Vai al contenuto

Cerca nel Forum

Mostra risultati per tag 'nikon z6'.

  • Cerca per Tag

    Tag separati da virgole.
  • Cerca per autore

Tipo di contenuto


Categorie

  • Editoriali
  • News
  • Mondo Nikon Z
    • Nikon Z : Test fotocamere
    • Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
    • Test obiettivi compatibili con Nikon Z
    • Adattatori Autofocus per Nikon Z
    • Accessori e altro per Nikon Z
  • Mondo Reflex Nikon
    • Fotocamere Reflex
    • Obiettivi Nikon
    • Obiettivi Sigma
    • Altri Obiettivi
  • Altri Test
    • Guide all'acquisto
    • Schede di memoria e lettori di schede
    • Binocoli Nikon
    • Flash e Luci
    • Treppiedi e Teste
    • Accessori
    • Software
    • Fotocamere Sigma
  • Evidenza
  • Grandi Fotografi Nikon
  • Storia Nikon
  • Wildlife Photography
  • Reportage
  • Di particolare interesse

Categorie

  • Obiettivi DX
  • Grandangolari
  • Zoom Grandangolari
  • Super Zoom
  • Normali
  • Zoom Standard
  • Teleobiettivi
  • Zoom Teleobiettivi
  • Macro e Micro
  • Compatti
  • Fotocamere

Forum

  • Forum di Nikonland
    • Aiuto Online
    • Mercatino
    • Incontri, raduni, occasioni di fotografia insieme
    • Open Space : due chiacchiere in compagnia
  • Fotografia
    • Fotografie (commenti & critiche)
    • Fotografia e Grandi Fotografi
    • Contest Settimanali
  • Apparecchiature
    • Hardware & Software
    • Flash & Luci
    • Club Nikon Z8
    • Club Nikon Z9
    • Club Z6 - Z7 - Z5 - Z6 II - Z7 II - Z6 III
    • Club Nikon Zf e Nikon Zfc
    • Materiale Fotografico
    • Reflex Nikon
  • Archivio Vecchie Discussioni
    • Contest Chiusi
  • BWV 988 : Variazioni Goldberg's Forum di Variazioni Goldberg
  • BWV 988 : Variazioni Goldberg's Consigli per gli ascolti di musica
  • Nikonland Redazione's Redazione
  • Nikonland Redazione's Archivio Redazione
  • Club Motori's Club Motori : forum

Blog

  • Max Aquila photo (C)
  • Blog di Vento
  • Blog di Egidio65
  • Lo Zibaldone
  • Gruccioni
  • Il blog di pantaraf
  • Per Ardua ad Astra
  • Editor's Blog
  • Esperienze
  • Il blog di bimatic
  • Il Blog di Saverio Antinori
  • Strettamente personale
  • Il blog di Marco
  • Il blog di Paolo
  • Limited Edition
  • Il blog di Piermario
  • Crimini e Misfatti
  • Il blog di frankiedoc
  • Blog di Riccardo55
  • Blog di Antonio
  • il Blog di Alessandro
  • roby
  • il Blog di GiPa
  • Il blog di Claudio
  • Un terrone al nord
  • I miei scatti
  • Il blog di Ennio
  • Questa foto mi dice qualcosa... [proposta]
  • il blog di Angelo
  • Viaggi di Claudio
  • Il Blog di Marco Vitrotto
  • Il Blog di Castorino
  • Viandante
  • Comments
  • Blog di Dario Fava
  • Il blog di happygiraffe
  • Likethelight
  • Il Blog di Fab Cortesi
  • Sakurambo's Blog
  • effe
  • Consigli per comprare e vendere bene
  • Blog di Nikonland
  • G.B OMBRELLO
  • Cris7-BLOG
  • Il blog di Pedrito
  • Il blog di Davide D.
  • Il Giurnalett
  • il blog di Gianni54
  • PhotographyWord
  • Roby c
  • Silvio Renesto
  • Nicola
  • Il Blog di Gianni
  • Quattro chiacchiere con...
  • Il blog di Alberto Salvetti
  • C'era una volta ... Simona
  • IL Migliore Amico dell'uomo
  • Diario di un pigro
  • Muncias
  • Tentativi di Riky
  • Massimo Vignoli
  • ALBERTUS
  • [social] Considerazioni varie
  • Giannantonio
  • Modelle's Blog Modelle
  • Il Club di Max e Mauro's Politicamente scorretto
  • Il Club di Max e Mauro's Omnia Vincit Amor et nos cedamus amori
  • Il Club di Max e Mauro's aMAXcord
  • Il Club di Max e Mauro's Wind and Wuthering
  • BWV 988 : Variazioni Goldberg's Storie di Musica
  • BWV 988 : Variazioni Goldberg's BWV 988 : Recensioni Audio
  • BWV 988 : Variazioni Goldberg's BWV 988 : Recensioni di Musica
  • Mauro's War Room's Achtung Panzer !
  • Mauro's War Room's Guerre e Battaglie
  • Mauro's War Room's Armi e Armati
  • Nikonland Redazione's Il Blog dell'Editore di Nikonland Magazine
  • Nikonland Redazione's Profili di Grandi Fotografi
  • Club Motori's Blog : motori

Cerca risultati in...

Trova risultati che contengono...


Data di creazione

  • Inizio

    Fine


Ultimo Aggiornamento

  • Inizio

    Fine


Filtra per numero di...

Iscritto

  • Inizio

    Fine


Gruppo


Regione di Residenza


Corredo Fotografico (sintetico !)


Cosa fotografi in prevalenza ?

