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  1. Unboxing pancake La novità che abbiamo già annunciato e che dopo tanta attesa, rischia adesso di essere snobbata per l'unico aspetto che le persone tengono in considerazione, il prezzo. Anche senza ancora avere avuto modo di provarlo: se tanto mi da tanto... con uno schema così fortemente retrofocus, caratterizzato da tre elementi asferici, voglio proprio metterlo alla prova alle minime distanze di messa a fuoco (di targa sono 20cm) eventualmente riducendole ulteriormente con una semplice lente addizionale. aprendo la scatola, le solite tasche di polietilene a contenere il paraluce personalizzato (che si monta a baionetta e possiede la filettatura per i filtri da 52mm) e l'obiettivo, nella usuale ed attuale struttura di cartone, per contenere al massimo l'impatto ecologico dei contenitori (assente anche la pressocchè inutile bustina in microfibra) con leaflet di istruzioni ed avvertenze varie, come quelle relative allo smaltimento di un obiettivo... Anche il tappo dell'obiettivo è dedicato, si inserisce a cappuccio e non ha mollette di ritenzione. Il paraluce, siglato HB-111, è profondo quanto basta per non fare spuntare alle minime distanze di maf, il nocciolo centrale del gruppo ottico che esce parecchio dall'obiettivo: è quindi un elemento fondamentale del pancake, anche se in questo modo ne annulla parte del vantaggio dimensionale. Parlando di baionetta... eccola finalmente in metallo, come da richieste dei detrattori di quelle di obiettivi fissi come gli economici 28/2,8 e 40/2, oltre agli zoom DX 16-50, 18-140 e 50-250, per non parlare del 24-50 FX. Alluminio e quattro belle phillips a croce di fissaggio, per piacere a tutti, grandi e piccini... made in Thailand che possa diventare una punta di diamante della produzione specialistica (su richiesta) dei laboratori Nikkor ? Di certo un obiettivo in perdita non credo lo avrebbero mai messo in produzione, di questi tempi e con le attuali restrizioni di mercato. Come lo vedreste su di una ammiraglia Z9...? Come un affronto...? Non mi pare proprio che sfiguri: non sarà che una mirrorless Nikon è studiata per dare il meglio di se con ogni lente del catalogo...? D'altronde ve lo ricordate con che obiettivo appariva in brochure nel 1988 la Nikon F4S ? (no...? non eravate ancora nikonisti?) ma perchè con la Z9 ? Solo perchè è la mia FX oppure perchè si pensa possa anche scattarci delle foto insieme? Oppure, partiamo dalle dimensioni e lo utilizziamo su di una DX, approfittando che con il fattore di formato diventerebbe un 39mm-eq, ossia non troppo wide, ma non abbastanza standard... Sicuramente nasce per macchine di piccole dimensioni, eccolo davanti ad una Z50 ed insieme al suo 16-50 DX per dimostrare la sua natura di pancake...(ed il 16-50 è folded...: per utilizzarlo va sbloccato) tanto maggiore, una volta levato il paraluce che vale il 50% dello spessore dell'obiettivo stesso: come si vede qui in basso Ancora... utilissimo per dimensioni, peso e fluidità della ghiera di messa a fuoco manuale (per i vlogger) sulla minimalista Z30 max handling... in abbinata alla quale farò molte prove anche in video... un obiettivo che vuol dimostrare l'attenzione di Nikon agli utenti Z mount ed alle loro richieste Con il quale in queste settimane cercheremo di estrapolare pro e contro... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2023
  2. Habemus Macro ! (ph. Maratta) E non perchè non ci bastassero le lenti addizionali su fissi e zoom, come abbiamo fatto da anni in qua, specificamente su Z (grazie alla alta qualità intrinseca di quasi tutte le lenti presentate in questi tre anni), visto che noi (plurale maiestatis) facciamo più close-up potograpy che macro o micro vere e proprie, per limiti intrinseci e personali: ma perchè era davvero impensabile che l'ultimo obiettivo specifico, marchiato Nikon, fosse un mamozzone di quindici anni fa, evoluzione di un progetto originariamente datato 1990... (ph. Renesto) con gli immaginabili limiti dovuti alla sperimentazione del tempo (2006) relativa ai sensori ante D3... Negli articoli pubblicati su Nikonland, specialmente quello a firma di Silvio Renesto, trovate ogni specificazione tecnica, in rapporto all'obiettivo appena presentato e che sta spopolando in tutti i negozi e vetrine di e-commerce, già solo col passaparola, vedendo la qualità degli scatti pubblicati, di gran lunga superiori alle aspettative e per giunta in assenza, (ancora per poco) di una mirrorless di riferimento, con la Z di Nikon, per riuscire a sfruttare il livello ancora ignoto delle migliori ottiche Nikkor S, fin qui presentate. Quindi il taglio di questo mio articolo, certamente più rivolto ad un utilizzo meno competente di chi ha già scritto, vuole rimarcare ulteriormente le potenzialità di questo macro, anche nelle..."mani sbagliate", quali possono essere le mie, invece di quelle degli scienziati che potranno estrarre da questo succo elementi di gran lunga più ...sostanziosi dei miei. Gli scatti, eseguiti con la Z6ii prima di venderla, sono dei miei soliti soggetti campagnoli, che illustro anche e con equivalente soddisfazione nell'articolo che riguarda il fratellino piccolo, quel MC50/2,8 che sta facendo breccia anche lui per la sua compattezza e leggerezza, unite anche in questo caso, alla qualità generale ottica La prima sensazione di piacevolezza di questo MC 105/2,8 è, secondo me, conferita dalla marcata sensazione di tridimensionalità, nella combinazione tra soggetto focheggiato ed il resto dell'inquadratura anche gli elementi eventualmente di disturbo nell'inquadratura, vengono resi in una maniera così elegante ed attenuata, da divenire soggetto a loro volta perfino in una foto apparentemente senza soggetto, gli oggetti prendono predominio nell'immagine, grazie a questo Nikkor MC 105/2,8 la dove non si arrivi addirittura a scambiare di importanza soggetti e strutture... specie nei pressi di tutta apertura, se prive di elementi forti di...interpretazione Non sono mai riuscito a trovare spiacevole, nervoso, lo sfuocato, anche nelle sue condizioni peggiori, dove cioè sia già identificabile senza ancora la giusta definizione Isolando poi in inquadratura il soggetto, basta il contrasto cromatico a fare il resto definizione eccellente sia in luce sia in controluce come si vede da questo crop della precedente immagine i punti di luce fuori fuoco determinano riflessi vagamente poligonali, nonostante il diaframma a nove lamelle, ma comunque tenui e composti, senza la benchè minima traccia di flares o ghosts, che nell'era moderna sembrano brutti ricordi, apprezzati solo dai vlogger come effetto ...speciale il controluce pieno e diretto, anche non assistito da luci di schiarita è entusiasmante Figuriamoci scegliendo il soggetto adatto per cromie e trasparenza, in favore di luce ancora, sulla differenza di resa a diaframma medio aperto: qui f/5,6 oppure chiuso, ad f/16 Chiaramente incrementando progressivamente anche nitidezza e contrasto... qualità che farà scegliere il diaframma più adatto alla resa del soggetto ritratto Tra le caratteristiche salienti dell'obiettivo, molto apprezzato dai possessori, è sicuramente il peso limitato a soli 630 grammi (cento in meno del precedente F) che, unitamente alle dimensioni, ergonomicamente ideali, le due ghiere, una delle quali ampiamente personalizzabile, il pulsante funzione ulteriore ed il display fornito anche di scala del rapporto di riproduzione, ne fanno un attrezzo da lavoro di grande maneggevolezza e facilità d'uso (handling), qualità che consente a tutti di avvicinarvisi. Il tutto insieme ad un prezzo d'attacco (sotto i 1200 euro) davvero azzeccato, ne farà un successo di vendite a patto di produrne i quantitativi richiesti (cosa che è il cruccio di tutti i produttori ai nostri giorni) Ugualmente, nell'appassionante ricerca dello scatto più interessante agli insetti che sono i più interessati vicini dei fiori che ho ritratto, questo obiettivo si manifesta con una resa adatta ad ogni esigenza di ripresa, dagli sfondi più uniformi a quelli più definiti (insieme al soggetto, ovviamente) e la sua maneggevolezza invita alla sfida in velocità e prontezza di azione dell'AF tanto quanto nell'avvicinamento fino ai 29cm dal sensore della minima distanza di maf (nessuna pretesa rispetto i capolavori ammirati negli articoli prima ricordati) f/4 f/13 allo stesso diaframma, con differente sfondo, ovviamente cambia tutto: idem...aumentando la distanza fino a servire da puro e semplice strumento da ripresa, invece che da...test, aiutando a scoprire...insperate scenette...! Manifestando una resa eccellente anche nei crop immagine di queste ultime quattro foto, dove siamo arrivati, nella penultima, quasi ad un 2x Finito il periodo di prova e ceduta la Z6ii, ho reso l'obiettivo che in mani più capaci delle mie sarà capace di produrre immagini ben più spettacolose. Mi è rimasta una interiore soddisfazione della capacità di rinascita Nikon nell'ambito che la aveva più caratterizzata alle sue origini: la produzione di ottiche al di sopra di ogni immaginazione, senza dovere eccedere, cadendo nel più facile (a ben pensarci) NO COMPROMISE Qui, invece il compromesso è stato fatto, contenendo il prezzo ad un livello al quale tutti gli interessati non avranno più scuse per cambiare sistema. Nikon Z, of course ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  3. Game changer, pietra miliare, outsider, qualunque sia il vostro pensiero riguardo il neonato Nikkor Z 400mm f/4,5 VR S, sappiate che da questo momento ESSO diventerà IL PARAMETRO, in base al quale giudicare ogni altro teleobiettivo della stessa o di altre focali, in casa Nikon e, sopratutto, anche fuori da essa ! Comincio insomma questo test dalla fine, dalle conclusioni e diversamente non si potrebbe, perchè sicuramente qualcun altro vi avrà già spoilerato a riguardo... eccolo qua, avuto in prestito dall'amico Mauro (verso il quale stamattina è ripartito), piantato sulla mia Z9, con la quale ha bisbocciato per due mesi alternandosi col fratellone, 800/6.3 del quale parlerò in seguito, anche lui prestatomi... (si lo so, ho un grande amico) (il fiore è per lui) Se voleste un riassunto della tecnologia insita a questo nuovo parametro per i tele futuri, non avete che da attingere all'unboxing di Mauro di luglio scorso qui invece vedrete un sunto delle più di 22k foto scattate in questo lasso di tempo (nel quale mi sono diviso oltre che con l' 800/6.3 anche col 100-400). L' estrema compattezza e leggerezza di questo Z 400/4,5 incontra un solo limite, nell'incomprimibilità del suo (pur leggero) paraluce, rispetto alla capienza di una borsa standard. Io ho risolto dedicandogli uno zaino Nikon di ottima fattura, purtroppo non più in commercio, nel quale gli spazi ricavati mi hanno consentito di trasportarlo sia attaccato, sia staccato dalla fotocamera, come a seconda delle situazioni, scelgo di fare di volta in volta. e resta ancora spazio... Approfitto subito per precisare una cosa importante, che magari non piacerà a tutti: la staffa per il treppiede della quale vedete dotato questo Z 400, (identica a quella dello Z 70-200/2.8) la utilizzo esclusivamente per il trasporto come comodo appiglio per sollevare l'insieme fotocamera/obiettivo dalla borsa...dopodichè: ...la levo e scatto sempre a mano libera eliminando questi altri 90 grammi di peso dai 1245 complessivi: un peso irrisorio per un tele di questa focale dotato di motori AF e di VR !!! sia in orizzontale, sia in verticale, agevolato dal peso consistente e dall'ergonomica impugnatura della Z9 che fa da contrappeso ideale a questo imbattibile sistema, che da 400/4,5 in FX a 45,7Mpx, si trasforma con un tocco di ghiera in un impressive 600/4,5 in DX da 20Mpx abbinamento ideale per ogni tipo di sport che prediliga focali lunghe e lunghissime... essendo capace di essere accoppiato con i due moltiplicatori di focale per Z-mount ...arrivando col 2,0x a lavorare in DX alla focale equivalente di 1200mm f/9 Devo dire che, disponendo in parallelo nello stesso periodo dell'800/6,3, mi sono accontentato di usare liscio questo 400/4,5 tranne che in qualche occasione con i miei surfisti... ma che ho sempre constatato una linearità di comportamento esemplare, tale da non far quasi riconoscere gli scatti ottenuti col mio 1,4X rispetto quelli senza. I miei soggetti preferiti li trovo a mare: ed è a mare che sono prevalentemente stato con tutta questa parade di supertele negli ultimi due mesi. Ma a mare fotografo soggetti dei più vari, tanto da utilizzarne le foto in gallerie di Nikonland ben differenti da quelle sportive: del resto la vita e le storie si articolano anche viste dal moletto di una spiaggia... Specie con una Z9 e lo Z400/4,5 appresso... E dunque, facciamo scorrere qualche galleria: People... dove sia da vicino che da lontanissimo, l'accuratezza del dettaglio e la tridimensionalità della scena vengono rese sia in luce, sia in controluce. Se avrete l'accortezza di aprire le immagini ve ne potrete accorgere ancora meglio. Ritratto, glamour... Honì soit qui mal y pense: si ... sono scatti ed espressioni carpite a passanti inconsapevoli. Cambia poco il senso delle cose: questo obiettivo è un campione di dettaglio, specie alle brevi e medie distanze. Quando troverete il soggetto che riempie (o sborda) dal fotogramma, quella sarà la sua definitiva apoteosi: non per nulla un parametro. Per velocità e precisione di AF, nitidezza, contrasto e accuratezza del dettaglio. Volatili... Il blu è il suo colore, specie se contrastato dal complementare: una tavolozza di colori fedeli, nitidi e saturi al punto desiderato. La postproduzione può tuttalpiù servire a correggere errori di esposizione sulle ombre e di contrasto nel controluce. Adatto a volatili di tutte le specie, purchè alla sua portata (che si raggiunge eventualmente in DX e/o con i moltiplicatori TCZ) Vedute... Tutti i formati utili: tutti i picture control della vostra fotocamera, ogni elemento che possa caratterizzare dimensionalmente la scena inquadrata è a disposizione di questo 400mm: non a caso una delle mie focali preferite per questo genere. ebbè... SPORT... Non c'è molto da aggiungere: è questo il suo campo di elezione, ribadendo la poliedricità nella possibilità di essere indifferentemente usato su corpi macchina prestazionali come la Nikon Z9, in FX come in DX, con e senza i moltiplicatori, già da qualità JPG Normal*, che produce un file sufficientemente grande per ogni utilizzo anche professionale, oppure il nuovo formato RAW a compressione di alta efficienza (e poco ingombro sugli HD). Un teleobiettivo che sta rivoluzionando i parametri delle ottiche di pari focale, con le sue caratteristiche dimensionali e di luminosità, che lo trasformano si, in un game changer, per tutti coloro che un 400/2,8 dal costo quadruplo non potranno mai acquistarlo...ed in caso ci riuscissero, gli rimarrà sempre un ingombro e peso da utilizzo esclusivamente professionale. Mentre questo Nikkor Z 400/4,5 si presta anche ai brevi viaggi, contenuto in uno zaino adatto al diametro del paraluce ed abbastanza spazioso, come il mio, da contenere anche il suo fratello minore, ovverossia quel Nikkor Z 70-200/2,8 che ne costituisce la naturale estensione in basso, per alternarsi all'uso di questo 400mm. Un corredo portentoso per ogni opportunità che vada, come dimostrato, dal ritratto alla fotografia sportiva di livello professionale. Auguro a tanti Nikonlander di decidere in questo senso. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
