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  1. Un tempo l’inverno era fatto di freddo, tramonti lunghi e luci sempre diverse, fotograficamente irresistibile. Poi qualcosa ha cominciato a cambiare, lentamente; da un inverno al successivo si sono ridotte le brine, il ghiaccio nei fossi è pian piano scomparso, fino all’ultimo inverno il 2022-23 in cui praticamente, non mi sono mai trovato a combattere con il freddo. E si combatte, eccome, se si resta immobili, nascosti sotto una rete mimetica per 2-6 ore. Ho percorso i mesi dell’anno 2022 esplorando il mio fiume Sesia che qui, nella bassa appena a nord di Vercelli, offre ancora qualche tratto di carattere selvaggio. D’inverno, da 7 anni a questa parte, qui arrivano le Gru. Arrivano dalla Lituania, cosa avran trovato di speciale nei campi brumosi di stoppie, lo san solo loro, ma tant’è ed io le inseguo, da anni, con pervicacia. Le aspetto la sera sui greti del fiume, appena prima che l’ultima luce sbiadisca e rimanga solo la notte blu e scura. Per fotografare nelle ore del crepuscolo la Nikon D3 era il massimo, ma lo era quando gli inverni erano ancora freddi; ora ho una Nikon D5 cambia la qualità del file, ma non la procedura di ripresa, che rimane farraginosa. Nella notte non esiste fotocamera in grado di focheggiare automaticamente, si deve operare in manuale, ma c’è un problema: il mirino ottico ad f/4 è buio anche per l’occhio di un gufo. Sono perciò costretto a traguardare (a stima) la messa a fuoco del 600mm per poi verificare, sul display posteriore, la nitidezza del piano di fuoco e correggerla fino ad intercettare il punto desiderato. Difficile ma non impossibile, in pochi scatti si trova la quadra, e le gru, 7 anni fa con la D3, le ho potute fotografare solo così. La Nikon D5 è un bel passo avanti, con 600mm f/4, ISO 8000, mUp, autoscatto, treppiede pesante, t=1/2-6s e garanzia di rumore contenuto, sono pronto. Ma loro non vengono, cioè si, ma scendono troppo a nord o troppo a sud o non scendono affatto. Provo 4-7-10 volte ed arriva la primavera; le gru a marzo sono già un ricordo e fa subito caldo. Per il terzo anno di fila, le gru mi hanno gabbato; così le precipitazioni, che sono state scarsissime; i giorni cielo limpido, si sono succeduti, tutti uguali, per mesi. Queste giornate assolate sono tutte qui, in questo fiume che è l’ombra di sé stesso; i greti sbiancati sono inghiottiti dalla vegetazione e l’acqua è ridotta ad un corso lento, direi stanco. Ed è difficile anche solo inquadrare un germano, perché non ce ne sono più, come le gallinelle, i martin pescatore e i tuffetti, anche loro spariti. Qualche raro cormorano e poche le gazzette. Invece è diventato “normale” incontrare i caprioli ed anche i paurosi ma scaltri cinghiali. La primavera si scioglie nell’afa dell’estate, non mi accorgo del cambio, sono troppo sudato e indaffarato a difendermi dalle zanzare. I gruccioni garriscono in cielo e io tiro notte con la fedele D5 aggrappata al 600/4 VR che inquadra quel poco che passa. Una giovane nitticora a caccia di rane, ma ora è troppo buio, passo al 200/2 VR II ed eccomi faccia a faccia con un capriolo che, nell’oscurità, non mi distingue; la D5 tiene il fuoco sul musetto, tre scatti ad 1/50s f/2 per 8000 iso; mi tradisce il clack della reflex e il cornuto (è un fatto) se ne va abbaiando (il capriolo fischia e abbaia, anche questo è un fatto). L’autunno è un sollievo, un po’ di fresco rasserena, ma niente pioggia autunnale, ancora cieli azzurri. Mi sposto nel bosco, tra rane, funghi e scoiattoli “nervosi”, qui piazzo un capanno fisso che mi regalerà dei bei ritratti di uno spavaldo pettirosso. Sono circa le 7.00 del mattino sul finire di novembre e, da dentro il capanno, sento il richiamo delle gru; ho da poco le nuove Nikon Z9, le sto provando, le sto conoscendo e comprendo che il mirino elettronico potrà fare la differenza proprio alle riprese delle gru. L’EVF amplifica il segnale rendendo visibile ciò che altrimenti non sarebbe. Con al Z9 non devo più traguardare, devo GUARDARE. E’ ormai gennaio, convinco l’amico Massimo a seguirmi sul Sesia con il suo nuovo Nikon Z 600/4 TC perché con due punti di osservazione, è matematica, si raddoppiano le probabilità. Scelgo un detrito fluviale lungo il greto, guarda a nord, stendo le mimetiche e mi infilo sotto. Massimo resta su un’ansa che punta a sud dove lo scorso anno le ho viste posarsi. Lo stormo arriva, saranno 200 gru, e si posa sul greto a circa 150 metri, al limite del campo inquadrato dal mio 600mm. Sono le 17.30, significa f/4 per 10000 iso t=1/30 in rapido aumento. Metto in DX mode, autoscatto 2s, non mi serve nemmeno lo scatto a filo, pochi momenti e tutto finisce, ormai è troppo buio. E così finisce anche un inverno breve come non ne ricordo. A marzo nel giro di una settimana il bosco da grigio diventa verde brillante. Un sabato pomeriggio di metà aprile, seguo una pista tra fiume e bosco, arrivo ad radura tra gli alberi e qui arrangio un camuffamento volante sotto le fronde di un nocciolo. Passa meno di un’ora e da sud, prima un fruscio poi il movimento: un capriolo viene dritto verso di me. Oriento il 600mm lentamente nella sua direzione, non vedo più nulla, è sparito, ma è lì per forza sarà a 30 - 40 metri. Passa un bel quarto d’ora di silenzio rotto solo dalle pernacchie di una ghiandaia; mi rassegno e cerco una posizione più comoda, ma eccolo, è una femmina dietro la siepe, spunta il muso e ci guardiamo. Scatto a raffica, vedo i suoi occhi neri enormi che mi fissano, le orecchie tese verso di me, non si muove. Non sto facendo alcun rumore, non c’è nessun clack a tradirmi, solo l’occhio tondo (gigante) del 600mm. Lo sposto millimetricamente, se ne accorge e fugge. Il giorno appresso nello stesso punto cercherò di inquadrare una famiglia di furbissimi cinghiali, fallendo miseramente. A breve la primavera diventerà estate e questo luogo diventerà intollerabile, ma non per me, giuro, non per me.
  2. Tutti i 600/4 della storia di Nikon sono lenti impegnative da usare, qui sopra vedete il nuovissimo 600/4 TC VR S montato sulla Z9 ed in prova in questo articolo, rappresentano l’eccellenza in termini ottici e costruttivi ma questo risultato si ottiene con pesi ed ingombri significativi e porta con sé la necessità di essere molto padroni della tecnica fotografica con i supertele. Sono quindi oggetti che pongono una notevole pressione sul fotografo che, per ottenerne il meglio, deve padroneggiare una tecnica adeguata. Per tutto questo, è con una certa trepidazione e timore reverenziale che mi appresto a scrivere il report di questi primi mesi. Anticipo subito che, molto probabilmente, seguirà un test più completo e proseguirò completando nel tempo questi contenuti in quanto, come vedrete, ci sono aspetti che non ho avuto ancora modo di provare. Ma queste prime impressioni sono costruite su quasi 20.000 scatti fatti in 12 diverse uscite, fotografando diversi soggetti con luci e situazioni molto eterogenee, da treppiede, monopiede ed a mano libera. Credo, quindi, sia abbastanza per condividere le prime conclusioni. Z9 su 600/4 TC VR S 1/1250 f4 ISO450 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/3200 f5.6 ISO360 (a mano libera) Ricordo ai lettori che volessero vedere più immagini di questa lente che l'unboxing, con le mie mediocri fotografie di questo magnifico obiettivo, è qui. Ovviamente, come d’uso, non ho fotografato mire ottiche o altro. Lo reputo una cosa priva di interesse: una lente deve dare il massimo nella condizioni d’uso per le quelli è progettata, il resto non ha la minima importanza. Anche per questo, vedrete praticamente solo immagini scattate a tutta apertura. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/4000 f5.6 ISO500 (treppiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/5000 f4 ISO180 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840mm 1/4000 f5.6 ISO250 (treppiede) Com’è fatto. Intanto è il 600/4 più leggero e, se considerate che contiene sia un TC14 che il maggior tiraggio necessario alle mirrorless (l’FTZ), anche il più piccolo - 165x437 vs 166x432 del precedente FL (ma a cui aggiungere la lunghezza del TC14 e del FTZ). Il peso scende in modo significativo, da 3810gr a 3260gr. Ma, di nuovo, se considerate TC14 ed FTZ questo 600/4TC VR S pesa meno del 500/4FL. Un risultato straordinario. Ma c’è di più. Nonostante l’enorme lente frontale, il peso è più arretrato. Di gran lunga se lo confrontiamo con il precedente 600/4FL. Ma, apprezzabilmente, anche confrontandolo con il 500/4FL!!! Di fatto, è il 600/4 più semplice da usare a mano libera che Nikon abbia mai prodotto. Non ho fatto confronti con il 600/4 di Sony, non conosco nessuno che lo possegga…. Mentre la lista di persone che conosco che hanno già tra le proprie mani questo Nikon, seppure uscito sul mercato da molto meno tempo, è già piuttosto corposa. Qualcosa anche questo vuole dire, secondo me. Ma tornando alla lente, l'uso a mano libera di un 600mm fino a pochi anni fa era considerato folle. Ma facendolo si apre un modo, non solo grazie al risparmio di peso fotografando in alta montagna, ma per le possibilità di fotografare da punti di ripresa funzionali a risultati come questo. Z9 su 600/4 TC VR S 1/2000 f4 ISO400 (a mano libera) Ma ai potenziali acquirenti che basassero il loro acquisto sull’idea che è una lente maneggevole devo dire di fare attenzione. Il peso e le dimensioni sono stati entrambi ridotti, ma resta una lente molto impegnativa da usare e domare. Non fatevi prendere da facili entusiasmi se non avete mai usato una lente di questa categoria: non è semplice tirare fuori il massimo. Il TC interno. Questa caratteristica merita un capitolo dedicato. In una parola: STRAORDINARIO. Avere la libertà, movendo un dito e senza nemmeno smettere di inquadrare, di cambiare focale quasi come se fosse uno zoom è una cosa che non è facile da pesare fino a che non si è utilizzato…. Poi non si riesce a smettere di sorridere, soprattuto se si sta fotografando a mano libera o da monopiede. Utilità che nella prova del 180-400 non avevo riconosciuto in modo così inequivocabile come con questa lente. Ma lo devo dire con chiarezza: da sola questa caratteristica ha un valore enorme, ben superiore al costo del TC14! Ma una funzionalità senza la giusta prestazione è nulla. E quindi? Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/2000 f5.6 ISO900 (treppiede) Crop a pixel reali, così è come funziona il moltiplicatore interno. Ergonomia. Ho letto alcuni test critici sull’ergonomia del 400/2.8TC VR S che è sostanzialmente costruito nello stesso modo, solo più corto. Francamente, a me in questo 600 sembra tutto al posto giusto: una lente perfetta. Ma questi aspetti sono quelli dove sono più indietro. Ad esempio, non ho ancora programmato i due anelli funzionali. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/1000 f5.6 ISO1800 (treppiede) Unica nota che vorrei fare è la solita sulla mancanza della scanalatura ARCA sul piede per il treppiede, peraltro molto leggero e di pregevole fattura. Al punto che, per la prima volta, non l’ho sostituito ma ho messo sotto una sbarretta per montarlo sulla testa. Quindi un problema piccolo. Prestazioni. Mai risposta fu più ovvia: sono eccellenti. Otticamente, sia in termini di nitidezza che di sfocato, sia liscio che con il moltiplicatore interno inserito, si comporta benissimo. Non teme nessuna condizione di luce, producendo immagini ben contrastate e nitide. Ha un notevole microcontrasto, che rende le immagini “croccanti e luminose”, vive direi. Sulla nitidezza avete visto qualcosa sopra. Ora parliamo di sfocato: Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/800 f5.6 ISO5600 (monopiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/500 f4 ISO500 (monopiede) Tornando al TC, praticamente, l’unico effetto collaterale che ho visto inserendolo è una appena accennata riduzione del contrasto. Quasi più una sensazione che un fatto oggettivo, considerato che io regolo i miei NEF individualmente e quindi, individualmente, regolo anche il contrasto. Anche l’impatto sulla nitidezza, secondo me, è privo di impatto visibile. In sostanza, questo obiettivo è sia un 600/4 che un 840/5.6. Ho sempre pensato che il 500/4FL fosse una lente spettacolare, mi riferisco a questo come paragone perché è il tele dal quale provengo, ma questo 600/4TC VR S è secondo me visibilmente superiore in termini di qualità ottica, se usato liscio ed ancora di più se usato moltiplicato. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO220 (monopiede) L’autofocus è velocissimo e capace, in sinergia con la Z9, di aumentare in modo visibile il numero di immagini perfettamente a fuoco. Anche su questo un apprezzabile passo avanti. Lo stabilizzatore è una vera sorpresa. Questa è una immagine ripresa a mano libera dal mio amico Marco, a 1/5 di secondo. E non è figlia unica: ho visto la sequenza: 3 in fila tutte e tre decisamente nitide. Marco è molto abile, ma è ben meglio di quello che riusciva a fare con il 600/4FL. Anche qui, raccomando al lettore un sano spirito critico delle proprie capacità: fare cose del genere non è alla portata di tutti… io ad esempio così avanti non riesco ad andare. Z9 su 600/4 TC VR S 1/5 f4 ISO400 (a mano libera) Crop a pixel reali, così è come funziona lo stabilizzatore a mano libera: 600m ed 1/5"... se si è capaci! Ricordo che lo stabilizzatore ha tre posizioni: OFF, ON e SPORT. Questi tempi sono con la modalità normale, SPORT stabilizza di meno (ma agevola il panning e mantiene fermo il punto di messa a fuoco). Io, complice anche un periodo di forma particolarmente bassa, sto sperimentando l’uso con il monopiede. Con la testa giusta - ne parlerò in un prossimo articolo - si riescono a fare cose egregie. Z9 su 600/4 TC VR S 1/50 f4 ISO6400 (monopiede) Cos’altro? Come detto, è una lente impegnativa. Se chi la acquista arriva da un qualsiasi 600/4 (ora non lo accomuno agli altri supertele), la strada sarà in discesa. Per gli altri, invece, c’è una salita variamente ripida. Occorre prevedere di investire in se stessi, per affinare la tecnica. Ma anche in equipaggiamento. Come uno zaino adeguato: La mia scelta è stata per il Gura Gear Kiboko 30L 2.0 (o lo zaino da montagna con il LensCoat e il TravelCoat) - Articolo a breve. O treppiede/monopiede. Per il primo, orientativi su qualcosa che abbia almeno 36mm di sezione di gambe, mentre come testa continuo a consigliare la Uniqball (articoli in proposito già fatti). Per il secondo, il punto chiave è la testa. La mia scelta è stata la Wimberley MH-100 - Articolo a breve. Già da questo capirete perché queste "prime impressioni” arrivino dopo un paio di mesi: se non si è youtubers d’assalto, che recensiscono qualcosa avuto in prestito per alcuni giorni, ma si fa un punto d'orgoglio a che le opinioni che si condividono debbano avere solide fondamenta occorre tempo. Consigliabile? Si, senza riserve se non quella di capire bene di cosa si stia parlando. Questo non è uno zommettone solo un po’ più luminoso e nitido: è una lente impegnativa che darà il massimo solo al fotografo che la saprà usare. Proibitiva? Assolutamente no, ma se non avete mai usato un 400/2.8, 500/4 o 600/4 prevedete un bel periodo di rodaggio ed anche che, in detto periodo, i risultati possano anche peggiorare. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO2000 (Monopiede) E rispetto al 400/2.8? Ecco vorrei avere anche io questa risposta: mi sono interrogato per mesi su questo argomento! Battute a parte, secondo me occorre pensare alle focali che si usano. Entrambi mettono a disposizione un 600mm f4 (560/4 non è così lontano) ed immagino che le prestazioni del 400/2.8 con il TC interno attivato siano almeno buone come quelle del 6004/ con il TC attivato (anzi mi aspetto che possa essere anche uno zic meglio). Quindi la decisione si prende in base alla risposta a questa domanda: come seconda focale serve di più 400 o 800? Nel primo caso, ovvio, occorre prendere il 400, altrimenti il 600. Considerando anche che, in caso di scelta del 600/4, la focale 400 si può ottenere con il 100-400 (come faccio io) o con il 400/4.5. Mentre volendo arrivare ad 800mm con il 400/2.8 occorre o usare il TC20 (perdendo la flessibilità del TC interno, per me determinante nell’acquisto) o acquistare un ben più impegnativo 800/6.3. Z9 su 600/4 TC VR S 1/125 f4 ISO800 (monopiede) Poi, ovviamente, c’è il prezzo. Ad ognuno capire se il “gioco valga la candela” e, quindi, si trovi il valore che motivi il costo sostenuto. Per me, anche qui, un rotondo si. MA, c’è un grande ma, ogni fotografo deve guardare in se stesso e capire cosa fa per sé, cosa può migliorare o sostenere la propria fotografia e come approcciarne il prezzo. Non dimenticando che per chi, amatore, non faccia della fotografia una professione, l’unica questione importante è se prezzo, possibilità economiche e passione collimino. Non abbiate timore, a poterlo acquistare, questo capolavoro farà tutta la sua parte. E voi? Pronti a fare la vostra? Z9 su 600/4 TC VR S 1/250 f4 ISO1100 (monopiede) Massimo Vignoli per Nikonland (c) 5/3/2023
  3. Si fa presto a dire il re dei teleobiettivi. Ma in questo caso credo che questa definizione possa mettere tutti d'accordo perché parliamo del tele luminoso più lungo a catalogo, che è il sogno - spesso proibito visto il prezzo - di moltissimi fotografi naturalisti e non solo. Non sono nuovo ai supertele nikon, avendo usato per molti anni il 500/4 in versione G ed E (e prima il 200-400 ed il 300/2.8). Ma è mio primo 600/4. Molto curioso, direi quasi trepidante, di mettermi alla prova sul campo. Ma il protagonista è lui, lo vedete in tutto il suo splendore nella fotografia che illustra questo articolo, allo scopo di dare un senso di scala montato sulla Z9. E qui a fianco al 100-400, la lente polivalente per eccellenza che nel mio corredo è destinato a far coppia fissa con il 600/4 per le fotografie ambientate. Ma quello che più li separa non è la lunghezza, ma la dimensione della lente frontale. Enorme! Ma andiamo con ordine. Nikon ha fatto le cose per bene, o almeno quasi. Il 600/4, come gli ultimi tele lunghi della casa, è consegnato con una sacca di cordura monospalla. Un bel passo avanti rispetto ai totalmente inutili valigioni delle generazioni precedenti. Molto ben fatto. Lo avrei fatto un po' più grande, capace cioè di contenere anche un corpo macchina, possibilmente non montato. Ma come vedete è dimensionato per la sola lente. Non è un grande problema, difficile che un fotografo esca solo con una macchina ed un 600/4. Ma se volesse farlo avrebbe bisogno di un'altra borsa. In ogni caso, lo ribadisco, un enorme passo avanti rispetto alla precedente impostazione. Altre due novità interessanti che vedete in questa immagine: Il paraluce ed il tappo anteriore. Entrambi sono dimensionati in modo piuttosto - per un 600/4 - contenuto, rendendo la lente più maneggevole e più semplice da trasportare nello zaino. Qui, per esempio, vedete come uno zaino relativamente piccolo (ICU Fstop XLPro) sia in grado di contenerlo insieme ad un intero corredo Z (Z9, Z6II, 100-400 e 24-120). Di fatto, il "problema" è solo il diametro della lente frontale, impegnativa per dir poco. Ma si chiude e non da fastidio nel trasporto a patto di non riempire molto lo zaino (un vecchio Satori EXP). Parlerò della scelta dello zaino per volare con questo corredo nelle prossime settimane. Ma torniamo al protagonista. In questa immagine diversi elementi interessanti per questa presentazione - Il TC integrato, una feature di una utilità incredibile fotografando in ambienti ostili (pioggia, neve, polvere, vento) e alle primissime prove capace di allungare la focale da 600 a 840 millimetri senza avvertibile perdita di qualità. Il TC dedicato e specifico per lo schema ottico ha di sicuro una marcia in più. - L'attacco treppiede, incredibilmente privo della scanalatura Arca. Davvero incredibile perdersi in un dettaglio del genere per una lente che costa poco meno di 18.000€. Anche perché, lo avete visto nell'immagine di copertina, la lente montata è perfettamente bilanciata sul piedino e quindi effettivamente ne basta uno così corto. Occorrerà comprarne apposta uno aftermarket (anche perché, seconda stupidaggine, è cambiata la disposizione delle viti e quindi i piedini delle precedenti generazioni non sono compatibili). - È cambiata la scatolina portafiltri, ora senza sporgenze (e senza un filtro neutro, come le precedenti generazioni, destinato a catturare polvere), Ma torniamo alla vista di insieme: Da destra a sinistra i tre anelli: messa a fuoco e due anelli programmabili, con texture del tutto diversa tra di loro in modo da essere perfettamente riconoscibili al tatto, oltre che dalla posizione. Interessante in particolare il più a sinistra, che consente, per esempio, di essere associato a diverse modalità di messa a fuoco (una in posizione centrata, una diversa ruotando a sx, una terza ruotando a DX). Presenti i soliti tasti programmabili. Un particolare del TC, che impugnata la macchina, cade perfettamente sotto le dita per una attivazione immediata senza dover distogliere l'occhio dal mirino. Sia del fermo, per evitare movimenti accidentali, sia del TC vero e proprio. E, subito sotto, il pulsante per riprendere una posizione di messa a fuoco. A mia memoria, la "gobba" è più piccola di quella del 180-400/4. Particolare del paraluce, in carbonio anche se sprovvisto della satinatura "racing" delle precedenti edizioni, orgogliosamente prodotto in Giappone. Provvisto di fermo a vite per un bloccaggio sicuro in ogni condizione, sfruttato per tenere in posizione il tappo protettivo frontale. E' presto per dare riscontri d'uso, sarebbe pura superbia liquidare un oggetto del genere con annotazioni sulle prestazioni basate su poche ore. Nella redazione di Nikonland non siamo youtubber, lo rivendichiamo con orgoglio. Compriamo i nostri prodotti e li usiamo sul campo, con attenzione e tutta le capacità di cui disponiamo. Per farlo occorrerà tempo. Posso però già dire alcune cose, secondo me interessanti. La prima è quasi scontata, ma giova precisarlo: Tutto trasuda la meticolosa costruzione professionale, studiata nei dettagli per garantire la migliore esperienza sul campo. Poi parliamo del peso. Questo 600/4S TC inaugura un'era in cui il 600/4 non è più una lente tremendamente pesante da trasportare. Una volta veniva definito back breaker. Non è più così. Come? Questo 600/4S pesa 3.260gr Il 500/4E pesa 3.090gr, il TC14III 190gr, l'FTZ 125gr: totale 3.405gr. Perché lo confronto con il 500/4E? molto semplice: il 500/4 è stato spesso scelto, rispetto al 600/4, per la maggiore trasportabilità. Il modello E è il 500/4 più leggero della storia Nikon. Ed il 600/4E? 3.810gr... più TC e FTZ fanno 4.125gr. Già tra i due 600/4 la differenza è di quasi un KG in meno! Ma non è solo questione di peso. L'altra parola chiave è bilanciamento. Questo 600/4 ha il baricentro decisamente più arretrato: è molto più facile usarlo a mano libera. Certo, resta la lente frontale molto grande. Ma quella dipende dalla fisica, non c'è niente da fare se non si vogliono i compromessi delle lenti di fresnel. Quindi che dire? Sono soddisfattissimo, non sto letteralmente nella pelle dalla voglia di usarlo sul campo. Un grazie speciale a Nital per avermelo fatto avere in fretta! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 25/12/2022
  4. Per considerazioni generali sul nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 S vi rimando al mio unboxing del 18 luglio : qui ne parlo invece con due mesi di foto fatte in varie occasioni, potendo dare un giudizio più completo e pratico. In relazione all'oggetto in se il mio quartetto di voci, due tenori, un basso e un baritono. Mi ritengo particolarmente fortunato - toccando ferro - a disporre di questo geniale quartetto di ottiche compatte e leggere. Di fatto condividono la filosofia molto legata a quella delle mirrorless che vanno incontro alle esigenze di contenimento pesi ed ingombri richiesta dall'intero mercato. A parte il 500mm f/5.6 PF, che sfrutta la tecnologia Phase Fresnel, gli altri tre obiettivi sono abbastanza simili. Condividono buona parte dell'impostazione, hanno lo stesso piedino del treppiedi, differiscono di pochissimo nel peso e, come vedete, anche nell'altezza e nel diametro. Tanto che è facile confonderli se andate via di corsa. Io devo sempre leggere bene l'etichetta per essere certo di non sbagliare obiettivo. Ma è tanto bello poter scegliere in base al tempo, all'estro, alla giornata, allo scopo dell'uscita fotografica. Andando in particolare al nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 mi sento di fare alcune precisazioni, già anticipate in più occasioni ma che secondo me è utile ribadire. Ne ho discusso anche a voce con Max e ho tratto queste conclusioni. Questi obiettivi appartengono alla stessa categoria. Il 400mm f/4.5 va confrontato con il 100-400 e il 70-200, non con i supertele - sia Z che F - della fascia superiore. Tutto lo identifica come appartenente alla categoria media. la scatola il paraluce il collarino del treppiedi l'assenza di una sacca/borsa/astuccio tipici dei supertele (anche del 800/6.3 PF) la costruzione : robusta e professionale ma senza quei requisiti di resistenza a condizioni estreme e ad abusi in ambiente ostile che invece caratterizzano che so, un 400/2.8 o un 600/4, giusto per fare nomi e cognomi questo 400mm però si stacca per il design. Se vi ricordate, nei primi tempi delle mirrorless, specie dalla campana Sony, ci è stato raccontato che il disegno degli obiettivi wide e super-wide si sarebbe avvantaggiato principalmente dal tiraggio corto e dalla gola più larga del bocchettone. Bene, Nikon ci ha dimostrato con questo nuovo obiettivo - che sarà seguito, ne sono certo, da altri fratelli in futuro - quanto ciò sia vero solo in parte. Insomma, quando i progettisti Nikon hanno configurato lo Z Mount sapevano di poter trarre vantaggio anche nel disegno delle focali lunghe. Altrimenti non si spiegherebbe il miracolo di un 400mm che senza elementi a diffrazione, riesce ad essere così piccolo, leggero, compatto eppure così prestazionale. E senza i limiti degli obiettivi PF. Nel conto di questo progetto, però, ci sta una minore cura, un prodotto - sempre di fascia premium - ma decisamente situato più sotto dell'inarrivabile Nikkor Z 400mm f/2.8 TC. Non sto dicendo che questi obiettivi siano scarsi sul piano costruttivo, solo che a dispetto del prezzo di acquisto non proprio economico, restiamo nella gamma descritta dal 70-200/2.8 e 100-400. Oggetti eccellenti ma non costruiti come un 800/5.6. Smarcati questi due assunti, andiamo al sodo Si fa presto oggi a parlare di game changer, ovvero di oggetto che cambia le regole del gioco. Anzi, se ne abusa. Ma mai, fino ad ora, avevamo avuto a disposizione un 400mm ancora ben luminoso, così piccolo e leggero, da usare esclusivamente a mano libera, e allo stesso tempo così prestazionale. Questo per me, che pure posso scegliere, come avete visto, con cosa uscire ogni mattina, è qualche cosa che mi sta cambiando la vita. Specialmente quando dietro c'è attaccata la Nikon Z9. Avere la capacità di scaricare potenzialità fotografiche di questo livello, portandomi solo una borsetta leggera e per nulla ingombrante. Niente treppiedi, niente testa. Niente altro. Si, lo so, sono cose che ho già scritto a proposito del fantastico Nikkor F 500/5.6 PF quando è uscito quattro anni fa. Ma con questo 400mm Nikon si è superata. Perchè è un oggetto meglio bilanciato, ancora più facile da usare, pronto all'uso e meno impegnativo come focale. Con superiore luminosità massima. Potendo peraltro passare con un click in formato crop della Z9 all'equivalente - per angolo di campo soltanto - di un 600mm che nel video possono diventare anche 800 e più. E proprio nel video che l'ho trovato meraviglioso, capace di seguire il fuoco senza incertezza e senza rumori. Sempre in modo fluido e con una capacità di lettura anche del controluce, eccellente, senza interventi in postproduzione. Rispetto al 500/5.6 PF il silenzio è assoluto, anche per ciò che riguarda di stabilizzazione. Le prestazioni allineate ma con una prontezza superiore in termini di aggancio del soggetto. Rispetto al 70-200/2.8 S duplicato, non c'è confronto. Quella è una soluzione di ripiego da usare quando proprio si è rimasti con solo quell'obiettivo e basta. Mentre contro il 100-400/4.5-5.6 secondo me qui abbiamo prestazioni migliori in senso generale (specie di sfuocato), un miglior bilanciamento (il 400/4.5 non si allunga) e una pasta delle immagini di un gradino superiore. Il 100-400 ovviamente offre la variabilità della focale. Ma io spesso fotografo tutto il tempo a 400mm e non mi serve altro. Insomma, che altro dire ? Niente, non trovo difetti, tutto sommato nemmeno nella fattura da saldare a Nikon per averlo. Io ne sono innamorato e dubito che me ne priverò mai. Si sovrappone con altre soluzioni che già possiedo. Va bene, ma ogni violinista in casa ha più di un violino. Avete idea di quanto possa costare un bel violino ? E un pianoforte da concerto ? Informatevi ... Mi fermo qui per non diventare ulteriormente verboso. Propongo un montaggio di vari spezzoni di video in una giornata ventosa di luglio. Uno slideshow di immagini scattate in differenti occasioni. E qualche foto significativa. Specie l'ultima. 400mm.mp4 montaggio di più clip video 400slideshow.mp4 slideshow di alcune foto fatte in differenti occasioni Z9X_1272.MP4 mamma Ippo con figlio Ippo (Le Cornelle) Un falcone da caccia con il sole negli occhi. Sfondo liquefatto, senza accorgimenti particolari. e qui un animale meraviglioso, qui ritratto in ombra, ad alta sensibilità della Z9 Chiudo con un nikonista entusiasta di questo obiettivo e della mia Z9 ma eternamente indeciso nel fare il grande passo dalla reflex ... ... che quando si convincerà di passare finalmente agli strumenti giusti per quello che deve fare lui - come questo meraviglioso Nikkor Z 400mm f/4.5 - forse avrà già l'età per desiderare qualche cosa di ancora più leggero e compatto anche se solo "abbastanza buono" e non eccellente come questo (io certamente, per quell'epoca sarò costretto dagli acciacchi a sfogliare solamente le centinaia di migliaia di foto che scatterò in questi mesi con il mio 400mm)
  5. Spero di essere risparmiato da bolla papale e condanna al rogo ma io non ho alcuna passione per il paesaggio. Né per le foto nelle gite fuori porta. E mai, proprio mai, faccio escursioni o uscite con la famiglia. Il reportage non lo sento. E nemmeno girare qua e là senza meta mi avvince. Infine, anche qui, che il Cielo mi perdoni, le cerimonie le lascio agli altri, sia come protagonista che come invitato. Un matrimonio non lo auguro a nessuno, nemmeno a chi mi vuole male, né in veste di fotografo né di sposo ... Eppure sembrerebbe che il Nikkor Z 24-120/4 sia pensato per tutto questo. Io però lo volevo provare. E l'ho portato in quello che sto fotografando in questi giorni senza preparare niente di che. Il 10 settembre c'era la sessione autunnale delle corse di accelerazione sul quarto di miglio all'aerodromo di Rivanazzano (appena fuori Voghera, nell'Oltrepo). E' una giornata all'insegna dell'aroma della benzina, del vapore, dello stridio degli pneumatici, delle salamelle alla piastra e delle bandiere del Sud. Molto, molto, politicamente scorretto. I partecipanti, persone comuni, non piloti professionisti, alcuni donne capaci di tenere dritta una bestia con un otto cilindri da 1.000 CV che per frenare necessita del paracadute ... si divertono accelerando con l'unico scopo di passare il segno prima dello sfidante. Un pò alla Toretto in Fast and Furious se avete presente. Ma tutto organizzato e cronometrato e con un servizio in pista ineccepibile. Union Flag & Jolly Rogers questa signora si rimira il suo ferro prima di salire nell'abitacolo per la sua sessione mentre questa ragazza veronese lucida il cofano della sua Plymouth da un migliaio di cavalli. Targata, quindi omologata per la strada (dubito con quelle gomme ...) Dicevo che ho portato questo obiettivo solo, insieme alla Nikon Z9 - indispensabile per prendere queste auto al volo - e al Godox V1N per le foto nel paddock. La volta scorsa in maggio, ho usato il 24-200 ed ho visto che l'escursione focale è andata da ~50mm a 170mm. Quindi mi sono detto che 24-120 mi sarebbe bastato. Non solo mi è bastato ma la qualità delle foto, anche nelle accelerazioni più sfrenate è tale che quelle fatte con il pur valido 24-200 impallidiscono. Come dire che la classe non è acqua e che bollare malamente questo obiettivo come tuttofare da passeggio è un insulto che andrebbe pagato con la requisizione dello stesso ... Insomma, mi è venuta voglia di comprarlo e non è detto che non lo farò. La prossima primavera quando sarà diffuso e scontato come si deve Ma andiamo alle foto. Ne presento alcune giusto per dare l'idea. Poi altre ne metterò nei commenti. Ho fatto anche dei video e l'ottica si è comportata benissimo (ma qui anche il 24-200 aveva retto perfettamente). quelle che seguono sono tutte con il colpo di flash per aprire tutto e saturare bene i colori mentre qui ci spostiamo alla partenza Questi scatti sono tutti JPG nativi oncamera, formato NORMAL* FX, scattati a 30 fps, con bilanciamento del bianco su NATURAL AUTO, DLIGHTING attivo. Nessuna postproduzione salvo ritaglio se necessario. Il motore del 24-120/4 S regge perfettamente la velocità della Nikon Z9 in tutte le condizioni. Tutto sommato c'era caldo ma nemmeno tanto. Lo scorso maggio invece boccheggiavo ed avevo dimenticato cappello, sgabello e Gatorade disabituato delle manifestazioni all'aperto ... Chiudo con i miei soliti panning. In questo caso ad 1/30'', dall'altro lato della pista. Che per me da soli valgono il biglietto ... Insomma, andateci piano con le insolenze. Tutto fare, obiettivo da passeggio, obiettivo da cerimonia. Non insultatelo. Questo è un obiettivo serie per fare cose serie. Se voi non siete capaci di farci cose serie, almeno non relegatelo dentro allo zaino nelle escursioni o per le sole passeggiate domenicali con figli, suocera e barboncino al seguito ... Qui ha ripreso dei veri mostri meccanici e non si è scomposto di un decimo di millimetri. A guardarlo, non si direbbe. Ma è un signor obiettivo ! "Cara", dice lui a lei, "non penserai mica di intimorirmi, vero ? Guido io !"
