fissi ?" Ecco, questo nuovo Z va oltre. Perchè aggiunge la possibilità di essere quasi invariante di focale. Cambi focale, ti avvicini o ti allontani restando sempre alla minima distanza di messa a fuoco, e il ritratto viene delle medesime dimensioni, solo con la diversa prospettiva concessa da quella lunghezza focale. Ecco qua : 200mm 135mm 105mm 85mm 70mm E ditemi voi se questa non è una novità grandiosa, specie ricordando come si comportava il vecchio 70-200/2.8 VR II. Ma oggi con il video permesso dalle Nikon Z, è possibile avvicinarsi e allontanarsi dal soggetto, e intanto cambiare focale, con l'obiettivo che vi segue. Come uno zoom cine di quelli da 100.000 euro. Ma se questo non vi affascina, posso confessarvi che La nitidezza sul piano di messa a fuoco è sensazionale Lo sfuocato è da sogno Funziona con ogni Nikon Z Z50, 200mm Z7, 150mm Z6, 200mm Z5, 200mm Se lo sapete usare, rende i soggetti più belli In mano da' le sensazioni di un vero Nikkor professionale In poche parole è bellissimo ed insostituibile. Anzi, sostituisce in un botto solo 85, 105, 135, 180 e 200mm se non li avete (e visto che in catalogo i Nikkor Z sono per ora limitatissimi questo costituisce da solo un intero corredo). Z5, 180mm Z5, 200mm Z5, 145mm *** Non mi attardo oltre, troverete decine di altri scatti nell'album dedicato nel Club dei Nikonisti. In attesa che ad inizio settembre mi arrivi il mio esemplare, ordinato già nel dicembre scorso, mi sento però di trarre le mie conclusioni da queste settimane di utilizzo abbastanza intenso (purtroppo quest'anno sport niente e temo sarà così fino a nuovo ordine, speriamo con un corpo Z più prestazionale della Z6). CONCLUSIONI PRO l'obiettivo perfetto esiste, è questo. Se ha difetti sono impercettibili lo sfuocato è sensazionale la nitidezza è sensazionale non ha distorsione non ha aberrazione cromatica è veloce, silenzioso, è "quasi" parfocal nel video è imbattibile in casa Nikon esce con una coppia di teleconverter che si preannunciano "micidiali" CONTRO doveva essere messo in vendita per Natale 2019 ! Altre foto qui : e l'anteprima del 4/3/2020 :
  5. Il confronto con il pariclasse per reflex è d'obbligo. Il Nikon 70-200/2.8E FL montato su Nikon D780 a sinistra, il Nikon 70-200/2.8 S montato su Nikon Z6 a destra : In termini dimensionali, lunghezza, peso, ingombro, costruzione, i due obiettivi sono confrontabili. Montati sulle rispettive macchine sono equivalenti dimensionalmente Confrontabili non significa, ovviamente identici. Ma il passo filtri da 77mm li accomuna, il collarino del treppiedi integrato nel corpo dell'obiettivo, anche. E' invece del tutto diverso il piedino. La cui logica è la medesima (l'unica parte sganciabile) ma non lo è la geometria. In mezzo il piedino del Nikkor Z, ai lati i due - identici - piedini del Nikkor F 70-200/2.8 FL e del Nikkor F 500mm f/5.6E PF. visti da sotto i fori a vite restano due ma posizionati diversamente. Il piedino del Nikkor Z è completamente diverso sia nella fattura, più raffinata, che nelle dimensioni. Tanto da non essere intercambiabile con i due. Anche in questo caso, purtroppo, non abbiamo compatibilità con gli attacchi delle teste in standard Arca Swiss. Andando agli altri dettagli, i paraluce sono simili ma ... non esattamente identici. E lo stesso i tappi Naturalmente le similitudini finiscono qui. L'estetica è differente, più sobria e lineare, da 21° secolo quella dello Z, più anni '90/2000 quella del F, comune a tutti i suoi contemporanei. Qui in tutto il suo splendore montato sulla mia Nikon Z6 che non si separa mai dal suo battery-grip MB-N10 : oltre al display OLED su cui possiamo far comparire i parametri correnti di diaframma, distanza di messa a fuoco etc. per il tramite del tasto DISP, sono presenti due tasti funzione programmabili L-Fn sul lato sinistro mentre il secondo, L-Fn2 è replicato sui quattro lati del barilotto, anche sotto. Io ho impostato sul tasto 2 l'attivazione e la disattivazione del tracking 3D che ho potuto sperimentare dopo l'uscita del Firmware 3.0 proprio con questo obiettivo. Nel complesso la costruzione è esemplare, al tatto e in mano appare molto solido, quasi fosse costruito d'acciaio. Non che il modello da reflex - eccezionale in tutto - non lo sia altrettanto ma all'apparenza sembra di plastica rispetto a questo. Tutto qui. Nel complesso la costruzione è esemplare, al tatto e in mano appare molto solido, quasi fosse costruito d'acciaio. Ma questa anteprima non si ferma alla descrizione fisica (vi rimando alla letteratura Nikon per pesi, diametri, schemi ottici etc.) perchè la prima cosa che volevo verificare appena ho letto le specifiche è questa qua : ripresa a 70mm, 50cm di distanza di messa a fuoco ripresa a 200mm, 100cm di distanza di messa a fuoco ebbene, fatte salve le ovvie differenze di prospettiva e di resa alle differenti focali, questo obiettivo è costruito perchè progressivamente la distanza minima di messa a fuoco diminuisca al calare della focale di utilizzo, da un massimo di 1 metro a 200mm ad un minimo di 50cm a 70mm. In questo modo spostandoci dal soggetto e intanto variando la focale utilizzata, praticamente possiamo avere lo stesso livello di ingrandimento e di inquadratura. Se guardate nei due scatti alla buona qui sopra, il volto di Jessica riempie del tutto il fotogramma, pur essendo due scatti completamente differenti. Nel Nikkor F 70-200/2.8E FL le cose sono differenti perchè la distanza minima di messa a fuoco è costante (1.1 metri) al variare della focale. L'altra peculiarità che volevo verificare è la capacità di mantenere il fuoco nonostante la zoomata. Questo 70-200/2.8 S non è propriamente parfocal come si era sentito dire in un primo momento ma all'atto pratico si comporta come tale. Durante la zoomata non perde il fuoco che viene mantenuto perfettamente sul soggetto e la variazione della lunghezza focale variando al contempo la distanza con il soggetto è praticamente ininfluente sulle prestazioni di messa a fuoco. Chi mi ha seguito fin qui in questo ragionamento si renderà conto cosa significa all'atto pratico questa potenzialità, non solo in fotografia ma soprattutto nel video. Per chiarirlo nella pratica vi condivido un brevissimo video che ho girato alla buona. Io non mi sono mai mosso, si è mosso solo il soggetto ed io ho variato la lunghezza focale in tempo reale per vedere se l'obiettivo manteneva il fuoco a sufficienza : Premere sul triangolo per visualizzare il video e poi tornare indietro per continuare a leggere Se tutto questo non vi impressiona non saprei che altro aggiungere. Ah, si, l'obiettivo é velocissimo nella messa a fuoco, silenzioso e rapido ed è sostanzialmente privo di difetti ottici (vignettatura, distorsione, aberrazioni cromatiche) ed è di una nitidezza imbarazzante sul piano di messa a fuoco, tanto che ogni difettuccio del soggetto balzerà in primo piano come se fosse una trave maestra .... ! Mentre lo sfuocato, beh, se non vi piace, vi consiglio di comperarvi un Nikkor 200/2, l'unico obiettivo che possa fare meglio di questo. E se non ci credete, faccio come il mio Archibald che sinceramente se ne infischia della necessità di dovervi convincere, tanto lui è soddisfatto così Nikon Z6, Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm, ISO 2200, f/2.8, 1/400'', Picture Control su Auto lo stabilizzatore fa il suo dovere (1/10'', f/22, 100 ISO, 200mm) e se il soggetto lo merita, beh, ditemelo voi che cosa ve ne pare : Nikon Z6, Nikkor Z 70-200/2.8 S, f/2.8, in giro per Milano. L'unico difetto che ho potuto riscontrare ? Che per cause non dipendenti da Nikon sta tardando oltre il dovuto in termini di consegna. Dovremo pazientare ancora qualche settimana (speriamo non mesi) per potercelo godere. Nel ricordare che questo obiettivo è un sample e che le immagini riprodotte sono al meglio delle possibilità offerte, ma che ci riserviamo di approfondire in ogni condizione appena disponibile un esemplare di produzione effettiva, (immaginiamo nel corso del mese di aprile se tutto va bene), ringraziamo ancora Nital Spa per averci concesso questa attesa anteprima.
  6. Impiego prettamente "professionale" per la Nikon Z5 e il Nikkor Z 70-200/2.8 S impegnati questa volta in un casting a Milano. La Nikon Z5 equipaggiata con una scheda di memoria Sandisk 170mb/s da 128 megabyte, utilizzata quasi esclusivamente per ritratto. Di backup la Z7 che ha alternato il Nikkor Z 24-70/4 S con il fantastico Nikkor F 105/1.4E, molto impegnativo da utilizzare al meglio, ma sempre eccezionale quando portato al suo limite. Due modelle presenti a Milano in questo agosto post-Covid, Ania, una magrissima polacca e Amanda, una pinup svedese. Oltre 3100 scatti con la Z5 che solo in un paio di occasioni ha esaurito il buffer, scattando per lo più a raffica L e otturatore meccanico. Luce naturale dall'esterno della finestra e schiarita con LED da 200 W su ombrello parabolico bianco da 150cm, bilanciamento a 4600 K complessivi. Uno spezzone di video di solo un minuto, girato in 2K con la Z5 e il 70-200/2.8 ad f/2.8 per introdurvi nel mood. Di sfondo Rossano che comincia a fare pratica con la sua nuovissima Nikon Z6 che va a sostituire la sua vecchia Nikon D750. Z5V_3386_1.mp4 Tutte con il 70-200/2.8 S invariabilmente sempre tutto aperto, tranne le ultime due fatte con il 24-70/4 S ad f/4. Alcune foto sono finalizzate per il book (quindi con il fotoritocco) ma la maggior parte sono al naturale, con la luce dosata in manuale e a occhio a mirino, regolando la sensibilità ISO con la ghiera interna del 70-200/2.8 S. Devo precisare che non solo la macchina è un Sample (e anche il 70-200/2.8 S) dato che la consegna dei modelli di produzione è attesa solo verso fine mese ma che anche il supporto di sviluppo dei file (trasformati in DNG via Adobe DNG Converter beta e poi importati in LR) è preliminare. Se queste foto vi sembrano interessanti, saranno certamente migliori quando avrete ritirato il vostro esemplare di Z5 e di 70-200/2.8 S che vi raccomando di acquistare. Si perché se la Z5 nasce come "entry-level" delle Nikon Z full-frame, nella realtà si comporta nell'uso in modo praticamente indistinguibile dalla Z6 (che usava Rossano) in tutto e per tutto tranne che per la raffica. Insomma, la Z5 passa gli esami a pieni voti anche in questo caso, in modo estremamente più convincente di quanto fece la D600 in condizioni simili (ma all'epoca c'era una bionda belga, al posto della svedese ) e il suo precario autofocus. Anche il video mi sembra di livello, contentandosi del formato 2K60p che per i miei usi è ben più che sufficiente (un minuto e dieci, 450 megabyte di file, poi esportato in Premiere contenendone lo spazio, non la qualità, a 97 megabyte. Giusto per renderci conto dei pesi in gioco). Comprerei la Nikon Z5 come muletto ? Sinceramente si, per certi versi è anche meglio della Z7 quando non serve tutta quella risoluzione, sebbene io oramai odi le schede SD e sebbene abbia da ridire alla scelta ridicola di contenere la raffica a 4 scatti al secondo (che in questo caso è quello che ci voleva ma in altri casi non mi basterebbe certo ....). Ultimo appunto, con la batteria EN-EL15b (la c arriverà a fine mese insieme alla Z5 di serie), i 3107 scatti hanno comportato un consumo del 43%. Più che adeguato ma segnatevi un +30% con la batteria di serie.
  7. ATTENZIONE SI TRATTA DI UN SAMPLE DI PREPRODUZIONE IN VISIONE - OGNI CONSIDERAZIONE QUI ESPOSTA VA PRESA A COERENZA esteso in posizione di scatto ritratto sul corpo in posizione di trasporto Potrà far storcere il naso un obiettivo kit 2x che alla focale massima apre soltanto ad f/6.3 e sicuramente non può essere considerato l'obiettivo buono per ogni occasione, specie in interni o al buio, ma a noi sembra che Nikon abbia scelto con piena coscienza e coerenza di proporre la nuova Z5 con questo obiettivo. Perchè la sua compattezza è l'arma principale, oltre al prezzo abbastanza contenuto. Certamente il Nikkor Z 24-70/4 S è un oggetto di fascia superiore ma è giusto che quello sia offerto con le macchine superiori come Z6 e Z7. Questo però non è un demerito del 24-50mm f/4-6.3, piuttosto della bontà di un obiettivo che di kit ha proprio poco, essendosi dimostrato validissimo in ogni circostanza. In ogni caso le ragioni della soluzione proposta sono di tutta evidenza dal confronto : Nikkor Z 24-70/4 S e Nikkor Z 24-50/4-6.3 alla massima estensione. entrambi a 24mm in posizione di trasporto. Per entrambi gli obiettivi questa è una situazione in cui gli elementi ottici rientrano su se stessi e quindi non è possibile scattare. La macchina stessa inviterà con un messaggio di estendere l'obiettivo per poter fotografare. Le scelte economiche sul piano costruttivo sono comunque evidenti. Il bocchettone lo evidenzia. come nel caso del 16-50mm della Z50 che è un obiettivo pensato con gli stessi criteri, il paraluce Nikon HB-98 è opzionale ed è da acquistare a parte. Mentre é simpatica la scelta del passo filtri da 52mm che richiama all'eredità classica Nikon. Comunque per concludere le considerazioni costruttive, sta benissimo in mano e naturalmente non pesa (sui tre etti). Il fusto iniziale è in metallo, anche la ghiera di messa a fuoco sembra in metallo, il resto è in buona plastica. Non ci sono segni di sbavature di fusione e al tatto la qualità avvertita è di ottimo livello. Insomma, più di quello che si tenderebbe ad accreditarlo a prima vista. Andando alle più dolenti note devo rimarcare come solo a 24mm l'obiettivo apra ad f/4. A 28mm è f/4.5 A 35mm è f/5 A 40mm è f/5.6 Per finire ad f/6.3 alla massima estensione di 50mm. Come tutti i Nikkor Z, Nikon procura di correggere automaticamente distorsione, aberrazione cromatica e vignettatura come riportato nell'avviso di LR/ACR : ed in effetti io non trovo tracce né di vignettatura né di aberrazione cromatica. Anche la distorsione mi sembra assolutamente ben controllata : 35mm 50mm 24mm 31mm In quanto a flare e riflessi, qui siamo senza paraluce e con il sole in pieno fotogramma, peraltro con il diaframma non troppo chiuso : mentre qui sono andato ad f/36 COME VA ? Nell'uso l'obiettivo si comporta come previsto. Nonostante il range contenuto consente piena libertà creativa in tutti i generi a 24mm a 24mm, f/9 a 44mm, f/9 a 50mm, f/6.3 un panorama da 140 megapixel (in formato 1:1) creato con più scatti in verticale con la Z5 e il 24-50mm a 50mm ed f/8 montati con Lightroom Se lo aprite (senza esagerare, non è una foto nata per essere stampata in formato poster ma per avere grande quantità di dettaglio in formato A2 o 50x70cm), vedrete la tenuta complessiva anche per lavori impegnativi. Sono tutti scatti mano libera. Rimarco la semplicità di utilizzo. E anche il fatto che una volta sbloccato e messo in posizione d'uso, poi sostanzialmente non muta più di lunghezza con la focale (l'escursione sarà non più di 3-4mm). Conclusioni Come sapete non sono un grande appassionato di rese ai bordi estremi, di valutazioni di cose come il focus-shift e altre sofisticherie, certamente importanti ma poco - secondo me - in un obiettivo di questo genere. La prova, certamente breve, ha portato a queste conclusioni : PRO nonostante l'apparenza modesta, l'obiettivo è ben costruito pur a fronte di scelte produttive certamente di natura economica compatto, leggero, perfettamente adeguato ad un corpo come quello della Z5. Ma per nessun motivo non a suo agio su Z6 o Z7 nitido quanto può esserlo un obiettivo di questa fascia economica, anzi di più, rispetto ai parametri del mondo reflex dove per lustri ci hanno propinato obiettivi plasticosi come questo che erano poco nitidi anche chiudendo il diaframma (penso per esempio al 24-85 VR che era pure maledettamente distorto a tutte le focali). Qui già ad f/6.3 c'è tutta la nitidezza necessaria tanto che chiudendo il diaframma non sembra migliorare in modo sensibile corretto automaticamente secondo il trend attuale, non mostra evidenti difetti ottici di nessun genere ammesso che uno voglia usare filtri su un obiettivo del genere, il passo da 52mm consente di risparmiare. Stesso discorso per l'eventuale uso in modalità foto ravvicinata con una lente addizionale (possibilmente di qualità acromatica) perfetto per viaggiare, andare al mare o comunque d'estate, col sole. Da associare ad almeno un fisso f/1.8 per foto in interni. abbastanza economico se comprato in kit, un filo caro - secondo me - se lo si cerca singolarmente CONTRO sempre maledettamente poco luminoso, considerata la breve escursione focale, forse uno sforzettino in più lo si poteva fare su questo versante inutile andare a cercare sfuocati con questo obiettivo, si passa dal tutto a fuoco al ... poco a fuoco senza troppe sfumature. Ma per fortuna il corredo Nikkor Z offre tante altre soluzioni secondo le proprie esigenze, budget, aspettative. Insomma, l'obiettivo perfetto per un kit abbastanza economico ma con una qualità ottica che non sfigurerebbe pure sulla Z7. Così come sulla Z7 non sfigura affatto il suo "fratellino" DX 16-50mm che condivide impostazione, peculiarità, limiti con questo full-frame.