  1. Lexar Professional arriva anche sul mercato italiano con le sue nuove schede di memoria CFexpress, già compatibili (via Firmware 3.0) con le fotocamere Nikon Z. confezione, colori, imballo, blister, tutto é allineato al classico aspetto delle schede Lexar che da anni utilizziamo sulle nostre macchine. a confronto con le precedenti XQD che sino ad oggi mi hanno accompagnato con le varie Nikon D4/D5, D850 e D500, oltre che alle Z si capisce come la Lexar voglia mantenersi anche solo a livello esteriore agli stessi livelli. Del resto Longsys, il produttore cinese che ha rilevato da Micron il marchio Lexar qualche anno fa, ne detiene tutti i diritti. La tecnologia però è proprietaria e non deriva da brevetti o processi precedenti. Longsys produce ogni tipo di supporto di memoria, dal più comune al più complesso, tra cui, appunto, queste CFexpress. Appena arrivata l'ho subito inserita nella mia Nikon Z7 e ne ho verificato la perfetta compatibilità. La scheda è già formattata e quindi non è necessaria nessuna operazione. Sia a scatto singolo che a raffica, nessun problema. E' anche compatibile con il mio lettore di schede CFexpress Prograde, cosa tutt'altro che disprezzabile, visto che al momento è l'unico lettore che si trova sul mercato. A questo punto l'ho misurata con i soliti test sintetici rapidissimi. Si tratta di benchmark che cercano di simulare condizioni operative comuni in ambito informatico, non necessariamente fotografico. Peraltro AJA è un simulatore di cattura video HD. il trasnfer rate con il mio lettore USB 3.1 Gen. 2 sfiora i 400 megabyte. Lontano dai 1.000 teorici promessi dalla scheda ma comunque ben superiori ad ogni altro formato presente sul mercato (una XQD ha prestazioni sullo stesso pc di circa un terzo, una SD, anche di fascia altissima, nemmeno si avvicina ad una XQD). nel video la velocità sarebbe ancora più sostenuta. Il semplice trasferimento di una cartella di fotografie (circa 110 gigabyte di NEF della Z7) dal mio pc alla scheda mostra una velocità adeguata : oltre trecento megabyte al secondo rispetto agli 85-90 permessi dalle pur eccellenti XQD Lexar 2933x rappresentano un bel salto di prestazioni. Lato impiego, come già con le ProGrade devo invece confermare che le differenze prestazionali, al di là della piena compatibilità senza il minimo impuntamento, apparentemente non ci sono. Nel senso che il buffer si riempie lo stesso e poi si svuota più o meno allo stesso modo. Non c'è quindi un visibile miglioramento nell'impiego di una di queste CFexpress (e nemmeno delle altre) rispetto ad una buona XQD Lexar, secondo la mia presente esperienza. Probabilmente dovremo attendere o la nuova Nikon D6 oppure le prossime Nikon Z di fascia superiore per sfruttare le doti velocistiche delle nuove schede. Però già adesso, con Lexar, ProGrade e con Sony abbiamo già tre produttori di schede per le nostre fotocamere, al posto del residuo quantitativo di schede XQD - tutte Sony - ancora disponibili sul mercato. Attendiamo Sandisk che al momento non è certificata da Nikon ma che apparentemente per certe serie di schede dovrebbe poter offrire la piena funzionalità. Dal mio punto di vista, oltre alla maggiore scelta, c'è finalmente il superamento del limite dimensionale che con il mio rateo di scatto attuale, a 128 gigabyte mi stava un pò plafonando. Io detesto dover cambiare scheda durante le mie sessioni di scatto. E visto che le attuali Nikon Z non offrono un secondo slot di sfogo ai miei scatti, devo risolvere aumentando la dimensione delle schede. 256 gigabyte sono adeguati ma tutti i produttori offrono anche tagli superiori fino a 512 e probabilmente 1000 gigabyte. I costi per il momento sono elevati ma probabilmente con la piena disponibilità di schede e di fotocamere di differenti marchi, dovrebbero diventare più competitivi. Per il momento salutiamo il ritorno di Lexar sulle nostre Nikon, anche se nella realtà il marchio non se ne era mai andato. Adesso Lexar è cinese mentre prima era californiana ma a noi in fondo interessa il risultato. Ottimo sotto ogni aspetto.
  2. Uno degli obiettivi più richiesti su ogni marchio fotografico in commercio, tra quelli che producono tradizionalmente indirizzati a TUTTE le fasce di utenti, è certamente il telezoom, ossia un obiettivo che consenta facilmente di variare la lunghezza focale per passare dalle focali più adatte al ritratto a quelle più consone alle attività sportive di ogni genere. Il più generalista dei telezoom è oggi certamente il 70-300mm, comunemente inteso come zoom a luminosità variabile, non eccessivamente luminoso al fine di agevolare una costruzione semplice, leggera, compatta e, last but not least, non eccessivamente costoso come i 70-200 f/4 ed f/2,8 Nell'attesa di un Nikkor S 70-300mm di nuova progettazione Z, ci siamo ricordati dell'ultimo nato di questa categoria di telezoom Nikon, il test del quale è già su Nikonland, dall'indomani della sua presentazione ufficiale, ma si tratta forse dell'obiettivo in catalogo Nikon più trascurato e dimenticato, forse per il periodo in cui è apparso, subito prima della presentazione della Nikon D850 e della fase di avvicinamento alla commercializzazione delle Nikon Z, fatti questi che hanno diminuito l'interesse che avrebbe, a nostro avviso, invece meritato, sia per le qualità che avevamo già sottolineato due anni fa, ma anche per un intelligente prezzo, che supera di poco i 600 euro, che ne fa il telezoom più economico tra i prestazionali del listino Nikon. Per questi motivi ne abbiamo chiesto in prova un esemplare a Nikon Italia ipotizzando un suo provvisorio inserimento in un corredo Z, specificamente basato sul kit Z6, insieme all'adattatore FTZ, ed al 24-70/4 di primo equipaggiamento, fin quando non potrà essere sostituito da un omologo Z, che però manca anche dalla chart Nikon delle future realizzazioni. Il Nikon AF-P Nikkor 70-300mm f/4,5-5,6 ED VR è un compatto obiettivo da 730 grammi (paraluce incluso) che misura 8,1x14,6cm a...riposo e si allunga fino a 20cm alla focale massima più altri 8cm abbondanti del profondo paraluce a petalo ancora maneggevole, grazie al peso non eccessivo, dotato di motore elettrico supersilent stepless e diaframma elettromagnetico (come da sigla AF-P già si comprende), stabilizzazione VR regolabile tra Normal e Sport (per agevolare il panning) uno schema ottico da 18 lenti in 14 gruppi di cui una sola ED a definire l'economia progettuale di questo zoom, accreditato però di tracciati MTF davvero molto interessanti, nonostante la categoria commerciale. Possiede diaframma a 9 lamelle, mette a fuoco a partire da 1,2m che a 300mm di focale determinano un RR da 0,25x, che risulta facile da portare a valori davvero interessanti anche soltanto con una lente addizionale da poche diottrie, (diametro filtri 67mm) con una ancora agevole distanza operativa di maf da 24cm dalla lente frontale... (RR 1:1,11 !!!) Made in Thailand Tutto ci porta a pensare che, come sulle reflex per le quali è stato progettato, anche sulla mia Z 6 + FTZ questo zoom venderà cara la propria pelle... Fin dai primissimi scatti, mentre pioveva, dalla finestra di casa, mi rendo conto delle potenzialità in termini di nitidezza e contrasto di questo zoom, che sono normalmente i punti di debolezza di realizzazioni economiche, prive di lenti asferiche o ad extra-low dispersion (da ricordare che questo 70-300 non gode neppure del trattamento ai nanocristalli) I dettagli a TA e 300mm sono difficilmente riscontrabili nei progetti ottici degli universali compatibili Nikon, anche di prezzo ben superiore a questo (sto pensando ai 100-400 oltre che ai 70-300). Andiamo sulla spiaggia, con lo stesso tempo incerto? Sembra quasi che abbia utilizzato un fill-in flash per dare dettaglio cromatico ai colori degli indumenti della passante, ma così non è... ed anche il crop qui sotto della precedente foto, mostra la qualità in termini di nitidezza e definizione del dettaglio così minuto del tatuaggio pochissima postproduzione, talvolta basta cliccare sulla correzione automatica, per vedere risaltare in buona tridimensionalità il soggetto sullo sfondo, anche poco illuminato Figuriamoci quando la luce invece arrivi... incredibile la resa anche in presenza di forte emissione ultravioletta dello sfondo fuori fuoco, mai impastato la resa in controluce è davvero esaltante, specie in presenza di colori adeguatamente contrastati giocare con ogni formato è facile con la Z6 e la composizione ed il grafismo a mare sono compagni abituali del mio fotografare Questo 70-300 AF-P vibra sulle onde luminose di intensità differente, realizzando delle situazioni di contrasto talora al limite dell'esagerazione (Ustica, sullo sfondo della foto qui sopra, dista 60 km circa...) La combinazione con FTZ su Z6 non diminuisce le velleità velocistiche della mia Z, capace di raffiche fino a 12 ftg/s in determinate combinazioni di uso la possibilità di scendere di focale fino a 70mm determina la possibilità di inquadrare interamente anche soggetti difficili come il surfista e la vela del kite, insieme il crop qui sopra denota la capacità della Z6 di mantenere il fuoco nonostante l'adattatore FTZ interposto ancora un crop della foto precedente solo con l'AF di una mirrorless si può pensare di mettere a fuoco in quell'angolo in basso... o quest'altro... dettaglio su tutta l'inquadratura già ad f/8 alla focale di 85mm Non solamente soggetti lontani sulla spiaggia, come vengo spesso accusato dagli amici, 😛 ma anche altri ...soggetti in rapido avvicinamento... nemmeno in questo caso il 70-300 AF-P si scompone, restituendo alla Z 6 tutti i contenuti delle inquadrature, come si vede dal crop qui in basso della ultima foto della sequenza Con questo obiettivo ho già scattato fino ad oggi, nelle poche occasioni in cui ho potuto utilizzarlo, più di 5mila scatti e già so quanto sarà duro restituirlo all'importatore italiano di Nikon che così gentilmente ce l'ha rimesso a disposizione ... 😏Penso che dovrò vendere qualcos'altro di F mount per aggiungere questo zoom al mio corredo Z (che consta del 24-70/4 del 50/1,8 e del prossimo ad arrivare 14-30/4 già prenotato per essere uno dei primi ad averlo in Italia...) Zoom 70-300... ossia gli obiettivi per le partitelle e gli sport dei nostri figli... senz'altro adatto... abile ed arruolato ! Viaggi, monumenti...? una lama se utilizzato alla giusta distanza a TA, anche a f/5,6, come nella foto qui sotto cambia la luce e ogni foto appare diversa dalla precedente... controluce a dir poco ....commovente, per uno zoom di questa fascia ! Street, people...? anche l'Olympus risulta a fuoco... Veloce, reattivo, acuto nelle luci forti, tanto quanto graduale nelle luci diffuse: incredibile, con una sola lente ED...! appena possibile cromaticamente sorprendente, magari un pelino anche sopra le righe, ma è questo il gusto attuale dei destinatari di questo zoom VR efficacissimo, che grazie alla compresenza del sensore stabilizzato della Z6 si commuta automaticamente in un controllo a tre assi (qua un improbabile f/40 per tenere un pò nitido il putto al centro della fontana, con un tempo di otturazione da 1/13" a 200mm ISO 100) Documentativo ed analitico nei particolari più minuti e distanti dallo stesso punto di ripresa anche ipersaturo, solo sottoesponendo, o utilizzando la più appropriata delle cellule esposimetriche della mia Z, questo obiettivo regala emozione e divertimento su ogni soggetto con cui lo si utilizzi. Il consiglio della Redazione di Nikonland agli amici di Nital è di essere i primi in Europa a realizzare un bundle di questo, ingiustamente trascurato, 70-300mm AF-P con i kit della Z6 che continua ad essere a nostro avviso la fotocamera ideale per sfruttarlo al meglio delle sue possibilità. Il mio giudizio su questo obiettivo verte sui suoi... Pregi: qualità di immagine, nitidezza, contrasto, saturazione progetto ottico, al tempo stesso complesso ma economico: efficacissimo compattezza e peso prezzo di mercato Difetti: reperibilità difficoltosa vignettatura leggera ma costante costruzione economica galleria delle immagini Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
  3. Oggi era in programma solo un breve giro. Così sono passato da Pescarenico, dopo tanto tempo. Naturalmente non ero interessato al paesello manzoniano quanto come sempre... agli animali. Lì un breve tratto di fiume incassato fra le colline collega il Lago di Lecco al Lago di Garlate, la corrente è forte e il vento di più così si ha sempre una percezione di frescura (anzi, all'arrivo c'erano poco più di tre gradi!). Il lungofiume è piuttosto affollato di ogni genere di umanità (famigliole, persone con cani, joggers, bikers , sfaccendati, fotografi ...). ma se si arriva presto e ci si infila tra le barche tirate in secca, usandole un po' come riparo, si possono fare incontri interessanti. Un banalissimo gabbiano, ma mi sembrava elegante. Qualcosa di meglio? Fistione Turco Bello lui e bei riflessi . Le anatre hanno pattugliato la zona poi si sono spostate sulla riva opposta fuori tiro anche con i moltiplicatori. Così mi sono dedicato ad altri soggetti. Un diverbio tra un airone Cenerino ed un Cigno Delle composizioni di aironi e muro sull'Isola Viscontea, striato dalle variazioni di livello del lago. La vera star del giorno però sarebbe stato il maschio di Smergo Maggiore ma. accidenti, l'ho preso male (avevo cambiato corpo, ossia ho preso la D500 per avvicinare, ma nella fretta ho colpevolmente dimenticato di regolare qualcosa...). Peccato. Pazienza, Magari ci torno un'altra volta.
  4. Se non avete inteso bene, ebbene lo ripeto subito, nella mia modesta opinione e pur al netto del fatto che ho avuto a disposizione questo nuovo - ed atteso ! - primo teleobiettivo Nikkor Z solo per pochi giorni, questo Nikkor 85mm f/1.8 S si candida già come miglior 85mm mai prodotto da Nikon per caratteristiche generali e tralasciando l'apertura massima "limitata" ad f/1.8 anzichè f/1.4. Non è un sostituto dell'onesto ma mediocre Nikkor 85/1.8G, né, a maggior ragione, del precedente modello non motorizzato. E' un obiettivo che sinceramente, può confrontarsi con i riferimenti attuali per attacco F di focale 85mm, cioé Zeiss Otus e Sigma Art. Destinato, per compattezza e "velocità" sia operative che d'impiego, a diventare semi-leggendario come il vecchi Nikkor-H da otto centimetri e mezzo, protagonista insieme a 50/2 e 105/2.5 del film Blowup ... Non è, lo dico subito, un oggetto di cui ci si può innamorare per l'aspetto o per le raffinatezze costruttive. Il suo bisnonno pre-AI è ancora oggi ben più affascinante nella sua tozza massa di alluminio, ottone e vecchio vetro fuso in Giappone. Questo è in larga parte in lega di magnesio e policarbonato, del tutto simile al gemellino 50/1.8 S che distacca per una manciata di millimetri in altezza e in diametro e pochi grammi di peso. E' costruito in Cina (non che questo costituisca reato ma certo non lo rende più pregiato ... !). Insomma è un pò dimesso. Un cilindro un pò anonimo. Ma perfettamente armonico con le mie Nikon Z Ma le sue peculiarità sono tutte dentro all'involucro : lo schema ottico è complesso e prevede due lenti ED ( e nessuna asferica) il diaframma è a nove lamelle è costruito con guarnizioni a tenuta ha integrato il dispositivo di multifocusing Nikon (ci sono due motori di messa a fuoco che lavorano in sincrono muovendo differenti gruppi ottici) per una messa a fuoco di precisione ad ogni distanza rimamendo comunque entro un peso accettabilissimo di 542 grammi tappi compresi (secondo la mia bilancia). sono caratteristiche che il Nikon 85/1.8G si sogna. E tutto sommato che staccano anche il Nikkor 85/1.4G, obiettivo che non ho mai amato particolarmente e che secondo me è invecchiato piuttosto male. Alla prova dei fatti l'aberrazione cromatica delle versioni più anziane è quasi completamente scomparsa ( mi ricordo il pur buon 85/1.4D che promuoveva muraglie verdi sui contorni degli oggetti filiformi anche con la vecchia Nikon D2H ...), la nitidezza miracolosa, la capacità di rendere quasi fossero tridimensionali le forme ... commovente, la tenuta al controluce e al flare a tutta prova. che aggiungere di più al conto ? Che mi sono divertito ad utilizzarlo con le mie Z (sia Z7 che Z6 a seconda di casi e circostanze) per oltre 5.000 scatti consecutivi, godendomelo come un matto, potendo sfruttare la messa a fuoco con riconoscimento di volto e occhio insieme all'efficace stabilizzatore a 5 assi integrato nelle nostre mirrorless (gli altri obiettivi su FTZ attivano solo i 3 assi di stabilizzazione). I risultati sono convincenti, concreti, professionali. Raddoppiando in me la convinzione, già forte dopo aver provato il Nikkor Z 24-70/2.8 S, che realmente i nuovi obiettivi per l'attacco Z rappresentano molto più degli attuali corpi, la vera promessa di salto generazionale del corredo Nikon. Quindi diventerà parte integrante del mio arsenale fotografico su Nikon Z appena mi sarà possibile acquistarne uno per me. *** Non accusatemi di eccessivo entusiasmo, mi conoscete da tanto di quel tempo che riuscirete a capire dal tono di come scrivo l'effettiva portata delle mie sensazioni in ogni mio articolo, contestualizzandolo e non prendendolo per assoluto. Che come al solito vi prego di prendere per quello che sono : opinioni personali, anzi, personalissime. Considerando che io prendo i risultati offerti dalle Z per come sono concepiti dai suoi progettisti, quindi nella loro sintesi di hardware+software. Non ho né l'interesse né la curiosità di andare a vedere come siano i file "grezzi" prodotti con questo obiettivo in ambienti di sviluppo diversi da quelli "pilotati" da Nikon. Nè di portare prove oggettive o semi-scientifiche di mire ottiche, muri di mattoni, angoli estremi di prospettive geometriche elaborati con macinapixel esoterici. Questo è un obiettivo da ritratto che va preso per ciò che è. La focale 85mm con una messa a fuoco da 82 cm è una precisa scelta progettuale pensata per rendere al meglio il mezzo busto della figura umana. Senza gli eccessi degli obiettivi più corti che possono riprendere da più vicino e senza le eccessive compressioni di quelli più lunghi con ingrandimenti superiori. Per le foto sono autorizzato ad esporne solo qualcuna e trattandosi di un esemplare di preserie non posso però condividere (né lo farei) gli originali. Sono però immagini quasi del tutto prive di post-produzione salvo le opportune regolazioni di sviluppo. Le foto che seguono sono state eseguite con Nikon Z7 e con una lente acromatica Marumi DHG 330 da tre diottrie per ridurre la distanza di messa a fuoco ed ingrandire il soggetto. Sono dei crop per valutare la capacità di resa del soggetto, a diaframma chiuso f/8, a mano libera e con luce naturale. non è un macro, evidentemente ma vi assicuro che ad occhio nudo quei fiori di zucchina e quelle foglie non riesco a percepire tutto quel dettaglio. Né quella tridimensionalità di resa che fanno apparire quasi ... inquietante il primo fiore ! questo fiore di ortensia è ripreso invece ad f/3.2 con uno sfuocato che si mantiene uniforme e continuo ma un dettaglio ancora ben leggibile sul primo piano a fuoco. Su Z6, ancora con lente addizionale, il dettaglio della bocca umana qui a tutta apertura e con la metà dei pixel (ma questo non è un crop : é l'immagine intera). Ed andando su quello che sarà il campo di utilizzo top di questo obiettivo, un ritratto ad f/1.8, ancora su Z6 con obiettivo ovviamente liscio soggetto giapponese per obiettivo giapponese ... In esterni, a tutta apertura e con il riconoscimento dell'occhio che risulta impeccabile anche in ombra e con gli occhiali : Nikon Z6, Nikkor 85mm f/1.8 S ad f/1.8 f/4 f/1.8 in interni, su Z6 in esterni, f/1.8 *** Due parole per finire sul prezzo a cui, dal 5 di settembre questo obiettivo sarà commercializzato (proposto al pubblico IVA compresa a 930 euro circa). Non paragoniamolo per favore a quanto si trova il vecchio Nikkor 85/1.8G. Quello è realmente un obiettivo di una categoria inferiore, con prestazioni nettamente inferiori, che non è stato pensato per valorizzare al meglio le nostre Nikon Z. Mettereste pneumatici vulcanizzati per risparmiare sulla vostra roboante Alfa Romeo Quadrifoglio ? No, quindi fatevi un favore, sulle Z impiegate obiettivi Nikkor Z ! Certo, 930 euro sono una cifra considerevole e solo in parte giustificata dal valore intrinseco dell'oggetto (non parlo delle prestazioni che al momento non hanno paragoni). Ma siamo entrati in una fase della nostra passione in cui i numeri in gioco sono quelli che sono. Noi siamo rimasti in pochi e sempre meno persone trovano motivo di acquistare questi "giocattoli". Le spese di ricerca e sviluppo in proporzione crescono per evere prestazioni così elevate, e devono essere ripartite su un numero di pezzi inferiori. Confidiamo sulle campagne di incentivazione all'acquisto promosse da Nikon ma mettiamoci l'anima in pace : la fotografia è tornata ad essere una passione d'elite per chi vuole concedersi il meglio delle novità offerte dal mercato. Questo è se vi pare. E qui si chiude questa anteprima. Torneremo su questo obiettivo dopo qualche mese di impiego serio ed impegnato sul campo per riportare esperienze ed impressioni di lungo termine, come costume di Nikonland. Grazie per l'attenzione e grazie a chi ha reso possibile questa anteprima di un oggetto che attendevamo realmente con grandissime aspettative, del tutto mantenute alla prova dei fatti. Testo e Immagini Copyright Nikonland 2019 - riproduzione riservata.
