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  1. il nuovissimo Nikkor Z 600mm f/6.3 S montato su Nikon Z8 : stacking di immagini riprese da una Zfc con il 16-50 La passione dei giapponesi per le riproduzioni in scala ridotta - le miniature - non la scopriamo oggi. All'arsenale dove fu costruita, c'è un modello in scala 1:10 della nave da battaglia Yamato (i cui telemetri erano Nikon) che è lunga 26 metri. E a parte il fatto che non è stata costruita per combattere e che si può visitare liberamente (mentre la nave originale è in fondo al mare), la piccola è l'esatta riproduzione dell'originale. Sono abbastanza comuni i modelli di auto in scale di tutti i tagli, in metallo o in resina, perfettamente simili al vero. E' la fusione dell'abilità di riproduzione con la tecnica bonsai. Questa introduzione per sintetizzare cosa sia il nuovo Nikkor Z 600mm f/6.3 rispetto ad un tradizionale 600mm f/4. Pensiamo ad esempio al primo autofocus, del peso di oltre 6 chilogrammi, pur con le sue sole 9 lenti, e una lunghezza di 42 cm. Ecco, questo sembra a prima vista un modello in scala, compatto, non più lungo di 28 cm e al netto del piedino del treppiedi, pesante non più di 14 etti. Ma nella realtà, non è una miniatura, è un obiettivo funzionale, con 21 lenti che non rinuncia a nulla. Nemmeno all'anello dorato - distintivo dei migliori Nikkor - ad uno schema sofisticato, soprattutto ad una costruzione solida, concreta, apparentemente in contraddizione con quella leggerezza. Che è figlia dell'adozione, nello schema, di un elemento a diffrazione. Una lente non tradizionale, tornita a cerchi concentrici le cui superfici interna ed esterna, simulano la curvatura di una lente piena di quelle grandi. Di quelle che ci sono tipicamente nei 600mm f/4 e che sono responsabili di pesi superiori e lunghezze oltre i 40 cm. tutti i teleobiettivi da 400mm in su attualmente in catalogo con attacco Z. Proporzionalmente il nuovo 600mm richiama più il 400/4.5 che gli altri. Ma in termini costruttivi è più imparentato con l'800 mm f/6.3 con cui condivide l'impostazione che prevede un elemento diffrattivo. Per compensare il limite delle lenti di Fresnel, ovvero una dispersione anomala della luce, viene impiegato in correzione un elemento ad indice di rifrazione anomalo che allinea il canale del blu a quello di rosso e verde. In questo modo le aberrazioni cromatiche sono virtualmente assenti. esteticamente il 600/6.3 è più vicino al 800/6.3 che al 400/4.5. Lo notiamo dalla targa in argento con scritto Nikkor e dalla scritta gialla Phase Fresnel Lens. Il collarino del treppiedi é di quelli seri, come nei superteleobiettivi grandi, mentre il piedino è condiviso con 100-400/70-200/400/4.5, tanto che risultano del tutto intercambiabili gli eventuali rimpiazzi in alluminio con i binari Arca Swiss Vediamo come arriva. La confezione è semplice, come quella degli obiettivi più corti. Una scatola analoga a quella del 100-400, non enorme come per il 180-600 il nostro ha la tradizionale garanzia di 4 anni Nital l'altro lato della scatola ha i codici prodotto. Aprendo la scatola compare l'astuccio morbido in sintetico, dentro ad una busta di cellophane. poi ci sono i manualetti multilingue, che riportano le caratteristiche principali e danno una spiegazione della funzione dei vari pulsanti. sotto, protetto da un cappello di spugna, spunta l'obiettivo, dentro ad un altro cellophane protetto da un altro anello di schiuma e da uno di cartone morbido. Il paraluce è infilato sotto all'obiettivo ma è protetto da un altro setto di schiuma i due componenti dell'obiettivo : paraluce (imprescindibile) e obiettivo a sinistra, qui sopra, abbiamo il paraluce del 400/4.5, a destra, quello del 600/6.3. Anche se il passo filtri è identico - 95mm - i due paraluce non