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  1. Oggi un'uscita nel solito posto sul Fiume Azzurro, essere lì la mattina, prima che si popoli troppo, mi fa bene anche senza fotografare . Non mancherebbero gli uccelli, ma barche ed umani vari li tengono a distanza. Ma non importa sono lì per fare macrofotografie, mi aggiro fra i cespugli e le rive in cerca di soggetti interessanti. Abbondano i soggetti noti, che allora cerco di riprendere in modo un po' diverso: Un maschio di Crocothemis erytraea in controluce, la vegetazione crea uno sfondo particolare per ombre e colori. A me piace. Una altro maschio di Crocothemis erytraea che rivisito in chiave tricolore, blu dell'acqua, rosso lui, giallo paglia la... spiga bruciata. Restiamo minimalisti: una femmina di Orthetrum albistylum, dai riflessi metallici, il bosco sull'altra riva riflesso nell'acqua è quello che da' il colore di sfondo. Finora però il mio entusiasmo è moderato, diciamo così,foto carine ma niente di che e soprattutto niente di nuovo. Poi, l'angolo dell'occhio percepisce un movimento fra l'erba. E capisco che la giornata prende una svolta. Molto positiva! Ci sono dei soggetti che, anche se non sono proprio rari, desidero da tempo fotografare ma non mi è mai capitato. Ed oggi, regalo, eccone uno. Acrida ungarica! Di certo questa immagine susciterà qualche perplessità su quanto io sia facile all'entusiasmo. Sembra una cavalletta un po' sghemba (ed è proprio quello che è)... Ma se la si guarda bene, si vede che è una "bestia" curiosa: Le zampe posteriori sono magre magre, l La testa.. è lunga lunga con la bocca in basso, e gli occhi in cima, e due buffe antenne coniche sembra un disegno da fumetto. Lo trovo un insetto molto simpatico, desideravo da tempo di incontrarlo da vicino e fotografarlo, perciò, come da titolo, oggi sono contento. Le foto me le sono proprio sudate (e non è una metafora). NOTA SULLA Z8 per chi soffre se non si parla di attrezzatura : Sul serio, fa la differenza, anche in macro, ad esempio riducendo pressochè a zero il turpiloquio provocato dall'autofocus della Z6, soprattutto con le ottiche Z (ho usato il 105 MC e il 24-200), ma anche con il 300 + Tc14+FTZ (che sarà sostituito con "qualcosa" Z appena mi sarà possibile). C'è naturalmente molto di più, ma già questo mi rende felice dell'upgrade.
  2. Nel weekend precedente abbiamo fatto un tentativo di fotografia vagante (no capanno, no cibo, unico nascondiglio eventuale l'auto, se no a piedi). Tentativo infruttuoso per la quasi totale mancanza o la indecorosa distanza dei soggetti. Oggi ci abbiamo riprovato con maggior successo. Per fortuna. Per l'attrezzatura ho deciso di fare una doppia scelta: Se le condizioni fossero state confortevoli, tali da fermarsi in un punto, usare il monopiede ecc. avrei usato il SIGMA 150-600mm C con la Z6, se invece le condizioni fossero state tali da costringerci a spostarci in continuazione sia in auto che a piedi, avevo il kit "leggero", Zfc 300mm f4 pf con Tc14 E II. In entrambi i casi era un'attrezzatura ibrida Z-f. Si è verificato il secondo caso: il 150-600mm e la Z6 sono rimasti nel bagagliaio. La siccità (su cui torno dopo), ci ha messo del suo e abbiamo dovuto girare un po'. Ci sono stati casi in cui scattare usando la macchina come capanno era impossibile, come qui, ad esempio: Dall'auto: Un solitario Airone Bianco Maggiore (eh dove? Ah sì, laggiù in fondo...) Per cui siamo dovuti scendere dall'auto ed avvicinarci con cautela, scattando ogni tanto fino ad arrivare all'argine del "torrente" restando al coperto degli alberi. L'airone era sull'altro argine. Airone Bianco Maggiore, qui si vede. In queste circostanze la compattezza del 300mm + TC unita al fattore di crop della Zfc mi ha permesso di portarmi in giro senza impiccio e senza sforzo (ed anche di scattare a mano libera agevolmente) qualcosa di più di 600mm (equivalenti). Cambiamo zona, ci dirigiamo verso una Garzaia (luogo di riproduzione degli ardeidi). Anche qui niente auto perchè non era possibile fermarsi vicino quindi, di nuovo a