  6. Lo sappiamo, il futuro è pieno di incognite e non è semplice programmare a lunga scadenza. Quanti di noi sono certi al 100% di dove lavoreranno o abiteranno tra 5 anni? Quando prenoto viaggi fotografici, magari con due anni di anticipo (beh, dovrei dire prenotavo…. COVID VATTENE!), a volte mi chiedo se davvero sarò in grado di farlo quel viaggio. Non di meno programmiamo il futuro e tendiamo ad un risultato, anche di lungo periodo. Io lo faccio e le prossime righe sono il mio Manifesto, cioè la dichiarazione di come intendo Nikonland, il mio ruolo di redattore, gli obiettivi che mi pongo, certo che Nikonland mi sosterrà ed aiuterà a raggiungerli in un contesto di collaborazione e rispetto. E quindi, cos’è per me Nikonland? Questo sono io, nel 2015. La foto l'ha scatta il mio amico Alberto alla fine, per troppa pioggia, di un lungo ed infruttuoso appostamento a cervi. Non è un passatempo, o meglio ci passo del tempo ed impiego del tempo per scrivere e partecipare attivamente ma non lo considero solo tale. Non è un lavoro, o meglio non mi pagano per farlo e non vorrei che lo facessero ma io quando scrivo mi impegno tantissimo, come se lo fosse. È un gruppo di amici fotografi, in parte virtuale ed in parte fisicamente conosciuti, con il quale parlo di Nikon e di fotografia e, in particolare con alcuni, a volte fotografo. Si sa, se c’è passione, e nella redazione di Nikonland ce n’è una enorme quantità, a volte si discute, ma tra amici che condividono gli stessi valori fondamentali si riesce sempre a trovare una sintesi comune. Peraltro, è grazie a quella passione ed alla serietà nell’approcciare ogni tema che il livello degli articoli è così alto e, insieme, si riescono a fare cose uniche, anche a livello internazionale. Cosa farò in Nikonland nei prossimi cinque anni? E questo il mio ultimo articolo, della scorsa settimana... Proseguirò il mio percorso di fotografo e di divulgatore. Scriverò articoli e post veri, come me, sinceri al 200%, con i migliori contenuti che sarò in grado di produrre. Lo farò in base alla mia esperienza ed a quanto di nuovo imparerò come fotografo, attraverso i test e la sperimentazione di nuovi modi di fotografare e nuove attrezzature, coerentemente con la mia passione. Vorrei anche spingere la mia indagine, il mio personale percorso di crescita fotografica, verso aspetti più legati all’arte che alla meccanica della fotografia. All’estetica più che alla tecnologia. Nikonland is different! Massimo per Nikonland (c) 22/10/2021
  7. Appena arrivati, freschi freschi di corriere ... Unboxing Nikkor Z 105mm f/2.8 S VR MC Unboxing Nikkor Z 50mm f/2.8 MC Gianni e Pinotto
  8. Sono appena entrati in distribuzione, insieme. Sia la nuova Nikon Z7 II che il tanto atteso Nikkor Z 50mm f/1.2 S. Intendiamoci, non è che gli altri obiettivi della serie Z o le fotocamere Z non siano importanti, prestazionali o eccellenti nella maggior parte dei casi. Ma un 50mm f/1.2 autofocus per Nikon lo attendevamo da almeno 35 anni. E lo straordinario Noct Nikkor Z 58mm f/0.95 ci ha creato tantissime aspettative al riguardo. Insomma, oggi, se volete un 50mm di prestazioni eccezionali per la vostra Nikon, non avete alternative ad adottare il sistema Z se già non l'avete fatto. Perchè potreste avere in casa già due D6 e due D850 ... ma il Nikkor Z 50mm f/1.2 S non lo potrete usare con quelle ! Sarete limitati al vecchio e modesto 50/1.4G. Detto questo, ecco qua. Arrivate ieri le scatole : ringraziamo BRT che consegna regolarmente anche in tempi di virus. Ho scelto la Z7 II in kit con l'FTZ perchè al momento ... non ho in casa nemmeno un adattatore per i miei obiettivi Nikkor F. I due che avevo se ne sono andati ai nuovi proprietari delle mie Z6 e Z7 vendute negli ultimi mesi. Quindi ho approfittato di una delle offerte presenti nel listino Nikon che rendono l'adattatore molto conveniente (come pezzo sciolto invece, secondo me ha un prezzo decisamente esagerato, benchè sia un dispositivo assolutamente inappuntabile). tagliamo il sigillo Nital, operazione sempre emozionante perchè aumenta l'attesa per vedere il contenuto. naturalmente non fate come me che mi dimentico sempre di registrare il prodotto entro i 30 giorni previsti. Solo così otterrete il raddoppio a 4 anni della garanzia ! all'interno si apre una presentazione del meglio che il sistema Z offre al momento : e che inquadra il prodotto Z7 II come il top di gamma attuale. dentro troviamo le due scatole separate dei due prodotti : FTZ e Z7 II, ognuno altrettanto sigilliato. dell'FTZ oramai sappiamo tutto e quindi andiamo direttamente alla Z7 II. vengono subito fuori i manuali, comuni per Z6 II e Z7 II, multilingue. mentre all'interno c'è tutta la dotazione : cinghia, caricabatterie, cavetti, caricabatteria USB, cavetto USB-C, etc. che, batteria esclusa, ritorneranno (per quanto mi riguarda) nella scatola per conservarsi come nuovi. Anzi : nuovi. eccola qua ! La macchina è totalmente analoga alla Z6 II che abbiamo appena "scartato" poco più di un mese fa. E' come ritrovare una vecchia amica, lasciata da poco tempo. Il nikonista ci si ritrova perfettamente. Io ho in casa 5 batterie EN-EL15c e quindi appena montata una batteria carica, impostato lingua, data, fuso orario e orario (sincronizzato con quello della Z6 II), ho verificato il firmware dell'FTZ. Non avevo dubbi che fosse aggiornato ma volevo essere sicuro che ci fosse la versione 1.1 pubblicata lo scorso mese di luglio. Tutto ok, si passa alle personalizzazioni che faccio di solito : nome del file, sia per foto che per video, formato NEF e JPG, video in MP4. Tasto funzione FN1 impostato per il formato immagine e ghiera interna dell'obiettivo, per la modulazione della sensibilità. E macchina pronta per scattare. Con il nuovo partner arrivato insieme a lei. Per l'appunto, il nuovo 50mm f/1.2 la cui dimensione della scatola già mette in guardia sul contenuto qui vicino il piccolo Nikkor F 50mm f/1.8G che tengo solo per le foto di rito. tagliamo i sigilli ? due robuste protezioni in schiuma di polistirene e doppio avvolgimento di schiuma morbida. Trascuriamo l'astuccio morbido. I manuali restano in scatola così come sono. lo liberiamo dalle protezioni per scoprire che il paraluce è bloccato in un doppio foglio di cellophane avvolto strettissimo che fatico a rimuovere. ed eccolo ... vicino all'anziano 50/1.8G per reflex. Purtroppo non ho più in casa un Nikkor Z 50/1.8 S, ottimo obiettivo, perchè "l'ho dovuto vendere" e in questi tempi di confinamento in casa non me la sono sentita di ricomprarlo anche se si trova a prezzi convenientissimi. Ma possiamo immaginare la differenza di proporzioni appena avviciniamo il 50mm (qualcuno avrà il fegato di chiamarlo mai "cinquantino" ? Sembra che Nikon abbia voluto proprio evitare all'origine questo pericolo ...) al fantastico Nikkor Z 70-200/2.8 S che sembra sottile come una matita e solo appena più alto qui col suo paraluce e il tappo, identico a quello degli altri Nikkor Z. montato sulla nuova Z7 II si rileva in tutte le sue proporzioni, chiamando a gran voce una corpo macchina della classe della D6 per poterlo maneggiare bene. il display OLED che permette di visualizzare i parametri di scatto premendo il pulsante DISP, il pulsante funzione L-FN programmabile da menù e la ghiera interna che può essere anche essa programmata per controllare quello che vi sembra più utile, il diaframma o la sensibilità. Per me che userò questo obiettivo al 99,99% ad f/1.2 meglio la sensibilità con cui modulare l'esposizione, avendo tempo e diaframma sempre fissi. l'obiettivo, come il 70-200 e il 14-24 è costruito in Tailandia. Questo ha come matricola il 2480. Secondo la nomenclatura Nikon è possibile che sia uno dei primi 500 prodotti. Bene, con questo volevo solo farvi partecipare alla cerimonia di apertura delle scatole. Le primissime impressioni sono le stesse che ho avuto con la Z6 II per la Z7 II : una rifinitura rispetto alla Z7. Il 50mm f/1.2 è un cosone impegnativo esattamente come mi aspettavo. Appena più compatto del 58/0.95 il cui ricordo mi è rimasto impresso in maniera indelebile. Peraltro esattamente un anno fa. E come un anno fa, domani metterò alla prova nelle medesime circostanze di ambiente, di luce, di stile, per vedere se ne ritrovo i caratteri. Ma di questo parleremo poi ! Alla prossima puntata.
  9. Forse chi ci segue sovente su queste pagine ricorderà che uno dei motivi principali - di Max e del sottoscritto - del passaggio alle Nikon Z6 II e Nikon Z7 II è costituito dall'oggetto di questa prova. Perchè si, certo, per Z5, Z6 e Z7 c'è un battery-pack ed io l'ho comprato appena è uscito un anno fa. Ma ammettiamolo, questo è di un'altra categoria e rende il modello II di Z6 e Z7 una macchina più completa della precedente, specie se si usano obiettivi seri, tipo il 70-200/2.8 S e in prospettiva a breve, i due superzoom promessi per la prima metà del 2021, Nikkor Z 100-400 S e Nikkor Z 200-600, obiettivi importanti anche per le dimensioni. Ma eccolo qui appena arrivato, consegnato dal corriere perchè di questi tempi di Semaforo Rosso, non possiamo uscire. mi è arrivato insieme al nuovo Nikkor Z 24-200/4-6,3 che ho messo subito al lavoro per fare le foto successive. Tutte le foto qui presenti sono state scattate con Nikon Z6 II e Nikkor 24-200/4-6.3, tranne dove è presente anche la Z6 II, in cui la fotocamera è un iPhone 8. scatola nera con sfumature gialle. Garanzia Nital di 2+2 anni e Nital Vip, come al solito. rompere il sigillo di queste scatole è sempre un'emozione, qualunque sia il contenuto. il pluriball protegge il battery-grip. Nella tasca interna c'è un mazzo di manuali multilingue. con tutte le lingue europee. Eccolo qua, scartato con ancora la protezione dei contatti. che una volta tolta svela la differenza fisica principale (insieme al vano memorie) tra modelli I e II di Z6 e Z7 : in contatti di connessione tra corpo macchina e battery-grip. Il Nikon MB-N11 funziona ad inserimento nel vano batteria della Nikon Z. Per montarlo di deve smontare lo sportellino del vano batteria (che per me è sempre un momento di ... panico, perchè maldestro come sono temo sempre di disintegrare tutto). Togliere la batteria interna, inserire l'elemento verticale del battery-grip al posto della batteria. Assicurarsi che sia allineato (è sempre allineato) e poi stringere la ghiera che c'è sul lato posteriore del battery-grip stesso per avere una presa a prova di ... Mike Tyson. il tasto di scatto verticale e il tastino funzione vista anteriore con la ghiera di controllo vista opposto, con l'ingresso della slitta portabatterie e la presa USB-C. Noterete tutti perni che fungono da guida nella presa tra il corpo macchina e il battery-grip contribuendo a rendere solidali i due corpi. dettaglio del pulsante di sblocco dello sportellino che è incernierato e della copertura della presa USB-C. I due led di indicazione di carica riportano le due batterie, denominate A e B. ATTENZIONE LE DUE BATTERIE NON SONO INCLUSE NELLA CONFEZIONE, LE DOVETE AVERE GIA' IN VOSTRO POSSESSO Il Nikon MB-N11 accetta ogni tipo di Nikon EN-EL15 recente (con le prime scartate già 4 anni fa dalla Nikon D500 e oggetto di campagna di richiamo). Ovviamente le prestazioni saranno diverse tra loro a seconda del tipo di batteria impiegato, che possono anche essere di tipo diverso tra loro. Io sinceramente consiglio però ci usare solo EN-El15c. Perchè sono più potenti e perchè sono quelle in dotazione con Nikon Z6 II e Nikon Z7 II. Sportellino aperto, slitta estratta. C'è un pulsante di blocco/sblocco che consente di estrarre la slitta. le due batterie si inseriscono in opposizione, con i contatti verso il centro. La batteria A entra a slitta (quella esterna a contatto con lo sportellino), la batteria B (quella interna) entra ad incastro dall'alto. questo consente l'inserimento e l'estrazione della batteria A con un semplice movimento del classico tastino giallo, identico a quello che c'è all'interno della Nikon Z6/Z7. Questo consente il cambio della batteria "a caldo", senza cioè spegnere la macchina (a condizione che la batteria B abbia una carica residua). In questo modo, avendo batterie aggiuntive a disposizione si può praticamente tenere sempre in azione la macchina. Ma non mancano soluzioni alternative, come l'impiego di una connessione USB-C che consente di alimentare la macchina o di caricare le batterie tramite presa di rete (ed alimentatore USB di adeguata potenza) o tramite power-bank estenro (anche esso di adeguata potenza). Per dettagli su queste potenzialità segnalo l'ottima guida di Max Aquila pubblicata qui : inserimento della slitta dentro al battery-grip. Come nel precedente Nikon MB-N10 Nikon ha mantenuto il furbissimo alloggiamento per lo sportellino della fotocamera. Così anche i disperatamente disordinati come me non rischiano di perderselo. infatti, una volto rimosso dal fondo della Nikon Z, lo sportellino si alloggia in quell'incavo al sicuro e riposa all'interno del vano batterie della nostra Z. Il complesso Nikon MB-N11 più due EN-15c aggiunge una rassicurante zavorra di 460 grammi esatti al peso della fotocamera (sportellino incluso !). eccola qui, con battey-grip e 24-200 montato. il mio esemplare ha la matricola 290, quindi uno dei primissimi prodotti e tra i primi consegnati in Italia. lo stato delle batterie interne da display della Nikon Z si arricchisce di due colonne separate, Batteria A e Batteria B. Teniamo sempre d'occhio lo stato di carica della B, la più complicata da sostituire (è necessario estrarre la slitta, mentre la A esce a scatto). Le prime impressioni sono ottime, come da attese. La fattura e la finitura sono da Nikon, del tutto coerenti con la fotocamera. La presa in mano è eccellente e i comandi verticali funzionali. Il primo scatto di prova è stato questo, ad uno dei woofer da 15 pollici in vetro dei miei dipoli : naturalmente per una prova reale si dovrà attendere che la Lombardia diventi almeno Zona Gialla. Prima di Natale ? Speriamo. Intanto grazie Nikon e grazie Nital per avermi rifornito (si tratta di materiale di normale produzione destinato alla vendita che io ho acquistato con la mia credit card sul Nikonstore.it e che voi dovreste poter trovare già da oggi nei migliori negozi italiani).
  10. Una foto per essere apprezzata non deve aver bisogno di spiegazioni, se no vuol dire che non è riuscita. Vero, ma non del tutto e soprattutto, non sempre. Ci sono indubbiamente foto di immediata lettura e comprensione che non hanno bisogno di una introduzione, tuttavia per noi appassionati di fotografia piace sapere di più sui come e sui perchè, non perchè la foto lo necessiti, ma perchè è interessante per chi la guarda poter avere un quadro più completo sia sui motivi dell'autore che volendo sulla tecnica (per tecnica non intendo solo i dati di scatto, ma la scelta del momento, del luogo, tantissime cose su cui si potrebbe dire qualcosa). Ci aiuta a capire i motivi del fotografo e a confrontarci, anche solo pensando come avremmo fatto noi, così o in altro modo? Questo perchè Nikonland non si pone come vetrina, un luogo dove esporre le foto e basta, ma come luogo di crescita e discussione anche sulla base delle foto che si pubblicano. Quindi corredare la foto delle indicazioni che si pensano utili sui motivi o su come siè fatto e perchè si è fatto in quel modo, quali erano le circostanze, è molto apprezzato. Ognuno secondo le sue possibilità, non tutti dobbiamo scrivere un articolo a corredo di una foto, a volte bastano poche righe, ma che ci siano. Ciascuno secondo le sue capacità e inclinazioni, senza timori ma anche senza pigrizia . Però c'è un settore che richiede sempre un piccolo sforzo in più. Si tratta delle foto agli animali selvatici. Capisco, per esperienza e formazione, che al fotografo naturalista basta il nome e tutt'al più data e luogo per capire tutto, ma rendiamoci conto che la maggiore parte delle persone ha una formazione differente, di solito umanistica o tecnico-pratica (o nessuna). A parte qualche eccezione, per i non naturalisti le foto di animali (e piante, e funghi), possono venire apprezzate appieno solo se accompagnate da una descrizione, non enciclopedica ma che comunque aiuti a capire chi è quell'animale e come e perchè ci interessa. Perchè si apprezza quello che si conosce. Esempi: Foto: Gruccioni. Mmm, belli i gruccioni. Bei colori, mai visti. Cos'hanno nel becco? Ah una libellula. Ok, visti, like? Ma sì. OPPURE Foto: Gruccioni: I gruccioni sull'albero sono dei maschi che tengono la preda nel becco e non la mangiano perchè la vorrebebro usare come offerta nuziale da offrire alle femmine che se accettano poi consentiranno all'accoppiamento. Il naturalista lo sa, gli altri magari no, se lo si spiega non è più attraente per tutti? Poi possiamo aggiungere se eravamo in capanno o no, cosa abbiamo usato... insomma ce n'è da dire. FOTO: Damigella cannibale. Impressionante... (però... non te lo dico per non deprimerti, ma mi fa anche un po'ribrezzo) ! Like e via, ma anche no. OPPURE FOTO: Damigella cannibale: Contrariamente quanto farebbe pensare il romantico nome, le damigelle, lo sappiamo, sono dei feroci predatori che non esitano a volte a gettarsi sui loro simili. Questa foto è scattata a Luglio di quest'anno, in Riva all'Adda, in una giornata molto calda. Con l'aumentare della temperatura i casi di cannibalismo aumentano vertiginosamente. Quello che vedete qui è un adulto che sta divorando un giovane della sua stessa specie, approfittando della minore agilità di quest'ultimo che non riesce a sfuggire. Magari fa schifo lo stesso, però almeno si capisce cosa succede e perchè mi interessava fotografare questa scena. Ok qui forse sono entrato un po' troppo nel dettaglio, ma le libellule sono la mia passione e le conosco a fondo. Passione! Ecco, pensate di dover trasmettere la vostra passione per quel che fotografate. Non scrivete solo "Scricciolo" raccontate qualcosa anche sul comportamento dello scricciolo, perchè esce da un buco, dove eravate quando, come. Lo ripeto, ciascuno secondo le sue possibilità, ma penso che due righe ne siamo capaci tutti. Non diamo per scontato che la gente sappia... il titolo di questo blog viene da un caso esagerato, ma reale (grazie al cielo non qui), di un tizio aveva scambiato per gabbiano un cigno... Però, prima ancora, bisognerebbe Mettere le foto Commentarle, se no passa la voglia di scriverci sopra.