sono uguali. Differiscono nel codice prodotto, HB105 quello del 400, HB105a quello del 600/6.3 il quartetto a confronto. Decisamente simili ma il 600/6.3 è di una classe superiore. Alla fine, la differenza sta in quei circa 4 cm di lunghezza e in quei due etti appena abbondanti (quanti ne aggiungerebbe un TC1.4x al 400/4.5 per farlo diventare un 600/6.3) ovviamente da solo non sta in bilico sul piedino, ci vuole un contrappeso come può essere la fotocamera particolare della targa con le iscrizioni in rilievo e le incisioni ben definite e verniciate a regola d'arte. Costruttivamente è un piccolo capolavoro. Una vera miniatura. la bottoniera con il tasto funzione, il selettore del limitatore di messa a fuoco (tarato sui 10 metri) e l'interruttore per passare a fuoco manuale. altro dettaglio della bella S colore argento, e l'altro tasto funzione, replicato sui quattro cardinali la ghiera diamantata, programmabile, e l'anello di messa a fuoco manuale 4 metri di messa a fuoco minima, Made in Cina. E particolare della parte inferiore del piedino del treppiedi. dettaglio laterale del piedino. La vite va allentata per smontarlo ma poi c'è un pulsante di sgancio. Il tutto è identico a quanto troviamo nei vari 70-200, 100-400 e 400/4.5 eccolo in "batteria" con la Nikon Z8 ancora un dettaglio delle iscrizioni e delle targhe l'altro lato con il marchio Nikon il grande tappo da 95mm in primo piano *** Le prime impressioni sono difficili da negare. E' un obiettivo non bello ma bellissimo che trasuda qualità premium per essendo compatto e leggero. Anzi, proprio per questo ancora più pregiato in ogni dettaglio. Nei primi scatti si è mostrato duttile, facile da usare e sostanzialmente privo di difetti. Non è un 600mm f/4 TC - nulla lo è - ma a dispetto del prezzo relativo, il giusto mezzo tra 800/6.3 e 400/4.5, uno strumento sensazionale sia costruttivamente che funzionalmente. Che Nikon ha annunciato a sorpresa e ancora più a sorpresa ha consegnato immediatamente dopo il lancio (poco più di venti giorni dal lancio). Negli ultimi due anni il nostro marchio ha costruito il più straordinario parco di ottiche supertele che non ha rivali. Nemmeno per chi ancora usa Nikon F. Questo 600mm è a tutti gli effetti una nuova aggiunta. Ma di fondo va a sostituire il Nikkor 500/5.6E PF, lanciato di questi tempi già sei anni fa. Del quale è una evoluzione sostanziale, a partire dalla capacità di operare in sincrono con lo stabilizzatore integrato di Nikon Z8 e Z9. Un dettaglio che non ci stancheremo mai di sottolineare a chi lo trascura. Per le foto e un primo commento operativo, rimandiamo ai successivi commenti qui di seguito.
  2. Lo stabilizzatore, con le macchine D8X0 non si comportava molto bene. A tempi intermedi tipo 1/100'' faceva più danno che altro. Pare che la cosa sia stata risolta via firmware. Nikon ha ritirato tutti i pezzi invenduti e fatto il service a quelli già venduti fino alla matricola #5101. Aspetto Infatti la prima cosa che ho verificato è stata proprio la matricola é la #5655, quindi un centinaio di pezzi dopo il primo batch. Bene. Ma ... male, perchè mi accorgo subito che, orgogliosa, campeggia una scritta MADE IN CHINA (!), riportata anche in bella vista sul paraluce : evidentemente il governo cinese lo pretende. La confezione è abbastanza compatta l'obiettivo è riposto in un astuccio in nylon nero, analogo (o identico) a quello del 24-70/2.8 e del 14-24/2.8. Ci sono protezioni in polistirolo. Due manualetti, la cinghietta, garanzie, etc. etc. la bottoniera è simile a quella degli altri teleobiettivi stabilizzati il VR ha la posizione Normal e Sport le scritte dorate sono in rilievo (ma in plastica, non c'è la targhetta dorata metallica degli obiettivi di fascia PRO) l'obiettivo è proprio compatto, qui montato