piedi. Airone Guardabuoi Altro Airone Guardabuoi. Di Guardabuoi ce n'era una discreta colonia. Ho tentato degli scatti al volo con risultati fallimentari, almeno con i guardabuoi: Con gli Aironi Cenerini che hanno un volo più lento, qualcosa è riuscito, ma i dispettosi volavano sempre controluce, per quello non ne pubblico qui. In compenso per quel che riguarda i Cenerini mi ha consolato questo paio ben posato: La Zfc ha litigato un po' con i rami, costringendomi a volte a sfruttare la messa a fuoco con il pinpoint. Ma alla fine eccoli qui. Niente Ibis in Garzaia, al contrario degli anni scorsi dove erano addirittura invadenti. Ho letto sul sito del GOL (Gruppo Ornitologico Lombardo) che la siccità al Nord li sta spingendo a spostarsi verso il Centro-Sud Italia. Una puntata con l'auto in uno sterrato ci ha regalato qualche Ibis rimasto. Le foto che seguono sono state scattate dall'auto, anche da vicino, perchè con un minimo di attenzione gli Ibis sono abbastanza tolleranti, molto più degli ardeidi (vedi il Guardabuoi invece dov'era, nell' ultima foto). Queste ultime foto documentano la sofferenza della campagna a causa dell'aridità. In modo particolare questa foto di Airone Guardabuoi: Dal punto di vista del naturalista sono molto preoccupato, la siccità nelle regioni interessate sembra addirittura in anticipo rispetto allo scorso anno. Dal punto di vista dell'attrezzatura usata, sono moderatamente soddisfatto, BIF (uccelli in volo ) a parte. Certo che se comparisse sulla scena un corpo macchina Nikon Z APS-C con prestazioni adeguate, accoppiandolo al 100-400 Z, sarebbe un kit formidabile per versatilità soprattutto per quando serve poco ingombro e poco peso. Questo discorso lo faccio valere per l'ambito fotonaturalistico di caccia vagante nostrana ed eventualmente foto ravvicinata (quasi macro) inclusa, se si vuole girare con un solo corpo ed obiettivo "compatti". Non va esteso ad altri generi fotografici non naturalistici, nè a spedizioni tropico-polari, a foto da capanno comodo o a quant'altro. Dont' shoot me, I'm only the piano player. Silvio Renesto
  3. I naturalisti ortodossi storceranno il naso perchè si tratta di fotografie di uccelli liberi fatte da un capanno, Me ne dispiace ma io non ho altre opportunità, mentre ho creduto utile mostrare a chi possa essere interessato a questo genere di fotografia da praticare con le Nikon Z quali possano essere le potenzialità o gli svantaggi nell'uso pratico. Abitassi in Canada, nelle zone più selvagge e fossi più incline alle sofferenze e alle fatiche fisiche, offrirei prove differenti. Ma qui lo scopo non è far vedere se il fotografo valga ma quanto vale il materiale ! *** Grazie all'interessamento dell'amico Silvio Renesto e all'organizzazione di una associazione fotonaturalistica, ho potuto passare qualche ora in un capanno del vercellese, con la promessa concreta di poter fare qualche foto alle poiane. Attirate da qualche incentivo nutriente loro non si sono fatte attendere molto. Hanno anche offerto un breve spettacolo supplementare non programmato - una lotta mimata, quasi del tutto incruenta - per la gioia dei fotografi. Io sono abituato ad ingaggiare i miei soggetti, pagando il giusto compenso, e quindi per me è normale. Comprendo il fastidio di chi invece sia abituato ad andare all'avventura. Lo farei anche io, probabilmente, se fossi sul posto, avessi tutto il mio tempo a mia disposizione e non dovessi rispedire a Moncalieri la Nikon Z6 prestatami dal distributore italiano. Per tutti gli altri ecco le mie considerazioni al riguardo di questa "gita". Non troppo freddo, sui -3 °C, giornata secca e serena. Verso mezzo giorno la temperatura è salita addirittura a +17 °C, anomalia di questo inverno caratterizzato dal Fohn, il vento del nord che crea queste condizioni. Il capanno è comodissimo, organizzato per due. E' in legno, c'è un vetro ampio che permette di osservare la scena, attrezzata di svariati posatoio ben dimensionati per il genere di volatili che capita da queste parti. Noi vediamo bene, loro sanno che ci siamo ma non si sentono minacciati. Arrivano le poiane. 