  4. A me i fiori piacciono vivi, nei giardini e splendidi dei loro colori, inseriti nel contesto che appartiene loro, importante per loro quanto da me rispettato. Non uso napalm per isolarli dal mondo, nemmeno sfondi colorati per renderli più protagonisti di quanto già non siano, per acqua, luce ed insetti, ai quali sono dedicati. Gli obiettivi che utilizzo, siano o meno destinati alle distanze ravvicinate, prima o poi li convinco io... Con questo MC50/2.8 arrivatomi meno di due giorni fa, ho scattato già alcune centinaia di foto che prevedo diventeranno migliaia in breve: è davvero il Re di Fiori per la sua capacità di rapporto di riproduzione, ben superiore alle comuni esigenze floreali, che non si allontanano da RR tra 1:4 ed 1:2 a seconda delle dimensioni dei soggetti ritratti, ma sopratutto per le sue doti di nitidezza, contrasto e neutralità cromatica, che lo mettono in diretta concorrenza col fratello maggiore, neonato anch'esso, che posseggo ed uso. già da questo scatto casuale, scappatomi mentre tenevo la macchina verso l'impiantito, si dovrebbe capire di cosa si stia parlando... Tutte queste foto sono frutto di una passeggiata di un'ora al meraviglioso Orto Botanico di Palermo, con la mia Nikon Z50 ed il Re di Fiori MC 50/2,8 alcune con l'ausilio del flashettino incorporato della Z50: flash, fotocamera ed obiettivo in soli sette etti di peso... non chiedetemi la classificazione Linneiana: non sono abbastanza bravo... per quanto mi basterebbe annotare le specie dai puntuali cartelli presenti questa mi fa impazzire per la concretezza della materia e della risposta cromatica t/200 f11 iso 1600 da f/8 a f/16 ma con impostazione luminosa diversa la Vasca Grande con le infinite varietà di ninfee direttamente da "Alice in wonderland"... giochi di luci ed ombre ...e diaframmi e gli ibischi di tutte le varietà e colori...? oleandro a TA a RR 1:1,4 semi... e fiori...nati da quei semi non è difficile pensare ad...altro guardando certe inquadrature d'altro canto è così che la Natura invoglia gli impollinatori a fare il loro dovere hovering su fioredicactus... un obiettivo che rispetta tutta la gamma dei colori, a partire dagli estremi del bianco e del nero... un vero... Re-di-Fiori !!! Grazie Nikon ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
  5. L'ho tirato fuori dalla scatola da meno di due mesi, ma già da subito l'ho adottato come superwide da battaglia sulla mia Z6, nonostante possegga già ben due volte la sua lunghezza focale, sugli zoom 14-30/4 e 24-70/4. Ma questo Nikkor 24mm è l'obiettivo che allunga il numero dei fissi a luminosità f/1,8 verso il più ampio angolo di campo oggi disponibile sul nuovo sistema mirrorless Nikon, in attesa del 20/1,8 che dovrebbe/potrebbe arrivare il prossimo anno, molto prossimo ormai, insieme ad altre ottiche ancora più richieste al momento, come i telezoom Dunque: uno schema molto fitto, da 12 lenti in 10 gruppi un gruppo di più del pari focale/luminosità a baionetta F, del quale abbiamo già scritto bene in passato, dimensioni francamente compatte in funzione della lente frontale con diametro filtri da 72mm, anche se non certo tascabile in unione ai corpi Z misura 9,7cm di altezza (uno in più del cugino F) e pesa 450 grammi, (un etto in più...), mette a fuoco da 25cm di minima maf, ha un diaframma a 9 lamelle che arriva a chiudere ad f/16 ed è dotato di una enorme ghiera di messa a fuoco manuale, come negli altri Nikkor S, forse fin troppo "presente" data la relativa inutilità, grazie all'efficienza dell'AF in ogni condizione di ripresa Vanta un innovativo Multi-Focus System, che consiste di due motori AF stepless, sincronizzati per ottenere sia la più rapida efficienza dell'AF, ma anche per ridurre drasticamente le aberrazioni ottiche e cromatiche potenzialmente riscontrabili alle più ridotte distanze di messa a fuoco, a causa dello spostamento interno dei gruppi ottici. E' ben protetto da polvere ed umidità da una serie di O-ring Oltre il normale, lo slogan utilizzato da Nikon per questo wide, gioco di parole tra l'aspetto concettuale di normale/ordinario e quello di normale come obiettivo standard: in questo secondo aspetto mi ci ritrovo appieno, perchè l'angolo di campo quasi pitagorico di un 24mm è pressappoco il doppio di quello di un 50mm, che è pari alla visione media di un occhio umano. Quindi il 24mm consente una visione stereoscopica del soggetto inquadrato, rispetto ad un obiettivo "normale", con esso andiamo appunto, beyond the normal... E con il 24mm io vado in giro a fotografare proprio come se avessi sulla fotocamera uno standard, ossia un obiettivo all-in-one, col quale poter fotografare di tutto alla distanza più consona. dal monumento nella sua interezza, ad una parte rappresentativa di esso , oppure popolata da persone che ne facciano scaturire un racconto allo street puro, per il quale genere queste lunghezze focali sono le più congeniali, consentendo di scattare anche senza guardare nel mirino, oppure usando il monitor basculato forti del fatto che la loro distorsione prospettica sia certamente inferiore a quella di un 18 o 14mm, ma anche e sopratutto dell'integrazione fotocamera/obiettivo/software di sviluppo, che fa del sistema Z di Nikon l'antesignano per prestazioni di eccellenza ottica sul mercato: nessuna distorsione, nonostante si tratti di un obiettivo di classe medioalta ma non certo di collocazione da eccellenza, come il prezzo attuale attorno ai 1200 euro, fa già immaginare. Allo stesso modo, estremo controllo in controluce diretto di flares o ghosts, con risultati davvero sorprendenti anche in situazioni complesse caratterizzate da numerosi stop di differenza tra luci ed ombre mantenendo elevata qualità anche nel dettaglio dei particolari Nelle riprese a distanze ravvicinate si comporta come ci si aspetta da un obiettivo di questa luminosità: che a TA deve contemporaneamente conferire dettaglio al soggetto sul sottile piano di maf, ma contestualmente riconoscibilità all'ambiente circostante, non trattandosi di un obiettivo da ritratto, il suo sfuocato non sarà mai graduale, tenuto conto della dilatazione prospettica, ma anzi, a mio avviso, deve essere deciso, proprio come in questo Nikkor 24/1,8S e si fa apprezzare per la perfetta distinzione tra le difficili tonalità di verde degli elementi qui ritratti, in rapporto ai colori complementari. Basta poi che cambi la natura della luce ed il contrasto luminoso, che con questo 24mm ci si può cimentare anche nel ritratto ambientato rispettando la tonalità dell'incarnato qualunque essa sia Perfettamente compatibile, anche a distanza "operativa" da soggetti in rapido...flamenco, con ogni sistema di AF assistito, come l'eyeAF oggi tanto tenuto nella considerazione che merita, per facilitare la capacità della fotocamera di mantenere il fuoco anche nelle sequenze di scatti dai quali i seguenti sono estratti. Sulla sezione degli obiettivi Nikkor per Z, abbiamo implementato una Galleria di immagini prese con questo obiettivo, che sia arricchirà nel tempo, oltre queste pubblicate nel test Il bilancio attuale di utilizzo del Nikkor 24/1,8S è ovviamente solo una presa di contatto iniziale e mi riprometto di tornare ad integrare le mie impressioni odierne, secondo le quali voglio evidenziare come di solito: Pregi: qualità ottica e cromatica costruzione, materiali ergonomia, maneggevolezza correzioni distorsioni e aberrazioni automatizzate dal sistema e... Difetti: prezzo, ancora un pò da limare verso il basso l'ingombro: per queste luminosità ci piacerebbe qualche cm di lunghezza di meno la ghiera di maf, forse troppo ingombrante: si rischia talvolta di spostare il fuoco stabilito dall'AF Max Aquila photo (C) per Zetaland 2019
  6. Si fa presto a dire il re dei teleobiettivi. Ma in questo caso credo che questa definizione possa mettere tutti d'accordo perché parliamo del tele luminoso più lungo a catalogo, che è il sogno - spesso proibito visto il prezzo - di moltissimi fotografi naturalisti e non solo. Non sono nuovo ai supertele nikon, avendo usato per molti anni il 500/4 in versione G ed E (e prima il 200-400 ed il 300/2.8). Ma è mio primo 600/4. Molto curioso, direi quasi trepidante, di mettermi alla prova sul campo. Ma il protagonista è lui, lo vedete in tutto il suo splendore nella fotografia che illustra questo articolo, allo scopo di dare un senso di scala montato sulla Z9. E qui a fianco al 100-400, la lente polivalente per eccellenza che nel mio corredo è destinato a far coppia fissa con il 600/4 per le fotografie ambientate. Ma quello che più li separa non è la lunghezza, ma la dimensione della lente frontale. Enorme! Ma andiamo con ordine. Nikon ha fatto le cose per bene, o almeno quasi. Il 600/4, come gli ultimi tele lunghi della casa, è consegnato con una sacca di cordura monospalla. Un bel passo avanti rispetto ai totalmente inutili valigioni delle generazioni precedenti. Molto ben fatto. Lo avrei fatto un po' più grande, capace cioè di contenere anche un corpo macchina, possibilmente non montato. Ma come vedete è dimensionato per la sola lente. Non è un grande problema, difficile che un fotografo esca solo con una macchina ed un 600/4. Ma se volesse farlo avrebbe bisogno di un'altra borsa. In ogni caso, lo ribadisco, un enorme passo avanti rispetto alla precedente impostazione. Altre due novità interessanti che vedete in questa immagine: Il paraluce ed il tappo anteriore. Entrambi sono dimensionati in modo piuttosto - per un 600/4 - contenuto, rendendo la lente più maneggevole e più semplice da trasportare nello zaino. Qui, per esempio, vedete come uno zaino relativamente piccolo (ICU Fstop XLPro) sia in grado di contenerlo insieme ad un intero corredo Z (Z9, Z6II, 100-400 e 24-120). Di fatto, il "problema" è solo il diametro della lente frontale, impegnativa per dir poco. Ma si chiude e non da fastidio nel trasporto a patto di non riempire molto lo zaino (un vecchio Satori EXP). Parlerò della scelta dello zaino per volare con questo corredo nelle prossime settimane. Ma torniamo al protagonista. In questa immagine diversi elementi interessanti per questa presentazione - Il TC integrato, una feature di una utilità incredibile fotografando in ambienti ostili (pioggia, neve, polvere, vento) e alle primissime prove capace di allungare la focale da 600 a 840 millimetri senza avvertibile perdita di qualità. Il TC dedicato e specifico per lo schema ottico ha di sicuro una marcia in più. - L'attacco treppiede, incredibilmente privo della scanalatura Arca. Davvero incredibile perdersi in un dettaglio del genere per una lente che costa poco meno di 18.000€. Anche perché, lo avete visto nell'immagine di copertina, la lente montata è perfettamente bilanciata sul piedino e quindi effettivamente ne basta uno così corto. Occorrerà comprarne apposta uno aftermarket (anche perché, seconda stupidaggine, è cambiata la disposizione delle viti e quindi i piedini delle precedenti generazioni non sono compatibili). - È cambiata la scatolina portafiltri, ora senza sporgenze (e senza un filtro neutro, come le precedenti generazioni, destinato a catturare polvere), Ma torniamo alla vista di insieme: Da destra a sinistra i tre anelli: messa a fuoco e due anelli programmabili, con texture del tutto diversa tra di loro in modo da essere perfettamente riconoscibili al tatto, oltre che dalla posizione. Interessante in particolare il più a sinistra, che consente, per esempio, di essere associato a diverse modalità di messa a fuoco (una in posizione centrata, una diversa ruotando a sx, una terza ruotando a DX). Presenti i soliti tasti programmabili. Un particolare del TC, che impugnata la macchina, cade perfettamente sotto le dita per una attivazione immediata senza dover distogliere l'occhio dal mirino. Sia del fermo, per evitare movimenti accidentali, sia del TC vero e proprio. E, subito sotto, il pulsante per riprendere una posizione di messa a fuoco. A mia memoria, la "gobba" è più piccola di quella del 180-400/4. Particolare del paraluce, in carbonio anche se sprovvisto della satinatura "racing" delle precedenti edizioni, orgogliosamente prodotto in Giappone. Provvisto di fermo a vite per un bloccaggio sicuro in ogni condizione, sfruttato per tenere in posizione il tappo protettivo frontale. E' presto per dare riscontri d'uso, sarebbe pura superbia liquidare un oggetto del genere con annotazioni sulle prestazioni basate su poche ore. Nella redazione di Nikonland non siamo youtubber, lo rivendichiamo con orgoglio. Compriamo i nostri prodotti e li usiamo sul campo, con attenzione e tutta le capacità di cui disponiamo. Per farlo occorrerà tempo. Posso però già dire alcune cose, secondo me interessanti. La prima è quasi scontata, ma giova precisarlo: Tutto trasuda la meticolosa costruzione professionale, studiata nei dettagli per garantire la migliore esperienza sul campo. Poi parliamo del peso. Questo 600/4S TC inaugura un'era in cui il 600/4 non è più una lente tremendamente pesante da trasportare. Una volta veniva definito back breaker. Non è più così. Come? Questo 600/4S pesa 3.260gr Il 500/4E pesa 3.090gr, il TC14III 190gr, l'FTZ 125gr: totale 3.405gr. Perché lo confronto con il 500/4E? molto semplice: il 500/4 è stato spesso scelto, rispetto al 600/4, per la maggiore trasportabilità. Il modello E è il 500/4 più leggero della storia Nikon. Ed il 600/4E? 3.810gr... più TC e FTZ fanno 4.125gr. Già tra i due 600/4 la differenza è di quasi un KG in meno! Ma non è solo questione di peso. L'altra parola chiave è bilanciamento. Questo 600/4 ha il baricentro decisamente più arretrato: è molto più facile usarlo a mano libera. Certo, resta la lente frontale molto grande. Ma quella dipende dalla fisica, non c'è niente da fare se non si vogliono i compromessi delle lenti di fresnel. Quindi che dire? Sono soddisfattissimo, non sto letteralmente nella pelle dalla voglia di usarlo sul campo. Un grazie speciale a Nital per avermelo fatto avere in fretta! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 25/12/2022
  7. Non è ancora il mio ma è un esemplare definitivo. La commercializzazione comincerà il mese prossimo, questo è soltanto in visione grazie a Nital, distributore nazionale dei prodotti Nikon. Ma spero che il mio arrivi presto perché ne sono già innamorato ... Intanto vi propongo l'unboxing. Chi lo ha ordinato, porterà pazienza, ma quando arriverà il suo, sarà esattamente così. Quindi è come se lo facessimo qui, tutti insieme. Arriva in una scatola di cartone con ben evidente la garanzia e la distribuzione regolare anche sul lato superiore aprendo il cartone si vede la sagoma della sacca CL-L3 sotto all'imballaggio di protezione bugnato. mi libero della scatola ed ecco qui la sacca di protezione - chiamarla astuccio mi pare riduttivo - e i manualetti di garanzia multilingue. un dettaglio vezzoso, le cinghiette gialle per tirare le due zip di apertura della sacca. il marchio Nikkor cucito in argento all'interno altre protezioni in spugna la cinghia ... il basamento della sacca è in cordura rinforzata con inserti plastici ecco qua : obiettivo, paraluce e cappa parapolvere molto ben rifinita il meccanismo di blocco/sblocco del paralucione in plastica ma eccolo qua, lui, che si prende tutta la scena : tutti i dettagli sono nella più piena ultima tendenza dei Nikkor S, quella inaugurata con il 105/2.8 S (ghiere diamantate) E non aspetto ulteriormente per montarlo sulla Z9. O meglio, per montare la Z9 dietro al 800mm ... per confronto ho scelto i miei due lunghi, il bellissimo 500/5.6 PF di cui non intendo privarmi, e il nuovo 100-400 Z che è il mio compagno di giochi di questi mesi Insomma, questo è il tour di unboxing. Le prime impressioni sono notevoli ma non ve le voglio anticipare. Dico solo che da terra, della casa di fianco riesco ad inquadrare soltanto il camino della cucina sul tetto ... La messa a fuoco fulminea. Si tiene bene in mano anche a mano libera. La separazione dei piani mi pare eccellente per questa focale. Ma di foto con questo capolavoro parleremo nei prossimi giorni Ultimi dettagli : la S dei Nikkor Superiori il piedino del treppiedi visto da sotto dettaglio delle viti di connessione. Si svitano. Aspettiamo un ricambio Arca Swiss vista laterale ancora una ripresa, artistica, delle incisioni. la focale e posato sul piano.