sulla D7200 tenete presente che la D7200 è poco più grande del suo manualetto tutto sommato fa la sua bella figura. Sembra il modello ridotto, in plastica, del Nikon 200/2 VR GIà, esatto, avete capito bene. E' un obiettivo costruito completamente in plastica. Del tipo usato per gli obiettivo della fascia F1.8 (20-28-35-50-85), quella che a strisciarla con l'unghia si graffia. E infatti, urtato inavvertitamente su una tribuna in cemento dell'Autodromo di Monza, è caduto dall'altezza di 15 cm mentre era in piedi appoggiato per il paraluce e si è graffiato, come si può notare qui : niente di drammatico, ma io quando sono in pista non sto troppo attento al mio materiale perchè sono concentrato sul lavoro che sto facendo. Con il 70-200/2.8 non mi è mai capitato. E figuriamoci con il 300/2.8 o il 400/2.8 che ho sempre appoggiato a terra con il paraluce sotto. Questo è proprio un peso piuma e basta un colpo di vento per capovolgerlo Mi segno mentalmente di non trasportarlo mai in una borsa insieme ad un obiettivo in metallo di quelli seri. Ne uscirebbe massacrato Peculiarità del progetto Questo nuovo 300 mm F4 non si caratterizza semplicemente per le dimensioni ridotte ma per due peculiarità costruttive. Il diaframma elettromagnetico La prima è l'uso per la prima volta in un obiettivo di fascia media del nuovo diaframma elettromagnetico. Chi ci legge sa che abbiamo recentemente messo l'indice sul fatto che in Nikon, sull'altare della retrocompatibilità, hanno sacrificato la precisione e la facilità di gestione del diaframma, mantenendo il vecchio sistema di controllo meccanico. Ne abbiamo parlato qui (C'era una volta il leggendario acciaio giap...) il controllo del diaframma integrato nella Nikon Df anche le più moderne reflex Nikon, perfino l'adattotore per ottiche F per le Nikon 1, controllano il diaframma degli obiettivi Nikkor con una leva elettromeccanica. Il sistema è collaudato ma è impreciso. E soprattutto preclude un controllo efficiente durante le riprese video. la leva interagisce con un analogo dispositivo sull'obiettivo che è collegato meccanicamente al diaframma. Il movimento dell'una agisce sulla chiusura o apertura dell'altro. In continuo durante lo scatto. Ma anche in Nikon hanno la buona abitudine di pensare al futuro. E già nel 2007, con il lancio della D3 e della D300 hanno silenziosamente introdotto un nuovo pin elettrico sui corpi macchina. Questo pin è in grado di trasmettere il segnalo di controllo dell'apertura del diaframma agli obiettivi dotati di diaframma elettromagnetico. Non ho trovato il controllo di uno dei nuovi Nikon, ma qui c'è per dare l'idea, il diaframma di una Canon 50/1.8 II: l'attuazione del movimento avviene tramite un motore elettrico. Nel Nikon il tutto dovrebbe essere più semplice e più compatto, senza gli ingranaggi necessari a trasmettere il moto. I primi obiettivi predisposti per questo sistema sono stati i PC-E, ovvero i nuovi decentrabili. Seguiti dai superteleobiettivi 800/5.6E e 400/2.8E. Quest'anno si sono aggiunti i nuovi 500/4E e 600/4E, questo 300/4E e il primo obiettivo consumer "moderno", il 16-80/2.8-4E. E' un primo passo verso il 21° secolo anche per Nikon, quando Canon & Co. già da tempo hanno fatto il passo completo. La cosa divertente è che tutti gli obiettivi Nikon 1, hanno diaframma elettromagnetico, controllo del focus by wire, motorini compatti e vr leggeri. Evidentemente il team di sviluppo delle Nikon 1 è cinese, oppure è avulso al tradizionale applomb conservatore Nikon ! Fattosta che questo 300/4E è dotato di diaframma elettromagnetico insieme a tutte le altre cosette che siamo abituati a vedere negli obiettivi Nikkor e ad una peculiarità ancora più unica nel panorama Nikon di cui parleremo nella prossima pagina ... L'elemento diffrattivo o Phase