2, 3, 4 esemplari diversi. Si annunciano con il loro particolare richiamo. Dopo un sopralluogo, impongono le gerarchie e il territorio. I dominanti mangiano, gli altri attendono il turno sui rami degli alberi. Ho portato la Nikon D5, il 500/5.6E PF, il 300/4E PF, la Nikon Z6 e la Nikon Z7 con due Nikon FTZ. Una Lowepro Nova 200 AW è più che sufficiente. Dopo pochi scatti con la D5 capisco che è ... overkill. Come se la Guardia di Finanza fermasse le auto alla rotonda con un carro armato da battaglia. Potevo anche fare a meno di portarla. La ripongo e mi dedico alle Nikon Z. Il 500mm è addirittura troppo lungo e finisco per scattare per lo più con il 300/4. Che ha anche il vantaggio di darmi uno stop in più di luce. La posizione è buona ma purtroppo il sole invernale molto basso fatica a farsi strada e buona parte della scena è in ombra. Per avere tempi rapidi con questi diaframmi (ideale sarebbe stato un 400/2.8 ma avremmo perso tutta la portatilità dei sistemi. Invece questo è stato uno shooting treppiede-free ) si sale anche a sensibilità che avrei evitato. La Nikon Z6 non fatica ad andare anche a 7-8000 ISO ma si perde la buona parte del dettaglio del piumaggio. Ed è un peccato. La Z7 sfavilla quando gli uccelli posano al sole. Ma se la cava anche nelle altre situazioni. Raffica in H per entrambe, manuale 1/1000'', diaframma aperto. WB su Auto(preserva toni caldi), spot o semispot_preserva_alte_luci, Picture Control su Standard. ADL auto sulla Z6, niente sulla Z7. Ovviamente otturatore elettronico. Non mi passa nemmeno per l'idea di fare scatti in volo, sarebbe troppo complicato per la distanza e per le focali. Peraltro sappiamo che le due Z non eccellono per velocità AF in continuo. Quindi sarà una sessione di ritratto. Con la messa a fuoco con il puntino sull'occhio. In AF-C, naturalmente. Dopo 5 o 600 scatti, Silvio candidamente mi chiede, "ma perchè inquadri ma non scatti ?" Lo comprendo, se non sei abituato non ci badi. Ma gli uccelli sentono il click-clack di specchio e otturatore della sua D500 e qualche volta si allontanano. Io invece scatto in continuo senza fare alcun rumore. Parlo anche naturalmente a voce bassa. E' la situazione ideale per me. Metto a fuoco dove voglio anche a bordo frame Nessuno mi sente Le macchine mi seguono docilmente Nessun problema di autonomia, temperatura, inceppamenti. La proporzione delle foto scattate è a vantaggio della Z6 perchè fa più scatti al secondo e perchè più spesso uso lei quando scatto agli uccelli in ombra. Ma nessuna delle foto della Z7 è disprezzabile. Almeno secondo il mio giudizio. Tanto che ve le mostro senza indicazioni (ma se volete sapere con che macchina sono state scattate, vi basta passare il cursore del mouse sopra le foto e leggere il nome del file ...), vi avviso che ce n'è qualcuna fatta con la D5, per mostrare che le foto sono tutte omogenee qualitativamente, perfettamente "sovrapponibili". sequenza "mimata" con passaggio da dominante e sottomesso dei due esemplari che è durata svariati minuti, apparentemente senza danni (niente piume e niente graffi) ghiandaie e gazze tra i rapaci. I piccoli passeriformi si sono tenuti alla larga, tranne un simpatico pettirosso, troppo piccolo anche per il 500mm ombra e luce, lame di sole nell'ombra. Facile da dominare giudicando l'esposizione ad occhio nel mirino elettronico e regolando esposizione e sottoesposizione fidandosi dell'istogramma in tempo reale sovrimpresso a mirino mi sento un'aquila Conclusioni Bella esperienza e materiale pienamente promosso in queste circostanze. Benchè io sia (molto) critico nei confronti delle Nikon Z in termini di velocità di autofocus in continuo quando i soggetti si muovono velocemente, in questa situazione siamo praticamente come a teatro o in studio con le modelle. Il risultato viene facilmente. Si fanno tanto foto "perfette" con l'occhietto nitido, centrato perfettamente ovunque esso sia nel frame, grazie alla possibilità di portare il joistick dove si vuole molto rapidamente. In