  8. Ecco alla prova dei fatti la freschissima Nikon Z5 che abbiamo in visione (E' in esemplare ancora di preserie, quindi non chiedeteci i soliti test di rumore sottoesposti di 1.000.000 di stop perchè non vi accontenteremo) Perchè è uscita abbastanza in sordina ma tra meno di un mese sarà in negozio e sarà il caso di parlarne, no ? Domenica ho detto al mio amico Rossano Rinaldi, professionista abituato a dirigere set con più modelle, "lascia la tua D750 in borsa ed usa questa macchina nuova". Lui usa Nikon da 15 anni ma tutta la sua esperienza con le Nikon Z è stata una mezz'ora con la Z50 e il Nikkor Z 50/1.8S. Qui invece ha avuto a disposizione oltre alla Z5, il Nikkor Z 70-200/2.8 S, il Nikkor F 70-200/2.8E FL, il Nikkor Z 24-70/2.8 S, il Nikkor Z 24-70/4 S e persino il Nikkor Z 24-50/4-6.3 in dotazione alla Z5. La nuova Nikon Z5 accetta schede SD, due schede SD per ridondanza o per backup, sia UHS-II che UHS-I "Ma aspetta", mi chiede," la mia scheda qui dentro non ci va, vero ?" "Sbagliato, guarda", gli dico io aprendo il vano memorie della Z5, "c'è già dentro la mia SD, aggiungi la tua che la macchina è già impostata per fare il backup in automatico ad ogni scatto". Abbiamo due ore di noleggio al Cross+Studio di Milano, usiamo luce naturale dai grandi finestroni e in qualche caso la schiarita di un LED con un ombrello gigante. Rossano mi chiede qualche informazione sulle modalità di messa a fuoco. Gli dico di non insistere con le sue abitudini e di sfruttare le caratteristiche della macchina, per lo più il riconoscimento dell'occhio e le qualità delle ottiche. Lui scatta in manuale puro e generalmente ha impostata la visualizzazione dello scatto appena fatto con la D750. Qui non ne ha bisogno perchè vede la foto ancora prima di scattare. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S "Guarda", gli dico io, "puoi cambiare la sensibilità con questa ghiera interna dell'obiettivo" (nei due zoom f/2.8) così se ti serve puoi schiarire o scurire il tono dell'immagine senza toccare tempo e diaframma. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S Dopo una decina di minuti lo lascio da solo mentre io mi dedico all'altra modella. Ogni tanto mi chiede qualche altra cosa ma vedo che ci si mette d'impegno. Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S Morale niente del suo corredo esce dalla sua borsa e fotografa solo con la Z5 e perlopiù con i Nikkor Z. Ci spostiamo all'esterno, per qualche scatto di fashion per strada. Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 120mm Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 44mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 50mm Il risultato non programmato e non commissionato potrebbe tranquillamente essere pubblicato in un editoriale su una rivista senza troppi problemi. La mano c'è ma gli strumenti lo seguono anche nella lettura "a prima vista". Alla fine ci fermiamo per qualche considerazioni insieme. Sulle modalità di uso della macchina. - il riconoscimento dell'occhio va bene e le foto vengono quasi sempre perfettamente nitide anche in condizioni abbastanza al limite. Ma riusciamo a mettere in difficoltà la macchina facendo foto "creative" attraverso un plexiglass. Il limite del sistema però è l'instabilità della messa a fuoco che oscilla tra un occhio e l'altro, a seconda - immagino io - della ricerca del miglior contrasto tra i due. Sarebbe indispensabile per avere risultati omogenei, che la macchina si fissasse sempre su quello visibile più prossimo al fotografo e all'osservatore perchè è proprio brutto avere foto con il primo occhio sfuocato mentre il secondo è nitidissimo - il corpo macchina è compatto, l'otturatore è silenzioso, tutto sommato i comandi ci sono ma qualche combinazione porta a fare strani contorsionismi innaturali. Ma soprattutto mancano un paio di centimetri sotto per avere una presa più comoda. Il battery-pack aiuta (ce l'ho io sulla Z6 e glielo faccio provare) ma la mancanza dei comandi è un handy-cap Niente altro da dichiarare. Nikon Z5 + Nikkor Z 24-50/4-6.3 a 24mm Tanto che andiamo sui consigli per gli acquisti. "I miei clienti mi chiedono oramai quasi sempre il video in formato 4K60p, é diventato standard". "Per farlo stavo pensando di acquistare una videocamera (Panasonic) ed affiancare una Nikon Z per tutto il resto con cui sostituire la mia D750, che oramai non è più all'altezza" Quale scegliere a questo punto non dovrebbe essere un problema, ma ... : - Nikon Z5 in modo da non dover spendere gli ulteriori soldini per una o due schede CFExpress e il relativo lettore (uno scherzo da 400 euro ai prezzi attuali) che pur non avendo formati video evoluti, si integra bene con la videocamera - oppure Z6 ma ad un costo superiore e nella prospettiva che in autunno esca una Z6s con il video 4K60p che né la Z6 né la Z5 fanno ? La Z5 sul video va bene ma limitandosi al formato 2K, mentre il 4K è croppato e anche abbastanza malamente. Per il resto il buffer, la "raffica", l'autofocus, sono sufficienti tranne situazioni particolarmente limite per il genere di lavoro che fa Rossano. Solo, gli raccomando io, "abituati - tu e le tue modelle - ad impiegare l'otturatore elettronico, perchè un pò per sicurezza un pò perchè la macchina ti invita, scatterai tanto di più, appena avrai comprato una Z e gli obiettivi che ti servono" Nikon Z5 + Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm Nikon Z5 + Nikkor Z 24-70/2.8 S a 55mm [foto (c) Rossano Rinaldi 2020, conversione on-camera dei jpg dal NEF, profilo Portrait]
  9. M&M

    Flash o Led ? Godox FV200

    Eccolo qua, tolto dalla sua bella scatola arancione. si presenta come apparecchio professionale, meccanicamente inappuntabile in ogni dettaglio. Una cosa nata per lavorare duramente. E in effetti io l'ho dimentica acceso a tutta potenza per 10 ore. E quando l'ho ritrovato non era nemmeno tiepido. Possiedo almeno un esemplare per ogni serie più importante delle luci Godox e appena ho visto l'annuncio di questo nuovo illuminatore non ho potuto resistere alla tentazione. Visto da un noto venditore online a poco più di 300 euro, l'ho preso ad inizio gennaio. Era previsto che lavorasse a lungo nei primi set dell'anno. Set che per i motivi che sappiamo non ci sono stati. La prima modella doveva venire il 20 febbraio ma si è ammalata. La seconda il 24 febbraio quando è scoppiato l'inferno. Ma ci rifaremo. Per intanto lo sto usando per le foto di oggetti in casa e faccio esperienza sia dei limiti che delle potenzialità. Ma, insomma, che cos'è e perchè l'hai comprato ? Di base è un illuminatore a LED con luce fredda tarata intorno ai 5600 K e con un elevato indice colorimetrico CRI sinonimo di fedeltà dei colori. Ha un unico emettitore ad alta potenza (200 W ma c'è il modello inferiore da 150 W che si chiama FV150). La luce arriva tutta da li. Con un dimmer si può regolare la potenza da 0% a 100%. Ad un metro l'emissione è di 18.000 Lumen. Che approssimativamente equivale a 2000 W di una alogena. Forse più, forse meno, dipende. La letteratura Godox lo descrive così : nella confezione è incluso un telecomando (che io ho già perso), un cavo di alimentazione nel nostro standard (che io ho sostituito con uno analogo da ma 5 metri), il copri bulbo (di cui ho altri esemplari di altre luci Godox) e un riflettore standard con attacco Bowens e fessura per l'ombrello. il peso è appena superiore ai tre chilogrammi, né pesante né leggero. Ovviamente si integra con i trigger Godox in tutto e per tutto (stessa frequenza e stessa logica di funzionamento, anche nei gruppi e canali). E' dato per temperature operative da -10 °C a +45 °C quindi non lo usate in Sicilia in pieno sole ... né in Alaska d'inverno ... Sono possibili effetti speciali che io non ho nemmeno avuto la curiosità di provare. Ma soprattutto non è solo una luce fissa LED : è anche un Flash ! Cioè ? Cioè girando un interruttore da luce fissa diventa un flash. L'emettitore si carica ed emette un lampo con tempo sincro in grado di arrivare ad 1/8000''. Tale e quale ad un AD600 o ad un QT600. Anche se in realtà mi pare che la potenza flash equivalente sia più o meno quanto un 400 W/s o giù di li. Eccolo sul mio tavolo di lavoro per le fotografie di rito. il fermo per l'ombrello. Io utilizzo quelli parabolici da 150 e da 180cm con luce riflessa ma si possono usare anche quelli più piccoli o quelli traslucidi, bianchi, dorati, argentati, come volete. Sinceramente, vista la neutralità della luce, io userei solo quelli bianchi. la parte sotto che integra la silenziosissima ventolina lo snodo per lo stativo, molto robusto e pratico. Da luce da palco. l'emettitore è analogo a quello del mio SL200W scalda ? Io ancora non me ne sono accorto. ecco il pannello in configurazione flash, del tutto analogo a quello degli altri Godox che già ben conosciamo. davanti, dietro, ai lati, altri flash Godox. La luce emessa in modalità LED al minimo della potenza e al massimo luce LED, f/13, 1/800, ISO 320. Mica male vero ? Ed è luce diretta, senza softbox ! flash, f/5.6, 1/2 di potenza idem flash di rimbalzo sul piano del tavolo. Oggi Jessica è più sexy del solito con il suo nuovo blazer doppiopetto ... Lo userò a fondo nei prossimi mesi ma credo sia un apparecchio di grandissima flessibilità nel suo doppio uso. Non potentissimo come flash ma abbastanza da poter scattare ad ISO base se serve con diaframmi medi, ed adeguatamente potente come luce fissa. Nella sua doppia funzione ti risparmia di dover portare due apparecchi insieme. E si integra perfettamente nel sistema Godox. Ho trovato un unico ma ovvio difetto di funzionamento. In modalità flash, quando scatta, la luce fissa si stacca per una frazione di secondo. E se sei al buio non vedi più niente. Il che se hai una modella potrebbe essere motivo d'imbarazzo. Ma Jessica non ha paura del buio ! Ben fatto Godox, continuate così
  10. Posso scrivere questo articolo grazie ad Mtrading Srl, distributore italiano di Sigma. Io sono Sigma Ambassador per l'Italia e quale miglior occasione per un ambassador, ritrattista, ragionare a voce alta sul trio da ritratto per eccellenza ? i tre oggetti del confronto ragionato di questo articolo. 85, 105 e 135 Sigma Art Arrivato il nuovissimo Sigma 105mm f/1.4 Art si completa un dream team che al momento mi pare di poter dire che nessuna casa ha. Sigma lo offre per Nikon, per Canon e per Sony, permettendo a tutti i fotografi ritrattisti del mondo di avere una gamma completa che speriamo quanto prima sarà completata anche da un Sigma 70-200/2.8 Art che possa arrivare effettivamente a 200mm alla distanza di un metro o giù di li. Ma torniamo a questi tre begli esemplari della moderna ingegneria ottica. Visti insieme così non si direbbe. Sembrano addirittura molto simili tra loro per volume e ingombro. Rimando agli articoli specifici che abbiamo scritto in questi anni su queste ottiche (li trovate in questa stessa sezione di Nikonland qui) ma veniamo al sodo. Siamo stati per anni abituati ad obiettivi di questa fascia con 72 o al massimo 77 di passo filtri. E un peso non superiore ai 6-700 grammi. Ma qui la ricerca delle prestazioni massime e l'impegno a correggere per quanto possibile i tipici difetti degli obiettivi superluminosi, ha fatto decidere a Sigma di non accettare compromessi. Abbiamo il più "piccolo" dei tre - che in realtà è il più lungo - con un passo filtri di 82mm : il 135mm. Passiamo all'85mm ed aumentiamo a 86mm. Per giungere al 105/1.4, ultimo arrivato, che va decisamente oltre : 105mm. Bocche da fuoco di questo genere sono intese per catturare tutta la luce possibile e limitare al massimo la caduta di luce e i difetti agli angoli. Ci sono riusciti. Facendo al contempo oggetti molto ben costruiti - mediamente superiori a tutti gli obiettivi degli altri marchi - ma comunque dotati di ergonomia adeguata all'uso. Pur ammettendo che i pesi non sono trascurabili : 1130 grammi per 85 e 135, 1650 grammi per il 105mm. 105 mm f/1.4 e 135mm f/1.8 : quel mezzo stop di differenza comporta un notevole incremento dimensionale per mantenere le stesse prestazioni più evidenti senza il paraluce l'85mm è quello con la ghiera di messa a fuoco più ampia. Il 105 invece ne ha una decisamente più ridotta. Ma sinceramente con questi eccezionali motori di messa a fuoco, chi li utilizza a mano libera ? metallo da tutte le parti. Costruzione coerente. Oggetti pensati per durare. I tre sono tutti dotati di diaframma elettromagnetico e di motore ad alte prestazioni, silenzioso e molto rapido. NEI TEMPI ANDATI QUESTA CATEGORIA DI OBIETTIVI SI DEFINIVA MEDIOTELE O MEZZOTELE. Ma questi sono teleobiettivi in tutte le loro caratteristiche, con MTF che somigliano a quelli dei superteleobiettivi. E schemi ottici complessi, composti da un elevato numero ognuno di lenti speciali (il 105 esagera addirittura con 3 lenti tipo fluorite, due a dispersione bassissima e una asferica ma il risultato si vede). Differiscono per dettagli e per modalità d'uso. Ed è di questo che siamo qui a dibattere. Perchè volendo e potendo, basterebbe averli tutti per non avere l'imbarazzo della scelta, usandoli tutti e tre alla bisogna, a seconda del risultato atteso o del tipo di soggetto. Ma sebbene siano proposti a prezzi più che ragionevoli vista la concorrenza, il conto totale richiede certamente un investimento graduale. Quindi vediamo le loro caratteristiche sul piano pratico, anzichè dibattere per astratto. LA COMPRESSIONE O DISTORSIONE PROSPETTICA Simili e coerenti tra loro ma non identici. Le tre focali - classiche - differiscono tra loro di una percentuale che produce un gradino importante in termini di prospettiva - a parità di distanza di scatto - e di ingrandimento. Inoltre, se 85 e 135mm offrono una distanza minima di messa a fuoco di circa 88-90cm, il 105 si ferma a 100cm. E questo sul piano pratico crea immagini differenti. Soggetto comune, luce identica, minima distanza di messa a fuoco Sigma 85mm f/1.4 Art, f/1.4, Nikon D850 Sigma 105mm f/1.4 Art, f/1.4, Nikon D850 Sigma 135mm f/1.8 Art, f/1.8, Nikon D850 appare chiaro direi l'effetto della distorsione prospettica su un soggetto che ha un tipo di volto che probabilmente richiederebbe la focale più corta delle tre. In questo caso il soggetto - lasciato per quanto possibile al naturale - viene ingrandito al massimo nello scatto a 135mm. Sembra poca ma guardate bene le proporzioni del naso rispetto agli occhi, la forma del volto, la distanza tra la punta del naso e i capelli. Cosa che si conferma anche in modalità "ritratto" 85mm 105mm 135mm Ne possiamo concludere che usare l'uno o l'altro non è indifferente. Ma che i tre offrono comunque nitidezza esagerata (e qui siamo a tutta apertura, chiudendo il diaframma ad f8 andiamo su rendimenti da obiettivi macro, senza alcun problema) e sfuocato simile, sebbene diverso per le diverse proporzioni tra soggetto e sfondo. Il Sigma 85mm f/1.4 : il Playboy Dei tre è probabilmente il più immediato e il più semplice. Meglio del 50mm quando il soggetto ha il viso un pò "orientale (piatto !), perchè è già quasi privo di distorsioni ottiche. Consente però di inserire il soggetto nel contesto in cui si trova, ma con gli effetti tipici dei superluminosi. dei tre è il meno analitico e più indulgente anche in termini di tempo di scatto é più immediato contestualizzare il soggetto nell'ambiente ma lo sfondo non si liquefa come fa con gli altri due e questo sia un bene o un male, decidetelo voi in base al vostro stile. chiudendo diventa radiografante ma senza diventare molesto insomma è una gioia da usare e non vi costringe ad uscire dalla stanza per passare dal primissimo piano alla figura intera Il Sigma 105mm f/1.4 : il Palestrato fatta subito l'abitudine "al coso", possibilmente smontando il collarino del treppiedi se lo userete per lo più a mano libera, il 105 si scopre molto simile al 85mm. Quei 12 cm di distanza minima inferiore però si mangiano in parte la capacità di ingrandimento e tolgono un pò di effetto alla luminosità relativa (se mettesse a fuoco da 87 cm anche questo, potrebbe funzionare come un 85mm f/1.2 equivalente). Però sono le caratteristiche che lo rendono bilanciato. Si può descrivere il soggetto senza andarci troppo "dentro". Ce l'ho da poco ma già ho potuto fare foto memorabili. ergonomicamente è perfetto. Ma per sicurezza l'ho usato tendenzialmente con tempi nettamente più rapidi di quelli che uso con l'85mm. Anche questo, come l'85, non riesce a dare quegli effetti di "liquefazione" tipici del 135/1.8 Il Sigma 135mm f/1.8 : il Mustang L'avessero fatto f/1.4 anche questo, sarebbe stato ingestibile. Per fortuna si sono contenuti. Eppure ne è venuto un capolavoro che io tendo ad usare per tutto, anche per le riproduzioni e per le "simil macro" (con una lente addizionale, permessa dal passo filtri ancora "umano"). lo sfuocato è normalmente memorabile Nel ritratto consente di essere decisamente analitici potendo entrare nel soggetto senza farlo notare troppo specie se il soggetto collabora 135mm è esattamente la media tra 70 e 200mm. Se mi dimentico a casa il 70-200/2.8 posso utilizzare tranquillamente questo al suo posto, come in questo caso, dove ho selezionato il formato quadrato con la macchina sul treppiedi in live-view ma è in esterni dove sorprende con effetti di sfondo più tipici di un 300/2.8 che di un MEZZOTELE ! Mi fermo qui altrimenti, giustamente, mi mandate a quel paese ! Forse si sarà capita la mia preferenza per il 135mm ? Ebbene si, potendo, io sceglierei sempre il 135mm per tutto. E' la focale ideale per me nel ritratto e anche in tutto il resto. Ma non è sempre possibile, dipende molto dal soggetto. E poi è un obiettivo decisamente più impegnativo degli altri. Più docile in tutto l'85mm, come la mamma per chi non è uno specialista o per chi non vuole isolare del tutto il soggetto dal suo contesto la dolce Sabina in luce naturale ripresa dal 85/1.4 Art ad f/1.4 il 105 è il nuovo campione per prestazioni. Si staglia in tutto. E' più vicino all'85 che al 135 per caratteristiche d'uso e di impiego. Vivian e il 105/1.4 ad f/1.4 (vignettatura aggiunta in sviluppo) Volete un consiglio da me ? Se avete già l'85, puntate al 135. Se avete già il 135, puntate al 85. Se non avete nessuno dei tre, procuratevi un soggetto bello, solare e sorridente come Vivian e provateli. Probabilmente vi innamorerete del 105 e non avrete da pentirvene. Per casi speciali, parliamone pure nei commenti. Io, potendo, li continuerò ad usare tutti e tre, a seconda dei casi o tutti insieme, per continuare a provare il gusto che c'è ! Sigma 135mm f/1.8 Art su Sigma SD Quattro H sempre sia lodata Mtrading Srl che distribuisce tutto questo ben di Dio sul territorio italiano
  11. Lexar Professional arriva anche sul mercato italiano con le sue nuove schede di memoria CFexpress, già compatibili (via Firmware 3.0) con le fotocamere Nikon Z. confezione, colori, imballo, blister, tutto é allineato al classico aspetto delle schede Lexar che da anni utilizziamo sulle nostre macchine. a confronto con le precedenti XQD che sino ad oggi mi hanno accompagnato con le varie Nikon D4/D5, D850 e D500, oltre che alle Z si capisce come la Lexar voglia mantenersi anche solo a livello esteriore agli stessi livelli. Del resto Longsys, il produttore cinese che ha rilevato da Micron il marchio Lexar qualche anno fa, ne detiene tutti i diritti. La tecnologia però è proprietaria e non deriva da brevetti o processi precedenti. Longsys produce ogni tipo di supporto di memoria, dal più comune al più complesso, tra cui, appunto, queste CFexpress. Appena arrivata l'ho subito inserita nella mia Nikon Z7 e ne ho verificato la perfetta compatibilità. La scheda è già formattata e quindi non è necessaria nessuna operazione. Sia a scatto singolo che a raffica, nessun problema. E' anche compatibile con il mio lettore di schede CFexpress Prograde, cosa tutt'altro che disprezzabile, visto che al momento è l'unico lettore che si trova sul mercato. A questo punto l'ho misurata con i soliti test sintetici rapidissimi. Si tratta di benchmark che cercano di simulare condizioni operative comuni in ambito informatico, non necessariamente fotografico. Peraltro AJA è un simulatore di cattura video HD. il trasnfer rate con il mio lettore USB 3.1 Gen. 2 sfiora i 400 megabyte. Lontano dai 1.000 teorici promessi dalla scheda ma comunque ben superiori ad ogni altro formato presente sul mercato (una XQD ha prestazioni sullo stesso pc di circa un terzo, una SD, anche di fascia altissima, nemmeno si avvicina ad una XQD). nel video la velocità sarebbe ancora più sostenuta. Il semplice trasferimento di una cartella di fotografie (circa 110 gigabyte di NEF della Z7) dal mio pc alla scheda mostra una velocità adeguata : oltre trecento megabyte al secondo rispetto agli 85-90 permessi dalle pur eccellenti XQD Lexar 2933x rappresentano un bel salto di prestazioni. Lato impiego, come già con le ProGrade devo invece confermare che le differenze prestazionali, al di là della piena compatibilità senza il minimo impuntamento, apparentemente non ci sono. Nel senso che il buffer si riempie lo stesso e poi si svuota più o meno allo stesso modo. Non c'è quindi un visibile miglioramento nell'impiego di una di queste CFexpress (e nemmeno delle altre) rispetto ad una buona XQD Lexar, secondo la mia presente esperienza. Probabilmente dovremo attendere o la nuova Nikon D6 oppure le prossime Nikon Z di fascia superiore per sfruttare le doti velocistiche delle nuove schede. Però già adesso, con Lexar, ProGrade e con Sony abbiamo già tre produttori di schede per le nostre fotocamere, al posto del residuo quantitativo di schede XQD - tutte Sony - ancora disponibili sul mercato. Attendiamo Sandisk che al momento non è certificata da Nikon ma che apparentemente per certe serie di schede dovrebbe poter offrire la piena funzionalità. Dal mio punto di vista, oltre alla maggiore scelta, c'è finalmente il superamento del limite dimensionale che con il mio rateo di scatto attuale, a 128 gigabyte mi stava un pò plafonando. Io detesto dover cambiare scheda durante le mie sessioni di scatto. E visto che le attuali Nikon Z non offrono un secondo slot di sfogo ai miei scatti, devo risolvere aumentando la dimensione delle schede. 256 gigabyte sono adeguati ma tutti i produttori offrono anche tagli superiori fino a 512 e probabilmente 1000 gigabyte. I costi per il momento sono elevati ma probabilmente con la piena disponibilità di schede e di fotocamere di differenti marchi, dovrebbero diventare più competitivi. Per il momento salutiamo il ritorno di Lexar sulle nostre Nikon, anche se nella realtà il marchio non se ne era mai andato. Adesso Lexar è cinese mentre prima era californiana ma a noi in fondo interessa il risultato. Ottimo sotto ogni aspetto.