Fresnel da cui la sigla PF una lente di Fresnel vista in pianta (del tipo di quelle usate nei comuni proiettori) e il confronto tra una lente di Fresnel e una normale lente piano-convessa comunemente usata nei nostri obiettivi (in sezione) L'introduzione di elementi a diffrazione in ottica non è certamente una novità. La lente di Fresnel dal nome del fisico francese cui si deve l'invenzione, è ciò che ha favorito la diffusione di fari e proiettori a grande portata con potenze installate relativamente contenute (per esempio nei fari di segnalazione marittima o nei proiettori anteriori delle automobili). E' abbastanza recente nella costruzione degli obiettivi impiegati in fotografia. Canon l'ha impiegata una diecina di anni fa nei suoi obiettivi DO (400/4 e 70-300 IS) ma poi l'ha quasi abbandonata fino ad un paio di anni fa. Nikon la introduce quest'anno come la rivoluzione delle rivoluzioni, promettendo che dopo questo 300/4E altri verranno. Senza addentrarci in profondità nelle spiegazioni tecniche, dico solo che un elemento ottico di questo genere consente di ridurre fortemente lo sviluppo in lunghezza di un obiettivo ... lungo, permettendo comunque di controllare con precisione le aberrazioni (ovvero la non perfetta planeità delle singole lunghezze d'onda che compongono la luce). Il risultato netto é uno sviluppo molto limitato in lunghezza come testimoniato dal nuovo 300/4E PF nei confronti del precedente 300/4 non PF. Immaginate a questo punto le potenzialità su lunghezze focali superiori - penso a 500 e 600 mm - specie se limitate in termini di luminosità massima (F5.6). Comunque restiamo con i piedi per terra, confrontato con un 105/2.8 : questo 300 mm non è tanto più grande e tolto il paraluce, non fa nessuna impressione. Merito di questa famosa lente di Fresnel ! Andiamo alle immagini. In tre mesi ho fatto circa 8.000 scatti concentrandomi per lo più, su ritratto e automobilismo. Cominciamo dal ritratto. Con D810, primo piano : con D750 e flash di schiarita Godox V860N mezzo busto (segue dettaglio 1:1) : siamo sempre ad F4 a tempi differenti per le condizioni di luce. Il dettaglio anche con la D750 resta eccezionale quando si fa l'ingrandimento al 100%. Messa a fuoco sempre precisa e puntuale, velocissima stabilizzazione efficace fino a tempi molto ridotti. Anche ottima tenuta dei colori ad alti ISO (D750, 25.600 ISO) : sia in luce artificiale che outdoor : (dettaglio del viso della foto di cui sopra, buono per un ritratto in stampa 10x15 seppure ricavato da una figura quasi intera. Automobilismo Sono tutte foto riprese con la nuova Nikon D7200 in questo caso sempre con il duplicatore di focale Nikon TC 20E III, una buona combinazione : le soggettive sono addirittura riprese attraverso due reticolati spessi alla Variante Ascari dell'Autodromo Nazionale di Monza. (Altre foto nei commenti) Sfuocato Oltre al pasticcio sul malfunzionamento dello stabilizzatore su alcuni dei primi esemplari USA (richiamati), si è detto molto anche dello sfuocato di questo obiettivo. Ebbene, io mi sono concentrato su questo aspetto e ne ho ricavato alcune conclusioni personali del tutto limitate alle mie esigenze di scatto. Lo sfuocato tecnico geometrico è generalmente bruttino, specie quello davanti al piano di messa a fuoco : é il caso delle scritte sul muso della Porsche e dei libri alla sinistra di quello perfettamente a fuoco. Dietro al soggetto le cose vanno meglio. specie se lo si cerca con cura Insomma, non aspettiamoci, purtroppo le stesse qualità nello sfuocato di un Nikon 300/2.8 che resta a giocare da solo in una classe a se come dimostrano pochi scatti : Conclusioni La molla che mi ha spinto ad acquistarlo è certamente la compattezza e leggerezza. Quella caratteristiche che rendono a mio avviso superfluo il