  8. Per ammirarlo, lo avete già ammirato, al meglio delle sue possibilità, su di una dannunziana Zfc di verde vestita (tutta di verde mi voglio vestire...). Io invece l'ho usato per fotografare, cercando il modo di esaltarlo, a cominciare dalle sue qualità: quella di essere forse il fisso grandangolare più luminoso mai progettato per il formato APS-C, quantomeno per Nikon. sicuramente uno dei più belli, esteticamente, disponibile in nero oppure in silver... infine, di risultare un ottimo 20mm equivalente, da 94° di angolo di campo ! non solo per i dati di targa Ergo...aspettiamo ancora che Nikon si svegli e cominci a commercializzare gli obiettivi promessi per le sue macchine presenti e future in formato DX ??? (tra i quali, qui in Redazione di Nikonland, siamo pronti a scommettere che mai apparirà un 13/1,4...) oppure.... CARPE DIEM !!! ...mettiamoci l'animo in pace e cerchiamo di prendere il meglio dalla produzione cinese, che comincia da qualche tempo a dimostrare di essere in grado di produrre per la qualità e non più solamente per il facile profitto, basato su numeri incontrollati a prezzi infimi: questo Viltrox, sui canali commerciali usuali per questi marchi, costa poco meno di 500 euro, ossia molto meno della metà di un Nikkor Z 20/1.8 (il suo riferimento in FX), ed soltanto un terzo di uno zoom Z 14-30/4 che è uguale per peso e dimensioni, ma meno luminoso di ben tre stop...!!! La qual cosa, fa di questo Viltrox un vero game changer... non solo in bianco e nero, come grida a gran voce di essere utilizzato il più possibile (da chi sappia cosa sia il BN) ma anche fortissimo, vigoroso e facilmente orientabile, senza postproduzioni, direttamente on camera, anche a colori: per i più saturi dei quali ha un debole. Quindi...non solo interni a tutta apertura... ma assolutamente anche esterni e ai diaframmi più consoni: sembra rispondere a tutti nel medesimo modo, senza transizioni da morbido a definito e si comporta come vorrete, se padroneggerete profili colore e modalità di esposizione: come in questi due scatti ripresi dallo stesso punto di ripresa si presta, grazie alla perfetta integrazione con i controlli di distorsione ed aberrazione attraverso i sw delle Nikon Z, anche allo stitching nudo e crudo come in questo, realizzato con una semplice traslazione a mano libera, con sette fotogrammi successivi, uniti poi su Lightroom. Obiettivo facile da gestire, su tutte e tre le Z DX con cui l'ho usato, con una preferenza particolare per le sue doti da street performer della nuova Z30, che è anche la Nikon Z con la migliore disposizione dei comandi, insieme alla Ammiraglia Z9. Quindi perfettamente indicato per le uscite fuoriporta e le gite in famiglia dove la sua brillantezza e nitidezza, definiscono ogni tipo di illuminazione diretta o in controluce in qualsiasi condizione, grazie alla sua luminosità intrinseca la quale porta con facilità a sfidare ogni limite di convenienza (sempre ricordandoci di non avere VR a disposizione) Chi non vorrebbe sapere cosa nascondano le rosse cupole arabe della chiesa di San Cataldo a Palermo? ed ecco che il Viltrox 13/1,4 dà il meglio di se... anche senza rispettare canoni architettonici e messe in bolla... ... suscitando pura suggestione Dalla Cappella del Sabato (per le religiose del convento) della gesuitica Casa Professa: alle sue cripte... ...questo obiettivo è un "must have" in tutte le borse di chi possegga una Nikon Z dx... e quasi quasi, direi anche di chi, possedendo una Z7 o 7II voglia levarsi lo sfizio del 20mm equivalente senza dover spendere una cifra... lavorando in DX su quel sensore ben capace di segnale. Il resto è...mancia ! Ordinaria amministrazione per un obiettivo del genere, se portato a Ballarò, tra colori, forme, sapori e odori, che questo Viltrox riesce, a mio modesto avviso, a veicolare... Credo che facilmente ci si possa fare un'opinione... E se non sarà il giorno delle carpe sarà quello del pescespada ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
  9. Il terzo degli zoom Nikkor Z da wide a wide esce al di fuori della roadmap, come anche il 28-75/2.8 presentato undici mesi fa, provenienti entrambi (per progettazione) da Tamron e vestiti Nikon in termini di baionetta e commercializzazione. Subito ribattezzati "Nikron", questi obiettivi vorrebbero consentire all'utente in cerca di uno zoom leggero ma luminoso di evitare la spesa doppia o tripla per l'acquisto un Nikon Z della stessa luminosità (ed escursione maggiore) come sono per esempio il 14-24/S ed il 24/70S, pur entrando in possesso di un progetto ottico già presente sul mercato, reso ancor più affidabile dalla gestione postvendita di Nikon. uno schema ottico 13/11 non privo di elementi specialivr escluso però (come nel 28-75), cosa che lo vede privilegiato sui corpi che ne siano muniti, per quanto fossimo abituati già nel secolo scorso a farne a meno su angoli di campo pari alle focali in giuoco. Ma il concetto di messa a fuoco di precisione è ormai cambiato, basta dare un'occhiata agli archivi fotografici dei nostri scatti di vent'anni fa (o anche meno) e ci accorgeremmo di come fosse solida allora l'accettazione per una immagine che oggi finirebbe nel cestino, in quanto fuori fuoco. Merito sicuramente della qualità inarrivabile dei sensori moderni ed anche dell'incisione dei progetti ottici più recenti, anche se economici. La commercializzazione di questo zoom in Italia lo vede in questo primo periodo in vendita a euro 1370 circa, prezzo che lo mette in diretta competizione col cugino Z 14-30/4, meno luminoso ma...evidentemente più esteso di focale sul lato wide (tra 14mm e 17mm passano tutte le unità intermedie...non a caso, tutte presenti nella letteratura Nikkor) Noi della Redazione di Nikonland pensiamo che sia al momento l'ostacolo maggiore al successo di questo zoom ed auspichiamo che nel breve volgere di qualche mese vada a raggiungere l'altro Nikron, già sceso sotto quota 1000, in forza di campagne di sconto. Del resto la versione ultima del Tamron equivalente sta sul mercato a soli 870 euro e mancherebbe solo che gli facessero la baionetta Z come già accaduto per il 70-300/4.5-5.6 che sta sulla stessa, abbordabile, fascia di prezzo. Esaurita questa (insolita sui miei articoli) parentesi dedicata al prezzo, andiamo a valutarne la rispondenza alle esigenze di utilizzo, quelle cioè di un obiettivo in FF utile a riprendere contesti animati o meno in un range di angolo di campo tra i 104° ed i 74° della focale più "stretta" cioè quei 28mm che risultano essere da sempre la focale più gradita per i fotografi di architetture di ambiente e di edifici, per la sua caratteristica di essere meno immune alle distorsioni prospettiche rispetto a grandangoli più accentuati, ferma restando la suggestione esercitata nel far coincidere piani vicini e piani lontani, possibile solo con una focale da più di 100° di angolo di campo... (qui siamo a Gibellina Vecchia, nella Valle del Belìce, al Grande Cretto di Burri, realizzato nel 1984-89 con una colata a ricoprire le rovine del paese distrutto dal terremoto del 1968, seguendone idealmente le pendenze e l'andamento delle vie principali) Nella pratica di ripresa, la capacità di utilizzare uno zoom grandangolare, con una escursione anche solo da 1,65X come quella di questo Nikron, consente a seconda del soggetto (specie se vasto) di riuscire a ingenerare uguale interesse e intellegibilità, qualsiasi sia la focale utilizzata: 17mm 28mm 20mm 17mm 17mm 22mm Basta utilizzare fotocamera ed obiettivo in modo tale da valorizzare spazi e dimensioni: in questo senso questo obiettivo consente una molteplicità di chiavi di lettura, ognuna di esse liberamente e soggettivamente possibile . Il range delle focali, infatti, è solo apparentemente ridotto...e le principali sono quelle più utilizzate in ogni corredo fotografico 28mm 24mm 20mm 17mm come si vede una resa brillante e moderna caratterizza questo 17-28 che può essere utilizzato senza preoccupazioni a tutta apertura (sotto) rispetto le precedenti immagini scattate a f/4 (Palermo, la Cubula, padiglione arabo originariamente inserito nel parco del Genoardo, 1185 circa) uno zoom compatto ma luminoso utilissimo per esempio nella fotografia itinerante: dove ingombra e pesa poco (Palermo, la Cuba: sollatium regis degli Emiri, luogo di divertimento, pesca e bagni arabo normanno, 1180 circa) efficace usato tanto in orizzontale quanto in verticale, per l'efficacia descrittiva delle sue focali più corte ed ampie di campo inquadrato Obiettivo dunque facile e serenamente consigliabile a tutti coloro che abbiano necessità di operare spesso a tutta apertura, sfruttandone la luminosità anche in condizioni limite mi viene in mente il paragone con il citato 14-30/4 col quale per ora condividono la fascia di prezzo: ma mentre il Nikron apre fino a f/2.8 il 14-30 deve accontentarsi di f/4 ed una pdc un pelo meno selettiva 17mm ma nel confronto si rifà ampiamente sul lato wide...riuscendo a sfoderare a parità di distanza, una bella differenza... anche in termini prospettici sullo sfondo 14mm Dotato di personalità mutevole, diaframmando... f/8 f/3.5 f/4 f/8 f/2.8 f/11 piacevole anche a tutta apertura purchè lo sfondo sia compatto con il soggetto a fuoco un pò meno quando lo sfuocato diventi predominante rispetto il soggetto a fuoco e appare, a mio giudizio, piuttosto nervoso ed incoerente Ancora....in confronto al 14-30/4 a parità di focale: 17-28 a 18mm f/2.8 14-30 a 18mm f/4 certo...è un dispetto poi scattare col 14-30 a 14mm.... (Palermo, Giardino Inglese, G.F.Basile architetto e V. Tinneo botanico, 1851) 17-28 a 20mm f/4 14-30 a 20mm f/4 (nelle ombre aperte noto una tendenza a riscaldare del Nikron, mentre all'opposto per il 14-30 nelle ombre chiuse) 17-28 a 24mm f/4 14-30 a 24mm f/4 in ogni condizione un'obiettivo, questo 17-28mm che riesce ad adattarsi anche a condizioni di luminosità pessime, da rivedere in postproduzione, cui si adatta perfettamente, possedendo già la sua profilazione sui sw come Lightroom (Palermo, Stand Florio, palazzina dell'ex tiro a volo, Ernesto Basile, 1905) facile da gestire anche per stitching pienamente a mano libera, come questo da 8 ftg a 24mm f/8) (Palermo, Ponte dell'Ammiraglio, G. d'Antiochia 1131 per Ruggero II, attraversato dai Mille al seguito di Garibaldi per l'ingresso in città il 27/5/1860) obiettivo che può diventare addirittura suggestivo già solo indovinando la giusta atmosfera (Palermo, Monte Pellegrino, da Santa Rosalia) dotato di una buona serie di lunghezze focali delle quali, come al solito con i widezoom, ho utilizzato prevalentemente la più corta (motivo per cui solitamente prediligo i wide fissi) volete scommetterci...? (Genio di Palermo, I. Marabitti, 1778, Villa Giulia) 17mm ancora 17mm (un pò troppa aberrazione cromatica) anche qui 17mm e...ci credereste...? 17 mm a dimostrazione del fatto che in fotografia anche prima di mente/occhio/cuore, sono i piedi che aiutano tantissimo... In somma di tutto: a Nikon Europa: abbassatelo di prezzo ! ai nikonisti: e accattativillo ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
  10. All'inizio del 2020 possedevo ed usavo a rotazione 4 schede XQD Lexar da 128 GB 2933x. Ne ho dapprima dismesse due, sostituite da altrettante CFExpress Lexar e ProGrade. Adesso ne ho cambiata una terza, lasciando in magazzino l'ultima per eventuale compatibilità con corpi macchina di vecchia generazione non compatibili con le CFExpress. Non so chi di voi stia utilizzando già le nuove schede. Io ne ho già parlato diverse volte su queste pagine perchè ho grande curiosità sulle loro potenzialità e sulle prestazioni delle macchine che le utilizzano. La nuova scheda che ho comprato (Amazon Prime, 369 euro) è una ProGrade Digital da 256 Gigabyte (il mio taglio standard oggi) della nuova serie Gold. Avevo provato in marzo una Gold da 120 Gigabyte ma l'ho anche restituita perchè non mi convinceva né nel taglio, né nelle prestazioni. La nuova scheda si presenta esattamente come le altre Gold : ed arriva in una confezione in cartoncino che contiene "strettissima" la custodia di protezione della scheda. Che ha la classica estetica ProGrade. E' prodotta come le altre a Taiwan. Ha una capienza vista da WIndows di 238 Gigabyte effettivi liberi. Detto in byte sono esattamente 255.993.315.238 (ricordo che 1 Gigabyte è pari a 1.073.741.824 di byte anche se molti commercialmente lo equiparano ad 1 miliardo di byte). Ho già utilizzato svariate volte questa scheda sia con la Z6 che con la Z7 senza la minima incertezza. La scheda è arrivata già formattata ed é stata immediatamente riconosciuta dalle mie Z. Questa linea di schede è disponibile sul mercato in tagli che vanno da 128 GB a 1 TB con prezzo minimo di 189 euro e massimo di 960 euro per la più grande. La più conveniente è proprio quest'ultima, meno di un euro a Gigabyte. Mentre il taglio da 512 GB viene 1.14 euro per Gigabyte e le più piccole 1.48 e 1.44 euro per GB. Sono marchiate per una velocità di 1700 MB/s ma la velocità di scrittura è differente come da specchietto : vedete bene che è assicurata la compatibilità con Z6, Z7 e D6. Posso confermare per tutte quante le macchine e le schede. Nell'uso con la Z6 ho potuto riscontrare che dopo un'attimo di incertezza, a partire dal firmware 3.10 praticamente il buffer rimane sempre costantemente libero. Non ho calcolato l'effettiva raffica sostenuta. Ma sono arrivato a fare oltre 650 scatti consecutivi senza blocchi. Giusto per capirci. Un approfondimento in merito lo farò quando arriveranno Z6 II e Z7 II. Intanto ho misurato - lato computer - anche questa scheda ed ho rifatto le misure anche con le altre schede. In ogni caso ho usato il lettore ProGrade Digital PG04 collegato via Thunderbolt III ad una scheda madre con Intel i9. Il dato coincide all'ingrosso tra CrystalDiskMark CFE ProGrade da 256 GB - Gold e quello sintetico per il video di BlackMagic e in pratica ci dice che la velocità di lettura si avvicina a quella di targa, quella in scrittura la supera leggermente. Nessuna sorpresa per le altre, a partire dalla vecchia XQD XQD Lexar 2933x da 128 GB CFE ProGrade da 325 GB - Cobalt CFE Lexar da 256 GB Nessuna conclusione in merito, solo la conferma delle prestazioni e potenzialità - che per ora restano teoriche - di queste nuove schede. Le protagoniste di questa prova : Compagne di tante sessioni di scatto in questo 2020 e negli anni a venire.
  11. Articolo scritto in una giornata grigia e piovosa in cui viene da dare i numeri. Scherzi a parte, il Nikon Z 105mm f2.8 MC è un obiettivo eccezionale ma, come tutti gli obiettivi di oggi riduce la focale effettiva alle brevi distanze così ad esempio, per avere un rapporto di riproduzione di 1:1 si deve arrivare vicino, 29cm dal sensore (molti meno dalla lente frontale) per una focale reale di 72-3mm e "solo" 36cm per avere un rapporto di riproduzione di 1:2 con una focale reale di 80mm. Focale effettiva su corpo Fx: Variazione della focale effettiva del Nikon Z 105mm f2.8 MC A me, come a molti molti altri appassionati di macro sul campo, alle volte piacerebbe avere una maggiore distanza di messa a fuoco a parità di rapporto di riproduzione, per controllare meglio lo sfuocato, la luce, più spesso per non far fuggire il (o farci assalire dal) soggetto. Per questo amiamo focali macro un po' più lunghe come il 150mm o il 180mm. Purtroppo non esiste un tele macro nikon Z di quelle lunghezze focali. Esiste un modo di compensare perlomeno la riduzione della focale effettiva con il 105mm? E' ovvio che passando da un corpo Fx ad uno Dx si ha un aumento della focale equivalente di 1,5 volte. E' una soluzione, ma non è quello che mi interessa mostrare oggi. L'articolo è rivolto a chi non ha corpi Dx e non gli interessa procurarseli. Con il vecchio Nikon 105mm f2.8 AFS VR G era possibile montare un moltiplicatore, ad esempio con un TC 14 si otteneva un 150mm abbastanza valido. Il Nikon Z 105mm f2.8 MC non accetta i moltiplicatori, però c'è un altro modo di recuperare almeno la focale effettiva con un semplice trucco che permette di scattare a distanze maggiori di quelle specificate. Basta usare un tubo di prolunga. Il tubo Meike da 18mm Normalmente si usano i tubi di prolunga per avvicinarsi, qui invece lo propongo come mezzo per restare più lontani!! Come ho scritto altre volte, aumentando il tiraggio con il tubo, per avere il soggetto a fuoco l'obiettivo si troverà a dover focheggiare ad una distanza nominale superiore a quella effettiva. Nell'esempio che propongo, con il tubo Meike da 18mm, alla distanza reale di 29cm l'obiettivo si posizionerà su una distanza focale di oltre 50cm recuperando quasi completamente la lunghezza focale nominale. Secondo i miei conti, se non ho preso abbagli già a 47cm abbiamo una focale effettiva pari a 105mm circa. Focali effettive su corpi FX con e senza il tubo di prolunga: In questa serie di immagini mostro come sia possibile restare più lontani ed avere un maggiore ingrandimento. Se mai dovesse servire, sapete che si può fare, senza alcuna perdita di qualità, si perde solo un po' di luce. Per capire, ecco un esempio pratico (nessuna postproduzione nè interesse per l'estetica, la profondità di campo o che, le foto con il solo scopo di mostrare i rapporti di riproduzione), il Triceratopo è lungo 12cm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 67cm si ha ha un RR di 1:5 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 93mm, a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 57cm si ha ha un RR di 1:4 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 91mm a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 47cm si ha ha un RR di 1:3 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 88mm a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza di messa a fuoco di circa 36cm si ha ha un RR di 1:2 con il solo obiettivo (a sinistra), che ha focale effettiva di 80mm, a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Alla distanza minima di messa a fuoco di circa 29cm si ha ha un RR di 1:1 con il solo obiettivo (a sinistra) che ha focale effettiva di 72mm, a destra il RR con il tubo di prolunga da 18mm. Come è tipico per i tubi di prolunga l'effetto è più marcato a focali effettive minori . Un grafico delle due soluzioni (corpo Dx e tubo di prolunga) a confronto. NOTE: Ho usato un tubo corto (18mm) perchè con lunghezze superiori a mio avviso diventa sconsigliabile usare questo metodo per aumentare le distanze, sia per la perdita di luce, che per la possibilità che il tutto si riveli meno pratico ed efficiente. ma nulla vieta a qualcun altro di provare (poi magari pubblicare i risultati ) E' chiaro che con i tubi di prolunga si perde la possibilità di mettere a fuoco ad infinito, ma se stiamo facendo macro la cosa in quel preciso momento non ci interessa. DISCLAIMERS: 1) Non è un metodo indispensabile, il 105mm f2.8 MC può benissimo essere usato da solo, con un po' di accortezza si fa di tutto; qui ho solo voluto mostrare che esiste questo effetto e, se serve o anche solo per gioco, si può sfruttare. 2) Esistono cento altri modi di fotografare da più lontano (lenti addizionali su tele zoom ad esempio), lo so e ne ho scritto spesso, ma il focus di questo articolo è il Nikon Z 105mm f2.8 MC. Silvio Renesto