  12. Le schede CFexpress sono schede definite dal consorzio Compact Flash. Come le precedenti XQD e CFast, sono schede di fascia professionale, nate per prendere l'eredità delle venerande Compact Flash. I più anziani di noi hanno cominciato la loro carriera digitale con le Compact Flash. Schede praticamente indistruttibili con il loro bel guscio metallico. Avevano due soli difetti, il protocollo di trasmissione piuttosto obsoleto (quello degli hard-disk di inizio secolo) e l'interfaccia di connessione lato fotocamere con una piedinatura (anche quella ereditata dagli hard disk dell'epoca) estremamente fragile e facilmente danneggiabile. Di fatto abbiamo utilizzato le Compact Flash fino alle D800/D810, dopo di che è stato proposto uno standard più avanzato, avente caratteristiche aggiornate. Sono nate le XQD, con un fattore di forma abbastanza simile alle Compact Flash, stessa struttura robusta in larga parte metallica, piedinatura solida, protocollo di trasmissione aggiornato, per prestazioni decisamente superiori alle vecchie schede. In parallelo, ma confinate all'ambito consumer, almeno in casa Nikon, le SD, fragili, flessibili, lente (alcune lentissime) con un unico vantaggio dalla loro : il prezzo. Il formato XQD si è arenato di fronte a problematiche di royalties, un caso comune quando c'è di mezzo Sony che è l'ultimo produttore rimasto ad aver rifornito il mercato di schede XQD. Per superare il problema e al contempo per aumentare ancora le prestazioni, strizzando l'occhio alla ripresa vidoe 4K e 8K, ecco arrivare - dopo un ritardo di quasi 24 mesi - il formato successivo, oggi in prova su Nikonland. Generazioni a confronto a sinistra una delle prime schede CFexpress di ProGrade Digital, è il taglio inferiore, quello da 120 gigabyte. A destra una delle vecchie schede XQD Lexar da 128 gigabyte, è una delle 2933x che ci sta accompagnando sin dal 2016 con D5 e D500. Le CFexpress riprendono forma, robustezza, attacco, tensione di alimentazione delle XQD. Ma non sono come le XQD. Tanto che né i lettori XQD né le fotocamere compatibili con le XQD, sono compatibili con le CFexpress. Perchè è cambiato il protocollo ed è necessario un driver aggiornato, capace di pilotare il controller delle schede. Le Nikon Z6 e Z7 sono nate già pensando alle CFexpress e fin dal lancio ci è stato promesso un aggiornamento capace di permettere l'uso delle nuove schede. Che è finalmente arrivato a cavallo di fine 2019. Insieme alle schede di memoria e ai loro lettori. BORN IN USA ProGrade Digital può sembrare un nuovo player del mercato ma in realtà non lo è. Micron, gigante dei microchip californiano ha deciso di riarticolare la propria produzione tre anni fa, e nella ristrutturazione è stata sacrificata Lexar. Lexar è stata, insieme a Sandisk, la protagonista del mercato delle memorie ad alte prestazioni per le nostre fotocamere, praticamente fin dalla nascita del digitale. In particolare, nelle XQD. Sono Lexar le schede XQD che mi accompagnano dalla Nikon D4 in avanti. Micron quindi ha venduto marchio e diritti ad un produttore cinese, forte in campo consumer, Longsys, ma del tutto digiuna in campo fotografico professionale, che ha ripreso da zero la progettazione delle schede di memoria. In buona sostanza Longsys con la Lexar americana, pur detenendone il marchio, non ci azzecca nulla. I prodotti sono diversi e tutti da scoprire. Ma il personale californiano della vecchia Lexar si è intanto consociato ed ha creato una nuova società autonoma che si è messa sul mercato di eccellenza con il marchio ProGrade Digital. ProGrade ha messo a disposizione anche due lettori di schede. Uno - quello ripreso - ha porta USB 3.2 gen 2 con ingresso USB-C ed è in grado di leggere CFexpress ed SD ma non XQD. C'è un altro modello, dotato di porta Thunderbolt 3.0 che legge indifferentemente schede XQD e CFexpress, venduto però a prezzo Premium (circa 147 euro su Amazon.it). La nuova Lexar è una società cinese, marchio di Longsys. ProGrade Digital è la vecchia Lexar in termini di know how, management, target di mercato. Ed è Born in USA la confezione - molto sobria - di una delle nuove CFexpress di ProGrade che all'interno ha il classico guscio in plastica trasparente per conservarla durante il trasporto o quando non è in uso l'aspetto è del tutto identico a quello di una XQD al posteriore si conferma la politica di ProGrade che quando era Lexar, faceva produrre da Micron a Taiwan, oggi in Vietnam. Non in Cina. la confezione del lettore di schede San Jose, California, BORN IN USA l'interno della confezione i due cavi USB Attendevo quindi non trepidazione la disponibilità di schede di memoria e dei relativi lettori per poter provare nei miei sistemi le nuove CFexpress che per Nikon sono e saranno i dispositivi di memorizzazione delle immagini di fascia alta. Ed ecco qua che, esattamente il giorno dell'annuncio dei nuovi lettori, i dispositivi sono disponibili world-wide anche su Amazon.it Fatto l'ordine il primo di aprile, consegna il 2 aprile. Tutto perfettamente funzionante come da standard Lexar ... pardon, ProGrade Digital ! *** Dopo aver verificato la compatibilità con il firmware ultimo delle mie Nikon Z (funzionamento ineccepibile. La scheda tolta dalla confezione ed inserita nella macchina non formattata ha generato una segnalazione di FOR sulla fotocamera. Fatta la formattazione direttamente nella fotocamera, ho potuto scattare esattamente come se avessi in macchina una XQD. Potrebbe bastare questo ma andiamo avanti. Ho verificato la compatibilità con sistema differenti. Il mio vecchio computer che dispone solo di porte USB 3.0 (intel i7 da 4 GHz con 16 gigabyte di ram) USB 3.0 Scheda CFexpress Scheda XQD registro prestazioni sostanzialmente allineate (al netto del differente lettore). Ricordo che la 120 GB di ProGrade è data per una velocità massima di scrittura di 600 megabyte al secondo con una media di 145 megabyte. Le XQD Lexar 2933x secondo la vecchia nomenclatura che risale addirittura al primo standard CD-ROM (150 kb/s sarebbe 1x), dovrebbe essere capace di 450 megabyte in lettura. non ci andiamo nemmeno vicini. Ma come sappiamo ProGrade utilizza come base le nuove interfacce di connessione ai pc. In attesa di verificare con la Thunderbolt 3.0 (magari quando ci saranno i tagli superiori, tutti dati per 1000-1400 mb/s in scrittura), mi sono portato sul mio nuovo pc (un Intel i9 a 8 core e 32 gigabyte di memoria) USB 3.1 Scheda CFexpress scheda XQD e qui i dati diventano interessanti, avvicinandoci ... pericolosamente al target massimo (più teorico che pratico, naturalmente). Per confronto vi mostro cosa è capace di fare la tecnologia NVMe negli hard-disk interni costruiti con criteri similari alle CFexpress. Questi sono i dati di scrittura e lettura del mio hard-disk interno Samsung EVO 970 PRO. scaliamo e possiamo capire fino a che limiti le prossime generazioni di schede e di fotocamere potranno lavorare. All'atto pratico. Fin qui sul piano teorico e pratico lato pc possiamo essere sicuri che i tempi di lettura e scrittura di queste schede permetteranno di risparmiare tempo nello scarico delle nostre foto, almeno per chi di noi è solito tornare a casa con le schede da 120 gigabyte piene. Per gli altri ... il discorso è diverso. Nel senso che all'atto pratico e senza aver velleità scientifiche (lungi da me l'uso di cronometri o impostare programmi di confronto dell'ora di scrittura dei file dagli exif in minuti primi, secondi e millesimi di secondo ....) direi che l'uso di una CFexpress di queste o di una XQD delle nostre sulla Z7 (che è la macchina più complicata in termini di gestione del buffer di memoria) è abbastanza la stessa cosa. Ne più né meno. Forse ... un filo meno. Riempito il buffer poi si scatta ad 1-2 scatti al secondo e ci vogliono 10-15 secondi per svuotare il buffer. E' poco, è tanto. Lascio decidere a voi. Di certo sappiamo che la prima generazione di Nikon Z non è composta da fotocamere da corsa. La compatibilità con le CFexpress mi pare normale che sia stata prevista più che altro in termini di estensione della disponibilità di memorie, a fronte di uno standard - le XQD - oramai fuori produzione. Per il futuro si vedrà. Magari già con la D6 ma più probabilmente con Z8 e Z9 perchè ho come l'impressione che la D6 stia nascendo già un pò ... tardona. Conclusioni (per ora) Consideriamo che è un periodo di quarantena in cui non si fotografa sul serio, hai voglia di simulare ma non è esattamente la stessa cosa, non mi sento di essere asseverante ma qualche considerazione la voglio fare. PRO ProGrade Digital è un marchio californiano che ha la sua ragion d'essere nel servire il mercato di eccellenza già il solo privilegio di non costringermi a comprare Sony basterebbe in più produce schede colorate in oro e nero che per noi nikonisti significa qualche cosa il nuovo standard ha prestazioni che sono interessanti e che possono scalare verso l'eccellenza con le schede serie Cobalt (il taglio da 325 GB è già in commercio ed assicura 1300 megabyte al secondo di velocità media in scrittura .... scusate se è poco) le nostre Nikon Z funzionano nativamente (previo aggiornamento all'ultimo firmware) con queste schede sono schede di fascia alta, robuste, affidabili, longeve (ma non eterne : pensate già a sostituire le vostre XQD se hanno più di tre anni di attività !) CONTRO costano come il caviale. Ma anche le XQD costano come il caviale. Solo, di qualità differente (qui chiedete a James Bond quale è il caviale più pregiato !) i lettori per le XQD non sono compatibili con le CFexpress e viceversa i tagli disponibili partono da 120 gigabyte (che per me è il taglio minimo ma per qualcuno già 8 gigabyte sarebbe sufficiente !) le Nikon Z6 e Z7 sono pienamente compatibili ma le loro prestazioni non sono apprezzabilmente differenti rispetto all'uso delle XQD (lato raffica e svuotamento del buffer), almeno così empiricamente è uno standard non ancora consolidato e quindi ci vorrà tempo perchè si diffonda e i prezzi - specie dei tagli più grossi - diventino convenienti 120 gigabyte diventano 112 utilizzabili in questa scheda ... per poter sfruttare le migliori prestazioni in campo informatico è necessario che il pc utilizzato abbia porte USB 3.1 o USB 3.2 perchè sulle USB 3.0 la velocità è identica a quella delle mie XQD ma questo è il futuro. Vi ripeto, nessuna memoria è sicura per sempre, nemmeno le più sicure come le XQD. Quindi prima o dopo, dovrete cambiare le vostre. E sarà il caso di comprare quelle nuove ...
  13. Il vero tester sarà Massimo Vignoli che lo condurrà per fiumi e monti. Ma io non potevo certo lasciarlo imballato. Eccolo qua ! Unboxing Doppia scatola di cartone. Esterna : con tutti i sigilli del caso E interna : con sigillo di garanzia e talloncino Nital Vip l'interno è ulteriormente protetto da un altro foglio di cartone che protegge la sacca in nylon che contiene l'obiettivo : avvolto nel cellophane Eccola qui, liberata dall'involucro, con tutti i manuali d'uso in bella mostra all'interno, altro cellophane protettivo la cinghia e la custodia per i filtri finalmente riesco a liberare l'obiettivo che si presenta con il paraluce in carbonio montato all'inverso. La classica cappa copripolvere di protezione è identica a quella degli altri superteleobiettivi Nikkor il dettaglio del piedino del treppiedi con marchiata la focale obiettivo e paraluce : dettagli del paraluce in carbonio. Tutto made in Japan in bilico, la lente anteriore sposta il peso sull'anteriore dettaglio della ghiera di zoom e della targhetta con le caratteristiche dell'obiettivo il complesso e robusto piede del treppiedi con il suo collarino mobile. Il maniglione è abbastanza comodo anche per il trasporto e nella parte interna ha una placca in materiale morbido per le dita la bottoniera con le funzioni di base, modalità di autofocus, dello stabilizzatore integrato, del richiamo delle memorie e della limitazione di messa a fuoco che può partire dai 6 metri di distanza il cassettino portafilitri che all'origine contiene un vetro trasparente ma può essere sostituito con filtri ND o un polarizzatore il suo vano, aperto. eccolo in posa artistica con la mia D5 perfettamente bilanciata dietro il baricentro è esattamente calibrato per mantenere in perfetto equilibrio il complesso di obiettivo con paraluce e corpo macchina ma ho lasciato per ultimo la funzione principale di questo obiettivo, ovvero il teleconverter TC14 integrato, che si può innestare o disinnestare con un dito, tenendo l'occhio sul mirino (a condizione che sia disarmato il blocco, ovviamente !) ultima immagine "artistica" con l'obiettivo montato su una testa Manfrotto 400 *** COME VA SUL CAMPO Giusto pochi scatti. Ho approfittato della riapertura del Parco Faunistico Le Cornelle di Valbrembo per andare a trovare i miei amici quadupedi e fare quattro scatti di prova, prima di dare la parola a Massimo Vignoli che vedrò domani. Un saggio dell'escursione focale : paesaggio a 180mm dettaglio a 400mm superdettaglio a 560mm La zoomata è incredibilmente fluida e l'utilizzo dell'obiettivo totalmente intuitivo per ogni nikonista. Si avverte una qualità complessiva, sia costruttiva che qualitativa ben superiore al vecchio Nikon 200-400/4 che io ho usato per un paio d'anni senza mai riuscire ad innamorarmene. Qui devo ammettere che l'esperienza è abbastanza ... destabilizzante. Se non fossi costretto - per mera questione di disponibilità economica - a guardare il cartellino del prezzo, lo ordinerei già oggi stesso. Ed io ho avuto sostanzialmente ogni grosso calibro Nikon, con l'esclusione del solo 800/5.6 ... Mi immagino quale potrebbe essere la reazione di chi si deve accontentare del pur onesto Nikon 200-500/5.6 o, peggio, di qualche zoomone Sigma o Tamron f/6.3 ... Ma andiamo a quella che non esito a definire una esperienza mistica, come quella che i credenti devono provare andando in Tibet ... (immagino). Siamo con l'occhio al mirino, stiamo inquadrando un soggetto. Abbiamo sbloccato in anticipo il blocco del teleconverter. Allunghiamo il dito anulare della mano destra .... e .... con una dissolvenza degna del miglior John Ford, l'immagine si ingrandisce otticamente davanti ai nostri occhi e passiamo da 400 a 560mm. Non vi sto prendendo in giro, davvero, Io la descrivo ma provarla diventa totalmente naturale ma al contempo da ... assuefazione. Ok, mi sono dilungato abbastanza con le chiacchiere. Ecco l'album con un pò di foto dei miei amici : Le mie considerazioni sommarie e non scientifiche dopo veramente una brevissima prova di contatto che spero di bissare il mese prossimo quando riaprirà la stagione in autodromo. PRO obiettivo di classe superiore, che rivaleggia con 400/2.8 e 600/4 ultima serie flessibilità assoluta resa ancora più pratica dalla possibilità di andare da 180 a 560mm con un solo obiettivo, senza dover montare teleconverter (quindi immaginiamo chi fotografa in condizioni estreme, d'inverno, con il freddo, con i guanti, oppure in barca o in situazioni pericolose e non può avere due corpi macchina con due ottiche complementari) costruzione di livello assoluto in casa Nikon e non solo prestazioni ottiche (nitidezza, sostanziale assenza di aberrazioni, distorsioni, vignettatura) CONTRO il prezzo ne fa un oggetto per pochi, se non per pochissimi, anche perchè non è detto che possa essere l'unico obiettivo di cui uno necessita, spesso è solo un complemento ad uno o più superteleobiettivi fissi in questa fascia di prezzo ci stanno i migliori superteleobiettivi Nikkor (io sarei in forte dubbio se comprare questo o un 400/2.8 FL, per esempio !) Nikon dovrà decisamente convincersi che lo standard per gli attacchi delle teste dei treppiedi è quello Arca Swiss. Montare la piastra sotto al piedino è una rottura di scatole e potenzialmente un rischio come per il caso del Nikon 200-400/4, la sacca in dotazione è bella, anzi, fantastica, imbottita, comoda da trasportare. Ma Santiddio che cavolo ci vuole a farla leggermente più alta così che possa contenere anche una D5 già montata sull'obiettivo ? Per valutazioni più approfondite, in vero ambiente wildlife e non allo ZOO che è il massimo che può offrirvi il sottoscritto, e confronti con altri obiettivi di questa classe, dovrete però attendere le prove che farà il nostro Massimo Vignoli. Intanto tutti i ringraziamenti a Nital Spa, distributore italiano dei prodotti Nikon, per il prestito di questo superzoom. Senza la sua benevolenza nei confronti di Nikonland, questi articoli non sarebbero stati possibili.
  14. La Nikon D780 prossimamente in test su Nikonland con montato lo splendido Nikkor F 105/1.4E banner di Nikon USA con le caratteristiche peculiari della Nikon D780 : versatilità e agilità. Avevamo detto all'annuncio che non l'avremmo provata. Ma si può cambiare idea, ed abbiamo trovato il tester ideale per provarla. Un vero uomo-reflex, di quelli "real-man-don't-use-mirrorless" che sembra uscito direttamente dagli anni '80. Forse questa macchina è destinata a fotografi come lui, aggrappati al senso di sicurezza che una reflex continua a infondere. Ma questa (bella) Nikon D780 è il giusto ponte tra il mondo tradizionale delle reflex e quello già realtà delle mirrorless moderne. Stiamo parlando ovviamente di casa Nikon - delle case degli altri continuiamo a non essere interessati - e il fotografo Nikon con questa nuova macchina si troverà subito a casa sua. Che la si voglia usare come una reflex - del tutto simile alle altre Nikon ma con qualche piccola cosina (in meglio) in più - che la si voglia usare come se fosse una Z6, macchina con cui condivide buona parte dell'elettronica e delle modalità di funzionamento in Live-View, risulterà di immediato utilizzo. Perchè alla base c'è l'assoluta appartenenza alla casa Nikon, secondo gli ultimi aggiornamenti, sia in termini di resa dei file che di impostazioni di menù, comandi, modalità di sviluppo. Di più. Perchè questa D780, come le Nikon Z, finalmente dialoga anche con il mondo software Adobe. L'ambiente di sviluppo Adobe non è ancora compatibile con la D780 ma aprendo i file NEF con un editor esadecimale, si notano le impostazioni di dialogo che consentiranno di sviluppare i NEF in Camera Raw o in Lightroom con le stesse impostazioni dell'ambiente Nikon (sia in termini di impostazioni di Picture Control e parametri relativi che di correzioni degli obiettivi, oltre alle modalità di riduzione del rumore e di sharpening) che certamente faciliteranno l'uso in quell'ambiente, di fatto standard. E ancora, la disponibilità dell'autofocus a rilevazione di fase sul sensore principale (con le medesime modalità di impiego della Nikon Z6) crea una frattura nell'utilizzo in campo video con tutte le altre reflex Nikon. Tanto che il video creato con questa D780 risulta del tutto simile a quello creato con le Nikon Z full-frame. Scomparse le incertezze di funzionamento del Live-View (imbarazzanti su D850, D500 e D5 ... non parliamo di D750 e D600), l'autofocus è attivo e scattante, tenendo sempre a fuoco il soggetto. Nel complesso, anche se l'ho avuta in mano solo poche ore ne ho ricavato una impressione più che positiva. Con solo piccolissime critiche che faremo insieme in fondo a questo articolo. Come è fatta Già nell'unboxing si nota la prima novità. L'estetica della scatola della D780 si stacca da quella delle precedenti reflex per abbracciare quella delle Nikon Z. Il colore è il nero con sfumature giallo/dorato e non più dorato. anche se i sigilli e le consuete marchiature sono quelli che conosciamo bene. i codici sono ovviamente nazionalizzati. Attenzione alla matricola : le macchine per il mercato europeo hanno la marcatura che comincia con il 6. Solo queste saranno riconosciute in assistenza nei service europei. Le altre macchine sono destinate alla commercializzazione negli altri continenti. qui sulla scatola c'è la lista delle nazionalità coperte da questo prodotto che poi ovviamente è personalizzato per l'Italia (manuale in italiano) ed in più marchiato da Nital con i suoi 4 anni di garanzia e le ulteriori opzioni Nital Vip. l'interno è tutto cartonato e nell'intercapedine è presente il manuale e la scheda di memoria in omaggio. Una Lexar Professionale UHS-I 667x da 64 GB, più che adeguata a questa macchina (io ho usato una della precedente serie 600x senza problemi di sorta) le due sezioni dell'interno della scatola, a sinistra il vano con il corpo macchina, a destra cavetteria, batteria e caricabatterie la macchina è avvolta nel pluriball ed molto ben protetta, state tranquilli, qui l'avevo già liberata per fotografarla ed eccola qui con il mio 105/1.4E montato sopra sul lato sinistro le connessioni multimediali aggiornate. Microfono, USB-C, HDMI il bel display mobile che arriva a diventare orizzontale. Piuttosto robusto, del tutto identico all'apparenza a quello delle Z6/Z7 la torretta di sinistra la identifica come macchina Consumer (posizione Auto, Effect, U1 ed U2) una immagine pubblicata da Nikon che svela la scocca in lega di metallo completa. Il vano doppio per le memorie SD di tipo UHS-II vista artistica del frontale senza obiettivo il lato pulsante di scatto. I comandi sono del tutto analoghi a quelli delle altre Nikon di ultima generazione altro dettaglio della torretta di sinistra con le selezioni relative alla raffica (quando mi spiegheranno perchè nelle Z6/Z7 hanno omesso questa ghiera mi sentirò meglio .... !) Il posteriore è leggermente differente in qualche dettaglio ma ci si fa la mano subito. Si nota - purtroppo ! - l'assenza del joystick. E' vero, non c'è nemmeno nella D750 che questa macchina va a sostituire ma c'è in Z6 e Z7 e sinceramente oramai mi pare assolutamente indispensabile. Quanto avranno risparmiato non mettendolo ? Cinque euro ? E per la miseria, costasse 500 euro questa macchina lo capirei ... vista artistica Il Display Posteriore In modalità "specchio" il funzionamento è analogo a quello di D5/D850/D500/D7500. Totalmente touch, rapidissimo da impostare. Anzi, certe cose, tipo il bilanciamento del bianco vengono meglio con il touch che via menù ... Lo so, lo so, real-man-don't-use-touch. E si vede che io non sono un real-man ma uno strano ibrido. così come è ibrida questa macchina che una volta selezionato il Live VIew, selettore a destra immediatamente vicino al mirino, si comporta esattamente (ma proprio esattamente !) come una Z6 Con tutti i comandi e modalità di funzionamento di una Nikon Z6 comprese quelle di messa a fuoco. Qui è selezionato l'AF-Auto con riconoscimento dell'occhio di default qui con l'area Wide-S e qui con la matrice a 9 settori i Picture Control Creativi esattamente come nelle Z6/Z7/Z50 Nell'uso in Live View l'esperienza è fluida, a livello di quello delle Z full-frame (Z6 in particolare) con l'ultimo firmware. Nessuna impuntatura, sistema che risponde con immediatezza. Stesse peculiarità e stessi limiti. Tutto identico. Come va Nikkor F 105/1.4E ad f/1.4 in Vive View con riconoscimento dell'occhio. Se aprite l'immagine vedrete che il fuoco è sulla pupilla azzurra di destra. Quanto sia precisa la messa a fuoco dipenderà dalle vostre aspettative. Per me è perfetta per uno scatto fatto al volo e a braccia tese. Vedete un pò voi se vi soddisfa. In modalità reflex le cose sono analoghe a quelle che riscontro con una D7500 qui siamo a raffica con il 70-200/2.8 e messa a fuoco automatica, lo scatto è riquadrato perchè è quasi impossibile centrare i miei due piccolini quando giocano. La Nikon D780 è ovviamente di casa con ogni ottica Nikon F che già possediate (anche quelle non motorizzate che invece non hanno l'autofocus sulle Nikon Z). La raffica è adeguata sia in reflex (7+ scatti al secondo) che in mirrorless (12 scatti al secondo) e anche con una scheda scarsa come la mia vecchia 600x, il buffer non si riempie mai. Vedo circa 20 scatti di riserva e anche premendo a fondo non si va fuori scala. Ovviamente scrivo di impressioni di pochi minuti perchè la macchina l'ho già consegnata a Valerio Brustia ed avevo solo questo tempo - e nessuna occasione seria di scatto - per farmene giusto un'idea. Alti ISO A me questi discorsi non appassionano più di tanto ma so che per molti sono questioni importanti. Quindi mettendo le mani avanti in considerazione della precarietà dello sviluppo (conversione in TIF a 16 bit senza regolazioni e NR su OFF da Nikon Capture NX-D per poi portarli in JPG via Photoshop senza alcun intervento) ecco qua qualche scatto sotto a dei vecchissimi neon che producono oscillazioni di ogni genere di frequenza : 7200 ISO 16000 ISO 28800 ISO 51200 ISO che a me sembrano tutti utilizzabilissimi. La macchina a 6400 e a 12800 ISO è assolutamente meglio della D750 che oltre i 6400 ISO diventa molto morbida. Secondo me anche a 25600 si può lavorare "professionalmente". Poi dipende dalle condizioni di scatto, dalle aspettative, dalle necessità di ingrandimento, dalle capacità del software e del fotografo. Etc. etc. etc. Qui non voglio essere né asseverante né definitivo. Non voglio e non posso esserlo. Ma io la Nikon Z6 - che ha lo stesso sensore la uso senza limiti e non ci penso nemmeno a fare ragionamenti ulteriori. Questa D780 credo che sia del tutto equivalente se non un pelo meglio (del resto è passato un anno e mezzo dal lancio della Z6 e i laboratori Nikon mica passano il tempo a pettinare le bambole o a fare la punta alle matite ...). E tanto mi basta ! A chi è destinata questa macchina ? Secondo me a tre categorie di fotografi : - a chi viene da D7x00, D7x0 o D6x0 e vuole fare un deciso salto in avanti ma ancora non è interessato alle mirrorless, vuoi perchè non vuole cambiare il corredo, vuoi perchè non può farlo - a chi è ancora restio al passaggio alle mirrorless ma vuole provarne le possibilità restando nel comfort del suo sistema reflex, specie - ma non solo - nel video che certamente nella sua attuale reflex è più carente - ai professionisti che hanno basato il loro corredo sulla D750 (per motivazioni più che condivisibili) e che vogliono aggiornare il sistema continuando ad utilizzare le loro ottiche (perchè si sa, passare a Z costa tutto un corredo e non si può certo spesare in un solo esercizio fiscale !). Troveranno nuove funzionalità e un video assolutamente aggiornato. Concorrenti Ovviamente restando in casa Nikon, non è costume di Nikonland confrontare una Nikon con macchine non compatibili con il nostro sistema : - la Nikon D750, per chi ha corpi macchina DX o macchine vintage, perchè costa un migliaio di euro meno anche se offre molto meno vista come è la D780 - la Nikon Z6, perchè è una mirrorless e se si è interessati ad usare la D780 più come mirrorless o più nel video che nelle foto, allora la Z6 ha non una, ma due marce in più. E al momento - al netto delle campagne di incentivazione - costa pure meno. Conclusioni ... non conclusive Perchè questo non è un test ma soltanto un'anteprima. A favore la Nikon D780 è maledettamente bella ! Per quanto l'estetica non conti proprio nulla in termini di qualità fotografiche é proprio riuscita bene. L'aver tolto il flash pop-up non ha permesso soltanto di avere maggiore robustezza intrinseca ma ha consentito di rastremare e affinare l'estetica che adesso risulta anche più elegante di quella della già bellissima Nikon D850. Bella, compatta, leggera, elegante e aggraziata. è costruita maledettamente bene. Certo resta una consumer con qualche plastica di troppo. Ma la costruzione e l'ergonomia sono da Nikon. Idem per le pelli e i comandi. C'è anche la retroilluminazione dei comandi se non l'aveste notato è aggiornata in tutto. Sinceramente salvo fare tentativi di ibridazione del mirino, con costi assolutamente non sostenibili, sarà difficile andare oltre per le reflex. Sappiamo che Nikon vuole continuare a svilupparle in parallelo alle mirrorless ma il mercato parla chiaro ed io credo che andare oltre questa generazione sarà molto difficile finalmente c'è l'AF a rilevazione di fase. Con tutto quanto concerne in termini di autofocus evoluto in Live-View sia nelle foto statiche che nei video. Con questo Nikon colma finalmente il gap. Era ora ! la qualità di immagine e di video e a livelli di eccellenza. Alti ISO ? C'è. Video sofisticato con AF efficiente ? C'è ! Contro non è una mirrorless. Nel video il rumore dell'autofocus si capta. E' indispensabile usare un microfono esterno. non è una mirrorless. L'autofocus in reflex resta costretto al centro. Ed io non sono più capace di usarlo .... non è una mirrorless. E quindi gli obiettivi vanno tarati uno ad uno perchè altrimenti la messa a fuoco può non essere ottimale. ok, è una macchina consumer. Ok, nella D750 non c'è. Ma quanto sarebbe costato mettere il joystick ? Ditemelo un pò ... ok, è una macchina consumer. Ok, sono una piccola frazione i fotografi che lo comprano. Ma anche in questo caso quanto sarebbe costato mettere contatti ed agganci per il battery-grip ? In molte applicazioni e per i professionisti o chi usa ottiche importanti, il battery-grip è un necessorio non un accessorio L'effetto novità è un lusso ma questa macchina costa troppo per avere successo immediato. Il prezzo giusto, anche guardando a quello della D750 e della Z6 nuove dal Nikonstore.it, sarebbe a mio modesto parere almeno un 33% in meno. A proposito di prezzi, quelli ufficiali consigliati al pubblico sono : corpo con SD 64GB Lexar Pro : € 2.499 corpo con SD 64 GB Lexar Pro e Nikkor 24-120/4 VR : € 2.999 ma è in corso una campagna di rottamazione presso selezionati rivenditori fisici di Nikon, che offre uno sconto alla cassa di € 200 per l'acquisto della D780 contro consegna di una fotocamera digitale di qualunque tipo e marca, purchè funzionante Oltre al valore di permuta eventualmente offerto dal rivenditore a suo insindacabile giudizio. Bene, l'anteprima si conclude qui, vi lascio alle parole di Valerio Brustia che ha in mano la D780 e cercherà di torchiarla a fondo dal suo punto di vista di fotografo tradizionale ancora diffidente nei confronti del nuovo che avanza. Ma non trascurate di leggere i commenti (qui sotto) che potrebbero contenere interessanti aggiunte e considerazioni. ***** In action a partire da domani, dalla viva voce del vostro tester, Valerio Brustia : premere sul triangolo verde per visualizzare. Filmato girato (alla buona) in esterni con Nikon D780 e Nikkor F 105/1.4E ad f/1.4 per saggiarne le capacità di tenuta del fuoco. Formato MP4 nativo, Picture Control Ritratto, nessuna postproduzione.