  5. Mantenere il primato: Questa frase mi ronza in testa da quando Mauro mi ha detto “provala e dimmi che ne pensi”. Sì perché è difficile oggi darsi una spiegazione al lancio di una reflex di fascia media, oggi che la tecnologia delle fotocamere Mirrorless non è più un’ipotesi ma una realtà in veloce evoluzione. Allora credo che non ci sia altro nella scelta di Nikon se non la chiara intenzione di affermare il primato nelle produzioni reflex, dispositivi che indubbiamente hanno consentito alla fotografia di diventare semplice ed intuitiva La Nikon D780 è una macchina leggera, si impugna bene ed ha un buon mirino ottico. Il display posteriore fa la differenza, lo dico subito, questa reflex ha una marcia in più grazie allo schermo posteriore touch e ad una gestione del live view mutuata dalla tecnologia Nikon Z. Ciò significa, nella pratica, poter utilizzare tutti gli obiettivi F in una modalità molto simile a quello che offre la Nikon Z6, senza però dover ricorrere al tubo FTZ. In altre parole, l’autofocus è gestibile a tutto formato e può azionare anche gli obiettivi AF ad accoppiamento meccanico, permettendo così di estrarre il massimo della qualità ottica ottenibile da qualsiasi vetro Nikon AF ed eliminando gli errori di front e back focus che affliggono tutte le riprese reflex. Nel pochissimo tempo a disposizione (effettivi un giorno e mezzo) ho deciso di provare questa fotocamera nel tipo di riprese che conosco e pratico da tanti anni, situazioni che spingono al limite macchine, obiettivi e fotografo. La stagione invernale, qui nella bassa, non aiuta molto, ma sul greto del fiume a tirar notte non c’è fotocamera che non si arrenda. Ho voluto provare la D780 per scoprire se queste tecnologie possono spostare un po’ più in là l’asticella. Ho montato la D780 sul 600 mm per verificare la reale praticità d’utilizzo del suo nuovo autofocus in live view ed il risultato è stato veramente incoraggiante. Il live view autofocus si è rivelato effettivamente preciso e veloce, ma soprattutto lo scatto da display mi ha dimostrato quanto sia valido in termini di riduzione delle vibrazioni. Le immagini che mostro sono jpg on camera, ottenute quindi senza alcun intervento in PP. Il sensore FX da 24 MP è molto generoso in termini di gamma dinamica ed efficace anche nel contenimento del rumore da alti iso e da pose lunghe. Nikon D780 ob.600mm exp 1/160 f/9 iso 160 Il Bilanciamento del bianco Auto è ottimo, tanto efficace che ho provato ad escluderlo per vedere quale dominante effettivamente stava correggendo e come esegue il compito. Nikon D780 ob.600mm+TC14eII exp 1/160 f/5.6 iso 200 Ho deciso di escludere il bilanciamento del bianco Automatico, volevo registrare la tonalità fredda e umida di questo luogo. L’appostamento in capanno è un gioco di probabilità, una puntata non proprio al buio, ma quasi. Speravo di inquadrare le Gru che scelgono questo angolo di parco per trascorrere la notte, ma lo stormo mi ha scavallato posandosi qualche centinaio di metri più a monte. Le impronte dei trampolieri sulle barene sembravano fresche, un indizio utile per scegliere dove posizionare il capanno, un indizio appunto e non una certezza. Poco prima del crepuscolo ho scorto un movimento lontano a sinistra, un cinghiale al guado; nonostante fosse lontano ho puntato ugualmente il tele su quel puntino scuro. Nel buio crepuscolare il cinghiale si muoveva veloce, non riuscivo a seguirlo in live view con la necessaria precisione, era troppo piccolo nell'inquadratura o il mio dito è troppo grosso. Così ho portato l’occhio al mirino, la mano destra ad impugnare la fotocamera e la sinistra alla frizione della testa a sfera. Nikon D780 ob.600mm exp 1/200 f/5.6 iso 800 Crop 100% I sensori centrali della fotocamera non hanno sbagliato anche se il cinghiale anche se era un puntolino scuro nell’aria nebbiosa. Lo scatto della D780 è morbido e ben ammortizzato, peccato che il mio pollice, sul dorso della fotocamera, non trovava il joistick di posizionamento mira di messa a fuoco. Bizzarramente Nikon ha eliminato il joistick lasciando solo i quattro pulsanti cursore che, comunque, il mio pollice faticava a trovare perchè sono un po’ più in basso rispetto alla D800 o alla vecchia D3. La giornata è finita il cinghiale s’è dileguato, non mi restava che testare una posa lunga ad alti iso. Nikon D780 ob.600mm exp 1/15 f/4 iso 2500 Nikon D780 ob.600mm exp 1/15 f/4 iso 2500 crop 100% Nikon D780 ob.600mm exp 1/13 f/4 iso 10000 crop 100% Sono arrivato a 10000 ISO con tempi più lunghi di 1/15s ad f/4. Con questa scarsa luce l’autofocus della D780 si arrende, anche l’ottimo live view diventa impraticabile specialmente indossando i guanti e le moffole. Va detto che la mia D500 aveva già alzato bandiera bianca una ventina di minuti prima. Insomma, sono mancate solo le gru. -------------------------------------------------------------------------- 4 ore in un capanno sono troppo poco per conoscere una fotocamera, per capirne la reale potenzialità, così è stata occasione per togliere ruggine e ragnatele dalle racchette da neve. Il Parco del monte Avic in Valle d’Aosta è a breve distanza ed offre escursioni semplici, piacevoli e sicure, anche in pieno inverno. Per questa escursione ho scelto lo zoom grandangolare Nikon AFs 18-35/3.5-4.5 ED-G che è compatto ed estremamente leggero, inoltre consente di montare i filtri diametro 77mm utili a proteggere la lente frontale da abrasioni sporco ed acqua; in questa occasione si è rivelato un dettaglio molto utile. Nello zaino hanno trovato posto anche un obiettivo macro e il fantastico Nikon 300/4 PF, il teleobiettivo più versatile che abbia mai usato. Anche in questo caso mostro solo i jpg prodotti dalla fotocamera. Fotografare sulla neve non è semplicissimo. Non esiste sistema esposimetrico in grado di compensare il bagliore accecante della neve ed anche la moderna D780 richiede l’intervento del fotografo. Per rapidità ho scelto di impostare la fotocamera in A (priorità dei diaframmi) e mantenere gli ISO fissi a 125 praticamente per tutta la giornata, modulando la necessaria sovraesposizione con il pulsante di staratura. Il display posteriore, per quanto bello e preciso, in queste occasioni risulta inutilizzabile a causa della fortissima luce ambiente. Il mirino ottico torna ad essere il riferimento unico per l’inquadratura. La Nikon D780 si è rivelata molto scattante direi “smart” ho dovuto solamente fare un po’ di attenzione nel premere il pulsante di staratura che, pur essendo accanto al pulsante di scatto quindi a portata di indice, è piuttosto piccolo e difficile da comandare indossando i guanti. L’esposimetro della D780 mi ha dato la sensazione di voler tendere alla sottoesposizione, i valori di staratura con cui ho scattato sono variati da + 0.7 a +1.7. Sorprendente la qualità del bilanciamento del bianco automatico ben rappresentato in questi scatti jpg dove la neve mantiene la sua dominante fredda. Molto piacevole il rendimento tonale in grado di conservare dettagli visibili non tanto nelle ombre, quanto nelle alte luci dove, normalmente, si ha la maggior perdita di informazione. In ripresa ottica risulta effettivamente limitante il campo in cui sono confinate le mire di messa a fuoco, viene naturale cercare di spingere il cursore verso i bordi dell’inquadro, ma non si può, per farlo occorre il live view e sulla neve non si vede un H. Per la cronaca: domenica 3 febbraio 2020 a duemila metri di quota PIOVEVA. Se ancora c’è qualcuno che nutre dubbi sul cambiamento climatico in atto, lo inviterei volentieri in crociera, a Novembre, lungo il passaggio a Nord Ovest. Le mie conclusioni La Nikon D780 è una fotocamera moderna che offre funzionalità simili ad una Mirrorless, ma che conserva impostazione e modalità di utilizzo tipiche di una reflex. L’autofocus è veloce, in live view è a tutto formato ed offre il riconoscimento dell’occhio, ma va tenuto conto che l’uso del display posteriore è praticabile solo in ambienti non fortemente illuminati e SOPRATTUTTO per i presbiti è mandatorio portarsi sempre gli occhiali “da vicino”. Per il mio modo di fotografare avrei preferito un mirino ottico più ampio, stile D850, ed una disposizione dei comandi come….la D850. Nel complesso sono rimasto veramente colpito dallo scatto da touch screen in live view che consente VERAMENTE di cavare il massimo che un qualsiasi obiettivo F può offrire. L’eliminazione dei difetti di messa a fuoco introdotti dalle tolleranze del mirabox e l’abbattimento delle vibrazioni permettono questo miracolo, qualcosa che nessuna reflex fin ora ha mai potuto dare. un saluto da un nikonlander che adesso torna a lavorare se no se lo mangiano vivo Valerio Brustia per Nikonland 2020
  6. I tubi di prolungaFotodiox mi hanno incuriosito perchè sulla carta sembrano ben fatti e, cosa importante promettono di mantenere tutte le funzionalità della fotocamera. Ce ne sono due modelli, uno da 11 mm e l'altro da 35 mm. Memore del buon risultato dato dal tubo Kenko Pro DGX da 36mm accoppiato al mio vecchio 300mm f4 AFS, ho voluto procurarmi il Fotodiox da 35mm e provarlo sia sul nikon 24-70mm f4 S (più che altro per curiosità), che sul 300mm f4 PF, che sarà invece l'obiettivo su cui conto di usarlo. ATTENZIONE : Questo è un arido test sui rapporti di ingrandimento, niente bei soggetti, anche perchè la temperatura non è ideale. Solo righelli e qualche fossile. Se pensate che la cosa vi annoi, fermatevi qui. Come è fatto e come va. Ordinato su Amazon ed arrivato in un giorno. Sorpresa: su Amazon è mostrato con una leziosa confezione di legno con imbottitura. A me invece è arrivato in una scatola di cartone. Non che mi importi molto, però è un piccolo imbroglio. Tutto sommato avrei comunque preferito che nella confezione fossero previsti dei tappi. E' completamente in metallo, ha un'aspetto solido e ben rifinito. Funziona alla perfezione sia con ottiche S che tramite adattatore con le ottiche F. Sotto questo aspetto sono pienamente soddisfatto. Su come funzionano i tubi di prolunga ci sono numerose risorse nel web ed io stesso ho pubblicato diversi articoli e discussioni su Nikonland vecchio e nuovo. Per le nozioni generali vi rimando a quelli. Mi limito a dire che un tubo di prolunga aumenta il tiraggio, permettendo di focheggiare a distanza minore rispetto alla distanza minima per cui è progettato l'obiettivo, con la conseguente perdita della possibilità di mettere a fuoco ad infinito. Più i tubi sono lunghi più "mangiano" luce. La perdita di luminosità dipende dalla lunghezza focale dell'obiettivo e della lente su cui si monta. Vi risparmio le formule, diciamo che a 70mm f4 si perde poco più di uno stop; a 300mm, meno di mezzo stop. Come va sul 24-70mm f4 S Il 24-70mm f4 S è molto nitido e da solo, a 70mm, raggiunge un rapporto di ingrandimento di 1:3, ad una distanza di messa a fuoco di 30cm (= distanza di lavoro 15cm). Il tubo rende inutilizzabili le lunghezze focali da 24 a 40mm (in pratica a 50mm) perchè fino a circa 35mm il punto di messa a fuoco cade "dentro" l'obiettivo, complice la lunghezza del tubo e il fatto che lo zoom si allunga a sua volta. E' possibile che con un obiettivo molto corto, come un pancake, si possano ottenere dei risultati anche a focali inferiori ai 35mm, con questo zoom (e tutti i suoi simili) no. A 50mm il tubo inizia a diventare usabile (o quasi): Focheggiando ad infinito si ha una distanza di lavoro (dalla lente frontale) di circa 6cm con un rapporto di riproduzione di 1:1.4. Focheggiando alla minima distanza si ha una distanza di lavoro di 2,5cm ed un rapporto di riproduzione di poco superiore ad 1:1. La scarsissima distanza di lavoro però rende le cose molto difficili, specialmente per quanto riguarda l'illuminazione. A 70mm Focheggiando ad infinito si ha una distanza di lavoro di circa 10cm con un rapporto di riproduzione di 1:1.8 (poco più di 1:2). Focheggiando alla minima distanza si ha una distanza di lavoro di 4cm ed un rapporto di riproduzione di 1:1,1. Sia a 50mm che a 70mm focheggiando all'infinito col tubo di prolunga si ha una distorsione a barilotto e pesante perdita di nitidezza ai lati (non solo ai bordi) solo il centro è ben a fuoco, Probabilmente è questione di curvatura di campo della lente che non è progettata per macro spinta. In conclusione è meglio evitare di usare il tubo da 35mm sul 24-70mm. Dei tubi più corti, come il Fotodiox da 11mm o i due Meike potrebbero dare risultati migliori, anche se con ingrandimenti meno spinti. Con lente addizionale Canon 500D (2 diottrie). Focheggiato ad infinito a 70mm si ha una distanza di lavoro di 55cm circa ed un rapporto di riproduzione di 1:7. Focheggiato alla minima distanza si ha una distanza di lavoro di 10cm circa ed un rapporto di riproduzione di 1:2,5 con buona nitidezza: C'è da dire però che il 24-70m arriva da solo a 1:3 con una distanza di lavoro di 15cm, per cui o si usa una Marumi da 3 diottrie, oppure non ne vale la pena. Come va sul 300mm f4 PF. II range di messa a fuoco e di ingrandimenti è notevole. Focheggiando ad infinito si ha una distanza di lavoro di circa 3m ed un rapporto di riproduzione di 1:7 circa. Focheggiato alla minima distanza si ha una distanza di lavoro di 85cm circa ed un rapporto di riproduzione di 1:2,2. Un ottimo valore. In più, come già spiegato altrove, il tubo compensa il focus breathing per cui alla minima distanza è possibile ingrandire il soggetto senza avvicinare l'obiettivo perchè il fuoco si ottiene a distanza nominali superiori, quindi più vicine alla focale reale. Il 300mm f4 PF alla minima distanza di messa a fuoco: Il 300mm f4 PF alla stessa minima distanza di messa a fuoco con il tubo da 35mm: Questo aspetto è interessante perchè specialmente con gli zoom tele XX-400 o XXX-600 che alla minima distanza di messa a fuoco volte quasi dimezzano la focale effettiva, un tubo può permettere di ingrandire adeguatamente soggetti piuttosto piccoli ma vicini, quali i passeriformi quando si fotografa da capanno. Anche con un 300mm f2.8 o un 500mm, che non "respirano" molto ma hanno però una distanza minima superiore al 300mm f4, potrebbero beneficiare dell'uso del tubo di prolunga sempre per fotografare soggetti relativamente piccoli. Tubo o lente addizionale? Ho già scritto una experience sull'uso del 300mm f4 PF e la lente Canon 500D. Il tubo sul 300mm è molto più versatile permettendo un range di ingrandimenti molto più ampio. Tubo o converter? Ingrandimenti simili a quelli qui mostrati si possono ottenere anche montando dei converter, ad esempio con il Tc 14 EII si arriva ad 1:3 circa. Ci sono vantaggi e svantaggi: con il converter si ha continuità di messa a fuoco da infinito alla minima distanza, per contro i converter più potenti del TC14 possono dare un certo calo di nitidezza che il tubo non da', oltre anche una perdita di f/stop superiore. Il Tc 14 è vincente come praticità sul tubo a parità di ingrandimenti, ma Il tubo permette di andare un pochino oltre. Perchè mi sono comprato il tubo di prolunga? Da una parte c'è la passione per i gadget, dall'altra conto di usarlo sul 300 in alternativa ad esempio al Tc 14 per fotografia ravvicinata, le foto che seguono sono solo degli esempi per dare un'idea delle dimensioni dei potenziali soggetti. Non fotograferei certo dei fossili con un 300mm ma, sul campo, insetti e rettili di dimensioni simili sì. Infine, in attesa di un 105mm macro S, il tubo Fotodiox da 35mm, accoppiato all'85mm f1.8 S, potrebbe sostituirlo validamente (spero). Ma questo sarà argomento della seconda parte. Silvio Renesto
  7. Nel 2017 avevo fatto una piccola mostra fotografica , intitolata "Segni nella Pietra", che aveva riscosso un certo successo. Le foto erano state scattate con la SIGMA SD Quattro H di cui avevo apprezzato l'eccezionale resa del sensore. La mostra sarà riproposta a Marzo di quest'anno in una sede diversa e di maggiore richiamo, a Varese. Gli organizzatori mi hanno chiesto però delle foto in più. Sulle prime ho pensato di riprendere la SIGMA, poi ho cambiato idea e mi sono portato la Nikon Z6. Uno dei motivi è stato il poco tempo a disposizione per la sessione di riprese, in pratica un solo pomeriggio in cui dovevo anche scegliere ex novo i soggetti. Così ho pensato che la maggior velocità operativa della Z6 poteva essere di aiuto. Un altro motivo, la curiosità di confrontare la Z6 con la Sd quattro H. Ho scattato quindi con La Z6, il micro nikkor 105mm f2.8 Af G (su FTZ naturalmente) un illuminatore a Led e dei pannelli riflettenti, su treppiede, ISO 200 diaframmi da 9 a 13. AfS, area Af punto singolo pinpoint. Considerazioni? In sintesi, lavorare con la Z6 è stato molto divertente (ma lo era stato anche con la SIGMA) e soprattutto molto semplice (questo con la SIGMA un po' meno ). I vantaggi sono molti (ce ne sono di banali, ma alcuni sono invece sostanziali) : La possibilità di usare l'otturatore elettronico attivato dal display touch che elimina ogni minima vibrazione senza bisogno di autoscatto. La ripresa con cambio di messa a fuoco che mi ha permesso di evitare la slitta micrometrica e ha velocizzato la sequenza di scatti per il successivo stacking. Una previsualizzazione dell'esposizione più dettagliata. File molto lavorabili. Il display orientabile... (aggiungete voi se mi è sfuggito qualcosa... ) La qualità delle immagini non è uguale a quella ottenibile dalla SIGMA SD quattro H (usata con le dovute attenzioni), ma questo è a mio parere ampiamente ripagato dalla praticità d'uso e, nonostante la vetustà del 105 micro, i risultati sono più che adeguati anche per le previste stampe 30x40. Ecco qualche esempio ( Nota: la nitidezza è superiore a quella apprezzabile sul browser, non so come rimediare a questo): Zoophycos, tracce fossili lasciate da ignoti animali marini (vermiformi) che pascolavano il detrito. Per dare l'idea l'area inquadrata è alta circa 6cm. Composizione di ricci marini dai lunghi aculei Crinoide (Giglio di mare) e Stella marina Non è mio intento screditare la SIGMA Sd Quattro H, che continuo a considerare una fotocamera dalla resa superlativa, ma un po' "laboriosa", quanto sottolineare come le mirrorless di più moderna concezione semplifichino di molto il lavoro mantenendo, nel caso della Nikon Z6, una resa qualitativa notevole. Immagino che con una Z7 ed un micro-nikkor Z (che però - ahimè- non esiste ancora...) il risultato sarebbe stato sicuramente entusiasmante. Considerazioni, appunti, osservazioni, sempre benvenute. Come per le foto della mostra precedente, gli esemplari sono esposti al Museo Civico "Mario Realini" di Malnate (VA) , e mi sono stati gentilmente messi a disposizione dalla direttrice, Dott.ssa Sabrina Dotti, che ringrazio, insieme al suo staff museale, per la cortesia e la disponibilità che mi ha sempre mostrato in anni di collaborazione sia in campo didattico che divulgativo.
  8. Viaggiare mi piace un sacco, vedere cose ed abitudini diverse... Spesso, molto spesso, sono stato attirato da posti lontani ma, per la fine del 2019, complice la disponibilità di pochi giorni, siamo andati in Sicilia. La nostra prima volta! Il plurale è d'obbligo: non è stata un giro dedicato alla fotografia, ma un vagabondare curioso con la famiglia, tra il piacere di provare i fantastici gusti della ricchissima cucina siciliana e l'emozione di vedere capolavori artistici unici. Ma si sa, come rinunciare a portare a casa qualche scatto? Ed allora, con me, in uno zainetto da scuola, la ormai fidata Z6 e tre lenti: 24-70/4S - insostituibile per questo tipo di vagabondaggi. 50/1.8S - mi piace un sacco la sua resa e credevo di aver bisogno della sua elevata luminosità. 14-24/2.8F - è una lente datata, pesante e problematica per i riflessi.... ma con una resa veramente fantastica. Nello zaino anche un piccolo treppiede, che dopo il primo giorno è restato in valigia. Questo grazie alla incredibile resa della Z6 in bianco e nero, che accoppiata all'efficienza dello stabilizzatore, materializza la possibilità di scattare a mano libera con qualsiasi condizione di luce e, nella pratica, relega il treppiede ad ausilio nella ricerca di immagini con tempi lunghi. Capacità che, secondo me, non è chiara nemmeno agli ingegneri di Nikon ed Adobe, che applicano per default una correzione rumore assolutamente eccessiva, sempre ma in particolare per il BN. Avevo pianificato già a casa di fotografare esclusivamente in bianco e nero sia perché mi piace molto sia perché, dopo le molte esperienze in studio, volevo mettere alla prova la resa del visore elettronico in questo specifico contesto. Già perché fotografare in BN è legato ad una specifica interpretazione della scena, che si basa sul riconoscere ed utilizzare contrasti e forme. Cosa che, con le reflex, è affidata unicamente all'immaginazione del fotografo. E questo, ovviamente, resta vero anche con le mirrorless - il fotografo deve immaginare la fotografia prima di portare la fotocamera all'occhio. Ma è anche vero che, poi, guardare nel mirino e vedere effettivamente l'immagine come sarà prima di scattarla consente di essere molto più veloci nel cercare l'ottimizzazione della composizione. Velocità che quando si "gira-in-giro" con la famiglia non guasta affatto. Dicevo che il tutto è finito in uno zainetto da scuola - il TNF Borealis, gentilmente prestato da mia figlia. Usare uno zaino non fotografico in questo tipo di fotografia è diventata per me un'abitudine. Per molti motivi. Il primo è perché è comodo da portare, buoni spallacci che non affaticano la schiena nelle lunghe giornate trascorse camminando. Il secondo è che non è appariscente e non grida "expensive stuff inside". Il terzo è che, se utile, contiene senza problemi un mucchio di altre cose. Ovviamente il materiale fotografico va comunque protetto, e per questo, dentro, inserisco una custodia imbottita Temba. Ma con il cernierone è un'attimo avere tutto a mano. Qualche parola sul giro fatto: dal 26/12 al 31/12 - Palermo, Monreale, Mazara del Vallo, Selinunte, Marsala, Trapani. Purtroppo non ho potuto vedere Segesta - complici le bellezze del Duomo di Monreale e dell'unico siciliano scortese incontrato in tutto il percorso - ed a Trapani ha piovuto un sacco.... lunga la lista delle cose non viste! vabbè, un'ottima scusa per tornarci! Cominciamo con Palermo, dove arriviamo il 26/12 molto presto - il primo volo del mattino. Grazie al consiglio di Max, non ritiro l'auto ma prendo un taxi per raggiungere l'hotel. L' autista ci da il benvenuto in Sicilia e ci segnala le cose più interessanti da vedere in città. Gentilissimo! Palermo è una città molto interessante, con un fascino decadente molto intrigante che si gusta girando per i vicoli - a me hanno ricordato molto i vicoli di Genova di quando ero bambino - ed i mercati rionali. Obbligatorio camminare un sacco, ma quando si è stanchi ci si può rifocillare mangiando delizie a qualsiasi ora. Ci sono molti turisti, qualche artista di strada ed un notevole patrimonio artistico. 01 Z6 su 24-70/4S@60 1/200 f5.6 900ISO 02 Z6 su 50/1.8S 1/125 f4 100ISO 03 Z6 su 24-70/4S@24 1/60 f8 360ISO 04 Z6 su 24-70/4S@24 1/30 f16 125ISO 05 Z6 su 50/1.8S 1/800 f1.8 100ISO 06 Z6 su 50/1.8S 1/250 f1.8 100ISO 07 Z6 su 24-70/4S@45 1/100 f10 400ISO 08 Z6 su 24-70/4S@24 1/50 f8 200ISO 09 Z6 su 24-70/4S@24 1/100 f8 2500ISO 10 Z6 su 24-70/4S@24 1/100 f8 280ISO 11 Z6 su 24-70/4S@28 1/60 f8 450ISO 12 Z6 su 24-70/4S@70 1/160 f8 800ISO 13 Z6 su 24-70/4S@60 1/50 f4 1000ISO 14 Z6 su 24-70/4S@24 1/100 f8 900ISO Il Duomo di Monreale è una meraviglia, avrebbe meritato scatti a colori ma sono rimasto aderente al mio programma. Ma è veramente una meraviglia, da solo merita il viaggio! 15 Z6 su 24-70/4S@24 1/20 f8 1600ISO 16 Z6 su 24-70/4S@70 1/40 f5.6 1400ISO 17 Z6 su 24-70/4S@50 1/40 f4 2800ISO 18 Z6 su 24-70/4S@70 1/50 f4 2200ISO 19 Z6 su 24-70/4S@70 1/50 f4 2200ISO 20 Z6 su 24-70/4S@53 1/40 f6.3 100ISO 21 Z6 su 14-24/2.8F@18 1/40 f16 180ISO 22 Z6 su 14-24/2.8F@14 1/40 f16 100ISO 23 Z6 su 14-24/2.8F@14 1/25 f16 200ISO Dopo il duomo, ed un fantastico pranzetto a base di delizie locali, proviamo ad andare a Segesta. Niente da fare: arriviamo li alle 15:50 - sul sito è indicata l'orario visite dalle 9:00 alle 17:00 - e chiediamo ad un addetto all'ingresso dove parcheggiare. Cosa che facciamo, ritornando davanti allo stesso tipo alle 16:02 per sentirci dire che è troppo tardi perché l'accesso chiude alle 16:00, anche se la visita può proseguire fino alle 17:00. Ho evitato di discutere, sarebbe bastato un suo avvertimento al primo passaggio per consentirci di accedere senza difficoltà e nei tempi! Ci consoliamo con una cena spaziale a Mazara del vallo, e la mattina dopo andiamo a Selinunte. Altro posto che, da solo, merita il viaggio! 24 Z6 su 24-70/4S@24 1/50 f11 100ISO 25 Z6 su 24-70/4S@24 1/80 f11 100ISO 26 Z6 su 24-70/4S@70 1/800 f8 100ISO 27 Z6 su 24-70/4S@24 1/320 f11 100ISO Dopo ci spostiamo verso Marsala, cittadina carina con le strade del centro piene di gente per lo struscio serale. Interessante la visita al Satiro (non fotografabile !?!?!), ma soprattutto splendida dal punto di vista paesaggistico la costa fino a Trapani. 28 Z6 su 14-24/2.8F@16 1/80 f16 100ISO 29 Z6 su 24-70/4S@70 1/500 f16 100ISO 30 Z6 su 24-70/4S@47 1/640 f8 100ISO Con, poco fuori Trapani, un piccolo museo sulla storia delle saline che invito a visitare. La guida è brillante e la storia affascinante. Ma sopra Trapani c'è Erice, un po' sopravvalutata a mio parere ma con una vista dall'alto incredibile. 31 Z6 su 24-70/4S@28 1/640 f8 100ISO 32 Z6 su 24-70/4S@24 1/10 f11 1000ISO 33 Z6 su 24-70/4S@70 1/60 f13 1250ISO Quel giorno il tempo è stato pazzo, con vento e freddo intensi ed una forte grandinata (il 30 dicembre!!!!). Ma il panorama dall'alto su Trapani con il temporale era incredibile. 34 Z6 su 24-70/4S@24 1/250 f8 100ISO Chiudiamo alla tonnara di Scopello. Altro luogo molto affascinante che visitiamo con la guida. Purtroppo anche qui è vietato fotografare, un vero peccato. Chiudo la serie con un panorama da fuori dei faraglioni. 35 Z6 su 24-70/4S@24 1/200 f10 100ISO Chiudo con la consueta sintesi. Pro: - Il BN della Z6 è fantastico, ed il sensore consente di scattare virtualmente a qualsiasi ISO praticamente utile. - Il 24-70/4 è un tuttofare impagabile. L'80% delle immagini presentate sono fatte con questa lente e ritengo sia possibile documentare un viaggio portando solo quello. - La Z6 è molto a suo agio in questo tipo di situazioni e per me, per le fotografie disimpegnate in vacanza, è in assoluto il miglior corpo che abbia mai avuto. Contro: - La mancanza di una protezione del sensore dalla polvere durante i cambi di lente. Per me questo è l'unico vero problema delle mirrorless in questo tipo di utilizzo. Dopo soli 6 giorni d'uso, in situazioni di forte vento sempre presente ma pur avendo usato all'80% una lente sola, avevo il sensore pieno di patacche. Certo, tornati a casa si risolve in pochi minuti, ma il problema andrebbe risolto a monte (diverso materiale sul vetro protettivo? maggior efficacia dello "sgrullino"? protezione meccanica?... non so) Massimo per Nikonland. 02/02/2020 (data palindroma!)