  12. In tutti i miei articoli su "come fare macro senza obiettivi macro", ho sempre scritto che le soluzioni che proponevo (lenti, tubi di prolunga...) erano dei buoni, a volte anche ottimi, compromessi per chi fa macro occasionale, per chi vuole risparmiare (ad esempio sul peso dell'attrezzatura), ma per chi si appassiona seriamente alla macrofotografia naturalistica ci vuole un vero obiettivo macro. Nel sistema Nikon Z sono disponibili due nuovi macro, il 105mm f2.8 S MC ed il 50mm f2.8 MC. A mio avviso per la macro "naturalistica" sul campo ad insetti, ma non solo, il 105mm è il minimo sindacale per avere sufficiente distanza di lavoro per non spaventare i soggetti e anche per non incastrarsi con eventuali gambe di cavalletti fra frasche, radici e rami (e ortiche...). Nella sua Guida alla Macrofotografia, John Shaw scriveva: provate a fotografare un dettaglio di una ragnatela con la rugiada con un 50mm macro e vi ritroverete una ragnatela appiccicata al vostro obiettivo. Forse esagerava ma l'idea è quella. Il 50mm, naturalmente a mio personale parere, come obiettivo macro da' il meglio di sè nelle riproduzione, nello still life, nelle foto di food, insomma in contesti dove lo spazio e le luci vengono gestite e controllate dal fotografo. In questi casi è un'ottica stupefacente, in mani accorte va benissimo anche sul campo per soggetti come i fiori, che non si muovono troppo. I recenti articoli di Max Aquila su Nikonland illustrano molto bene tutte queste qualità del 50mm. Com'è questo Nikon 105mm f2.8 MC? Un obiettivo più che versatile. Come dimostra la pioggia di foto nell'anteprima di Nikonland, questo obiettivo non è solo un macro. E' un 105mm in grado di fare mille cose in modo eccellente: ritratto, scorci, still life, lavora magnificamente a tutta apertura con sfuocati molto belli e senza aberrazioni. Può fare tantissime cose e farle tutte bene. Altri scriveranno approfonditamente di questi aspetti, e ne descriveranno in maggior dettaglio le specifiche costruttive. In questo articolo mi dedico ad una sola di queste mille sfaccettature: la macro naturalistica dove si ritraggono soggetti attivi nel loro ambiente. Prima qualche numero, ma pochi. La distanza di messa a fuoco minima è 29cm (erano 31 per il vecchio 105mm VR G) per cui a 1:1 la focale effettiva è 72,5mm. Non ho fatto test per ogni singola distanza ma è plausibile che nel raggio di rapporti di riproduzione tra 1:1 e 1:2 la focale effettiva stia tra appunto i 72-73 mm e qualcosa più di 80mm. La distanza di lavoro (senza paraluce) a 1.1 è di 13cm. La riduzione della focale effettiva è ormai una caratteristica insita nella progettazione di tutti i tele macro IF che arrivano ad 1.1, di qualsiasi marca. L'unico obiettivo macro per così dire moderno che non riduce la focale è il 100mm Zeiss, che però arriva solo ad 1:2, allungandosi. Non si può avere tutto. Impressioni d'uso nella macro sul campo. Pur essendo più grande del vecchio micro-nikkor 105mm f2.8 VR G, pesa meno, merito dei nuovi materiali con cui è costruito. Montato sulla Z6 (con basetta tipo smallrig) sta in mano molto bene e a me non stanca nemmeno a mano libera. In sè l'Af è rapido e silenzioso e fotocamera permettendo, preciso. Il vecchio e il nuovo a confronto. La messa a fuoco manuale è focus by wire ,come negli altri macro di recente progettazione, per cui la finestrella che mostra le distanze è grandemente apprezzata se si deve prefocheggiare. Nella messa a fuoco manuale la ghiera offre la giusta resistenza ed è abbastanza reattiva, efficace anche "preventivamente" per tutte quelle volte in cui la Z6, credendosi Buzz Lightjear, parte verso l'infinito ed oltre. Da questo punto di vista è di grandissima utilità il selettore delle distanza di messa a fuoco, tramite il qualei si può selezionare il range 50-29cm che è quello dove trova la sua prevalente ragion d'essere un 105 macro... in macro. Perchè un serpente, un ramarro "interi" si possono fotografare più facilmente e con sfondi migliori con un 300mm f4, è per animali più piccoli o per i dettagli di quelli più grandi che ci vuole un vero macro. Per questo ritratto ci vuole un macro. Naturalmente, se il soggetto è inanimato o immobile come un fiore, molti problemi non si pongono ed un 105mm (ma anche un 50mm) si comporta in modo più che egregio su qualsiasi soggetto. La stabilizzazione combinata obiettivo-fotocamera è ottima, mi ha permesso di fotografare a mano libera anche a rapporti vicini ad 1:1! Le foto sono state scattate tutte a mano libera con la Z6, la maggioranza in luce naturale, per qualcuna ho usato l'SB400 come flash di schiarita. Come ho scritto, 105mm (alle brevi distanze in realtà qualcosa meno), per gli animali "svegli" in natura, sono il minimo sindacale, nella macro sul campo, occorre un po' di accortezza in più che con dei tele macro da 180-200mm, sia per evitare che i soggetti fuggano che nel selezionare lo sfondo. Più corta è la focale più impegnativo diventa anche portarsi all'altezza del soggetto, non proiettare la propria ombra, e così via, ma se c'è il "manico" la cosa non è affatto impossibile. Occorre un po' più di attenzione nel selezionare lo sfondo, specie se il soggetto è grande. Vi invito a guardare anche, ad esempio di quanto si possa ottenere, le foto nell'Anteprima ai due obiettivi MC. Sotto questo aspetto, lo ripeto, la stabilizzazione efficace è un vantaggio incredibile, una cosa è muoversi tra le frasche trascinando un cavalletto ed un altra è essere liberi nei movimenti. L'ho apprezzato grandemente. Una macro-rivoluzione. Qualità di immagine. In breve, eccellente. Oltre alla nitidezza (che è veramente ottima) imprescindibile in un macro, è un insieme di più aspetti che secondo me contribuiscono a farne un obiettivo ...spaziale, come ho scritto una volta. Qualità dello sfuocato, resa dei colori, assenza di aberrazioni fanno sì che l'immagine che si ottiene sia qualcosa di speciale. Bombus terrestris, nitidezza, colori e sfuocato... A proposito di nitidezza, ecco una Xylocopa violacea, il Bud Spencer delle Api (confrontare col Bombo sopra), non proprio bellissima, ma non aggressiva ... però il pungiglione ce l'ha. Se guardate il crop 100%, oltre alla tridimensionalità della corazza chitinosa (i pori sulla testa), vedrete me stesso ritratto alla base dell'attaccatura dell'ala, in alto a sinistra, il mio amico Gianni, il sole e il cielo nuvoloso. Tridimensionalità percepita incredibile: Questa Platycnemis pennipes "esce" letteralmente dallo sfondo. Perche vi faccio vedere la povera Ischnura morta appesa ad una ragnatela? Perchè al 100% si vede il filo con zero aberrazioni! Rispetto ad altre soluzioni per la macro? Le differenze operative tra un vero macro e soluzioni alternative come i tubi e le lenti addizionali sono molteplici: da quelle più banali quale il fatto che con un obiettivo macro si ha la continuità di messa fuoco da infinito ad 1:1, mentre sia con tubi che con lenti si hanno range di ingrandimento più limitati, per non parlare del montaggio, smontaggio ecc. Le differenze qualitative ci sono sempre, a favore del 105mm, quanto sia grande il divario dipende fortemente dal contesto: nella foto ravvicinata a diaframmi chiusi (almeno f11) le differenze fra le due soluzioni possono essere più o meno sottili, specie se si usa una lente poco potente, ma ci sono comunque. La differenza maggiore è che un tele zoom con lente addizionale anche di ottima qualità funziona bene solo chiudendo di almeno due o tre diaframmi, alle maggiori aperture la resa è molto penalizzata da una perdita di nitidezza e comparsa di aberrazioni. E comunque ai bordi cede sempre. Insomma, le lenti fan perdere nitidezza (poca o tanta dipende) ed i tubi sottraggono diaframmi (ed ogni tanto creano qualche piccola aberrazione). Ortethrum brunneum, fotografato con il 105mm e con il 24-200 Z + lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie), in entrambi i casi a f11 e 1/640s: Confronto al 100%: Il 105 MC è più nitido, ma direi che il 24-200mm è impressionante per essere un superzoom. Volucella zonaria, sembra una vespa ma è una mosca, anzi è un moscerino, ma gigante. Fotografata con il 105mm Fotografata con il 300mm f4 Pf + Lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie). Confronto al 100% (cliccare per aprire...) Aprendo i crop si vede una notevole differenza di resa fra i due. Il 105 MC è invece eccellente a tutti i diaframmi, per cui se si vogliono fare delle foto di effetto a maggiori aperture è possibile, con le altre soluzioni no. Questa performance lo distingue anche dal 105mm suo predecessore, che aveva una resa più "a campana" con un picco verso i diaframmi centrali, ma meno performante a diaframmi più aperti. Ortethrum brunneum, 105mm f2.8 MC, fuoco selettivo sugli occhi. Platycnemis pennipes, 105mm f2.8 MC, sfuocato da favola. E poi il 105 MC permette eccellenti scatti a 1:1, come questo piccolissimo Tettigonide il cui corpo è meno lungo di 1 cm: Il crop al 100%. Impossibili da ottenere con zoom e lente addizionale, se non con lenti molto potenti e quindi ancora maggior perdita di qualità. Conclusione: il 105mm f2.8 MC si è visto che è un obiettivo dalla grandissima versatilità utilizzabile egregiamente in diversi generi fotografici senza perdita di qualità. E' un vero macro, ma non è solo un macro, è anche un (ottimo) macro. Nella macro naturalistica sul campo il 105mm f2.8 MC si rivela un grande obiettivo: le sue prerogative di nitidezza eccellente, di morbidezza dello sfuocato e di assenza di aberrazioni, unite alla stabilizzazione efficace anche alle brevi distanze lo contraddistinguono e ne fanno un'ottica di eccellenza (come lo è il 50mm f2.8 MC che è della "stessa pasta", ma nasce per usi un po' diversi) . Mauro Maratta mi ha gentilmente prestato il suo 105mm f2.8 MC per questo test. (c) Silvio Renesto per Nikonland.
  13. Z 17-28 unboxing.mp4 Non appena annunziato ne abbiamo dato notizia ...non appena avuta la notizia... ce lo siamo fatto mandare ! e quindi, eccovelo... Montato sulla Z5 che non sarà l'unica Z ad accoglierlo, a nostro avviso, essendo la soluzione più congeniale per inserire in corredo uno zoom wide 0,65x che copra alcuni tra i più frequentati angoli di campo come quelli dei grandangoli 17, 18, 20, 24 e 28mm tutti alla luminosità da "triade" di f/2,8 E chi sarebbero gli altri componenti la triade? Intanto il già noto 28-75mm della stessa luminosità, già testato su queste pagine pochi mesi fa che condivide con questo nuovo 17-28 la discendenza progettuale Tamron, essendo uno dei cinque obiettivi dell'accordo stipulato da Nikon con questo marchio. Il terzo, in ragione dell'economia di acquisto, potrebbe intanto essere il primo degli zoom tele di Tamron dedicato alla baionetta Z, quel 70-300/4,5-6,3 del quale abbiamo detto appena un paio di mesi fa, che già completa l'offerta per Nikon Z in un segmento finora non presente nelle roadmap Nikon. Una soluzione in economia che non preclude ovviamente l'acquisto del ben più performante Nikkor Zoom 70-200/2,8S che però si trova su un altro livello di prezzo. Torniamo al 17-28: come anticipato nel video dell'unboxing, parliamo di uno zoom che pesa appena 470 grammi ed ingombra quanto, o poco più, di un 50/1,8S distanza minima di maf 19cm alla focale minima, 26cm a quella massima. Diaframma a nove lamelle e motori AF stepper, come ormai consueto per Nikon. Non stabilizzato (ma sfrutta il VR del corpo macchina) Schema 13 lenti in 11 gruppi (come quello del Tamron da cui proviene), molte delle quali speciali ghiera programmabile a scelta per diaframma/esposizione/iso la zoomata e la messa a fuoco non producono allungamenti di sorta le proporzioni lo legano alla serie Z delle 5, 6 e 7 MK1 e 2, ma non dubito di vederlo ben figurare anche su di una Z9 per le sue caratteristiche da jolly, una volta assegnatogli uno spazio in borsa. costruito in Cina, ma ormai siamo abituati. Certamente garantito da Nikon, chiunque sia il progettista che lo ha disegnato e, nella fattispecie del distributore italiano, per ben 4 anni dall'acquisto ! Nei prossimi giorni lo metterò alla frusta sulle mie Nikon Z. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
  14. Forse chi ci segue sovente su queste pagine ricorderà che uno dei motivi principali - di Max e del sottoscritto - del passaggio alle Nikon Z6 II e Nikon Z7 II è costituito dall'oggetto di questa prova. Perchè si, certo, per Z5, Z6 e Z7 c'è un battery-pack ed io l'ho comprato appena è uscito un anno fa. Ma ammettiamolo, questo è di un'altra categoria e rende il modello II di Z6 e Z7 una macchina più completa della precedente, specie se si usano obiettivi seri, tipo il 70-200/2.8 S e in prospettiva a breve, i due superzoom promessi per la prima metà del 2021, Nikkor Z 100-400 S e Nikkor Z 200-600, obiettivi importanti anche per le dimensioni. Ma eccolo qui appena arrivato, consegnato dal corriere perchè di questi tempi di Semaforo Rosso, non possiamo uscire. mi è arrivato insieme al nuovo Nikkor Z 24-200/4-6,3 che ho messo subito al lavoro per fare le foto successive. Tutte le foto qui presenti sono state scattate con Nikon Z6 II e Nikkor 24-200/4-6.3, tranne dove è presente anche la Z6 II, in cui la fotocamera è un iPhone 8. scatola nera con sfumature gialle. Garanzia Nital di 2+2 anni e Nital Vip, come al solito. rompere il sigillo di queste scatole è sempre un'emozione, qualunque sia il contenuto. il pluriball protegge il battery-grip. Nella tasca interna c'è un mazzo di manuali multilingue. con tutte le lingue europee. Eccolo qua, scartato con ancora la protezione dei contatti. che una volta tolta svela la differenza fisica principale (insieme al vano memorie) tra modelli I e II di Z6 e Z7 : in contatti di connessione tra corpo macchina e battery-grip. Il Nikon MB-N11 funziona ad inserimento nel vano batteria della Nikon Z. Per montarlo di deve smontare lo sportellino del vano batteria (che per me è sempre un momento di ... panico, perchè maldestro come sono temo sempre di disintegrare tutto). Togliere la batteria interna, inserire l'elemento verticale del battery-grip al posto della batteria. Assicurarsi che sia allineato (è sempre allineato) e poi stringere la ghiera che c'è sul lato posteriore del battery-grip stesso per avere una presa a prova di ... Mike Tyson. il tasto di scatto verticale e il tastino funzione vista anteriore con la ghiera di controllo vista opposto, con l'ingresso della slitta portabatterie e la presa USB-C. Noterete tutti perni che fungono da guida nella presa tra il corpo macchina e il battery-grip contribuendo a rendere solidali i due corpi. dettaglio del pulsante di sblocco dello sportellino che è incernierato e della copertura della presa USB-C. I due led di indicazione di carica riportano le due batterie, denominate A e B. ATTENZIONE LE DUE BATTERIE NON SONO INCLUSE NELLA CONFEZIONE, LE DOVETE AVERE GIA' IN VOSTRO POSSESSO Il Nikon MB-N11 accetta ogni tipo di Nikon EN-EL15 recente (con le prime scartate già 4 anni fa dalla Nikon D500 e oggetto di campagna di richiamo). Ovviamente le prestazioni saranno diverse tra loro a seconda del tipo di batteria impiegato, che possono anche essere di tipo diverso tra loro. Io sinceramente consiglio però ci usare solo EN-El15c. Perchè sono più potenti e perchè sono quelle in dotazione con Nikon Z6 II e Nikon Z7 II. Sportellino aperto, slitta estratta. C'è un pulsante di blocco/sblocco che consente di estrarre la slitta. le due batterie si inseriscono in opposizione, con i contatti verso il centro. La batteria A entra a slitta (quella esterna a contatto con lo sportellino), la batteria B (quella interna) entra ad incastro dall'alto. questo consente l'inserimento e l'estrazione della batteria A con un semplice movimento del classico tastino giallo, identico a quello che c'è all'interno della Nikon Z6/Z7. Questo consente il cambio della batteria "a caldo", senza cioè spegnere la macchina (a condizione che la batteria B abbia una carica residua). In questo modo, avendo batterie aggiuntive a disposizione si può praticamente tenere sempre in azione la macchina. Ma non mancano soluzioni alternative, come l'impiego di una connessione USB-C che consente di alimentare la macchina o di caricare le batterie tramite presa di rete (ed alimentatore USB di adeguata potenza) o tramite power-bank estenro (anche esso di adeguata potenza). Per dettagli su queste potenzialità segnalo l'ottima guida di Max Aquila pubblicata qui : inserimento della slitta dentro al battery-grip. Come nel precedente Nikon MB-N10 Nikon ha mantenuto il furbissimo alloggiamento per lo sportellino della fotocamera. Così anche i disperatamente disordinati come me non rischiano di perderselo. infatti, una volto rimosso dal fondo della Nikon Z, lo sportellino si alloggia in quell'incavo al sicuro e riposa all'interno del vano batterie della nostra Z. Il complesso Nikon MB-N11 più due EN-15c aggiunge una rassicurante zavorra di 460 grammi esatti al peso della fotocamera (sportellino incluso !). eccola qui, con battey-grip e 24-200 montato. il mio esemplare ha la matricola 290, quindi uno dei primissimi prodotti e tra i primi consegnati in Italia. lo stato delle batterie interne da display della Nikon Z si arricchisce di due colonne separate, Batteria A e Batteria B. Teniamo sempre d'occhio lo stato di carica della B, la più complicata da sostituire (è necessario estrarre la slitta, mentre la A esce a scatto). Le prime impressioni sono ottime, come da attese. La fattura e la finitura sono da Nikon, del tutto coerenti con la fotocamera. La presa in mano è eccellente e i comandi verticali funzionali. Il primo scatto di prova è stato questo, ad uno dei woofer da 15 pollici in vetro dei miei dipoli : naturalmente per una prova reale si dovrà attendere che la Lombardia diventi almeno Zona Gialla. Prima di Natale ? Speriamo. Intanto grazie Nikon e grazie Nital per avermi rifornito (si tratta di materiale di normale produzione destinato alla vendita che io ho acquistato con la mia credit card sul Nikonstore.it e che voi dovreste poter trovare già da oggi nei migliori negozi italiani).