  15. M&M

    Noct

    Come i gioielli più importanti, il Noct arriva ben protetto. Sono due i cartoni che lo contengono. Quello esterno. che porta ben evidente come debba essere impacchettato ad uno ad uno il sigillo di Nital già sul cartone esterno che reca le indicazioni dello spedizioniere perchè arriva così dal Giappone via Amsterdam questo invece è il cartone interno, ben marchiato. con l'altro sigillo che promette quattro anni di garanzia. Ma saranno molti di più di gioia di utilizzo per chi potrà permettersi il Koh-I Noor dei Nikkor ! ecco apparire la valigetta che contiene il Noct, ben protetta da cellophane e polistirolo che sembra un intermedio tra la valigetta con i codici di lancio degli ICBM e quelle che contengono le armi portatili dei poligoni ma non è così minaccioso il Nikkor Z Noct che qui compare, bloccato nelle sezioni preformate di assorbente poliuretanico dentro alla valigetta. Lo scomparto anteriore è coperto da uno sportellino che reca serigrafato lo schema ottico dell'obiettivo. Complessissimo e ben lontano da qualunque normale abbiate mai visto. libero lui e il paraluce dal loro alloggiamento. Fino al ritorno a Moncalieri, gli prometto che starà alla luce insieme a me tappo, un pezzo normale come gli altri Nikkor Z, passo da 82mm, nemmeno troppo enorme in primo piano il paraluce in metallo a vite eccolo qui. Non c'è un dettaglio in plastica in questo oggetto costruito a mano da pochi artigiani nella fabbrica giapponese di Nikon, come si faceva una volta con il suo progenitore, il mitico Noct-Nikkor 58/1.2 come gli altri Nikkor Z di fascia alta, c'è il tasto funzione aggiuntivo, la ghiera interna programmabile, il tasto di controllo del display OLED che normalmente mostra la distanza di messa a fuoco visto dall'alto con le serigrafie perfettamente scolpite e verniciate. Bianco e giallo sono i colori scelti per la doppia scala della distanza di focheggiatura. imponente, solido, robusto, eppure facile da maneggiare la splendida ed orgogliosa serigrafia anteriore e il riflesso dello schema ottico dei nidi d'ape dei miei due softbox che non ho voluto togliere per mostrare la qualità del trattamento dei singoli strati Matricola 2167. Quindi non ne hanno prodotti poi così pochi .... Made in Japan, come una volta ! un dettaglio del fermo del collarino del treppiedi, grosso e ben robusto con un serraggio a prova di sblocco. montato sulla mia Z6 in tutto il suo splendore. L'obiettivo è certamente (molto) grosso ma non così sproporzionato. come si vede in queste viste dall'alto. dettaglio del bel paraluce che reca da una parte la filettatura per il montaggio, sicuro, all'anteriore - anche esso in metallo - dell'obiettivo, mentre dall'alto ha una parte gommata simile a quella dei paraluce in fibra di carbonio dei superteleobiettivi Nikon. come si vede in questa vista laterale. Anche qui orgogliosamente Made in Japan. bello come il sole, robusto come uno strumento destinato a lavorare migliaia di ore consecutive senza problemi. dettaglio della enorme ghiera di messa a fuoco che ha una rotazione di quasi un angolo giro completo. Tra 50 e 60 cm di messa a fuoco corrono forse cinque centimetri (non scherzo !) di corsa. Lo ricordo ai più distratti : questo è un obiettivo meccanico a fuoco manuale. Non c'è nessun motore, lo dovete focheggiare voi a mano ! La messa a fuoco è fluida, sicura, agevole. La meccanica a prova di orologeria svizzera. La costruzione è inappuntabile. Ogni dettaglio è funzionale, prima che pensato per stupire. I pulsanti sono sicuri, fermi, perfetti. Il display Oled visibilissimo in ogni circostanza. Anche la ghiera interna è ben sfruttabile. Io l'ho impostata per controllare la sensibilità ISO. Se posso fare un appunto, va alla solita scelta di Nikon di trascurare lo standard di mercato degli attacchi dei treppiedi. Oramai si usa quasi esclusivamente l'attacco Arca Swiss. Qui il piedino è liscio e deve necessariamente essere avvitato un adattatore Arca Swiss che può creare qualche problema di fermo. Una svista secondo me inspiegabile su un oggetto così perfetto. L'unica parola che può definirlo a pieno. Utilizzarlo, dopo i primi minuti in cui si deve superare la soggezione, è una gioia. E più passa il tempo, e più viene voglia di continuare a mettersi alla prova utilizzandolo sempre più al meglio. Ricordiamoci sempre una cosa. La profondità di campo ad f/0.95 alla distanza minima di messa a fuoco è qualche cosa meno di 3 mm. Ovvero 1.6 mm davanti al soggetto, 1.6mm dietro al soggetto. **** NOTE STORICHE Facciamo due passi nel mito per spiegare quanto la focale 58mm sia intimamente importante per Nikon. Magari pensate che il primo normale Nikon luminoso sia stato un 50mm. Ebbene vi sbagliate. Perchè al lancio del sistema F nel 1959 il 50mm era considerato un obiettivo di attacco, ed era un bel f/2, ne ho un esemplare in ottime condizioni di quell'anno. Ma la versione luminosa, lanciata nel ottobre del 1959, pochi mesi dopo il lancio della Nikon F, era il 58mm f/1.4 marchiato Nippon Kogaku Japan. Il Nikkor-S da 5.8cm f/1.4 dell'ottobre 1959. Foto Courtesy Ken Rockwell Guarda caso un Nikkor S, con focale da 5.8cm e luminosità 1:1.4 Solo nel 1962 verrà presentato un 50mm f/1.4 ma non confondiamo la focale 58mm con quella da 50mm. A 50mm il ritratto viene già deformato, mentre a 58mm no. 58 non è solo formalmente la trasposizione dei numeri che compongono anche 85mm, la focale per eccellenza del ritratto. Al primo 58/1.4 del 1959 farà seguito il mito cui si rifà anche questo nuovo obiettivo per Nikon Z. Il Noct-Nikkor 58mm f/1.2 in versione AIs del 1982 Quel 58mm f/1.2 Noct-Nikkor del 1977, prodotto fino agli anni '80. Obiettivo pregiato, con una lente asferica molata a mano con tempi di realizzazione molto lunghi. Esattamente come questo nuovo Noct che si rifà al progenitore anche nel nome, oltre che nelle ambizioni. Per lungo tempo il Noct-Nikkor è stato molto ambito tra fotografi e collezionisti, con quotazioni arrivate al limite dell'assurdo (anche oltre i 3500-5000 euro per un esemplare perfetto). Più recentemente, Nikon alla ricerca di una conferma nella sua focale "normale" d'eccellenza, si è riproposta con un progetto finalmente autofocus e progettato per le moderne reflex digitali il nuovo 58mm è un obiettivo correntemente in produzione. Tutto in plastica, costruito in Cina, con caratteristiche particolari di resa del soggetto e del suo sfuocato. Che pur essendo un obiettivo di pregio, non brilla particolarmente in nulla se non nello sfuocato. Si tratta quindi di una focale particolare, non scelta a caso, che è stata riprodotta anche da altri marchi nel passato anche recente (Minolta con il suo Rokkor 58/1.2, un progetto parallelo a quello del Noct-Nikkor del 1976 e Voigtlander con il suo Nokton 58/1.4 che si rifà ad un altro progetto dell'Università di Tokyo degli anni '80). Oggi è Nikon stessa che per introdurre degnamente il nuovo attacco del 21° secolo, lo Z Mount, riprende sia la focale che la sigla Noct, per portarla a limiti inesplorati con l'apertura massima addirittura inferiore ad f/1. Il nuovo obiettivo esclusivo per Nikon Z è talmente superiore ai precedenti, per costruzione, prezzo e prestazioni, da staccarli nettamente di categoria. *** PRESTAZIONI Resta però la filosofia di fondo. Il Noct è un obiettivo di altissime prestazioni ma pensato per dare il massimo di se nel mondo reale. Non aspettatevi misure di laboratorio cliniche e al limite di quelle teoriche. Tutt'altro. Nell'uso non ho notato distorsione o vignettatura, ben corrette anche via software. Ma l'aberrazione cromatica assiale è presente, specie negli scatti reali. Pur ricordando che è un iper-luminoso, ci sono oggetti più corretti nelle fotografie alle mire ottiche, come potete vedere qui sotto : e qui, intorno alle luci dei led : Qualcuno potrà anche obiettare che la resa dei punti di luce non è omogenea. E' vero, al centro abbiamo dei circoli perfetti, mentre ai bordi estremi avremo i classici ossi di seppia : Le sue caratteristiche però lo portano ad essere un reale campione dove veramente conta. La transizione tra fuoco e fuori fuoco che è a livelli che sinora non avevo mai visto, certamente non in questa lunghezza focale. è abbastanza evidente qui ma lo è ancora di più in queste rose : ad f/0.95 il primo piano è nitidissimo e addirittura tridimensionale, mentre il secondo piano è totalmente dissolto Ad f/5.6 si mantiene lo stesso tipo di rendimento, senza alcuna soluzione di continuità. Praticamente si può giocare cambiando continuamente l'apertura del diaframma a parità di ogni altro parametro, per vedere l'effetto che fa sui soggetti inquadrati. e a differenza di altri progetti moderni, il tipo di resa è omogeneo, sia che il campo di sfuocato sia dietro che, davanti al soggetto come si vede in questa foto : con altri obiettivi, il primo piano sarebbe nervoso e rigido, qui invece abbiamo lo stesso tipo di dissoluzione dell'oggetto, nonostante questo prenda la luce in modo differente. Potrei continuare a lungo a fare questi giochi ma io questo obiettivo l'ho usato per fotografare in questi giorni, e se mi sarà possibile continuerò a farlo finchè non lo dovrò restituire. Con foto come questa, grazie ad una particolare combinazione fortunata tra luce, soggetto, predisposizione e un pizzico di magia natalizia : Ma restando alla resa del soggetto e del suo sfuocato, sia davanti che dietro al piano di messa a fuoco, vorrei sottoporvi questo piccolo filmato. Se guardate bene, vedrete per un attimo materializzarsi un capello davanti al viso di Jessica. Un sottilissimo capello reso nitidissimo pur con un campo visibile sia davanti che dietro. Premere sull'immagine per visualizzare il video e poi tornare indietro per proseguire nella lettura dell'articolo. Conclusioni Non la faccio troppo più lunga, credo che chi ha occhi per vedere abbia già visto ciò che doveva vedere. Per gli altri, non c'è nulla da fare, non è colpa nostra ! Dimenticatevi del prezzo, non è con il cartellino che si fanno le foto. Ma con il manico e con gli strumenti fotografici. L'album con un pò di foto : la descrizione di un mio servizio fotografico : con commenti, confronti e puntualizzazioni operative. Se posso sintetizzare : - è un obiettivo speciale, nel senso letterale del termine, io non ho mai visto nulla di simile - è un obiettivo vivo, non uno strumento di laboratorio pensato per eccellere nelle misure. Valutatelo per le foto che vi consentirà di fare, non per misure scientifiche, non è quel tipo di obiettivo - è un obiettivo che da assuefazione. Visto questo all'opera, ogni cosa che conoscete o possedete, vi sembrerà ordinaria. - l'unico appunto che mi sento di fare è un piccolo peccato veniale, il piedino del treppiedi (necessario per fare foto decenti almeno se non siete fatti di pietra !) non è a norma Arca Swiss il prezzo invece è una variabile non sostanziale per dotarsi di uno strumento del genere. Anzi, se lo vediamo in campo cinematografico, il suo costo è anche piuttosto conveniente e io mi aspetto che se ne vendano parecchi ... ! Insomma, un capolavoro. Che ve lo dico a fare ? Non l'avevate capito ? Grazie a Nital Spa, distributore dei prodotti Nikon in Italia, senza la cui benevolenza nei confronti di Nikonland questa prova sul campo non sarebbe mai stata possibile.