collarino del treppiedi che è offerto solo come optional. E' piccolo, compatto, non dà nell'occhio. Chi ti vede pensa che tu abbia in mano un qualsiasi altro obiettivo e non un coso in grado di fare un primo piano da metri di distanza. Magari hai anche montato il TC20 E III e così hai un 600 mm che se per caso lo stai usando con una macchina DX inquadra il campo di un 1200mm ! Il tutto in circa sette etti e una quindicina di cm in tutto ! E' una rivoluzione e tanto mi basterebbe. In questo modo ho un 300 mm che non mi pesa portare in giro. Ne sono prova gli 8000 scatti in due o tre mesi, quando con il 300/2.8 avevo queste medie solo quando era la mia ottica standard in autodromo ai tempi della D2x ... Non è però il caso di pensare di sostituire il 300/2.8 (specie se di una versione VR) perchè stiamo parlando di altra pasta, sia nello sfuocato che nel primo piano. Quindi : PRO - compatto e leggero non dà nell'occhio e non pesa, facile da non dimenticare a casa, non è una di quelle ottiche per cui ti devi interrogare se portartela o no. In borsa ci sta sempre come un qualsiasi altro obiettivo - autofocus rapidissimo e sempre affidabile, stabilizzazione efficace. Non si possono chiedere miracoli ma sono riuscito a fare scatti adeguatamente fermi anche a tempi irragionevoli per un 300mm - eccellente nitidezza sia al centro che ai bordi già a tutta apertura. Non credo, a dire il vero di averlo usato se non ad F4 CONTRO - costo elevato. Ma giustificato dal fatto che non ha rivali. In termini di rapporto volume/peso è un reale game-changer - costruzione in plastichetta del livello degli obiettivi F4 ed F1.8 made in China, ovvero roba amatoriale venduta al prezzo di un professionale - sfuocato tecnico pessimo, specie davanti al piano di messa a fuoco Concludendo è uno dei pochi Nikkor degli ultimi 10 anni (mi vengono in mente insieme a questo il 14-24/2.8 e il 200-400/4 VR) in grado di ricordarci che Nikon una volta era Nikon ... L'ho comperato al volo e lo sto usando spessissimo nel ritratto che a 300 mm ha i suoi perchè. Confido di esplorarne ulteriormente ogni piccolo segreto prossimamente. Non mancherò di parlarne nei commenti a questi articolo dove già ora potete vedere una vasta gamma di esempi fotografici : non trascurate di leggere anche quelli ! Consigliato ? Bè, si, se potete permettervelo si, é realmente uno dei pochi Nikkor da non trascurare ! la luna a mano libera con la D7200, 1200/F8 equivalenti senza alcun peso ! in spiaggia non ci penso più a portare un 300/2.8 ma questo 300/4 sta in borsa a tracolla, come un qualsiasi zoom F2.8 anche per la foto spensierata, hai un 300 mm nitidissimo pronto da prendere senza pensieri. Una rivoluzione che speriamo Nikon continuerà con altri obiettivi PF compatti di focali molto più lunghe. Un 600/5.6E PF sarebbe realmente uno strumento di primordine se non più pesante di un chilo ...
  3. Ringrazio ancora New Old Camera che mi ha fornito questo gioiello della tecnologia Nikon, riservandomi il primo esemplare ricevuto. Questo è un primo test sul campo. Per considerazioni generali su questo obiettivo, vedere Nikon 500mm f/5.6E PF : unboxing e primo contatto (test/prova) Bene, era già prevista l'escursione in autodromo questa domenica. Non mi aspettavo di poterci andare con il nuovo 500mm PF di Nikon. Una bella sorpresa che ho cercato di sfruttare per il meglio. Leggero e compatto, più o meno come il mio Nikon 70-200/2.8E, ho deciso di portare solo lui, accoppiandolo con la mia impareggiabile Nikon D5. Il teleconverter TC-14E II, perchè oramai le distanze da cui si deve fotografare sono sempre più lunghe. ecco il trio oggetto di questa prova. Dietro una borsetta Lowepro da "passeggio" i tre apparecchi scompaiono all'interno chiusa, la borsa pesa circa 3700 grammi in tutto. Per andare in autodromo con il 500mm, normalmente mi devo portare lo zaino, il monopiedi, talvolta anche il seggiolino. Non meno di 8-10 chilogrammi caricati sulla schiena. C'è il sole e ci sono automobili bellissime in pista. Cominciamo con le GTOpen Series, protagoniste di questo week-end (in pista c'è anche l'ex pilota di F1 Andrea Montermini) Dalla lunga distanza (siamo alla Seconda Variante) uso il teleconverter. Sono tranquillamente seduto in tribuna e scatto attraverso il varco della rete dove c'è la telecamera. 