  11. L'ho appena rispedita indietro dopo 13 giorni di impiego. Ne sono venuti 6 articoli in tutto che vi condivido in coda a questa anteprima. Nikon Z6 sopra, Nikon Z5, sotto Nikon Z50, in piedi, Nikon Z5 coricata le tre sorelle riprese dalla mia Z7 Il dorso è del tutto identico a quello di Z6 e Z7 il frontale è del tutto identico a quello di Z6 e Z7 dove si differenziano le tre ? Nel vano memorie : la Z5 è la prima Z con due slot di memorie. e lo sportellino è leggermente più alto. ma distinguerle, a parte la posizione della torretta è impossibile. o per l'obiettivo kit montato. Che però sono chiaramente intercambiabili ... perchè ogni Z può montare ogni Nikkor Z con il suo bel 24-50mm, buio ma prestazionale molto compatto anche quando esteso La Z5 arriva con un firmware che è allineato a quello della versione 3.1 di Z6 e Z7 che si differenzia da quello delle altre sorelle per pochi dettagli, tra cui credo il più importante, quello della gestione dei due slot di memoria La Z5 é identica per quanto riguarda forma, ancoraggi, agganci, a Z6 e Z7. Può quindi montare il battery-pack MN-B10 proposto per Z6 e Z7 e quindi anche per Z5. In esso possono andare batterie EN-EL15, EN-EL15b ed EN-EL15c, la batteria standard della Z5 Z6 a sinistra, Z5 a destra lato sinistro esattamente identico posteriore identico memorie. La Nikon Z5 in mano sta esattamente come stanno la Z6 e la Z7. Mancano sempre quei due centimetri verso il basso che consentirebbero di tenere il mignolino non all'aria, specie con obiettivi importanti. Per il resto, una volta che mettete l'occhio al mirino, vi dimenticate di quale fotocamera state utilizzando. Il sensore è diverso ma nei test che ho fatto (informali perchè la Z5 che ho avuto è un sample e il software di sviluppo preliminare) non credo ci sia molto da desiderare. 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO Il range lineare promesso va da 100 ISO a 51200 ISO. Nella pratica sino a 6400 ISO le foto sono chiare e il livello del rumore contenuto. Da 6400 ISO a 12800 ISO con una certa cautela si può ancora usare, dipende certo dalle vostre aspettative. Ma il rumore è contenuto. Oltre siamo a situazioni di emergenza ma comunque sempre a disposizione. E' un sensore di precedente generazione - idealmente della stessa famiglia di quello della D750 - che probabilmente è stato scelto per risparmiare (e consentire un costo utente inferiore) Ma alla prova pratica solo nel video 4K c'è una limitazione importante. Infatti se a 2K il video è perfettamente impiegabile, in 4K la qualità c'è ma il formato è un crop 1.7x (come dire che un 50mm inquadra l'angolo di un 85mm). Tenetelo a mente. *** Nikon Z5 e Nikkor 24-50mm ad f8, 42mm Nikon Z5 e Nikkor Z 70-200/2.8 S ad f/2.8, 180mm Nikon Z5 con FTZ e NIkkor F 70-200/2.8E FL ad f/6.3 in condizioni di esposizione molto sfidanti. Nessun problema. Come va ? Va benissimo, va come una Z6. Se non sapete che cosa avete in mano e non tentate di andare oltre i 4 scatti al secondo, non vi renderete conto di quale macchina state usando. Questo è il più bel complimento sintetico che si può fare alla Z5. L'obiettivo offerto in kit è ottimo, nonostante la fattura economica e la luminosità massima molto contenuta. Ma è compatto, leggerissimo, poco costoso. Estremamente nitido da parte a parte, corretto, lineare. Ben contrastato e con colori ben dosati. Conclusioni Pro sinceramente io mi aspettavo una cosa estremamente economica, costruita in Cina in massa, di aspetto ed ergonomia del tutto allineati alla Z50. Invece è tale e quale a Z6 e Z7 tranne piccoli dettagli, tutto sommato trascurabili il prezzo di lancio è di 700 euro inferiore a quello di listino della Z6 (kit contro kit) le prestazioni sono elevate, superiori ad ogni reflex Nikon sino alla D750 compresa l'autofocus è allineato con quello della Z6 l'obiettivo kit è leggero, compatto, performante il file è pulito, bello, lavorabile. Equivalente, se non meglio, di quello della D750, Forse un filo meno dinamico alle altissime sensibilità rispetto alla Z6. Ma è tutto da verificare. totalmente coerente con il sistema Nikon Z sia lato obiettivi (totale compatibilità con ogni Nikkor Z presente e futuro, compatibilità via Nikon FTZ con gli obiettivi Nikon F motorizzati di generazione recente) ha due slot di memorie, la prima Nikon Z, di tipo SD che non saranno la massima frontiera per le prestazioni ma sono adeguate alle prestazioni di questa macchina e, soprattutto, consentono di risparmiare un 300-400 euro rispetto alle CFexpress+Lettore necessarii alla Z6 prestazioni live-view e video ben superiori ad ogni reflex Nikon, con la sola esclusione della D780 la nuova batteria EN-EL15c è una furbata galattica : compatibile con le precedenti ma più potente e più smart ! Contro raffica anacronistica. Ok, la concorrenza fa lo stesso. Ma un processore del genere con quel sensore, minimo deve portare 8 scatti al secondo il buffer è adeguato ma Nikon è sempre taccagna su questo fronte io odio le SD (che comunque vanno bene) e il fotografo sarà sempre tentato di usare schede scarse che farebbe meglio a buttare con ovvie conseguenze su prestazioni e sicurezza il video 4K è croppato 1.7x. Ma se uno ha bisogno del 4K può prendere la Z6 che ne offre uno di qualità, o attendere le novità della Z6s che magari offrirà il 4K60p resta sempre piccola da impugnare - come del resto Z6 e Z7 - e rende abbastanza necessaria una staffa ad L o almeno una basetta l'autofocus è allineato con quello della Z6 ... anche nei limiti il prezzo potrebbe essere più generoso. Io la vedo di pieno successo ai 1590 euro obiettivo incluso l'obiettivo è bello ma adatto alle foto in esterni con il sole. In interni spesso servirà il flash. Ma per fortuna a catalogo ci sono ottime aggiunte al corredo. 50/1.8, 35/1.8, 85/1.8 sono li che vi aspettano con tanto di cash-back ! Nel corredo Nikkor Z manca per il momento uno zoom tele di fascia adeguata alla Z5, escludendo il 70-200/2.8 S che è un obiettivo dichiaratamente professionale sia per prezzo che per prestazioni. Ci vorrebbe un equivalente del 50-250mm in formato FX. Altri articoli di copertura della Nikon Z5 su Nikonland
  12. Nei due sondaggi lanciati da Mauro qualche giorno fa appaiono delle affermazioni del tipo, "non sono abbastanza bravo per..." "le mie foto sono troppo brutte allora..." . Ci ho pensato sopra, se facciamo foto brutte a nostro stesso giudizio, come possiamo essere contenti di fotografare? C'è un modo per cambiare la situazione? Per me, se si vuole, un modo c'è. Spesso amici e colleghi vedendomi disegnare dicono: "Eh anche a me piacerebbe saper disegnare, ma non sono capace". La cosa mi pare un po' strana, perchè prima di imparare, anch'io non ero capace, come, un po' prima ancora, non ero capace di parlare nè di camminare, ma dato che queste cose mi interessavano (e qualcuna mi serviva), un po' alla volta le ho imparate. Senza scherzi, è mia convinzione che se una cosa ci piace davvero, la amiamo davvero, allora possiamo impararla, anzi dobbiamo, perchè la soddisfazione che di darà il praticarla è grandissima. La chiave sta nel davvero. Ogni tanto io dico ad altri, "eh come mi spiace non capire quasi nulla di musica, di non saper suonare", ma non è per davvero, perchè non mi è mai passato per la testa nemmeno per un istante di prendere lezioni di musica. Non ci ho mai investito nulla in termini di tempo o denaro. Nelle cose che mi interessavano, invece ci ho messo tutto l'impegno che potevo. E continuo a mettercelo. Sì ma, perdonaci, a noi che ci frega di quel che fai tu? Niente, la mia vuole essere solo una riflessione: quando qualcuno riconosce, ad esempio qui su Nikonland, che le sue foto "fanno schifo" (a detta di lui stesso!!) come situazione definitiva, come se fare foto "da schifo" fosse una decisione del Fato... Le tue foto faranno sempre schifo! ...contro cui nulla si può, e per questo magari non le fa nemmeno vedere, perchè "non si sente all'altezza", allora mi vien da pensare. Scrivo per discuterne e, se riesco, proporre dei suggerimenti, ma anche per suscitare una discussione "educata" sul tema. Se ritenessi che le mie foto "fanno schifo", anche dopo anni di pratica, vedrei due possibili reazioni, 1) smetterei di fotografare per fare altro, oppure 2) mi sforzerei di migliorare. Altrimenti più che passione sarebbe frustrazione. Di certo non indulgerei in un hobby costoso, senza trarre piacere nel praticarlo. Eh parli bene tu, ma ci vuole tempo e io non ne ho. Che parlo bene è fuori di dubbio , che ci vuole tempo anche, che non ne hai... può darsi, ma può darsi di no. Il tempo che metti per fare quelle foto che (a tuo dire eh, io non le ho viste) fanno schifo potresti impiegarlo ad esercitarti a migliorarle, un poco per volta. E poi... quanto tempo passi in passatempi passivi, quando lo stesso tempo potresti impiegarlo attivamente? Ormai sono vecchio, che vuoi che impari alla mia età. Ahi Ahi, una mia collega ed amica cita spesso un proverbio di sua nonna calabrese che recita così: "La vecchia aveva cent'anni, ma non voleva morire perchè aveva ancora tanto da imparare". Hokusai (il pittore della famosa "onda") nel 1834 scriveva: Sin dall'età di sei anni ho amato dipingere qualsiasi forma di cosa. All’età di cinquanta ho disegnato qualcosa di buono, ma fino a quel che ho raffigurato a settant’anni non c’è nulla degno di considerazione. A settantatré ho un po’ intuito l’essenza della struttura [...]. A ottant’anni avrò sviluppato questa capacità ancora oltre mentre a novanta riuscirò a raggiungere il segreto della pittura. A cento anni avrò forse veramente raggiunto la dimensione del divino. Quando ne avrò centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Gli antichi maestri di Baguazhang (un modo molto elegante di picchiarsi che ho studiato) avevano un detto: "Vivi fino alla vecchiaia, impara finche vivi". Questo signore ha oltre cent'anni (è morto qualche anno fa a 118 anni) ed è un famoso maestro, si direbbe che il Baguazhang faccia bene. Il succo, è che sì, con l'età diventa più difficile, ma se la cosa appassiona, si può sempre migliorare, basta un po' di ... intenzione sincera, è la mia esperienza. Si fa fatica però! Ma certo. Per questo che deve essere davvero una passione, altrimenti l'inerzia iniziale, il peso da smuovere, è insopportabile. Molte persone che conosco mi dicono da anni: "eh sì, anch'io vorrei fare un po' di movimento, per la salute, sai". Ma lo dicono con lo stesso entusiasmo con cui direbbero "eh sì, dovrei proprio fare un clistere di otto litri, per la salute, sai". Perchè il movimento per loro non è piacere e non gli interessa veramente di migliorare il proprio fisico. Quindi non lo faranno mai o forse lo faranno un po', poi smetteranno. Chi fa cross-fit, Mountain bike o che so io, fa fatica, ma si diverte e si fissa sempre nuovi obiettivi. Allora chiediamoci, proviamo piacere nel fotografare? Vogliamo andare avanti? O ci va bene così, "tanto per". E poi so che non diventerò mai bravo come tanti altri. Può darsi, anzi quasi sicuro. Ma chi se ne frega, non è questo il punto. Il vero scopo che ci deve muovere nella nostra passione, qualsiasi sia, è essere ogni giorno un po' più bravi di quanto si era prima, fino ad essere essere soddisfatti dei propri risultati. Tra eccellere e fare schifo c'è un sacco di spazio, dove si sarà "almeno" soddisfatti delle proprie foto, poi si potrà provare ad andare anche più in là, un po' per volta. Certi maestri di arti marziali (non agonistiche) fanno capire che se oggi riesci a battere qualcuno che prima ti batteva, non devi essere contento perchè sei diventato più bravo di lui, ma perchè sei diventato più bravo di com'eri prima. Penso sia lo stesso per quasi tutte le arti (la danza ad esempio), ma io parlo solo di quello che conosco. Si incontra sempre gente più brava di noi, e allora? Sono convinto che non ci si debba misurare con altri se non con se stessi. Ma se pubblico le mie foto poi mi giudicano male perchè sono brutte e io ci rimango malissimo. Se parliamo di un contesto come questo, dove in gran parte non ci si conosce di persona, se qualcuno giudica male te, è lui che sbaglia, la cosa non ti deve amareggiare o irritare, non fa testo, non si devono giudicare mai le persone, soprattutto quelle che non si sa nemmeno che faccia abbiano. Questo è il mio pensiero almeno. Se invece esprime un giudizio sulla tua foto, anche severo, ma educato, allora se ne deve tenere il dovuto conto, che significa valutare criticamente, ma onestamente il giudizio ricevuto, allo scopo di migliorarsi. All'inizio della mia avventura digitale, quando si cominciava appena a condividere foto in internet, avevo pubblicato su un forum di fotografia naturalistica una foto di due cicogne in controluce che mi sembrava un capolavoro... uno dei membri storici, fotonaturalista di buon livello, con la massima schiettezza mi ha spiegato che per lui il posto giusto per quella foto era il cestino e mi ha detto perchè. Nonostante fossi molto più giovane ed irritabile di adesso, dopo un primo momento di sconcerto, ho capito che aveva ragione, e gli sono ancora grato adesso per avermi esortato a non essere indulgente con me stesso. Mi è anche capitato (ma rarissimamente) di ricevere giudizi offensivi e o indifferenza, non vivo su un Pero, ma il bilancio, posso dirlo, è largamente positivo. Ho imparato tantissimo, ho conosciuto gente eccezionale (e un po' di str...ani) ma soprattutto mi ha aiutato a migliorare quel che faccio. Magari non mi risponde nessuno, si commentano solo tra amici. Può essere, anzi a volte è, ma insistendo, "scassando" facendosi conoscere, presenziando, un po' alla volta, i feedback arrivano (o si viene cacciati , no scherzo). Ma attenzione, non lo si deve fare per dovere! Se poi anche noi si commenta gli altri... aiuta. La fai facile tu. Senz'altro c'è chi è più portato a comunicare e chi meno, ma se c'è interesse, entusiasmo per quel che si fa, un'opinione o una piccola domanda.... No in realtà non ne ho proprio voglia, mi diverto a fare il fotografo per finta, gioco con le attrezzature, compro vendo e ne discuto sui forum, poi le foto sono un di più, la storia dello schifo è una scusa. Allora il problema non esiste! Se sei già contento così, non c'è bisogno d'altro. Ma credi di sapere tutto tu? Ma lo sai che ci stai proprio rompendo i... Sì lo so, sto procurandovi una grave gonadofrazione (modo difficile di dire che rompo ciò che ho sostituito coi puntini sopra), ma le mie intenzioni sono buone. Ho sperimentato su di me il detto che lo scopo del viaggio non è tanto nella meta ma nel viaggio stesso; ha ragione (tranne quando prendi il treno da pendolare per andare a lavorare). Metaforicamente, ogni piccolo passo in avanti che fai è una soddisfazione. La mia intenzione è proporre una via per essere più contenti di quel che si fa. Attenzione: non sto dicendo che partecipare al forum vi darà la felicità, ma che la condivisione e la partecipazione ad un forum è uno degli strumenti, uno dei tanti che potrebbero aiutarci a migliorare, se ci interessa farlo. Non confondiamo il dito che indica con l'oggetto indicato. Ecco, se a leggere vi siete divertiti e vi è servito a qualcosa, sono contento, se no ...sono contento perchè mi diverto lo stesso a scrivere, ma un po' meno. SCUSE DOVUTE E CHIARIMENTI NECESSARI: SCUSATE SE OGNI TANTO HO FATTO IL SANTONE, è un ruolo troppo divertente e non ho resistito ma, sul serio, non penso di essere più saggio di nessuno. NON C'E' ALCUN INTENTO PROMOZIONALE NE' COERCITIVO Quanto ho scritto è solo allo scopo di incoraggiare chi vuole provarci. QUELLO CHE SCRIVO NON PRETENDE DI ESSERE VERITA' UNIVERSALE. E' solo la mia visione della cosa. Ci sono ben poche verità universali e io non ne possiedo. MI INTERESSA MOLTO SENTIRE LE VOSTRE OPINIONI E I VOSTRI PERCHE', SE VOLETE, SOPRATTUTTO PER OFFRIRE UNA BASE PIU' AMPIA DI CONFRONTO A CHI PUO' SERVIRE. Grazie!
  13. E' passato più di un anno e mezzo dalla presentazione ufficiale delle Nikon Z6 e Z7. Chi scrive è stato invitato all'evento di lancio a fine agosto 2018. Ed è stato il primo a ricevere la Nikon Z7 a Milano. Nel tempo, la pattuglia di Zetisti di Nikonland, si è allargata e ad oggi conta oltre un centinaio di fotografi. In tutto questo periodo abbiamo scritto decine di articoli di approfondimento pratico e di test e, soprattutto, di utilizzo delle apparecchiature Nikon Z. Questo nuovo articolo vuole essere una recensione di lungo periodo - e quindi dopo 12-18 mesi di effettivo utilizzo - dopo approfondita esperienza pratica. Proprio l'opposto di quanto fanno usualmente certi tester multimediali/vblogger, che improvvisano video di prova dopo nemmeno due ore di utilizzo, di materiale che invece necessita di lunghi approfondimenti d'uso e che si può solamente giovare di una ultratrentennale esperienza nikonista alle spalle. E' anche, per la prima volta di Nikonland, un test complessivo che coinvolge praticamente tutta la redazione attiva di Nikonland. Sfaccettature, punti di vista differenti, esigenze e soprattutto aspettative diverse verranno compendiate nelle righe a seguire. E voi ? Ci piacerebbe veramente leggere il vostro punto di vista di fotografi esperti ad integrazione di quanto da noi sviluppato in questo articolo. Intanto buona lettura e buona Pasqua ! *** Nikon Z6 di Max Aquila Sono stato il primo su Nikonland (ed uno dei primi in assoluto) a poter utilizzare una Nikon Z 6 all'indomani della presentazione, a Novembre 2018 ed i 4-5000 scatti effettuati in un paio di settimane mi hanno subito convinto di trovarmi di fronte ad uno dei futuri successi di mercato cui Nikon ci ha abituato negli anni. Ho riscontrato subito dei punti di forza rispetto l'ammiraglia 7, che per pochi mesi l'aveva preceduta, in termini di reattività del mirino elettronico, di capacità di buffer negli scatti alla massima velocità, (12ftg/s) inizialmente limitata dal blocco dell'esposizione su quella del primo fotogramma, poi, dopo uno dei primi aggiornamenti fw, sbloccato anche questo limite. Del resto, il taglio del sensore da 24Mpx, molto più agevole da gestire dal processore rispetto quello ponderoso della 7, la velocità massima di raffica e l'assoluta incapacità di saturare il buffer in jpg alla massima risoluzione, la individuavano subito come la mirrorless Nikon più indicata per le foto di azione e reportage. Appena disponibile sul mercato italiano, garantito dalla regolare importazione, ho comprato una delle primissime disponibili, a gennaio 2019, che adesso, a 15 mesi di distanza ha superato abbondantemente i 90mila scatti. Acquistata in kit con adattatore FTZ e Z 24-70/4S ho subito rafforzato il mio convincimento sui punti di forza, in funzione della infallibilità della compatibilità con le ottiche F in mio possesso, dell'adattatore, a buon diritto da considerare uno dei principali punti di forza del sistema in assenza di un congruo parco ottiche native. Avendo già provato a Novembre le potenzialità del 50/1,8 nativo me ne sono immediatamente dopo procurato uno e a seguire, appena uscito, la scorsa primavera, il 14-30/4S anch'esso un caposaldo del sistema nel suo primo anno di vita. Delegando all' FTZ la disponibilità di mediotele e telezoom, in attesa dell'espansione del sistema lato ottiche, mi sono dedicato a quelli che sono i miei principali soggetti fotografici, ossia il reportage sportivo e di costume e people, nelle quali categorie la Z6 eccelle per alcuni aspetti e diventa carente per altri: Z6 e 14-30/4S a 14mm f/8 t/1000 ISO 360 non ci sono dubbi che nitidezza, saturazione, contrasto e immediatezza nelle fasi di composizione/inquadratura/scatto, ne fanno come di ogni mirrorless uno strumento insostituibile per riprese al volo, magari anche in condizioni precarie, sommersi da folla con migliaia di presenti, come nel soggetto di questa foto, scattata utilizzando il funzionalissimo touch screen del monitor, immediato come nessuna reflex prima di questa ML nel point & shoot La disposizione dei sensori AF sul fotogramma, 273, non moltissimi rispetto la 7 e alcune concorrenti, però non lascia troppi spazi vuoti, pur se con il compromesso della dimensione davvero eccessivamente grande e non regolabile dei singoli sensori: il che ci porta ad uno dei principali difetti della macchina, quello di non essere infallibile nella scelta del soggetto su cui mettere a fuoco, se lo sfondo dell'immagine sia ricco di elementi. Questo difetto vorremmo corretto dalla macchina che seguirà questa Z6, ritenendo fantascientifico un aggiornamento fw risolutivo in proposito. Di fatto sembra che Nikon sia riuscita con questa Z6 a trovare il giusto compromesso tra dimensioni e densità del sensore, prestazioni e prezzo in funzione del massimo numero di utenti possibile. Altra caratteristica che colpisce in questa mirrorless Nikon è la possibilità di scegliere on camera di riprendere in tanti modi, oltre quello consueto: altrettanti punti di forza sono quindi il Time Lapse, mutuato dalle inveterate abitudini delle giovani generazioni e reso possibile dalle considerevoli prestazioni in video della Z6 che ho messo alla prova in questo senso con grande soddisfazione oggettiva (ma non rientrando il video tra le mie congeniali operatività ... non ve ne propongo i risultati, pur eccellenti tecnicamente) La ripresa di una scena con cambio della messa a fuoco, ossia Focus Stacking, che consente on camera di impostare un numero variabile di scatti con una variabilità di spostamento della maf...introdotta già dalla D850 e basterebbe questo a definire il livello di pregio della fotocamera 63 file in pila, con scarto di 3mm di maf con Z6 e 24-70/4 a 50mm f/5,6 Sicuramente perfettibile (preferiremmo fosse possibile inserire i due punti da dove a dove ottenere nitidezza, demandando al programma la traduzione in numero di scatti e step di maf) ma rappresenta di certo un plus che consente a chiunque di misurarsi con gli inevitabili problemi relativi alla profondità di campo ottenibile con le ottiche non decentrabili, utile in molti generi, dallo still life, alla super macro, al food etc... A questo proposito, in questo anno e mezzo di utilizzo del sistema Z, mi sono convinto (e non sono il solo su Nikonland) delle ottime qualità di tuttofare dello zoom standard del sistema, questo 24-70/4 che possiede ottime doti anche nella ripresa ravvicinata di soggetti, arrivando di suo già al RR 1:3, senza l'ausilio di lenti addizionali, soffietti o tubi di prolunga, ma facilmente utilizzabile anche con i suddetti ausili per andare molto oltre il suo campo di applicazione progettuale. Si, ... a tutti gli effetti il Nikon Z 24-70/4S rappresenta un valore aggiunto nello Z-mount Altro punto di forza della Nikon Z6 la capacità di valutare a mirino in tutti i profili colore disponibili, (di default ce ne sono 20 oltre gli 8 usuali) anche quelli metafisici come "bitonale" di questa foto Z6 + adattatore RF e Nippon Kogaku 13,5cm f/3,5 del 1953 f/4 t/640 ISO 1000 utilizzando quindi qualsiasi obiettivo, spioncino, bicchiere, dotato di apposita baionetta/adattatore, ma sopra ogni cosa, capace di valutare a mirino, magari con l'assistenza dell'istogramma, esposizione e contrasto in Bianco e Nero direttamente in ripresa, ottenendo poi quanto impostato sul file da passare in sviluppo. La qual cosa si sposa a meraviglia appunto con la possibilità di utilizzo di ottiche vintage, ottimizzate per il bianco e nero o per contrasti cromatici ben differenti da quelli degli obiettivi moderni ai nanocristalli, ma più vicine invece ad alcuni dei picture control "smart" tra i 20 disponibili. Andando poi alle eccellenze che caratterizzano la Nikon Z6, non si può non menzionare la predisposizione dinamica allo scatto che, insieme all'elevata latitudine di posa del sensore, capace di amplificazioni di segnale che sfiorano i 50mila ISO con livelli contenuti di rumore e comunque molto progressivi, consenta la pratica del modo di scatto che si sta sempre più imponendo in riprese scattate in condizioni di luce impegnative e con alta densità di scatto alla massima velocità consentita, ossia AutoISO in modo M, impostando e regolando via via i parametri che interessino, tempo di otturazione e diaframma di lavoro, facendo correre gli ISO, cosa che sicuramente produce i volumi di scatto che ho praticato per la prima volta su di una sola fotocamera in un periodo di tempo così limitato... ma ... produce altrettanta soddisfazione Z6 + FTZ + Sigma Art 135/1,8 a f/2,5 t/2500 ISO 500 (direttamente ripresa in 16:9 come consentito dai formati della fotocamera) ...realizzando sequenze all'interno delle quali si trova il fotogramma che valorizza quello shooting come nello sport, dove la mutevolezza delle condizioni di luminosità porti a scattare a valori di amplificazione del segnale davvero elevati Z6 + FTZ + Nikon AF-S 800/5,6G FL a 8000 ISO f/5,6 t/2000 e eyeAF in funzione e l'aiuto tecnologico delle innovazioni come quella fantastica dell' eye-AF consentita dall'aggiornamento fw 2.0 giunto dopo pochi mesi dalla commercializzazione, a maggio 2019 ed i successivi perfezionamenti, fanno comprendere come Nikon tenga a questo progetto Z che va trimmando con continuità di aggiornamento. La mia naturale propensione alla fotografia sportiva, specie in ambiente "ostile" come a mare, tra salsedine e spruzzi di salmastro, mi conduce a cercare di volta in volta le attrezzature più consone a questo scopo e a questo proposito devo dire che accanto alla soddisfazione per l'operatività dimostrata da questa fotocamera, che mi consente di realizzare scatti e sequenza che erano accessibili solo a DSLR di ben altro livello e costo (e posizionamento di mercato)... Z6 + FTZ e Nikon AF-S 500/4G VR a f/4 t/5000 ISO 640 d'altro canto, dimensionalmente ed ergonomicamente, nonchè dal punto di vista operativo, non possiamo parlarne come di uno strumento adatto ad una continuità di attività professionale, mancandole i presupposti del relax di utilizzo con obiettivi pesanti, un secondo slot di backup, delle caratteristiche perfettibili in termini di AF dinamico, di velocità di raffica (la piccola Nikon One. grazie al sensore da 1" raggiungeva con la V3 raffiche da 30 ftg/s... tanti anni fa) In realtà vorrei che Nikon determinasse un ulteriore step di fotocamera mirrorless dalle caratteristiche reportagistiche, ossia con sensore dalla densità tra i 24 e massimo 30 Mpx. Da accostare alla erede della Z7 con eventuale mega sensore da 60Mpx, adatta alle riprese. statiche ad alta densità di contenuto immagine. Come nei dualismi di un tempo D2x e D2h e quelli più recenti, anche se di diversa concezione, D5 D850. Le aspettative