  9. Visto che siamo qui per giocare... Ho recuperato il caro vecchio 200mm f4 Ai, per provare come va sulla Z6. Di questo obiettivo, a cui sono particolarmente affezionato, ho già scritto QUI e per le specifiche rimando a quell'articolo. Sulla Z6 sta magnificamente, compatto e bilanciato per niente sgraziato, anche con l'adattatore. Non ho avuto molto tempo di fotografare per strada, lo farò più avanti. Comunque il focus peaking è di aiuto, ovviamente su soggetti statici, meglio se con qualche contrasto. Io ho cominciato a fotografare un poco prima della comparsa dell'autofocus, per cui non è un trauma per me, devo però rifare un po' la mano. La resa sulla Z6, è in una parola, onesta, non è un obiettivo Z, non è ED, non è inciso come un rasoio, ma è nitido quanto basta per la maggior parte delle occasioni, specialmente chiudendo ad f8, non ci sono evidenti aberrazioni cromatiche, insomma, tenendo conto dell'età, non c'è da lamentarsi. E poi, è soprattutto un gioco. Non ho ben capito se l'IBIS funziona o no, anche perchè con l'adattatore, anche selezionando obiettivo senza CPU, la Z6 non da' segno di riconoscere diaframmi, ossia ho un bel F-- nel display. Forse ho sbagliato qualcosa io, però l'esposizione è corretta. IBIS o meno, quando hai il tempo di focheggiare con calma e non hai vibrazioni, direi che i risultati sono piacevoli sia come nitidezza che come morbidezza di transizione fra le parti a fuoco e lo sfuocato. Vincent è molto inciso. Cliccare sul crop sotto per aprirlo. Soprattutto però volevo giocare con le lenti addizionali. Le mie lenti addizionali (sempre e solo acromatiche a due elementi!) hanno diametro 58mm, 55mm e 52mm, mentre con la D500 sul 70-300 P non c'erano grossi problemi, con la Z6 TUTTE vignettano inesorabilmente, dato che il diametro dell'obiettivo è 67,mm a formato pieno si paga lo scotto. Vediamo come vanno allora con il 200mm f4 Ai ed il suo diametro da 52mm. Per avere qualità accettabile ho chiuso ad f8-f11 (a tutta apertura le lenti risultano sempre un po' morbide). Le mie lenti addizionali in ordine decrescente di potenza (da sinistra a destra), D. L. sta per distanza di lavoro massima ossia dalla lente stessa,con obiettivo focheggiato ad infinito, questo perchè, come ho spiegato più volte, focheggiando a distanze inferiori in genere la qualità cala. Ho preso un soggetto qualsiasi: Ho verificato il rapporto di ingrandimento ottenibile con le tre lenti e l'obiettivo focheggiato ad infinito. Con la SIGMA AML si raggiunge un rapporto di riproduzione di 1:3 Il fuoco è sulle scritte, il righello è spostato. Con la Marumi, si arriva a poco più di 1:2 (0.6) Con La Sigma Life Size Converter, si arriva circa ad 1:1 e con buoni risultati! La qualità dell'accoppiata 200mm più lenti? Di solito un obiettivo normale accoppiato ad una lente addizionale non ha la qualità di un buon macro ed anche qui non si sfugge. Ne scrivo ad esempio QUI , ma anche in altri articoli. Inoltre i macro mettono a fuoco da infinito alla minima distanza, con le lenti (o i tubi) si perde la continuità di messa a fuoco. Le lenti sono un utile accessorio all'occasione, ma tutto qui. In queste prove in due casi il risultato è abbastanza soddisfacente. La resa infatti varia con le diverse lenti. Paradossalmente la Sigma AML da 1,6 diottrie è risultata la più morbida, mentre sia la Marumi che la Sigma Life-Size Converter sono risultate più incise. Ho scritto paradossalmente perchè di solito le lenti più deboli sono quelle che ammorbidiscono meno. Evidentemente la Marumi è di migliore qualità della Sigma AML. La vera sorpresa però è la piccola, vecchissima Sigma Life-size Converter. Può darsi che essendo stata progettata come accessorio dedicato per raggiungere il rapporto di riproduzione 1:1 con il sigma 90mm macro, che arrivava ad 1:2, potrebbe godere di una maggiore correzione. Fossile ripreso con la Sigma Life-size Converter. Un rapporto di riproduzione da 1:1 a 18cm dalla lente frontale non è per niente male per un accrocchio (il 105 VR Micro ha una distanza di lavoro di 16cm). Mi sono anche cimentato in un focus stacking, non quello automatico, ovvio, ma all'antica, con la slitta di messa a fuoco. Sfruttando il focus peaking e scattando sfiorando lo schermo touch per non avere la pressione del dito sul pulsante. Unione di una decina di scatti (con la Marumi DHG 330). La mirrorless (non vale solo per la Z, ma per tutte) in queste cose ha un indubbio vantaggio, sia per il focus peaking che per la gestione della luce (qui ho usato un piccolo illuminatore a LED e un pannellino riflettente opposto). La rana è lunga 4 cm e larga circa 5cm. Basta giocare per oggi. Alla prossima.
  10. Siccome a Novara hanno tagliato la Pianta dei Gufi , ci siamo dati da fare per cercarne un'altra. L'abbiamo trovata, girando per paesini tra il Lodigiano ed il Cremonese, seguendo vaghi indizi. Al primo paese della nostra lista ci è andata male, anche lì spariti dall'anno scorso. Al secondo tentativo... uno, ma meglio uno che nessuno. La foto non è eccelsa dal punto di vista estetico per due motivi: il primo perchè il gufo dormiva sodo e quindi ha gli occhi chiusi , il secondo è che il 300 f4 Pf quando ci sono sfondi intricati diventa "nervoso" e di conseguenza rende nervoso chi fotografa (come si vede nell'inquadratura verticale). Per avere il soggetto a fuoco ho seguito la tecnica già seguita ad es. da Massimo Vignoli:, Af-S e area di messa a fuoco piccola (pinpoint), questo ha permesso di bypassare il problema dell'intrico di rami davanti e dietro che avrebbe sicuramente portato a fuori fuoco con altri sistemi. Una prima prova, diciamo così, tornerò in orario più vicino al risveglio (del gufo ) sperando che sia ancora lì e ad occhi aperti . I paesani mi hanno detto sono anni che che due-tre gufi passano lì l'inverno. Speriamo. Nikon Z6, FTZ, 300mm f4 Pf e TC 14EIII Nikon Z6, FTZ, 300mm f4 Pf e TC 17EII (prestato) Nikon Z6, FTZ, 300mm f4 Pf e TC 17EII (prestato).
  11. Nel bosco era buio pesto, tempi rapidi, a ISO dodicimilaottocento ed ecco qui: E' rimasto sorpreso anche lui: Nikon Z6, FTZ, 300mm f4 PF +TC14 EIII. Mica male!
  12. Oggi ho voluto provare a fare "quasi" wildlife photography con la Nikon Z6, scegliendo un soggetto non terribilmente difficile ma comunque impegnativo: cince e altri uccelletti. Avevo già provato (con la Z6 di Mauro e un'altra volta con quella di un amico) a fotografare "uccellacci", dalle poiane agli aironi, con buoni risultati, ma gli "uccellini" sono più sfidanti, per le dimensioni (molto piccole) e l'irrequietezza. Ulteriore elemento di difficoltà la giornata, iniziata con la nebbia e rimasta scura fino a tarda mattinata quando l'entusiasmo per la natura ormai era stato sostituito da quello per un caffè caldo. Niente capanno, solo appesa una noce bucata ad un ramo e aspettato. Sulla Z6 ho montato il 300mm f4 PF con il TC14EIII tramite ovviamente l'FTZ. La poca luce ha comportato ISO alti alti (12.800 a volte) perchè gli uccellini necessitano di tempi ultrarapidi. Come mi sono trovato? Meglio di come pensassi, una volta superato il leggero ostacolo del passaggio da Dx (D500) a Fx, dove tutto è più lontano (ma sarebbe valso anche se avessi avuto la D5 ). A volte "piccolo è bello", ritratto ambientato che da' l'idea del grigiore invernale: E' andata bene in quanto ad incontri: Un bel picchio rosso! E poi i soliti piccoli amici: La tenuta agli alti ISO mi ha soddisfatto appieno. Il rumore è contenuto e la nitidezza rimane soddisfacente. A ISO più bassi passa a eccellente. Crop 100% della foto precedente, 7200 ISO. Ho usato AfC e area dinamica. Ho prefocheggiato sul ramo e poi aggiustato il tiro sui soggetti se questi si posavano su rami vicini. Confermo la tendenza a cercare lo sfondo quando questo è intricato, ignorando il soggetto; a volte capita anche con le DSLR, ma meno spesso. Alla fine però i fuori fuoco non sono stati poi troppi, in sostanza non ho trovato la cosa ingestibile. Non ho avuto particolari problemi di lag (a parte il blackout al risveglio dallo standby che già sappiamo), oppure può essere che io sia più lento della fotocamera . Ho scattato a raffica veloce, ho fatto del chimping (riguardato foto a monitor per cancellare), ho fatto circa 400 scatti ed ho consumato due tacche di batteria, mi sembra un buon risultato. Cosa molto positiva, non ho sentito il bisogno di tirare fuori la D500 che mi ero portato come backup (per la serie non-si-sa-mai-che-non-ne-azzecchi-una ), devo solo riabituarmi ad avvicinarmi un po' di più! Unica cosa noiosa, il 300 PF con gli sfondi intricati può essere davvero irritante (non è colpa della Z6 però!). Sfondo "sdoppiato" il 300 PF vuole sfondi puliti, se no si innervosisce! In conclusione, mi sembra che la Z6 abbia dato una buona prova di sè.
  13. Una sequenza di motocross inquadrata - stretta - con la Z6 e il 500/4 PF. Le moto accelerano maledettamente veloce ed è difficile essere altrettanto reattivi a causa del leggero lag a mirino della Z. L'anno scorso in ottobre sono andato alla stessa manifestazione che si tiene a due passi da casa mia e sono andato con la mia nuova Z7 fiammante. Avevo il solo 70-200/2.8E, la macchina non aveva ricevuto ancora aggiornamenti del firmware lato autofocus. E' stata una esperienza abbastanza frustrante che non ho poi più ripetuto. La Z7 anche in autodromo non si rilevata all'altezza della situazione. Ho determinato che la Z7 non va bene per le fotografie d'azione. Una cosa non del tutto inaspettata ma bisogna provare l'esperienza per poterne parlare. Ne ho scritto qui : A fine marzo invece sono andato con la D5. Ho scattato con il 500/4E PF e il 70-200/2.8E FL in stile mirrorless. Selezionato l'autofocus in AUTO mi sono limitato ad "illuminare" le moto mentre mi venivano incontro lasciando fare tutto alla fotocamera. La D5 in queste condizioni si esalta, aggancia perfettamente il soggetto più vicino che vede in movimento e poi lo segue finchè è illuminato. Raffica al massimo, foto tutte belle nitide e d'effeto. Trovate alcuni scatti qui : Il mese scorso, c'è stato il secondo appuntamento dell'anno e questa volta sono andato con lo stesso equipaggiamento di marzo ma con la Z6 al posto della D5. La Z6 ha oltre 100.000 scatti all'attivo, con gli aggiornamenti firmware, e anche la mia esperienza intanto si è cumulata. Specie in autodromo dove ho potuto avere esperienze di scatto molto confortanti. Come per la D5 ho lasciato fare alla macchian impostanto l'AREA AF AUTO con un lock-on minimo. Qui trovate un album di alcune foto selezionate tra quelle scattate in un'oretta abbondante. Rispetto all'esperienza avuta con la Z7 qui siamo completamente su un altro piano. La macchina è di gran lunga più reattiva e la raffica (jpg in HI+) è adeguata al bisogno. Rispetto alla D5 l'esperienza invece è mista e la sintetizzo così : l'area AF inquadrata è più ampia e questo consente sia di avere più libertà di composizione (il soggetto non deve essere necessariamente in mezzo come lo sono i punti AF della D5) e anche di seguirlo più a lungo (in sostanza una sequenza con la Z6 permette più scatti rispetto alla D5 perchè la D5 perde prima il soggetto quando questo si avvicina, anche se io mi sforzo di seguirlo) l'otturatore elettronico mi permette di avere fluidità di manovra (per aiutare la fotocamera escluso la simulazione al mirino delle impostazioni di scatto e così guadagno un filo di fluidità operativa) e .... conserva più a lungo l'otturatore meccanico. Ammetto che non ho notato fenomeni di rolling shutter ho potuto nel complesso scattare foto spettacolari, benchè rispetto a marzo, il terreno fosse più duro e argilloso per le lunghe piogge dei giorni prima della gara il buffer in jpg è adeguato anche per lunghe sequenze di scatto a più moto che arrivano consecutivamente. Merito della XQD come per la D5 che comunque ha un buffer più capiente, a sostanziale parità di peso dei file le immagini realizzate sono perfettamente utilizzabili per stampe e per scopi "prettamente professionali" rispetto alla D5, l'AREA AF più grande è più pratica ma è anche molto più facile che venga ingannata da elementi di disturbo come arbusti o ostacoli in primissimo piano (che invece non vengono catturati dai sensori AF della D5 concentrati nell'area centrale) i rettangoli dell'AF della Z6 sono troppo grandi rispetto a quelli piccoli e precisi della D5. Capita che il movimento venga si catturato e tracciato ma è più facile che invece del casco, venga presa la coscia o il fanale o il manubrio della moto la Z6 è chiaramente affetta da un ritardo a mirino (il famoso LAG) rispetto al tempo reale del mirino ottico della D5. Questo non fa percepire esattamente i tempi di reazione nel seguire i soggetti in rapida accelerazione, specie nel panning l'azione con la Z6 risulta un pò "gommosa" nel pieno dell'azione, come se lo sforzo complessivo cui è sottoposta la macchina vada al di là delle sue capacità di targa (un conto è dire faccio 12 scatti al secondo in continuo, un conto è poi realizzarli in modo fluido e fruibile)ù pur seguendo il soggetto per tutta la sequenza, alcuni scatti risultano fuori fuoco anche se poi lo scatto successivo o quello dopo il fuoco magicamente riprende. Dobbiamo però fare la tara al momento al fatto che siamo costretti dalla mancanza di teleobiettivi nativi, all'uso di ottiche reflex con motori AF-S su adattatore FTZ In estrema sintesi, con la Z7 queste riprese NON SI POSSONO FARE. Con la Z6 si. Ma la mancanza di un'area selezionabile con il joistick all'interno dell'AREA AF AUTO con la quale catturare il soggetto da tracciare limita fortemente alle capacità di analisi della scena della fotocamera. Che è buona ma ben lungi dall'essere infallibile. Nè io penso minimamente a limitarmi tornando indietro di 10 anni per utilizzare i gruppi o le zone ridotte senza tracking. Le moto mi vengono incontro a velocità relative troppo elevate perchè le si possano seguire. Certo, con il manico si compensa tutto ma allora perchè ci siamo presi la mirrorless ? La potenza installata, il ritardo al mirino, l'ergonomia (obiettivo pesante = male al palmo della mano) rendono ancora l'esperienza limitante rispetto alla D5 (mentre saremmo sullo stesso piano con una D850 o macchina similare). Ma le potenzialità del sistema sono tali che mi fanno desiderare e chiedere a gran voce una mirrorless Z di seconda generazione ottimizzata - corpo e cuore - per la fotografia d'azione. Anche con un corpo tipo D850 (ma con un battery grip completo) una Nikon Z di classe D5 è al primo posto dei miei desideri in questo fine 2019.
  14. Inizio questo articolo ringraziando Umberto (Bimatic tra i Nikonlander): questo test esiste grazie alla sua generosità nel prestarmi la lente. Non ci eravamo mai visti prima: un altruismo ed una fiducia nel prossimo che solo i migliori tra gli onesti hanno. Grazie Umberto! Di questo obiettivo, e dei test che sono stati scritti dalla sua uscita sul mercato, si è parlato e discusso tantissimo. I motivi sono diversi, i principali li sintetizzerei così: E' il primo zoom ultrawide su montatura Z e Nikon, nella insistente campagna pubblicitaria, ha più volte sottolineato che il bocchettone Z avrebbe abilitato prestazioni mai viste, soprattutto sui grandangolari Il prezzo non è propriamente economico Le recensioni che sono via via apparse sul web sono discordanti, come se, al minimo, ci fosse una certa difformità prestazionale tra diversi esemplari E’ il primo zoom 14-xx che accetta normali filtri a vite (seppure da 82mm, e quindi notevolmente costosi se di buona qualità) e conserva peso ed ingombro molto contenuti. Personalmente lo attendevo con trepidazione, perché desidero da tempo un sostituto al 16-35/4, che uso da anni invece del 14-24/2.8 proprio per le caratteristiche fisiche – peso, ingombro, resistenza ai riflessi e compatibilità con filtri a vite, ma senza esserne realmente contento da quando i sensori hanno superato i 12mpix. E per questo lo scorso anno gli ho affiancato un 24 1.8, da usare a diaframmi aperti. Questo il 14-30 in posizione "di lavoro". Relativamente alle caratteristiche fisiche, la prima cosa che si nota è che per fotografare occorre estendere il barilotto, impostazione in ambito Z introdotta sul mercato dal 24-70/4S. Dico subito che non mi piace per nulla: vedo questo allungamento come una intrinseca debolezza strutturale. Ma effettivamente, richiuso, è più piccolo del 16-35/4 ed è anche 200gr più leggero (540gr vs 740gr), oltre al fatto che il 16-35 dovrebbe poi montare l'FTZ, con ulteriore peso, ingombro e.... scocciatura. Ma la differenza tende a sfumare quanto più il fotografo di natura si muova con lo zaino pieno di materiale vario, ma che sicuramente farà la gioia di chi, fotografo da turismo, veda nelle Z la possibilità di alleggerire la borsa. Personalmente ho posizione neutra, giudico l’attrezzatura fotografica per le prestazioni e sicuramente non per un paio d’etti di differenza sulla bilancia, ma la direzione di Nikon verso leggerezza e compattezza viene comoda anche a me quando faccio i bagagli per volare. Ed il 14-30 si monta sulle Z senza adattatori, altro grande plus. Poiché il mio target d’uso di lenti come questa è prevalentemente il paesaggio, per provarlo l’ho portato sia al Parco del Ticino – sarebbe bello avere vicino casa Jokulsarlon ma io abito a Corbetta e non in Islanda – ed al Parco dell’Avic. Non tanti giorni, ma parecchie foto anche se non migliaia di migliaia come gli appassionati dello Spray and Pray usano fare. Ma si sa, le fotografie nascono nella testa del fotografo e per farle occorre innanzi tutto pensarle, poi cercarle ed infine farle…. nel mio caso camminando anche un po’. Preciso che: Coerentemente con il target d'un oggetto della mia prova, la maggior parte delle immagini è a diaframmi mediamente chiusi, necessari per avere la profondità di campo od il tempo di scatto adeguati alle immagini che volevo fare, per cui non ho provato la coerenza di comportamento attraverso i diversi diaframmi disponibili. Non ho fatto test sulla vignettatura, che pare notevole, perché ci sono diversi siti che la misurano "scientificamente" in Ev, cosa che va oltre la mia voglia di impegnarmi. Ed ora un po' di immagini, corredate dalla didascalia che riepiloga i dati di scatto e le mie evidenze, il motivo cioè per cui ho scelto ogni specifica immagine tra le centinaia fatte ad illustrare un concetto. Z6, 14-30@14mm 1/30 f13 ISO 200 - Pur se "chiuso" a f13, tutti i bordi dell'immagine sono meno nitidi del centro. In particolare il tronco, che è parte determinante della composizione, risulta compromesso. Lo stabilizzatore interno della Z6 e l'anteprima nel mirino elettronico dell'esposizione ha reso semplicissima questa foto a mano libera. Z6 14-30@23mm 1/200 f8 ISO 100 - Lo sfocato degli alberi è estremamente "nervoso". Lo schermo orientabile della Z6 è straordinario per riprendere "da terra".... senza sdraiasi a terra. Z6 14-30@16mm 1/20 f11 ISO 100 Da circa un metro e mezzo di distanza e senza andare alle focali più estreme e diaframmando, i bordi migliorano molto. Z6 14-30@30mm 1/200 f7.1 ISO 800 - Spesso in natura i grandangoli servono ad ambientare i soggetti. Ma a questo diaframma intermedio lo sfocato è terribile! La possibilità di stare fermi, componendo nello schermo orientabile ed avvicinando la macchina semplicemente distendendo le braccia mi ha consentito di non spaventare questa farfalla. Gli automatismi AF nel punto selezionato consentono molto facilmente la perfetta messa a fuoco. Z6 14-30@20mm 1/125 f5.0 ISO 100 - La focale è funzionale sia a "staccare i piani" sia a riprendere l'ambiente montano nel quale questo splendido bonsai naturale, che conosco e passo periodicamente a trovare da oltre 20 anni, vive. Il diaframma abbastanza aperto è scelto per concentrare la nitidezza e quindi l'attenzione sul soggetto. Z6 14-30@25mm xxx f11 