  15. Scopo di questo articolo è illustrare le differenze di funzionalità e di risultati facendo macro a soggetti vivi - farfalle e libellule - con il MC 105/2.8S o il 100-400/4.5-5.6S. Presentiamo innanzi tutto i protagonisti: Come vedete, sono due lenti fisicamente molto diverse: meno di 700gr il 105 e poco più del doppio il 100-400, volume e dimensioni coerenti con la differenza di peso. A dire che il 100-400 è lente molto semplice da usare a mano libera ma il 105 lo è anche di più. Vedete anche più di un segno d’uso: questo test nasce da una esperienza "di campo" di molti mesi, fatta in ogni condizione. Tornando alle lenti, sono entrambe eccezionali, sotto ogni punto di vista. Ovviamente il MC 105/2.8S nasce per la macro, anche se ha una resa così splendida in termini di nitidezza, colori e sfocato da essere capace di fare benissimo qualsiasi altra cosa sia confacente ad un medio tele. Quindi, lasciatemi dire che gioca in casa. Z6II su MC 105/2.8S 1/160 f6.3 ISO 1600 - E' una delle prime immagini che ho ripreso con il 105, il 2/9/2021 - sul terrazzo di casa È più difficile dire per cosa nasca il 100-400/4.5-5.6S. Sul sito di Nikon USA, per presentarlo, ci sono fotografie di sport e di wildlife. Francamente, al minimo, avrei aggiunto anche qualche paesaggio. Insomma, per me resta valida la sintesi che ho usato nel 2018 quando ho scritto della mia esperienza sul campo con il suo predecessore, l’80-400/4.5-5.6 AFS VRII: “Quando la versatilità è importante”. Concetto che per questa nuova realizzazione, grazie al grande miglioramento della resa ottica, assume un significato nuovo in quanto, nel suo caso, la resa non è minimamente sacrificata alla versatilità (tornerò in argomento con un articolo che racconterà la mia esperienza a 360° con il 100-400 quanto prima). Z9 su 100-400/4.5-5.6@300mm 1/400 f5.6 ISO 100 - E' una delle prime immagini che ho ripreso con il 100-400, il 21/2/2022 - Norvegia. Come vedete, per me l'uso naturale del 100-400 è in situazione e per soggetti decisamente diversi dalla macro. Non di meno, molti appassionati della fotografia macro a soggetti vivi preferiscono usare lenti più lunghe del 105mm perché così facendo si possono garantire una più ampia distanza di lavoro conservando un buon rapporto di riproduzione. Sotto questo punto di vista il 100-400/4.5-5.6S è un vero campione in quanto mette a fuoco a meno di un metro (98cm a 400mm di focale; 75cm a 100mm di focale) e raggiunge un RR di 0.38x. Ma che significa? Non entrerò in analisi tecnico/teoriche, francamente non ne sono capace e qui su Nikonland abbiamo Silvio che è enormemente più preparato di me. Ma ve lo farò vedere. A 400mm e con il sensore ad 1mt tondo dal soggetto inquadra così (FX): Per dare qualche elemento utile, scattando questa fotografia il paraluce è a 66cm dal soggetto. Distanza che, a parità di rapporto di riproduzione - cioè dimensione del soggetto nella fotografia, potrei ulteriormente aumentare montando un tubo da 11mm, caso nel quale guadagnerei altri 9cm (perché? perché così facendo riduco il focus breathing aumentando la focale. Di solito lo si fa per poter mettere a fuoco più vicino, ma funziona anche in questo modo). Alla stessa distanza, se monto il 105MC ottengo questo (FX): Per dare un'idea, quel tubetto di crema solare è lungo 7.5cm. Per ottenere lo stesso RR con il 105MC mi devo avvicinare parecchio, riducendo la distanza tra soggetto e sensore a 44cm, che corrispondono a 22cm disponibili tra paraluce e soggetto. 22cm contro i 66 (o 75 con il tubetto) del 100-400/4.5-5.6S. Ovviamente, con il 105MC posso avvicinarmi ancora, fino ad arrivare al famoso 1:1 che il 100-400 non raggiunge. Ma con un soggetto vivo ed attivo è piuttosto difficile farlo. A questo punto credo sia chiara una prima discriminante: l’uso del 100-400/4.5-5.6S è preferibile a quello del MC 105/2.8S quando si debba stare lontani, avendo comunque un soggetto piuttosto ingrandito nel fotogramma. Ma per me non è tutto qui, quello è l’ovvio. Di fatto, c’è una ulteriore e secondo me anche più grande differenza. A 400mm abbiamo un angolo di campo di poco più di 6° mentre a 105mm siamo a oltre 23°. Questo significa che la scena inquadrata dietro al soggetto è enormemente più ampia e questo consente, a seconda del punto di vista, di avere mediamente sfondi meno presenti all’aumentare della lunghezza focale. Sottolineo mediamente: non significa che sempre a 105mm non si possano avere sfondi del tutto sfumati o che a 400mm non si possano avere ambientazioni ben rappresentate (beh, questo è molto più difficile). Ma, semplicemente, che con 400mm è semplice avere, anche in situazioni di "sfondo complicato" un risultato come questo: Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/400 f8 ISO 64 Oppure fare fotografie così: Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/2000 f11 ISO 4500 Mentre con il 105MC si fanno più semplicemente foto come questa (si, è la stessa coppietta di prima): Z9 su MC 105/2.8S 1/2000 f4 ISO 200 O questa, cercando i giusti riflessi sul corso d'acqua sopra il quale questa bellezza stava cacciando: Z9 su MC 105/2.8S 1/640 f5.6 ISO 64 Per meglio spiegare, di seguito lo stesso soggetto a pochi minuti di distanza e nella stessa posizione, giusto il tempo di cambiare lente: Z9 su MC 105/2.8S 1/1250 f2.8 ISO 72 Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/640 f8 ISO 500 Più chiaro così? Non è solo la differenza di ingrandimento a rendere diverse queste due immagini, è soprattutto il diverso angolo di campo! Quindi, in assenza di vincoli legati alla timidezza del soggetto - che ci possono far preferire o addirittura rendere indispensabile l’uso del 100-400 - la scelta tra le due lenti è sostanzialmente una scelta artistica, che produce immagini ben diverse tra loro. Ovviamente, con un po' di attenzione - ed il soggetto giusto - è possibile ottenere uno sfondo perfettamente sfumato anche con il 105MC ed anche a diaframma molto chiuso. Ma possibile, sul campo, non significa probabile. Z9 su MC 105/2.8S 1/125 f16 ISO 200 In ogni caso, vedete bene che l’impronta delle due lenti, che caratterizza le immagini, è ben diversa. Poi, uscendo per un attimo dall’ambito artistico, ci dobbiamo dire che il 105MC è più nitido del 100-400. Cosa ovvia. Ma anche che diaframmando uno stop o poco più il 100-400 alla massima focale ed alla minima distanza di messa a fuoco è comunque nitidissimo. 100-400: Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/800 f11 ISO 100 E ancora, non vuol dire che con il 105 non ci si possa avvicinare abbastanza: serve, però, di sicuro più pazienza ed “istinto del cacciatore” da parte del fotografo. Oltre ad un po’ di fortuna nel trovare soggetto e situazione giusta. Z9 su MC 105/2.8S 1/800 f5.6 ISO 500 Z9 su MC 105/2.8S 1/400 f4 ISO 90 Z9 su MC 105/2.8S 1/400 f16 ISO 1250 In sintesi quando scegliere uno e quando l’altro sul campo? È un fatto soggettivo e la scelta dipende molto dal risultato che si sta cercando. La mia esperienza d’uso mi porta a dire: 100-400/4.5-5.6S: - Quando non posso avvicinarmi e voglio un soggetto più grande. - Se lo sfondo è proprio brutto. - se…. ho quello e non il MC 105/2.8S ma voglio cimentarmi ugualmente nella macro. MC 105/2.8S: - Sempre Devo dire che, invariabilmente, preferisco il risultato fotografico complessivo che porto a casa con il 105MC e che, quindi, a chi persegue certi tipi di immagini non consiglierei di comprare il 100-400 pensando di usarlo prevalentemente per fare macro. Non è un caso se, in ambito macro, il 75% delle foto che ho fatto finora siano con il 105 e solo il 25% con il 100-400. Così come che, tra le svariate migliaia di foto fatte con il 100-400, solo una frazione sia in ambito macro. Ovviamente, altri fotografi possono avere altre opinioni o, più semplicemente, fotografare spesso soggetti non avvicinabili (o non avere la pazienza/voglia per farlo). Per loro, questo articolo dimostra gli ottimi risultati ottenibili con il 100-400 anche in ambito macro. Quindi: Horses for courses! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 25/8/2022
  16. Unboxing e come è fatto Scatolone di trasporto enorme, appena consegnato dal corriere. Ma confezione Nikon compatta, dentro. Analoga a quella di 70-200/2.8 e 100-400. e il contenuto ne ricalca lo stile protezioni in spugna e cartone, un foglio di cellophane ed eccolo che viene fuori a corredo il solito, l'astuccio morbido, i manualetti. finalmente, eccolo qui, libero da impegni con il suo bel paraluce di fianco L'estetica è quella inaugurata lo scorso anno dal 105/2.8 S, con la ghiera di comando personalizzabile con finitura diamantata. Il collarino del treppiedi integra l'attacco di sicurezza kensington (qui c'è il tappino aperto), il piedino è identico a quello del 70-200/2.8 S e del 100-400mm. anche la S è come quella degli ultimi Superior in primo piano il grosso tappo anteriore da 95mm il paraluce invece mi ha subito colpito. E' una spanna sopra tutto quello che si è visto sinora, ad eccezione di quelli in carbonio dei supertele superprofessionali. Mi sembra migliore di quello del 800/6.3. E' robusto, ben dimensionato, gommato, si inserisce con una scatto secco senza incertezze. Anche il pulsante di sblocco/blocco mi sembra un filo migliore. i comandi sono i soliti. Funzione 1, Funzione 2, limitatore di messa a fuoco con step intermedio a 6 metri, Autofocus/Manual Focus. Memoria di messa a fuoco programmabile dall'utente con l'indice della mano destra. l'iscrizione sul bordo esterno superiore a contatto col paraluce la denominazione dettaglio del vetro d'ingresso. Trattamento leggermente verde nella mia luce ambiente. Si vede tutto l'interno fino al diaframma. sull'attenti marine ! Montato sulla sua compagna ideale, la Nikon Z9 ben equilibrato e proporzionato. Più "tozzo" del 70-200/2.8 quanto lo è il 100-400 ma non più impegnativo da maneggiare Come evidenziato in questa foto di gruppo : quattro cavalieri Nikon : da sinistra il Nikkor F 500/5.6 PF, poi il nuovo 400/4.5, il 100-400 e infine il 70-200/2.8 confronto con il 100-400. Due bestie differenti nell'aspetto e nelle attitudini. Come anche nelle potenzialità espressive. Sono alternativi, non sovrapposti, per usi diversi. Del resto uno è un fisso di categoria superiore, l'altro uno zoom 4x. qui invece vi mostro un dettaglio di confronto tra il paraluce (super-very-cheap) del 500/5.6 PF e quello (super-pro) del nuovo 400/4.5 *** Primi scatti e prime impressioni il ritratto di Sigrid nel mio studio (sotto vetro). Dà un'idea della forza di questo obiettivo confermata da questo controluce a 3 metri di distanza nel pieno sole di luglio con George non troppo disponibile a posare che preferisce restare in ombra (lui viene dalla Northumbria, che ne sapeva che avrebbe trovato 35 °C da queste parti ?) La motorizzazione dell'autofocus si avverte appena mentre scorre (io scatto sempre in silenzioso). La messa a fuoco veloce. Il VR fa il suo lavoro. Lo sfuocato mi sembra molto interessante. Naturalmente cercherò di metterlo alla prova ... ma l'entusiasmo, con le temperature previste nei prossimi giorni, non vince la tentazione di stare in casa col ventilatore sparato in faccia ... Ma come anticipavo nel titolo, hanno sempre ragione loro Avevamo tante aspettative su questo obiettivo, quando inserito lo scorso autunno in roadmap. L'annuncio a fine giugno ha un pò stemperato gli ardori, almeno per quanto mi riguarda e, a leggere, altri pareri, anche da parte di altri potenziali acquirenti. Un pò per il prezzo, pericolosamente simile a quello del 500/5.6 PF (che però è sul mercato da 5 anni, sconta il passato interesse per gli obiettivi da reflex e non incorpora né gli ultimi aumenti di listino né il calo dell'euro, né le previsioni di penuria di componenti di qui ai prossimi mesi ... o anni), un pò per le sovrapposizioni con altri obiettivi già in nostro possesso, tipo il 100-400 VR o il 70-200/2.8 che qualcuno pensa di farsi bastare duplicandolo 2x. Ma anche, forse soprattutto, per il timore che Nikon avesse giocato "al ribasso" per risparmiare sui costi di produzione, su soluzioni e scelte di materiali. Nulla di più sbagliato e basta vederlo dal vivo per capire che invece è un obiettivo di fascia realmente PREMIUM, messo dentro una "confezione" destinata agli zoom di fascia media, perché purtroppo le foto proposte di lancio di Nikon sono sempre un pò troppo artificiose e rendono gli obiettivi come se fossero finti, anziché reali strumenti fotografici costruiti con criterio con leghe speciali e vetri ancora più speciali. Insomma, giò ad un primo esame si vede che é fatto maledettamente bene. Il paraluce è un piccolo gioiello. Il dimensionamento è perfetto. Il baricentro "calibrato" alla perfezione. Il peso piuma si poco più di un chilo non fa pensare che si possa rompere a solo guardarlo ... anzi. ma guardando meglio lo schema ottico ci rendiamo anche conto di tante altre cose. Che Nikon nemmeno è capace di mettere in luce. Come se fossero timidi nel sottolineare i loro sforzi. Vincenti, come in questo caso mentre certa concorrenza per un chilogrammo propone obiettivi a diaframma fisso f/11 ... Ci hanno raccontato ai tempi del lancio delle prime famose mirrorless full-frame 8-9 anni fa che i nuovi schemi ottici favorivano le focali corte. Ebbene, era solo metà della storia e adesso ce ne accorgiamo. Se guardiamo lo schema del nuovo 400/4.5 notiamo due cose. Che davanti c'è un solo elemento grande in vetro ED mentre gli altri vetri pregiati sono concentrati al centro, in diametri molto più contenuti di quelli costosissimi due precedenti superteleobiettivi. Queste lenti sono quelle deputate a correggere i difetti ottici, come le aberrazioni cromatiche e il piano di proiezione dei tre colori primari. Sono in vetro Super ED che una volta Nikon usava solo sul mitico 200/2 VR. Con l'aggiunta per sovramercato di un elemento a bassissimo indice di rifrazione. Elementi più piccoli e leggeri, quindi meno costosi dei grossi diametri in vetro ED o addirittura in fluorite. E in più sono dove sta il baricentro dell'obiettivo, rendendolo così equilibrato ... tanto da stare in piedi poggiato sul piedino (che naturalmente io ho subito smontato perché superfluo). Tanto da rendere superfluo l'approccio che avevamo ipotizzato in principio, con un elemento Phase Fresnel come i precedenti 300 e 500 PF su attacco F. Continuando con lo schema, passati i gruppi di controllo dello stabilizzatore integrato e della messa a fuoco interna, ci sono le ultime lenti responsabili della telecentricità del percorso ottico che, grazie al grande attacco Z e alla possibilità di andare più vicini al sensore senza i problemi legati allo specchio, consentono di perfezionare le correzioni ottiche fino a consegnare al sensore la migliore immagine possibile con diametri crescenti quando invece con l'attacco F vedevamo gli ultimi gruppi molto distanti dal piano pellicola e con lentine minuscole. la prestazione ottica qui è sintetizzata dal grafico MTF che essendo simulato, lascerebbe il tempo che trova se non fosse che già da qualche scatto libero e senza impegno, la prestazione ottica si manifesta in tutta la sua prepotente eccellente qualità. Nulla di tutto questo sarebbe possibile senza l'attacco Z. Come scriviamo dal 2018, la vera ragione per passare a Z é impiegare le nuove soluzioni ottiche, non per sostituire le reflex con macchine senza specchio ... Infine - ma l'ho già evidenziato, c'è solo da ribadirlo - la costruzione. Che rende il pur pregiato Nikon F 500/5.6 PF un oggetto veramente "economico" e che non si discosta per nulla dal più grosso e prezioso 800mm. Il tutto in poco più di un chilogrammo liscio, liscio. Se è vero che una costruzione premium non è necessariamente influente sulla qualità d'immagine, è normale che questa crei aspettative in termini di prestazioni. Sommando le peculiarità dello schema ottico e i grafici MTF quasi del massimo livello di categoria, probabilmente il prezzo finisce per diventare un elemento di secondo piano. Certo elevato ma poi non così ingiustificato, considerando che sul mercato non esiste altro 400mm come questo (il Canon 400mm f/4 DO è di un'altra categoria, è a diffrazione ma soprattutto, costa oltre 6000 euro a pari garanzia). In sintesi estrema, se ad un fotografo è necessaria una focale fissa di 400mm che promette alte prestazioni, luminosità relativa elevata insieme ad uno sfuocato eccellente che, purtroppo - lo dico per esperienza - il 100-400, concepito per fare altro, non può dare, allora questo nuovo Nikkor Z 400mm f/4.5 diventa una scelta obbligata. Tanto più che pur con la Z9, non peserà su braccia e articolazioni anche dopo una giornata di uso intenso e in borsa occuperà lo spazio del 70-200/2.8 S, ma con una potenza doppia. Insomma, queste sono le mie prime, oneste impressioni. Nei prossimi giorni cercherò di dare un peso concreto a queste mie affermazioni che per il momento restano nell'aria in questo pomeriggio afoso ...