ulteriori sono quelle per il completamento del parco ottiche fin qui già soddisfacente, ma non ancora certamente definitivo: quando i tempi saranno propizi (speravamo entro il 2021...ma adesso dovremo riqualificare le priorità) a consentire il definitivo passaggio (con i corpi ulteriori auspicati) alla baionetta Z, eliminando buona parte dei "contro" qui sopra evidenziati. Max Aquila per Zetaland 2020 *** Nikon Z6 di Massimo Vignoli Premessa. All’inizio ero molto scettico su queste Z e devo dire che, quando l’ho comprata lo scorso maggio 2019, è stato più per la curiosità di sperimentare e la disponibilità del payback Nital che per la convinzione che questo potesse essere effettivamente uno strumento valido. Questo vale in particolare per il mio genere fotografico preferito – il wildlife – ma anche per le sue potenzialità in studio, facendo paesaggio o fotografia generalista. E, di fatto, la non fiducia nella maturità di questi oggetti e nelle scelte di Nikon è uno dei motivi più importanti che più ha definito la scelta di prendere la Z6 e non la Z7. Il ragionamento fu di acquistare l’oggetto più semplicemente rivendibile! Non di meno, per provare sul serio, ho scelto comunque di: dotarmi subito della Z6, del 24-70/4 e del 50 1.8, oltre all’evidentemente indispensabile FTZ; di metterla al lavoro “senza rete”: la prima uscita, dopo qualche esperimento in casa, la mia Z6 l’ha fatta in studio, durante uno shooting a pagamento al quale non ho portato nessuna reflex, e così è stato per tutte le successive uscite: non ho mai portato una DSRL “caso mai”. Per cui credo proprio di essere un tester asettico, al massimo “a priori contro” le Z e non a favore. Esperienza personale. All’inizio, molto in salita. In quella prima uscita in studio non ne voleva sapere di far andare i flash, e non ne voleva sapere di mettere a fuoco nel buio dello studio rischiarato solo dalla luce pilota. Meno male che avevo 2 ore, perché le prime foto buone – superati i blocchi è stato necessario ripristinare una situazione creativa e produttiva - sono uscite dopo un’ora e mezza di imprecazioni a denti stretti. Avessi avuto con me la D5, probabilmente dopo 10’ sarebbe tornata in borsa ed il giorno dopo sarebbe stata in vendita. Ma a casa, guardando i file, ho capito che quella Z6 con il suo cinquantino creava una coppia veramente superlativa. Anche ai tempi dei tentennamenti del firmware 2.0. Ora, con il firmware 3.0, siamo veramente oltre. Per me in studio la Z6 è ben sopra a quello che mi consentiva di fare la D5. Con i flash o in luce naturale, a colori o in BN. In giugno, cioè 4 settimane dopo, dedicate a capire le Z e le ottiche native, mi lancio nella mia prima esperienza di fotografia notturna. In mezzo, esperimenti su ampia scala. Con i quali promuovo definitivamente il 50/1.8S – mi piace proprio - e boccio il 14-30/4S che altrettanto radicalmente non mi è piaciuto. Di fatto, per i paesaggi in generale, mi doto di un 14-24 AFS 2.8 comprato usato, come fosse un noleggio. È una lente grossa, pesante, problematica e sostanzialmente obsoleta. Ma che ho preferito in maniera netta al più comodo fratellino attacco Z, che reputo essere una riedizione ammodernata rispetto al anch’esso obsoleto 16-35/4 AFS, con il quale condivide l’impostazione basata sulla ricerca del miglior compromesso. Certo, il nuovo compromesso è meglio del vecchio, ma tale resta. E non solo di notte. Di notte, in realtà, la scelta progettuale dell’autofocus delle lenti Z - che sono focheggiate elettronicamente e non meccanicamente - pare essere un grande limite: non è possibile, dopo aver spento la macchina, riportarle ad un punto di fuoco preimpostato. Vedremo come evolverà il catalogo di lenti native, per le quali aspetto sia il 14-24 2.8 sia il 20 1.8, anche per sapere se lato software riusciranno a risolvere questo problema o se i paesaggisti notturni dovranno continuare guardare altrove (caso nel quale il mio “noleggio” probabilmente si prolungherà). Ma anche qui, foto notturna, abbiamo un punto molto forte a favore della Z6: la qualità ad alti ISO è veramente vicina vicina a quella della D5, che resta migliore, di poco, solo ad ISO superiori ai 6400…. Ma ad altro prezzo. Dove la Z6 realmente eccelle, comunque, è nella versatilità d’uso. Non riesco ad immaginare niente di meglio per gironzolare da turisti per città. Scattando non visti, senza portare la macchina al viso ma beneficiando sia dello schermo basculante sia del riconoscimento dell’occhio del soggetto. O di notte sfruttando gli alti ISO molto puliti. Nella fotografia naturalistica, invece, abbiamo punti di forza - in particolare ISO, stabilizzatore e scatto silenzioso – che non bastano a far emergere questa Z rispetto alla D5 per colpa dell’ AF ancora non sicuro come vorrei, in particolare si “distrae” se lo sfondo è più chiaro del soggetto e/o il soggetto è piccolo e fatica ad agganciare/tenere agganciati soggetti in rapido movimento. È per me, inoltre, ulteriormente penalizzata dalle dimensioni troppo piccole del corpo macchina. Per cui, al momento, se non mi è necessario lo scatto silenzioso preferisco senza dubbio ancora la D5. Ma è evidente che Z6 e D5 giocano in campionati diversi e che sarebbe ingeneroso, per entrambe, metterle in competizione. Un particolare da non sottovalutare riguardo allo scatto elettronico è che, essendo privo di parti in movimento, consente di scattare con tempi assolutamente proibitivi con le reflex, anche a mano libera – ed anche grazie all’efficacia combinata dello stabilizzatore sul sensore e di quello sulla lente (qui 1/25 con il 500/4 a mano libera, e non mi ha visto e sentito). Conclusioni con pro e contro. Tolto il Covid-19 e la “segregazione”, tra il 26/5/2019 ed il 1/3/2020 sono poco più di 9 mesi e 22 mila fotografie. Fatte in mote situazioni di scatto diverse, solo alcune illustrate nell’articolo. Devo dire che nel sistema Z ci sono molte cose che mi piacciono, in particolare : Automatismi di messa a fuoco, in particolare nella fotografia di persone. Qualità del mirino elettronico ed informazioni disponibili Stabilizzatore sul sensore Scatto silenzioso Qualità ottica delle lenti Ma anche alcuni contro : Correzione non disattivabile dei difetti delle ottiche, spero che tornino indietro 14-30/4 scarso ed incongruo nel rapporto con il prezzo di listino in uscita Dimensione dei corpi macchina, troppo piccoli Firmware che non viene sviluppato abbastanza rapidamente ed abbastanza intelligentemente nemmeno nelle cose “piccole”: continua a mancare un modo comodo di utilizzare contemporaneamente 2 modalità di messa a fuoco, come è da sempre possibile sulle reflex, così come un modo mirino completamente pulito da informazioni…. E tante altre… Punto di fuoco perso ad ogni spegnimento della macchina per le lenti Z Aspettative per il futuro. Facile, solo tre cose: Una Z meglio della D5 nella fotografia d’azione e di natura (corpo grande - batteria grande – più comandi fisici - AF veloce e più sicuro) Uno zoom ultrawide filtrabile e meglio del 14-24 AFS, in tutti gli ambiti d’uso. Uso pervasivo, sui nuovi supertele attacco Z, della tecnologia PF abbinata ad una luminosità massima uguale o superiore all’attuale. *** Nikon Z6 di Silvio Renesto Ho la Z6 dal novembre 2019, quindi non da moltissimo, ma abbastanza da essermene fatto un'idea. L'ho presa perché mi serviva una mirroless valida per la macro/still life, che faccio sia per lavoro che per passione, ma anche da sfruttare per lo street e paesaggio in bianco e nero, un genere in cui faccio occasionali incursioni. Z6 e 24-70/4 S a 68mm, il 24-70/4 è un ottimo zoom standard. Purtroppo la situazione di isolamento forzato a cui siamo obbligati ci ha sottratto la primavera, quindi non ho potuto provarla come si deve nella macrofotografia agli insetti, cosa a cui tenevo molto e dove, per i pochi test che sono riuscito a fare, sono sicuro che avrebbe reso al meglio. Ho potuto però sfruttarla per gli altri usi per cui l'avevo comprata, soprattutto per lavoro (ma le foto non posso mostrarle, purtroppo) e ne sono rimasto soddisfatto. Le potenzialità sono quelle tipiche della mirrorless (previsualizzazione dell'esposizione, precisione nella messa a fuoco in still-life, possibilità di posizionare il punto di messa a fuoco ovunque e così via). Il corpo macchina mi piace, è moderno ma nel contempo la sua forma squadrata essenziale richiama un po' le nikon FM o FE, con cui ho iniziato a fotografare sul serio. Al di là dell'aspetto nostalgico, la funzionalità di pulsanti e ghiere è buona, nonostante abbia mani grandi non ho incontrato problemi, solo il corpo è un po' piccolo, prima di acquistarla mi sembrava che una basetta di qualche genere fosse più che altro un vezzo, ma poi mi sono dovuto ricredere, montandola la presa diventa molto più comoda e stabile. Il monitor è molto bello, ampio e oltre a dare un'immagine nitida, è ricco di informazioni ed è touch, ma questo lo immaginavo, la maggiore sorpresa in positivo è stato il mirino elettronico, veramente eccellente. Per quanto riguarda l'uso, da buon nikonista d'annata, non ho avuto bisogno di leggere le istruzioni per gestire il 99% delle funzioni. Ne ho personalizzate alcune secondo le mie necessità: ad esempio ho attribuito al pulsante Af-on la funzione di ingrandimento istantaneo al 100%, che mi viene comoda in alcune macro-occasioni. In macro l'Af-S più la selezione della area Af pinpoint risolvono egregiamente quasi tutte le situazioni. Molto raro che si debba usare la messa a fuoco manuale. In quel caso il focus peaking funziona bene, ma occorre fare un un po' l'occhio per capire quando si è esattamente a fuoco, perchè si ha un aumento dell'intensità del contrasto molto graduale e sulle prime mi capitava di scattare troppo presto, convinto che il soggetto fosse già a fuoco. Con l'uso però ci si fa la mano e soprattutto la combinazione di focus peaking e ingrandimento istantaneo 100% risolvono il problema, ma come ho scritto, nella gran parte parte dei casi l'area af pinpoint risolve ogni situazione. La Z6 mi permette inoltre di sfruttare i miei obiettivi nikkor tramite adattatore, in attesa di ottiche equivalenti con attacco Z, cosa indispensabile per me soprattutto nell'attività professionale dove mi occorre un vero obiettivo macro (non sono un fotografo, sono un paleontologo, lo ricordo, ma i paleontologi hanno necessità di fotografare gli esemplari nei dettagli). Il Nikkor 105 f2.8 afS G ha una certa età, ma sul sensore della Z6 trovo che se la cavi ancora abbastanza bene, in attesa di un macro con attacco Z che speriamo essere di qualità "stratosferica" . Z6 e 105 micro Af G. Questa traccia fossile farà parte di una mostra personale "Forme nella pietra" che si terrà a ottobre (doveva essere ad Aprile, ma il coronavirus l'ha fatta slittare). Apprezzatissimo lo scatto in sequenza che libera dalla necessità della slitta micrometrica quando si vuole ottenere una serie di scatti da combinare tramite focus stacking. Z6 e 105 micro Af G. Macro con stacking da ripresa in sequenza. Sempre in attesa di un vero macro dedicato per la fotografia ravvicinata si possono ottenere risultati interessanti anche accoppiando obiettivi S soprattutto il 50mm f1.8, ma anche con l'85mm f1.8, coi tubi dedicati quali i Fotodiox o i Meike (più convenienti!). Stacking di più scatti realizzati con la Z6 e l'85mm f1.8 S accoppiato ai tubi Meike. La Z6 con gli obiettivi nikkor F tramite adattatore FTZ permette di fotografare di tutto o quasi, mantenendo una qualità di immagine ottima con una notevole latitudine di posa. Questo scoiattolo era nell'ombra più fitta. Z6, 300mm f4 PF e TC 14 EIII, 12800 ISO. Il firmware che permette il riconoscimento dell'occhio umano e dei mammiferi è un'altro plus notevole, anche se non ne faccio un uso intensissimo. A dire il vero mi sono divertito ad usarla anche in contesti per i quali non era proprio tagliata, come la wildlife photography, dove può dare sì soddisfazioni, ma è dove per l'uso che ne faccio io, l'af spesso mostra un po' la corda, anche dopo il deciso miglioramento via firmware, per una reattività non sempre fulminea ed una tendenza a perdersi negli sfondi anziché centrare sul soggetto. Z6 e 300mm f4 PF : se il soggetto non si agita troppo non ci sono problemi Con un po' di pazienza e di ... fortuna si possono ottenere risultati soddisfacenti anche con il 300mm accoppiato al famigerato TC 17 EII! Conclusioni PRO Una fotocamera ben costruita, solida Ottimi file, Obiettivi (quelli che ci sono) di elevata qualità Mirino elettronico molto valido I classici vantaggi delle mirrorless che ho descritto prima (WYSIWYG, nessun necessità di tarare gli obiettivi, predispposizione focus stacking...) CONTRO Vivamente consigliata almeno una basetta per impugnarla meglio, da sola il mignolo sfugge sotto (quando ne ho letto, non credevo fosse così importante, ma provandola... ho cambiato idea) Reattività migliorabile (ci mette un po' a "risorgere" dallo stand by, ad esempio) Precisione Af migliorabile. Vale per entrambe le Z: l'adattatore FTZ ha la basetta per il cavalletto che è più di intralcio che di utilità Se gli ultimi due problemi potessero essere corretti via firmware, sarebbe un'ottima cosa e la mia soddisfazione sarebbe piena. Se invece futuro uscisse una versione aggiornata, (e un poco più grande) la acquisterei molto volentieri. *** Nikon Z6 e Nikon Z7 firmware 3.0 di Mauro Maratta La mia Nikon Z7 con il grip SmallRig e in bella mostra, la nuova CFexpress di ProGrade a confronto con la vecchia XQD di Lexar, ripresa con la mia Nikon Z6. Oramai nella fotografia corrente di tutti i giorni io sono reflex-less Ho scritto in lungo e in largo sulle Nikon Z e su tutto quello che le riguarda, su queste pagine, sin dal luglio 2018. Sono persino arrivato a provare la Z50 che, pur essendo una bella fotocamera, mi attira come una seduta fiume dal mio dentista (che pure è una bellissima ragazza con due occhioni verdi che non ti lasciano scampo mentre ti trapana l'osso della mandibola !). Per cui qui andrò solo per valore aggiunto, valutandole allo stato dell'arte attuale con il nuovo firmware 3.0, che non sarà l'ultimo ma rappresenta anche la maturazione finale del sistema. E la disponibilità - finalmente ! - delle tanto a lungo promesse schede di memoria CFexpress Ho avuto ogni ammiraglia digitale Nikon sinora e buona parte delle macchine professionali Nikon. Queste due signorine non sono macchine professionali e a dirla tutta sono due "giocattoli" costosi. E' stata la mia prima impressione e la confermo. Per arrivare a livello di una F5-D1-D3-D5 ci vuole altro. E questi primi modelli non ce la faranno mai. Nikon Z7 e l'oggetto del desiderio di Silvia (no, non il mio Nikkor 105/1.4E quello non lo cederò mai !) Nikon Z7 e obiettivi compatibili (in questo caso la focale migliore per il volto di Oonagh, il mio Sigma 135/1.8 Art) Perchè sono nate sotto la luna del compromesso per scelta progettuale non per limiti industriali. Piccolo è bello ma è anche maledettamente impossibile farci stare un buffer di memoria serio, un processore veloce e dei comandi all'altezza delle aspettative di chi spende 6000+ euro più le svariate migliaia di euri necessari per dotarle del corredo minimo di obiettivi. Che al netto delle promesse ... rimane una promessa. Ma ... se ci fermassimo qui mi dovreste chiedere naturalmente perchè posseggo sia la Z7 che la Z6, perchè prima dello stop infernale dovuto al virus sommavo oltre 250.000 scatti tra l'una e l'altra (con la prospettiva di arrivare a 450.000 prima di pensionarle), perchè ho venduto per inutilizzo la D850 e perchè ho prestato la D5 e non ne sento la mancanza (dato che per me è diventata semplicemente una jpg-machine dedicata allo sport più difficile). Infatti, pur nelle loro limitazioni, Z6 e Z7 per me rappresentano il rinnovo dei voti matrimoniali con Nikon. Una Nikon è per sempre. Perchè accontentarsi di un hamburger quando a casa c'è una bistecca di roastbeef che ti aspetta (cit. Paul Newman) ? E' questo l'effetto del Nikkor Noct 58/0.95, una esperienza che non si può dimenticare, assuefazione pura dopo di che niente sarà più come di prima. Ah, già, qualcuno non lo sa. Io non mi sono mai sposato. Nemmeno fidanzato. Tranne che con Nikon, nell'estate di oramai trentasette anni fa. Ma questo però non mi nega il piacere di criticare aspramente "mia moglie" quando ne sento la necessità. Né di essere equilibrato quando si tratta di valutarne ... i frutti. Ci sono caratteristiche nelle Nikon Z che mi fanno attendere con grande aspettativa i prossimi modelli se questi sublimeranno le caratteristiche che più mi servono oggi - perché ogni fotografo che non sia ancora stato inumato si evolve nel tempo, non rimane fermo agli stilemi imparati negli anni '70 del secolo scorso - specialmente oggi che con il firmware 3.0 siamo arrivati alla maturità. Oggi utilizzo al 98% le mie due Z, relegando la D5 a poche circostanze dove la sua reattività mi permette di superare i ritardi e i limiti di messa a fuoco e di lag della Z6. Ma la D850 è un ricordo del passato e non la rimpiango nemmeno un minuto, tanto più che in fondo l'ho utilizzata per la gran parte del tempo, a specchio alzato e su treppiedi come fosse la mirrorless che allora non avevo. Il livello di maturità raggiunto con il firmware 3.0 dalle Z mi permette di scattare al 100% fidandomi del loro riconoscimento dell'occhio, per cui delego del tutto la messa a fuoco alle fotocamere : io inquadro e non penso ad altro. Le uso in modo indifferente, avendo solo cura di mettere il 105/1.4E sulla Z7 per consentirle di recuperare quello stop di svantaggio sulla Z6 quando le impiego insieme. Sono persino arrivato ad acquistare lo zoom che più ho detestato nel tempo (pur avendone avuti, tra 28-70 e 24-70, addirittura quattro esemplari), perchè il nuovo Nikkor Z 24-70/2.8 S é semplicemente impareggiabile. L'eye-AF delle Nikon Z, sia con gli umani che con cani e gatti è un game-changer. Oramai non riesco più ad utilizzare una reflex per fotografare le persone. Persino con la D780 ho scattato esclusivamente in live-view per non perdere questa opportunità. Nessun bisogno di tarare le ottiche e fuoco sempre sull'iride. E dai tre giorni di "terrore" passati con il Nikkor Z 70-200/2.8 S (fotografando per una Milano già conscia del pericolo virus) ho capito che quello sarà il baton de mon vieillesse. Specie se si ricorderanno di fare anche un TC20 all'altezza. Z6 e Nikkor 70-200/2.8E FL via FTZ in attesa del Nikkor Z e della ripresa delle gare (in settembre ?) Scatto al 99,99% in otturatore elettronico salvo quando sono in luce artificiale a frequenze pericolose o con il flash, e se il soggetto me lo consente, il tempo di scatto non è più una variabile, grazie al grandioso stabilizzatore integrato sul sensore In manuale per tutto il tempo e selezionando il picture control che a mirino mi dia già il risultato atteso, in modo tale da avere in Lightroom già il lavoro per lo più fatto. Il flusso di lavoro si è di gran lunga agevolato. A differenza di Massimo Vignoli io trovo assolutamente impagabile il fatto che i programmi Adobe ritrovino tutte le regolazioni on-camera senza dover reinventare ogni volta la ruota o l'acqua calda. Il risultato è che tra le piacevolezze delle due fotocamere, l'elevatissima qualità delle ottiche, la naturalezza d'uso, la spontaneità del risultato, la vastità delle potenzialità del sistema (che si estende grazie ai miei due FTZ, al battery-pack permanentemente montato sulla Z6 e prossimamente ad una scheda CFexpress da 325 per avere autonomia virtualmente infinita e rapidità di scarico sul pc) il numero di scatti che faccio con le Z è talmente più elevato di quello che ho sempre fatto con le reflex che non mi bastano più gli hard-disk (sono passato ai 16 terabyte ma non ci sono, per ora tagli superiori a buon mercato... !) Nikon Z7 e Nikkor 300/4E PF via FTZ, un perfetto connubio di leggerezza e prestazioni Ma l'appetito viene mangiando e queste due Z e questi primi obiettivi non sono che l'aperitivo. Anche perchè, quando uno ha assaggiato un bordeaux messo in bottiglia nell'anno della cometa (AD 1811) come il Nikkor 58/0.95 Noct, le aspettative per tutto quello che verrà sono naturalmente moltiplicate all'infinito ! In attesa del prossimo Nikkor 200-600mm sono arrivato a sperimentare persino il 500/5.6E PF duplicato 2x con la Z6 ottenendo foto da paparazzo ma che comunque mai mi sarei aspettato di scattare. Il tutto arriva con totale naturalezza e grande divertimento che non se ne ha mai abbastanza. Insomma, Mauro Maratta ama le Nikon Z. Ma le conclusioni non possono del tutto essere entusiastiche perchè oramai sono maturi i tempi per una prossima generazione visto che io ho ampiamente superato i limiti di utilizzo delle Nikon Z6 e Z7 che, pur ottime, mostrano più di qualche ombra. Concludendo A favore le peculiarità delle mirrorless sublimate già alla prima generazione (mirino elettronico di ottime prestazioni, stabilizzatore, otturatore elettronico, link hardware-software, sviluppo firmware inusitato per Nikon) prestazioni di tutte le ottiche Nikkor Z che fanno dimenticare sia i migliori Nikkor F che i migliori Sigma Art (dimenticare, non una parola scritta a caso) equilibrio tra prestazioni e impegno d'utilizzo che facilita e rende anzi, più piacevole l'utilizzo, tanto che il numero di scatti cresce a dismisura capacità complessive che, a dispetto dei detrattori della prima ora coprono il 90% delle necessità di tutti i fotografi nikonisti (per il restante 10% di specialisti di wildlife e di sport, si dovrà avere pazienza 12-18-24 mesi per la prossima generazione) video di qualità superlativa, anche in autofocus, specie con la Z6 due corpi uguali che cambiano solo per il taglio della risoluzione del sensore senza doversi riadattare nel cambiare corpo. Mentre scatto con Z6 e Z7 mi rendo conto della macchina che ho in mano solo perchè nella Z7 ho lo SmallRig e nella Z6 il battery-pack sostanziale mancanza di ogni tipo di surriscaldamento anche in ore di impiego, di vibrazione affidabilità da professionale Nikon (lo dicono i miei 250.000 scatti in un anno e mezzo senza nessun inconveniente) memorie professionali adesso anche di taglio notevole, abbasso le schede SD ! l'EYE-AF, anche degli animali, perchè è rivoluzionario. Il più grande salto prestazionale dai tempi della D3x (prima l'avevo avuto con la F5). Contro chi è abituato alle Nikon professionali grida vendetta ! Queste sono macchine biecamente amatoriali vendute ad un prezzo professionale. Ma soprattutto hanno una ergonomia deficitaria che le rende inadatte all'uso con ottiche importanti La torretta PASM non si può vedere su macchine di fascia top, vanno bene al più per la Z50. Idem la mancanza di tutti quei tasti che hanno fatto la fortuna delle Nikon professionali la concezione scioccamente "alternativa" rispetto allo stato dell'arte dell'autofocus implementato in decenni di sviluppo con le reflex professionali. Perchè, mi chiedo io, non estendere semplicemente al frame completo, le funzionalità della D5 o, meglio ancora, della D6 ? Eresia .... ? piccolo è bello ma c'è chi lo vuole grande. I compromessi accettati per avere corpi piccoli sono inaccettabili per molti altri (che si traduce in : una sola scheda di memoria, un battery-grip che non è un battery-grip, carenza di comandi fisici, etc. etc.) autofocus non all'altezza delle aspettative dei più smaliziati e della migliore concorrenza, nonostante i ripetuti interventi firmware la Z7 per pagare il numero di pixel e di punti di messa a fuoco, cede ulteriormente al compromesso nel rapporto prezzo/prestazioni (che è il peggiore di tutto il listino Nikon dai tempi della D3x) e in molte caratteristiche (autofocus, rolling-shutter molto più pronunciato, lentezza operativa) Il che apre le porte alle aspettative future : Prossima generazione di Nikon Z ? ancora due corpi identici sul piano meccanico, divisi solo dal taglio del sensore, uno a bassa e uno ad alta risoluzione ma due corpi equivalenti in tutto alla Nikon D850 (costruzione, comandi, niente PASM, effetti, vaccate varie, due schede di memoria, battery-grip professionale, peso adeguato ad ottiche superprofessionali) processore potente e sovradimensionato impostazione di AF, menù, impostazioni, derivato dalle Nikon D6 e non dalle Coolpix. Noi spendiamo migliaia di euro per queste macchine : non siamo teen-agers, siamo vecchi nikonisti con aspettative over-the-top. buffer moltiplicato per dieci prestazioni allo stato dell'arte per il mercato (Nikon : è l'ora di tornare a dettare il passo, non ad inseguire in coda al gruppo) mirino migliore sviluppo del firmware che consente un aggiornamento costante delle prestazioni dei corpi anche a 3-4 anni dalla data di lancio e tutto quanto fa di una Nikon professionale uno strumento affidabile, duraturo e il cui valore si vede in ogni dettaglio
  14. Quando mi è arrivato il pacco e l'ho aperto ... per un attimo ho sperato che avessero confuso le valigette e mi avessero mandato un Noct in omaggio ! E invece Nikon, che ha veramente intenzione di fare le cose in grande con le sue mirrorless, ha deciso di riservare una valigetta simile anche al super Experience Kit della Z50. Se non lo sapete, ve lo dico io, nei migliori rivenditori Nikon nazionali è a disposizione questo kit, che potete richiedere gratuitamente in prova. La valigetta contiene proprio tutto il necessario per una ... Experience completa. oltre, ovviamente, alla Z50 con la sua batteria e il relativo caricabatterie, ci sono i due obiettivi formato DX con cui viene venduta (il compatto Nikkor Z 16-50 e il più potente Nikkor Z 50-250). Ma non manca anche l'adattatore FTZ per provare la macchina con le decine di obiettivi Nikkor F compatibili (sostanzialmente ogni obiettivo motorizzato, sia in formato DX sia in formato FX che magari già possedete). A me sembra una bellissima iniziativa che vi consente di capire nelle vostre condizioni di uso se la macchina e il suo corredino fanno per voi. Perchè, diciamo la verità, due scatti dentro al negozio non permettono mai di farsi veramente un'idea concreta. E sinceramente, anche solo per il gusto di uscire dal negozio con quella valigetta da James Bond, io un giro me lo farei ! A SCANDO DI EQUIVOCI PRECISIAMO ANCORA CHE OVVIAMENTE QUESTO KIT E' UN DEMO, NON E' IN VENDITA. Una volta riconsegnato il kit, la Z50 che vorrete acquistare, verrà comunque consegnata nella confezione normale. La valigetta che vedete nelle foto è esclusiva per il kit. Non è in vendita. Questa configurazione speciale da Experience, non è destinata alla vendita.