ISO 100 - Immagine senza difetti, nitidezza uniforme e su livelli veramente notevoli. "Lunga esposizione" ottenuta incollando 10 fotogrammi ad 1/20 in photoshop (da qui il tempo xxx). Z6 14-30@14mm 1/10 f16 ISO 50 - composizione scelta con cura per "disinnescare" i problemi. E' questa la tecnica con la quale ho convissuto per anni e anni con il 16-35: fotografi a 16mm? componi "di conseguenza"! Pare essere necessario un ragionamento del genere anche con questo 14-30, tra 14 e 20mm Z6 14-30@14mm 1/100 f8 ISO 100 Z6 14-30 xxx f16 ISO 50 - lunga esposizione ottenuta incollando 10 fotogrammi ad 1/30 in Photoshop. Z6 14-30@21mm xxx f16 ISO 50 - lunga esposizione ottenuta incollando 10 fotogrammi a 1/13 in Photoshop. Z6 14-30@19.5mm 1/50 f8 ISO 100 - i 20mm paiono molto nitidi attraverso tutto il fotogramma, anche a f8. Z6 14-30@20mm 1/200 f8 ISO 100 - sembra di si.... in ogni caso 20mm vanno bene a F8... Z6 14-30@27mm 1/50 f8 ISO 100 .... anche 27mm vanno sempre bene. Sono tutte “sviluppate” con LR, il software che uso di più. In tutti i casi i risultati che ho ottenuto sono molto buoni escluso per quanto concerne l'uniformità di nitidezza alle focali più corte. Per chiarire questo punto, approfondendo quanto già avevo avuto modo di vedere, ho dovuto fare anche qualche foto non propriamente di natura. Ma andiamo con ordine. I grandangoli estremi - diciamo quelli oltre i 20mm - nella fotografia di paesaggio hanno come principale ragione d’essere non tanto la possibilità di riuscire a prendere con un solo scatto uno sconfinato angolo di campo quanto la capacità di giocare con la resa del primo piano, esagerandone dimensioni e dettaglio rispetto allo sfondo ed ai piani intermedi. L’effetto ricercato è questo: Z6 14-30@14 0.5' f16 ISO 100 O meglio, mi perdonerete ma come detto pianura padana e stagione non aiutano, questo: (tutte con 16-35 su D810: sulla carta un'ottica molto peggiore di questo 14-30 e pure montata su un corpo con più risoluzione e quindi capace di metterne maggiormente a nudo i limiti). Ma per farlo con successo occorre che l’obbiettivo abbia grande omogeneità di resa centro-bordi. E’ qui che, nei vecchi F, il 16-35/4 è più alle corde ed il 14-24/2.8 più a suo agio. Purtroppo, nonostante le promesse da brochure pubblicitaria di “livelli di prestazioni ottiche mai raggiunti prima” grazie al grande diametro dello Z-Mount e l’appartenenza al novero dei Superior, il 14-30 alla sua focale più corta, per me, fallisce la prova. Crop 100%, conversione in Lightroom E non solo in tema di uniformità centro-bordi ma anche in relazione alla distorsione, che come vedremo tra poco sono due problemi indissolubilmente legati. Perché? Perché il 14-30/4 ha una distorsione elevatissima (credo senza precedenti nelle realizzazioni di nikon degi ultimi 10 anni di questa fascia di prezzo) che viene corretta automaticamente da Lightroom e CameraRaw, che Nikon sa benissimo essere i software più usati. Questa la distorsione non corretta a 14mm (conversione in DxO Photo Lab 2). E' oscena! Ed è per questo, secondo me, che la correzione in LR è obbligatoria e non disattivabile. Immaginate un campanile o un grattacielo come verrebbero sul file senza la correzione? Ma non ci sono pasti gratis: correggere questa imponente distorsione implica letteralmente “spostare e stirare” una marea di pixel. E senza quella correzione, i bordi sarebbero molto meglio, come i crop di seguito dimostrano (tutti a pixel reali). E dimostrano anche, non corretta, la presenza di una ben visibile vignettatura anche a diaframmi così chiusi (f16). LR DxO PhotoLab 2 Preciso che non è un fatto di diversi parametri di regolazione perché i due file sono regolati in modo identico (e senza lavorarci molto sopra, DxO è un software molto semplice da usare, solo che consente di scegliere SE applicare o meno le correzioni). Di seguito due crop presi al centro, dite voi quale SW di sviluppo ho usato.... Se non trovate la differenza.... beh, è perché non c'è. E non è un ottica decentrata, di seguito i crop dell'angolo a sx.... che ripropone lo stesso difetto. Si parla di fotografia computazionale per giustificare questa scelta di nikon – realizzare un 14-30 che distorce in modo atroce correggendolo via SW – ma per me è solo il modo per nascondere gli effetti negativi di una scorciatoia progettuale. Ben diverso sarebbe stato se il profilo avesse recuperato, grazie all’intelligenza artificiale che, ad esempio, Topaz inizia ad applicare ai suoi software, la distorsione SENZA spiattellare i bordi, lavorando in modo più sofisticato i pixel. Ma così non è, e per ovvi motivi: quella tecnologia non l'abbiamo ancora. E quindi, qui, la fotografia computazionale non c'entra nulla, oggi resta un’idea non implementata, su LR, per il 14-30 e per le Z. Tra l’altro i profili che correggono distorsione, vignettatura e aberrazioni cromatiche su LR li abbiamo da anni, per tutte le ottiche F, richiamabili con un click o per i pigri associabili direttamente al profilo di importazione. Un click una volta sul profilo di importazione e poi, per sempre, tutte le ottiche risultano "corrette" allo stesso modo in cui ora è "corretto" questo 14-30. Se trattassimo sul serio di fotografia computazionale, io, ad esempio, parlerei di implementare nella Z l’effetto equivalente al filtro ND, che nelle foto sopra ho simulato in Photoshop, per non dotarmi per il test di un costoso filtro da 82mm e per dimostrare che la "filtrabilità" delle ottiche oggi sta perdendo senso, e lo perderebbe di più proprio grazie alla fotografia computazionale. Sarebbe facilissimo: Esposizioni ripetute, fatte con l’otturatore elettronico in raffica veloce e montate su un singolo raw direttamente in macchina. Oppure l’effetto equivalente al filtro GND….. altrettanto semplice, un pochino di SW e 2 fotogrammi in rapida ed automatica sequenza con lo scatto elettronico ed un filtro digradante come quello di ligthroom (vero, non sarebbe sempre perfetto come con il filtro se ci sono oggetti in movimento, ma intanto spesso basterebbe). Lo so, resterebbe, per ora, il problema del polarizzatore..... Alcuni chiederanno: e come mai i test IMATEST che vediamo dicono che ai bordi quest'ottica a 14mm va bene? facile: quei test, come gli MTF, non sono fatti sui file raddrizzati da LR! Perché, lo ripeto, il problema di quest'ottica non è la nitidezza ai bordi ma è la distorsione. E' correggere la distorsione che rovina i bordi. E' per questo, ed i test dei due 24-70 per Z lo dimostrano, che Nikon ha dato un diverso taglio alla linea evidentemente amatoriale (l'f4, più bisognoso di correzione automatica per nascondere i difetti e con profilo più "aggressivo" nel rimuoverli) rispetto a quella professionale (l'f2.8, contemporaneamente meno bisognoso di correzioni, che sono anche meno automaticamente corrette dal profilo), evidentemente valutando, questa la mia deduzione, che è al fotografo meno capace di scegliere come trattare le sue immagini che sono rivolti questi f4. Abbiamo quindi gli Z SUPERIOR e gli Z superior. I "veri" SUPERIOR e quelli "finti", che escono per primi sul mercato in modo che uno li compri entrambi. Un mucchio di parole, lo so. Ma questo articolo prova sia a raccontare i risultati del mio test del 14-30 sia a spiegare la mia posizione circa il giudicare un'ottica senza separare i suoi meriti da quelli del SW. Cosa tanto più indispensabile in casi come questo dove il SW corregge un problema introducendone un'altro. Tornando alla lente, la domanda è: Lo consigli? La risposta è: “Dipende”! Dipende dal fotografo, da cosa fotografa e da perché fotografa. Sinceramente non riesco a dare un giudizio univoco: più uno è "disimpegnato" e più gli piacerà; Più uno è "impegnato" e più troverà i limiti sopraesposti fastidiosi e dovrà inventarsi il modo per girarci intorno in attesa, se potrà e vorrà permetterselo, di comprare il 14-24. E' noto sia che a breve sarà nei negozi sia che quello sarà il vero SUPERIOR. Chiudo con il consueto riepilogo dei MIEI PERSONALI pro e contro, che ricordo essere collegati a questa specifica modalità d'uso (paesaggio e natura). PRO: Grande escursione focale, con l'intervallo da 20 a 30 molto buono Leggero e piccolo Nativo Z, niente adattatori tra i piedi Filtrabile, ma solo con filtri molto sottili e di buona qualità quindi costosi (ed è proprietà indispensabile per il solo polarizzatore, soprattuto se gli ingegneri Nikon realizzeranno una implementazione corretta delle esposizioni multiple; fino ad allora si può fare con buona comodità in Photoshop) CONTRO: Distorsione eccessiva, specie nelle focali più wide che sono uno dei più decantati plus. Eliminabile via software ma solo sacrificando la nitidezza ai bordi, e senza certezza che tutti i sw facciano lo stesso tipo di lavoro (ad esempio su DxO Photo Lab il profilo ancora non esiste, mentre quello del 24-70, del 50 e del 35 si, quindi presumibilmente arriverà breve; di CaptureOne non so dire). Costruzione mediocre, il barilotto "telescopico" sembra estremamente fragile Molto costoso Nell'attuale combinazione di firmware perde il fuoco ad ogni spegnimento della macchina Sfocato terribile Massimo Vignoli per Nikonland 20/06/2019 (mio compleanno, oggi sono 51!).
  15. I naturalisti ortodossi storceranno il naso perchè si tratta di fotografie di uccelli liberi fatte da un capanno, Me ne dispiace ma io non ho altre opportunità, mentre ho creduto utile mostrare a chi possa essere interessato a questo genere di fotografia da praticare con le Nikon Z quali possano essere le potenzialità o gli svantaggi nell'uso pratico. Abitassi in Canada, nelle zone più selvagge e fossi più incline alle sofferenze e alle fatiche fisiche, offrirei prove differenti. Ma qui lo scopo non è far vedere se il fotografo valga ma quanto vale il materiale ! *** Grazie all'interessamento dell'amico Silvio Renesto e all'organizzazione di una associazione fotonaturalistica, ho potuto passare qualche ora in un capanno del vercellese, con la promessa concreta di poter fare qualche foto alle poiane. Attirate da qualche incentivo nutriente loro non si sono fatte attendere molto. Hanno anche offerto un breve spettacolo supplementare non programmato - una lotta mimata, quasi del tutto incruenta - per la gioia dei fotografi. Io sono abituato ad ingaggiare i miei soggetti, pagando il giusto compenso, e quindi per me è normale. Comprendo il fastidio di chi invece sia abituato ad andare all'avventura. Lo farei anche io, probabilmente, se fossi sul posto, avessi tutto il mio tempo a mia disposizione e non dovessi rispedire a Moncalieri la Nikon Z6 prestatami dal distributore italiano. Per tutti gli altri ecco le mie considerazioni al riguardo di questa "gita". Non troppo freddo, sui -3 °C, giornata secca e serena. Verso mezzo giorno la temperatura è salita addirittura a +17 °C, anomalia di questo inverno caratterizzato dal Fohn, il vento del nord che crea queste condizioni. Il capanno è comodissimo, organizzato per due. E' in legno, c'è un vetro ampio che permette di osservare la scena, attrezzata di svariati posatoio ben dimensionati per il genere di volatili che capita da queste parti. Noi vediamo bene, loro sanno che ci siamo ma non si sentono minacciati. Arrivano le poiane. 2, 3, 4 esemplari diversi. Si annunciano con il loro particolare richiamo. Dopo un sopralluogo, impongono le gerarchie e il territorio. I dominanti mangiano, gli altri attendono il turno sui rami degli alberi. Ho portato la Nikon D5, il 500/5.6E PF, il 300/4E PF, la Nikon Z6 e la Nikon Z7 con due Nikon FTZ. Una Lowepro Nova 200 AW è più che sufficiente. Dopo pochi scatti con la D5 capisco che è ... overkill. Come se la Guardia di Finanza fermasse le auto alla rotonda con un carro armato da battaglia. Potevo anche fare a meno di portarla. La ripongo e mi dedico alle Nikon Z. Il 500mm è addirittura troppo lungo e finisco per scattare per lo più con il 300/4. Che ha anche il vantaggio di darmi uno stop in più di luce. La posizione è buona ma purtroppo il sole invernale molto basso fatica a farsi strada e buona parte della scena è in ombra. Per avere tempi rapidi con questi diaframmi (ideale sarebbe stato un 400/2.8 ma avremmo perso tutta la portatilità dei sistemi. Invece questo è stato uno shooting treppiede-free ) si sale anche a sensibilità che avrei evitato. La Nikon Z6 non fatica ad andare anche a 7-8000 ISO ma si perde la buona parte del dettaglio del piumaggio. Ed è un peccato. La Z7 sfavilla quando gli uccelli posano al sole. Ma se la cava anche nelle altre situazioni. Raffica in H per entrambe, manuale 1/1000'', diaframma aperto. WB su Auto(preserva toni caldi), spot o semispot_preserva_alte_luci, Picture Control su Standard. ADL auto sulla Z6, niente sulla Z7. Ovviamente otturatore elettronico. Non mi passa nemmeno per l'idea di fare scatti in volo, sarebbe troppo complicato per la distanza e per le focali. Peraltro sappiamo che le due Z non eccellono per velocità AF in continuo. Quindi sarà una sessione di ritratto. Con la messa a fuoco con il puntino sull'occhio. In AF-C, naturalmente. Dopo 5 o 600 scatti, Silvio candidamente mi chiede, "ma perchè inquadri ma non scatti ?" Lo comprendo, se non sei abituato non ci badi. Ma gli uccelli sentono il click-clack di specchio e otturatore della sua D500 e qualche volta si allontanano. Io invece scatto in continuo senza fare alcun rumore. Parlo anche naturalmente a voce bassa. E' la situazione ideale per me. Metto a fuoco dove voglio anche a bordo frame Nessuno mi sente Le macchine mi seguono docilmente Nessun problema di autonomia, temperatura, inceppamenti. La proporzione delle foto scattate è a vantaggio della Z6 perchè fa più scatti al secondo e perchè più spesso uso lei quando scatto agli uccelli in ombra. Ma nessuna delle foto della Z7 è disprezzabile. Almeno secondo il mio giudizio. Tanto che ve le mostro senza indicazioni (ma se volete sapere con che macchina sono state scattate, vi basta passare il cursore del mouse sopra le foto e leggere il nome del file ...), vi avviso che ce n'è qualcuna fatta con la D5, per mostrare che le foto sono tutte omogenee qualitativamente, perfettamente "sovrapponibili". sequenza "mimata" con passaggio da dominante e sottomesso dei due esemplari che è durata svariati minuti, apparentemente senza danni (niente piume e niente graffi) ghiandaie e gazze tra i rapaci. I piccoli passeriformi si sono tenuti alla larga, tranne un simpatico pettirosso, troppo piccolo anche per il 500mm ombra e luce, lame di sole nell'ombra. Facile da dominare giudicando l'esposizione ad occhio nel mirino elettronico e regolando esposizione e sottoesposizione fidandosi dell'istogramma in tempo reale sovrimpresso a mirino mi sento un'aquila Conclusioni Bella esperienza e materiale pienamente promosso in queste circostanze. Benchè io sia (molto) critico nei confronti delle Nikon Z in termini di velocità di autofocus in continuo quando i soggetti si muovono velocemente, in questa situazione siamo praticamente come a teatro o in studio con le modelle. Il risultato viene facilmente. Si fanno tanto foto "perfette" con l'occhietto nitido, centrato perfettamente ovunque esso sia nel frame, grazie alla possibilità di portare il joistick dove si vuole molto rapidamente. In scatto silenzioso (otturatore elettronico), per il ridotto movimento, non c'è alcun fenomeno di rolling shutter e nessuno ti sente, nemmeno se fai raffiche infinite. Passare da foto a video è un attimo. E i video vengono anche meglio delle foto. Le prestazioni sono eccellenti, con entrambe le macchine, sia nel dettaglio che nella dinamica che nei colori. Con ampia possibilità di sviluppo e post-elaborazione. Il corredo, specie con i tele Nikon PF, è compatto e leggero. Il treppiedi non é affatto indispensabile (per tempi lenti mi sa che non avrei avuto tutta quella nitidezza per il movimento dei soggetti, non per la necessità di stabilizzare le ottiche). Unico appunto, al freddo, con i guanti di lana (non indumenti specializzati per il genere wildlife, quelli comuni per l'inverno) i comandi non sono agevolissimi da trovare e per molte regolazioni si devono liberare le dita. Nel complesso un gran divertimento e belle foto, a mio giudizio. Sistema Z approvato anche nel ritratto naturale
  16. Astenersi quelli che scelgono in base al cartellino del prezzo. Andrà bene per un paio di scarpe o per una busta di prosciutto cotto dell'Esselunga. Non so voi ma io , anche le scarpe, le voglio provare prima per vedere se non mi fanno male ai piedi e qui parliamo di mirrorless full-frame e anche la più economica, costa ben più di uno stipendio medio ... Non c'è proprio bisogno che ve lo dica io, avete già ben presente quanto debba essere ponderato l'acquisto di una delle due. Se dipendesse solo dalla "variabile" £££££££££€€€€€€€$$$$, non ci sarebbe null'altro da aggiungere. Tutti compreremmo la Z6. Ma io ho comperato la Z7 senza nemmeno provare la Z6. E dopo che ho provato la Z6 ho confermato la mia scelta. Perchè la Nikon Z6 fa schifo ? Giammai sia. E' una fantastica macchina e per diversi aspetti, meglio della Z7. Solo che le mie esigenze specifiche vengono soddisfatte in questo momento dalla Z7 e non dalla Z6. Semplice. Nonostante il (forte) differenziale di prezzo. E' quanto andiamo scrivendo su Nikonland dal 2006. Non si compra quello che costa meno a prescindere dalle sue peculiarità, si valuta di acquistare quello che serve. E se ci sono i fondi si compra necessariamente quello e non una cosa che gli somiglia. Le due Nikon Z si somigliano moltissimo. Anzi, sono sostanzialmente gemelle ! Ma differiscono abbastanza da indirizzarsi a fotografi e a ... nikonisti differenti. Vediamo insieme come orientare la scelta ! I due corpi macchina sono identici. Ad identificarle c'è solo il numerino nella targhetta Z. Corpo, comandi, mirino, batteria, alloggiamento memoria, memoria, collegamenti, esposimetro, logica, menù, modalità autofocus, tasti funzione. E' tutto uguale. Cambia solo il sensore e il numero di punti di messa a fuoco. E la scala di sensibilità lineare. Stop. Me ne sono sincerato usandole insieme per il periodo in cui ho avuto a casa una Z6 inviatami gentilmente dal distributore ufficiale italiano, per distinguerle e non dover guardare la targhetta ho tenuto la basetta in legno aftermarket sulla mia Z7 ma sinceramente nell'uso non mi sono mai accorto di nulla, almeno non nella fotografia reale cui mi sono dedicato. In studio, in esterni, in chiesa durante un concerto barocco, in riva al lago. Solo cercando di beccare al volo i gabbiani con il 500/5.6E PF via Nikon FTZ ho potuto apprezzare una differenza effettiva tra le due. E poi a casa, in sviluppo. Ma non nell'uso pratico sul campo. Z6 e Z7 con i due bei fissi Nikkor Z 35 e 50/1.8 linea S ripresi3dalla Nikon D850 Sottolineo ancora i punti focali di queste mirrorless full frame Nikon rispetto alle reflex Nikon se il mio articolo Boola-Boola-Boola-Boola : considerazioni sull'uso delle Nikon Z non fosse stato sufficiente : il mirino elettronico, ragazzo ! Consente di visualizzare ancora prima di scattare come verrà la foto perchè a mirino vedremo l'effetto dell'esposizione, del bilanciamento del bianco, del picture control impostato (se scattiamo in monocromatico virato seppia o verde, vedremo il mondo così, senza dovercelo immaginare) e potremo cogliere la scena così come la vediamo attraverso l'obiettivo e il mirino l'autofocus a tutto frame. Che ci permette di concentrarci sull'inquadratura senza preoccuparci di dover mettere il soggetto in mezzo per poterlo mettere a fuoco. Che si abbia la Z7 con i suoi quasi 500 punti di messa a fuoco o la Z6 con quasi 300 punti, potremo mettere a fuoco alla stessa maniera, con le stesse modalità e, soprattutto, praticamente scegliendo qualsiasi punto della scena inquadrata dove mettere il nostro fuoco, sia guardando nel mirino che nel display posteriore, muovendoci con il joistick o direttamente con un dito sul display la modalità di scatto silenziosa che ci permette - con poche limitazioni - di scattare senza fare rumore la stabilizzazione oncamera che estende le capacità di tutti gli obiettivi - anche quelli classe 1959 anche quelli eventualmente non Nikon usati tramite adattatore - di scattare con tempi molto più bassi di quelli di sicurezza eliminazione sostanziale di tutte le problematiche di offset dell'autofocus degli obiettivi il video che si può (finalmente !) appoggiare ad un autofocus a rilevazione di fase che consente di avere il soggetto sempre perfettamente nitido rispetto alla lentezza delle reflex le nuove ottiche che possono sfruttare un tiraggio più corto, una progettazione riveduta, alla ricerca di prestazioni che con le ottiche da reflex stavamo cominciando a dimenticare un fattore di ingombro e di peso complessivo ma soprattutto un ridotto effetto scenico delle macchine che all'apparenza non influenzano i soggetti inquadrati e non le trasformano in obiettivi per maleintenzionati la piccola Nikon Z6 è nella realtà del tutto indistinguibile dalla Z7, salvo la targhetta davanti, in basso a destra i primi tre obiettivi nativi per Nikon Z. Un trio molto ben assortito e prestazionale le cui qualità di immagini sono totalmente coerenti tra loro Ribadisco che nell'uso "ad occhi bendati" non si nota alcuna differenza di utilizzo, nonostante le differenze di lato sensore e punti AF, segno che i tecnici Nikon hanno affinato perfettamente le due macchine e il loro software. Anzi, sono proprio pensate per poter essere usate indifferentemente, per le sorelle gemelle che sono. Non è quindi nell'interfaccia, nell'ergonomia, nelle funzionalità (che condividono nel profondo) che dovremo cercare le motivazioni d'acquisto. Bene, fin qui le similarità. Andiamo a vederle separatamente. Nikon Z6 Il suo sensore da 24 megapixel è moderno e aggiornato. Praticamente lo stato dell'arte per questo formato. Questa risoluzione che oramai possiamo definire media, nella realtà è piùche sufficiente per tutti gli usi comuni. La sua gamma di sensibilità ISO da 100 a 51200 lo rende flessibile anche in luce precaria, mantenendo sempre una gamma dinamica elevata. Il limite pratico varierà secondo le aspettative di ciascuno ma io credo che fino a 8-10.000 ISO si possa utilizzare impunemente. E anche a 12.800 per molti usi professionali. Nella pratica offre dei vantaggi rispetto alla pur ottima Nikon D750 e si avvicina a quelle che sono le prestazioni della D5, potendola tranquillamente superare alle sensibilità inferiori a 1600 ISO in termini di dinamica e rivaleggiando con l'ammiraglia a quelle più elevate. Nikon Z6 con Nikkor 50/1.8S a 12800 ISO Nikon Z6 e Nikon 70-200/2.8E FL a 11.400 ISO f/8, 1600 ISO, scatto in luce disponibile perfettamente stampabile anche su una brochure di presentazione ... per cuffie high-end in termini velocistici, come c'è da aspettarsi, il