  17. Una opportunità ormai rara, quella di paragonare sul campo, nel segno di Nikonland, due obiettivi che rappresentano il passato ed il futuro delle lenti specializzate in fotografia ravvicinata e macro. I due 105/2,8, quello F-mount in listino tra il 2006 ed il 2021, ed il moderno Z-mount, appunto del 2021, entrato in commercio col contestuale ritiro dell'altro dal catalogo. Ovviamente entrambi su Nikon Z9, con l'ausilio di un FTZ II che li rende simili in lunghezza... Simili in altezza si, ma non nel peso: tra le innovazioni consistenti della linea Z, infatti, la diminuzione sostanziale di peso delle ottiche...e, se il vecchio Micro 105VR era considerato un obiettivo poco pesante, in forza dei suoi 814g a cui aggiungere quelli dell' FTZii che cosa dovremmo dire del peso del nuovo MC105 dotato di baionetta Z ??? Chiaramente sensibile su di una Z della prima serie questa differenza di quasi tre etti, certamente meno sulla Z9, strumento di riferimento di questo test. Altro parametro, la distanza minima di maf a parità di RR: ci sono 2,5 cm di differenza tra i due obiettivi macro, cosa che può interessare in maniera differente certuni potrebbero infatti, a parità di RR, sentirsi avvantaggiati da una maggiore distanza dal soggetto. Ancora: la scala tradizionale del VR105, tripartita tra metri, piedi ed RR dà maggior conforto del moderno display del MC105 che non riusciamo ad ottenere di poter regolare in durata di apparizione, in effetti eccessivamente breve... Potendo tenerlo sempre acceso comporterebbe una diversa considerazione. Entra qui in campo inoltre, una differenza di base tra i due obiettivi in relazione alla lunghezza focale effettiva: quella del nuovo MC105 mi sembra leggermente inferiore a quella del vecchio VR105, ovviamente fino ad un metro dal soggetto, MC105 105VR MC105 VR105 al di sotto della quale quota conta, ben più della focale effettiva, il Rapporto di Riproduzione tra le dimensioni di soggetto e sensore MC105 105VR dorato il VR, come da antica tradizione per le ottiche Nikkor dotate di vetri speciali, tanto quanto austero il moderno Nikkor Z 14 lenti in 12 gruppi, una sola lente ED, trattamento ai nanocristalli sulla lente frontale, per il VR105 del 2006 16 lenti in 11 gruppi, ben tre lenti ED ed una ASPH, trattamento antiriflesso ARNEO per il Nikkor Z MC105 motore AF SWM per il più vecchio, stepper per il MC, silenziosissimi, al contrario dell'altro. VR integrato nel nuovo MC, disattivabile dal menù (o da uno dei tasti FN. Invece slider ON/OFF presente sul fianco del VR105. Piuttosto rumoroso l'intervento del VR del vecchio Micro Nikkor, rispetto all'assoluta silenziosità del nuovo MC: anche questi elementi, con soggetti animati inquadrati, possono fare subito una netta differenza. Anche ad obiettivo staccato dalla macchina, il nuovo MC105, scuotendolo, non dà quella sensazione di parti in movimento, più presente invece sul vecchio VR105 una bella differenza sul nuovo Z: il limitatore di fuoco che stavolta correttamente consente di evitare hunting dell' AF quando ci si trovi agli RR più elevati che consenta un obiettivo di questa categoria: tra la minima maf di 29cm ed i 50cm, che corrispondono ad un RR di 1:3,3 (peraltro bypassabile con la ghiera manuale di maf). Nel VR105, inspiegabilmente per un obiettivo macro, il limitatore di maf opera tra mezzo metro e infinito, quindi tutela maggiormente gli utilizzi a distanze non ravvicinate di questo obiettivo. Il desiderio di tutti noi nikonisti, in epoca full digital, sarebbe quello di poter programmare di volta in volta, da menù, il range utile dell' AF, in relazione al soggetto inquadrato. Proprio come auspichiamo una revisione dell'utilissimo focus stacking, che ci consenta di stabilire a mirino/monitor la distanza minima e massima di intervento dell' AF, in funzione della quale, unitamente agli altri parametri (diaframma, step di intervento, exp...) la fotocamera poi computi quanti scatti effettivamente servano a coprire il range richiesto. Non ci pare una opportunità da poco, tantomeno irrealizzabile... Andiamo quindi a valutarne le prestazioni sia in termini assoluti, sia in relazione all'adattabilità del vecchio VR105 (per chi ne sia ancora in possesso) su di una Nikon Z9: qual'è il presupposto di un test del genere, oggi, nel 2022 ...? Essenzialmente: essere già possessore del "vecchio" AF-S 105VR e considerare pregi e difetti della sua utilizzabilità su Z decidere sull'acquisto (da usato) di un 105VR piuttosto che di uno Z MC105 stabilire se passare a Z in funzione delle prestazioni del nuovo macro 105 (chi utilizzi questo obiettivo in misura preminente o esclusiva rispetto altri) E cosa si ricerca oggi in un 105mm Macro? Fondamentalmente nitidezza, microcontrasto, correttezza cromatica, tra le prestazioni fotografiche, inoltre precisione dell' AF, assistenza del VR, silenziosità del sistema. Ancora: distanza di lavoro adeguata ai soggetti preferiti, maneggevolezza nell'utilizzo a mano libera, completezza delle indicazioni relative a distanza, RR, pdc. Ma un obiettivo macro di questa focale è anche un mediotele che si può sfruttare non solamente ai diaframmi medi e chiusi, per i quali è sicuramente ottimizzato, così cominciamo proprio da qui, dai diaframmi a tutta apertura (f/2,8 nominale, ma che a seconda del diminuire della distanza di maf può diventare anche f/4,2 sul MC e f/4,8 sull' AF-S) MC105 f/2,8 105VR f/3 MC105 f/2.8 105 VR f/3 MC105 f/2.8 105VR f/4 MC105 f/4 105 VR f/3,3 MC105 f/3,3 e a tutta gamma dei diaframmi disponibili, fino all' improbabile valore di f/40 (a rischio di diffrazione e ...polvere) 105VR MC105 Ineccepibile la progressione dei due obiettivi a tutti i valori di diaframma ed anche la gradualità e, sopratutto, la gradevolezza dello sfuocato, grazie anche alle 9 lamelle del diaframma di entrambi questi macro. Ben differente invece, la prestazione dell'autofocus, pur in questa sequenza di scatti eseguita su treppiede, variando unicamente il valore del diaframma, cercando di utilizzare l' eyeAF ottimizzato per animali, disponibile sulla Z): ovviamente nessun problema con lo Z MC105, mentre il più vecchio AF-S ha chiaramente manifestato "allergia" a questa funzione, chiudendo oltre f/11: nel senso che il sistema rilevava l'occhio del tacchino, ma poi il sensore AF che si attivava era quello relativo alla parte piu contrastata del pupazzo, tra il corpo scuro ed il collo rosso (da f/16 in poi) Avvicinandosi al soggetto, oltre le distanze minime fisiologiche per un mediotele come un 105mm, ci si rende conto di quanto sia importante diaframmare ed anche pesantemente: la riprova questi due scatti che seguono, a f/8, che in questa condizione assomigliano maledettamente ad una apertura molto più luminosa di quella utilizzata... 105VR f/8 MC105 f/8 (da notare nel riflesso della finestra sul vetro del fisheye , come il microcontrasto del nuovo Z MC105 sia decisamente superiore, a parità di condizioni di ripresa) Una delle critiche più frequenti mosse negli ultimi anni al Micro Nikkor AF-S 105/2,8G specie dopo l'avvento di sensori come quello della D850 da cui deriva proprio quello della Z9, è stata quella relativa ad una certa abbondanza di aberrazione cromatica e di fringings... la buona notizia è che, grazie alle correzioni automatiche da fw delle fotocamere Z, estese alle ottiche F-mount attraverso l' FTZ, mi pare che sul sensore della Z9 si siano annullate quasi del tutto, come potrete constatare aprendo le immagini di questo articolo... ecco una ninfea ripresa col 105VR ed il suo crop... mi paiono assolutamente analoghe alla stessa immagine ripresa con il MC105 ed al suo crop... anche ai margini del pericolo di... zona diffrazione 105VR a f/22 MC105 f/22 così come anche le seguenti coppie di immagini realizzate ad f/11 e a TA dello stesso soggetto, assolutamente scevre, a mio avviso, da qualunque possibile influenza di aberrazione cromatica, anche sul più incline F-mount 105 VR MC105 altrettanto che in queste immagini realizzate ai diaframmi medi di entrambi gli obiettivi MC105 105VR Last but not least... un gruppo di immagini di Odonati, realizzate per testare la funzionalità dei due Macro alle distanze più ravvicinate in combinata con l'efficienza dei motori AF che nei due obiettivi, come detto, appartengono a generazioni differenti per tecnologia. Metto per prime e di seguito, quelle realizzate con il Micro AF-S 105G VR, a varie distanze e RR, ma sopratutto, a vario tipo di cellule AF, tra le tante disponibili su Z9 Le libellule sono dei soggetti molto stimolanti per colore, forme e, sopratutto, come palestra di pazienza nel loro avvicinamento. Non hanno propriamente delle strutture corporee indicate per essere aiutati dall' eyeAF: molto spesso il sensore viene ingannato e ritiene essere occhio una geometria delle ali, oppure il loro attacco dorsale, per cui probabilmente i sensori più adatti sono quelli di AF dinamico small e medio. Ma il motore dell'AF deve essere fulmineo per riuscire a cogliere l'essenza del tessuto oculare composto da decine di migliaia di organi visivi, perchè poi si evidenzi a foto ingrandita come perfettamente messo a fuoco. La postura di stasi, nella quale, lateralmente, troviamo l'ala a protezione del capo, non consente con facilità di individuare l'occhio retrostante. Insomma...guardate adesso gli scatti realizzati nello stesso contesto di soggetti e di luce, questa volta con lo Z Nikkor MC105/2,8 S su Nikon Z9 e poi ne parliamo... ... Vi prego di non farmi il torto di non aprirle, una per una, per comprendere il solco, la trincea, che solo quest'ultimo test scava tra i due obiettivi in lizza: una evidente supremazia dei motori stepper, silenziosi e fulminei nell'aggancio alla cellula del sensore AF, qualunque essa sia, rispetto all'obsoleto e più rumoroso SWM, nel determinare la reale differenza qualitativa tra una foto perfettamente (o tendente a esserlo...) a fuoco sull'esatto punto del soggetto dove si è puntato il riferimento di messa a fuoco. Impossibile senza milioni di scarti, ottenere in MF questi risultati, inutile perseverare a farlo con obiettivi come questo Micro Nikkor, non solamente fuori catalogo, ma definitivamente oscurato dalle alternative moderne. Anche con le libellule, lo stesso problema nei test dell' eyeAF che con il 105VR F-mount, si fermano ad f/11 e non vanno oltre, a differenza che con il moderno MC105 Z-mount, che lo gestisce anche alle aperture meno luminose di f/11 compatibilmente con le difficoltà del soggetto in questione, la libellula...insetto dai 28k di occhi... E' solamente a questo punto che mi sento di tirare le somme e di rispondere ai quesiti iniziali: chi possegga un Micro Nikkor 105/2.8G VR sappia che attraverso un FTZ I o II, potrà non solamente utilizzarlo nella pienezza delle sue funzioni, ma lo troverà decisamente migliorato dalla gestione fw dei file ottenuti, sulle prestazioni complementari in ragione di distorsione ed aberrazioni cromatiche chi debba decidere quale obiettivo dei due preferisca, legga il mio articolo e ne guardi le immagini SI !!! Se un motivo ci sia di passaggio al nuovo sistema Z, questo Nikor MC 105/2.8S è certamente un argomento fondamentale, per i cultori di questa focale e dei generi ad essa associati (non escluso il puro ritratto) Spero di non essere stato prolisso o, peggio, incompleto... Max Aquila photo (c) per Nikonland 2022 IT'S AN ICON IT'S A NIKON
  18. E' il primo fisso per Nikon Z che provo ed è e la lunghezza focale che per me è stata per quasi un decennio l'unica o quasi all'inizio della mia carriera di fotografo. Una scelta obbligata per Nikon ma anche per me per saggiare veramente le potenzialità del sistema. Il mio giudizio estremamente sintetico è che ci siamo, l'obiettivo è quello giusto per accompagnare la mia Nikon Z7, e che se questo è solo l'inizio, il futuro dei Nikkor Z sarà proprio luminoso ! "Guarda adesso il mio cappello. Sì, mio core, or è più bello: Sembra fatto inver per te." risponde Figaro alla Susanna che gli mostra trionfante il suo "nuovo cappellino vezzoso" (Mozart, Le nozze di Figaro, Atto I,Scena Ia) E sembra inver fatto per la mia Nikon Z7 questo nuovo Nikon 50mm f/1.8 S : con il paraluce a petali e il tappo anteriore e a confronto con il Nikon 50mm f/1.8G per reflex, attuale 50mm entry level Nikon con attacco F il confronto tra i due dà immediatamente la chiave per leggere il futuro prossimo delle ottiche Nikon. Cambia tutto, dal design, molto più minimal, senza iscrizioni dorate, sostituite da sobrie scritte bianche più grandi, in stile Zeiss. Cambiano le proporzioni, a partire dall'attacco enormemente più grande di quello, a destra, del Nikon G. La ghiera di messa a fuoco, in metallo, ben zigrinata, lunga ... quasi quanto tutto il 50mm G. E' in metallo anche il primo fusto dell'obiettivo, mentre è in policarbonato la parte anteriore, quella che termina con la filettatura per i filtri e con la baionetta per il paraluce in dotazione. L'unico comando presente è il selettore Autofocus, Manual Focus. Come per tutti gli obiettivi Z, il passaggio al Manual Focus inserisce la scala delle distanze analogica nel mirino. Ho scritto della lunghezza dell'obiettivo nuovo rispetto alla versione G. Non è fine a se stessa, la spiegazione è nello schema molto diverso tra i due obiettivi, così come il numero delle lenti complessive. lo schema ottico su 12 lenti del nuovo Nikon 50mm f/1.8 S (sono presenti due lenti ED e due lenti asferiche) lo schema ottico su 7 lenti del Nikon 50mm f/1.8 G (è presente una sola lente asferica) Ho usato questo obiettivo per un paio di settimane, prevalentemente in luce disponibile e praticamente sempre a tutta apertura. Ma voglio iniziare con due foto in studio, ad f/8, con il flash (un Godox AD600 Pro pilotato in TTL con softbox e nido d'ape) il risultato è di grande delicatezza. Non è un macro, intendendo in questo caso positivamente la precisazione. La nitidezza è di livello a tutto campo. Qui ho messo a fuoco con il pinpoint in AF-S sulla testa della vite esagonale in acciaio inox a sinistra sul pilastro. Siamo a tutta apertura e possiamo vedere la nitidezza sul taglio verticale appena davanti e dietro la vite, la transizione degli sfuocati, la resa delle ombre e dei punti di luce. Cielo coperto, luce disponibile. f/1.8, ISO Auto, tempo corrispondente contando sulla stabilizzazione offerta dal sensore della Nikon Z7 dettaglio 1:1 della testa di Blackey che mi guarda sconsolato. Da anni si vede oggetto di foto di test di tutti i generi, pubblicati subito in barba alla sua sacrosanta privacy ! la foto complessiva. Sempre f/1.8, sempre in luce disponibile. Nitidezza in sviluppo come proposto da Nikon a Lightroom per l'occasione c'è in giro anche il suo amico-nemico Johnny Storm, qui in dettaglio 1:1 e poi a tutto frame nella foto d'insieme si intravede l'effetto della vignettatura su una foto reale. Si corregge facilmente on-camera o in sviluppo ma a me non dispiace in un 50mm. Certo non andrò a cercare la nitidezza massima negli angoli estremi ad f/1.8. Qui il mio soggetto è dove piace a me, e gli occhietti furbi di Johnny coprono meno di 1/100 della superficie dell'immagine, eppure si vedono benissimissimo ! una veduta del ponte sul Naviglio Pavese a Porta Ticinese a Milano. Sempre f/1.8, sviluppo su Standard, senza particolari effetti. Anche qui nitidezza esemplare, a tratti addirittura ... spaziale. picture control su Matita, appena aperte le ombre in sviluppo per rendere leggibili i dettagli il pavimento del lungo Naviglio qui stavo puntando la ragazza ricciolina dall'altra parte del Naviglio, davanti passava Silvio Renesto Jana in via Tortona. Luce pomeridiana di novembre. Sempre f/1.8. Sfuocato morbido ed avvolgente, picture control su Ritratto, chiaro ma senza eccessi, come si conviene ad un obiettivo più adatto al ritratto stretto. qui sempre Jana dentro ad un ristorante ed io fuori attraverso il vetro. Luce mista, luci di tutti i generi all'interno e prevalenza di pareti dipinte di ocra. stesso caso ma in bianco e nero per annullare l'effetto delle dominanti, comunque ben corrette nel colore (wb automatico) qui ci sono luci di disturbo ovunque. Per mettere a fuoco in questa circostanza ho risolto con la zona dinamica in AF-S qui siamo all'esterno del ristorante, lei è seduta in ombra e comunque la luce è tenue e bassa (pomeriggio di novembre) idem, ma più da vicino e con l'effetto del lampadario interno che intanto si è acceso Belka distesa con la luce che entra dalla finestra. Mattino di novembre con il cielo coperto. Sempre ad f/1.8. tutto lasciato al naturale in sviluppo. Sempre Belka in versione più aggressiva, controluce davanti alla finestra. Bianco e nero nativo on-camera, sviluppato poi in Lightroom con il profilo corrispondente della fotocamera. Il bello della Z7, qui ben coadiuvata dal Nikkor Z 50/1.8S è che ho letto la luce perfettamente a mirino mentre scattavo, ottenendo esattamente l'effetto di esposizione che cercavo. Io scatto sempre in Manuale, in questo caso variando la sensibilità necessaria ad avere l'esposizione che volevo anzichè diaframma o tempo, Con lente addizionale Marumi DHG330 da 62mm (+3 diottrie) Contando sul passo filtri da 62mm, ho provato anche con la mia lente addizionale "piccola" (l'altra è a passo 77mm) per potermi avvicinare di più ai soggetti qui c'è il piccolo beniamino di casa, Toby, in braccio alla nonna messa fuoco sull'occhio per quanto reso possibile dals uo "moto browniano" la cinghietta del centenario Nikon. Qualcuno potrà mai dire che non sono nikonista ? Nikonista per me è un modo di essere, non è una cosa cui penso, mi viene naturale Le mie prove sul campo sono sempre di natura fotografica, non amo particolarmente fare o proporre scatti di laboratorio, credo che non portino a molto perchè poi le foto del mondo reale possono differire grandemente da quanto vediamo su una mira ottica. Per esempio, come avrete notato, la nitidezza già a tutta apertura di questo obiettivo è grandiosa, ciò si può spiegare anche con la ridotta aberrazione cromatica longitudinale (LoCa) e con lo schema complesso. Ma nella realtà non si nota alcuna aberrazione nelle foto, anche in situazioni complesse. E la vignettattura, presente fin a diaframmi medi, nelle foto di strada non si vede per nulla (tanto che io qualche volta la aggiungo artisticamente). Cionondimento : Aberrazione Cromatica Longitudinale (LoCa) Direi molto ben contenuta e sul piano di quella del Nikon Z 24-70/4 (altro campione di nitidezza), non da obiettivo apocromatico ma non è un oggetto che viene venduto come "senza compromessi". Il marchio Superior mi pare ben meritato rispetto ad altre realizzazioni Nikon anche correnti. vignettatura esasperata in sviluppo (aumento del contrasto con i cursori di bianco e nero). Ad f/1.8 abbastanza marcata ma la maschera è circolare. Si riduce ad f/2.8, tende a diventare trascurabile (ma ancora presente ed evidente, almeno fotografando pareti bianche o cieli tersi) ai diaframmi f/4 ed f/5.6 Oltre f/8 io non andrei per evitare la diffrazione (è una raccomandazione personale per tutti gli utenti della Nikon Z7). ma come sappiamo in automatico questo effetto viene corretto sia oncamera che in sviluppo del NEF. Conclusioni Insomma, non mi dilungherei troppo oltre. L'obiettivo mi è piaciuto. In particolare per la costruzione e per come stia naturalmente in mano. La sua nitidezza induce ad usarlo sempre tutto aperto. Ha uno sfuocato molto piacevole anche, forse non sarà il più cremoso del mondo ma somiglia più a quello di un 85/1.4 che del "normale" 50/1.8 cui siamo abituati da sempre (quello a 7 lamelle di diaframma, per intenderci !). L'autofocus è veloce e silenzioso. Il prezzo proposto al pubblico (699 euro tutto compreso) potrà sembrare elevato ma io credo sia in linea con le prestazioni dell'obiettivo, considerando che stiamo comunque entrando in un'era in cui tutto sarà high-end (dobbiamo confessarlo : siamo una specie protetta e in via di estinzione. I più fotografano con lo smartphone e i residui fotografi disposti a dotarsi di buon materiale fotografico, sempre di meno. I produttori non hanno tante alternative rispetto ad un generalizzato ed inesorabile aumento dei prezzi per compensare la riduzione del numero di pezzi venduti). Sulle dimensioni in raffronto al piccolo 50/1.8G, ho già detto. Chi fosse scettico provi a maneggiare i due contemporaneamente e poi mi dirà cosa ne pensa. Sinceramente ho sempre considerato il pur onesto Nikon 50/1.8G un obiettivo da montare per fare le foto di rito dei corpi macchina Nikon ma raramente mi viene voglia di utilizzarlo. Sta la in un angolo e basta. Invece questo 50/1.8 S sarà mio appena disponibile presso il mio abituale fornitore di materiale fotografico (è in distribuzione in questi giorni) E tra i miei obiettivi più usati per i prossimi mesi. La mia Nikon Z7 è sempre pronta all'uso sul tavolo (mentre le reflex stanno nell'armadietto), con il 50/1.8 S farà coppia quasi sempre fissa. Mentre è Jana che ci saluta, sembra che Nikon con questo 50/1.8S ci voglia avvisare che se già troviamo queste prestazioni elevate, ma non ancora superlative, possiamo già cominciare a sognare cosa ci potrà riservare il futuro 50/1.2 S progettato senza compromessi sulla base dell'esperienza dell'esoterico Nikkor Z Noct 58/0.95, obiettivo che resterà fuori dalla portata per molti, specie per chi come me preferisce avere un autofocus eccellente al focheggiare a mano. Sinceramente io non vedo l'ora che ci sia una serie di fissi di altissimo lignaggio, possibilmente f/1.2, per Nikon Z. Ma intanto che aspetto pazientemente - adesso che grazie al nuovo attacco Nikon Z so che è finalmente possibile - non mi sentirò certo insoddisfatto da questo 50/1.8S che già oggi rappresenta più di quello che il miglior 50/1.4 Nikon ci abbia mai offerto (ed io li ho avuti tutti, 58/1.4G compreso) ... insomma, finalmente ci siamo !