  15. Il vero tester sarà Massimo Vignoli che lo condurrà per fiumi e monti. Ma io non potevo certo lasciarlo imballato. Eccolo qua ! Unboxing Doppia scatola di cartone. Esterna : con tutti i sigilli del caso E interna : con sigillo di garanzia e talloncino Nital Vip l'interno è ulteriormente protetto da un altro foglio di cartone che protegge la sacca in nylon che contiene l'obiettivo : avvolto nel cellophane Eccola qui, liberata dall'involucro, con tutti i manuali d'uso in bella mostra all'interno, altro cellophane protettivo la cinghia e la custodia per i filtri finalmente riesco a liberare l'obiettivo che si presenta con il paraluce in carbonio montato all'inverso. La classica cappa copripolvere di protezione è identica a quella degli altri superteleobiettivi Nikkor il dettaglio del piedino del treppiedi con marchiata la focale obiettivo e paraluce : dettagli del paraluce in carbonio. Tutto made in Japan in bilico, la lente anteriore sposta il peso sull'anteriore dettaglio della ghiera di zoom e della targhetta con le caratteristiche dell'obiettivo il complesso e robusto piede del treppiedi con il suo collarino mobile. Il maniglione è abbastanza comodo anche per il trasporto e nella parte interna ha una placca in materiale morbido per le dita la bottoniera con le funzioni di base, modalità di autofocus, dello stabilizzatore integrato, del richiamo delle memorie e della limitazione di messa a fuoco che può partire dai 6 metri di distanza il cassettino portafilitri che all'origine contiene un vetro trasparente ma può essere sostituito con filtri ND o un polarizzatore il suo vano, aperto. eccolo in posa artistica con la mia D5 perfettamente bilanciata dietro il baricentro è esattamente calibrato per mantenere in perfetto equilibrio il complesso di obiettivo con paraluce e corpo macchina ma ho lasciato per ultimo la funzione principale di questo obiettivo, ovvero il teleconverter TC14 integrato, che si può innestare o disinnestare con un dito, tenendo l'occhio sul mirino (a condizione che sia disarmato il blocco, ovviamente !) ultima immagine "artistica" con l'obiettivo montato su una testa Manfrotto 400 *** COME VA SUL CAMPO Giusto pochi scatti. Ho approfittato della riapertura del Parco Faunistico Le Cornelle di Valbrembo per andare a trovare i miei amici quadupedi e fare quattro scatti di prova, prima di dare la parola a Massimo Vignoli che vedrò domani. Un saggio dell'escursione focale : paesaggio a 180mm dettaglio a 400mm superdettaglio a 560mm La zoomata è incredibilmente fluida e l'utilizzo dell'obiettivo totalmente intuitivo per ogni nikonista. Si avverte una qualità complessiva, sia costruttiva che qualitativa ben superiore al vecchio Nikon 200-400/4 che io ho usato per un paio d'anni senza mai riuscire ad innamorarmene. Qui devo ammettere che l'esperienza è abbastanza ... destabilizzante. Se non fossi costretto - per mera questione di disponibilità economica - a guardare il cartellino del prezzo, lo ordinerei già oggi stesso. Ed io ho avuto sostanzialmente ogni grosso calibro Nikon, con l'esclusione del solo 800/5.6 ... Mi immagino quale potrebbe essere la reazione di chi si deve accontentare del pur onesto Nikon 200-500/5.6 o, peggio, di qualche zoomone Sigma o Tamron f/6.3 ... Ma andiamo a quella che non esito a definire una esperienza mistica, come quella che i credenti devono provare andando in Tibet ... (immagino). Siamo con l'occhio al mirino, stiamo inquadrando un soggetto. Abbiamo sbloccato in anticipo il blocco del teleconverter. Allunghiamo il dito anulare della mano destra .... e .... con una dissolvenza degna del miglior John Ford, l'immagine si ingrandisce otticamente davanti ai nostri occhi e passiamo da 400 a 560mm. Non vi sto prendendo in giro, davvero, Io la descrivo ma provarla diventa totalmente naturale ma al contempo da ... assuefazione. Ok, mi sono dilungato abbastanza con le chiacchiere. Ecco l'album con un pò di foto dei miei amici : Le mie considerazioni sommarie e non scientifiche dopo veramente una brevissima prova di contatto che spero di bissare il mese prossimo quando riaprirà la stagione in autodromo. PRO obiettivo di classe superiore, che rivaleggia con 400/2.8 e 600/4 ultima serie flessibilità assoluta resa ancora più pratica dalla possibilità di andare da 180 a 560mm con un solo obiettivo, senza dover montare teleconverter (quindi immaginiamo chi fotografa in condizioni estreme, d'inverno, con il freddo, con i guanti, oppure in barca o in situazioni pericolose e non può avere due corpi macchina con due ottiche complementari) costruzione di livello assoluto in casa Nikon e non solo prestazioni ottiche (nitidezza, sostanziale assenza di aberrazioni, distorsioni, vignettatura) CONTRO il prezzo ne fa un oggetto per pochi, se non per pochissimi, anche perchè non è detto che possa essere l'unico obiettivo di cui uno necessita, spesso è solo un complemento ad uno o più superteleobiettivi fissi in questa fascia di prezzo ci stanno i migliori superteleobiettivi Nikkor (io sarei in forte dubbio se comprare questo o un 400/2.8 FL, per esempio !) Nikon dovrà decisamente convincersi che lo standard per gli attacchi delle teste dei treppiedi è quello Arca Swiss. Montare la piastra sotto al piedino è una rottura di scatole e potenzialmente un rischio come per il caso del Nikon 200-400/4, la sacca in dotazione è bella, anzi, fantastica, imbottita, comoda da trasportare. Ma Santiddio che cavolo ci vuole a farla leggermente più alta così che possa contenere anche una D5 già montata sull'obiettivo ? Per valutazioni più approfondite, in vero ambiente wildlife e non allo ZOO che è il massimo che può offrirvi il sottoscritto, e confronti con altri obiettivi di questa classe, dovrete però attendere le prove che farà il nostro Massimo Vignoli. Intanto tutti i ringraziamenti a Nital Spa, distributore italiano dei prodotti Nikon, per il prestito di questo superzoom. Senza la sua benevolenza nei confronti di Nikonland, questi articoli non sarebbero stati possibili.
  16. M&M

    Noct

    Come i gioielli più importanti, il Noct arriva ben protetto. Sono due i cartoni che lo contengono. Quello esterno. che porta ben evidente come debba essere impacchettato ad uno ad uno il sigillo di Nital già sul cartone esterno che reca le indicazioni dello spedizioniere perchè arriva così dal Giappone via Amsterdam questo invece è il cartone interno, ben marchiato. con l'altro sigillo che promette quattro anni di garanzia. Ma saranno molti di più di gioia di utilizzo per chi potrà permettersi il Koh-I Noor dei Nikkor ! ecco apparire la valigetta che contiene il Noct, ben protetta da cellophane e polistirolo che sembra un intermedio tra la valigetta con i codici di lancio degli ICBM e quelle che contengono le armi portatili dei poligoni ma non è così minaccioso il Nikkor Z Noct che qui compare, bloccato nelle sezioni preformate di assorbente poliuretanico dentro alla valigetta. Lo scomparto anteriore è coperto da uno sportellino che reca serigrafato lo schema ottico dell'obiettivo. Complessissimo e ben lontano da qualunque normale abbiate mai visto. libero lui e il paraluce dal loro alloggiamento. Fino al ritorno a Moncalieri, gli prometto che starà alla luce insieme a me tappo, un pezzo normale come gli altri Nikkor Z, passo da 82mm, nemmeno troppo enorme in primo piano il paraluce in metallo a vite eccolo qui. Non c'è un dettaglio in plastica in questo oggetto costruito a mano da pochi artigiani nella fabbrica giapponese di Nikon, come si faceva una volta con il suo progenitore, il mitico Noct-Nikkor 58/1.2 come gli altri Nikkor Z di fascia alta, c'è il tasto funzione aggiuntivo, la ghiera interna programmabile, il tasto di controllo del display OLED che normalmente mostra la distanza di messa a fuoco visto dall'alto con le serigrafie perfettamente scolpite e verniciate. Bianco e giallo sono i colori scelti per la doppia scala della distanza di focheggiatura. imponente, solido, robusto, eppure facile da maneggiare la splendida ed orgogliosa serigrafia anteriore e il riflesso dello schema ottico dei nidi d'ape dei miei due softbox che non ho voluto togliere per mostrare la qualità del trattamento dei singoli strati Matricola 2167. Quindi non ne hanno prodotti poi così pochi .... Made in Japan, come una volta ! un dettaglio del fermo del collarino del treppiedi, grosso e ben robusto con un serraggio a prova di sblocco. montato sulla mia Z6 in tutto il suo splendore. L'obiettivo è certamente (molto) grosso ma non così sproporzionato. come si vede in queste viste dall'alto. dettaglio del bel paraluce che reca da una parte la filettatura per il montaggio, sicuro, all'anteriore - anche esso in metallo - dell'obiettivo, mentre dall'alto ha una parte gommata simile a quella dei paraluce in fibra di carbonio dei superteleobiettivi Nikon. come si vede in questa vista laterale. Anche qui orgogliosamente Made in Japan. bello come il sole, robusto come uno strumento destinato a lavorare migliaia di ore consecutive senza problemi. dettaglio della enorme ghiera di messa a fuoco che ha una rotazione di quasi un angolo giro completo. Tra 50 e 60 cm di messa a fuoco corrono forse cinque centimetri (non scherzo !) di corsa. Lo ricordo ai più distratti : questo è un obiettivo meccanico a fuoco manuale. Non c'è nessun motore, lo dovete focheggiare voi a mano ! La messa a fuoco è fluida, sicura, agevole. La meccanica a prova di orologeria svizzera. La costruzione è inappuntabile. Ogni dettaglio è funzionale, prima che pensato per stupire. I pulsanti sono sicuri, fermi, perfetti. Il display Oled visibilissimo in ogni circostanza. Anche la ghiera interna è ben sfruttabile. Io l'ho impostata per controllare la sensibilità ISO. Se posso fare un appunto, va alla solita scelta di Nikon di trascurare lo standard di mercato degli attacchi dei treppiedi. Oramai si usa quasi esclusivamente l'attacco Arca Swiss. Qui il piedino è liscio e deve necessariamente essere avvitato un adattatore Arca Swiss che può creare qualche problema di fermo. Una svista secondo me inspiegabile su un oggetto così perfetto. L'unica parola che può definirlo a pieno. Utilizzarlo, dopo i primi minuti in cui si deve superare la soggezione, è una gioia. E più passa il tempo, e più viene voglia di continuare a mettersi alla prova utilizzandolo sempre più al meglio. Ricordiamoci sempre una cosa. La profondità di campo ad f/0.95 alla distanza minima di messa a fuoco è qualche cosa meno di 3 mm. Ovvero 1.6 mm davanti al soggetto, 1.6mm dietro al soggetto. **** NOTE STORICHE Facciamo due passi nel mito per spiegare quanto la focale 58mm sia intimamente importante per Nikon. Magari pensate che il primo normale Nikon luminoso sia stato un 50mm. Ebbene vi sbagliate. Perchè al lancio del sistema F nel 1959 il 50mm era considerato un obiettivo di attacco, ed era un bel f/2, ne ho un esemplare in ottime condizioni di quell'anno. Ma la versione luminosa, lanciata nel ottobre del 1959, pochi mesi dopo il lancio della Nikon F, era il 58mm f/1.4 marchiato Nippon Kogaku Japan. Il Nikkor-S da 5.8cm f/1.4 dell'ottobre 1959. Foto Courtesy Ken Rockwell Guarda caso un Nikkor S, con focale da 5.8cm e luminosità 1:1.4 Solo nel 1962 verrà presentato un 50mm f/1.4 ma non confondiamo la focale 58mm con quella da 50mm. A 50mm il ritratto viene già deformato, mentre a 58mm no. 58 non è solo formalmente la trasposizione dei numeri che compongono anche 85mm, la focale per eccellenza del ritratto. Al primo 58/1.4 del 1959 farà seguito il mito cui si rifà anche questo nuovo obiettivo per Nikon Z. Il Noct-Nikkor 58mm f/1.2 in versione AIs del 1982 Quel 58mm f/1.2 Noct-Nikkor del 1977, prodotto fino agli anni '80. Obiettivo pregiato, con una lente asferica molata a mano con tempi di realizzazione molto lunghi. Esattamente come questo nuovo Noct che si rifà al progenitore anche nel nome, oltre che nelle ambizioni. Per lungo tempo il Noct-Nikkor è stato molto ambito tra fotografi e collezionisti, con quotazioni arrivate al limite dell'assurdo (anche oltre i 3500-5000 euro per un esemplare perfetto). Più recentemente, Nikon alla ricerca di una conferma nella sua focale "normale" d'eccellenza, si è riproposta con un progetto finalmente autofocus e progettato per le moderne reflex digitali il nuovo 58mm è un obiettivo correntemente in produzione. Tutto in plastica, costruito in Cina, con caratteristiche particolari di resa del soggetto e del suo sfuocato. Che pur essendo un obiettivo di pregio, non brilla particolarmente in nulla se non nello sfuocato. Si tratta quindi di una focale particolare, non scelta a caso, che è stata riprodotta anche da altri marchi nel passato anche recente (Minolta con il suo Rokkor 58/1.2, un progetto parallelo a quello del Noct-Nikkor del 1976 e Voigtlander con il suo Nokton 58/1.4 che si rifà ad un altro progetto dell'Università di Tokyo degli anni '80). Oggi è Nikon stessa che per introdurre degnamente il nuovo attacco del 21° secolo, lo Z Mount, riprende sia la focale che la sigla Noct, per portarla a limiti inesplorati con l'apertura massima addirittura inferiore ad f/1. Il nuovo obiettivo esclusivo per Nikon Z è talmente superiore ai precedenti, per costruzione, prezzo e prestazioni, da staccarli nettamente di categoria. *** PRESTAZIONI Resta però la filosofia di fondo. Il Noct è un obiettivo di altissime prestazioni ma pensato per dare il massimo di se nel mondo reale. Non aspettatevi misure di laboratorio cliniche e al limite di quelle teoriche. Tutt'altro. Nell'uso non ho notato distorsione o vignettatura, ben corrette anche via software. Ma l'aberrazione cromatica assiale è presente, specie negli scatti reali. Pur ricordando che è un iper-luminoso, ci sono oggetti più corretti nelle fotografie alle mire ottiche, come potete vedere qui sotto : e qui, intorno alle luci dei led : Qualcuno potrà anche obiettare che la resa dei punti di luce non è omogenea. E' vero, al centro abbiamo dei circoli perfetti, mentre ai bordi estremi avremo i classici ossi di seppia : Le sue caratteristiche però lo portano ad essere un reale campione dove veramente conta. La transizione tra fuoco e fuori fuoco che è a livelli che sinora non avevo mai visto, certamente non in questa lunghezza focale. è abbastanza evidente qui ma lo è ancora di più in queste rose : ad f/0.95 il primo piano è nitidissimo e addirittura tridimensionale, mentre il secondo piano è totalmente dissolto Ad f/5.6 si mantiene lo stesso tipo di rendimento, senza alcuna soluzione di continuità. Praticamente si può giocare cambiando continuamente l'apertura del diaframma a parità di ogni altro parametro, per vedere l'effetto che fa sui soggetti inquadrati. e a differenza di altri progetti moderni, il tipo di resa è omogeneo, sia che il campo di sfuocato sia dietro che, davanti al soggetto come si vede in questa foto : con altri obiettivi, il primo piano sarebbe nervoso e rigido, qui invece abbiamo lo stesso tipo di dissoluzione dell'oggetto, nonostante questo prenda la luce in modo differente. Potrei continuare a lungo a fare questi giochi ma io questo obiettivo l'ho usato per fotografare in questi giorni, e se mi sarà possibile continuerò a farlo finchè non lo dovrò restituire. Con foto come questa, grazie ad una particolare combinazione fortunata tra luce, soggetto, predisposizione e un pizzico di magia natalizia : Ma restando alla resa del soggetto e del suo sfuocato, sia davanti che dietro al piano di messa a fuoco, vorrei sottoporvi questo piccolo filmato. Se guardate bene, vedrete per un attimo materializzarsi un capello davanti al viso di Jessica. Un sottilissimo capello reso nitidissimo pur con un campo visibile sia davanti che dietro. Premere sull'immagine per visualizzare il video e poi tornare indietro per proseguire nella lettura dell'articolo. Conclusioni Non la faccio troppo più lunga, credo che chi ha occhi per vedere abbia già visto ciò che doveva vedere. Per gli altri, non c'è nulla da fare, non è colpa nostra ! Dimenticatevi del prezzo, non è con il cartellino che si fanno le foto. Ma con il manico e con gli strumenti fotografici. L'album con un pò di foto : la descrizione di un mio servizio fotografico : con commenti, confronti e puntualizzazioni operative. Se posso sintetizzare : - è un obiettivo speciale, nel senso letterale del termine, io non ho mai visto nulla di simile - è un obiettivo vivo, non uno strumento di laboratorio pensato per eccellere nelle misure. Valutatelo per le foto che vi consentirà di fare, non per misure scientifiche, non è quel tipo di obiettivo - è un obiettivo che da assuefazione. Visto questo all'opera, ogni cosa che conoscete o possedete, vi sembrerà ordinaria. - l'unico appunto che mi sento di fare è un piccolo peccato veniale, il piedino del treppiedi (necessario per fare foto decenti almeno se non siete fatti di pietra !) non è a norma Arca Swiss il prezzo invece è una variabile non sostanziale per dotarsi di uno strumento del genere. Anzi, se lo vediamo in campo cinematografico, il suo costo è anche piuttosto conveniente e io mi aspetto che se ne vendano parecchi ... ! Insomma, un capolavoro. Che ve lo dico a fare ? Non l'avevate capito ? Grazie a Nital Spa, distributore dei prodotti Nikon in Italia, senza la cui benevolenza nei confronti di Nikonland questa prova sul campo non sarebbe mai stata possibile.
  17. Quando nel 2005 Sigma presentò sul mercato il primo zoom tele 10x a partire da 50mm, con un esemplare f/4-6,3 che venne subito ribattezzato Bigma, per le sue imponenti dimensioni di 95x218mm 20 lenti in 16 gruppi, da quasi 1900grammi di peso, non stabilizzato l'impressione fu notevole, ma la riuscita, causa la quasi impossibilità di gestione a mano libera con le, ancora diffuse, reflex a pellicola, non fu all'altezza delle ambizioni. Ci riprovò con la seconda versione, finalmente stabilizzata, del 2010, ma ancora più pesante e larga (104x219mm e 1970gr.) che riscosse un relativo successo nei primi anni, nonostante fosse affiancata dai meno estesi 150-600 e simili, sia Sigma, sia di altre Case, molto meno costosi anche se generalmente anche meno performanti sia otticamente che per il sistema AF, fondamentale per ottiche zoom di queste escursioni focali. (questo lo schema ottico dell'attuale versione Sports del 150-600 f/5-6,3) La necessità di costruzioni ottiche adeguate all'evoluzione dei sensori delle ultime reflex e mirrorless FF e la voglia di riaffermare il Primato degli Zoom rispetto le ormai numerose realizzazioni 150-600, come le due versioni (Contemporary e Sports) del 2014 di Sigma, insieme alle analoghe Tamron e Nikon, ha fatto sì che nel 2018 venisse alla luce la terza versione del BIGMA con questo 60-600mm f/4,5-6,3 Sports DG OS per ottenere il quale Nikonland si è messa subito a turno col distributore nazionale il quale, a gentile richiesta... ci ha come solito dato gentile risposta ... 25 lenti in 19 gruppi dovrebbero bastare a dare il senso della complicatezza costruttiva di questo bestione da 2,7 chilogrammi di peso, insieme alle sue dimensioni ragguardevoli di 120x269mm a riposo (ha uno slider di blocco per prevenire spostamenti dell'elicoide) Una costruzione mirabile, che in funzione del contenimento dei pesi è composta da una struttura interna di magnesio, per realizzare la quale Sigma ha edificato una apposita fabbrica, (senza la quale il peso attuale sarebbe cresciuto fino a 3,5kg 😮) ed una esterna in un composito termorefrattario dalle caratteristiche analoghe all'alluminio, ma ancora più leggero, capace di dilatazione termica controllata. Lenti anteriore e posteriore resistenti ad olii, polveri e spruzzi. Completa la dotazione di O-ring, per garantire una ideale tenuta ermetica Il paraluce, fornito di collare di montaggio a vite di blocco è costruito in plastica nobilitata e rinforzata da innesto di fibre di carbonio. Se lasciato in posizione il paraluce è dotato di cappuccio a chiusura in velcro, ma esiste in dotazione un più prosaico tappo in plastica da 105mm di diametro, tanto quanto misura la filettatura filtri di questo Bigma... Il diaframma varia con la focale, restando f/4,5 fino ad 85mm, poi f/4,8, a 110mm è un f/5, da 150mm è f/5,3, poi a 210 diventa f/5,6, da 340mm f/6, per diventare a 480mm f/6,3 E' dotato di motore AF ad ultrasuoni HSM e stabilizzatore OS a due stadi , un selettore di memoria di messa a fuoco a due posizioni e l'indispensabile limitatore di range di AF dalla posizione di Full range a quella che va dalla minima maf a 6 metri, oppure da 6 metri ad infinito. Ha la staffa per il treppiede a standard Arca, comodissima e stabile, dotata dei due standard di filettatura e di un collare di rotazione dell'inquadratura per la fotocamera, quando fissata a treppiede, di costruzione eccezionale per estetica e funzionalità: il vitone di blocco zigrinato è il più bello e modulabile che abbia mai avuto modo di sperimentare La messa a fuoco parte da 60cm alla focale più corta, per arrivare a 2,6metri a 600mm, quando la movimentazione di un gruppo di lenti provoca un consistente focus breathing alla minima maf di questo obiettivo: una caratteristica questa che consente a questo Bigma di vantare a 200mm un sorprendente RR di 1:3,3 come ben visibile nelle immagini che seguono, che illustrano la maf minima ai vari step di focale che come si vedono, dopo la performance ai 200mm (distanza operativa 29cm dalla lente frontale) cominciano a regredire a causa del focus breathing. Non fosse per il peso rilevante, parleremmo della possibilità di utilizzarlo in macro: ma certamente con soggetti inanimati...qualunque essere vivente, davanti ad una lente da 105mm ...manifesterebbe disagio. apparentemente esente da color fringings... La stabilizzazione OS, vanta un rinnovato algoritmo che consentirebbe ben 4 stop di assistenza, rispetto il tempo di sicurezza, ma il peso e le dimensioni di questo obiettivo mal dispongono verso un utilizzo a mano libera... Grande risalto quello da dare alla possibilità, come per tutti gli obiettivi Sports Sigma, di riprogrammare alcune importanti regolazioni, come una diversa scalatura del limitatore di messa a fuoco secondo piacimento, la possibilità di dare priorità alla messa a fuoco piuttosto che allo scatto, oltre alla consueta possibilità di ritarare la maf di precisione, nell'utilizzo con reflex, in caso presenza di front o rear focusing. E' disponibile per le baionette reflex di Nikon e Canon e, naturalmente, per quella Sigma. Nelle settimane nelle quali ho potuto utilizzare il Bigma l'ho prevalentemente portato dove uno zoomone di questa portata possa considerarsi più a suo agio: insieme alla mia Nikon D500 che lo trasforma in APS-C in un 90-900mm equivalente, surf e surfers ripresi da terra diventano automaticamente il suo ambiente ideale ovviamente supportato da un treppiede adeguato (nel mio caso un Manfrotto 055 con testa 222) perchè quando soffia il vento, il peso considerevole dell'insieme, non faccia volare tutto a mare, ipotesi che, sotto raffiche particolarmente intense, non mi è sembrata nemmeno tanto remota... Complesso l'utilizzo a mano libera, per più di qualche scatto (io ne ho realizzati complessivamente quasi 10mila con questo 60-600), difficile anche la gestione con un semplice, quanto robusto, monopiede: il primo giorno ho fatto così e...il giorno dopo facevo iniezioni di Voltaren+Muscoril Nonostante Febbraio sia anche a Palermo un mese pienamente invernale, temperature e meteo annessi, ogni tanto abbiamo la fortuna di trovare giornate onorate da un pallido (per noi siciliani) sole ed assistite da brezze leggere che inducono velisti e surfers moderati a mettersi in acqua: come me ed il Bigma, del resto... La prima caratteristica di giornate del genere è di certo una discreta componente di emissione UV che crea con facilità dominanti azzurrine, gestibili di certo in postproduzione oppure direttamente on camera attraverso una corretta regolazione dell'intonazione del WB (facilitata di recente con ulteriori preregolazioni fini) uno dei problemi principali delle lunghe e lunghissime focali (qua operiamo a 900mm eq) consiste proprio nell'abbattimento del contrasto immagine causato dagli UV ma questo superzoom non mi pare ne soffra affatto e questo è un grandissimo aiuto anche per chi non abbia il tempo di preoccuparsi a fare le migliori impostazioni della fotocamera la nitidezza a diaframma appena un pò più chiuso che a TA (qui siamo generalmente attorno f/8) consente agevole lettura tanto del primo piano quanto dello sfondo anche nello stacco tra soggetti "vicini" ed altri ben più lontani, nonostante una naturale propensione alla cattura UV, la cromia generale ne risente in misura limitata Ancora più interessante un'altra condizione spesso critica per i superzoom, quella del controluce indiretto e dei riflessi al traverso della lente frontale, qui evidentemente ottimamente rivestita di antiriflesso Anche con soggetti cromaticamente neutrali e forte componente di riflessi, dati da luce ed acqua il Bigma si comporta in maniera sempre lineare ed omogenea, senza comprimere i colori, nè esaltarli in eccesso, mantenendo sempre un comportamento sorprendentemente neutrale ugualmente nel controluce diretto, dove le ombre sono sempre facilmente recuperabili Bene, a cosa serve una escursione focale 10x come quella di questo 60-600mm? Sicuramente a poter spaziare tra inquadrature differenti come quelle che con simili soggetti in rapida traslazione da una parte all'altra dell'inquadratura ci consenta sia di riprendere particolari minuti, quanto figure intere, corredate anche di sfondo di contesto Devo dire però che, così come con i superwide ho sempre la tendenza a utilizzare prioritariamente l'angolo di campo più largo, all'opposto con i telezoom tendo ad utilizzare in prevalenza la focale più lunga: la statistica dei miei 10mila scatti col Bigma non dice altro: il 45% sono stati scattati alla massima focale, il 10% a 400mm e poi un 5% a 350mm, la restante parte del 40% in ugual misura tra le altre focali intermedie. In questo senso una critica la muovo alla non fluidissima ghiera di variazione focale, che oppone una certa resistenza (ben venga quando è utile) alle variazioni imposte: mentre il surfista schizza verso il fotografo diventa arduo gestire in maniera agevole la variazione di focale: meglio sarebbe stata una gimbal per migliorare la maneggevolezza dell'insieme... insomma, passare velocemente da 60mm a 450mm di focale in veloce progressione, prevede una certa disponibilità a torsioni del polso sinistro da ...violinista di professione: cosa che non tutti i fotografi possono millantare di essere. In questo senso ci viene in soccorso, rendendo questo Sigma 60-600 ancora di più un telezoom più unico che raro, la possibilità offerta dalla presa apposita sotto il collare del paraluce, di utilizzare la zoomata invece che in maniera rotativa, attraverso la ghiera, direttamente "a pompa" proprio come consentito dai primi Bigma in una modalità non più utilizzata di norma dai fabbricanti, ma che in questo caso potrebbe aiutarci ad evitare faticose torsioni del polso sinistro, per ruotare velocemente la ghiera usuale, con soggetti in rapido avvicinamento o allontanamento Devo dire che non ero a conoscenza di questa opportunità e non ho avuto modo di sfruttarla: spero di poter usare ancora questo Bigma in questa modalità operativa: UNICO al mondo !!! ciò che fa innamorare di questo colosso è certamente la sua indifferenza alle variazioni della temperatura colore della luce e la sua notevole duttilità in termini di resistenza a riflessi parassiti, mai notati in nessuna delle sessioni di scatto cui l'ho sottoposto: in questo senso il salto rispetto alle due versioni precedenti di Bigma è davvero epocale ed in perfetta compliance con lo stato dell'arte delle attuali fotocamere. L' AF va aiutato col selettore di fuoco: ho quasi sempre tenuto inserito il limitatore da 6 metri ad infinito, a pena di rischiare hunting, facili con gli spruzzi d'acqua e le altre variabili di questo tipo di fotografia Il motore HSM è eccezionale per performance (considerato il numero e la mole delle parti movimentate) e per silenziosità: quando ho scattato con la mia Nikon Z6 in otturatore elettronico, non si percepiva alcun soffio o sibilo, potenzialmente alla portata dei motori ad ultrasuoni. Velocissimo nell'adeguare il fuoco su soggetti dal movimento imprevedibile tanto quanto rapido, nell'avvicinamento frontale: impensabile sui primi due modelli queste performances ! definito, contrastato, saturo, anche in totale assenza di luce... morbido sulle linee curve e variabili, tanto quanto acuto sugli elementi definiti Quest'obiettivo dà il meglio di sè ovviamente in condizioni di luce che consentano alla fotocamera di utilizzare gli ISO più utili alla alta definizione delle immagini scattate e consente di giocare con il formato, grazie alla grande disponibilità di spazio che concede con la sua escursione focale infinita permettendo inquadrature altrimenti realizzabili solo attraverso crop in postproduzione, qui invece alla portata delle prestazioni velocistiche dell'obiettivo a distanza ravvicinata Tirando delle facili conclusioni possiamo adesso apprezzare i punti salienti del Sigma 60-600/4,5-6,3 Sports, riassumendoli in Pregi: sorprendente qualità generale per un megazoom da 10 ingrandimenti ! prestazioni omogenee e costanti indifferenti alle condizioni di luminosità: un obiettivo davvero PRO costruzione mirabile per materiali e disegno: un pezzo davvero unico di tecnologia ed engineering efficientissima protezione antiriflesso e UV RR a 200mm, per quanto utile possa essere per uno zoom di queste dimensioni staffa per treppiede ottimamente dimensionata e Arca shaped elevata programmabilità tramite USB dock e sw Sigma Difetti: peso comunque importante, che rende impegnativo l'utilizzo a mano libera prezzo elevato, ma comunque adeguato al fatto che questo zoom sia unico nel panorama di mercato escursione focale: forse più un vezzo che una utilità, superiore agli zoom che cominciano da 100 o 150mm Alla fine di questo test sono proprio contento di avere rivalutato in questa terza edizione il Bigma che aveva conferito primato assoluto a Sigma: questo esemplare è davvero all'altezza delle altre splendide realizzazioni della linea Sports !!! Grazie ancora ad che ce ne ha concesso l'utilizzo Max Aquila photo (C) per Nikonland 2019
  18. Mi è tanto piaciuto questo 500mm e mi mancava tanto un superteleobiettivo serio con cui fare scorribande in autodromo, al di là del compatto e comodissimo Nikon 300/4E PF, che dopo averlo provato un anno fa ( qui il test completo) l'ho voluto comperare e me ne sono fatto regalo per lo scorso Natale. Da quanto l'ho avuto ne ho approfittato per utilizzarlo esclusivamente con la Nikon D850 e i suoi 45 megapixel. L'anno scorso si era ben comportato con la D5 ma volevo vederlo alla prova con una partner più difficile Nikon D850 e Sigma 500mm f/4 Sports con staffa Sigma TS 81 su treppiedi Genesis con testa Marsace Dico subito che la fase di taratura (nulla con la D5 nell'aprile 2017) è stata critica alle brevi distanze con la D850. E ancora oggi non sono del tutto soddisfatto. Nulla da imputare all'obiettivo, solo che la sua nitidezza strabiliante, pretende una precisione più che millimetrica. E questo resta il vero punto debole della Nikon D850. Non che abbia difetti, no, solo che se la foto non è perfettamente a fuoco, appare immediatamente da cestinare una fase della taratura nel programma Sigma Optimization Pro che riconosce autonomamente anche la configurazione con il teleconverter Sigma TC1401, distinguendolo dall'obiettivo liscio (e dal precedente obiettivo avuto in test da Mtrading) Le foto seguenti sono state fatte in differenti occasioni alla Seconda Variante dell'Autodromo Nazionale di Monza attraverso il foro nella rete della postazione TV. Non sono crop, in alcuni casi l'obiettivo è stato accoppiato con il teleconverter 1.4x che non altera in maniera apprezzabile l'immagine. La distanza è notevole, anche se questi soggetti sono discretamente grandi. Le tre foto seguenti sono state riprese invece alla Variante Ascari, in uscita, attraverso la rete dalla tribuna. mentre qui siamo ancora alla Seconda Variante, io in piedi, attraverso la rete. 500mm liscio a tutta apertura in Autoiso. mentre qui siamo proprio all'ingresso del rettilineo che porta alla Parabolica Cambiamo completamente ambito e genere. In gennaio, in capanno, passeriformi assortiti. Obiettivo sempre ad f/4 a distanza MOLTO ravvicinata, ISO quanto basta sono sostanzialmente "ritratti" di soggetti in posa. Per gli uccelli in volo mi devo ancora attrezzare Ad fine primavera, una visita ad un sito popolato da Gruccioni non sono crop. Torniamo in autodromo, dalla Tribuna della Ascari altra occasione, auto oramai "storiche" qui invece, sul Lungo Lago di Como e ancora, passeriformi casalinghi mi fermo qui, convinto di avere già messo anche troppe foto per sottolineare il concetto. In estrema sintesi, confermo il giudizio sulla validità di questo obiettivo. Il fatto che l'abbia intanto anche comperato dovrebbe essere un rafforzativo ma ci tenevo a riprendere le mie osservazioni anche con l'esperienza D850 in mezzo. Lo ritengo valido sotto tutti gli aspetti e sempre molto affidabile. Tutto sommato abbastanza compatto (penso, rispetto ad un 600/4 Nikon) e leggero da non pesare eccessivamente. Ed utilizzabile anche con treppiedi leggeri e teste non esoteriche (ma io scatto sempre con tempi rapidissimi). In autodromo, considerando che fa sempre premio la qualità dell'aria o la presenza di ostacoli, rispetto alla bontà dell'obiettivo, ritengo esagerato l'uso con la D850. Prossimamente ci continuerò ad andare solo con la D5. L'autofocus più prestante mi da più sicurezza nell'inseguimento. Mentre per animali o altri soggetti a distanze ravvicinate, con la D850 si possono ottenere poster stampabili a dimensioni di parete in ogni circostanza. La messa a fuoco è sempre il punto critico e si devono scattare tante foto da cui scegliere quella potenzialmente migliore. La possibilità di aprire le ombre e tirare al massimo dinamica e colori permessi da questo sensore, fanno la differenza. E' un piacere e uno spasso poter utilizzare questo teleobiettivo, per me oramai irrinunciabile.
