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Tre anni fa ho pubblicato una experience sullo stesso film adapter, il Nikon ES-2, però con la bellissima reflex D850, addirittura, unica tra le Nikon, predisposta tra le sue features di comandi specifici e correzioni cromatiche dedicate: per tutto ciò e per la presentazione fisica delll'adattatore, rimando a quell'articolo (che peraltro sta per superare le 10mila visualizzazioni...ne approfitto quindi per ringraziare ) Oggi invece, la notizia è che il nuovissimo minimacro per Nikon Z, il Nikkor MC 50/2,8 (MC= la sigla dei nuovi macroZ) obiettivo di dimensioni minimaliste, solo 7,4 x 6,6 cm e 260gr di peso, risulta essere compatibile con l'adattatore per riproduzione di originali, grazie all'integrazione di una seconda ghiera filettata da 62mm di diametro, sul bordo esterno del barilotto, realizzata proprio per scopi come questo, (rispetto la ghiera filtri ufficiale, molto più piccola, da 46mm di diametro): assolutamente sconsigliato, quindi, usare filtri su quella da 62, a pena di potenziale danneggiamento dell'obiettivo... Ho ricevuto da pochissimo il 50MC, a ruota rispetto il fratello maggiore, il 105/2,8 MC con il quale ha colmato lustri di attesa dei nikonisti, che desideravano obiettivi di questa categoria all'altezza dei sensori con i quali Nikon ci ha abituato negli ultimi anni. Utilizzerò questo obiettivo, per nulla undersized (come potrebbe apparire), prevalentemente per still life di piccoli oggetti e di attrezzature fotografiche: tra i suoi compiti, insieme all' ES-2, quindi anche la sporadica riproduzione di originali a pellicola, i più importanti, i più cari, quelli che rappresentino degnamente la parte della nostra attività fotografica, when we were analogical L'incommensurabile salto in avanti dal 2018 ad oggi per l'adattatore ES-2 si chiama Nikon Z e si pronuncia mirrorless reinvented A pochi anni di distanza e su fotocamere ancora non allo stato dell'arte come era allora la reflex D850 oggi i vantaggi dell'utilizzo di questo adattatore si riassumono principalmente in: disponibilità di VR su sensore (quando non presente anche su obiettivo come nel caso del 50MC che ne è privo) disponibilità di sensori AF su tutto il formato FX disponibilità di valutazione diretta dell'esposizione sul mirino elettronico (e delle relative variazioni prima dello scatto) disponibilità di varie modalità AF tra le quali anche, operativo, l' EyeAf Le fasi di montaggio del set di ripresa sono semplici: ma ve le condenso in un video: dsc-3593_0Gcgm2HU_V3pZ.mp4 Ecco la visione complessiva da sopra, di ES-2 col suo rail inserito, adattatore B, MC50/2,8 esteso fino a RR 1:1 (il barilotto che sporge di 2,4 cm dalla filettatura esterna, adesso si troverà all'interno del distanziatore telescopico dell' ES-2) ed infine, la mia Nikon Z 6II Ovviamente sarà raccomandabile inserire sul fianco dell'obiettivo il limitatore del range di messa a fuoco, portando lo slider in posizione 0,3-0,16m, per evitare il più possibile che in fase di messa a fuoco l'obiettivo possa andare in hunting, tanto più frequenti, quanto più deformate saranno le dia ed i negativi che stiamo cercando di digitalizzare Come già evidenziato nel 2018, la distanza che ci separa qualitativamente dai frammenti di celluloide è ormai incolmabile. Ancor di più considerata l'età dei miei reperti, pur ben conservati, ma invariabilmente colmi di polvere, graffi, residui di sviluppo mal lavati (a suo tempo), GRANA INIMMAGINABILE, per cui i ricordi che coltiviamo di questa o quella pellicola, andrebbero annegati nell'acido acetico del bagno di arresto: senza inutili sentimentalismi. Ma l'esigenza chiama e se non possiamo fare a meno di ridare vita ad un fotogramma che affonda le radici nei nostri sentimenti, o per superiori ragioni documentative, dovremo attrezzarci alla bisogna e agire nel modo più razionale. Ecco il set: Un bank davanti ad un led da 150W a luce continua, attenuabile da telecomando (Godox FV150), una loupe di ingrandimento per le dia o i negativi, una pompetta per soffiare (o tentare di...) via la polvere, scatto remoto radiocomandato (ma siamo gratificati dal VR sul sensore), rail per gli originali... e diapositive, prevalentemente (poi spiegherò perchè) Come vedete uso almeno f/8 per compensare le frequentissime deformazioni subite dalle dia nei telaietti, causate da una serie infinita di cause, prima di tutto la loro costituzione fisica delicatissima, come ben sappiamo e fortemente condizionata da trattamento chimico ricevuto, effetti atmosferici, conservazione ed età. Una quantità di motivi che ci metteranno subito in crisi, dovendo stabilire quale sia il metodo AF che sceglieremo per scattare la foto e, sopratutto, quale sia la parte del fotogramma su cui metteremo a fuoco. Prima di tutto è già importante centrare bene la dia nel telaietto ed il telaietto nel rail: quindi il rail nel binario (due mollette) dell' ES-2... un lavoro fondamentale. Ancora prima, per stabilire dove stia sul tubo telescopico