scatto silenzioso (otturatore elettronico), per il ridotto movimento, non c'è alcun fenomeno di rolling shutter e nessuno ti sente, nemmeno se fai raffiche infinite. Passare da foto a video è un attimo. E i video vengono anche meglio delle foto. Le prestazioni sono eccellenti, con entrambe le macchine, sia nel dettaglio che nella dinamica che nei colori. Con ampia possibilità di sviluppo e post-elaborazione. Il corredo, specie con i tele Nikon PF, è compatto e leggero. Il treppiedi non é affatto indispensabile (per tempi lenti mi sa che non avrei avuto tutta quella nitidezza per il movimento dei soggetti, non per la necessità di stabilizzare le ottiche). Unico appunto, al freddo, con i guanti di lana (non indumenti specializzati per il genere wildlife, quelli comuni per l'inverno) i comandi non sono agevolissimi da trovare e per molte regolazioni si devono liberare le dita. Nel complesso un gran divertimento e belle foto, a mio giudizio. Sistema Z approvato anche nel ritratto naturale
  4. Ho provato ad usare la Nikon Z7 in competizioni motoristiche ma con scarsa soddisfazione. Ne ho parlato l'anno scorso qui : Nikon Z7 : in autodromo (test/prova) Nikon Z7 : Enduro ! (test/prova) Sostanzialmente il mio giudizio è stato negativo. La Z7 deve muovere una massa di dati troppo impegnativa per il suo hardware e in definitva segna il passo quando la si usa in situazioni molto dinamiche con soggetti rapidi. In H+ è a mio giudizio semi-inutilizzabile perchè il LAG a mirino è tale che il soggetto è già fuori dall'inquadrature e noi invece crediamo di seguirlo ancora. Una precisazione, il mio benchmark è l'uso di focali lunghe o molto lunghe (da 300mm in su) e nel panning al tempo minimo concesso dalla velocità relativa del soggetto, cercando di riempire del tutto il fotogramma. Troppo facile sparare a distanze lunari con focali corte e poi fare il crop ! Infine, la Z7 evidenzia troppi fenomeni di rolling-shutter utilizzando l'otturatore elettronico (sempre quando riempiamo il fotogramma e il soggetto si muove veloce) con deformazioni tali da rendere caricaturali i soggetti inquadrati (ruote ovali e via discorrendo). Quindi ho deciso di non utilizzarla che nel suo ambito di ripresa : ovvero dove la sua elevata risoluzione a bassa sensibilità da i massimi risultati. Ma Max mi ha sempre detto - e lo ha dimostrato con le sue foto al mare - che la Z6 è differente. Gli ho sempre dato credito ma ho sempre temuto che le differenti condizioni di scatto, di ripresa, di soggetto, di circostanze, mi avrebbero dato risultati insoddisfacienti. E' poi arrivata l'intervista al mitico Mudmad : Alessandro Fornasetti: Z-Mudmad che ha vinto le mie residue ritrosie. Mi sono quindi risolto ad acquistare una Z6 dicendomi che, alla peggio, l'avrei utilizzata come backup della D5 nelle situazioni in cui la D5 è troppo, puntando sul fattore di forma, la capacità ad alti ISO e la silenziosità. L'ho ordinata, è arrivata a casa il 3 maggio e il week-end dopo l'ho provata subito in autodromo a Monza. E' stata la prima uscita di casa e in due sessioni ha collezionato ben 14.456 scatti (con la Z7 invece dopo una mezzora ho semplicemente riposto la macchina in borsa, frustrato, e me ne sono andato a casa). In questo articolo vorrei condividere con voi le mie considerazioni nell'uso di una macchina che già conoscevo bene ma che durante il mio test invernale non avevo potuto portare in pista. *** Nikon Z6, Nikon FTZ, Nikon TC 14E II e Nikkor 300mm f/4E PF, sotto alla Z6 la basetta in alluminio SmallRig alla Prima Variante del circuito di Monza Sono andato alle prove libere della ELMS (European Le Mans Series) il venerdì, fermandomi fino ad ora di pranzo, inizialmente alla Prima Variante e poi alla Variante Ascari. Ho scattato dalle tribune, senza accredito. Avevo anche la D5 che ho usato saltuariamente, giusto per avere fresco il differente feeling. Ho portato il 500/5.6E PF e il Sigma 70-200/2.8 Sports con il suo TC 2001 - ce li ho in prova e sto scrivendo il test in queste settimane. Sono tornato poi la domenica mattina