file più compatto (circa la metà di peso) rispetto alla sorellina Z7 si tramuta in vantaggio. Non effettivamente in termini di capienza del buffer che è circa pari ma di svuotamento dello stesso. Nella pratica non ho mai avuto i blocchi per buffer pieno che ho avuto con la Z7. E in raffica non ho nemmeno riscontrato quelle impuntature e quei rallentamenti che mi hanno fatto desistere dall'usare la Z7 in situazioni di azione. Insomma, nella Z6 la raffica è effettivamente una potenzialità pronta da utilizzare, dove nella Z7 nella mia esperienza è più che altro un "potrei" Nikon Z6, Nikon FTZ e Nikon 500/5.6e PF : schiamazzi tra cormorani (circa 25 metri di distanza, no crop) restano però i limiti di autofocus in continuo, comuni con la Nikon Z7 che spero possano essere attenuati con modifiche via firmware Come dicevo, nessun problema a fare raffiche e minor lag con il soggetto rispetto alla Z7. Ma l'autofocus resta lento. Se il soggetto viene agganciato al primo colpo, avremo possibilità di seguirlo bene con parecchi scatti nitidi (parlo di rapido movimento e teleobiettivo spinto, non crop di soggetti lontani o movimento sul posto di soggetti vicini), altrimenti niente da fare : tutta la sequenza sarà sfuocata a prescindere dalle impostazioni di lock-on etc. etc. Nikon Z7 Ideale contraltare mirrorless della Nikon D850, la Z7 si esalta alle basse sensibilità e dove c'è modo di mettere in luce la sua maggiore risoluzione e gamma dinamica. Come per la Z6 anche qui possiamo parlare di stato dell'arte in termini di sensore ad alta risoluzione, capace di rivaleggiare più con le medio-formato che con le 24x36mm. Perfetta per dettagliare i ... dettagli, come il pelo di uno dei miei cani : Nikon Z7, Nikon 70-200/2.8E FL, ISO 360, f/2.8 o gli occhi color giada del baltico di una ragazza : Nikon Z7, Nikon 105/1.4E, f/1.4, 200 ISO, 1/250'', messa a fuoco con riconoscimento del volto vantaggi che diventano eclatanti quando chiudiamo il diaframma, in luce controllata Nikon Z7, Nikon 70-200/2.8E FL, f/7.1, 64 ISO, 1/100'', messa a fuoco con riconoscimento del volto la Nikon Z7 in termini di qualità delle immagini è una D850 mirrorless. Fa quello che fa la D850 ma ne estende le potenzialità arrivando là dove la D850 non può arrivare (video, autofocus a tutto frame, riconoscimento del volto a mirino, scatto silenzioso a mirino etc.) In termini di alte sensibilità se la cava e anche in chiesa ha fornito una buona prova. Tendenzialmente si ferma ad uno STOP pieno dalla Z6, quindi è bene usarla con obiettivi più luminosi che non mancano nel nostro arsenale di nikonisti. Ideale l'accoppiamento con il 50/1.8S e il Nikkor 105/1.4E. Conclusioni entrambe facili da usare e docili nell'uso, la Z6 mi è piaciuta di più in termini di duttilità di impiego. Dove perde di risoluzione, si fa apprezzare per facilità d'uso. Non ho prove scientifiche ma mi pare che oltre che nella raffica e in generale nell'utilizzo dinamico, la Z6 abbia un margine sulla Z7 anche in termini di stabilizzatore integrato. Forse uno stop pieno o poco meno a parità di focale. Non ho prove a supporto delle mie osservazioni e vi prego di prendere la mia affermazione con l'indulgenza che merita. Anche nel video, mi pare che la Z6 offra una prestazione più pulita, più chiara, più naturale. Entrambe hanno la qualità del file e la gestione complessiva dei parametri di scatto e di sviluppo a livello cui Nikon ci ha abituati. Al netto delle differenze di ambiente di sviluppo - estranee a Nikon - offrono file utilizzabili in modo pienamente professionale. La Z7 produce file nitidissimi con l'accortezza di impiegarla là dove dà il meglio di se, alle sensibilità più basse. In questo è meno adatta della Z6 alla fotografia generale in condizioni di luce più scarsa. Dove però produce file un pò più ... argentici se mi permettete la boutade. La Z6 invece va su di sensibilità in modo sfacciato, in questo si sente come una D5 ! Il mirino é eccellente per entrambe, forse un pelo troppo luminoso rispetto al risultato di scatto in condizioni di bassa luce. Per questo consiglio di visualizzare l'istogramma in tempo reale anche a mirino e fidarsi di quello per l'esposizione (perchè altrimenti si tenderebbe a sottoesporre). Idealmente - e potendo - le vedrei bene insieme nella stessa borsa - tanto sono facile da usare insieme e totalmente intercambiabili, ma in ogni caso più orientate a : Nikon Z7 : paesaggio still-life e in generale fotografia di studio con il flash ovviamente macro al massimo livello riproduzioni ritratto Nikon Z6 : reportage e street fotografia di scena (teatro, palco, chiesa) matrimonio eventi sportivi non altamente dinamici (tipo boxe, golf, lotta) VIDEO ! entrambe sub-judice per quanto riguarda la fotografia d'azione in autofocus continuo, quando avremo obiettivi nativi dedicati (teleobiettivi e zoom-tele) con motori pensati per le Z, ed eventualmente se ci saranno interventi di fine-tuning negli algoritmi di controllo delle modalità AF-C via firmware, perchè al momento le loro prestazioni in questo comparto sono ben sotto le giuste aspettative di chi spende 3 o 4.000 euro per un nuovo sistema. Entrambe con il corpo piccolo e compatto ma per questo scomodo da utilizzare con ottiche più lunghe di quelle Z (tipo, ad esempio, 70-200/2.8 o 300 e 500PF). Idealmente, allo stato attuale più adatte, a completare un corredo basato su reflex che a sostituirlo. Ma in questo non posso mettermi nei panni e nelle personali scelte di ciascuno di noi. Al professionista Z7 e Z6 possono permettere di affrontare compiti particolari (tipo la fotografia in situazioni in cui si deve essere silenziosi e dove una D5 non sarebbe ben accetta) oltre che nel video. Al fotoamatore tutto quanto escluda lo sport d'alto livello o il wild-life estremo. Io cosa ho scelto ? lungi dal voler essere asseverante, ben sapendo che ognuno ha il suo personale mileage, e senza voler influenzare nessuno con le mie scelte (è di moda oggi che i vari redattori delle testate online escano con un editoriale del tipo "ecco perchè non sostituirò la mia D750 con la Z6" oppure "ecco perchè ho lasciato la reflex e non mi volterò mai indietro) io ho scelto a mente fredda, dopo averla provata in anteprima, la Z7 perchè ho sempre manifestato esigenze da mirrorless con la D850, tanto che l'ho sempre più spesso utilizzata come una mirrorless che come una reflex. Mentre nei compiti dove la Z6 eccelle, per ora sto meglio con la D5. Nel prossimo periodo, userò la Z7 al posto della D850 per tutto ciò che concerne lo studio - still-life, riproduzioni e macro - perchè è semplicemente più facile usare la Z7 che la D850. Userò entrambe in studio con le modelle in modo da usare l'una o l'altra con obiettivi diversi e a seconda delle condizioni, potendo avere poi file sostanzialmente identici, perchè non mi sono mai trovato bene a mescolare quelli della D5 e della D850 nel recente passato. Ma sinceramente la D850 diventerà una macchina adibita più a compiti a prova d'errore, preferendo sempre più spesso la Z7 per cose rapide, specialmente quando è più comodo avere pesi e ingombri inferiori. Comprerei la Z6 come secondo corpo mirrorless se dovessi fare spesso fotografia ai concerti di musica classica o in generale in condizioni di bassa luce dove la D5 non è il caso che si faccia vedere. Ma ammetto che per questi compiti spero che Nikon nel giro di un paio di anni presenti una macchina realmente professionale (tipo una reflex ma ... mirrorless) che sia idealmente una evoluzione della Z6 ma somigli il più possibile ad una D5. "Come dite la in fondo ?" Ah, si, ci avrei scommesso, voi tutti comprerete la Nikon Z6 perchè costa meno. "Non avevo dubbi ... "
  17. Primo esperimento casalingo. Unione di 37 foto con distanza 3 e diaframma f4 a 70mm intervallo di 1 secondo. Sopra una foto singola, sotto il risultato. Unione effettuata con Photoshop. Cliccare per aprire. Il sistema è vantaggioso e molto comodo, niente slitte micrometriche, niente oscillazioni laterali. Questo è un test solo per prenderci la mano. Spero di sperimentare con soggetti più significativi in futuro. Non mancherò di mostrarvi i risultati.
  18. Nello spirito ludico di questa sezione ecco qua una strana coppia: Come funziona? Buona la previsualizzazione dell'esposizione, buona, ma si deve stare molto attenti, la messa a fuoco manuale con focus peaking (facile sbagliare), discreta, ma non eccelsa, la nitidezza del 105 f4 Ai (siamo a f11), colori sensibilmente più freddi. Ovviamente tutto soggettivo... non prendetelo come un test. Sto provando la Z6 con altre ottiche (nuove AFS-G ecc.) in contesti diversi. Appena avrò abbastanza materiale, ne scrivo
  19. Ho provato ad usare la Nikon Z7 in competizioni motoristiche ma con scarsa soddisfazione. Ne ho parlato l'anno scorso qui : Nikon Z7 : in autodromo (test/prova) Nikon Z7 : Enduro ! (test/prova) Sostanzialmente il mio giudizio è stato negativo. La Z7 deve muovere una massa di dati troppo impegnativa per il suo hardware e in definitva segna il passo quando la si usa in situazioni molto dinamiche con soggetti rapidi. In H+ è a mio giudizio semi-inutilizzabile perchè il LAG a mirino è tale che il soggetto è già fuori dall'inquadrature e noi invece crediamo di seguirlo ancora. Una precisazione, il mio benchmark è l'uso di focali lunghe o molto lunghe (da 300mm in su) e nel panning al tempo minimo concesso dalla velocità relativa del soggetto, cercando di riempire del tutto il fotogramma. Troppo facile sparare a distanze lunari con focali corte e poi fare il crop ! Infine, la Z7 evidenzia troppi fenomeni di rolling-shutter utilizzando l'otturatore elettronico (sempre quando riempiamo il fotogramma e il soggetto si muove veloce) con deformazioni tali da rendere caricaturali i soggetti inquadrati (ruote ovali e via discorrendo). Quindi ho deciso di non utilizzarla che nel suo ambito di ripresa : ovvero dove la sua elevata risoluzione a bassa sensibilità da i massimi risultati. Ma Max mi ha sempre detto - e lo ha dimostrato con le sue foto al mare - che la Z6 è differente. Gli ho sempre dato credito ma ho sempre temuto che le differenti condizioni di scatto, di ripresa, di soggetto, di circostanze, mi avrebbero dato risultati insoddisfacienti. E' poi arrivata l'intervista al mitico Mudmad : Alessandro Fornasetti: Z-Mudmad che ha vinto le mie residue ritrosie. Mi sono quindi risolto ad acquistare una Z6 dicendomi che, alla peggio, l'avrei utilizzata come backup della D5 nelle situazioni in cui la D5 è troppo, puntando sul fattore di forma, la capacità ad alti ISO e la silenziosità. L'ho ordinata, è arrivata a casa il 3 maggio e il week-end dopo l'ho provata subito in autodromo a Monza. E' stata la prima uscita di casa e in due sessioni ha collezionato ben 14.456 scatti (con la Z7 invece dopo una mezzora ho semplicemente riposto la macchina in borsa, frustrato, e me ne sono andato a casa). In questo articolo vorrei condividere con voi le mie considerazioni nell'uso di una macchina che già conoscevo bene ma che durante il mio test invernale non avevo potuto portare in pista. *** Nikon Z6, Nikon FTZ, Nikon TC 14E II e Nikkor 300mm f/4E PF, sotto alla Z6 la basetta in alluminio SmallRig alla Prima Variante del circuito di Monza Sono andato alle prove libere della ELMS (European Le Mans Series) il venerdì, fermandomi fino ad ora di pranzo, inizialmente alla Prima Variante e poi alla Variante Ascari. Ho scattato dalle tribune, senza accredito. Avevo anche la D5 che ho usato saltuariamente, giusto per avere fresco il differente feeling. Ho portato il 500/5.6E PF e il Sigma 70-200/2.8 Sports con il suo TC 2001 - ce li ho in prova e sto scrivendo il test in queste settimane. Sono tornato poi la domenica mattina per assistere alla prima gara, la Aston Martin Masters Endurance e fare un giro nel paddock e nella pit-lane. In questo caso ho portato solo la Z6 e il 300/4E PF per le riprese di gara, il 24-70/4S per tutto il resto. Venerdì c'era il sole, domenica il cielo è stato sempre grigio e coperto ma con luce decente. Nikon Z6 e Nikon 300/4E PF 1/80'' Una prima considerazione. Il lag a mirino La Nikon Z6 non è la Nikon D5, nessuna fotocamera lo è. Ma se il fotografo sa il fatto suo e utilizzando la raffica alla massima velocità (H+, in jpg) si può impiegare l'autofocus automatico (Auto Area AF Mode) più o meno allo stesso modo di come lo utilizzo con la D5. A 12 scatti al secondo è un piacere fotografare e dopo un pò ci si diverte. Bisogna sulle prime fare la tara al LAG a mirino (ricordiamoci che il mirino di una mirrorless non è altro che un monitor che ci fa vedere il video estratto dal sensore di ripresa. Per quanto preciso e rapido sia, c'è un ritardo tra ciò che si vede e ciò che si inquadra. Questo ritardo varia a seconda delle condizioni di ripresa. Con la raffica c'è un leggero effetto moviola che con la Z7 rende impossibile seguire un corpo in rapido movimento, con la Z6 è un pò di manico, si può gestire). Scordatevi la visione fluida della Nikon D5 il cui mirino mostra quello che vede l'obiettivo in presa diretta, senza intermediari. Con la D5 si segue perfettamente il soggetto e si può dosare in modo naturale il movimento delle braccia per adattare la velocità angolare dello spostamento dell'obiettivo a quello dell'auto in corsa. Ciò consente rapidamente di andare a tempi bassissimi riducendo al minimo lo scarto di scatti troppo mossi (sto parlando di panning, ovviamente : una ripresa frontale ad 1/4000'' è un'altra cosa rispetto al panning ad 1/50'' con un 500mm di un'auto che accellera da 80 a 250 Km/h davanti a voi affrontando una variante, cioé una doppia curva ad S inserita nel tracciato per rallentare le auto tra due rettilinei). Ma poi se siete fotografi e non tester professionisti, vi adattate sebbene lo scarto aumenti. Perchè se vi impegnate a riempire il frame con l'auto che state seguendo, quando questa accelera vi perderete inevitabilmente il momento a causa del lag e il muso dell'auto finirà alla destra della vostra inquadratura ... Il risultato è stato che in un'ora avevo raggiunto i 5.999 scatti come testimoniato da questa istantanea del display della Z6 5999 un'ora di scatti : dite che non mi sono divertito ? A fine mattinata sono arrivato a 10.001 scatti, con una carica residua del 25% della EN-EL15b originale in dotazione alla Z6. Quindi una seconda considerazione : la batteria è adeguata anche ad usi gravosi di sport. In caso si debba lavorare veramente a lungo, una seconda batteria aggiunge pochi grammi al carico e costa solo poco più di 60 euro al Nikonstore.it A riprova di ciò, la domenica mattina, pur avendo scattato meno (circa 4500 scatti soltanto), sono tornato con circa il 60% di carica residua. Nikon Z6 e Nikkor F 300/4E PF 1/80'', f/8, ISO 100 Nikon Z6 e Sigma 70-200/2.8 Sports 2x, 1/400'', 310mm, f/10 Una terza considerazione. Il corpo compatto è comodo in tanti casi ma non quando si usano obiettivi importanti. Ho subito montato sotto alla Z6 una basetta in alluminio SmallRig ricavata dalla L-bracket ad essa dedicata (e alla Z7, naturalmente) per aumentare l'altezza dell'impugnatura ed impedire al palmo di finire sotto al taglio. Una circostanza che ho già sperimentato in altri casi e che alla lunga mi ha segnato il palmo, procurandomi dolore. Inoltre, se il 300/4E è leggero e perfettamente adatto all'uso con la Z, l'altro combo che ho usato era molto più pesante, aggiungendo anche FTZ e teleconverter, e più lungo. Con il risultato che mi sono ritrovato a fare più sforzo con il braccio sinistro che con il braccio destro. Una condizione che dopo ore di fotografia accentua la stanchezza e certamente non facilita nel seguire soggetti in movimento (ovviamente non si sta parlando di piazzare la macchina su un treppiedi). Verificando con la D5, molto ma molto più pesante, mi sono invece ritrovato subito in perfetto bilanciamento, potendo fotografare molto più sciolto e con meno impegno fisico, nonostante il maggior peso complessivo (al netto di FTZ che aggiunge solo 133 grammi ma lo fa davanti al bocchettone). Nikon Z6 con Nikon FTZ e per l'occasione il nuovo Sigma 70-200/2.8 Sports (che pesa un paio di chili da solo) oltre al suo teleconverter 2x, un complesso difficile da brandeggiare con un corpo così compatto. Quindi il suggerimento per Nikon è che per future linee di mirrorless professionali speriamo non si ostini a mantenere la posizione ad oltranza esposta da Sony del "piccolo è bello" anche per macchine professionali. Alle volte piccolo è meglio, altre volte è meglio grosso. Quindi è più bello poter scegliere ! Una quarta considerazione. Il rolling shutter è sostanzialmente un "non problema" con la Z6, almeno in queste condizioni. Pur avendo fatto migliaia di scatti in modalità silenziosa (otturatore elettronico) non ho riscontrato effetti strani nelle foto, cosa che invece con la Z7 è apparsa evidente. Beninteso, non sto dicendo che la Z6 ne sia esente (fotografate le pale di un motore ad elica o un uccellini in decollo e vedrete effetti psichedelici nelle vostre foto) ma che in autodromo (e nello sport in generale) non sia un problema che possa influire nelle vostre fotografie. Nikon Z6 e Nikon 500/5.6E PF 1/400'', f/9 Una ultima considerazione. Spogliata del FTZ e con i suoi obiettivi la Z6 (ma in questo caso anche la Z7) diventa una formidabile macchina per il reportage e per il video con risultati spesso superiori a quelli ottenibili con la reflex, sempre con minore sforzo, impegno, impatto per i soggetti. Z6, Nikkor 24-70/4S a 37mm, f/8, ISO 160 Detto questo, il giudizio finale. Diversamente dalla Z7, con la Z6 si può certamente fare queste foto in autodromo. I risultati saranno simili a quelli ottenibili con una D5 o una D500. Ma D5 e D500 mantengono un vantaggio nella naturalezza d'uso e nella fluidità di impiego. Quindi con la Z6 il fotografo dovrà metterci del suo. In compenso si può scattare in elettronico a migliaia di scatti senza influire sulla vita dell'otturatore meccanico che può intervenire solo quando è necessario. La compatibilità con le ottiche Nikon F (anche di produttori universali) per il tramite dell'adattatore FTZ è completa anche in condizioni competitive come la fotografia motoristica. Mi aspetto però che con la comparsa di teleobiettivi Nikkor Z avremo un miglioramento delle prestazioni generali. Ma a parte questo, la visione a mirino dà assuefazione, anche utilizzando ottiche non troppo luminose o moltiplicate, il mirino elettronico mantiene una immagine molto chiara e luminosa (anche se non c'è il sole). Passare al mirino ottico della reflex è di tutta evidenza a svantaggio ... della reflex che mostra una immagine più opaca, giallognola, compressa. Nello sport secondo me è meglio togliere la previsualizzazione dell'esposizione (opzione F8) per rendere un pò più fluida la visione che comunque, durante le raffiche, appare un pò con effetto moviola. Insomma, non siamo ancora allo stato dell'arte e del resto gli stessi tecnici Nikon hanno ammesso che : - il LAG del mirino elettronico è un problema da risolvere per raggiungere la naturalezza d'uso di una D5 - loro stessi dicono di essere a circa metà del percorso di sviluppo dell'autofocus a rilevazione di fase per raggiungere le prestazioni di una D5 strada ce n'è ma comunque io non mi lamento dei risultati. Sicuramente con la Z6 tornerò ancora qualche volta in autodromo, con e senza la D5 che intanto si gode il suo vantaggio (ma non per molto perchè già a metà del 2020 io mi aspetto una nuova generazione più performante di mirrorless Nikon Z e già dal nuovo firmware qualche miglioramento generale nell'autofocus secondo le esperienze di questi 6-7 mesi di utilizzo sul campo da parte dell'utenza cui Nikon adesso sembra prestare più attenzione). Nikon Z6 e Nikon 300/4E PF ad 1/80''