  19. La scelta di Nikon per un grande bocchettone sulle mirrorless Z è certamente premiante. Stiamo assistendo negli ultimi mesi al fiorire di molte realizzazioni ottiche di terze parti, prima impossibili già solo a pensarle ed una delle sorprese di questa estate 2020 è stato certamente il fisheye diagonale 11mm f/2,8 a baionetta Z costruito da TTArtisan, marchio di Shenzhen Mingjiang Optical Technology Co., Ltd. fondata nel giugno 2019 che si definisce sul suo sito essere: "un produttore professionale che integra ricerca e sviluppo, vendite e servizi, dedicato maggiormente alla ricerca e sviluppo, per dei buoni obiettivi, pur mantenendone il prezzo accessibile: concentrato sulla tribù dei fotografi e sulle esigenze degli appassionati, oggi entra nel gruppo dei players, trasformando le idee in oggetti concreti." Si presenta subito sul mercato con cinque realizzazioni: Di certo un produttore dinamico: alla nostra richiesta di provare l'unico dei cinque nuovi obiettivi ad essere dotato di baionetta Z, non solo ce l'ha mandato senza indugio, ma ci ha anche rivelato di conoscere Nikonland come sito di riferimento per le realizzazioni ottiche a baionetta Nikon. Mauro ne ha fatto immediatamente un'anteprima e poi me lo ha consegnato per il test che ho condotto nel mese di settembre sulle Nikon Z 5, 6 e 7 avendo la fortuna di poterne disporre contemporaneamente. Stiamo dunque parlando di un fisheye dall'angolo di campo da 180° non circolare, bensì rettilineare, ossia che consente la copertura completa del formato FX, il quale, opportunamente tenuto in bolla... consente di ottenere immagini quasi indistinguibili da un grandangolare della stessa focale, ma che però si limiterebbe ad esprimere un angolo di campo attorno a soli 126° Si tratta di una realizzazione solo meccanica, priva di contatti elettrici in baionetta, per cui non riconoscibile dalla fotocamera, la quale si comporta comunque come con ogni obiettivo MF le venga anteposto, pur non riuscendo neppure a registrare sugli EXIF il dato relativo alla lunghezza focale eventualmente inseribile a menù (nel quale comunque manca la focale in oggetto, mai realizzata da Nikon nella sua lunga storia di ottiche), costruito senza economia di materiali, tutto in metallo, pesa circa mezzo chilo senza i tappi (anteriore a calotta anch'esso in metallo) ed è alto 8,6cm per un diametro di 6,5cm. Nessuna filettatura per filtri anteriore (ovviamente) ma neppure posteriormente per lastrine. Costruzione di 11 lenti in 8 gruppi, abbastanza simmetrica, con un elemento frontale molto contenuto nella sua curvatura, pur esprimendo quell'angolo di campo davvero spropositato per un obiettivo dal costo contenuto entro i 200 euro. Diaframma a 7 lamelle, dalla luminosità massima di f/2,8 fino a f/16, ghiera molto fluida, priva dei click ai singoli stop. Ghiera di messa a fuoco ampia e di facile presa, con fuoco minimo a 17cm dal soggetto, che al diaframma più chiuso consente un campo di nitidezza che passa da 25cm fino ad infinito, lavorando prevalentemente in iperfocale, come di consueto con simili focali. Un occhio di pesce che nei formati APS-C era da tempo già presente con una miriade di marchi di tutti i generi, spesso accomunati dal progetto ottico, questo mi è subito sembrato diverso per la sua capacità notevole di resa sufficientemente uniforme per un fisheye di questa proiezione e, per giunta, su pieno formato. piacevole per forma, rastremata ad entrambe le estremità, grafica e materiale, come nelle corde di questa giovane casa cinese, nata probabilmente dalla fuoriuscita di progettisti e mkt men da altre fabbriche dello stesso ambito. Sono di certo i panorami cittadini a destare la prima sorpresa con un fisheye simile: dalle prime distorsioni prospettiche per... "farci entrare tutto" con le linee ortogonali paurosamente inclinate a infondere il senso della vertigine, fino a quando non si cerchi di correggerne la tendenza già in inquadratura, tenendo come riferimento l'orizzonte, da mantenere il più ...orizzontale possibile altrimenti comunque prezioso per unire in unica inquadratura elementi edilizi che a condizioni normali, con un 24 o 28 mm necessiterebbero di uno stitching tra più scatti Il secondo passo è la rivisitazione delle architetture consuete, che con questo 11mm si "piegano" alle intenzioni del fotografo itinerante come banco di prova uso spesso piazza Villena e Pretoria di Palermo: sono talmente belle che sopportano qualsiasi ingiuria fotografica osi praticar loro Con 180° di angolo di campo il Sole si intercetta con ogni probabilità: da queste foto si osserva come l'antiriflesso di questo TT artisan sia molto buono, senza raggiungere l'eccellenza di obiettivi proprietari di ben altro prezzo... ma è solo forzandolo all'estremo che si ingenerino determinati flares, quasi mai ghost... così come, utilizzandolo in maniera più cauta, si riescono ad ottenere immagini di grande effetto, ben accettabili in termine di distorsione ai bordi... Maggiore sorpresa quella di ritrovare anche doti di nitidezza a distanze di ripresa inaspettate per un 11mm, come la volta della Chiesa della Martorana, dietro Palazzo delle Aquile come da questo crop si può ben notare, relativo ad uno scatto a mano libera su Z7 a f/2,8 t 1 sec ISO 64... Immagini facili da realizzare per avere grande effetto, sono chiaramente quelle di vedute che abbiano una profondità prospettica notevole dove i bordi anche eccessivamente deformati non vengano interpretati come difetto, bensì come caratteristica della lente in questione specie curandone la messa in bolla... Oppure all'opposto, esaltando le proporzioni inquadrando soggetti dal basso... ... oppure dall'alto Effetti differenti quelli ottenuti inquadrando lo stesso ambiente, in verticale oppure in orizzontale così come sfruttando la dilatazione della prospettiva in ambienti particolarmente piccoli, come un abitacolo di autovettura altrimenti ingestibili fino ad arrivare ....ad una Grotta (quella di Santa Rosalia, su Monte Pellegrino) dove la grande luminosità di questo fisheye, aiuta ad interpretare inquadrature altrimenti difficili da comporre per arrivare poi al ...total fun, con inquadrature che diano dettaglio al primo piano ed il contesto attorno al soggetto, all togheter !!! dove anche la curvatura dell'orizzonte diventa funzionale alla tipologia di soggetto... Insomma, una grande impressione per un obiettivo che attirerà molte persone, non solamente per il prezzo davvero invitante, ma sopratutto per la resa cromatica davvero una spanna al di sopra delle altre realizzazioni che su formati digitali inferiori ho provato negli ultimi anni. E un ringraziamento particolare alla Responsabile Marketing di TT artisan, subito disponibile e dinamicamente orientata al risultato: come questo 11mm f/2,8 Max Aquila photo (C) per Nikonland 2020
  20. Qualche giorno fa ho messo alla prova la scheda CFexpress da 120 gigabyte serie Gold di ProGrade Digital : il risultato mi ha fatto venire la curiosità di provare la più capiente (e potente) Cobalt da 325 gigabyte per cui la casa produttrice segnala tra le specifiche una velocità media di 1.000 megabyte/secondo con un picco di 1.400. Prestazioni di laboratorio, ovviamente, difficili da riprodurre nella realtà. Ma io ho voluto vedere e, complice un repentino calo del prezzo (da oltre 600 euro a 455) ne ho ordinata una che è arrivata questa mattina. Ed eccola qua : le due generazioni a confronto : sulla sinistra quelle ProGrade (ex Lexar) da 325 e 120 gigabyte in formato CFexpress e a destra la XQD Lexar Professional da 128 gigabyte con cui ho fatto tutte le miei foto con D5, D850, D500, Z6 e Z7 fino ad oggi Entrambe le schede ProGrade sono prodotte in Vietnam si distinguono esclusivamente per l'etichetta dorata e argento (di che colore è il cobalto ? Io ricordo il colore BLU cobalto ...). la confezione è identica l'unica differenza è nella capienza e nella indicazione di velocità in lettura (R) e scrittura (W) differenti nella Cobalt, ed indistinta (e ben distante dal vero) nella Gold. le ho messe alla prova entrambe nel lettore ProGrade specifico per el CFexpress (e non compatibile con le XQD) collegato ad una porta USB 3.1 Gen 2 (identico come standard ad USB 3.2 Gen 2) sul mio nuovo pc (un i9 ad 8 core con 32 gigabyte di memoria e un disco NVMe da 2 TB capace di 3.000 megabyte al secondo) I dati di misura in ambiente operativo CrystalDiskMark esegue dei test sintetici che cercano di simulare un carico in differenti condizioni di un generico supporto di memoria Aja invece simula il flusso video Infine ho voluto fare una prova che più semplice non c'è. Ho preso una cartella con circa 45 gigabyte di file NEF e JPG di taglio comune e l'ho copiata dal mio disco NVMe alle due schede Sulla sinistra trovate sempre i dati di misurazione della scheda da 325 gigabyte, sulla destra invece quelli della 120. Vedendo questi numeri (che sono ripetibili e che io ho ripetuto più volte) mi verrebbe da pensare che a parte il taglio (302 gigabyte utilizzabili contro 112 gigabyte) sia il controller che i chip siano gli stessi. O, se vogliamo vederla in un modo differente, più pragmatico, che nel mio sistema (che non è una workstation high-end è un normale computer desktop di fascia alta) si comportano esattamente in modo uguale, fatta salva la differente capienza. Infine per simulare le situazione più comune di chi abbia una scheda XQD 2933x e la legga con un lettore USB 3.0 di fascia media (in questo caso il lettore Sony che Nital regalava non mi ricordo più se con la D4 o la D5) ho rifatto le misurazioni : i numeri sono differenti da quelli del test della 120gb pubblicati l'altro giorno perchè là ho utilizzato l'eccellente lettore XQD Lexar che è il miglior del mercato (oggi difficile da trovare) e che fa volare al massimo le mie 2933x. Ma non sarà così per tutti. Quindi in conclusione ? Con la precisazione che questi non sono test di laboratorio ma in ambito ordinario, quelli del pc di (quasi) tutti noi, e che per avere le massime prestazioni di ogni sistema ogni collo di bottiglia va accuratamente esaminato (il tipo di lettore, il modello, la connessione, il disco da cui o verso cui copiate le immagini), possiamo concludere sommariamente ma senza volere essere asseveranti che : le due schede di memoria CFexpress di ProGrade sono sostanzialmente equivalenti per prestazioni al netto della differente capienza le due schede di memoria CFexpress di ProGrade sono all'atto pratico circa 3-4 volte più veloci della XQD Lexar 2933x non ho motivo di ritenere che la Cobalt sulla Z6 o la Z7 si comporti diversamente da quanto non faccia la Gold. Morale ? Con le CFexpress non abbiamo più il fornitore unico residuale come per le XQD. Con le CFexpress adesso abbiamo finalmente tagli convenienti per chi ha bisogno di schede superiori ai soliti 32-64GB che per molti sono già abbondanti ma che per fotografi come me invece sono solo un fastidio. Che il prezzo per gigabyte sta tendendo ad abbassarsi verso cifre interessanti, almeno considerando ProGrade Lo ribadisco a scanso di equivoci : tutto questo vale in ambito informatico e non lato fotocamera. Io non percepisco alcuna differenza apprezzabile nell'uso delle CFexpress rispetto alle XQD sulle macchine Nikon Z. Per vedere migliori prestazioni fotografando penso che si dovrà attendere la prossima generazione di fotocamere.
  21. Pare che Nikon sia partita a bomba... https://www.nital.it/press/2022/nikon-sviluppa-mc-n10.php
  22. Nel catalogo di obbiettivi per le nostre Z ci sono ormai numerosi zoom transtandard, di varia luminosità e qualità costruttiva differenziata. Con la luminosità costante f4, una importante via di mezzo tra f2.8 delle proposte più luminose e l'apertura variabile del 24-200 ne abbiamo due: il 24-70/4S, la prima lente uscita in kit con le primigenie Z6 e Z7 che ho posseduto ed usato con soddisfazione fino a pochi mesi fa, ed ora il 24-120/4S, oggetto di questo articolo. Max e Silvio, in diversi occasioni, hanno avuto modo di parlarne. Aggiungo ora la mia voce alla loro. Z9 su 24-120/4S @34mm 1/125 f8 ISO 64 La domanda che ha in mente chi legge un test è sempre la stessa: come va? Rispondere, come spesso è accaduto nei precedenti test di lenti Z, è piuttosto semplice: va molto bene, praticamente ha solo un difetto - un po' di vignettatura - con il quale è piuttosto semplice convivere visto che è il difetto ottico più semplice da correggere via SW. Detto questo, secondo me ne ha comunque un pochino meno del 24-70/4. Ne vedremo più avanti alcuni esempi. Cosa aggiunge all'articolato ventaglio di zoom transtandard precedentemente menzionato? In sintesi, una notevolissima versatilità data dal range di focali, che non viene "pagata" con apprezzabili compromessi ottici: la lente va bene a tutte le focali ed a tutte le aperture. Ovviamente migliora chiusa uno stop, sia in termini di vignettatura sia di nitidezza, fino ai bordi/angoli più estremi. Al centro, ed ovunque esclusi gli angoli, sostanzialmente a f5.6 raggiunge il massimo. Chiudendola ancora uno stop - f8 - migliora ancora un pochino gli angoli, e la vignettatura sostanzialmente sparisce. Nella pratica, f8 ed f11 sono uguali a da f16 inizia vedersi un po' di diffrazione (ma non preoccupatevi, fino ad f16 non è un problema ad elevato impatto: quel diaframma si può usare ogni volta che serve!). Ma non capite male: se non siete in cerca di profondità di campo, è usabilissima anche a tutta apertura, garantendo apprezzabili stacco dello sfondo e sfocato - ovviamente non cremoso come lenti f1.4! Continuando con i difetti, non ho eseguito test sulla distorsione ma, ad occhio e con soggetti "normali" (non ho fotografato al mare o in città), non mi sembra un grande problema - direi che è in linea con il tipo di realizzazione (esiste come in tutti gli zoom di questo range, ma si corregge con il SW). A me, in sintesi, piace molto ed è diventato un elemento stabile del mio corredo, praticamente venendo con me, da quando lo ho, in tutte le uscite nelle quali ho portato la Z6II (o la Z9 ). Un vero record da questo punto di vista! In particolare per me, che non sono mai stato un amante di questo tipo di lenti preferendo la coppia formata da zoom grandangolare e zoom tele.... con niente in mezzo. Ma quella scelta era dettata dalla necessità in quanto, prima di questa (e prima del 24-70/4S), non avevo ancora trovato una soluzione dalle giuste prestazioni nel giusto peso ed ingombro. Z6II su 24-120/4S @28mm 1/125 f16 ISO 100 Z6II su 24-120/4S @85mm 1/320 f11 ISO 100 Lo trovo utilissimo nelle escursioni in montagna come vedete qui sopra, in due scatti presi a pochissima distanza di spazio e di tempo uno dall'altro, fotografando paesaggi ed in generale natura. È anche molto a suo agio nel reportage, proprio per la versatilità data dalle focali disponibili e dalla luminosità che, in combinazione con la stabilizzazione sul sensore (questa lente non ha un proprio stabilizzatore), non obbliga ad alzare troppo gli ISO. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Z6II su 24-120/4S @34mm 1/160 f16 ISO 100 Z9 su 24-120/4S @27mm 1/1000 f16 ISO 64 E credo sarà molto a suo agio anche in vacanza, ma per questo devo aspettare ancora un po'! Altre caratteristiche decisamente interessanti sono un autofocus molto veloce, lo definirei sostanzialmente istantaneo, e la capacità di mettere a fuoco molto da vicino, cosa che "aiutata" da una lente diottrica (qui la Canon 500D) ci porta ad aumentare ancora la versatilità della lente, considerata la notevole qualità ottenibile. Z6II su 24-120/4S @24mm 1/500 f8 ISO 100 - Canon 500D e Godox AD100Pro Z6II su 24-120/4S @76mm 1/200 f5.6 ISO 50 - Canon 500D e Godox AD100Pro Aggiungo anche costruzione di buon livello, nello stile Z, abbinata ed un peso contenuto sia rispetto alle precedenti realizzazioni F di pari focale (630gr vs 845gr - 710gr+135gr di FTZ) sia rispetto al 24-70/S (630gr vs 500gr). Ed una apprezzabilissima resistenza al flare, anche con il sole forte nell'inquadratura. Che peraltro rende con un bellissimo effetto stella grazie alle lamelle del diaframma. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/200 f16 ISO 64 Ma perché è così meglio del 24-7074S? per almeno tre motivi, tutti per me sono stati decisamente rilevanti nella decisione di sostituirlo con questo. Il primo è la disponibilità di quei mm tra 70 e 120. La differenza non è piccola, in quanto le focali 80-100mm sono quelle che preferisco per certi tipi di viste in montagna. Ma lo si vede molto bene fotogrando un po' di tutto, sia per la differenza di prospettiva e compressione dei piani sia per il molto più banale ragionamento sul campo inquadrato, che a 120mm è poco più di 1/4 di quello inquadrabile a 70mm (e volendo raggiungerlo con il crop il file della Z6II passerebbe da 24 a circa 7 mpix!). Z6II su 24-120/4S @120mm 1/1250 f8 ISO 100 Il secondo e più importante è che questa comodità non si paga con cadute di prestazioni, il 24-120/4S è semplicemente una lente migliore - non molto migliore ma migliore - del 24-70/4S nelle focali equivalenti (almeno della copia che ne avevo io confrontata a questa copia del 24-120/4S). E soprattutto conserva la qualità dei 70mm fino ai 120mm senza particolari cedimenti, anche su corpi risolventi come la Z9. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/500 f13 ISO 64 Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Il terzo è che meccanicamente è decisamente meglio costruito e mi sembra decisamente più in grado di seguirmi nelle mie avventure. In più, piccolo plus ma comunque un plus, ha filettatura standard da 77mm e quindi può fare coppia perfetta con il 70-200 od il 100-400. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/100 f8 ISO 64 Quindi, per me, è promosso a pieni voti! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 20/03/2022