per assistere alla prima gara, la Aston Martin Masters Endurance e fare un giro nel paddock e nella pit-lane. In questo caso ho portato solo la Z6 e il 300/4E PF per le riprese di gara, il 24-70/4S per tutto il resto. Venerdì c'era il sole, domenica il cielo è stato sempre grigio e coperto ma con luce decente. Nikon Z6 e Nikon 300/4E PF 1/80'' Una prima considerazione. Il lag a mirino La Nikon Z6 non è la Nikon D5, nessuna fotocamera lo è. Ma se il fotografo sa il fatto suo e utilizzando la raffica alla massima velocità (H+, in jpg) si può impiegare l'autofocus automatico (Auto Area AF Mode) più o meno allo stesso modo di come lo utilizzo con la D5. A 12 scatti al secondo è un piacere fotografare e dopo un pò ci si diverte. Bisogna sulle prime fare la tara al LAG a mirino (ricordiamoci che il mirino di una mirrorless non è altro che un monitor che ci fa vedere il video estratto dal sensore di ripresa. Per quanto preciso e rapido sia, c'è un ritardo tra ciò che si vede e ciò che si inquadra. Questo ritardo varia a seconda delle condizioni di ripresa. Con la raffica c'è un leggero effetto moviola che con la Z7 rende impossibile seguire un corpo in rapido movimento, con la Z6 è un pò di manico, si può gestire). Scordatevi la visione fluida della Nikon D5 il cui mirino mostra quello che vede l'obiettivo in presa diretta, senza intermediari. Con la D5 si segue perfettamente il soggetto e si può dosare in modo naturale il movimento delle braccia per adattare la velocità angolare dello spostamento dell'obiettivo a quello dell'auto in corsa. Ciò consente rapidamente di andare a tempi bassissimi riducendo al minimo lo scarto di scatti troppo mossi (sto parlando di panning, ovviamente : una ripresa frontale ad 1/4000'' è un'altra cosa rispetto al panning ad 1/50'' con un 500mm di un'auto che accellera da 80 a 250 Km/h davanti a voi affrontando una variante, cioé una doppia curva ad S inserita nel tracciato per rallentare le auto tra due rettilinei). Ma poi se siete fotografi e non tester professionisti, vi adattate sebbene lo scarto aumenti. Perchè se vi impegnate a riempire il frame con l'auto che state seguendo, quando questa accelera vi perderete inevitabilmente il momento a causa del lag e il muso dell'auto finirà alla destra della vostra inquadratura ... Il risultato è stato che in un'ora avevo raggiunto i 5.999 scatti come testimoniato da questa istantanea del display della Z6 5999 un'ora di scatti : dite che non mi sono divertito ? A fine mattinata sono arrivato a 10.001 scatti, con una carica residua del 25% della EN-EL15b originale in dotazione alla Z6. Quindi una seconda considerazione : la batteria è adeguata anche ad usi gravosi di sport. In caso si debba lavorare veramente a lungo, una seconda batteria aggiunge pochi grammi al carico e costa solo poco più di 60 euro al Nikonstore.it A riprova di ciò, la domenica mattina, pur avendo scattato meno (circa 4500 scatti soltanto), sono tornato con circa il 60% di carica residua. Nikon Z6 e Nikkor F 300/4E PF 1/80'', f/8, ISO 100 Nikon Z6 e Sigma 70-200/2.8 Sports 2x, 1/400'', 310mm, f/10 Una terza considerazione. Il corpo compatto è comodo in tanti casi ma non quando si usano obiettivi importanti. Ho subito montato sotto alla Z6 una basetta in alluminio SmallRig ricavata dalla L-bracket ad essa dedicata (e alla Z7, naturalmente) per aumentare l'altezza dell'impugnatura ed impedire al palmo di finire sotto al taglio. Una circostanza che ho già sperimentato in altri casi e che alla lunga mi ha segnato il palmo, procurandomi dolore. Inoltre, se il 300/4E è leggero e perfettamente adatto all'uso con la Z, l'altro combo che ho usato era molto più pesante, aggiungendo anche FTZ e teleconverter, e più lungo. Con il risultato che mi sono ritrovato a fare più sforzo con il braccio sinistro che con il braccio destro. Una condizione che dopo ore di fotografia accentua la stanchezza e certamente non facilita nel seguire soggetti in movimento (ovviamente non si sta parlando di piazzare la macchina su un treppiedi). Verificando con la D5, molto