  19. Annuncio ufficialmente la nascita della pagina Facebook di Nikonland, si chiama Nikonland 2.0 per evitare confusione con eventuali altre pagine già esistenti. Io ne sono l'amministratore, chi vuole contribuire può contattarmi per essere nominato redattore, con poteri minori ma sufficienti per la pubblicazione di contenuti. Non posso aggiungere il link diretto in quanto la pagina non è stata ancora indicizzata da Google, provvederò domani. Cercandola con il titolo vi dovrebbe apparire una volta connessi alla piattaforma di Zukemberg. Invito tutti i Nikonlander presenti su Facebook a mettere il loro mi piace ed a seguire la pagina, oltre, naturalmente, ad inviate amici a fare lo stesso. Al momento i contenuti sono minimali, anche perché non abbiamo una sede fisica ne oggetti o prodotti da vendere. Utile sarebbe un breve desto descrittivo di Nikonland con una foto allegata da inserire nei dati della pagina, se qualcuno è un grado di mettere già una bozza... In ogni caso sono bene accette critiche costruttive e suggerimenti.
  20. La novita' del mercato 2017 e' certamente la Nikon D850, la DSLR da 45,7 Mpx presentata ufficialmente in Italia dal distributore Nital in due incontri, quello di Milano del 15 e 16 settembre e quello di Roma appena conclusosi, che in maniera del tutto speculare alla convention di Milano, ha dedicato il venerdi' 22 alla stampa ed ai commercianti, riservando il sabato 23 al pubblico dei circa 1300 iscritti, che hanno fatto di buon grado la fila, per riservarsi i venti minuti di utilizzo della nuova reflex con uno degli obiettivi, a scelta, presenti. - Nikon tiene molto alla D850. - Noi Nikonisti teniamo molto al fatto che la Nikon si sia risollevata al livello di questa D850 - Ma se c'e' qualcuno che tiene ancora di piu' alla Nikon D850 ed alla sua riuscita (come tutto promette), quello e' di certo NITAL, che si e' preparata a questa presentazione con uno sforzo assolutamente percepibile nelle parole spese dalle persone intervenute, nel materiale messo a disposizione, fotografico e didascalico, nel programma della manifestazione che ha dedicato una parte soltanto al discorso di presentazione ufficiale, presente tutto lo staff organizzativo e didattico, presidente Aldo Winkler compreso, in entrambe le giornate, quindi non solo per accogliere giornalisti e commercianti (e questo voler condividere col pubblico l'entusiasmo del sabato e' a mio avviso un ulteriore valore aggiunto), con il livello dei professionisti invitati ad entrambi gli eventi di Milano e Roma i quali hanno onorato l'invito esibendosi nei rispettivi generi con un impegno (e fatica) encomiabili, dato lo strabordante numero di persone convenute, specie a Roma dove le sale congresso dell' Hotel NH Leonardo da Vinci, presso cui si e' svolta la kermesse, erano state allestite forse sottostimando il numero dei potenziali visitatori. Nikonland e' stata invitata ufficialmente ad entrambi i vernissage, così a Milano dove si e' recato Mauro Maratta, quanto a Roma, dove sono andato a fare il reporter, approfittandone anche per fare una breve intervista a Giuseppe Maio, Product Manager Nikon DSLR e responsabile della manifestazione, il cui contenuto troverete piu' avanti in questo articolo. All'arrivo alle 13 all'NH hotel di Roma sono stato subito accolto e taggato col badge della stampa alla reception dove mi sono subito salutato con Marco Rovere (Capo Ufficio Stampa Nital) e con Roberto Bachis (Training Specialist), con il quale pure mi sono confrontato, al termine della presentazione, per delineare importanti aspetti collaborativi con Nikonland (no davvero, concretamente collaborativi ) Raramente mi e' capitato di vedere iniziare una conferenza stampa con un lunch break, ma anche questo e' importante segnale di distensione e compenetrazione negli animi dellle persone intervenute da mezza Italia, con un orario di inizio come le 13, per agevolare chi come me venga da veramente lontano. (Nikonland arriva da lontano...) Leggo sulla carpettina appena consegnatami alla reception che Nital si e' affidata (nonostante la lunga esperienza in materia) ad uno studio di consulenza esterna per la comunicazione... ed anche questo mi pare sia una grande novita' quindi cominciamo dai ravioli e dai saluti di benvenuto ai rappresentanti della stampa e dei piu' importanti negozi di fotografia del centro-sud, Giuseppe Maio in un impeccabile giallonero Nikon (grazie anche alle scarpe) per arrivare al D850 live show! Nulla durante la presentazione e' stato trascurato, a partire dal materiale didattico, contenuto nelle sacche/zainetto Nital che ognuno ha trovato sul proprio tavolino, contenenti appunto due brochure ben differenti da quelle pubblicitarie alle quali avremo d'ora in poi accesso, il primo un vero e proprio prontuario fototecnico di quasi 90 pagine per quei generi, paesaggio, sport, fashion/wedding, video, time lapse, con i quali utilizzare le funzioni piu' avanzate della Nikon D850, insieme ai consigli sugli obiettivi Nikkor piu' adatti allo scopo. Il secondo, in italiano, il riassunto delle slides proiettate nelle due giornate durante la presentazione della D850, fondamentale condensato di motivazione commerciale per i diretti interessati, i quali all'arrivo, hanno avuto seduta stante consegnata la propria D850 promo da utilizzare al loro ritorno in sede, nei negozi che abitualmente frequentiamo in tutta Italia. Ho seguito la conferenza di presentazione di entrambi i giorni e ne riporto due aspetti fondamentali la durata e' stata ideale, ne troppo ne poco, toccando tutti gli aspetti di forza della nuova ammiraglia Nikon, ma contemporaneamente tutti i punti di potenziale criticita', spiegandone sviluppi e contrasto: un perfetto connubio di consapevolezza dei pregi e dei possibili limiti...e del loro superamento concreto, con i "Piani B" che questa Nikon D850 possiede all'interno del suo menù la presentazione e' stata identica nei due giorni: indice del fatto che Nikon/Nital non fa due pesi e due misure con la D850 ! Non e' cosa da poco, considerato il panorama attuale di mercato. I relatori si sono alternati per tenere vispo l'auditorio e hanno dimostrato concretamente il loro entusiasmo per questa ennesima dimostrazione della capacita' tecnologica di Nikon la quale continua a stupirci con le sue alternanze di silenzio e di uscite come questa D850. All'ingresso nella sala dimostrazione, con gli stand per i workshop diversi da quelli in sala di posa, piena vista sul parco ottiche e fotocamere, davvero imponente, presente all'appello: quasi tutto a livello ottico, salvo alcuni pezzi di pregio come il 105/1,4 recente, che con la D850 deve essere considerato il MUST ! calma apparente nella prima giornata, nulla al confronto di come sarebbe stata la stessa scena 24 ore dopo Apprezzatissimo lo stand di Alberto Ghizzi Panizza, fotografo a tutto campo ma con la predilezione particolare per la macrofotografia piu' interessante che negli ultimi tempi mi sia stato dato di osservare, (qui spiega il "focus stacking" on camera, novita' assoluta D850) cosa della quale gliene ho dato atto, presentandomi (conosce Nikonland) e facendo quindi la sua conoscenza gli ho anche scattato un ritratto, approfittando del Nikon PF 300/4 su una D850 con cui ho scattato qualche foto per iniziare a comprenderne il potenziale. Di fronte al suo stand, quello di Simone Arena e Paolo Scalerandi, ossia l'agenzia creativa SIMPOL, con le loro luci fluo che hanno cambiato la temperatura colore della manifestazione, anche nei volti dei presenti... con la loro scenografia da bar, col barman fluorescente e i cocktail ...geneticamente modificati? Due postazioni con D4s (perche' mai non D5...?) che montavano un 400/2,8 ed un 500/4, inducevano in tentazione i presenti a scattare ai malcapitati passanti e tutto considerato la prima giornata sarebbe potuta essere semplicemente un successo solo per Nital, se non mi fossi soffermato a parlare di Nikonland con Giuseppe Maio e poi anche con Roberto Bachis ... Con Roberto Bachis siamo andati anche oltre l'intervista di qui sopra, perche' abbiamo conversato di argomenti che riguardano il suo ruolo in Nital, strettamente legato a Nikon School, per delle iniziative che non potranno che rendere piu' ricco per entrambi il patrimonio delle rispettive conoscenze in ambito fotografico. Ma di questo scrivero' quando riusciremo a riprendere il discorso: spero quindi molto presto. Sabato 23 settembre ore 9,30 si apre al pubblico. 1300 iscritti (gratuitamente) attraverso il sito Nital, col duplice intento di vedere e toccare la D850, ma anche di ottenere i vantaggi di acquisto riservati ai partecipanti alla kermesse. ECCOLI.....: Vi ricordate quanti obiettivi e fotocamere erano sul tavolo prima del passaggio delle cavallette?... Ecco dopo mezzora dall'ingresso: dopo fila anche di mezzora, tre quarti si ottiene una D850 (o altro corpo, come in tanti, esaurite le 850 disponibili, richiedevano) con un obiettivo a scelta (tra quelli disponibili al momento) per un tempo di venti minuti, previa consegna di documento e firma di un foglio di consegna poi si va a fotografare in ogni cm libero... libero...??? diciamo libero... Il "peggio" avviene nelle sale del piano di sotto, quelle allestite per i set di ritratto, dove si alternano in orari a turno Mimmo Basile, Damiano Andreotti e Francesco Francia con le modelle non sono sale piccole, l'NH e' un hotel per conferenze, ma la fotografia appassiona piu' del commercio... scusate la modella "bruciata" ma il soggetto era lo stormo delle cavallette, alcuni pure col ...cavalletto... No, cosi' non si impara e non si riesce neppure soltanto ad ascoltare le nozioni interessanti elargite dai fotografi sul set. Ma questo e' un concetto che non tutti ancora riescono a cogliere. Io ovviamente non ho neppure tentato di varcare quella soglia, eppure mi sarebbe piaciuto ascoltare. Nel frattempo anche la presentazione (identica a quella del giorno prima) aveva luogo con gli instancabili oratori e le loro slide, decisamente efficaci bravi a rimarcare gli aspetti piu' innovativi della bellissima 850 qui in particolare, finalmente, il formato quadrato ideale nel wedding per riempire la pagina dell'album, ove sia quadrato esso stesso Nital I AM ... nemmeno a farlo apposta tutti stanchi, ma felici (e ci credo, con questa reflex) Allora, prima di salutare e ringraziare, sono tornato al piano di sopra e ho potuto impossessarmi nuovamente di una 850 su cui, montato un 14-24/2,8 ho fatto qualche altro scatto prima di restituirla, soddisfatto, e andar via... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2017
  21. Rispondiamo insieme a domande frequenti come : - le migliori lenti per la mia nuova Nikon - il corredo ideale per Nikon - i migliori obiettivi per la mia Nikon D750, D610, D7500, D7200, D5600, D5300 *** "Ho comprato una reflex Nikon...quale tra questi due fissi mi consigliate...o sarebbe forse meglio quello zoom?"A seguire, nelle pagine successive, due diverse realta', manifestate nelle domande che sul forum ci vengono piu' di frequente rivolte sul come mettere in piedi un corredo fotografico, coerente con le personali esigenze: da quelle piu' semplici alle piu' articolate. Ovviamente si tratta di consigli che vogliamo proporre come esemplificazione di situazioni tipo che non possono certo esaurire le esigenze della totalita' degli utenti del forum, ma che possono servire a costituire la base di successivi approfondimenti basati sul "perche' quello al posto di...quell'altro?" Saranno graditi i commenti a margine dell'articolo per riempire gli inevitabili percorsi alternativi possibili, che nel tempo serviranno anche a comporre l'inevitabile evoluzione dei convincimenti qui ed oggi espressi.L'intento sarebbe quello di aiutare nella scelta degli abbinamenti tra corpi macchina ed obiettivi, anche di marchi compatibili, bypassando la spazzatura degli zoom di primo equipaggiamento ed in generale tutto cio' che abbiamo nel tempo imparato a sconsigliare.Ma tralasciando anche obiettivi molto specifici in base all'utilizzo loro dedicato come i supertele, i fisheye o i decentrabili i cui destinatari hanno (o dovrebbero avere) idee gia' chiare al riguardo.A seconda dei profili-utente in gioco, saranno inclusi o meno obiettivi che riteniamo essere coerenti con l'utente in oggetto, pur consci che un 18-55 possa essere tranquillamente montato su di una D5, tanto quanto un 500mm su una D3xxx, ma ovviamente senza il nostro...imprimatur Mi permetto di essere assertivo in forza dell'esperienza diretta basata sull'utilizzo personale delle attrezzature proposte, e/o sulle considerazioni derivanti dalla lettura dei test che in questi dieci anni sono stati pubblicati su Nikonland, sempre con lo stesso fine: quello di fornire il nostro punto di vista in lingua italiana su quanto graviti intorno al marchio ed alla baionetta Nikon. step 1 "Si, ho deciso,non ce la faccio proprio piu' a perdere altre foto scattate col telefonino solo perche' ...non le trovo piu' nei meandri delle cartelle, delle quali mi dimentico sempre di fare backup, ne' di restare ancora deluso al fotolab, quando una, due volte all'anno tento di farne stampare qualcuna, sempre con pessimi risultati rispetto cio' che vedevo nello smartphone." - Perche' proprio Nikon? "Mah...mi pare proprio carina quella colorata di rosso col monitor talmente girevole da poter fotografare anche i fili d'erba senza dovermi abbassare troppo..."una D 5xxx(reflex formato DX attualmente sul mercato nelle versioni D5300/5500/5600 tutte dotate di sensore da 24Mpx di prezzo medio variabile tra i 480 ed i 700 euro, solo corpo, dotata di flash incorporato e monitor completamente girevole) E meno male, diciamo noi di Nikonland, che non abbiamo mai amato le entry level di prima fascia come le Nikon D3xxx, le quali a nostro avviso hanno menu ed impostazioni automatiche eccessivamente preponderanti sulle funzioni cardine.Automatismi che di certo facilitano il novellino, ma che lo lasciano tale e solitamente lo portano ad un livello di crescita fotografica non molto differente dal punto di partenza.Per intenderci, il fatto di dover entrare nei menu' in continuazione se si abbia intenzione di variare e/o personalizzare una funzione, per poi dover rientrare per eliminare quella correzione, alla lunga stancherebbe anche un professionista: ed e' per questo che, nonostante i sensori di ultima generazione, spesso molto performanti, una entry level resta progettata come ha deciso il costruttore per quello che e': una macchina utile a vendere molti pezzi e ad assistere la mamma che voglia fotografare il figlio durante la partita di pallone (rotondo, ovale, a strisce, peloso) e che il piu' delle volte, anche dopo molti anni di utilizzo del mezzo, non appena veda un papa' in possesso di attrezzature visivamente piu' ...performanti si produrra' nella frase di rito:"non e' che mi farebbe avere qualcuna delle foto che ha scattato? Sicuramente saranno migliori delle mie, che non so perche', ma non vengono mai come mi piacerebbe"... e certo... le fa la macchina ! Fatta questa premessa vediamo anche quali obiettivi associare ad una macchina di seconda fascia, pur sempre entry level, che dalle prime si avvantaggia anche per la maggiore facilita' di trovarla in vendita come "solo corpo" per evitare la spesa ulteriore, benche' ridicola, per uno dei pessimi zoom proposti in bundle. Partiamo dal presupposto che una persona che venga da esperienza zero chiede per prima cosa una "soluzione totale" ossia un obiettivo che serva a tutte le esigenze che lo hanno frustrato fino ad allora: traduzione...un superzoom da supergrandangolo a supertele. Quanto di peggio si possa pensare. Ma nel rispetto delle opinioni e delle esigenze delle persone ci siamo piu' volte interessati anche su Nikonland di fenomeni simili e proprio di recente abbiamo scritto di questo all-in-oneSigma 18-300/3,5-6,3 DC appartenente alla recente serie Contemporary (che raccoglie realizzazioni ottiche non solo economiche, ma ottimizzate per un equilibrio con le prestazioni ottiche), il quale unisce a delle dimensioni sufficientemente contenute, rispetto la media dei competitor, delle prestazioni sufficienti in molte condizioni, accontentandosi della non eccelsa luminosita' ma aiutati da un prezzo medio in Italia allineato sui 450 euro, in linea col Nikon di pari escursione (ma un terzo di stop piu' luminoso a fine escursione), un centinaio di euro in piu' di quello che occorra per acquistare un Tamron 16-300 f/3,5-6,3. Questo zoom di formato APS-C produce sulla Nikon DX una copertura equivalente ad un 27-450mm, un obiettivo 16x, utile certamente in molte, ma non tutte, le occasioni nelle quali il nostro principiante vorra' fotografare. Principalmente carente quando la luce ambiente non sia all'altezza della sua massima luminosita' (ed in verita' andrebbe diaframmato sempre almeno a f/8 per rendere meglio), certamente risolutivo in termini assoluti, sostituendo da solo un'infinita' di focali fisse. Dotato di motore HSM (ad ultrasuoni) e di stabilizzatore ottico (necessario in funzione della scarsa luminosita' e del peso che si avvicina ai 6 etti)Ingombrante zoomando da minima a massima focale La soluzione di corredo che Nikonland pero' apprezza maggiormente e' certo quella che preveda l'acquisto di focali fisse di buona qualita' pur se economiche, in linea con gli intenti dell'utente medio di questo settore, ma che gli consentano di scattare nella maggior parte delle opportunita' che si presenteranno, con risultati qualitativi del file (per i contenuti ci deve pensare lui) decisamente superiori.Ed allora, lo "step in" per la Nikon D5xxx consiste, ovviamente, di un obiettivo standard, che per le dimensioni del sensore non puo' che essere il "best buy"Nikon AF-S DX 35mm f/1,8G un obiettivo luminoso, leggero, compatto ed economico (sotto i 200 euro) che consentira' finalmente al nostro ex-smartphotographer di accedere al mondo della zoomata coi piedi: avanti e indietro rispetto al soggetto, fino a trovare la giusta inquadratura con il giusto sfondo per la fotografia pensata (si, appunto...con la testa)Otto lenti delle quali una asferica per una maggiore planeita' complessiva, trattamento antiriflesso come per gli obiettivi di classe superiore, motore SWM e ghiera di messa a fuoco manuale, utile a provare l'ebbrezza di una composizione che si formi davanti ai nostri occhi nel mirino, per effetto del nostro intervento. Economico nei materiali come buona parte dei Nikon di questa categoria, baionetta in metallo (perlomeno) ma ghiera filtri in plastica...fragile. Accanto a questo obiettivo standard, un'altro campione di compattezza/prestazioni come il classico "for all seasons" Nikon AF-S 50mm f/1,8G quello che personalmente considero un rimedio agli zoom (quelli trans-standard) che riassume, comprende e, solitamente, surclassa.Sette lenti tra le quali, anche qui, una asferica, stessi pregi e stessi difetti del 35/1,8 dx di cui prima, con un enorme vantaggio: quello di essere un obiettivo di copertura FX, che percio' il newbie si ritrovera' con la medesima utilita' se un giorno desiderasse approdare al pieno formato. Anche in questo caso un prezzo d'acquisto medio sui 200 euro che ne fanno un' esigenza piu' che una possibilita', anche in affiancamento di eventuali scelte "all-in-one" di cui prima.Sul formato DX questo normale mostrera' una copertura equivalente a quella di un 75mm, praticamente un mediotele col quale realizzare ritratti a mezzobusto fin sotto a 50cm di distanza dal soggetto, staccando il soggetto dallo sfondo grazie ai diaframmi piu' aperti che, in unione alla capace sensibilita' del sensore della D5xxx consentira' opportunita' precluse a zoom e smartphonesUna linearita' ed un'assenza di distorsioni marcate anche ai diaframmi piu' aperti che con questi due fissi spalanchera' un mondo nuovo a chi non vi si sia mai addentrato. Obiettivi che aiutano a inventare. Ma se proprio la passione per gli zoom sia invincibile rispetto le promesse qualitative dei fissi qui considerati, siamo certi di consigliarvi bene nel proporvi uno zoom trans-standard come ilSigma 17-70 f/2,8-4 DC Macro Contemporary che per un prezzo medio di 410 euro vi mette a disposizione una focale equivalente (DC in Sigma sono gli obiettivi che coprono il formato APS-C) ad un 25-105mm dalla luminosita' davvero elevata per uno zoom di categoria economica, con un motore AF ben reattivo, ben sei lenti speciali, stabilizzato e con una marcata propensione per le foto a distanza ravvicinata.A nostro avviso non ha rivali nella sua categoria (materialmente) e i soldi che servono al suo acquisto, pur se superiori all'accoppiata dei fissi di cui sopra, e' certamente giustificata dalla notevole escursione focale e dalle doti di luminosita' che non lo fanno staccare troppo dai due Nikon di cui si e' parlato prima.Indicato per coloro che privilegino un rapporto ondivago con i generi fotografici di elezione, per chi fotografi spesso ed indifferentemente street, natura, ritratto, macro e... selfie di gruppo: certamente un obiettivo ammazza-smartphone questo Sigma ! Un corredo che consideri gli zoom non puo' prescindere dai telezoom, cioe' da quegli obiettivi a focale variabile oltre quella standard.Nel tempo e con l'evoluzione ...della specie, questa categoria si e' andata spostando dai 70/80-200mm ai 70-300, normalmente di luminosita' variabile (per essere economici) tra f/4 ed f/5,6.Negli ultimi nove anni il riferimento indiscusso per baionetta Nikon e' stato ilNikon AF-S 70-300 f/4,5-5,6 VR uno zoomone da 750 grammi di peso, 17 lenti (di cui due speciali), un metro e mezzo di distanza minima, assistito da un buon VR che ne ha fatto uno strumento utile per corredi DX ed FX in ogni occasione sportiva nella quale non si volesse spiccare il salto verso strumenti piu' luminosi, lunghi e costosi. Venduto ancora a 450 euro circa e' stato recentemente affiancato dal Nikon Zoom AF-P DX 70-300mm f/4,5-6,3G VR II che, appunto di formato DX e venduto su amazon a 320 euro pero', non avendolo ancora utilizzato, non ci sentiamo di poterlo consigliare ai potenziali acquirenti.Ma finalmente, questa estate 2017 e' arrivato anche il sospirato nuovo FX, il Nikon AF-P Nikkor 70-300mm f/4,5-5,6 E ED VR che su Nikonland abbiamo testato ulteriormente anche qui in parallelo alla recentissima realizzazione Sigma Contemporary 100-400mm f/5-6,3 meno luminoso, ma notevolmente interessante anche per profili utente superiori al presente.Entrambi gli zoom disponibili a prezzo adeguato alle ottime prestazioni. In questo modo, con uno zoom all-in-one, oppure due fissi ed uno zoom, o in alternativa...due zoom, il nostro principiante dovrebbe dare solo fuoco alle polveri al suo investimento creativo da un minimo di 900 euro, ad un massimo di 1600 euro, a seconda delle configurazioni proposte e mettersi a scattare tante, ma proprio tante di quelle foto, da dover sentire l'esigenza di ulteriori spese solo dopo molto, anzi...moltissimo tempo. Ed in questo momento, lo "step up" consigliato da Nikon potrebbe riguardare pochi altri elementi, prima di sfociare in un cambiamento radicale di proflo di questo utente, verso un "prosumer" o ancora piu' un no-limits... Per esempio, indirizzatosi dai close-up permessi dallo zoom 17-70 (o da una lente addizionale davanti al 50/1,8) potrebbe voler evolvere verso il campo della vera e propria macrofotografia.In questo senso e sempre nella fascia di utenza considerata, vediamo come particolarmente indicato il piccolo, poco impegnatico economicamente ma adeguatoNikon Micro Nikkor AF-S DX 40mm f/2,8G che associa un rapporto di riproduzione 1:1 (soggetto inquadrato pari alle dimensioni dell'intero fotogramma) a delle prestazioni che hanno poco da invidiare ai fratelli maggiori, molto piu' celebrati.Il tutto ad un prezzo medio di 220 euro che ne fa in assoluto uno degli obiettivi per questo formato piu' economici in assoluto Se le intenzioni fotografiche del nostro nikonista si accentrino verso il ritratto, allora, un obiettivo di gran lunga piu' "stringente" del 50/1,8 sul soggetto, potrebbe essere un bellissimoNikon AF-S 85mm f/1,8G ancora una volta un obiettivo FX, utilissimo anche per un futuro corpo macchina di questo formato, del quale non c'e' altro da dire se non il fatto di essere una ulteriore conferma della supremazia