  16. Se non avete inteso bene, ebbene lo ripeto subito, nella mia modesta opinione e pur al netto del fatto che ho avuto a disposizione questo nuovo - ed atteso ! - primo teleobiettivo Nikkor Z solo per pochi giorni, questo Nikkor 85mm f/1.8 S si candida già come miglior 85mm mai prodotto da Nikon per caratteristiche generali e tralasciando l'apertura massima "limitata" ad f/1.8 anzichè f/1.4. Non è un sostituto dell'onesto ma mediocre Nikkor 85/1.8G, né, a maggior ragione, del precedente modello non motorizzato. E' un obiettivo che sinceramente, può confrontarsi con i riferimenti attuali per attacco F di focale 85mm, cioé Zeiss Otus e Sigma Art. Destinato, per compattezza e "velocità" sia operative che d'impiego, a diventare semi-leggendario come il vecchi Nikkor-H da otto centimetri e mezzo, protagonista insieme a 50/2 e 105/2.5 del film Blowup ... Non è, lo dico subito, un oggetto di cui ci si può innamorare per l'aspetto o per le raffinatezze costruttive. Il suo bisnonno pre-AI è ancora oggi ben più affascinante nella sua tozza massa di alluminio, ottone e vecchio vetro fuso in Giappone. Questo è in larga parte in lega di magnesio e policarbonato, del tutto simile al gemellino 50/1.8 S che distacca per una manciata di millimetri in altezza e in diametro e pochi grammi di peso. E' costruito in Cina (non che questo costituisca reato ma certo non lo rende più pregiato ... !). Insomma è un pò dimesso. Un cilindro un pò anonimo. Ma perfettamente armonico con le mie Nikon Z Ma le sue peculiarità sono tutte dentro all'involucro : lo schema ottico è complesso e prevede due lenti ED ( e nessuna asferica) il diaframma è a nove lamelle è costruito con guarnizioni a tenuta ha integrato il dispositivo di multifocusing Nikon (ci sono due motori di messa a fuoco che lavorano in sincrono muovendo differenti gruppi ottici) per una messa a fuoco di precisione ad ogni distanza rimamendo comunque entro un peso accettabilissimo di 542 grammi tappi compresi (secondo la mia bilancia). sono caratteristiche che il Nikon 85/1.8G si sogna. E tutto sommato che staccano anche il Nikkor 85/1.4G, obiettivo che non ho mai amato particolarmente e che secondo me è invecchiato piuttosto male. Alla prova dei fatti l'aberrazione cromatica delle versioni più anziane è quasi completamente scomparsa ( mi ricordo il pur buon 85/1.4D che promuoveva muraglie verdi sui contorni degli oggetti filiformi anche con la vecchia Nikon D2H ...), la nitidezza miracolosa, la capacità di rendere quasi fossero tridimensionali le forme ... commovente, la tenuta al controluce e al flare a tutta prova. che aggiungere di più al conto ? Che mi sono divertito ad utilizzarlo con le mie Z (sia Z7 che Z6 a seconda di casi e circostanze) per oltre 5.000 scatti consecutivi, godendomelo come un matto, potendo sfruttare la messa a fuoco con riconoscimento di volto e occhio insieme all'efficace stabilizzatore a 5 assi integrato nelle nostre mirrorless (gli altri obiettivi su FTZ attivano solo i 3 assi di stabilizzazione). I risultati sono convincenti, concreti, professionali. Raddoppiando in me la convinzione, già forte dopo aver provato il Nikkor Z 24-70/2.8 S, che realmente i nuovi obiettivi per l'attacco Z rappresentano molto più degli attuali corpi, la vera promessa di salto generazionale del corredo Nikon. Quindi diventerà parte integrante del mio arsenale fotografico su Nikon Z appena mi sarà possibile acquistarne uno per me. *** Non accusatemi di eccessivo entusiasmo, mi conoscete da tanto di quel tempo che riuscirete a capire dal tono di come scrivo l'effettiva portata delle mie sensazioni in ogni mio articolo, contestualizzandolo e non prendendolo per assoluto. Che come al solito vi prego di prendere per quello che sono : opinioni personali, anzi, personalissime. Considerando che io prendo i risultati offerti dalle Z per come sono concepiti dai suoi progettisti, quindi nella loro sintesi di hardware+software. Non ho né l'interesse né la curiosità di andare a vedere come siano i file "grezzi" prodotti con questo obiettivo in ambienti di sviluppo diversi da quelli "pilotati" da Nikon. Nè di portare prove oggettive o semi-scientifiche di mire ottiche, muri di mattoni, angoli estremi di prospettive geometriche elaborati con macinapixel esoterici. Questo è un obiettivo da ritratto che va preso per ciò che è. La focale 85mm con una messa a fuoco da 82 cm è una precisa scelta progettuale pensata per rendere al meglio il mezzo busto della figura umana. Senza gli eccessi degli obiettivi più corti che possono riprendere da più vicino e senza le eccessive compressioni di quelli più lunghi con ingrandimenti superiori. Per le foto sono autorizzato ad esporne solo qualcuna e trattandosi di un esemplare di preserie non posso però condividere (né lo farei) gli originali. Sono però immagini quasi del tutto prive di post-produzione salvo le opportune regolazioni di sviluppo. Le foto che seguono sono state eseguite con Nikon Z7 e con una lente acromatica Marumi DHG 330 da tre diottrie per ridurre la distanza di messa a fuoco ed ingrandire il soggetto. Sono dei crop per valutare la capacità di resa del soggetto, a diaframma chiuso f/8, a mano libera e con luce naturale. non è un macro, evidentemente ma vi assicuro che ad occhio nudo quei fiori di zucchina e quelle foglie non riesco a percepire tutto quel dettaglio. Né quella tridimensionalità di resa che fanno apparire quasi ... inquietante il primo fiore ! questo fiore di ortensia è ripreso invece ad f/3.2 con uno sfuocato che si mantiene uniforme e continuo ma un dettaglio ancora ben leggibile sul primo piano a fuoco. Su Z6, ancora con lente addizionale, il dettaglio della bocca umana qui a tutta apertura e con la metà dei pixel (ma questo non è un crop : é l'immagine intera). Ed andando su quello che sarà il campo di utilizzo top di questo obiettivo, un ritratto ad f/1.8, ancora su Z6 con obiettivo ovviamente liscio soggetto giapponese per obiettivo giapponese ... In esterni, a tutta apertura e con il riconoscimento dell'occhio che risulta impeccabile anche in ombra e con gli occhiali : Nikon Z6, Nikkor 85mm f/1.8 S ad f/1.8 f/4 f/1.8 in interni, su Z6 in esterni, f/1.8 *** Due parole per finire sul prezzo a cui, dal 5 di settembre questo obiettivo sarà commercializzato (proposto al pubblico IVA compresa a 930 euro circa). Non paragoniamolo per favore a quanto si trova il vecchio Nikkor 85/1.8G. Quello è realmente un obiettivo di una categoria inferiore, con prestazioni nettamente inferiori, che non è stato pensato per valorizzare al meglio le nostre Nikon Z. Mettereste pneumatici vulcanizzati per risparmiare sulla vostra roboante Alfa Romeo Quadrifoglio ? No, quindi fatevi un favore, sulle Z impiegate obiettivi Nikkor Z ! Certo, 930 euro sono una cifra considerevole e solo in parte giustificata dal valore intrinseco dell'oggetto (non parlo delle prestazioni che al momento non hanno paragoni). Ma siamo entrati in una fase della nostra passione in cui i numeri in gioco sono quelli che sono. Noi siamo rimasti in pochi e sempre meno persone trovano motivo di acquistare questi "giocattoli". Le spese di ricerca e sviluppo in proporzione crescono per evere prestazioni così elevate, e devono essere ripartite su un numero di pezzi inferiori. Confidiamo sulle campagne di incentivazione all'acquisto promosse da Nikon ma mettiamoci l'anima in pace : la fotografia è tornata ad essere una passione d'elite per chi vuole concedersi il meglio delle novità offerte dal mercato. Questo è se vi pare. E qui si chiude questa anteprima. Torneremo su questo obiettivo dopo qualche mese di impiego serio ed impegnato sul campo per riportare esperienze ed impressioni di lungo termine, come costume di Nikonland. Grazie per l'attenzione e grazie a chi ha reso possibile questa anteprima di un oggetto che attendevamo realmente con grandissime aspettative, del tutto mantenute alla prova dei fatti. Testo e Immagini Copyright Nikonland 2019 - riproduzione riservata.
  17. Nella prima parte di questo test avevo provato il tubo Fotodiox da 35mm sul 24-70 f4 S (dove si era rivelato troppo lungo, in pratica utilizzabile solo da 50mm in su, ma con una distanza di lavoro veramente scarsa) e sul 300mm f4 PF, tramite adattatore FTZ, dove invece aveva dato buona prova di sè, compatibilmente con la lunghezza focale dell'obiettivo. In questa seconda parte la prova del tubo Fotodiox montato sul il Nikon 85mmf1.8 S, sia da solo che aggiungendo anche i tubi Meike, di cui ho già fatto una breve recensione qui . Ho anche confrontato i rapporti di riproduzione ottenuti con con l'85mm ed i tubi con il micro nikkor 105mm f2.8 G VR che arriva ad 1:1. Se avessi usato il 55mm avrei superato il rapporto di 1:1, ma con una distanza di lavoro troppo corta per un uso senza stativo ed illuminatori, mentre con l'85mm la distanza di lavoro permette di usare questa combinazione anche sul campo. In più, alla minima distanza di messa a fuoco l'85mm f1.8S ed il 105 micro f2.8 VR G hanno la stessa focale effettiva, circa 78mm, per cui sotto questo aspetto,è un confronto "alla pari". Prima propongo degli aridi scatti misuronici per confrontare distanze e rapporti di riproduzione (nella prima foto la parte inquadrata della scatoletta ha il lato lungo pari a 6.5cm). 85mm e Tubo fotodiox da 35mm, distanza di lavoro 21cm 85mm tubo fotodiox da 35mm e tubo meike da 11mm (allungamento totale 46mm), distanza di lavoro 19,5cm. 85mm, tubo fotodiox da 35mm e tubo meike da 18mm (allungamento totale 53 mm), distanza di lavoro 18cm. 85mm, tubo fotodiox da 35mm e entrambi i tubi meike da 11 e 18mm (allungamento totale 64 mm), distanza di lavoro 16cm Nikon Micro-nikkor 105mm f2.8 G VR, a 1:1, distanza di lavoro 16cm. In pratica con l'85mm f1.8 e 64 mm di allungamento si raggiunge un RR di 1:1 e lo si raggiunge alla stessa distanza di lavoro del 105 micro. Dal punto di vista della comodità operativa è senz'altro un ottimo risultato. Non ho fatto confronti pixel per pixel, ma la nitidezza mi sembra paragonabile. Conclusione: Io direi che se avete un 105mm micro Af G, è più pratico usare quello con l'FTZ finchè non esce un obiettivo micro con attacco Z. Quello che voglio dimostrare con questo articolo è che se si passa al sistema Z e non si hanno dei micro nikkor (o equivalenti), l'85mm f1.8 S più un set di tubi permette di fare vera macro, con buoni risultati e senza troppe difficoltà. Ecco due esempi sul campo: Con l'85mm f1.8 S da solo si combina poco: Ma con l'85mm f1.8 S e tubo Fotodiox da 35mm già il risultato è interessante Minore ingrandimento ma risultato comunque molto valido anche montando il (solo) tubo Meike da 18mm. Unica cosa che ho notato, con l'85mm in alcuni scatti, non in tutti, un pizzico di purple(?) fringing nelle zone a forte contrasto, probabilmente se c'è un leggero fuori fuoco. Crop 100% di due foto, a sinistra un fringing più evidente, a destra molto meno. Con questo ho finito di opprimervi illustrarvi le possibilità d'uso dei tubi dedicati al sitsema Z, spero di essere stato utile e di aver chiarito le idee a qualcuno. Silvio Renesto per Nikonland.
  18. Mantenere il primato: Questa frase mi ronza in testa da quando Mauro mi ha detto “provala e dimmi che ne pensi”. Sì perché è difficile oggi darsi una spiegazione al lancio di una reflex di fascia media, oggi che la tecnologia delle fotocamere Mirrorless non è più un’ipotesi ma una realtà in veloce evoluzione. Allora credo che non ci sia altro nella scelta di Nikon se non la chiara intenzione di affermare il primato nelle produzioni reflex, dispositivi che indubbiamente hanno consentito alla fotografia di diventare semplice ed intuitiva La Nikon D780 è una macchina leggera, si impugna bene ed ha un buon mirino ottico. Il display posteriore fa la differenza, lo dico subito, questa reflex ha una marcia in più grazie allo schermo posteriore touch e ad una gestione del live view mutuata dalla tecnologia Nikon Z. Ciò significa, nella pratica, poter utilizzare tutti gli obiettivi F in una modalità molto simile a quello che offre la Nikon Z6, senza però dover ricorrere al tubo FTZ. In altre parole, l’autofocus è gestibile a tutto formato e può azionare anche gli obiettivi AF ad accoppiamento meccanico, permettendo così di estrarre il massimo della qualità ottica ottenibile da qualsiasi vetro Nikon AF ed eliminando gli errori di front e back focus che affliggono tutte le riprese reflex. Nel pochissimo tempo a disposizione (effettivi un giorno e mezzo) ho deciso di provare questa fotocamera nel tipo di riprese che conosco e pratico da tanti anni, situazioni che spingono al limite macchine, obiettivi e fotografo. La stagione invernale, qui nella bassa, non aiuta molto, ma sul greto del fiume a tirar notte non c’è fotocamera che non si arrenda. Ho voluto provare la D780 per scoprire se queste tecnologie possono spostare un po’ più in là l’asticella. Ho montato la D780 sul 600 mm per verificare la reale praticità d’utilizzo del suo nuovo autofocus in live view ed il risultato è stato veramente incoraggiante. Il live view autofocus si è rivelato effettivamente preciso e veloce, ma soprattutto lo scatto da display mi ha dimostrato quanto sia valido in termini di riduzione delle vibrazioni. Le immagini che mostro sono jpg on camera, ottenute quindi senza alcun intervento in PP. Il sensore FX da 24 MP è molto generoso in termini di gamma dinamica ed efficace anche nel contenimento del rumore da alti iso e da pose lunghe. Nikon D780 ob.600mm exp 1/160 f/9 iso 160 Il Bilanciamento del bianco Auto è ottimo, tanto efficace che ho provato ad escluderlo per vedere quale dominante effettivamente stava correggendo e come esegue il compito. Nikon D780 ob.600mm+TC14eII exp 1/160 f/5.6 iso 200 Ho deciso di escludere il bilanciamento del bianco Automatico, volevo registrare la tonalità fredda e umida di questo luogo. L’appostamento in capanno è un gioco di probabilità, una puntata non proprio al buio, ma quasi. Speravo di inquadrare le Gru che scelgono questo angolo di parco per trascorrere la notte, ma lo stormo mi ha scavallato posandosi qualche centinaio di metri più a monte. Le impronte dei trampolieri sulle barene sembravano fresche, un indizio utile per scegliere dove posizionare il capanno, un indizio appunto e non una certezza. Poco prima del crepuscolo ho scorto un movimento lontano a sinistra, un cinghiale al guado; nonostante fosse lontano ho puntato ugualmente il tele su quel puntino scuro. Nel buio crepuscolare il cinghiale si muoveva veloce, non riuscivo a seguirlo in live view con la necessaria precisione, era troppo piccolo nell'inquadratura o il mio dito è troppo grosso. Così ho portato l’occhio al mirino, la mano destra ad impugnare la fotocamera e la sinistra alla frizione della testa a sfera. Nikon D780 ob.600mm exp 1/200 f/5.6 iso 800 Crop 100% I sensori centrali della fotocamera non hanno sbagliato anche se il cinghiale anche se era un puntolino scuro nell’aria nebbiosa. Lo scatto della D780 è morbido e ben ammortizzato, peccato che il mio pollice, sul dorso della fotocamera, non trovava il joistick di posizionamento mira di messa a fuoco. Bizzarramente Nikon ha eliminato il joistick lasciando solo i quattro pulsanti cursore che, comunque, il mio pollice faticava a trovare perchè sono un po’ più in basso rispetto alla D800 o alla vecchia D3. La giornata è finita il cinghiale s’è dileguato, non mi restava che testare una posa lunga ad alti iso. Nikon D780 ob.600mm exp 1/15 f/4 iso 2500 Nikon D780 ob.600mm exp 1/15 f/4 iso 2500 crop 100% Nikon D780 ob.600mm exp 1/13 f/4 iso 10000 crop 100% Sono arrivato a 10000 ISO con tempi più lunghi di 1/15s ad f/4. Con questa scarsa luce l’autofocus della D780 si arrende, anche l’ottimo live view diventa impraticabile specialmente indossando i guanti e le moffole. Va detto che la mia D500 aveva già alzato bandiera bianca una ventina di minuti prima. Insomma, sono mancate solo le gru. -------------------------------------------------------------------------- 4 ore in un capanno sono troppo poco per conoscere una fotocamera, per capirne la reale potenzialità, così è stata occasione per togliere ruggine e ragnatele dalle racchette da neve. Il Parco del monte Avic in Valle d’Aosta è a breve distanza ed offre escursioni semplici, piacevoli e sicure, anche in pieno inverno. Per questa escursione ho scelto lo zoom grandangolare Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 ED-G che è compatto ed estremamente leggero, inoltre consente di montare i filtri diametro 77mm utili a proteggere la lente frontale da abrasioni sporco ed acqua; in questa occasione si è rivelato un dettaglio molto utile. Nello zaino hanno trovato posto anche un obiettivo macro e il fantastico Nikon 300/4 PF, il teleobiettivo più versatile che abbia mai usato. Anche in questo caso mostro solo i jpg prodotti dalla fotocamera. Fotografare sulla neve non è semplicissimo. Non esiste sistema esposimetrico in grado di compensare il bagliore accecante della neve ed anche la moderna D780 richiede l’intervento del fotografo. Per rapidità ho scelto di impostare la fotocamera in A (priorità dei diaframmi) e mantenere gli ISO fissi a 125 praticamente per tutta la giornata, modulando la necessaria sovraesposizione con il pulsante di staratura. Il display posteriore, per quanto bello e preciso, in queste occasioni risulta inutilizzabile a causa della fortissima luce ambiente. Il mirino ottico torna ad essere il riferimento unico per l’inquadratura. La Nikon D780 si è rivelata molto scattante direi “smart” ho dovuto solamente fare un po’ di attenzione nel premere il pulsante di staratura che, pur essendo accanto al pulsante di scatto quindi a portata di indice, è piuttosto piccolo e difficile da comandare indossando i guanti. L’esposimetro della D780 mi ha dato la sensazione di voler tendere alla sottoesposizione, i valori di staratura con cui ho scattato sono variati da + 0.7 a +1.7. Sorprendente la qualità del bilanciamento del bianco automatico ben rappresentato in questi scatti jpg dove la neve mantiene la sua dominante fredda. Molto piacevole il rendimento tonale in grado di conservare dettagli visibili non tanto nelle ombre, quanto nelle alte luci dove, normalmente, si ha la maggior perdita di informazione. In ripresa ottica risulta effettivamente limitante il campo in cui sono confinate le mire di messa a fuoco, viene naturale cercare di spingere il cursore verso i bordi dell’inquadro, ma non si può, per farlo occorre il live view e sulla neve non si vede un H. Per la cronaca: domenica 3 febbraio 2020 a duemila metri di quota PIOVEVA. Se ancora c’è qualcuno che nutre dubbi sul cambiamento climatico in atto, lo inviterei volentieri in crociera, a Novembre, lungo il passaggio a Nord Ovest. Le mie conclusioni La Nikon D780 è una fotocamera moderna che offre funzionalità simili ad una Mirrorless, ma che conserva impostazione e modalità di utilizzo tipiche di una reflex. L’autofocus è veloce, in live view è a tutto formato ed offre il riconoscimento dell’occhio, ma va tenuto conto che l’uso del display posteriore è praticabile solo in ambienti non fortemente illuminati e SOPRATTUTTO per i presbiti è mandatorio portarsi sempre gli occhiali “da vicino”. Per il mio modo di fotografare avrei preferito un mirino ottico più ampio, stile D850, ed una disposizione dei comandi come….la D850. Nel complesso sono rimasto veramente colpito dallo scatto da touch screen in live view che consente VERAMENTE di cavare il massimo che un qualsiasi obiettivo F può offrire. L’eliminazione dei difetti di messa a fuoco introdotti dalle tolleranze del mirabox e l’abbattimento delle vibrazioni permettono questo miracolo, qualcosa che nessuna reflex fin ora ha mai potuto dare. un saluto da un nikonlander che adesso torna a lavorare se no se lo mangiano vivo Valerio Brustia per Nikonland 2020
  19. Venerdì 16 Novembre 2018 Nikon presenta la sua seconda mirrorless full frame, la Z6 e nello stesso giorno Nikonland riceve in visione e prova un necessaire più che completo, grazie ai buoni uffici del distributore italiano, formato dal corpo macchina, dallo zoom (che definire di primo equipaggiamento appare fin da subito riduttivo) 24-70/4, dall'ambìto grandangolare leggero, il 35/1,8 e dallo strumento di coesione tra i corredi F ed i corpi Z, l'adattatore FTZ, tutti oggetti dei quali da mesi oltre a parlarne fin troppo, su Nikonland si scrive a profusione, per prova provata, pure sulla sezione del forum, felicemente rinominata all'uopo, Zetaland... Cosa ci fa definire NECESSARIA la Nikon Z6? Struttura, dimensioni e peso identici alla primogenita Z7. Ergonomia uguale. Estetica indistinguibile se non per il numerino in basso a destra, osservando il frontale... idem per i comandi e pulsanti, avanti come dietro, sulla torretta di sinistra e sulla plancia di scatto a destra da qualsiasi punto di vista la si guardi e la si studi, non appaiono differenze di sorta tra le due macchine con le quali Nikon inaugura il suo secondo Centenario. a sx sul fianco comode coperture flessibili proteggono le prese IN e OUT della fotocamera anche a destra, il nuovo sportello/poggiapollice ergonomico apre l'accesso all'unica scheda XQD (CFxpress compatibile) , di cui le attuali Nikon Z possono disporre per la registrazione dei files così come identico è il mirino elettronico OLED in dotazione, da 3690k punti ed uguali possibilità di regolazione. Necessario è tutto ciò che diventa spesso anche indispensabile, diverso dal superfluo ed anche dall'eccedente... ed ecco allora come la Nikon Z6 diventa "La Necessaria": eliminato il superfluo (specchio, mirabox, lentezza operativa, rumorosità etc), aggiunto l'indispensabile (mirino elettronico performante, AF ibrido a rilevazione di fase e di contrasto, sensori posizionati su tutto il fotogramma, ottimo rapporto S/R, stabilizzazione sul sensore, raffica fino a 12 ftg/s, video 4K) si accontenta di rinunciare alle "eccedenze" della sorella maggiore ossia, sopratutto, il sensore da 45,7Mpx, oltre ai 493 punti di messa a fuoco (facendosene bastare 273) e gli ISO 64 da cui parte invece la Z7. Come la sorella si regala funzioni difficilmente riscontrabili su altre mirrorless di riferimento (prima della nascita della linea Z): principalmente cosette come la ripresa con la variazione della messa a fuoco, brevemente ridefinita focus stacking e le riprese con intervallometro in time lapse , oltre ad una perfetta compatibilità con ottiche native e universali della generazione reflex attraverso l'adattatore FTZ roba da far ... leccare i gomiti a chi apprezzi o, come me, idolatri costruzioni ottiche del remoto passato Nikon, Nikkor, da far rivivere, stabilizzate e misurate al Matrix insieme alle gloriose sigle da Nippon Kogaku... famose quando certe etichette odierne ancora combattevano con le Katana nei boschi di tigli in fiore senza disdegnare abbinamenti estremi ma ... necessari, perlomeno fino a quando il listino ottiche della roadmap non sarà stato completato. Necessario non è quindi sinonimo di inferiore, ma connota un prodotto in funzione degli scopi per i quali venga preferito ad altri: è una scelta molto più complessa di quelle riduttive da ...rapporto qualità/prezzo (che detesto, in quanto eminentemente soggettivo) o da ricerca del TOP del listino. Necessaria è la Nikon Z6 proprio in ragione di alcuni parametri per i quali possa essere scelta al posto della sorella più costosa (molto...) rinunciando ai pochi aspetti che da quella la differenziano: Il Sensore (foto di Pat Nadolsky) 24,5 MPx, genera files da 6048x4024 pixel, NEF da circa 30 Mb, (jpg Fine* attorno ai 12 MB), provvisto di filtro passabasso (al contrario che la Z7) Questo taglio di sensore è probabilmente quello attualmente più popolare tra tutti i marchi di mirrorless sia di formato pieno che in APS-C: significa che continua ad essere considerato un giusto compromesso tra le esigenze qualitative fotografiche in molti generi insieme al limitato ingombro dei file sui nostri vessati hard disk. Dai reporter di tutti i generi, ai viaggiatori e street photographer, alla mamma che voglia scattare in automatismo totale alla partita di calcio del figlio (o di volley, giusta la capacità eccellente agli alti ISO) nessuno si lamenterà, ma anzi si autocongratulerà per l'azzeccato acquisto. 273 punti AF sparsi sul 90% del fotogramma una grande innovazione per tutti i fotografi delle categorie prima menzionate, per la facilitazione rispetto all'esiguità sulle reflex di aggancio dell'AF sul soggetto del tutto decentrato nel fotogramma: ritengo sia una delle performance irrinunciabili, indispensabili, in una moderna fotocamera, anche a prescindere dal genere fotografato, per evitare l'esigenza di treppiede + live view con la quale, ma solo con le ultime reflex, si riusciva a ottenere un compromesso onorevole, rispetto la copertura solamente DX delle cellule AF sulle ammiraglie Nikon. Resa agli Alti ISO La latitudine di posa del sensore tra 100 e 51200 ISO abbinata ad un eccellente rapporto S/R, insieme alla capacità di lettura dell'AF in luce bassa già a partire da -4EV, consente di ottenere una eccellente compattezza anche delle zone omogenee sovra o sottoesposte dell'inquadratura: 12800 ISO25600 ISO (crop) Le prestazioni in luce disponibile di una Nikon Z6 sono oggi "necessarie" ad una pluralità di utilizzi e di tipologie di fotografia. Baionetta e tiraggio Z ...un grande passo in avanti per ogni nikonista unitamente alla presentazione delle ottiche Nikon S promesse nella roadmap pubblicata produrrà un livello qualitativo delle immagini irraggiungibile dalle ottiche F Stabilizzazione a 5 assi Indispensabile voce nel panorama mirrorless attuale, Nikon Z6 anche qui marca il territorio con prestazioni a mio vedere ottime (dopo aver testato negli anni precedenti il meglio della produzione della concorrenza) che se anche non rispettassero il parametro dei +5 stop promessi (rispetto il reciproco focale/indice ISO) diventano eccellenti nell'integrazione tra stabilizzazione del corpo macchina congiuntamente a quella (se presente) dell'obiettivo, nel mio caso, attraverso il tramite dell' adattatore FTZ ed anche con obiettivi universali ! 