ma molto più pesante, mi sono invece ritrovato subito in perfetto bilanciamento, potendo fotografare molto più sciolto e con meno impegno fisico, nonostante il maggior peso complessivo (al netto di FTZ che aggiunge solo 133 grammi ma lo fa davanti al bocchettone). Nikon Z6 con Nikon FTZ e per l'occasione il nuovo Sigma 70-200/2.8 Sports (che pesa un paio di chili da solo) oltre al suo teleconverter 2x, un complesso difficile da brandeggiare con un corpo così compatto. Quindi il suggerimento per Nikon è che per future linee di mirrorless professionali speriamo non si ostini a mantenere la posizione ad oltranza esposta da Sony del "piccolo è bello" anche per macchine professionali. Alle volte piccolo è meglio, altre volte è meglio grosso. Quindi è più bello poter scegliere ! Una quarta considerazione. Il rolling shutter è sostanzialmente un "non problema" con la Z6, almeno in queste condizioni. Pur avendo fatto migliaia di scatti in modalità silenziosa (otturatore elettronico) non ho riscontrato effetti strani nelle foto, cosa che invece con la Z7 è apparsa evidente. Beninteso, non sto dicendo che la Z6 ne sia esente (fotografate le pale di un motore ad elica o un uccellini in decollo e vedrete effetti psichedelici nelle vostre foto) ma che in autodromo (e nello sport in generale) non sia un problema che possa influire nelle vostre fotografie. Nikon Z6 e Nikon 500/5.6E PF 1/400'', f/9 Una ultima considerazione. Spogliata del FTZ e con i suoi obiettivi la Z6 (ma in questo caso anche la Z7) diventa una formidabile macchina per il reportage e per il video con risultati spesso superiori a quelli ottenibili con la reflex, sempre con minore sforzo, impegno, impatto per i soggetti. Z6, Nikkor 24-70/4S a 37mm, f/8, ISO 160 Detto questo, il giudizio finale. Diversamente dalla Z7, con la Z6 si può certamente fare queste foto in autodromo. I risultati saranno simili a quelli ottenibili con una D5 o una D500. Ma D5 e D500 mantengono un vantaggio nella naturalezza d'uso e nella fluidità di impiego. Quindi con la Z6 il fotografo dovrà metterci del suo. In compenso si può scattare in elettronico a migliaia di scatti senza influire sulla vita dell'otturatore meccanico che può intervenire solo quando è necessario. La compatibilità con le ottiche Nikon F (anche di produttori universali) per il tramite dell'adattatore FTZ è completa anche in condizioni competitive come la fotografia motoristica. Mi aspetto però che con la comparsa di teleobiettivi Nikkor Z avremo un miglioramento delle prestazioni generali. Ma a parte questo, la visione a mirino dà assuefazione, anche utilizzando ottiche non troppo luminose o moltiplicate, il mirino elettronico mantiene una immagine molto chiara e luminosa (anche se non c'è il sole). Passare al mirino ottico della reflex è di tutta evidenza a svantaggio ... della reflex che mostra una immagine più opaca, giallognola, compressa. Nello sport secondo me è meglio togliere la previsualizzazione dell'esposizione (opzione F8) per rendere un pò più fluida la visione che comunque, durante le raffiche, appare un pò con effetto moviola. Insomma, non siamo ancora allo stato dell'arte e del resto gli stessi tecnici Nikon hanno ammesso che : - il LAG del mirino elettronico è un problema da risolvere per raggiungere la naturalezza d'uso di una D5 - loro stessi dicono di essere a circa metà del percorso di sviluppo dell'autofocus a rilevazione di fase per raggiungere le prestazioni di una D5 strada ce n'è ma comunque io non mi lamento dei risultati. Sicuramente con la Z6 tornerò ancora qualche volta in autodromo, con e senza la D5 che intanto si gode il suo vantaggio (ma non per molto perchè già a metà del 2020 io mi aspetto una nuova generazione più performante di mirrorless Nikon Z e già dal nuovo firmware qualche miglioramento generale nell'autofocus secondo le esperienze di questi 6-7 mesi di utilizzo sul campo da parte dell'utenza cui Nikon adesso sembra prestare più attenzione). Nikon Z6 e Nikon 300/4E PF ad 1/80''
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