di Nikon sui mediotele di questa lunghezza focale, nella quale affonda la sua tradizione.Un 85mm su formato DX equivale quasi alla copertura di un 135mm su pieno formato: che con una luminosita' f/1,8 rendera' eccezionale ogni soggetto che si voglia con esso ritrarre. Distanza minima di ripresa 80cm, peso da 350grammi e prezzo, invincibile, di 450 euro circa.Un obiettivo che chi possiede non pensa mai di volerlo rivendere. Io ho venduto il mio (la precedente versione), comprato nel 1990 ...solamente due anni fa !Ultimo aggiornamento al corredo base potrebbe essere (per chi sia maniaco di marchio ) un diverso zoom rispetto il Sigma di cui sopra.Si tratta del recentissimoNikon AF-S DX 16-80mm f/2,8-4E G che si affianca al precedente e meno luminoso 16-85/3,5-5,6 anch'esso DX.Presentato insieme alla Nikon D500, la reflex DX top di gamma di Nikon, ha il diaframma elettromagnetico invece che meccanico, 17 lenti di cui molte speciali ed un rivestimento ai nanocristalli che rende molto "crispy" il rendimento degli zoom Nikon che ne siano dotati.Pesa mezzo chilo e mette a fuoco meno vicino del Sigma 17-70. Costruttivamente e' un po' piu' robusto di questo e nell'escursione focale si avvantaggia in basso ed in alto di quel tanto che porta la copertura focale a un 24-120mm equivalente in pieno formato (la stessa escursione focale di uno zoom Nikon FX molto popolare) Costa pero' 725 euro almeno e otticamente ci pare distorca quanto o piu' del piu' economico Sigma Detto questo mi pare che il nostro amico stia davvero a posto... step 2 "Beh, adesso e' giunto il momento:scelgo Nikon dopo anni di fotografia, dalle macchine a pellicola di tutti i generi alle DSRL piu' indicate per velocita' di azione e per la possibilita' di scelta tra ottiche prestazionali, anche se non necessariamente di prezzo al top.Mi pare che oggi Nikon possegga le risposte alle mie esigenze su entrambi i formati FX e DX: e' possibile che acquisti due reflex per ottimizzare l'acquisto degli obiettivi relativi alle prerogative dei due formati, oppure che massimizzi l'investimento su un solo formato, ma cerchi di ottenere in quell'ambito il meglio che possa trovare sul mercato in relazione ad un prezzo accettabile: escludo in partenza realizzazioni "state of the art" o ultraluminosi, proprio perche' fuori dalla mia portata mentale. Senza remore!" Siamo nell'ambito piu' denso di opportunita':quello nel quale la lotta tra originali ed universali si fa piu' dura e le proposte fioccano da ogni dove. Proprio per questo anarchia e confusione regnano sovrane e la tentazione di abbandonare il corredo reflex per intraprendere strade come il passaggio ad opportunita' mirrorless tenta anche il piu' integralista dei fotografi da specchio.Ma se il budget, il prezzo, restano il limite invalicabile per la salvaguardia di altre priorita', non c'e' dubbio che qualche spiraglio di luce Nikonland debba tentare di farlo filtrare. Partiamo da un corredo basato sul corpo macchina FX che secondo noi rappresenta al meglio questa categoria di utenti:La Nikon D750, (che su Nikonland trovate in questi due test) Presentata nel 2014 e forte di un sensore da 24,3Mpx e' una reflex di punta per chi provenga da formati inferiori e non abbia alcuna intenzione di approdare al successivo livello, quello del no-compromise. Ma di compromessi qualitativi questa reflex ne presenta davvero pochi, il bilancio pende a suo netto vantaggio sulle sorelle inferiori D600/610 e insidia da vicino (come potete leggere in uno dei test) anche la top di gamma FX.Pertanto le semplificazioni "user friendly" dei comandi e di poche componenti di menu' rivestono per il nostro utente di questo livello delle invisibili minusvalenze, ben compensate dal prezzo ipercompetitivo over all brands in rapporto alle qualita' espresse.Molti fotografi professionisti usano una o piu' D750 come secondo corpo per l'affidabilita' che l'ha fin qui contraddistinta; il suo prezzo medio si aggira intorno a 1700 euro.Cosa fa distinguere un corredo FX da uno DX di pari fascia? Sicuramente la destinazione naturale che vorra' privilegiare l'uso del corpo FX con grandangolari e zoom wide (oltre che ogni altro obiettivo di adeguata copertura) mentre il fattore moltiplicativo del sensore DX avvantaggera' l'utilizzo di teleobiettivi e telezoom, con i quali avvicinarsi ulteriormente (ed in maniera otticamente indolore) al soggetto. Alla Nikon D750 associamo subito quindi un bel superwide da 94° di angolo di campo, come il Nikon AF-S 20mm f/1,8G EDuna delle piu' interessanti realizzazioni Nikon degli ultimi tre anni, desiderato da tempo, sia per la maggior luminosita' dei predecessori, sia per l'utilizzo di elementi ottici pregiati, nello schema di 13 lenti, quanto per il trattamento ai nanocristalli che determina l'attualita' di effetto delle lenti Nikon piu' "trendy". Le dimensioni notevoli, rispetto le realizzazioni precedenti, sono giustificate sia dalla elevata luminosita' relativa, sia dalla presenza del motore SWM di messa a fuoco, veramente veloce e senza esitazioni, all'altezza delle richieste degli appassionati. La ridotta distanza di maf minima lo rende un elemento insostituibile di questo corredo per chi voglia avvicinare davvero tanto il soggetto, tenendosi comunque abbastanza al riparo dall'eccesso di inevitabili distorsioni .Il prezzo ormai ben sotto gli 800 euro non si discosta troppo da quello della media degli altri obiettivi del corredo. Accanto al wide fisso, gli "Steve Mc Curry" di questa categoria di utenti, probabilmente accosteranno uno zoom wide/mediotele di elevata qualita' (per la categoria) che, a seconda degli sviluppi operativi qui su Nikonland vogliamo bipartire, dedicando: agli appassionati di street reportage e di ritratto ambientato il Sigma Art 24-105 f/4 DG OS HSM del 2013: primo obiettivo di questa ammirata serie di Sigma, 19 lenti in 14 gruppi per un peso piuttosto consistente di quasi 900grammi, a causa dell'estrema cura (per la sua classe di prezzo) nella scelta dei materiali del barilotto, all metal, e della presenza di stabilizzazione ottica, davvero efficiente, tanto quanto il silenzioso motore AF. Si tratta di un obiettivo che, provato recentemente, ha fatto appassionare molti nikonlanders che se ne sono dotati anche per utilizzi professionali. Grazie al diaframma parifocale di f/4, costa solo poco piu' di 700 euro, ma rende molto piu' dei soldi che costa. per gli appassionati di all-in-one, di fotografia generalistica, di natura e paesaggi, sport, travel, insomma dello zoccolo duro che in questa categoria di utenti si attesta, Nikonland consiglia in alternativa lo zoom Nikon AF-S 24-120mm f/4G ED VR del 2010, (II versione) che con uno schema di 17 lenti in 13 gruppi ed un peso limitato a soli 710 grammi, grazie all'utilizzo di materiali piu' leggeri del metallo, consente a pari luminosita' massima di f/4 un'estensione focale ragguardevole che lo mette nella condizione di tuttofare gia' descritta. Anche il prezzo, ormai mediamente di poco superiore ai 600 euro, ne fa un obiettivo molto considerato. Se la regina delle reflex adatte alle esigenze qui espresse e' la Nikon D750, il suo naturale complemento tra gli zoom tele non puo' essere per noi di Nikonland che ilNikon AF-S 70-200m f/4G ED VR, zoom presentato dopo lunghissima attesa solo nel 2012, accreditato oltre che da uno schema ottico di ben 20 lenti in 14 gruppi, anche di dimensioni compatte (rispetto i fratelli piu' luminosi) che ne limitano il peso a soli 850 grammi, un vero primato per Nikon, ben stabilizzato, ottimamente corretto, ma sopratutto finalmente dotato di una maf minima di solo un metro che consente di effettuare ritratto a distanze...umane e ancora, caratterizzato dalla costanza di focale anche alle minime distanze di maf, tanto da preferirlo addirittura in questo ambito al fratello piu' luminoso, prima dell'avvento dell'ultima versione (f/2,8E FL), del 2016. Tutta questa belta' costa pero' piuttosto cara: sforiamo dalla media, perche' per averlo si pendono 1250 euro circa... Tanti euro quanti ne servono per acquistare un altro campione di razza Nikon, qui presente nonostante sia un telezoom piuttosto spinto e specialistico, sia per la fascia di prezzo davvero eccezionale raggiunta (appunto quella dei 1250 euro circa), sia per la possibilita' di scelta comune a chi voglia sviluppare in questa categoria di utenti anche/oppure un corredo DX, che naturalmente possa accrescersi di ottiche nate per il pieno formato come il sontuoso Nikon AF-S 200-500mm f/5,6G ED VR, sorpresa della meta' del 2015, risposta di Tokyo alle realizzazioni Sigma e Tamron, piu' estese di focali, ma non parifocali come questo superzoom da 19 lenti in 12 gruppi, molte delle quali speciali, di 2300 grammi. Ben bilanciato, con la ghiera delle focali, finalmente, davanti a quella della messa a fuoco, pressocche' inutile per le qualita' elevate di velocita' e precisione nell'AF. Ergonomico perfino imbracciato e senza monopiede. Riservato a chi si diverta con lo sport e la natura. Un superzoom alla portata di tanti. Finalmente. Manca ancora quello che nel corredo FX di un esperto fotografo debba essere considerato il "pezzo di riguardo" che nobiliti anche le altre scelte, ma che al tempo stesso non debba costituire, per i motivi di principio inizialmente espressi, un eccesso di esborso. Nikonland non puo' trattenersi dal consigliare a costoro, l'acquisto del meraviglioso (in assoluto, quindi anche per i no-compromise) obiettivo standard che, pensiamo, non debba mai mancare nella borsa, che e' il Sigma Art 50mm f/1,4 DGun normale da 13 lenti in otto gruppi, che mette a fuoco da 40cm e pesa 815 grammi, nel quale e' racchiuso il concetto alla base della linea Art di Sigma: quello di creare obiettivi che rispettino le gradualita' di passaggio tonale tra aree adiacenti, senza effetti speciali se non la caratterizzazione della struttura che costituisce il soggetto della foto.Uno standard, in quanto tale, si usa proprio per tutto, dal ritratto, al paesaggio, alla macro (basta aggiungere una buona lente addizionale) questo obiettivo, impegnativo per peso e...presenza, ripaga i ridicoli 700 euro dell'acquisto con sensazioni durature di aver fatto forse il migliore acquisto della propria esperienza fotografica. Interessa a tanti: lo dimostrano le quasi 30mila letture del test di M.Maratta del 2014 Un'obiettivo ottimizzato per la macro a concludere questa carrellata? Abbassiamo un po' la media dei prezzi, per fare contenti i nostri "middle-users" che hanno dovuto spendere un po' di piu' per uno o entrambi i telezoom consigliati e facciamoli divertire in RR 1:1 con un non piu' freschissimo ma assolutamente attuale Sigma 105mm f/2,8 EX DG OS Macro HSM il cui prezzo medio ormai oscilla tra i 400 ed i 450 euro ! Un best buy di categoria, dove il pari focale Nikon costa quasi il doppio ma non ha un valore ottico proporzionale alla differenza di prezzo.Obiettivo dotato di tutto, dalla stabilizzazione ad un motore ad ultrasuoni all'altezza della (difficile) situazione di ripresa che e' la normalita' delle riprese macro, al limitatore di range dell'AF per velocizzare riprese specifiche ed evitare hunting. Un po' rumoroso nelle oscillazione degli elementi che consentono la stabilizzazione, plasticoso un po' troppo, ma efficiente e otticamente piu' che buono. E siamo a cavallo!Se non mancasse il corredo DX... step 3 Non tutti i "middle user" che identifichiamo in questo profilo, vogliono necessariamente approdare al Full Format: alcuni di essi provengono da reflex DX rodatissime ed utilizzate ben oltre i tempi tecnologici (oggi molto rapidi) della loro obsolescenza.Per restare in casa Nikon un esempio tra tutti sono i possessori di D300/300S i quali, se non sono passati con la D700 al formato FX sono difficilissimi da schiodare dal sensore di dimensioni ridotte, proprio perche' ormai...sono piu' che abituati, avvezzi alla diversa copertura che gli obiettivi manifestano sulla supeficie del sensore DX.Ma insieme ai fedelissimi dell'APS-C, grazie alla notevole dinamica dei piu' moderni sensori DX, c'e' un gruppo di utenti, sempre piu' nutrito, di "ritorno" al DX in affiancamento al formato pieno, per aggiungere al proprio corredo FX un corpo macchina performante al massimo quando coeso a obiettivi mediotele e tele, ma che per cio' stesso poi non disdegnano di cercare degli sbocchi sulle focali wide per avere sempre indosso ...bretelle e cintura! Il corpo macchina Nikon DX per eccellenza in questa fascia di utenza adesso si chiama D7500 e promana da una bella serie di precedenti modelli che tante soddisfazioni hanno dato alle persone per le quali scriviamo in questi dieci anni di Nikonland La sua qualificazione e' quella di "prosumer" cioe' di un corpo macchina adatto a dei consumer tendenti al professional.... e quindi ci sta tutto nella disamina attuale. Se la precedente D7200, velocissima nell'autofocus, dotata di sensore da 24,2 Mpx, di eccellente risoluzione e ben utilizzabile anche ad alti ISO, si trova ormai all'irrinunciabile prezzo ormai sceso al di sotto degli 800 euro, una tentazione proprio per tutti, la nuovissima D7500 si semplifica su alcuni fronti, come quello del sensore da 20,9 Mpx, (lo stesso della più ambiziosa D500) del singolo slot sd (doppio nella 7200) e della indisponibilità di un battery grip, ma si evolve nella migliorata capacità del buffer e dell'AF e nella gestibilita' agli altissimi ISO, certo con lo scotto di un prezzo ben superiore ancora alle ormai fuori listino 7200 e...7100, alle quali rimandiamo nell'immediato chi si ponga il problema economico, rinunciando alle caratteristiche di miglioria dell'ultima nata. Le differenze sottolineate caratterizzano una riorganizzazione Nikon tra le reflex DX delle quali indiscutibilmente oggi costituisce il top la D500, fuori target rispetto questo nostro livello di utenti. Se un problema nel catalogo ottiche Nikon ci sia, e' proprio nella sezione dedicata alle ottiche di formato DX.Nonostante gli anni, pochissimo e' stato presentato che possa avere rilievo nelle categorie di prodotto che interessano Nikonland ed i suoi lettori. Purtroppo i numeri parlano e se di recente Sigma ha superato Nikon proprio nella vendita di ottiche, proprio in Giappone, la questione non puo' che ripercuotersi in misura maggiore proprio nei settori in cui il listino ha palesemente dei vuoti, come vedremo qui di seguito. Partiamo con l'obiettivo standard per la copertura di questo formato:e come per lo "step in" degli entry level abbiamo incontrato un 35mm, la' Nikon, agli esigenti prosumer di questa pagina Nikonland consiglia quello che a suo avviso costituisce ad oggi il miglior fisso a copertura APS-C, ilSigma 30mm f/1,4 DC ArtPrime lens dalla copertura equivalente ad un luminosissimo 45mm su pieno formato, 9 lenti in otto gruppi, e 435 grammi di puro metallo made in Japan, tanti quanti sono gli euro che mediamente servono per il suo acquisto. Corretto nello schema al fine di minimizzare aberrazioni cromatiche e slittamenti di focale alla minima distanza di maf, eccellente sia nelle riprese ordinarie di ritratto, sia in quelle a distanza ravvicinata, dove basta anteporgli una buona lente addizionale per ottenere risultati cromatici e di risoluzione rispettosissimi.Un obietttivo da portare sempre in borsa, non per lo spazio irrisorio che occuperebbe, ma per il fatto che si finira' per tenerlo sempre attaccato alla D7200, piu' che ogni altro. Se adesso volessimo considerare obiettivi a focale variabile, c'e' una coppia di obiettivi zoom di Sigma, di serie Art, che sembra essere nata appositamente per la D7200: Uno di questi, il piu' recente, presentato in anteprima qui su Nikonland e' ilSigma 50-100mm f/1,8 DC Artequivalente su FX ad un 75-150mm (ricorda nulla ai vecchi Nikon Serie E- cultori?) si tratta quindi di un telezoom medio-lungo.molto ponderoso (1490g) ma luminoso oltre ogni limite (per uno zoom) costituito da uno schema di ben 21 lenti in 15 gruppi, diaframma a nove lamelle, motore ad ultrasuoni e una messa a fuoco minima di 95cm. Una scultura ottica in metallo, per questo formato dunque, ed un obiettivo pensato e realizzato principalmente per il ritratto, non certo dinamico, date le dimensioni ed il peso ragguardevoli. Ma unico sul mercato degli obiettivi APS-C. Costa anche abbastanza, per dimostrarne la classe di destinazione: si tratta di spendere attorno a mille euro...Non pare soltanto uno zoom: sembra un coacervo di tutte le focali fisse che attraversa, a f/1,8 L'altro zoom, gemello per continuita' del precedente, e' invece un wide-to-normal, attraversa cioe' un range 2x di focali che lo porta da 28mm ai 50mm di equivalenza al pieno formato: si tratta del Sigma 18-35mm f/1,8 DC Art, anch'esso un primato di luminosita' gia' alla sua sortita commerciale del 2013, nonostante la ridotta escursione focale, 17 lenti in 12 gruppi ed 800 grammi di peso che caratterizzano questo zoom insieme alle eccellenti doti di "correttezza" nella resa cromatica, inevitabilmente anche un po' di distorsione alle piu' brevi distanze di maf. Uno zoom votato al ritratto ambientato, cosi' come alla semplice fotografia di viaggio, per esempio in coppia col fratellone 50-100 a costituire un'accoppiata elegante e luminosa, anche se... certamente pesante . In ogni caso una prova eccellente delle potenzialita' di un sistema tutt'altro che obsolescente, come in Nikon forse qualcuno tende a considerare il formato DX. Costa sotto ai 700 euro e, come tutti gli obiettivi delle serie Art di Sigma, puo' essere collegato al computer ai programmi di regolazione fine dell'AF, per tramite dell'apposito dock usb. In alternativa a questo Sigma, in casa Nikon, anche se non di nascita DX, Nikonland propone lo zoom piu' interessante in listino per questa categoria, escludendo quindi una serie infinita di zoomini 18-xx di migliore costo ma peggiore fattura, nessuno dei quali di luminosita' costante, nessuno dei quali dichiaratamente e fattivamente "prosumer": resta quindi il Nikon AF-S 16-35mm f/4G ED VR, che risale al 2010 ma che abbiamo provato solo di recente. Uno zoom di ottima fattura e maneggevolezza, 24-50mm eq, pesa meno del Sigma, 685 grammi e ha uno schema ottico analogo 17/12. Lenti speciali asferiche e a basso indice di rifrazione, stabilizzato e dotato di efficace motore SWM. Messa a fuoco IF per cui non si verifica alcuna protrusione del barilotto alle minori distanze di maf, (che si estende fino a 28cm dal soggetto), diaframma a nove lamelle, trattamento Nanocrystal, questo zoom Nikon sembra avere tutte le carte in regola per competere alla pari col Sigma (eccettuata la diversa focale minima e la luminosita' minore di ben due stop), ma...non e' un DX e questo e' un difetto per Nikon, non per l'obiettivo in oggetto, se per portare ad esempio del Sigma 18-35/1,8 Nikonland debba proporre uno zoom FX...Peraltro tra i suoi difettucci questo 16-35 alla focale minima distorce...e se oggi e' pur semplice correggere via software il problama, dal taglio di immagine che ne risulta poi ci si riduce a gestire una focale non piu' da 16mm bensi' da 18/20mm risultanti dopo la correzione. Inoltre questo Nikon costa i suoi bei 1100 euro di media: non si tratta di voler risparmiare ma...se tanto mi da' tanto faccio velocemente una scelta in proposito E se... il nostro prosumer nikonlander avesse proprio deciso di limitarsi alla D7200 e volesse uno zoom superwide di carattere coerente con le delimitazioni che ci ha dato? Un obiettivo quindi particolare, non qualsiasi, in qualche modo caratterizzato e non eccessivamente impegnativo economicamente?Uno cosi' Nikon lo ha appena realizzato ad affiancare con profilo economico ma prestazioni ben superiori al suo prezzo (attorno ai 350 euro) uno zoom analogo in listino da anni ma fin qui poco considerato. Allora al nostro amico DX-addict infatti consigliamo ilNikon AF-P DX Nikkor 10-20mm f/4,5-5,6G VR economico e plasticoso (anche la baionetta...) 14 lenti in 11 gruppi, tre delle quali asferiche, pesa solo 230 grammi, ha il VR incorporato (escludibile solo da menu' nelle fotocamere che lo prevedano) meno luminoso e limitato a 20mm (rispetto i 24 del predecessore) per una escursione focale equivalente ad un 15-30mm sul pieno formato.Con questo zoom si gioca, anche a distorcere di proposito, oppure ad assecondare le linee curve dell'inquadratura per ampliare lo spazio intorno al soggetto della foto. Distorsioni presenti ma limitate, pochi flares e ghosts, nitidezza impressionante per la classe di appartenenza e brillantezza/contrasto degne di realizzazioni gia' note su altri marchi. Abbiamo tanto parlato di "fattore DX" e di propensione ai teleobiettivi per una reflex come questa D7200: allora, glielo mettiamo davanti un bel telezoom senza tanti complimenti? Uno che faccia fare anche figura a chi lo impugni e che pero' sia gestibile con relativa facilita' in occasioni delle piu' varie, dallo sport in famiglia alle manifestazioni pubbliche, passando per la mai abbastanza considerata fotografia di paesaggio, per la quale i telezoom sono a mio avviso sempre lo strumento piu' indicato?Eccovi il Sigma 150-600mm f/5,0-6,3 DG OS HSM C un tubone che copre anche il formato pieno, da 1,93kg per 26cm di lunghezza. 20 elementi in 14 gruppi, motorizzato, stabilizzato, risposta del 2014 di Sigma all'analogo Tamron che non abbiamo avuto modo di provare. Fratello stretto della versione "Sport" di Sigma che introduce questa terza categoria oltre agli Art, no compromise, ed ai Contemporary come il qui presente telezoom, che rappresentano nel catalogo Sigma non la linea meramente economica, bensi' quella nella quale i progettisti hanno dovuto produrre lo sforzo maggiore per realizzare economie di esercizio e contenere i prezzi al minimo sindacale...Perche' questo megazoom infatti costa "solamente" mille euro, che per un'escursione focale simile, indipendentemente dalla luminosita' non costante ne' esaltante, lo colloca sul piedistallo dei desiderata di tutti coloro che di fotografia sportiva si dilettano, appunto in ambito amatoriale. Le impressioni al riguardo sono nel test che abbiamo redatto e che qui abbiamo linkato. Nello step 1 abbiamo gia' parlato dell'altrettanto interessante Sigma Contemporary 100-400mm f/5-6,3 ben piu' economico di questo "cugino" della stessa serie. 21 lenti in 15 gruppi per 1160gr di peso. Stabilizzato. Cosa manca per considerare ben completo questo corredo? Un obiettivo macro dx, degno di questo ambito?Nikon, forte della sua lunga tradizione nel settore, stavolta ce l'ha anche se e' poco conosciuto, cioe' il Nikon Micro Nikkor 85mm f/3,5G ED VR DX un progetto dx del 2009 che consente a questo obiettivo una copertura equivalente ad un 128mm sul formato Fx, quindi gia' di per se' anomala in termini di focale Macro, se non bastasse il diaframma massimo un terzo di stop meno luminoso di ogni altra realizzazione Nikon del suo ambito, nonche' in diretta concorrenza per formato col piu' piccolo, compatto ed economico 40/2,8 di cui si e' detto nel primo profilo.Questo 85mm da 14 lenti in 10 gruppi, ha una buona resa ed e' dotato di VR a differenza del Micro 60/2,8 FX col quale condivide il prezzo di vendita attestato attorno ai 560 euro. I problemi di precisione dell'AF alle distanze piu' ravvicinate (RR:1:1) portano questo Micro85 a svolazzare tra infinito e minima maf anche a causa dell'assenza di un limitatore di range, presente sul piu' economico Micro40... che continuerei a consigliare se non fosse che in questo ambito dovremmo poter offrire un gradino di qualita' differente. Pensiamo che anche il nostro prosumer possa dirsi soddisfatto dell'analisi qui condotta.Che e' Nikonland-soggettiva e quindi lo puo' portare a prendere strade totalmente differenti, a partire dal presupposto di base, quello cioe' di voler adottare una reflex FX o DX.Se quest'ultima pagina e' ingloriosamente (per Nikon) popolata da obiettivi Sigma (5 su 7) non dipende da altro che dalla strana politica commerciale Nikon che se da una parte da' alla luce reflex DX degnissime di ricevere obiettivi alla loro altezza, poi se ne dimentica e porta gli acquirenti a fare delle scelte obbligate.Se a questa disamina mancano ancora tanti obiettivi alternativi ai proposti (fatta salva la cernita fatta, che ha eliminato cio' che per Nikonland risulta essere ciarpame) non vuol dire che nei mesi prossimi non possa essere integrata da articoli, foto ed opinioni nuove e che possano integrare o addirittura sovvertire i convincimenti fin qui esposti.Ce lo auguriamo e ve lo auguriamo! Max Aquila © per Nikonland 2017