1/80" a 200mm a mano libera su di un 80-200/2.8 a f/16 dà già il senso della qualità di stabilizzazione ottenibile (crop) tanto quanto 1/25" ai 70mm del 24-70/4 (ed il suo crop) Non ho avuto molto tempo per sviluppare questo specifico tema, con cui mi sarebbe piaciuto testare vecchi obiettivi Nippon Kogaku, ma la sensazione di sicurezza ricevuta durante gli scatti è stata davvero eloquente e queste prove a tempi improponibili a mano libera su attrezzature differenti fanno ancora un pò più "necessaria" una Nikon Z6 35mm @ 1/10" Inoltre la Nikon Z6 diventa, a mio avviso, "Necessaria" perchè le caratteristiche che la differenziano dalla Z7 la collocano, per snellezza, su di un piano di migliore compatibilità tra il gruppo processore/sensore e le prestazioni dinamiche di velocità di scrittura su XQD, come ben testimoniato dai massive test di scatto in sequenza, cui l'ho sottoposta in abbinamento al Nikon 200-500/5,6E su FTZ, per ottenere innanzitutto la prestazione massima in termini di velocità (12 ftg/s in jpg Fine e sequenza H*) (qua sequenza di 2 secondi) durante il quale utilizzo l'immagine mostrata nel mirino elettronico non manifesta problemi di ritardo ed il buffer, grazie alla dimensione dei file decisamente inferiore agli analoghi della Z7, non manifesta flessioni di sorta anche scattando sequenze di durata ulteriore (per ottenere di più, tanto varrebbe realizzare filmati !) Direi che per i fotografi che si dedicano allo sport, la Nikon Z6 oggi sia la Z necessaria ! Ed uno shooting da ben più 4mila scatti in appena due ore, con la stessa batteria EN-EL15b (a proposito... lasciate stare gli standard CIPA degli annunci) ...non può che confermare la naturale destinazione di questa mirrorless a robusti utilizzi di questo genere, limitati unicamente da quello che per lunghi anni è stato il principale argomento di vendita di mirrorless MQT, APS-C ed anche FF: le dimensioni ridotte, che in questo ambito, quello dell'utilizzo intenso e continuato, non può che fare rimpiangere le dimensioni di una tradizionale reflex... nell'uso intensivo il palmo della mano, privo di appoggio, si indolenzisce e la mancanza di un battery grip aggiuntivo si fa certamente sentire con obiettivi ben più compatti del mio zoomone 200-500/5,6 Certamente mille aspetti a favore della compattezza li troveranno (e sono in tanti) tutti coloro che di una Nikon Z6 faranno la propria mirrorless da viaggio per vacanza, studio, o per ogni altro motivo nel quale compattezza e peso limitato costituiscano un vantaggio reale Un aspetto che ho accennato in anteprima rispetto a questo articolo, è stata la sensazione di non aver percepito la presenza evidente di rolling shutter (delle deformazioni indotte dal funzionamento a "pennello" dell'otturatore elettronico) nel migliaio abbondante di foto scattate durante un giro di golf, come mi è invece capitato di doversubire in altre occasioni con altre...mirrorless Ciò non potrebbe che essere un'impressione fallace, giusta l'assenza nelle Z dell'anelato global shutter, ma potrebbe essere in linea con la velocità ancora al di sotto delle aspettative che l'otturatore elettronico di queste Z consente al momento. (9 ftg/s per la Z7 e 12 ftg/s per questa Z6) Un'altra critica che mi sento di estendere alle Nikon Z attuali, dimensioni a parte, è la solita storia del bellissimo monitor da 3,2" e 2100punti, touch, contrastatissimo e zeppo di opportunità... tranne quella di essere imperniato a pantografo, invece che a perno basculante, limitandone l'escursione alla posizione a 90° nella quale bisogna inoltre fare attenzione al sensore di prossimità del mirino (se non lo disattiviamo) che tende ad oscurare il monitor alla minima interferenza, di un dito, della cinghia, del pensiero solamente di...poter interferire 😃 Spettacolari invece sono la posizione, la fattura e la resistenza opposta dai migliori joystick e selettore multipoint che mi sia mai stato dato di utilizzare su di una mirrorless: comandi necessari alla gestione dei suoi molteplici menù, Nikon styled: assolutamente familiari ! Tasti funzione come quello i, con due linee di opzioni programmabili e istantaneamente richiamabili, o come i due tasti intorno alla baionetta FN1 e 2, oltre alle tre posizioni di memoria impostazioni sulla rotella della torretta di sinistra (U1,U2 e U3) Grande sforzo da parte di Nikon nell'implementazione in entrambe queste Z di capacità di valutazione della luce, della temperatura colore (in alto un esempio dei tre diversi preset del WB Auto...), della semplificazione delle modalità di AF nel pilotarne i sensori: si comprende come si sia solo all'inizio di un progetto molto ambizioso. Concludendo: gli aspetti a svantaggio di una Nikon Z6 sono davvero esigui e non sono molto differenti da quelli evidenziati nel test della Z7, investono ambiti progettuali che nelle prossime versioni saranno probabilmente superati con facilità, come nel caso del riconoscimento dell'occhio (fallace nel più delle volte) o dell'assenza di contatti elettrici per un grip verticale che aumenti la sensazione di usability delle due Nikon Z. Alcuni aspetti differenziali dalla Z7 ne fanno invece a mio avviso una scelta potenzialmente più interessante della capostipite sorella: macchina generalista: necessaria nelle mani di utenti Nikon vecchi e nuovi . Mi pare sia il realistico ponte di transito da reflex a mirrorless attitudine alla scrittura di elevati volumi di scatto (entro i limiti di sistema, chiaramente indicati) meno soggetta della sorella, dal sensore elefantiaco, a imbarazzanti lag, a parità di processore vogliamo dire anche del prezzo, sicuramente più invitante, specie dopo i primi mesi di febbre da Z6 ? In entrambi i casi delle Nikon Z apprezzo tantissimo lo slogan che è stato coniato alla presentazione, quello di "mirrorless reinvented": ne hanno titolo ! Max Aquila photo (C) per NikonZetaland 2018
  20. Lo ammetto, sto invidiando moltissimi i fotografi che usano Sony e Leica L in questo momento. Perchè ? Perchè possono utilizzare a pieno titolo questo meraviglioso gioiello Sigma. Abbiamo definito i primi Art come un vero passo avanti nella storia recente delle ottiche in 35mm. L'arrivo degli ultimi obiettivi da reflex - 40/1.4, 105/1.4, 28/1.4 - praticamente una sorta di Art V. 2.0 Questi nuovi Art per mirrorless - questo 35/1.2, il 14-24/2.8 e il nuovissimo 24-70/2.8 - una sorta di Art V. 3.0 Un revamping completo consentito dal tiraggio ridotto e dalla libertà progettuale indotta. Questo obiettivo è già splendido visto così in forma statica. Ma si accende letteralmente quando lo usate. nessuna novità : confezione tradizionale bianca, paraluce a petali con blocco di sicurezza, tappo da 82mm, garanzia Mtrading per l'Italia che consente 3 anni se registrata sul loro sito. montato sulla mia Z6 di profilo si vede già quanto sia gross e vicino al (non piccolissimo) Nikon 50/1.8 S si vede in tutte le sue proporzioni. Non che sia gigantesco, di fatto è grande quanto un Nikon 24-70/2.8 S che è si grosso ma non insopportabilmente enorme. Il fatto è che queste mirrorless sono piccoline e più adatte ad obietttivi compatti. Mentre questo è un superultraluminoso f/1.2. Come si potrebbe mai immaginare che sia più piccolo. Vi risparmio le solite questioni tecniche, schema ottico, dimensioni, pesi, composizione dei vetri. Sono tutte cose che trovate ovunque. L'obiettivo non è recentissimo ed è già ben documentato. Qui volevamo dimostrarlo all'opera con le Nikon ... per il tramite del furbo adattatore Techart TZE-01 con cui si è dimostrato a proprio agio in tutte le situazioni di ripresa statiche. In quelle dinamiche non ho avuto un buon feeling ma sinceramente non so se a causa della macchina, dell'ottica o dell'adattatore. Diciamo che questa soluzione per il momento è più indicata a fotografia contemplativa piuttosto che d'azione. Ma le prestazioni dell'autofocus - in termini di velocità - non hanno mai influenzato le qualità ottiche. Questo obiettivo è sostanzialmente superlativo. E non dovrei aggiungere molto altro. il tradizionale controllo delle aberrazioni cromatiche longitudinali. Ben corrette senza intervento software (vedete la leggera colorazione in verde attorno alle linee sopra lo zero e in magenta in quelle sotto allo zero). Stiamo pur sempre parlando di un grandangolare ed aperto ad f/1.2. Il risultato mi pare eccezionale. come confermato da questo righello, ripreso ancora ad f/1.2 La distorsione è inesistente, non ne parliamo nemmeno. Altro discorso la vignettatura che con un superluminoso così deve essere accettata come elemento creativo : é molto presente alle aperture maggiori per poi ridursi e scomparire da f/2.8 in su. Appunto, dicevo, possibilità creative che con un obiettivo così sono eccezionali. sfruttando l'elevatissima e superlativa nitidezza centrale per modulare la resa dell'immagine con uno sfuocato realmente da mezzo-teleobiettivo. fuori fuoco intenzionale la resa dei punti luminosi è tipica di questi obiettivi. Circolare verso il centro, ad osso di seppia verso i bordi (questi sono i led dei miei Crown Audio). Ma certamente non ci fermeremo qui perchè se pure un manico di badile viene bene con questo sfuocato dolcissimo, è nel ritratto ambientato che questo obiettivo da il meglio di se, consentendo anche di avvicinarsi notevolmente al soggetto senza il timore di avere fenomeni inappropriati. come testimonia in questi scatti la bella Silvia. Conclusioni : Obiettivo sostanzialmente superlativo e privo di difetti. Ogni cosa viene bene ed è veramente una gioia lasciarsi ispirare da questo oggetto. Anche le dimensioni e il peso non lo rendono inaccessibile, rispetto a realizzazioni di questo livello. Se vogliamo, il Sigma 40mm f/1.4, altro oggetto eccezionale, è ben più impegnativo anche su una reflex di taglio professionale. A questo ci si abitua, così come ci si abitua ad un 24-70/2.8. Se vogliamo trovare proprio un difetto, che non è il prezzo, più che adeguato se pensiamo a quanto costano uno dei nuovi f/1.2 di Canon è nella realtà un difetto relativo. NON ESISTE PER NIKON E QUINDI NOI PER POTERLO UTILIZZARE LO DOBBIAMO ADATTARE. E no, Yamaki San, così non va. La aspettiamo al varco del CP+ di Yokohama del prossimo febbraio per sentirle dire che nella roadmap 2020 è previsto ANCHE per Nikon. Altre foto a corredo di questo test, brevissimo : E i sentiti ringraziamenti ad Mtrading che ce lo ha concesso in visione.
  21. Inizio questo articolo ringraziando Umberto (Bimatic tra i Nikonlander): questo test esiste grazie alla sua generosità nel prestarmi la lente. Non ci eravamo mai visti prima: un altruismo ed una fiducia nel prossimo che solo i migliori tra gli onesti hanno. Grazie Umberto! Di questo obiettivo, e dei test che sono stati scritti dalla sua uscita sul mercato, si è parlato e discusso tantissimo. I motivi sono diversi, i principali li sintetizzerei così: E' il primo zoom ultrawide su montatura Z e Nikon, nella insistente campagna pubblicitaria, ha più volte sottolineato che il bocchettone Z avrebbe abilitato prestazioni mai viste, soprattutto sui grandangolari Il prezzo non è propriamente economico Le recensioni che sono via via apparse sul web sono discordanti, come se, al minimo, ci fosse una certa difformità prestazionale tra diversi esemplari E’ il primo zoom 14-xx che accetta normali filtri a vite (seppure da 82mm, e quindi notevolmente costosi se di buona qualità) e conserva peso ed ingombro molto contenuti. Personalmente lo attendevo con trepidazione, perché desidero da tempo un sostituto al 16-35/4, che uso da anni invece del 14-24/2.8 proprio per le caratteristiche fisiche – peso, ingombro, resistenza ai riflessi e compatibilità con filtri a vite, ma senza esserne realmente contento da quando i sensori hanno superato i 12mpix. E per questo lo scorso anno gli ho affiancato un 24 1.8, da usare a diaframmi aperti. Questo il 14-30 in posizione "di lavoro". Relativamente alle caratteristiche fisiche, la prima cosa che si nota è che per fotografare occorre estendere il barilotto, impostazione in ambito Z introdotta sul mercato dal 24-70/4S. Dico subito che non mi piace per nulla: vedo questo allungamento come una intrinseca debolezza strutturale. Ma effettivamente, richiuso, è più piccolo del 16-35/4 ed è anche 200gr più leggero (540gr vs 740gr), oltre al fatto che il 16-35 dovrebbe poi montare l'FTZ, con ulteriore peso, ingombro e.... scocciatura. Ma la differenza tende a sfumare quanto più il fotografo di natura si muova con lo zaino pieno di materiale vario, ma che sicuramente farà la gioia di chi, fotografo da turismo, veda nelle Z la possibilità di alleggerire la borsa. Personalmente ho posizione neutra, giudico l’attrezzatura fotografica per le prestazioni e sicuramente non per un paio d’etti di differenza sulla bilancia, ma la direzione di Nikon verso leggerezza e compattezza viene comoda anche a me quando faccio i bagagli per volare. Ed il 14-30 si monta sulle Z senza adattatori, altro grande plus. Poiché il mio target d’uso di lenti come questa è prevalentemente il paesaggio, per provarlo l’ho portato sia al Parco del Ticino – sarebbe bello avere vicino casa Jokulsarlon ma io abito a Corbetta e non in Islanda – ed al Parco dell’Avic. Non tanti giorni, ma parecchie foto anche se non migliaia di migliaia come gli appassionati dello Spray and Pray usano fare. Ma si sa, le fotografie nascono nella testa del fotografo e per farle occorre innanzi tutto pensarle, poi cercarle ed infine farle…. nel mio caso camminando anche un po’. Preciso che: Coerentemente con il target d'un oggetto della mia prova, la maggior parte delle immagini è a diaframmi mediamente chiusi, necessari per avere la profondità di campo od il tempo di scatto adeguati alle immagini che volevo fare, per cui non ho provato la coerenza di comportamento attraverso i diversi diaframmi disponibili. Non ho fatto test sulla vignettatura, che pare notevole, perché ci sono diversi siti che la misurano "scientificamente" in Ev, cosa che va oltre la mia voglia di impegnarmi. Ed ora un po' di immagini, corredate dalla didascalia che riepiloga i dati di scatto e le mie evidenze, il motivo cioè per cui ho scelto ogni specifica immagine tra le centinaia fatte ad illustrare un concetto. Z6, 14-30@14mm 1/30 f13 ISO 200 - Pur se "chiuso" a f13, tutti i bordi dell'immagine sono meno nitidi del centro. In particolare il tronco, che è parte determinante della composizione, risulta compromesso. Lo stabilizzatore interno della Z6 e l'anteprima nel mirino elettronico dell'esposizione ha reso semplicissima questa foto a mano libera. Z6 14-30@23mm 1/200 f8 ISO 100 - Lo sfocato degli alberi è estremamente "nervoso". Lo schermo orientabile della Z6 è straordinario per riprendere "da terra".... senza sdraiasi a terra. Z6 14-30@16mm 1/20 f11 ISO 100 Da circa un metro e mezzo di distanza e senza andare alle focali più estreme e diaframmando, i bordi migliorano molto. Z6 14-30@30mm 1/200 f7.1 ISO 800 - Spesso in natura i grandangoli servono ad ambientare i soggetti. Ma a questo diaframma intermedio lo sfocato è terribile! La possibilità di stare fermi, componendo nello schermo orientabile ed avvicinando la macchina semplicemente distendendo le braccia mi ha consentito di non spaventare questa farfalla. Gli automatismi AF nel punto selezionato consentono molto facilmente la perfetta messa a fuoco. Z6 14-30@20mm 1/125 f5.0 ISO 100 - La focale è funzionale sia a "staccare i piani" sia a riprendere l'ambiente montano nel quale questo splendido bonsai naturale, che conosco e passo periodicamente a trovare da oltre 20 anni, vive. Il diaframma abbastanza aperto è scelto per concentrare la nitidezza e quindi l'attenzione sul soggetto. Z6 14-30@25mm xxx f11 ISO 100 - Immagine senza difetti, nitidezza uniforme e su livelli veramente notevoli. "Lunga esposizione" ottenuta incollando 10 fotogrammi ad 1/20 in photoshop (da qui il tempo xxx). Z6 14-30@14mm 1/10 f16 ISO 50 - composizione scelta con cura per "disinnescare" i problemi. E' questa la tecnica con la quale ho convissuto per anni e anni con il 16-35: fotografi a 16mm? componi "di conseguenza"! Pare essere necessario un ragionamento del genere anche con questo 14-30, tra 14 e 20mm Z6 14-30@14mm 1/100 f8 ISO 100 Z6 14-30 xxx f16 ISO 50 - lunga esposizione ottenuta incollando 10 fotogrammi ad 1/30 in Photoshop. Z6 14-30@21mm xxx f16 ISO 50 - lunga esposizione ottenuta incollando 10 fotogrammi a 1/13 in Photoshop. Z6 14-30@19.5mm 1/50 f8 ISO 100 - i 20mm paiono molto nitidi attraverso tutto il fotogramma, anche a f8. Z6 14-30@20mm 1/200 f8 ISO 100 - sembra di si.... in ogni caso 20mm vanno bene a F8... Z6 14-30@27mm 1/50 f8 ISO 100 .... anche 27mm vanno sempre bene. Sono tutte “sviluppate” con LR, il software che uso di più. In tutti i casi i risultati che ho ottenuto sono molto buoni escluso per quanto concerne l'uniformità di nitidezza alle focali più corte. Per chiarire questo punto, approfondendo quanto già avevo avuto modo di vedere, ho dovuto fare anche qualche foto non propriamente di natura. Ma andiamo con ordine. I grandangoli estremi - diciamo quelli oltre i 20mm - nella fotografia di paesaggio hanno come principale ragione d’essere non tanto la possibilità di riuscire a prendere con un solo scatto uno sconfinato angolo di campo quanto la capacità di giocare con la resa del primo piano, esagerandone dimensioni e dettaglio rispetto allo sfondo ed ai piani intermedi. L’effetto ricercato è questo: Z6 14-30@14 0.5' f16 ISO 100 O meglio, mi perdonerete ma come detto pianura padana e stagione non aiutano, questo: (tutte con 16-35 su D810: sulla carta un'ottica molto peggiore di questo 14-30 e pure montata su un corpo con più risoluzione e quindi capace di metterne maggiormente a nudo i limiti). Ma per farlo con successo occorre che l’obbiettivo abbia grande omogeneità di resa centro-bordi. E’ qui che, nei vecchi F, il 16-35/4 è più alle corde ed il 14-24/2.8 più a suo agio. Purtroppo, nonostante le promesse da brochure pubblicitaria di “livelli di prestazioni ottiche mai raggiunti prima” grazie al grande diametro dello Z-Mount e l’appartenenza al novero dei Superior, il 14-30 alla sua focale più corta, per me, fallisce la prova. Crop 100%, conversione in Lightroom E non solo in tema di uniformità centro-bordi ma anche in relazione alla distorsione, che come vedremo tra poco sono due problemi indissolubilmente legati. Perché? Perché il 14-30/4 ha una distorsione elevatissima (credo senza precedenti nelle realizzazioni di nikon degi ultimi 10 anni di questa fascia di prezzo) che viene corretta automaticamente da Lightroom e CameraRaw, che Nikon sa benissimo essere i software più usati. Questa la distorsione non corretta a 14mm (conversione in DxO Photo Lab 2). E' oscena! Ed è per questo, secondo me, che la correzione in LR è obbligatoria e non disattivabile. Immaginate un campanile o un grattacielo come verrebbero sul file senza la correzione? Ma non ci sono pasti gratis: correggere questa imponente distorsione implica letteralmente “spostare e stirare” una marea di pixel. E senza quella correzione, i bordi sarebbero molto meglio, come i crop di seguito dimostrano (tutti a pixel reali). E dimostrano anche, non corretta, la presenza di una ben visibile vignettatura anche a diaframmi così chiusi (f16). LR DxO PhotoLab 2 Preciso che non è un fatto di diversi parametri di regolazione perché i due file sono regolati in modo identico (e senza lavorarci molto sopra, DxO è un software molto semplice da usare, solo che consente di scegliere SE applicare o meno le correzioni). Di seguito due crop presi al centro, dite voi quale SW di sviluppo ho usato.... Se non trovate la differenza.... beh, è perché non c'è. E non è un ottica decentrata, di seguito i crop dell'angolo a sx.... che ripropone lo stesso difetto. Si parla di fotografia computazionale per giustificare questa scelta di nikon – realizzare un 14-30 che distorce in modo atroce correggendolo via SW – ma per me è solo il modo per nascondere gli effetti negativi di una scorciatoia progettuale. Ben diverso sarebbe stato se il profilo avesse recuperato, grazie all’intelligenza artificiale che, ad esempio, Topaz inizia ad applicare ai suoi software, la distorsione SENZA spiattellare i bordi, lavorando in modo più sofisticato i pixel. Ma così non è, e per ovvi motivi: quella tecnologia non l'abbiamo ancora. E quindi, qui, la fotografia computazionale non c'entra nulla, oggi resta un’idea non implementata, su LR, per il 14-30 e per le Z. Tra l’altro i profili che correggono distorsione, vignettatura e aberrazioni cromatiche su LR li abbiamo da anni, per tutte le ottiche F, richiamabili con un click o per i pigri associabili direttamente al profilo di importazione. Un click una volta sul profilo di importazione e poi, per sempre, tutte le ottiche risultano "corrette" allo stesso modo in cui ora è "corretto" questo 14-30. Se trattassimo sul serio di fotografia computazionale, io, ad esempio, parlerei di implementare nella Z l’effetto equivalente al filtro ND, che nelle foto sopra ho simulato in Photoshop, per non dotarmi per il test di un costoso filtro da 82mm e per dimostrare che la "filtrabilità" delle ottiche oggi sta perdendo senso, e lo perderebbe di più proprio grazie alla fotografia computazionale. Sarebbe facilissimo: Esposizioni ripetute, fatte con l’otturatore elettronico in raffica veloce e montate su un singolo raw direttamente in macchina. Oppure l’effetto equivalente al filtro GND….. altrettanto semplice, un pochino di SW e 2 fotogrammi in rapida ed automatica sequenza con lo scatto elettronico ed un filtro digradante come quello di ligthroom (vero, non sarebbe sempre perfetto come con il filtro se ci sono oggetti in movimento, ma intanto spesso basterebbe). Lo so, resterebbe, per ora, il problema del polarizzatore..... Alcuni chiederanno: e come mai i test IMATEST che vediamo dicono che ai bordi quest'ottica a 14mm va bene? facile: quei test, come gli MTF, non sono fatti sui file raddrizzati da LR! Perché, lo ripeto, il problema di quest'ottica non è la nitidezza ai bordi ma è la distorsione. E' correggere la distorsione che rovina i bordi. E' per questo, ed i test dei due 24-70 per Z lo dimostrano, che Nikon ha dato un diverso taglio alla linea evidentemente amatoriale (l'f4, più bisognoso di correzione automatica per nascondere i difetti e con profilo più "aggressivo" nel rimuoverli) rispetto a quella professionale (l'f2.8, contemporaneamente meno bisognoso di correzioni, che sono anche meno automaticamente corrette dal profilo), evidentemente valutando, questa la mia deduzione, che è al fotografo meno capace di scegliere come trattare le sue immagini che sono rivolti questi f4. Abbiamo quindi gli Z SUPERIOR e gli Z superior. I "veri" SUPERIOR e quelli "finti", che escono per primi sul mercato in modo che uno li compri entrambi. Un mucchio di parole, lo so. Ma questo articolo prova sia a raccontare i risultati del mio test del 14-30 sia a spiegare la mia posizione circa il giudicare un'ottica senza separare i suoi meriti da quelli del SW. Cosa tanto più indispensabile in casi come questo dove il SW corregge un problema introducendone un'altro. Tornando alla lente, la domanda è: Lo consigli? La risposta è: “Dipende”! Dipende dal fotografo, da cosa fotografa e da perché fotografa. Sinceramente non riesco a dare un giudizio univoco: più uno è "disimpegnato" e più gli piacerà; Più uno è "impegnato" e più troverà i limiti sopraesposti fastidiosi e dovrà inventarsi il modo per girarci intorno in attesa, se potrà e vorrà permetterselo, di comprare il 14-24. E' noto sia che a breve sarà nei negozi sia che quello sarà il vero SUPERIOR. Chiudo con il consueto riepilogo dei MIEI PERSONALI pro e contro, che ricordo essere collegati a questa specifica modalità d'uso (paesaggio e natura). PRO: Grande escursione focale, con l'intervallo da 20 a 30 molto buono Leggero e piccolo Nativo Z, niente adattatori tra i piedi Filtrabile, ma solo con filtri molto sottili e di buona qualità quindi costosi (ed è proprietà indispensabile per il solo polarizzatore, soprattuto se gli ingegneri Nikon realizzeranno una implementazione corretta delle esposizioni multiple; fino ad allora si può fare con buona comodità in Photoshop) CONTRO: Distorsione eccessiva, specie nelle focali più wide che sono uno dei più decantati plus. Eliminabile via software ma solo sacrificando la nitidezza ai bordi, e senza certezza che tutti i sw facciano lo stesso tipo di lavoro (ad esempio su DxO Photo Lab il profilo ancora non esiste, mentre quello del 24-70, del 50 e del 35 si, quindi presumibilmente arriverà breve; di CaptureOne non so dire). Costruzione mediocre, il barilotto "telescopico" sembra estremamente fragile Molto costoso Nell'attuale combinazione di firmware perde il fuoco ad ogni spegnimento della macchina Sfocato terribile Massimo Vignoli per Nikonland 20/06/2019 (mio compleanno, oggi sono 51!).