1/1000'', f/8, auto-iso, jpg nativo, in qualche caso passo anche al crop 1.2x é una prova facile. Coadiuvato dall'autofocus della D5, pur con il teleconverter, l'obiettivo segue perfettamente le evoluzioni di queste automobili meravigliose. Gli scatti si susseguono, tra ombre e colpi di sole di questo fine settembre ancora estivo. Dopo un pò mi alzo, tolgo il teleconverter, e senza badare al fatto che c'è di mezzo una bella rete di protezione spessa a maglie romboidali, mi metto a fare panning. l'obiettivo è molto leggero e devo regolare il movimento perchè questo diventi abbastanza fluido da seguire il passaggio delle auto. Approfitto del fatto che in mezzo alla variante c'è pieno sole e lo sfondo non è troppo chiassoso. C'è anche il balzo sul cordolo per chi tira particolarmente forte la staccata. Parto da 1/400'' per scendere poi gradualmente ad 1/320'', 1/200'' e fino ad 1/160'' che è il mio limite con queste auto. Guardo gli scatti che sto facendo. La luce è bella forte e resto ad occhi aperti. Nemmeno quando venivo con il 400/2.8 ottenevo foto così belle e già pronte. E giammai pensavo anche minimamente di usare il 400/2.8 e i suoi 4 chili e mezzo per fare panning. Qui con il 500/4 fotografo necessariamente con il monopiede. Mentre oggi sono a mano libera, in scioltezza, potendo seguire tutta la traiettoria delle auto anche quando queste diventato troppo grandi per starci tutte in un fotogramma. Anche se ogni tanto ci sono ostacoli, non importa. Al culmine ... della sfacciataggine mi siedo sui gradoni. Con un tele lungo sono sempre in difficoltà a fare panning da seduto, finisco sempre per impuntarmi e a non riuscire a seguire le auto. Niente affatto, non solo fotografo quasi meglio che con il 70-200/2.8 (nella tribuna di fianco è quello l'obiettivo ideale, con le auto che passano vicinissime al fotografo), ma mi rilasso senza stancarmi ... ! Tra una pausa e un'altra ho anche il tempo di fare qualche scatto di prova. Del resto sono qui soprattutto per provare questo nuovo obiettivo. Questa è la nuca dell'operatore TV, obiettivo moltiplicato, sono 700mm, 1/200'', ISO 640, +1/3EV notare la nitidezza del primo piano (sarà a 12 metri da me, del resto ho impostato il limitatore di messa a fuoco da 8m ad infinito), e lo sfuocato più lontanto, al sole, addetti a bordo pista, sempre 700mm, f/8 ricordo che sono jpg senza particolari manipolazioni, della D5, non della D850. Riprendono a girare le auto, adesso ci sono le Caterham. Sono piccole, non sono velocissime ma molto agili e i piloti ci danno dentro (c'è anche l'ex F1 Pascal Werlhein). Le foto che seguono sono tutte attraverso la rete, con l'obiettivo moltiplicato, tempi lenti fino ad 1/125'' e conseguente diaframma chiuso anche ad f/14. La rete resta invisibile, i soggetti nitidi, nonostante il mio e il loro movimento. Sempre a mano libera. Seduto o in piedi vicino al parapetto della prima tribuna della Roggia. guardandole adesso queste foto, se non sapessi che le ho fatte con il 500/5.6, le scambierei per i soliti panning che faccio con il 70-200/2.8 sostanzialmente con questi tempi di scatto e con questo - ridotto - impegno fisico. Ho un impegno a pranzo e non mi posso fermare. Quindi mi avvicino alla Variante Ascari ed arrivo che è