  20. Piccolo lo è di sicuro: se paragonato agli altri zoom superwide sul mercato (ma non ce ne sono di uguali, con questo range focale/luminosità) è di certo il più compatto e leggero (485 gr, largo 89 e lungo 85mm), nonostante lo schema ottico da 14 lenti in 12 gruppi (di cui 4 asferiche e 4 ED) e una lente frontale dotata (per la prima volta per una focale così wide) di una filettatura filtri da 82mm un paraluce a petalo, in fondo anche poco prominente per il potenziale pericolo da riflessi indesiderati ed un'escursione massima del barilotto, ai 14mm, per nulla esagerata a confronto con lo Z-zoom transtandard, il 24-70/4, la differenza dimensionale gioca addirittura a suo favore costituendo certamente un motivo di attrattiva non indifferente occupando uno spazio in borsa molto contenuto in relazione alle focali dei due nuovi zoom Nikkor Geniale lo è di certo: con il disegno piano del gruppo ottico anteriore, grazie al quale raggiunge l'ambito primato di essere l'unico superwide sul mercato a poter sfoggiare una filettatura filtri ancora ...umana protettiva innanzitutto del prezioso vetro, facile da pulire dallo sporco, (dal quale è protetto anche grazie alla notevole quantità di guarnizioni O-ring) ma principalmente, capace di montare filtri creativi adeguati per la gioia degli appassionati, specialmente se videomaker Geniale certamente la nuova opportunità offerta anche nel 24-70/4 di poter utilizzare la ghiera che di default serve alla maf manuale, se desiderato, per il silenzioso e progressivo cambio del diaframma (ancora in ottica video, per la quale questo obiettivo sembra dover diventare un Must), oppure per la regolazione fine dell'esposizione. Ancora, per la posizione di blocco a fine corsa della ghiera di variazione focale, che oltre a compattare ulteriormente l'ottica, la rende ancora meno attaccabile da agenti atmosferici, urti e ne impedisce lo spostamento passivo. Tale blocco, presente anche sullo zoom 24-70/4, non è certamente la caratteristica più amata nell'utilizzo veloce, in reportage, dello zoom: ma per Nikon costituisce un valore aggiunto, per le ragioni esposte. Forma con la mia Z 6 un insieme compatto e ben maneggevole, dandomi subito la sensazione di non volerlo più staccare dalla macchina. E al di sopra di ogni valutazione che scaturirà da questo articolo, ciò che traspare nell'immediato dal vetro di questo Nikkor è sicuramente affascinante... Un obiettivo grandangolare che arrivi ai 114° di angolo di campo dei suoi 14mm, si presta certamente a molteplici utilizzi, tanto quanto ad altrettanti abusi: per esempio quello prospettico, nel quale concede molto più spazio inquadrato rispetto ogni altro sistema di visione... La differenza marcata che passa tra un wide di mediocre qualità ed uno eccellente è presto detta, un buon superwide consente di riprendere una scena ampia, fino quasi a distorsione prospettica ZERO: come la Z di questo Nikkor...😄 con il quale basta solo un pò di accortezza nell'inquadrare, subito ripagata da una resa ineccepibile non solamente delle linee che passano per il centro immagine. Poi basterà eliminare lo spazio in eccesso, per ottenere un'inquadratura coerente per formato e proporzioni del soggetto inquadrato, senza dover patire per forza il... mal di mare I punti di forza di questo zoom Z- Nikkor 14-30/4S sono certamente la nitidezza a tutti i diaframmi e la notevole densità cromatica dei suoi vetri, normali e speciali, qualunque sia la sorgente di luce, la sua intensità e temperatura colore, la sua direzione... risultando praticamente immune da riflessi, flares, ghosts, anche con il sole direttamente inquadrato qualunque sia la cellula esposimetrica utilizzata, con particolare predilezione, oltre al Matrix, dello spot* (quello che preserva le alte luci) virtualmente privo di distorsione (ma sappiamo che in era Z Nikon collabora con i software di sviluppo, specie nelle correzioni della distorsione) tanto a 14mm quanto a 30 Lo spazio inquadrabile è così tanto, da far determinare già on-camera l'utilizzo di tutti i formati disponibili sulla mia Z6 le possibilità compositive con zoom di queste focali sono infinite la gradualità di zoomata si accompagna al rispetto delle proporzioni dei soggetti anche variando focale dallo stesso punto di ripresa esagerare con le distorsioni indotte prospetticamente non porta proprio mai a risultati insopportabili, quelli tipici delle focali estreme In ogni momento la resa del soggetto, anche inanimato, è sorprendente, emozionante come già visto, la resa nel controluce è davvero esemplare, alla pari delle migliori realizzazioni che in questi anni abbiamo avuto il privilegio di poter provare. La resa negli interni, in luce disponibile e con alti ISO a cinque cifre, grazie al perfetto abbinamento con la Nikon Z6 (per la quale sembra specificamente progettato) è ampiamente gestibile in ripresa e raramente da correggere in postproduzione colori saturi anche con sorgenti luminose dalla dubbia individuazione cromatica... nessuno slittamento anche a sensibilità oltre i 10mila ISO grazie alle quali prestazioni ci si può permettere il lusso di riprendere con diaframmi anche medi, sfruttando appieno il sistema di stabilizzazione a 5 assi proprio della Z6 con il quale si realizzano riprese ampiamente gestibili anche con tempi di otturazione molto lenti, a mano libera. Un RR (rapporto di riproduzione) da 0,16X, grazie ad una usuale messa a fuoco minima da 28cm dal piano focale (ossia a pochi mm in più di 20cm dalla lente frontale) consente riprese ravvicinate, sfruttando anche la pdc dei diaframmi più chiusi (che arrivano a f/22) Il primato assoluto di poter montare filtri in montatura da 82mm (abbastanza costosi, ma reperibili) che determina molte opportunità: mi sono a tal fine procurato un ND1000 che risulta essere uno dei desiderata più popolari del momento per i fotografi che amano ...ripetersi e l'ho provato in un contesto per me usuale (sicuramente al peggio delle sue potenzialità, ma abbiate pazienza...io non uso filtri dai tempi delle pellicole in bianco e nero) senza filtro con filtro ND1000 (ai cultori del genere, già pruderanno le mani...) In buona sostanza, un bilancio di esperienza talmente positivo con questo zoom, gentilmente messoci a disposizione in anteprima da Nikon Italia, che ben prima di restituirlo ho provveduto a prenotarne l'acquisto di un esemplare, che diventerà protagonista assoluto delle mie escursioni fotografiche con la Z6 Volete quindi le mie conclusioni al riguardo ? Pregi: eccellente resa cromatica e linearità delle prestazioni bassissima vignettatura e distorsione (grazie al colloquio automatico con il sw di sviluppo) dimensioni e peso da record lente anteriore piatta e possibilità montaggio filtri motore AF preciso e silenzioso come se non esistesse prezzo competitivo in rapporto alla resa Difetti: dover aspettare l'entrata in commercio per averne uno Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
  21. A meno di una settimana dalla sua comparsa nei negozi, grazie a Nikon Italia (Nital), ecco le prime foto scattate col nuovissimo zoom luminoso transtandard per Nikon Z : il 24-70/2,8 S anteprima del quale abbiamo pubblicato un mese fa su queste pagine, alle quali vi rimando per le notazioni tecniche e le immagini descrittive di questo ambitissimo zoom base per corredi PRO e Prosumer. Uno stop di luminosità lo distingue dal 24-70/4, venduto fin qui in kit con i corpi Z, e le differenze cominciano certamente da questa importante caratteristica, che però, non può da sola condizionarci... Le differenze di peso, dimensioni, maneggevolezza e, last but not least, prezzo... (indicativo quello del 24-70/4, fin qui venduto in kit ad un prezzo vicino alla metà circa del listino) fanno sì che l'interesse verso lo zoom oggetto di questo articolo sia necessariamente pilotato da esigenze di operatività così specifiche da non potere che essere una scelta obbligata. I parametri verso cui ci si indirizza non possono che essere quelli relativi ad un utilizzo intenso ed orientato a dei risultati qualitativamente ineccepibili. In particolare, ritengo, esigenze di omogeneità di esposizione a tutta apertura e piacevolezza del bokeh assenza di fenomeni di diffrazione alle aperture più chiuse, quando si desideri massimizzare la pdc nitidezza assoluta ai diaframmi intermedi, da angolo ad angolo, sul fotogramma insieme a questi fattori, anche una costruzione di livello professionale, ossia capace di sopportare shock termici ed anche fisici, dalle temperature più elevate sotto lunghe esposizioni al sole, fino alla resistenza alle precipitazioni atmosferiche ed alle ancora più insidiose, umidità e/o, polvere. Come ben si nota, non ho fatto ancora menzione della luminosità effettiva, giacchè ritengo la differenza tra f/2,8 ed f/4 meno fondamentale dei criteri sopradetti, ma certamente è chiaro come in condizioni limite, per evitare ad esempio il mosso in condizioni di luminosità scadenti, anche quella differenza di uno stop possa determinare il successo di uno scatto invece che il suo fallimento. Come tutti gli obiettivi Nikkor S costruiti fin qui per le Z anche il cromatismo di questo 24-70/2,8 abbinato alla Z6 con la quale l'ho provato, è a dir poco entusiasmante, già a TA, quando luce e contrasto siano marcati, e le caratteristiche complementari abbinate al diaframma più aperto, lo fanno utilmente considerare a tutte le focali di cui si dispone i colori delicati restano delicati, non vengono inutilmente accentuati dai nanocristalli (come in altre realizzazioni) il bokeh sempre interessante, senza eccessi di vibrato graduale nel passaggio da TA ai diaframmi più chiusi Anche la seconda condizione, quella dell'assenza di diffrazione ai diaframmi più chiusi è di certo motivo di attrattiva per l'acquirente di questo zoom, sia per la costanza di nitidezza sul fotogramma quando si chiuda più di f/11 sia per le specifiche esigenze di riprese ravvicinate che necessitino del massimo di profondità di campo ottenibile sul soggetto operando, come in questi casi, con lente addizionale (Marumi achromat +3) Il Nikkor 24-70/2,8 è di certo il PRIMO zoom Nikon a possedere tre ghiere di regolazione, oltre al display superiore, che gli consente di personalizzare con il pulsante adiacente le informazioni disponibili, tra le quali la scala di visualizzazione della pdc, grazie alla quale per la prima volta abbiamo una valutazione strumentale, meno soggettiva del classico (quanto poco utile) pulsante di pdc, dai remoti tempi degli ultimi obiettivi AiS... la ghiera 1, quella più vicina al corpo macchina, di default consente la regolazione del diaframma, riportando questa funzione sul fusto dell'obiettivo, per i nostalgici della vecchia guardia, ma obiettivamente più ergonomica ai fini della stabilità dell'impugnatura del corpo macchina (per il non dover staccare pollice o indice dx per la regolazione a ghiera post o ant). Volendo cambiare la sua funzione, vi si può trasferire la regolazione fine dell'esposizione, regolandone a piacimento anche il senso di rotazione verso dx o sx. Ora io ritengo queste opportunità una innovazione Nikon, pienamente nel solco della sua tradizione: regolazioni riprese dal passato, per costituire un efficacissimo valore aggiunto per l'acquirente di questo obiettivo: la differenza di prezzo di cui ho parlato all'inizio, rispetto il 24-70/4 è assolutamente giustificabile già soltanto alla luce di questi plus. Dove questo zoom compie il cambio di passo è a mio parere già da f/4 (dove inizia a diminuire la fisiologica vignettatura di TA) e progressivamente fino ai diaframmi centrali di f/8-11 che sono poi i valori di chiusura più usuali nelle condizioni di ripresa standard, quando si ricerchino le prestazioni dell'obiettivo passando dallo stupore del fuoco selettivo a quello dell'uniformità di resa del soggetto sul fotogramma intero, fino a rendere ugualmente interessante due scatti che abbiano caratteristiche differenti, pur inquadrando il medesimo soggetto o parificando, grazie alla distanza tra soggetto e sfondo, l'uniformità di resa della scena, anche utilizzando diaframmi opposti come nelle due foto qui sopra (una delle quali è stata ripresa a f/4 l'altra a f/11...: quali, secondo voi? ) Prospetticamente corretto, ma ciò grazie all'integrazione col sw di sviluppo, oppure già di suo? Questa domanda avrà risposta nel secondo degli articoli che conto di scrivere al riguardo, mettendo in parallelo questi due zoom 24-70 per Z, per dibattere della materia. Il difetto più avvertibile in questo zoom è probabilmente la vignettatura che, specialmente alle focali più larghe, con superfici omogenee come il cielo, appare fino alle aperture intermedie (anche se con EV di questo livello diventa difficile restare a TA 😎 f/2,8 f/8 ovviamente...tagliando le ali in formato 1:1, ove possibile, si contiene l'effetto f/4 f/5,6 i formati panoramici disponibili già on camera, sono assolutamente in linea con gli zoom transtandard come questo e ben si prestano a definire ulteriormente un soggetto specie giocando con i diaframmi più chiusi oppure...al contrario, quelli più aperti, Corretto su tutti i canali cromatici, questo zoom sembra eccellere però sui colori freddi come i verdi e blu facendomi ben pensare anche in termini di luci tenui ed invernali, come in questa stagione, dalle mie parti ho proprio grande difficoltà a reperire Dove uno zoom "da evento" deve eccellere, è sicuramente nel ritratto ambientato e questo crop enorme non può che confermare l'accuratezza dei particolari anche in una figura intera: capace di leggere i particolari più minuti del soggetto. Il reportage, terreno fondamentale di cimento per queste focali, è gestibile con agilità, anche nelle condizioni più mutevoli, come in questa gita a Cerda, dalle tribune della Targa Florio, fino alla Sagra del Carciofo, nei giorni scorsi... dove tendoni colorati e l'intensità della luce che ne filtra producono evidente influenza sul bilanciamento cromatico, ma sempre ben recuperabile in postproduzione All'opposto, una visita ad un monastero di clausura ormai in disarmo, propone tematiche e risoluzione di problemi, tendenzialmente opposti (monastero di Santa Caterina, Palermo) dove i diaframmi più aperti, unitamente al sensore stabilizzato della Z6 ed alla sua notevole latitudine di posa del sensore, anche a ISO elevatissimi, consentono agevole risoluzione delle riprese anche degli ambienti meno luminosi... e nelle parti di minor clausura del convento, dai quali le monache potevano assistere alle funzioni religiose, a debita distanza dal pubblico, ignote ai più Non solo riprese ravvicinate (o ben delimitate), con questo 24-70mm f/2,8 ma anche l'esatto contrario, come nelle seguenti vedute, per le quali queste focali sembrano essere sempre le più consigliabili e la qualità delle lenti di questo zoom, consentono di ottenere immagini immuni dalla perdita di definizione causata dalla forte emissione UV delle giornate come questa in cui sono state scattate... (fontana di piazza Pretoria, Palermo) Da ultimo, un altro banco di prova, frequente per chi lavori (o si diletti con attitudine professionale) con uno zoom di questa categoria, quello delle riprese in interni monumentali, affollate da turisti/invitati come durante una cerimonia di matrimonio, dove, oltre agli sposi, vada immortalato anche il luogo da essi faticosamente scelto ed ottenuto, per uno dei giorni più importanti della loro vita, quindi da rendere al meglio delle nostre possibilità di ripresa, pur con le difficoltà relative alla presenza di una moltitudine di persone. la Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio (o della Martorana) Cattedrale del rito Ortodosso di Palermo particolare della volta centrale @ 38mm f/8 ISO 4000 ed in basso, il crop di due parti ... una delle quali dovrebbe/potrebbe essere fuori fuoco... 😎 Beh, potreste dirmi... bella forza a f/8 a quella distanza... ma...@ 52mm ed f/2,8...? centro immagine.... sul punto di maf bordo superiore dx...: altre domande...??? Stessa situazione a 24mm f/8 1/60 ISO 2000 crop della parte sx crop parte in alto a sx Un tripudio di colore, nel rispetto tonale, ma sopratutto nella restituzione dei dettagli più fini di questi difficilissimi soggetti (per colore e riflessione luminosa). Riprese che fanno diventare quelle più classiche del matrimonio, un gioco da ragazzi, ma necessarie per ottenere la completezza del racconto ed il successo complessivo del lavoro, così come promesso/desiderato. Insomma, grazie alla disponibilità di Nital, distributore ufficiale Nikon Italia, che si protrarrà oltre la pubblicazione del presente articolo, per approfondire la valenza di questo zoom, (la cui presentazione in concomitanza col meno luminoso f/4 aveva sollevato molte perplessità), avete la possibilità di valutare, come ho cominciato a fare io stesso, l'approccio di Nikon al corredo Z, per ora ancora all'inizio, ma che grazie alle prerogative manifestate da questo zoom standard ci fa molto ben sperare per le ulteriori realizzazioni promesse. Il mio bilancio di valutazione voglio esprimerlo alla fine solamente della "trilogia" di articoli che ho in cantiere sul Nikkor 24-70/2,8S. Penso però che dalle mie foto traspaia parte almeno delle considerazioni che alla fine dovrò esprimere... Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
  22. Signore e signori, eccovi l'obiettivo entry-level del corredo Nikon Z: lo zoom Nikkor 24-70mm f/4 S Venduto in bundle ai corpi Z 7 e 6, nelle intenzioni progettuali degli ingegneri senza specchio di Nikon, costituisce l'all-in-one per ogni fotografo che si accosti alla nuova realtà del Secondo Centenario Nikon. Così tanto facile da fotografare, come gli altri due fissi, bastano tre foto (data l'austera linea)... sbloccato dal blocco (presente fin qui solo su questo zoom) aumenta la sua altezza minima fino alla operatività allungandosi su due sezioni di barilotto nel raggiungere la focale massima. Schema da 14/11 caratterizzato da diversi elementi speciali, ma sopratutto da una estrema vicinanza della lente posteriore al sensore delle nuove Z che presentano, come sappiamo, un tiraggio di soli 16mm. Largamente dotato di O-Ring di tenuta alla polvere ed agli altri agenti atmosferici, questo obiettivo transtandard manifesta a mio avviso anche un disegno molto proporzionato tra le parti anteriore e posteriore dello zoom, così come non eccessivo negli ingombri anche col paraluce a petalo montato, pesa mezzo chilo e misura 8,9cm di lunghezza per 78 di diametro massimo (filtri da 72mm), diaframma a (sole) 7 lamelle e stepper motor AF come nella attuale tecnologia Nikon. Mette a fuoco a soli 30cm dal piano di maf e per la prima volta in casa Nikon ha la ghiera di maf manuale programmabile per poter comandare i diaframmi oppure la compensazione dell'esposizione...! L'esemplare giunto a Nikonland grazie ai buoni uffici del distributore italiano di Nikon, ha un numero di serie davvero basso. Forte di tracciati MTF degni di realizzazione ottiche non certo entry-level, facciamo fatica ad assimilarlo alla lunga serie di zoom 18-xxx o 24-xx che Nikon ci ha imposto nel tempo come obiettivi base, buoni neppure come fermacarte in ragione della costruzione che faceva presumere il galleggiamento qualora lanciati a mare, questo 24-70/4 sembra avere tutte le carte, per robustezza e qualità fotografiche per darci il senso del "mirrorless reinvented" che in questa fase iniziale è il leading concept della casa di Tokyo. non stabilizzato, nasce per dimostrare l'efficienza dello stabilizzatore incorporato al sensore delle Nikon Z. Con la Nikon Z6 con la quale l'ho ricevuto in prova, si trova a meraviglia: è proprio il Suo ! Ho scattato in posti e giorni diversi con questo obiettivo e mi sono trovato a riflettere su quanto sia cambiato l'approccio alla fotografia "punta e scatta" nel corso di questi ultimi due, tre anni. Abbiamo a disposizione una nuova generazione di apparecchi ai quali non manca proprio nulla ed anzi è stato in essi implementata tanta di quella tecnologia che nonostante una pratica quarantennale fotografica mi continua a cogliere impreparato. A cominciare dalla gestione dell'esposizione nella quale ci si affida quasi esclusivamente al combinato disposto di esposimetro a matrice + correttore automatico di contrasto (D-Lightning) sempre più perfezionati ed ora anche EVF affidabilissimi e stabili come non mai. La mia prima foto con il 24-70mm è questa: mattina presto alla Fonte Aretusa di Ortigia (Siracusa) un posto mistico quanto impossibile da fotografare correttamente, a causa dei forti contrasti tra il mare ed il cielo dello sfondo, rispetto alle acque più scure della fonte con papiri e papere. Era come accade spesso un primo scatto di prova, nel modo che utilizzo più spesso andando in giro da turista, ossia con priorità ai diaframmi con ISO minimi, Matrix e la focale più wide disponibile; AF-S e scatto singolo. Grande il mio stupore nel trovarmi già in review (a mirino !!!) un'interpretazione così "aperta" delle ombre sul file, bruciando le altissime luci fino al livello di percettibilità delle alte: indice di una notevole collaborazione tra lente e sensore. (inutile sarebbe avere parte delle altissime e il grigio medio sulle alte in uno scatto in controluce come questo) La seconda impressione, analoga, in un'altro scatto dove ho ritrovato una gestione delle basse luci mediata alla perfezione con le medie, destinando la lettura del file alla ovvia prevalenza della parte sinistra dell'istogramma in maniera tanto drastica quanto utilitaristica in relazione al soggetto inquadrato: il database del Matrix di queste Nikon Z mi pare sia ulteriormente evoluto anche rispetto la migliore produzione reflex attuale ! La stessa impressione di obiettività interpretativa di questo zoom in unione alle macchine dedicate nelle foto in interno, indipendentemente dalla influenza del WB Auto, dall'impostazione su caldo a quella opposta, meno obiettiva ma più idealistica ed anche nell'utilizzo ad alti ISO (qui 12800) l'ensamble col sensore Z6 ed il suo eccellente rapporto S/R migliorando ulteriormente ad ISO alti ma non esagerati (per il 2018) come questa foto a 1600 ISO ed il suo ardito crop dove questo 24-70/4 manifesta le sue ottime qualità cromatiche e di nitidezza pur alla distanza notevole di ripresa dal soggetto Poca cosa la vignettatura di questo zoom alle sue diverse focali a tutta apertura (24 -28 - 50 e 70mm da un metro) molto interessante la pulizia tra 35 e 50mm così come invece, pur variando il diaframma a 24mm, la situazione non cambia poi tanto (ampiamente correggibile in postproduzione) D'altro canto la distorsione mi pare del tutto trascurabile (non oso dire assente) a tutte le focali qui considerate. Una delle caratteristiche di un obiettivo allround come un 24-70 dovrebbe essere la brillantezza in esterni e luce intensa, senza tendenza allo slittamento cromatico, tipica di ensamble obiettivo/sensore di primo equipaggiamento: a me pare abbastanza chiaro come in Zetaland si sia al cospetto di un nuovo concetto di entry level... la definizione a tutti i diaframmi sembra il suo aspetto peculiare f/4 f/8 f/16 crop f/4crop f/16 resa ineccepibile anche nel controluce controllato dove restano la descrizione globale e simultanea del soggetto e del contesto crop solo in occasioni limite si ingenerano disastri di ghost e flares, giusto andandosela a cercare...! crop Basta inquadrare con maggior accortezza per limitare i danni Nelle inquadrature ravvicinate questo zoom è il migliore obiettivo di base che io abbia mai utilizzato, non solamente per la distanza minima di ripresa, ben riducibile anche nell'utilizzo combinato di un'adeguata lente addizionale Marumi DHG Achromat (Nikon...a quando lenti addizionali e obiettivi Macro ???) e con l'utilizzo in luce mista con flash modulabili in piena luce così come in pura e semplice luce neutrale Ebbene si... il 24-70/4 S per Nikon Z è proprio un obiettivo da caccia fotografica vagante, grazie anche alla possibilità di utilizzare il formato inferiore che porta la sua massima focale a diventare un 105mm-eq: pian piano, avvicinandosi... colori e nitidezza nei dettagli, il suo piatto forte espressivo in ogni maniera... da f/16 ad f/4 lato B e crop a 3200 ISO per sfruttare tempi veloci e diaframmi chiusi, con una resa complessiva da toh... di chi era quell'occhio in basso a destra nella foto? Veloce e reattivo in autofocus (lo stepper motor funziona come già sperimentato su altre lenti), preciso e definito, delinea il soggetto come il fotografo (qualsiasi) richiede: anche inquadrando senza rispetto il soggetto a 24mm come anche a 35mm come ogni bravo wide che si rispetti, nelle mani dei fotoamatori girovaghi immancabile la ripresa a 24mm dal basso verso l'alto, grazie alla notevole tenuta alla distorsione anche prospettica. Insomma questo obiettivo Nikkor S è la...Jeep di base per gli utenti Nikon Z... ed unitamente alla roadmap Z per i prossimi due anni, io lo acquisterei immediatamente insieme ad una Z per sfruttare il forte sconto rispetto il suo listino intorno ai mille euro insieme al 14-30/4 di prossima presentazione ed a un fisso luminoso a scelta a seconda delle personali propensioni, a costituire in tre pezzi un CORREDO NATIVO Nikon Z senza dover fare neppure ricorso all'ottimo adattatore FTZ, dimenticando fin da subito l'esperienza reflex. Non ho trovato (e non è comune) nessun difetto da dover sottolineare: in questo momento è a mio avviso il BEST BUY del corredo Z Max Aquila photo (C) per NikonZetaland 2018
  23. A quanto pare iniziano ad arrivare anche gli accessori di terze parti per le nuove Z. Qui: Ebay una proposta di half case in similpelle al modico costo di 120 USD dalla Korea. La fattura sembra decente, è compresa anche una basetta in alluminio con foro filettato e compatibilità con attacchi arca.
  24. M&M