  22. Il fotografo digitale ha lasciato le problematiche di archiviazione di negativi, pellicole e diapositive per occuparsi invece di competenze prima eminentemente informatiche come spazio di archiviazione e copia di file. Banalmente è un argomento che viene quasi sempre messo in secondo piano dal fotografo comune, sempre più sensibile ad occuparsi della scelta di fotocamere ed obiettivi che di hard-disk, tipi di connessione, copie di sicurezza, copie ridondanti, spazio di lavoro e spazio di archiviazione. Nikonland ha sempre cercato di sensibilizzare i suoi lettori su queste problematiche con una certa periodicità e cogliamo l'occasione della prova dell'apparecchio in esame per farlo ancora. Abbiate cura delle vostre immagini digitali. Non sperate che i vostri hard-disk siano eterni. Non sperate che non vi capiti mai niente perchè prima o poi capiterà. Un guasto ad un hard-disk é quasi sempre recuperabile ma comporta spese, rischio di perdita di dati, tempi morti. Risparmiare su questo fronte non è mai una scelta saggia. Spesso si finisce per capire quanto sia importate la protezione delle proprie immagini solo quando capita un guasto. E' il momento peggiore. Sul mercato esistono tante soluzioni pronte, sia per lo spazio di lavoro (i dischi in cui immagazzinare le immagini da lavorare, oltre che da conservare) che di copia (i dischi, generalmente esterni su cui si fanno le copie di sicurezza) di vario livello, prezzo e capienza. G-Technology - oggi la divisione che propone apparecchi premium di Western Digital - nasce per offrire apparecchi di fascia alta che si differenziano per robustezza ed affidabilità dalle proposte mass-market. L'ambito di sbocco tipico è quello professionale - specie per sistemi Apple ma anche per pc Windows - ma ciò non rende i suoi prodotti inaccessibili anche al normale utente amatoriale. Negli ultimi mesi abbiamo già provato due soluzioni personali esterne, in questa occasione siamo andati su un sistema RAID che rappresenta l'offerta di fascia media di G-Technology. Esistono infatti sistemi multidisco a 8 e più dischi interni. Che cos'è ? Si tratta di una unità a due dischi interni configurabili in RAID automatico. Ne esistono di vari tagli, da 8 a 28 terabyte (qui la pagina prodotto sul sito americano) tutte organizzate allo stesso modo - cambia solo il modello dei due dischi fissi interni, uguali tra loro - ma le prestazioni e le peculiarità sono le medesime. Io ho avuto in prova per circa due mesi la versione da 12 TB con due dischi interni HGST da 6TB l'uno per un totale di 12 TB. Sono comunemente disponibili presso la grande distribuzione e i venditori online di materiale elettronico. La confezione è quella tipica di G_Technology in azzurro. Come è fatto ? Il classico contenitore in alluminio argentato e spazzolato. Rispetto alla versione a disco singolo già provata (qui il test) ma naturalmente di altezza doppia. In dotazione c'è l'alimentatore separato e il cavetto USB con connettore di tipo C. l'estetica come vedete è del tutto simile a quella dell'unità singola. Sul frontalino forellato per favorire la ventilazione fa bella mostra di se il marchio della connessione Thunderbolt, giunta alle specifiche 3.0, diffusa in ambito Apple ma piuttosto inusuale in campo pc-Windows. il frontalino si apre premendo con un dito e si ribalta del tutto, scoprendo i due cassetini esterni che a loro volta sono coperti da un ulteriore sportellino singolo. Premendo il pulsante con la G si prare il cassettino che contiene i due dischi fissi che possono essere rapidamente estratti e senza alcun bisogno di attrezzi, nella malaugurata ipotesi che in caso di guasto vadano sostituiti i dschi contenuti in questa unita sono degli HGST Desktar da 6 TB, dischi tra i più affidabili del mercato, usati diffusamente in ambito cloud ed enterprise. il cassettino è in plastica e appare piuttosto ben realizzato. L'apertura e la chiusura sono operazioni molto semplici ed agevoli ma comunque non saranno manovre da effettuare comunemente. L'unità arriva comunque già pronta all'uso e l'utente non deve fare alcunchè. al posteriore sono presenti tutte le interfaccie (due THunderbolt 3, una HDMI, una USB 3.1 Gen. 2) la presa di alimentazione, l'interruttore di accensione e spegnimento, la ventolina di raffreddamento. Essendo una unità portatile, è anche presente l'aggancio ad un sistema anti-taccheggio. anche qui, il laterale è caratterizzato dalla G, marchio di fabbrica. Il design della parte superiore molto pulito. Tutti gli angoli sono smussati e non presentano asperità. Al tatto la superficie è piacevolemente rugosa. persino elegante, pur considerando che si tratta comunque di una unità disco fisso. RAID 0 La peculiarità del sistema è quella di funzionare in RAID. Raid è un acrononimo che sta per Gruppo di Dischi Indipendenti in Ridondanza. Un modo complicato per dire che ci sono più unità dischi che lavorano in cooperazione. Questa unità è in grado di implementare due tipi di RAID, i più comuni, quello base con cui arriva già configurato, che concatena semplicemente i due dischi, mettendone a disposizione lo spazio sommato. in pratica i due dischi da 6TB vengono utilizzati insieme in modo da sfruttarne le capacità cumulate. I file vengono distribuiti secondo la disponibilità di spazio. Raddoppia lo spazio ed aumentano anche le prestazioni in scrittura e in lettura perchè l'accesso avviene contemporaneamente ai due dischi, usando i due motori di movimento. Questa soluzione non è la più raccomandabile e sinceramente non è lo scopo per cui comprerei un sistema RAID. Se uno ha bisogno di 12 TB è meglio che si compri un disco singolo da 12TB e usi quello così come è. Avere due dischi serve ai fini della sicurezza. Comunque l'ho testato anche in RAID 0, provandolo sul mio pc Windows abbastanza stagionato con la ragionevole certezza che rappresenti una configurazione abbastanza media. Io dispongo solo di porte USB 3.0 che sono meno veloci di quelle 3.1 Gen 2 con cui questo G-Raid è compatibile. In Thunderbolt il sistema sarebbe ancora più veloce. Cionondimeno ho riscontrato prestazioni molto elevate sia per l'archiviazione che, soprattutto per la lavorazione dei file. Il test sintetico di compressione video simula la codifica di video HD in tempo reale con una prestazione che supera i 300 megabyte al secondo. Superiore ai miei dischi HGST interni al computer ... valore che è confermato anche dal software che simula l'accesso concorrente al disco, con valori di tutto rispetto sia in lettura che in scrittura. ho provato anche a copiare intere cartelle di file multimediali per valutare un valore in scrittura medio in ambito reale RAID 1 Ma veniamo alla modalità per cui io ritengo giustificato l'acquisto di un apparato a due (o più) dischi fissi, quella di sicurezza. In RAID 1 il sistema spreca metà della capacità complessiva, quindi avremo solamente 6 TB di spazio disponibile effettivamente per i nostri dati. Ma automaticamente il sistema stesso si incaricherà di fare una copia di sicurezza di ogni file sull'altro disco che per noi non è più accessibile. L'operazione è trasparente per l'utente ed avviene in tempo reale e via hardware, cioè non è necessario avere un software sul computer che faccia la copia dei dati, questa verrà fatta automaticamente dal sistema mentre il file viene salvato su di esso. La procedura viene definita "a specchio" (mirroring) cioè il sistema fa la copia specchiata del primo disco sul secondo disco in tempo reale. Ovviamente ogni file copiato sul disco, verrà salvato due volte. Ogni file cancellato da disco, verrà cancellato anche nella copia di sicurezza. Queste operazioni consumano una parte delle risorse e quindi sul piano prestazionale avremo numeri inferiori al caso del RAID 0, come prontamente evidenziato da software di simulazione. niente di allarmante, come vedete, sono sempre valori ampiamente superiori alle necessità minime anche di chi lavora con file grossi ad alta risoluzione, sia foto che video. Come dicevo, il disco arriva configurato dalla fabbricato in RAID 0 ed è immediatamente utilizzabile. Pre trasformarlo in RAID 1 si impiega una utility software di G-Technology scaricabile dal loro sito. E' una applicazione intuitiva e veloce che rende il disco immediatamente visibile su Windows (per Apple ne è disponibile una analoga, anche più easy da impiegare). Operativamente. Ho simulato un uso reale per circa due mesi, utilizzando il G-RAID come disco di lavoro in parallelo ai miei interni. Io faccio il backup di tutti i miei file su un RAID in rete da 32TB che però è molto più lento sia in scrittura che in lettura e che non si presta a disco di lavoro. Questo si, perchè anche in RAID 1, dove le prestazioni decadono leggermente, nei casi reali ho sempre riscontrato una velocità sempre superiore ai 200 megabyte al secondo, un valore che è equivalente a quasi 4 NEF al secondo di una macchina da 45 megapixel tipo D850/Z7. nella pratica non ho riscontrato alcun inconveniente. - ad ogni riavvio il sistema é sempre stato visto al volo - ed è sempre rimasto stabilmente online - nessun surriscaldamento - nessun calo di prestazioni - affidabilità massima (ma si sa, un giudizio reale richiederebbe almeno un anno di utilizzo quotidiano) In estrema sintesi mi ha veramente molto ben impressionato e non esiterei ad aggiungerne uno della capienza adeguata alle mie necessità, sulla mia scrivania, al posto o in aggiunta a qualcuno dei dischi interni del mio computer. Una operazione che penso di rimandare perchè prevedo un upgrade del sistema entro fine 2019. La disponibilità di vari tagli lo rende molto flessibile, ognuno sceglierà il taglio che più gli si confà, in base ai propri volumi di dati (non solo foto, anche video e audio o di qualsiasi altra necessità di lavoro o di archiviazione). Credo che sia sprecato da usare per backup ma io raccomanderei, nonostante il RAID - da configuare obbligatoriamento come RAID 1 - di prevedere comunque una ulteriore copia di sicurezza su un altro disco "sciolto" più economico. A chi invece non difettano i mezzi, suggerirei l'acquisto di due unità G-RAID, da configurare ognuna in RAID 0, e di fare il backup periodico di uno sull'altro, magari settimanalmente, secondo i propri intervalli di lavoro. Il backup è sempre importante ed è necessario farlo con disciplina. Per il resto, anche tenendo a mente i prezzi - superiori a soluzioni di massa certamente meno affidabili e prestazionali - non ho trovato proprio alcuna controindicazione a questo G-RAID che raccomando caldamente ad ognuno. Ringraziamo MTrading Srl, distributore nazionale del marchio G-Technology per il prestito di questa unità per questo test.
  23. I naturalisti ortodossi storceranno il naso perchè si tratta di fotografie di uccelli liberi fatte da un capanno, Me ne dispiace ma io non ho altre opportunità, mentre ho creduto utile mostrare a chi possa essere interessato a questo genere di fotografia da praticare con le Nikon Z quali possano essere le potenzialità o gli svantaggi nell'uso pratico. Abitassi in Canada, nelle zone più selvagge e fossi più incline alle sofferenze e alle fatiche fisiche, offrirei prove differenti. Ma qui lo scopo non è far vedere se il fotografo valga ma quanto vale il materiale ! *** Grazie all'interessamento dell'amico Silvio Renesto e all'organizzazione di una associazione fotonaturalistica, ho potuto passare qualche ora in un capanno del vercellese, con la promessa concreta di poter fare qualche foto alle poiane. Attirate da qualche incentivo nutriente loro non si sono fatte attendere molto. Hanno anche offerto un breve spettacolo supplementare non programmato - una lotta mimata, quasi del tutto incruenta - per la gioia dei fotografi. Io sono abituato ad ingaggiare i miei soggetti, pagando il giusto compenso, e quindi per me è normale. Comprendo il fastidio di chi invece sia abituato ad andare all'avventura. Lo farei anche io, probabilmente, se fossi sul posto, avessi tutto il mio tempo a mia disposizione e non dovessi rispedire a Moncalieri la Nikon Z6 prestatami dal distributore italiano. Per tutti gli altri ecco le mie considerazioni al riguardo di questa "gita". Non troppo freddo, sui -3 °C, giornata secca e serena. Verso mezzo giorno la temperatura è salita addirittura a +17 °C, anomalia di questo inverno caratterizzato dal Fohn, il vento del nord che crea queste condizioni. Il capanno è comodissimo, organizzato per due. E' in legno, c'è un vetro ampio che permette di osservare la scena, attrezzata di svariati posatoio ben dimensionati per il genere di volatili che capita da queste parti. Noi vediamo bene, loro sanno che ci siamo ma non si sentono minacciati. Arrivano le poiane. 2, 3, 4 esemplari diversi. Si annunciano con il loro particolare richiamo. Dopo un sopralluogo, impongono le gerarchie e il territorio. I dominanti mangiano, gli altri attendono il turno sui rami degli alberi. Ho portato la Nikon D5, il 500/5.6E PF, il 300/4E PF, la Nikon Z6 e la Nikon Z7 con due Nikon FTZ. Una Lowepro Nova 200 AW è più che sufficiente. Dopo pochi scatti con la D5 capisco che è ... overkill. Come se la Guardia di Finanza fermasse le auto alla rotonda con un carro armato da battaglia. Potevo anche fare a meno di portarla. La ripongo e mi dedico alle Nikon Z. Il 500mm è addirittura troppo lungo e finisco per scattare per lo più con il 300/4. Che ha anche il vantaggio di darmi uno stop in più di luce. La posizione è buona ma purtroppo il sole invernale molto basso fatica a farsi strada e buona parte della scena è in ombra. Per avere tempi rapidi con questi diaframmi (ideale sarebbe stato un 400/2.8 ma avremmo perso tutta la portatilità dei sistemi. Invece questo è stato uno shooting treppiede-free ) si sale anche a sensibilità che avrei evitato. La Nikon Z6 non fatica ad andare anche a 7-8000 ISO ma si perde la buona parte del dettaglio del piumaggio. Ed è un peccato. La Z7 sfavilla quando gli uccelli posano al sole. Ma se la cava anche nelle altre situazioni. Raffica in H per entrambe, manuale 1/1000'', diaframma aperto. WB su Auto(preserva toni caldi), spot o semispot_preserva_alte_luci, Picture Control su Standard. ADL auto sulla Z6, niente sulla Z7. Ovviamente otturatore elettronico. Non mi passa nemmeno per l'idea di fare scatti in volo, sarebbe troppo complicato per la distanza e per le focali. Peraltro sappiamo che le due Z non eccellono per velocità AF in continuo. Quindi sarà una sessione di ritratto. Con la messa a fuoco con il puntino sull'occhio. In AF-C, naturalmente. Dopo 5 o 600 scatti, Silvio candidamente mi chiede, "ma perchè inquadri ma non scatti ?" Lo comprendo, se non sei abituato non ci badi. Ma gli uccelli sentono il click-clack di specchio e otturatore della sua D500 e qualche volta si allontanano. Io invece scatto in continuo senza fare alcun rumore. Parlo anche naturalmente a voce bassa. E' la situazione ideale per me. Metto a fuoco dove voglio anche a bordo frame Nessuno mi sente Le macchine mi seguono docilmente Nessun problema di autonomia, temperatura, inceppamenti. La proporzione delle foto scattate è a vantaggio della Z6 perchè fa più scatti al secondo e perchè più spesso uso lei quando scatto agli uccelli in ombra. Ma nessuna delle foto della Z7 è disprezzabile. Almeno secondo il mio giudizio. Tanto che ve le mostro senza indicazioni (ma se volete sapere con che macchina sono state scattate, vi basta passare il cursore del mouse sopra le foto e leggere il nome del file ...), vi avviso che ce n'è qualcuna fatta con la D5, per mostrare che le foto sono tutte omogenee qualitativamente, perfettamente "sovrapponibili". sequenza "mimata" con passaggio da dominante e sottomesso dei due esemplari che è durata svariati minuti, apparentemente senza danni (niente piume e niente graffi) ghiandaie e gazze tra i rapaci. I piccoli passeriformi si sono tenuti alla larga, tranne un simpatico pettirosso, troppo piccolo anche per il 500mm ombra e luce, lame di sole nell'ombra. Facile da dominare giudicando l'esposizione ad occhio nel mirino elettronico e regolando esposizione e sottoesposizione fidandosi dell'istogramma in tempo reale sovrimpresso a mirino mi sento un'aquila Conclusioni Bella esperienza e materiale pienamente promosso in queste circostanze. Benchè io sia (molto) critico nei confronti delle Nikon Z in termini di velocità di autofocus in continuo quando i soggetti si muovono velocemente, in questa situazione siamo praticamente come a teatro o in studio con le modelle. Il risultato viene facilmente. Si fanno tanto foto "perfette" con l'occhietto nitido, centrato perfettamente ovunque esso sia nel frame, grazie alla possibilità di portare il joistick dove si vuole molto rapidamente. In scatto silenzioso (otturatore elettronico), per il ridotto movimento, non c'è alcun fenomeno di rolling shutter e nessuno ti sente, nemmeno se fai raffiche infinite. Passare da foto a video è un attimo. E i video vengono anche meglio delle foto. Le prestazioni sono eccellenti, con entrambe le macchine, sia nel dettaglio che nella dinamica che nei colori. Con ampia possibilità di sviluppo e post-elaborazione. Il corredo, specie con i tele Nikon PF, è compatto e leggero. Il treppiedi non é affatto indispensabile (per tempi lenti mi sa che non avrei avuto tutta quella nitidezza per il movimento dei soggetti, non per la necessità di stabilizzare le ottiche). Unico appunto, al freddo, con i guanti di lana (non indumenti specializzati per il genere wildlife, quelli comuni per l'inverno) i comandi non sono agevolissimi da trovare e per molte regolazioni si devono liberare le dita. Nel complesso un gran divertimento e belle foto, a mio giudizio. Sistema Z approvato anche nel ritratto naturale