ancora presto e con il sole non proprio a favore. Ci sono i 5 prototipi che battagliano tra loro. Uno spettacolo magro ma sufficiente per provare che anche in queste condizioni, dove il Nikon 200-500/5.6 proprio non si poteva usare, qui abbiamo un risultato d'eccezione, degno di un supertele Nikon Alla Variante Ascari, le condizioni di luce in estate a mezzo giorno, sono tali che io non provo nemmeno a fotografare. Ma qui, e pur dalla tribuna e anche attraverso la rete, ho un risultato perfettamente pubblicabile, anche professionalmente. Le foto sono chiare, nitide, con colori accesi e tonalità leggibili. E questi risultati ottenuti praticamente senza fatica, nonostante i soliti 7-8 chilometri percorsi a piedi per i viottoli interni dell'autodromo di Monza. Conclusioni, per ora Sono andato a fare queste foto portandomi il solo 500mm carico di aspettative e un pò di timore di esserne deluso. Generalmente porto sempre anche il 70-200/2.8 per i panning più "coraggiosi", ma oggi ho deciso di lasciarlo a casa per andare il più leggero possibile. Mi sono ritrovato a fare panning a mano libera a 700mm ad 1/125'' e non a 175mm. Ottenendo foto eccellenti sotto ogni profilo. E senza caricarmi la schiena come un asino. - l'autofocus si è rilevato più che adeguato anche ad auto poderose come le GTOpen Series con le loro centinaia di cavalli. Anche quando ho usato il TC-14E II - lo stabilizzatore è tale che il tempo di scatto "di sicurezza" non è più una variabile da tenere in considerazione, almeno entro livelli compatibili con focali di questa portata - la nitidezza è sovrabbondante, tanto che l'uso del teleconverter e la stragrande quantità di foto fatte attraverso la rete non hanno influito più di tanto sulla resa complessiva ci si è dovuto mettere il fotografo, perchè come già anticipavo nell'altro articolo, bisogna fare la tara del fatto che si ha in mano un 500mm (o un 700mm) che pesa solo un chiloemezzo e si deve maneggiare senza incertezze, altrimenti movimenti non adeguatamente fluidi influiranno sulla qualità delle foto. Ma con la D5 questo obiettivo va a nozze, il corpo bello pesante e concreto rende il complesso perfettamente adeguato. Dopo un pò ho semplicemente compensato tenendo la mano sinistra sotto al paraluce e così ho cominciato ad ottenere i risultati migliori. Fotografando in autodromo (gradoni in calcestruzzo), faccio solo un appunto al paraluce, analogo a quello del 200-500/5.6. E' l'elemento debole dell'obiettivo, almeno per me che sono abituato a poggiarlo a terra per il paraluce, in piedi, quando devo fare operazioni (smonta, monta, in borsa, fuori dalla borsa). Un bordino di appoggio gommato, con un anello di rinforzo, non avrebbe fatto male, anzi. Per il resto una vera gioia da usare è un reale game-changer per lo sport motoristico e credo, per lo sport in generale, almeno quello outdoor e con il sole. Potrei fotografare tutto il giorno (oggi in 2 ore ho fatto 5800 scatti in totale scioltezza) senza stancarmi. E il giorno dopo essere pronto per un'altra giornata uguale. Diversamente da quando torno stanco per essermi portato sulle spalle uno zainone, sotto il sole ... Se siete soliti fare questo genere di foto, datemi retta : abbandonate i vostri super-zoom, onesti ma che nulla hanno a che spartire con un vero superteleobiettivo come questo, magari fate un debito e comperatevi questo bellissimo 500/5.6 Phase Fresnel. I sorrisi (di gioia e di soddisfazione) che vi strapperanno le vostre foto, vi ripagheranno dello sforzo economico, invero elevato, necessario per comperarlo. Ma è l'unico sul mercato, è per Nikon, è disponibile oggi. Non fatevi scappare l'occasione e non perdete tempo con altre soluzioni (anche se avete già un 500 o un 600/4 !).
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