    Provaci ancora Nik !

    momenti indimenticabili della memoria. Classici irripetibili che nemmeno il gusto per l'orrido della Hollywood di oggi ha potuto sottoporre alla macabra pratica del remake. Quando si fa riferimento a quei film e a quelle scene appassionate non si può farlo per qualche cosa di meno ... ma è pericoloso fare paragoni impropri o azzardati. Come riferirsi alla Nikon F5 parlando della Nikon Z7, ad esempio. Liberi pensieri sulle nuove mirrorless Nikon Una precisazione d'obbligo per chi non mi conosce e non mi segue da tempo. Per me l'idillio con Nikon è cominciato una vita fa e proseguirà - se possibile - nell'altra vita. Già solo pensarmi con in mano una fotocamera di un altro marchio mi mette a disagio. Ma ho passato l'età dell'innamoramento, quello che ti acceca e non ti fa pensare lucidamente. Già ieri (e immagino quanti altri oggi) è stato un fiorire sul web di lunghi monologhi video (cercateli su Youtube se volete annoiarvi) con tanti personaggi - anche nostrani - che hanno sentito l'obbligo, l'impulso incontrollabile di esprimere giudizi taglienti e definitivi sul nuovo sistema mirrorless Nikon, senza averlo mai preso in mano e in larga parte, con esperienze alle spalle, non sempre abbastanza solide da poterne riempire un curriculum. Non è questo il caso, anche perchè noi non cerchiamo click, non vendiamo prodotti, non abbiamo link a partner commerciali che ci passano una piccola commissione per ogni acquisto di ogni nostro lettore. Scriviamo solo per passione, da appossionati fotoamatori. Ma abbiamo alle spalle anni di esperienze di lunghe sessioni fotografiche, accompagnati anche nella circostanza più sfidante, dalle nostre affidabili Nikon. Finalmente il 23 agosto 2018 anche Nikon è approdata al mercato grosso delle fotocamere mirrorless. L'aspettavamo da tempo e ognuno sapeva che ci sarebbe arrivati, prima o poi. eccole qua. E adesso che ci sono, sinceramente non mi interessa dibattere - come stanno facendo i summenzionati - i singoli punti della scheda tecnica di queste macchine per confrontarli con i corrispettivi delle macchine degli altri marchi. Io so che esistono altri produttori di fotocamere, ma ai miei fini di fotografo Nikon, ciò ha il valore aggiunto della raccolta delle nespole in Antartide. Capirete che sapere che la Nikon Z7 fa solo 5.5 scatti al secondo in RAW a 14 bit con esposizione e aufocus quando altre macchine fanno 10-12-20-100.000 scatti è puramente un fatto di cronaca. Quello che mi interessa é che vantaggio mi portano queste due mirrorless Nikon e il loro sistema e cosa Nikon mi sta dicendo con questo evento del 23 agosto. C'è del buon e c'è di che criticare. Tutto qui. E ve lo spiego. - Nikon ci ha dimostrato che c'è anche lei in questo mercato nuovo - che dispone bene o male della tecnologia che hanno anche gli altri - che ha fatto delle scelte anche controcorrente - che ci tiene a che i nikonisti si trovino a casa con le nuove mirrorless, cosa che non sarebbe lasciandosi tentare da altri marchi - ci sta promettendo per il futuro interessanti sviluppi - lo fa sposando a pieno i nuovi formati di memoria (XQD per adesso, CFexpress appena disponibili sul mercato) - con macchine costruite certamente molto bene e con una ergonomia migliore di certi altri modelli già presenti sul mercato (anche di Nikon stessa, penso a Nikon 1 V2 e V3) tutto bene in teoria. E quindi ? Dove invece Nikon ha clamorosamente fatto un passo falso è su tutt'altro versante e se vogliamo, marginale rispetto alle fotocamere stesse. - se fai una campagna di lancio così roboante con teaser continui - se enfatizzi il lignaggio delle tue fotocamere facendo chiaro riferimento alle ammiraglie che hanno segnato la tua e la nostra storia come le varie F-F3-F5-D3-D5 presenti nei filmatini - se scegli per data di lancio il 23 di agosto e lanci due macchine come nell'agosto del 2007, quando hai fermato il tempo con la mitica Nikon D3 (e la sua figlioletta D300) - se solletichi le aspettative del tuo pubblico e poi fai un evento in grande stile con i tuoi boss e i tuoi testimonial poi non puoi fare la figura di quello che per sparare troppo in alto, finisce con lo spaventare solamente i piccioni. Mirrorless Reinvented ? Non puoi dire sul serio con questa roba qui. Provaci ancora Nikon ! la Nikon D3 - prima reflex digitale full-frame di Nikon - lanciata nell'agosto 2007 insieme a Nikkor 14-24/2.8 e Nikkor 24-70/2.8 e a breve distanza dal lancio di 400/2.8, 500/4 e 600/4 VR Già, la gente si aspetta una nuova ammiraglia e una sua partner di pari profilo. Ma quando vede che le due macchine hanno una impostazione chiaramente amatoriale si domanda se fosse proprio necessario tutto questo fracasso. Infine, lo dico da felice ed orgoglioso proprietario della Nikon D850 (tra le migliori reflex dell'intera storia, non solo Nikon !), che cosa debbo pensare se vedo che metti il sensore della mia macchina in un apparecchio da passeggio e mi chiedi per quella un prezzo del tutto paragonabile a quello - solo parzialmente giustificato - che hai chiesto a me per una reflex professionale ? Si perchè se il target è quello del fotografo vagante e disinvolto (lo fa pensare il design, la compattezza e il peso relativamente contenuto, i video), come mi puoi chiedere quella cifra per aggiungerla a ciò che già ho ? le due nuove mirrorless Nikon Z6 e Z7 e certamente se mi fai una preparazione mediatica come quella, poi ti presenti all'evento pieno di sorprese. Non ti fai trovare con le brache calate il battery grip ancora ad uno stadio preliminare, sembra una stampa 3D nemmeno verniciata, giusto una sgrossatina, poi lo presenteranno tra 6-8 mesi e con i mockup di obiettivi che avresti dovuto presentare ieri i tre prossimi obiettivi. Tutti e tre promettenti ma che certo non spingeranno le vendite dal giorno zero. Cosa sarebbe stato meglio fare ? Non spetta a me dirlo. Ma qualche osservazione posso farla. Se hai deciso che il momento è arrivato, fallo con stile ma senza troppo rumore. Sei il penultimo ad uscire sul mercato, presentati con quello che hai, fammi vedere la roadmap ma non cercare di farmi credere che hai reinventato la ruota del carro. Se vuoi fare due macchine differenti e lanciarle insieme, differenziale nel modo giusto. Z6 e Z7 sono identiche tranne il sensore e il prezzo. Ma poi per 2000 euro cerchi di vendermi una macchina che ci sarà solo per Natale, che ha la metà dei punti di messa a fuoco (ed altre cosette nascoste) mentre pre il primo kit, quello che sarà quasi immediatamente in vendita mi chiedi il doppio. Ma soprattutto se in una mi metti il tuo sensore di punta, quella macchina deve essere in tutto un benchmark di mercato. Come lo è stata la Nikon F, la Nikon F3, la Nikon D3, lo è la Nikon D5 e certamente lo è la Nikon D850. Non può essere zoppa già a partire dall'aspetto. Altrimenti, continua a non far rumore, presentami solo la macchina più modesta, propronila però ad un prezzo MOLTO aggressivo, con cui aprirti il mercato. Risparmia sulla promozione, piuttosto, ma vendila subito al prezzo giusto. Non quando sarà troppo tardi ! Non ce la fai a presentare tutti quegli obiettivi che tu e il nuovo bocchettone extralarge sembrate promettere ? Presentati insieme a Sigma e a Tamron, e oltre all'adattatore per ottiche pachidermiche da reflex, assicurami che ci saranno i tuoi alleati ad allargare presto l'orizzone degli obiettivi. Soprattutto non darmi modo di pensare - con non tanta malizia - che si capisce che non eri pronto e che il marketing ha forzato e tentato di coprire uno sviluppo ancora in embrione con la pubblicità. Come se fosse stato ordinato agli ingegneri di andare sul mercato con quello che c'era di disponibile. Poi il resto si farà in seguito. Cosa c'è di buono. Ma - e qui parla la voce del vecchio nikonista smaliziato e ragionevole - c'è anche tanto di buono che sarà bene dire ad alta voce, visto che di gente che sorride là fuori (ma non sarà tollerata qua dentro !) ce n'è tanta. - abbiamo finalmente l'autofocus a rilevazione di fase con copertura al 90% del frame anche in casa Nikon - abbiamo finalmente anche in casa Nikon - dopo anni di negazioni - lo stabilizzatore sul sensore - abbiamo finalmente specifiche video abbastanza in linea con il mercato - abbiamo un mirino elettronico che a detta di tutti, anche i più scettici, è veramente il nuovo benchmark di mercato - abbiamo un ecosistema che può essere sviluppato e che parte con i migliori presupposti senza i limiti imposti da un attacco pensato 60 anni fa Il resto verrà A me i supergrandangolari attirano quanto una seduta di ore dal dentista. Ma quel 14-30/4 piccolo e compatto ma già estremo la dice lunga sulle possibilità del sistema Nikon Z. E se quel 58/0.95 non è indirizzato a tutti i fotografi, il 50/1.2 e più avanti i più che probabili superluminosi in focali che abbiamo sempre desiderato (85/1.2, 35/1.2) saranno certamente possibili e se non proprio abbordabili, almeno desiderabili. L'autofocus sembra già di buon livello e certamente potrà essere messo a punto in successivi modelli. Già, perchè tra meno di due anni ci saranno le Olimpiadi in Giappone e Nikon non si farà trovare nuovamente con la cucina in disordine. E se poi tra poco tempo cominciassimo a sentire i rumors che parte di questa tecnologia sbarcherà anche sulle ipotetiche Nikon D6 e Nikon D900 ? Vi immaginate il massimo della tecnologia dei due mondi fusa insieme ? Altro che fotografia vagante con lo zainetto ! Già perchè la presentazione di ieri del 500/5.6E PF che per molti è passata inosservata a causa delle aspettative suscitate dalle mirrorless, per me è la vera novità per cui merita di essere ricordata la giornata. Per quello - e per una futura reflex professionale che incorpori autofocus a rilevazione di fase, stabilizzatore sul sensore e ... altre tecnologie sinora riservate alle mirrorless - Nikon avrai subito i miei soldi. Per queste Z6 e Z7 mi dispiace dubito di essere disposto a spendere tutti quei soldi per un sistema acerbo. Aspetterò con pazienza non solo la seconda, ma forse anche la terza emissione. Quella che ritengo sarà pensata finalmente per me e non per l'ipotetica venticinquenne asiatica che, lo capisco, è il nuovo modello di consumo anche per l'industria occidentale cui il Giappone ha sempre fatto riferimento. Insomma, provaci ancora Nik ! Io ci conto. E voi ?
×
×
  • Crea Nuovo...