  23. Quando nell'agosto 2018 Nikon ha presentato le prime creature della baionetta Z, ossia Nikon Z 7 e Nikkor Z 24-70/4 , affiancò loro immediatamente un adattatore, l' FTZ che come da sigla consentisse l'utilizzo degli obiettivi F sulla baionetta Z (F To Z) e poco dopo pubblicò questo manifesto, molto induttivo per il pubblico dei nikonisti ...riallacciandosi a precedente iconografia (una Z6 con FTZ innestato, che fronteggia una moltitudine di obiettivi a montatura F) Nel frattempo, trascorsi già più di tre anni, la fantasia dei progettisti cinesi, unita al senso da bricoleur dei fotografi amatoriali, ha un pò confuso le idee a chi arriva a cose fatte e si metta a sperimentare ibridazioni delle più disparate. Siamo stati tra i primi al mondo (10-2018) a pubblicare un articolo sull'adattatore FTZ Su queste stesse pagine abbiamo peraltro più volte ed in più puntate (ricavandone molto successo) raccontato di un marchio in particolare, nato da poco, Megadap di Gabale, che è riuscito a produrre degli adattatori programmabili con i dati dell'obiettivo in uso, che ne consente entro certi limiti la messa a fuoco (MTZ11) o la compatibilità con obiettivi a baionetta Sony FE (ETZ-11) Abbiamo quindi, da poco, pubblicato un importante articolo, come il primo sul FTZ a firma di Mauro Maratta, sul confronto prestazionale tra il primo adattatore Nikon FTZ ed il secondo, appena commercializzato, FTZ II ...dove tra le altre cose si smitizzano le leggende metropolitane nate nelle more, secondo le quali tali adattatori avrebbero influenza sulle prestazioni degli obiettivi collegati (e la versione II fosse nata proprio per evitarle): smentendo tali voci a vantaggio della assoluta loro neutralità elettrica e differenziandosi unicamente per il diverso disegno. Siamo quindi in una fase nella quale abbiamo preso piena coscienza dell'enorme potenzialità di adattabilità di questa enorme baionetta Z ad una moltitudine di obiettivi di tutti i tempi e, addirittura, di quasi ogni baionetta proprietaria. Come?.... L'ho scritto in un paio di occasioni negli ultimi mesi e riprendo quell'elencazione fatta allora: Ma il forum e le esperienze che ci capita di ascoltare al riguardo, ci comunicano la necessità di fare chiarezza su quale adattatore utilizzare e perchè, sulle nostre Nikon Z. Ho voluto quindi riassumere con una immagine i vari concetti che mi preparo a spiegare nel particolare: eccovi una Nikon Z5, sopra la quale campeggiano quattro adattatori e altrettante colonne di ottiche dedicate...: Nikon FTZ (modello I o II ....non cambia, se non per la Z9, il concetto) adattatore senza contatti elettrici, da baionetta ottica F (non Ai, Ai, AiS etc) a baionetta mirrorless Z Megadap MTZ11 Megadap ETZ-11 1) Nikon FTZ I e II Nikon ha costruito questi adattatori per sopperire alla provvisoria mancanza nel catalogo delle ottiche Z di determinate focali, invece presenti sul catalogo F, sia per consentire ai possessori delle mirrorless di potere costruire un corredo completo, acquistando dal catalogo F ciò che ancora manchi in quello Z, sia per poter continuare ad utilizzare sulle mirrorless Z gli obiettivi in nostro possesso che abbiamo utilizzato (o continuiamo contemporaneamente ad utilizzare) sulle reflex Nikon: una questione di abitudine, di economia di risorse, di momento di transizione... Da qua potete scaricare il libretto di compatibilità ottica degli FTZ Nikon, dal quale estraggo questo importantissimo, quanto chiaro specchietto: Cosa ci dice Nikon ? Comprate un FTZ se desiderate trasferire la maggior parte delle funzioni di un obiettivo a baionetta F sulla vostra nuova fotocamera mirrorless Nikon Z ! E quali sono gli obiettivi che trasferiscono elettricamente tutte le funzioni alla fotocamera? Quelli del primo rigo solamente: ossia obiettivi Nikon AFS, AFP, AF-I, G, E: ossia tutti gli obiettivi Nikon F dotati di motore incorporato, dagli AF-I degli anni '90 agli ultimi AF-P ed AFS a diaframma elettronico (E) Degli altri obiettivi restano esclusi tutti quelli "cosiddetti" AF ma privi di motore incorporato (prima serie AF e AF-D) che trasmettono i dati esposimetrici, ma non possono funzionare in autofocus per il semplice fatto che le mirrorless Z non sono e non saranno più dotate del motore incorporato per attivare la messa a fuoco di quegli obiettivi, che erano dotati di un manovellismo collegato tramite un nottolino allo "spiedo" della fotocamera reflex. Nikon non ha voluto escludere del tutto dall'utilizzo in Z questi ormai obsoleti obiettivi (rispetto le prestazioni anche dei più economici degli analoghi Z mount), ma non ha certamente nemmeno lontanamente pensato di appesantire le sue mirrorless di ulteriori apparati elettrici per utilizzare obiettivi che già con le ultime due generazioni reflex avevamo deciso di non usare più ! E a buon diritto... Cosa ci dice ancora in questo schema Nikon? Usate con gli FTZ se volete, anche gli obiettivi MF, ma con le ovvie limitazioni funzionali (benchè aumentati della possibilità di utilizzare tutte le cellule esposimetriche disponibili), MA CON LA CHIARA ESCLUSIONE DEI NIKKOR nonAi, molti dei quali, appartenenti alle prime serie degli anni '60 ed anche successivi, dotati di leveraggi per il funzionamento degli esposimetri Photomic, a rischio di rovinare le piste elettriche dei contatti degli FTZ o altri elementi mobili. Ve lo abbiamo raccomandato fin dalle prime nostre esperienze di utilizzo degli FTZ e , in questi ultimi giorni, Mauro lo ha condensato in uno specifico articolo Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con gli FTZ Nikon ? Sicuramente l'eccellenza dei vostri obiettivi Nikon AFS, AFP, AFI, G che vedete rappresentati in sintesi nella colonna 1, da un Nikon AFS 105/1,4E, un Nikon AF-P Micro 40/2,8 ed un Sigma Art 135/1,8, ossia tutti gli obiettivi (e ci aggiungo il mio AFS 500/4G VR che non c'entrava in foto) dei quali ancora non posso fare a meno per le loro caratteristiche intrinseche o per l'assenza dal catalogo Z. Potete aggiungere quegli obiettivi a motore incorporato dai quali non siete ancora riusciti a separarvi, nonostante possediate analoga focale su mirrorless, magari per la coesistenza di una reflex alla vostra nuova Z. E basta... 2) adattatore Ai-Z (consigliamo marchi noti, come K&F) Evitiamo di montare obiettivi anche Ai/AiS o modificati Ai, sui nostri FTZ da 300 euro, preziosi per la trasmissione elettrica dei dati alla fotocamera dei nostri migliori obiettivi... Perchè? Perchè...chi ce lo dice che una baionetta MF, dell'età media di 40-50anni non abbia per qualche motivo subito una minima ovalizzazione (invisibile ai più) o qualche screpolatura dei blocchi di innesto, che possano in qualche misura ledere le delicate parti elettriche degli FTZ? Inoltre...sia che si utilizzi con questi obiettivi un FTZ, sia che si utilizzi invece un adattatore senza contatti, di terze parti, le modalità di esposizione e scatto non variano: si dovranno comunque utilizzare i riferimenti di maf del focus peaking o dell'ingrandimento della parte messa a fuoco: certamente difficili con soggetti in movimento, più indicati per modalità di scatto più riflessive: a questi obiettivi un FTZ quindi, non aggiunge proprio nulla. Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con un adattatore Ai-Z? Tutti gli obiettivi MF a baionetta Nikon F, di tutte le epoche: in colonna 2 vedete infatti raffigurati sopra l'adattatore cinese in questione (19 euro), un Nikkor Ai 20/4, poi un 50/1,4 anni '60 modificato Ai, un 50/2 Zenit a baionetta Ai, un Sigma 24/2,8 AiS, ossia una piccola quantità dell'enorme moltitudine di obiettivi a baionetta F manual focus, Nikkor e di terze parti. 3) Megadap MTZ11 Abbiamo già detto ampiamente di questo adattatore Gabale, che porta a diventare autofocus gli obiettivi a baionetta Leica M su quella per mirrorless Z, dando l'opportunità di registrare la focale dell'obiettivo in uso, con le modalità che troverete descritte negli articoli specifici, (sopra segnalati) ottenendone la registrazione nei dati EXIF dei file ottenuti, insieme a quella del diaframma in uso, che l'adattatore legge dall'impostazione che useremo sulla fotocamera, ovviamente riportandola anche sull'obiettivo. Il senso di questo adattatore AF, (che possiede solo un numero limitato di focali registrabili, tipicamente di tradizione Leica) è chiaramente quello di ottenere una movimentazione minima dell'obiettivo montato su di esso, ottenendone una messa a fuoco, neppure poi troppo lenta. La forzatura consiste nell'anteporre alla baionetta per l'ottica Leica M un ulteriore anello di conversione a LeicaM dalla baionetta di provenienza che desideriamo: il che ci porta a poter montare un numero pressocchè infinito di obiettivi su questo adattatore. Ed in colonna 3 vedete infatti per primo, dopo il Megadap... addirittura un obiettivo Nikon AF prima serie, del 1985, poi un Minolta MD 45/2,8 un Helios 58/2 su baionetta M42, un analogo Zeiss Biotar su baionetta Exakta ed un 90/4 a baionetta Leica M diretta (senza ulteriore adattatore) Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con un MTZ11 ? Ritengo importante sottolineare del Nikon 50/1,8 AF (ma sarebbe lo stesso un qualunque AFD): attraverso il Megadap MTZ11 questo obiettivo che su FTZ resterebbe senza autofocus, (appartenendo a quelle categorie di obiettivi che sono privi di motore incorporato) lo recupera, così come allo stesso tempo gli obiettivi privi di CPU recuperano negli EXIF anche i valori relativi di focale e diaframma utilizzato, cosa che con l' FTZ non succede, neppure registrandoli sull'apposita (inutile) voce relativa nel menù impostazioni. Allo stesso tempo, recupereremmo col MTZ11 anche un AFS con il motore danneggiato (facile con gli AF-I e con i primi AFS con motore SWM) per il quale non esistono più i pezzi di ricambio (ormai sono tanti)... Diteci se non vi sembri un valore aggiunto di questo adattatore, oltre ovviamente all'infinita quantità di vecchi obiettivi di ogni epoca e marca...tanto vanno montati su un convertitore di baionetta da 12-18 euro al massimo: divertitevi con le vostre attrezzature vintage...! 4) Megadap ETZ-11 Anche per questo adattatore abbiamo pubblicato articoli, più sopra linkati. Un adattatore che consente ad una Nikon Z di utilizzare in tutte le sue funzioni qualsiasi obiettivo a baionetta Sony FE. Essendo questo il marchio che ha per primo intrapresa la strada delle mirrorless FF, a questa distanza di tempo, ormai le lenti che sono state destinate a questa baionetta sono davvero tantissime. Infatti in colonna 4 trovate un 24/2,8 Samyang che ho usato nella prova di questo adattatore cui Megadap sembra tenere moltissimo, dato il numero degli aggiornamenti firmware che in pochi mesi ha già ricevuto: perchè la sua efficacia è in stretta relazione con la qualità dinamica dell'obiettivo in uso: leggete il mio test tra i link all'inizio di questo articolo. Quindi? cosa vi consiglia Nikonland di utilizzare con un ETZ-11 ? Ovviamente ciò che possediate in casa di compatibile con questa baionetta: magari avete un doppio corredo, Sony e Nikon e non volete cedere da nessuno dei due versanti. Certamente su quella baionetta esistono numerosi progetti ottici di assoluto rilievo, da quelli proprietari a quelli Sigma Art, Zeiss, Samyang stessa. Ci risulta più difficile che si verifichino coesistenze di questo rilievo, ma un altro caso potrebbe essere quello di due amici che condividano in questo modo due diversi corredi. Oppure anche curiosi come me, che sulle sue Nikon Z monta da sempre di tutto. ...per vedere sotto sotto l'effetto che fa... Più chiaro adesso? Max Aquila photo (C) per Nikonland 2022
  24. E' la settimana prima di Natale. Piove a dirotto ogni giorno. Ultimamente io non sono nemmeno troppo in forma. E gli amici di Nital non mi fanno la sorpresa di spedirmi il gioiello proprio in questo momento ? Il gioiello della Corona : il Koh-I Noor dei Nikkor - il Nikkor Z 58mm f/0.95 Noct montato sulla mia Nikon Z6 Grazie, dico io. Ce la metterò tutta a rendergli giustizia ma non prometto molto. Con questa pioggia fanno fatica pure a spedire i fiori. Posso giocare con le manichine. Di certo non mi ridurrò a fotografare le scarse luminarie stradali di questo Natale un pò dimesso. Ma per fortuna che Ross pensa a me. Cala l'asso, e trova Paulina. Lei è in procinto di partire per passare il Natale in famiglia. Ma ha un paio di ore libere. Colpo di fortuna, trovo la mia sala preferita al Cross+Studio di Milano, libera intorno alla una del pomeriggio. Dentro è buio pesto. Mi chiedono, che luci vuoi ? Luci ? Ma va là, faccio senza. Mi guardano strano. Vuole fare l'eroe ... Effettivamente, salvo che proprio davanti ai vetri, non arriva luce. Con il 24-70/2.8 S per andare su tempi umani devo salire a 10-15.000 ISO e le foto potete immaginare come possono venire. Ho portato solo una viola da studio, un treppiedi leggero. Una testa adeguata. Monto il Noct sul treppiedi e ci attacco dietro la Z7. Paulina si trucca, io comincio a fare un pò di palestra mettendo a fuoco gli occhi sullo specchio. Tutti gli scatti saranno a diaframma totalmente aperto. Ho impostato l'anello interno per modificare la sensibilità ISO rapidamente. Ovviamente scatto in manuale puro, tenendo un tempo ragionevole per avere foto ferme. Paulina fa televisione, cinema. Non è una statuina che possa stare immobile e congelata a lungo. Il set prenderà un piede sbagliato ? Ho di la la Z6 con il fido 105/1.4E e ne approfitto per confermare che l'ultimo aggiornamento firmware ha reso più intelligente l'Eye-AF automatico che adesso si concentra più sulla pupilla che sulle ciglia come faceva prima. Ma io sono venuto per sfruttare il NOCT e a fine sessione, saranno 1852 gli scatti fatti con il Re dei Nikkor, e poco più di 1500 con il Re del Bokeh, l'invincibile Nikkor F 105/1.4E. Prendo confidenza con l'obiettivo. Paulina è semplicemente l'ideale, una donna vera, viva, matura, intelligente e sensibile. Con due occhi di un colore che sta al confine tra il cielo e il mare e un sorriso che ti riporta tra i vivi se sei depresso. Non c'è luce, per niente. Ma c'è abbastanza luce perchè il Noct prenda vita. Sfrutto il bagliore delle alogene dello specchio del trucco che danno una colorazione alla parete in fondo. E cominciamo. MI avvicino. Paulina non sa cosa sto facendo, scatto in silenzioso come al solito e intanto le parlo. Mi faccio raccontare dei suoi ultimi lavori. In sottofondo ci sono Rihanna e poi Lana Del Rey. Non proprio il mio repertorio ma adatto a questa giornata. A me gli occhi. Congelando il soggetto e mettendoci mezz'ora a mettere a fuoco si può fare di meglio. Ma io non ho pazienza e poi voglio mettermi alla prova. Cambio fuoco mentre scatto a raffica 5FPS. Voglio sfuocare, voglio morbidezza, voglio vedere l'essenza delle cose. vicino alla finestra c'è fin troppa luce per il Noct. Sfrutto la transizione luce, ombra per avere effetto. I capelli si dissolvono, ritornano nitidi, poi si dissolvono ancora naturale, non voglio una modella, voglio una donna vera gioca con i capelli seria appassionata intensa sensuale. L'ultima è probabilmente la mia foto dell'anno. Nonostante lei si muova continuamente, tante, tante foto vengono perfettamente a fuoco. La transizione tra fuoco e fuori fuoco è inimmaginabile. La morbidezza data al soggetto è unica. Ma quello che è a fuoco è sensazionalmente nitido, senza che però ci sia una separazione fisica troppo netta, come in altri obiettivi. Il pur eccezionale 105mm che può contare su una focale più lunga non regge il confronto. Il Noct dà assuefazione. E' impegnativo da portare al limite quanto l'arco di Ulisse, quanto lo Stradivari più scorbutico. Ma quando spicca il volo fa miracoli e non si vorrebbe smettere mai. Una volta usato é dura reggere il suo confronto. Ed è dura farne a meno. Sebbene la comodità della vita moderna indotta dall'EYE-AF automatico delle ultime mirrorless sia essenziale, controllare totalmente la scena e fare ciò che si vuole esalta il fotografo più esigente. Tanto che mi metto a fare video. Pur non essendo il mio pane e pur non avendo esperienza. Ma è tanto naturale il passaggio. Tanto sensazionale l'effetto, tanto splendida la protagonista di questo set che mi viene automatico. I tre video che seguono - avrete l'indulgenza di prenderli per ciò che sono - non un tentativo di trasformarmi in un regista o in un video-operatore. Ma un tributo ad una creatura meravigliosa ripresa da uno dei più straordinari strumenti fotografici finora concepiti. premere sui triangoli per visualizzare i video in formato HD. E buon divertimento. Credits Modella : Paulina Bien che ha curato anche il look, il make-up e l'hair style Location : Cross+Studio, sala Industrial, Milano Nikkor Z 58/0.95 Noct offerto in visione da Nital Spa, Moncalieri, distributore italiano dei prodotti Nikon
  25. Un microcosmo: ricordate la pozzanghera di Z la formica...? Bene, questa è una storia di un'altra formica, Zfc vista attraverso l'occhio del suo MC 50/2,8 in un ambito non più grande di un metro cubo: una gebbia, un albero di fico che vi si specchia ed il loro mondo attorno. Basta solo sedersi e....osservare. Partanna (TP), Cassaro 28 agosto 2021 Mi avete visto spesso alle prese con gli stessi soggetti, più o meno nello stesso posto, la gebbia del mio vigneto, una vasca larga un metro quadro, in mezzo alla campagna, popolata dai suoi protagonisti. Eccoli, alcuni di essi, in queste foto: a voi attribuir loro un nome. Tra una settimana, molti di loro saranno altri, o altrove: questo è il senso della Natura (della quale anche noi siamo parte) io, finchè potrò, non cambio il luogo: è tutto il resto che ruota intorno. Nikkor MC 50/2,8 su Nikon Ftc e, in alcune foto, un lampo di luce di schiarita, fornito da un Godox AD100 col suo trigger. Qualcuna è leggermente croppata in postproduzione. Questo obiettivo macro della linea di lenti Nikon Z, appena presentato, il Nikkor MC 50/2,8 sarà un protagonista delle immagini a venire, non soltanto mie, a causa della sua facilità estrema nell'utilizzo, delle sue qualità indiscutibili di nitidezza e contrasto, tali da farlo stare in catalogo anche senza una S (tipica degli obiettivi Z di maggior pregio), degno di ogni Nikon Z sulle quali verrà utilizzato. Provate e tornate a raccontare... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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