  22. Il mio contributo per il Centenario dalla fondazione di Nikon e' gia' online da ben 11 anni ed e' relativo all'Inizio della Storia che la riguarda. Un inizio non facile, perche' si trattava di una riconversione industriale post bellica, di una guerra che il Giappone aveva perso e che lo vedeva paese occupato e smilitarizzato. Una bella storia, di ripresa economica ed industriale che ci ha portato fin qui, nel nuovo secolo del nuovo millennio a parlare ancora di Nikon Kaizen indica il miglioramento continuo nella vita personale, privata, sociale, professionale.Quando e’ applicato al posto di lavoro, kaizen significa miglioramento continuo che coinvolge dirigenti, quadri, operai allo stesso modo.All'interno dell'industria, il kaizen si applica in pratica come risoluzione immediata dei problemi che si presentano.Si deve accertare con sicurezza il luogo, gli oggetti, i contenuti che hanno a che fare con un problema. Si ritiene inopportuno, infatti, fare analisi a tavolino senza osservare come si svolgano i fatti nella realta’.Infine, la continuita’ e’ la principale caratteristica del kaizen che si oppone, in questo modo, al kakushin (innovazione).Da qualsiasi angolazione lo si osservi, e’ questo il concetto-guida che ha portato alla nascita, alla crescita esponenziale ed in tempi recenti anche alla eclissi della prevalenza delle imprese sorte nel secondo dopoguerra del XX secolo in Giappone: da dovunque lo legga, questo concetto, mi suona Nikon! E’ alla fine del 1945 che la societa’ Nippon Kogaku Kogyo Kabushiki Kaisha, che durante il secondo conflitto mondiale era arrivata ad impiegare ben 23000 persone per la costruzione autarchica del vetro ottico necessario alla macchina bellica giapponese, si ritrovo’ in un Giappone occupato dagli americani a dover riconvertire all’industria civile il know-how accumulato, ridimensionata all’estremo, con una forza lavoro di appena 1400 persone.Vennero costituiti all’interno dell’azienda una Commissione ed un Comitato con lo scopo di effettuare dei sondaggi di mercato per definire la possibilite’ di produrre fotocamere e soprattutto per valutare di che tipologia.Le opzioni erano varie ed alcune molto rischiose: l’industria fotografica dell’epoca parlava prevalentemente tedesco ed i modelli obbligati si chiamavano Rolleiflex, Leica, Contax.Superata una prima fase di sperimentazione biottica gia’ nella primavera del 1946 il gruppo di studio guidato da Masahiko Fuketa indirizzato sulle 35mm Leica a vite e Contax, inizia la progettazione di una fotocamera a telemetro e baionetta Contax dall’inconsueto formato di 24x32mm progettato sia per esigenze di risparmio (di spazio e di pellicola) ma anche perche’ proporzionalmente piu’ adatto ai formati in pollici (anglosassoni) della carta da stampa: insomma un perfetto rapporto 4:3 !Gia’ nel settembre del 1946, in anticipo sui tempi preventivati, la preproduzione della nuova fotocamera e’ ultimata, ma una serie di disguidi organizzativi fanno slittare di un anno la fase di produzione in serie, ed e’ cosi’ che nel novembre 1947 vedono la luce i primi prototipi e poi, nel marzo del 1948, che inizia la produzione continuativa del progetto classificato come ’6FB’: Nell'immagine in alto il progetto dell'otturatore a piano focale, mutuato invece che dalla tendina metallica a scorrimento verticale Contax, da quella di tessuto a scorrimento orizzontale della Leica che sembrava offrire maggiori garanzie di uniformita’ di esposizione; gli viene attribuito a questo punto il nome, operando una crasi del nome NIppon Kogaku, evitando il gia’ precedentemente utilizzato nome Nikko in favore del piu’ agile Nikon che suona cosi’ tanto Nippon e, aggiungo, assomiglia cosi’ da vicino al notorio marchio Ikon, proprieta’ della celebre Zeiss, tanto da procurare una serie di fastidi non proprio da poco al momento (successivo) della commercializzazione europea del marchio. Nikon I - 1948 Il risultato e’ quello di un apparecchio a telemetro, strutturato con un otturatore in seta gommata appunto a scorrimento orizzontale e con velocita’ da 1 secondo ad 1/500 piu’ le pose B e T La regolazione dell’otturatore, come sulla totalita’ delle macchine fotografiche dell’epoca, e’ separato in due ghiere concentriche, una dedicata ai tempi veloci, dal 1/500 al 1/20, l’altra in basso, da 1/20 ad 1’’, con un manettino da collimare nel passaggio dai tempi veloci a quelli lenti.Il formato, come detto da 24x32, consente l’effettuazione di 40 pose su di una pellicola 135.Il telemetro a sovrapposizione di immagine ha una base di 60mm (effettiva da 36mm) ed e’ collegato ad un mirino galileiano che copre l’ 85% soltanto del campo inquadrato da un obiettivo di 50mm.Alle due estremita’ del tettuccio della fotocamera i due bottoni zigrinati per l’avvolgimento ed il riavvolgimento della pellicola.Alcuni esemplari (rari e di valore!) della Nikon I vengono realizzati con baionetta a vite 39x1 Leica, ma presto questa soluzione viene abbandonata in favore della meno comune baionetta rapida Contax, per evitare la possibilita’ di usare ottiche non Nikon sulla fotocamera.Non e’ la sola baionetta ad essere copiata dalla Contax II bensi’ tutta la struttura del frontale della Nikon I, ivi compresa la rotellina di messa a fuoco rapida posta a portata di indice destro e la forma stessa della macchina,escluso il tettuccio del tutto ridisegnato, con il pulsante di scatto arretrato (stile Leica), il contapose coassiale alla ghiera di avvolgimento e, decentrata sulla sinistra, la staffa porta accessori (come questo elegante e ricercato mirino folding multiformato). L’obiettivo standard e’ un Nikkor 5cm f/2 a sei lenti ed in montatura rientrante, copia dell’equivalente Sonnar Contax, con il quale la nuova fotocamera arriva a pesare 765 grammi. I primi numeri di serie, identificativi della data di progetto cominciano per 609xx(dove 6 e’ l’ultima cifra dell’anno 1946 e 09 indica il mese di settembre):la prima matricola non prototipo sembra essere la 60922 E’ a questo punto che si innesta la vicenda piu’ interessante della moderna storia della Fotografia che mi ha stimolato a ricercare e a procurarmi le protagoniste di un cantuccio della Storia degli Uomini e delle loro guerre: parlo delle similitudini dettate dall'andamento delle trattative di Pace del secondo dopoguerra che portarono Nikon a costruire una telemetro basata (e molto somigliante) a quella Contax II che era stata la protagonista dell'informazione bellica in mano non soltanto ai tedeschi ma sopratutto all'eccellenza dei reporter alleati, quel Bob Capa che se la porto’ appresso dall'Africa alla Sicilia e fino al D-Day in Normandia e nei giorni della Liberazione di Parigi, ma che per gli eventi connessi all'armistizio e alla spartizione di Berlino, cadde con tutte le maestranze e le officine in mano sovietica e continuo’ ad essere prodotta in Ucraina a Kiev, con le stesse linee di produzione che ne avevano decretato un successo universale in Germania.Tre macchine a telemetro, la Contax prodotta fino alla fine della guerra, la Nikon tra il 1948 ed il 1959, la Kiev fino quasi alla caduta del muro di Berlino, nel 1989, probabilmente il piu’ longevo esempio di imitazione pedissequa di un manufatto... effettivamente ben riuscito, ma non certo benchmark della categoria come invece la coeva Leica a vite.Mi riservo di approfondire nello specifico, avvalendomi dei lavori gia’ pubblicati in proposito da piu’ autorevoli e documentati storici come Robert Rotoloni e Danilo Cecchi, questa affascinante storia di persone sconosciute le une alle altre, ma accomunate nel progettare e costruire un unico strumento .Nel mio piccolo tentero’ di mostrare come la passione mi abbia condotto, nel cercare di recuperare le vestigia di questo abbastanza recente passato, sebbene cosi’ radicalmente rimosso. Ma agli americani occupanti il Giappone (MIOJ=Made In Occupied Japan compare su molte flange di obiettivi e piastre macchina) non piacque il formato "monco" 24x32 della Nikon I, tanto quanto invece erano piaciuti i grandangolari 2.5, 2.8 e 3.5 alcuni dei quali costruiti anche con montatura a vite 39x1, e sopratutto i medio tele 8.5 e 13.5, quest'ultimo costruito anche con baionetta per reflex Exakta (tutte le lunghezze focali sono ovviamente espresse in cm) e pertanto commissionarono presto una seconda telemetro con lato lungo piu’ vicino possibile al formato Leica :Nikon M - 1949la Nikon M da 24x34 cm di formato, utile compromesso per non gettare alle ortiche il progetto originario, vide la luce nell'ottobre del 1949 e resto’ in produzione pochissimo, fino alla fine dell'anno seguente.Si distingue dalla Nikon I per la lettera "M" anteposta al numero di serie (primo di produzione il M609760): il primo lotto di macchine non ha le prese di sincronizzazione flash S ed F che vengono inserite sul fianco sinistro (prese a banana) a partire dal S/N 6092350 costituendo una variante, detta MS che pero’ non viene mai riportata ufficialmente sul corpo macchina o altrove: ne vengono prodotte in un anno 3300 esemplari, prevalentemente in silver-chrome: alcuni piccoli lotti vengono colorati in nero per le esigenze dei fotografi di guerra americani in Corea. Insomma, nell'arco di appena due anni dalla commercializzazione del modello I, questo ibrido tra una baionetta Contax e un otturatore Leica, fortemente voluto dai reporter di guerra americani, per evitare di dover fare ricorso alle (odiate tedesche) Leica ed Exakta, si avvia a prendere forma di marchio universalmente riconosciuto in forza delle vincenti scelte ingegneristiche e avvantaggiato dall'essere uno dei pochissimi produttori (e fornitori) di vetro ottico di pregio.Sono infatti le ottiche NK a dare la spinta piu’ forte al passo successivo, la produzione in grande serie del modello S del 1950, il piu’ moderno del progetto originario, l'ultimo con l'anomalia del formato limitato a 24x34mm. Nikon S - 1950 La sigla "S" forse indica la sincronizzazione flash ormai di serie su questo modello, con due coppie di prese a banana, contrassegnate da F ed S per Fast e Slow in relazione alle velocita’ di otturazione in uso ed alle conseguenti diverse lampade flash da utilizzare. Il primo numero di serie della Nikon S e’ 6094101 e la produzione di questo modello si protrae per cinque anni, dal gennaio '50 al gennaio '55, con una produzione totale di oltre trentaseimila pezzi, fino alla matricola 6129520, ma essendo passata per numeri anche di otto cifre, fino a 60911215, pur di mantenere il prefisso iniziale 609... continuita’ e miglioramentonella tradizione= kaizen! Tutte le S costruite entro l'8 settembre 1951, data del ritiro delle truppe di occupazione americane, portano la scritta MIOJ (made in occupied Japan) incisa sul fondello, successivamente soltanto Japan o Made in Japan. La gran parte delle S prodotte viene esportata e per questo motivo tale modello ha un valore piuttosto limitato sul mercato collezionistico: pur non essendo stato il modello piu’ prodotto e’ sicuramente risultato il piu’ popolare! Se due persone diedero impulso alla Nikon S esse furono sicuramente David Douglas Duncan, reporter di guerra per la rivista LIFE, il quale gia’ nel Maggio del 1950, dopo aver avuto a disposizione per mezzo di un corrispondente giapponese di LIFE, Miki JUN, dei negativi particolarmente interessanti per incisione e dettaglio, realizzati con il primigenio 8,5cm f/2 decise di provare tale obiettivo ed il 5,0cm f/1,5 sulle proprie Leica ed in un secondo momento, direttamente sulla S, coinvolgendo molti altri colleghi nella felice sperimentazione, fino a creare una linea diretta con la stessa Casa madre alla quale vennero spesso fatte realizzare delle modifiche ad uso e consumo esclusivo dei reporter di LIFE. La seconda persona, chiave del successo commerciale di Nikon, fu l'importatore ufficiale americano, Joe Ehrenreich che succedette nel 1953 alla Nikon Camera Company di San Francisco, impiantando invece la propria sede a New York nella Fifth Avenue (EPOI: Ehrenreich Photo Optical Industries, con un catalogo marchi diviso tra Nikon e nomi come Mamiya, Bronica, Sinar, Broncolor, Durst, Metz, Kindermann, Sigma ed altro).Fu questo imprenditore a decretare il successo commerciale della Nikon S e delle sorelle che la seguirono, fino alle piu’ famose reflex, grazie anche alla vasta serie di contatti con fotografi ed editori, in tutti i settori, dal reportage alla moda.La guerra in Corea duro’ giustappunto nell'arco di tutto il periodo di sviluppo del modello S, fino al 1953, quando i prototipi del modello successivo erano gia’ pronti per essere immessi sul mercato. Il peccato originale si chiamava formato ridotto...!Motivo per cui, la Nikon S, per quanto osannata e benvoluta restava pur sempre "quella" strana telemetro diversa dalle altre...Se poi si voleva proprio paragonarla a Contax che gia’ da anni forniva come prestazione dell'otturatore addirittura il 1/1250, beh... il 1/500 sembrava un po' pochino e se in sovrappiu’ ci si mette Leica che nel 1954 sforna la sua bellissima M3 con leva di carica rapida ed un telemetro ampliato di base, accoppiato a un mirino multifocale che in confronto all'oblo’ della S sembra un televisore... ecco che il prototipo Nikon gia’ pronto nel 1953, viene con qualche indugio modificato e nel dicembre del 1954 viene presentata la:Nikon S2 - 1954 Se per passare dal formato 24x32 della I al 24x34 della M e della S era bastato a M. Fuketa & company eliminare un piolo nell'asse di avvolgimento pellicola lasciando immutato il progetto originario, adesso l'otturatore della S2 viene totalmente rivisto allo scopo di raggiungere i fatidici 24x36mm intanto la velocita’ delle tendine viene portata fino a 16 ms, quindi, per contenere i "rimbalzi" delle tendine accelerate, viene progettato un nuovo freno di tipo a pendolo, che ne smorza le vibrazioni, causando una particolare sonorita’ di questo otturatore.(Pensate che lo stesso tipo di tecnologia e’ stato applicato alla moderna Nikon F5 per lo smorzamento delle vibrazioni dello specchio reflex!)La nuova Nikon adesso pesa meno della precedente S, grazie all'utilizzo di nuove leghe metalliche, nonostante le dimensioni della S2 siano leggermente accresciute rispetto la S.La scala dei tempi (che finalmente arriva al millesimo di secondo) si giova della moderna sequenza geometrica, sempre a due livelli: coi tempi rapidi (1000-500-250-125-60-30) e quelli lenti (15-8-4-2-1) piu’ pose B e T; la velocita’ di sincronizzazione si porta a 1/50" e compare sul fianco sinistro un unico contatto sincro pc standard. Il grande progresso nell'estetica complessiva si nota in relazione all'elegante gradino che divide in due il tettuccio tra la zona di sinistra con la ghiera di aggiustamento dei millisecondi della sincronizzazione flash con la la manovella di riavvolgimento coassiale e quella di destra dedicata ai comandi principali con la ghiera di selezione dei tempi, il pulsante di scatto e, finalmente, la grande novita’ costituita dalla leva di avvolgimento rapido che va a sostituire il pur agevole ruotone zigrinato delle precedenti RF, come da innovazione Leica sulla neonata M3. Altra innovazione sicuramente il mirino, sempre rotondo ma notevolmente piu’ luminoso sia in entrata sia in uscita rispetto a quello della S, purtroppo ancora ottimizzato soltanto per la focale di 50mm, rendendo cosi’ necessario utilizzare mirini esterniIl fattore d'ingrandimento 0,9x lo rende finalmente "lifesize" rispetto al ridotto potere del vecchio mirino della Nikon S. Di Nikon S2 vennero prodotti quasi 57.000 esemplari, a partire dal S/N 6135001 del 10 dicembre 1954 fino al S/N 6198380 del 1958, divenendo pertanto la telemetro Nikon costruita nel maggior numero di esemplari.A partire dal 1956 vengono presentati dei prototipi sui quali viene sperimentato l'impiego di un motore elettrico di avanzamento, anche se tali esemplari non raggiungono mai la produzione di serie.Al contempo viene sviluppato il progetto ottico che porterà alla luce quella meraviglia ottica che e’ il 5cm f/1.1 ... ci si prepara ad ulteriori novita’... qui dentro...ecco dove Nippon Kogaku conserva tre anni di attivita’ progettuale indirizzata fin dall'inizio del 1955 contemporaneamente su due fronti:-migliorare la S2 (impresa possibile)-innovare il sistema a telemetro (kaizen!) Ma in che modo si puo’ migliorare la S2 ?Guardando la concorrenza si puo’ obiettare che il mirino multifocale sarebbe una risposta utile al lavoro dei professionisti che devono cambiare spesso ottica sulla propria macchina, che la predisposizione al collegamento di un motore elettrico sarebbe un plus gradito a chi scatta parecchio, che inserire finalmente un autoscatto porterebbe all'acquisto molti fotoamatori, che rinnovare un'estetica "old style" alle soglie degli anni '60 parrebbe anche un buon marketing. E' per questo che da quella scatola con la scritta dorata balza fuori per prima la telemetro per i professionisti,la Nikon SP - 1957SP come S Professional, dotata di quanto auspicato prima e di molto di piu’, giacche’ con essa si gettano i ponti che porteranno solo due anni piu’ tardi alla commercializzazione della seconda parte del progetto iniziale, la reflex che spazzera’ di un sol colpo il mercato da tutte le telemetro ancora presenti (tranne una...), la Nikon F, strutturalmente identica a questa stupenda SP che non sostituisce ma affianca soltanto la S2, definendo per la prima volta in casa Nikon una bipartizione di utenza di destinazione: la Nikon SP e’ un prodotto di nicchia! Possiede un otturatore a scorrimento orizzontale prima con tendine di stoffa gommata, poi, a partire dal maggio 1959, in titanio; ha una velocita’ di traslazione delle tendine leggermente diminuita rispetto la S2 per ridurre i rischi di disuniformita’ di esposizione, un selettore delle velocita’ non piu’ sdoppiato, che finalmente non ruota durante lo scatto, una sincronizzazione flash fino al 1/60" una scala cromatica identificativa dei tempi di scatto, anche in bassa luce, grazie alla vernice verde fluorescente,ed un'estetica da urlo... che ne fa a parer mio la piu’ bella rangefinder camera mai costruita da chicchessia (parola di RFSP)! La grande innovazione e’ costituita dall'enorme mirino multifocale provvisto di selettore sul tettuccio per le focali 5 8,5 10,5 e 13,5 cm che si sovrappongono nel mirino le une alle altre, fino alla 13,5 con la quale compaiono contemporaneamente tutte e quattro All'interno della montatura unica del mirino, una seconda finestra provvede a mostrare l'inquadratura per il 2,8cm e la cornice del 3,5cm Anche la SP possiede un unico contatto sincro standard selezionabile tra X ed FP, ma a differenza della S2 possiede anche un sincro diretto sulla staffa portaaccessori Il contapose e’ adesso ad azzeramento automatico e rende possibile preselezionare rulli da 20 o 36 pose.Il frontale della macchina, completamente ridisegnato, ha costretto a decentrare il marchio e pur misurando in larghezza e profondita’ gli stessi 136mm per 43,5 della S2 adesso l'altezza e’ aumentata di poco, fino a 81mm. Le rifiniture in nero aumentano, fino a colorarne la corona esterna alla baionetta di innesto ottiche, il peso arriva a 720 grammi col 5cm f/1.4 montato. Altra innovazione non da poco, la predisposizione all'attacco del motore S36, alimentato da sei batterie da 1,5V contenute in un portabatteria separato, capace della bellezza di tre scatti al secondo con velocita’ di otturazione superiore al 1/30": da solo costava 50.000 yen da aggiungersi ai 98.000 che servivano per SP con 5cm f/1.4 La Nikon SP e’ la macchina a telemetro con la quale NK raggiunge l'apice del successo come oggetto tecnologico nella sua categoria, ma con la quale al tempo stesso gli uomini di Nippon Kogaku si rendono conto che a causa delle insormontabili difficolta’ ingenerate specie con i teleobiettivi piu’ lunghi della base telemetrica disponibile, l'era di questi apparecchi e’ rapidamente trascorsa ed e’ giunta l'ora di pensare allo sviluppo del progetto temporaneamente accantonato ma che vedra’ nella reflex F l'apoteosi della Casa di Tokio.Viene costruita in tutto in appena 22.000 esemplari a partire dal 19 settembre 1957 (S/N 6200001) per concludersi a giugno 1960 col ne’ 6232150. Nel gennaio 2005 Nikon annuncia una produzione limitata di 2500 Nikon SP riedite col Nikkor 35mm f/1.8: Ma non parliamo del prezzo, per favore... E' soltanto nel 1958 che la Nikon decide di dare una rinverdita al progetto(vincente) della S2.Il risultato e’ quello di una macchina che si affianca alla SP, portando avanti lo stesso tipo di produzione differenziata in funzione del target di clientela, secondo lo stesso presupposto che negli anni successivi vedre’ nascere le Nikkormat accanto alle Nikon F ed F2, le FM e le FE accanto alla F3 e cosi’ via. Nikon S3 - 1958 Il risultato e’ quello di una macchina che nasce attorno allo stesso otturatore della SP, lo stesso selettore dei tempi e leva di autoscatto, nonche’ le stesse predisposizioni per il collegamento col flash e con i motori elettrici.L'unica differenza degna di nota e’ contraddistinta dal mirino (fiore all'occhiello della SP), che nella S3 offre un rapporto di ingrandimento 1:1, e’ molto luminoso e copre quasi l'intero campo inquadrato da un obiettivo da 3,5cm: le uniche tre cornici ppresenti sono appunto quella per il 3,5 e quelle per il 5 ed il 10,5 cm.La finestra anteriore del mirino e’ diversa da quella della SP e consente di riallineare al centro il marchio NikonAnche peso e dimensioni sono del tutto paragonabili a quelle della SP (peraltro quasi indistinguibile anche dalla S2) Ovviamente sul tettuccio della S3 manca la ghiera di variazione delle cornici luminose che qui sono fisse nell'unico mirino. I prezzi sono analoghi a quello della S2 prima che venisse messa fuori produzione, quindi intorno agli 86.000yen col 5cm f/1.4 al momento della sua uscita sul mercato.Viene costruita in poco piu’ di 14.000 esemplari a partire dal marzo 1958 col S/N 6300001 fino al marzo 1961 quando, in conseguenza del forte successo di vendite della reflex Nikon F, la S3 viene bruscamente messa fuori produzione. Proprio a causa di questa politica commerciale, volta a favorire il lancio della reflex F, nel marzo del 1959 viene affiancato alla Nikon S3 un ulteriore semplificazione del concetto: Nikon S4 - 1959 in sostanza una S3 senza la leva dell'autoscatto, il contapose automatico, la predisposizione per il motore e la cornice per il 3,5cm... un salto nel passato per diminuire fino a 52.000yen il prezzo di vendita col 5cm f/2Purtroppo la concomitanza del lancio della Nikon F fa rifiutare al magnate Ehrenreich di importare negli USA la S4, decretandone anzitempo il suo avvenire, che si concretizza mestamente in appena seimila esemplari costruiti, tutti cromati, a partire dal S/N 650001 Bisogna ovviamente citare anche la versione speciale della S3 del 1960, modificata per ottenere su rullino standard 72 pose, con un formato da 17,5x24mm molto simile all'APS-C di molte reflex digitali dei giorni nostri... se non fosse per l'orientamento verticale del fotogramma! Nikon S3M - 1960 Tale macchina nasce per assecondare le esigenze dei fotografi sportivi al fine di ottenere un numero maggiore di scatti in sequenza rispetto quelli ordinarii.Le caratteristiche complementari di questa ultima telemetro Nikon sono assolutamente identiche a quelle della S3, mirino e cornicette comprese.Della S3M vengono pero’ costruiti appena duecento esemplari a partire dal S/N 660001 Ringraziamenti e citazioni: alla pazienza e conoscenza di storici della fotografia moderna quali Robert Rotoloni e Danilo Cecchi, le cui opere mi hanno guidato ed ispirato nella realizzazione di queste pagine. Insieme alla copiosa quantita’ di immagini per le quali ho attinto avidamente a siti basilari per la conoscenza di queste tematiche quali: Nikon Corporation (jp) mir.com Nikon Historical Society Stephen Gandy 's CameraQuest che se non ci fossero.... dovrebbero inventarli! e ci piacerebbe un giorno lo dicessero di NOI Max Aquila (RFSP) per Nikonland 2006 (C)
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