  24. Astenersi quelli che scelgono in base al cartellino del prezzo. Andrà bene per un paio di scarpe o per una busta di prosciutto cotto dell'Esselunga. Non so voi ma io , anche le scarpe, le voglio provare prima per vedere se non mi fanno male ai piedi e qui parliamo di mirrorless full-frame e anche la più economica, costa ben più di uno stipendio medio ... Non c'è proprio bisogno che ve lo dica io, avete già ben presente quanto debba essere ponderato l'acquisto di una delle due. Se dipendesse solo dalla "variabile" £££££££££€€€€€€€$$$$, non ci sarebbe null'altro da aggiungere. Tutti compreremmo la Z6. Ma io ho comperato la Z7 senza nemmeno provare la Z6. E dopo che ho provato la Z6 ho confermato la mia scelta. Perchè la Nikon Z6 fa schifo ? Giammai sia. E' una fantastica macchina e per diversi aspetti, meglio della Z7. Solo che le mie esigenze specifiche vengono soddisfatte in questo momento dalla Z7 e non dalla Z6. Semplice. Nonostante il (forte) differenziale di prezzo. E' quanto andiamo scrivendo su Nikonland dal 2006. Non si compra quello che costa meno a prescindere dalle sue peculiarità, si valuta di acquistare quello che serve. E se ci sono i fondi si compra necessariamente quello e non una cosa che gli somiglia. Le due Nikon Z si somigliano moltissimo. Anzi, sono sostanzialmente gemelle ! Ma differiscono abbastanza da indirizzarsi a fotografi e a ... nikonisti differenti. Vediamo insieme come orientare la scelta ! I due corpi macchina sono identici. Ad identificarle c'è solo il numerino nella targhetta Z. Corpo, comandi, mirino, batteria, alloggiamento memoria, memoria, collegamenti, esposimetro, logica, menù, modalità autofocus, tasti funzione. E' tutto uguale. Cambia solo il sensore e il numero di punti di messa a fuoco. E la scala di sensibilità lineare. Stop. Me ne sono sincerato usandole insieme per il periodo in cui ho avuto a casa una Z6 inviatami gentilmente dal distributore ufficiale italiano, per distinguerle e non dover guardare la targhetta ho tenuto la basetta in legno aftermarket sulla mia Z7 ma sinceramente nell'uso non mi sono mai accorto di nulla, almeno non nella fotografia reale cui mi sono dedicato. In studio, in esterni, in chiesa durante un concerto barocco, in riva al lago. Solo cercando di beccare al volo i gabbiani con il 500/5.6E PF via Nikon FTZ ho potuto apprezzare una differenza effettiva tra le due. E poi a casa, in sviluppo. Ma non nell'uso pratico sul campo. Z6 e Z7 con i due bei fissi Nikkor Z 35 e 50/1.8 linea S ripresi3dalla Nikon D850 Sottolineo ancora i punti focali di queste mirrorless full frame Nikon rispetto alle reflex Nikon se il mio articolo Boola-Boola-Boola-Boola : considerazioni sull'uso delle Nikon Z non fosse stato sufficiente : il mirino elettronico, ragazzo ! Consente di visualizzare ancora prima di scattare come verrà la foto perchè a mirino vedremo l'effetto dell'esposizione, del bilanciamento del bianco, del picture control impostato (se scattiamo in monocromatico virato seppia o verde, vedremo il mondo così, senza dovercelo immaginare) e potremo cogliere la scena così come la vediamo attraverso l'obiettivo e il mirino l'autofocus a tutto frame. Che ci permette di concentrarci sull'inquadratura senza preoccuparci di dover mettere il soggetto in mezzo per poterlo mettere a fuoco. Che si abbia la Z7 con i suoi quasi 500 punti di messa a fuoco o la Z6 con quasi 300 punti, potremo mettere a fuoco alla stessa maniera, con le stesse modalità e, soprattutto, praticamente scegliendo qualsiasi punto della scena inquadrata dove mettere il nostro fuoco, sia guardando nel mirino che nel display posteriore, muovendoci con il joistick o direttamente con un dito sul display la modalità di scatto silenziosa che ci permette - con poche limitazioni - di scattare senza fare rumore la stabilizzazione oncamera che estende le capacità di tutti gli obiettivi - anche quelli classe 1959 anche quelli eventualmente non Nikon usati tramite adattatore - di scattare con tempi molto più bassi di quelli di sicurezza eliminazione sostanziale di tutte le problematiche di offset dell'autofocus degli obiettivi il video che si può (finalmente !) appoggiare ad un autofocus a rilevazione di fase che consente di avere il soggetto sempre perfettamente nitido rispetto alla lentezza delle reflex le nuove ottiche che possono sfruttare un tiraggio più corto, una progettazione riveduta, alla ricerca di prestazioni che con le ottiche da reflex stavamo cominciando a dimenticare un fattore di ingombro e di peso complessivo ma soprattutto un ridotto effetto scenico delle macchine che all'apparenza non influenzano i soggetti inquadrati e non le trasformano in obiettivi per maleintenzionati la piccola Nikon Z6 è nella realtà del tutto indistinguibile dalla Z7, salvo la targhetta davanti, in basso a destra i primi tre obiettivi nativi per Nikon Z. Un trio molto ben assortito e prestazionale le cui qualità di immagini sono totalmente coerenti tra loro Ribadisco che nell'uso "ad occhi bendati" non si nota alcuna differenza di utilizzo, nonostante le differenze di lato sensore e punti AF, segno che i tecnici Nikon hanno affinato perfettamente le due macchine e il loro software. Anzi, sono proprio pensate per poter essere usate indifferentemente, per le sorelle gemelle che sono. Non è quindi nell'interfaccia, nell'ergonomia, nelle funzionalità (che condividono nel profondo) che dovremo cercare le motivazioni d'acquisto. Bene, fin qui le similarità. Andiamo a vederle separatamente. Nikon Z6 Il suo sensore da 24 megapixel è moderno e aggiornato. Praticamente lo stato dell'arte per questo formato. Questa risoluzione che oramai possiamo definire media, nella realtà è piùche sufficiente per tutti gli usi comuni. La sua gamma di sensibilità ISO da 100 a 51200 lo rende flessibile anche in luce precaria, mantenendo sempre una gamma dinamica elevata. Il limite pratico varierà secondo le aspettative di ciascuno ma io credo che fino a 8-10.000 ISO si possa utilizzare impunemente. E anche a 12.800 per molti usi professionali. Nella pratica offre dei vantaggi rispetto alla pur ottima Nikon D750 e si avvicina a quelle che sono le prestazioni della D5, potendola tranquillamente superare alle sensibilità inferiori a 1600 ISO in termini di dinamica e rivaleggiando con l'ammiraglia a quelle più elevate. Nikon Z6 con Nikkor 50/1.8S a 12800 ISO Nikon Z6 e Nikon 70-200/2.8E FL a 11.400 ISO f/8, 1600 ISO, scatto in luce disponibile perfettamente stampabile anche su una brochure di presentazione ... per cuffie high-end in termini velocistici, come c'è da aspettarsi, il file più compatto (circa la metà di peso) rispetto alla sorellina Z7 si tramuta in vantaggio. Non effettivamente in termini di capienza del buffer che è circa pari ma di svuotamento dello stesso. Nella pratica non ho mai avuto i blocchi per buffer pieno che ho avuto con la Z7. E in raffica non ho nemmeno riscontrato quelle impuntature e quei rallentamenti che mi hanno fatto desistere dall'usare la Z7 in situazioni di azione. Insomma, nella Z6 la raffica è effettivamente una potenzialità pronta da utilizzare, dove nella Z7 nella mia esperienza è più che altro un "potrei" Nikon Z6, Nikon FTZ e Nikon 500/5.6e PF : schiamazzi tra cormorani (circa 25 metri di distanza, no crop) restano però i limiti di autofocus in continuo, comuni con la Nikon Z7 che spero possano essere attenuati con modifiche via firmware Come dicevo, nessun problema a fare raffiche e minor lag con il soggetto rispetto alla Z7. Ma l'autofocus resta lento. Se il soggetto viene agganciato al primo colpo, avremo possibilità di seguirlo bene con parecchi scatti nitidi (parlo di rapido movimento e teleobiettivo spinto, non crop di soggetti lontani o movimento sul posto di soggetti vicini), altrimenti niente da fare : tutta la sequenza sarà sfuocata a prescindere dalle impostazioni di lock-on etc. etc. Nikon Z7 Ideale contraltare mirrorless della Nikon D850, la Z7 si esalta alle basse sensibilità e dove c'è modo di mettere in luce la sua maggiore risoluzione e gamma dinamica. Come per la Z6 anche qui possiamo parlare di stato dell'arte in termini di sensore ad alta risoluzione, capace di rivaleggiare più con le medio-formato che con le 24x36mm. Perfetta per dettagliare i ... dettagli, come il pelo di uno dei miei cani : Nikon Z7, Nikon 70-200/2.8E FL, ISO 360, f/2.8 o gli occhi color giada del baltico di una ragazza : Nikon Z7, Nikon 105/1.4E, f/1.4, 200 ISO, 1/250'', messa a fuoco con riconoscimento del volto vantaggi che diventano eclatanti quando chiudiamo il diaframma, in luce controllata Nikon Z7, Nikon 70-200/2.8E FL, f/7.1, 64 ISO, 1/100'', messa a fuoco con riconoscimento del volto la Nikon Z7 in termini di qualità delle immagini è una D850 mirrorless. Fa quello che fa la D850 ma ne estende le potenzialità arrivando là dove la D850 non può arrivare (video, autofocus a tutto frame, riconoscimento del volto a mirino, scatto silenzioso a mirino etc.) In termini di alte sensibilità se la cava e anche in chiesa ha fornito una buona prova. Tendenzialmente si ferma ad uno STOP pieno dalla Z6, quindi è bene usarla con obiettivi più luminosi che non mancano nel nostro arsenale di nikonisti. Ideale l'accoppiamento con il 50/1.8S e il Nikkor 105/1.4E. Conclusioni entrambe facili da usare e docili nell'uso, la Z6 mi è piaciuta di più in termini di duttilità di impiego. Dove perde di risoluzione, si fa apprezzare per facilità d'uso. Non ho prove scientifiche ma mi pare che oltre che nella raffica e in generale nell'utilizzo dinamico, la Z6 abbia un margine sulla Z7 anche in termini di stabilizzatore integrato. Forse uno stop pieno o poco meno a parità di focale. Non ho prove a supporto delle mie osservazioni e vi prego di prendere la mia affermazione con l'indulgenza che merita. Anche nel video, mi pare che la Z6 offra una prestazione più pulita, più chiara, più naturale. Entrambe hanno la qualità del file e la gestione complessiva dei parametri di scatto e di sviluppo a livello cui Nikon ci ha abituati. Al netto delle differenze di ambiente di sviluppo - estranee a Nikon - offrono file utilizzabili in modo pienamente professionale. La Z7 produce file nitidissimi con l'accortezza di impiegarla là dove dà il meglio di se, alle sensibilità più basse. In questo è meno adatta della Z6 alla fotografia generale in condizioni di luce più scarsa. Dove però produce file un pò più ... argentici se mi permettete la boutade. La Z6 invece va su di sensibilità in modo sfacciato, in questo si sente come una D5 ! Il mirino é eccellente per entrambe, forse un pelo troppo luminoso rispetto al risultato di scatto in condizioni di bassa luce. Per questo consiglio di visualizzare l'istogramma in tempo reale anche a mirino e fidarsi di quello per l'esposizione (perchè altrimenti si tenderebbe a sottoesporre). Idealmente - e potendo - le vedrei bene insieme nella stessa borsa - tanto sono facile da usare insieme e totalmente intercambiabili, ma in ogni caso più orientate a : Nikon Z7 : paesaggio still-life e in generale fotografia di studio con il flash ovviamente macro al massimo livello riproduzioni ritratto Nikon Z6 : reportage e street fotografia di scena (teatro, palco, chiesa) matrimonio eventi sportivi non altamente dinamici (tipo boxe, golf, lotta) VIDEO ! entrambe sub-judice per quanto riguarda la fotografia d'azione in autofocus continuo, quando avremo obiettivi nativi dedicati (teleobiettivi e zoom-tele) con motori pensati per le Z, ed eventualmente se ci saranno interventi di fine-tuning negli algoritmi di controllo delle modalità AF-C via firmware, perchè al momento le loro prestazioni in questo comparto sono ben sotto le giuste aspettative di chi spende 3 o 4.000 euro per un nuovo sistema. Entrambe con il corpo piccolo e compatto ma per questo scomodo da utilizzare con ottiche più lunghe di quelle Z (tipo, ad esempio, 70-200/2.8 o 300 e 500PF). Idealmente, allo stato attuale più adatte, a completare un corredo basato su reflex che a sostituirlo. Ma in questo non posso mettermi nei panni e nelle personali scelte di ciascuno di noi. Al professionista Z7 e Z6 possono permettere di affrontare compiti particolari (tipo la fotografia in situazioni in cui si deve essere silenziosi e dove una D5 non sarebbe ben accetta) oltre che nel video. Al fotoamatore tutto quanto escluda lo sport d'alto livello o il wild-life estremo. Io cosa ho scelto ? lungi dal voler essere asseverante, ben sapendo che ognuno ha il suo personale mileage, e senza voler influenzare nessuno con le mie scelte (è di moda oggi che i vari redattori delle testate online escano con un editoriale del tipo "ecco perchè non sostituirò la mia D750 con la Z6" oppure "ecco perchè ho lasciato la reflex e non mi volterò mai indietro) io ho scelto a mente fredda, dopo averla provata in anteprima, la Z7 perchè ho sempre manifestato esigenze da mirrorless con la D850, tanto che l'ho sempre più spesso utilizzata come una mirrorless che come una reflex. Mentre nei compiti dove la Z6 eccelle, per ora sto meglio con la D5. Nel prossimo periodo, userò la Z7 al posto della D850 per tutto ciò che concerne lo studio - still-life, riproduzioni e macro - perchè è semplicemente più facile usare la Z7 che la D850. Userò entrambe in studio con le modelle in modo da usare l'una o l'altra con obiettivi diversi e a seconda delle condizioni, potendo avere poi file sostanzialmente identici, perchè non mi sono mai trovato bene a mescolare quelli della D5 e della D850 nel recente passato. Ma sinceramente la D850 diventerà una macchina adibita più a compiti a prova d'errore, preferendo sempre più spesso la Z7 per cose rapide, specialmente quando è più comodo avere pesi e ingombri inferiori. Comprerei la Z6 come secondo corpo mirrorless se dovessi fare spesso fotografia ai concerti di musica classica o in generale in condizioni di bassa luce dove la D5 non è il caso che si faccia vedere. Ma ammetto che per questi compiti spero che Nikon nel giro di un paio di anni presenti una macchina realmente professionale (tipo una reflex ma ... mirrorless) che sia idealmente una evoluzione della Z6 ma somigli il più possibile ad una D5. "Come dite la in fondo ?" Ah, si, ci avrei scommesso, voi tutti comprerete la Nikon Z6 perchè costa meno. "Non avevo dubbi ... "
  25. Piccolo lo è di sicuro: se paragonato agli altri zoom superwide sul mercato (ma non ce ne sono di uguali, con questo range focale/luminosità) è di certo il più compatto e leggero (485 gr, largo 89 e lungo 85mm), nonostante lo schema ottico da 14 lenti in 12 gruppi (di cui 4 asferiche e 4 ED) e una lente frontale dotata (per la prima volta per una focale così wide) di una filettatura filtri da 82mm un paraluce a petalo, in fondo anche poco prominente per il potenziale pericolo da riflessi indesiderati ed un'escursione massima del barilotto, ai 14mm, per nulla esagerata a confronto con lo Z-zoom transtandard, il 24-70/4, la differenza dimensionale gioca addirittura a suo favore costituendo certamente un motivo di attrattiva non indifferente occupando uno spazio in borsa molto contenuto in relazione alle focali dei due nuovi zoom Nikkor Geniale lo è di certo: con il disegno piano del gruppo ottico anteriore, grazie al quale raggiunge l'ambito primato di essere l'unico superwide sul mercato a poter sfoggiare una filettatura filtri ancora ...umana protettiva innanzitutto del prezioso vetro, facile da pulire dallo sporco, (dal quale è protetto anche grazie alla notevole quantità di guarnizioni O-ring) ma principalmente, capace di montare filtri creativi adeguati per la gioia degli appassionati, specialmente se videomaker Geniale certamente la nuova opportunità offerta anche nel 24-70/4 di poter utilizzare la ghiera che di default serve alla maf manuale, se desiderato, per il silenzioso e progressivo cambio del diaframma (ancora in ottica video, per la quale questo obiettivo sembra dover diventare un Must), oppure per la regolazione fine dell'esposizione. Ancora, per la posizione di blocco a fine corsa della ghiera di variazione focale, che oltre a compattare ulteriormente l'ottica, la rende ancora meno attaccabile da agenti atmosferici, urti e ne impedisce lo spostamento passivo. Tale blocco, presente anche sullo zoom 24-70/4, non è certamente la caratteristica più amata nell'utilizzo veloce, in reportage, dello zoom: ma per Nikon costituisce un valore aggiunto, per le ragioni esposte. Forma con la mia Z 6 un insieme compatto e ben maneggevole, dandomi subito la sensazione di non volerlo più staccare dalla macchina. E al di sopra di ogni valutazione che scaturirà da questo articolo, ciò che traspare nell'immediato dal vetro di questo Nikkor è sicuramente affascinante... Un obiettivo grandangolare che arrivi ai 114° di angolo di campo dei suoi 14mm, si presta certamente a molteplici utilizzi, tanto quanto ad altrettanti abusi: per esempio quello prospettico, nel quale concede molto più spazio inquadrato rispetto ogni altro sistema di visione... La differenza marcata che passa tra un wide di mediocre qualità ed uno eccellente è presto detta, un buon superwide consente di riprendere una scena ampia, fino quasi a distorsione prospettica ZERO: come la Z di questo Nikkor...😄 con il quale basta solo un pò di accortezza nell'inquadrare, subito ripagata da una resa ineccepibile non solamente delle linee che passano per il centro immagine. Poi basterà eliminare lo spazio in eccesso, per ottenere un'inquadratura coerente per formato e proporzioni del soggetto inquadrato, senza dover patire per forza il... mal di mare I punti di forza di questo zoom Z- Nikkor 14-30/4S sono certamente la nitidezza a tutti i diaframmi e la notevole densità cromatica dei suoi vetri, normali e speciali, qualunque sia la sorgente di luce, la sua intensità e temperatura colore, la sua direzione... risultando praticamente immune da riflessi, flares, ghosts, anche con il sole direttamente inquadrato qualunque sia la cellula esposimetrica utilizzata, con particolare predilezione, oltre al Matrix, dello spot* (quello che preserva le alte luci) virtualmente privo di distorsione (ma sappiamo che in era Z Nikon collabora con i software di sviluppo, specie nelle correzioni della distorsione) tanto a 14mm quanto a 30 Lo spazio inquadrabile è così tanto, da far determinare già on-camera l'utilizzo di tutti i formati disponibili sulla mia Z6 le possibilità compositive con zoom di queste focali sono infinite la gradualità di zoomata si accompagna al rispetto delle proporzioni dei soggetti anche variando focale dallo stesso punto di ripresa esagerare con le distorsioni indotte prospetticamente non porta proprio mai a risultati insopportabili, quelli tipici delle focali estreme In ogni momento la resa del soggetto, anche inanimato, è sorprendente, emozionante come già visto, la resa nel controluce è davvero esemplare, alla pari delle migliori realizzazioni che in questi anni abbiamo avuto il privilegio di poter provare. La resa negli interni, in luce disponibile e con alti ISO a cinque cifre, grazie al perfetto abbinamento con la Nikon Z6 (per la quale sembra specificamente progettato) è ampiamente gestibile in ripresa e raramente da correggere in postproduzione colori saturi anche con sorgenti luminose dalla dubbia individuazione cromatica... nessuno slittamento anche a sensibilità oltre i 10mila ISO grazie alle quali prestazioni ci si può permettere il lusso di riprendere con diaframmi anche medi, sfruttando appieno il sistema di stabilizzazione a 5 assi proprio della Z6 con il quale si realizzano riprese ampiamente gestibili anche con tempi di otturazione molto lenti, a mano libera. Un RR (rapporto di riproduzione) da 0,16X, grazie ad una usuale messa a fuoco minima da 28cm dal piano focale (ossia a pochi mm in più di 20cm dalla lente frontale) consente riprese ravvicinate, sfruttando anche la pdc dei diaframmi più chiusi (che arrivano a f/22) Il primato assoluto di poter montare filtri in montatura da 82mm (abbastanza costosi, ma reperibili) che determina molte opportunità: mi sono a tal fine procurato un ND1000 che risulta essere uno dei desiderata più popolari del momento per i fotografi che amano ...ripetersi e l'ho provato in un contesto per me usuale (sicuramente al peggio delle sue potenzialità, ma abbiate pazienza...io non uso filtri dai tempi delle pellicole in bianco e nero) senza filtro con filtro ND1000 (ai cultori del genere, già pruderanno le mani...) In buona sostanza, un bilancio di esperienza talmente positivo con questo zoom, gentilmente messoci a disposizione in anteprima da Nikon Italia, che ben prima di restituirlo ho provveduto a prenotarne l'acquisto di un esemplare, che diventerà protagonista assoluto delle mie escursioni fotografiche con la Z6 Volete quindi le mie conclusioni al riguardo ? Pregi: eccellente resa cromatica e linearità delle prestazioni bassissima vignettatura e distorsione (grazie al colloquio automatico con il sw di sviluppo) dimensioni e peso da record lente anteriore piatta e possibilità montaggio filtri motore AF preciso e silenzioso come se non esistesse prezzo competitivo in rapporto alla resa Difetti: dover aspettare l'entrata in commercio per averne uno Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
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