dell' ES-2 la posizione "intorno alla quale" saremo in RR 1:1 sono solito usare una dia sbagliata, tracciando dei riferimenti per poter mettere a fuoco a quel rapporto, inquadrando solo fotogramma e non telaietto (ricordiamoci che dai telai 5x5 non vediamo che il 95% circa del fotogramma) trovato il punto cruciale, traccio un rigo sul tubo telescopico per avere un riferimento stabile (ma che a seconda dello spanciamento della dia potrebbe variare) dsc-3582_k5mtXmBS_p7rd.mp4 Le diapositive (pellicole invertibili) si prestano enormemente meglio a queste operazioni, essendo state direttamente invertite in fase di sviluppo, prive di maschera cromatica antiUV (presente invece nelle pellicole negative a colori), ci consentono di lavorare in postproduzione, variando il grigio medio e operando in termini di contrasto, cromia e nitidezza, entro certi limiti, traducendo in nostri sforzi in successo, al di là del recupero in se e per se del fotogramma... le foto utilizzate in questo articolo, appartengono ad un periodo tra il 1990 ed il 2000 e sono diapositive conservate nei loro scatolini di plastica, senza ulteriori precauzioni Talora in stato eccezionale, nonostante il tempo trascorso, come questa Fuji RD100 sviluppata a marzo '90 Non è sempre soddisfacente la digitalizzazione dei negativi: per i motivi già esposti nell'articolo del 2018, pur allora operando con la D850 che tra le sue features consentiva on camera l'inversione cromatica diretta in jpg del negativo digitalizzato e la sua regolazione in termini di luminosità Già allora consideravo non sempre sufficienti queste opportunità, ma sopratutto, particolarmente ostica la gestione dell'inversione cromatica, a seconda della maschera giallo-arancio, diversa per ogni emulsione, che veniva neutralizzata dai rivelatori specifici per quella marca di pellicole. (Ove i laboratori usassero il rivelatore corretto) Tanto per intenderci, ecco il risultato ad oggi della digitalizzazione di una surfista israeliana di 30 anni fa, e poi della sua inversione cromatica su PS (CTRL+I) e delle correzioni a questa inversione, apportate nella successiva postproduzione. Soddisfatto? Beh...mi pare che la stampa A4 appesa ancora oggi a casa di mia mamma, in quella che fu la mia stanza, sia ancor oggi migliore, dopo tutto questo tempo. Ma sopratutto, quando vado a guardare il rumore del file, ossia la grana del film riprodotta fedelmente dal Nikkor Z 50/2,8 MC... mi viene da svenire... Era una docilissima e morbida AGFA XRG 100/21: il riferimento tedesco per l'assenza di grana... Ci avete viziato !!! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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[reportage] Primi scatti con il Nikkor Z MC 50mm f/2.8
Pedrito posted a blog entry in Il blog di Pedrito
Il mio nuovo Nikkor Z MC 50mm f/2.8 l’ho acquistato giusto in tempo per averlo disponibile in una breve vacanza in Puglia: 7 giorni 7 di puro svago, sole e mare sulle belle spiagge del Gargano, privilegiando per una volta relax, bagni di mare e piacevoli serate nei ristoranti di pesce della zona alle uscite per girare il territorio a fotografare. Quelli che presento sono quindi pochi scatti effettuati in condizioni di luce e situazioni non sempre ideali: ma per chi fosse curioso delle opinioni di un fotografo che lo usa davvero e sul campo, o per chi avesse l’intenzione di dotarsene, ci tenevo a condividere le mie personali impressioni. Inizio col dire che il negozio presso cui l’ho acquistato pochi giorni dopo la messa in commercio ne aveva solo due pezzi: il primo l’ha acquistato un tizio che lo doveva regalare e che quindi non l’ha neanche tirato fuori dalla scatola. Il secondo l’ho preso io lasciando di fatto il rivenditore sprovvisto di questo obiettivo: per questo ho dovuto fare là l’unboxing e mostrarglielo per una breve presa di contatto. In cambio però sono stato “ricompensato” con in regalo un’utile lente protettiva Hoya da 46mm, da usare davanti il piccolo obiettivo che fuoriesce dal barilotto quando utilizzato in modalità macro. Motivo principale dell’acquisto era avere una lente standard sufficientemente leggera e compatta ma anche prestazionale per la mia Z6, da utilizzare sempre: disponendo questo 50mm anche della funzione macro ho poi ottenuto un vantaggio in più, che peraltro non ho sfruttato in questi primi giorni di utilizzo. Nell’uso ciò che mi ha colpito maggiormente è la sua grande qualità ottica rispetto a tutti gli altri obiettivi standard che ho fin qui utilizzati: in soli 260 grammi ho una lente con 10 elementi in 7 gruppi, inclusi 1 elemento ED, uno asferico e un elemento anteriore con trattamento al fluoro, un diaframma a 9 lamelle e una funzione macro con RR 1:1 con limitatore di messa a fuoco. Dopo averlo provato posso affermare che con la mia Z6 costituisce un kit letale! Ne è una dimostrazione questa veduta della baia di Vieste al tramonto con la scogliera rocciosa su cui sorge la Chiesa di San Francesco sullo sfondo distante circa 800 metri dal mio punto di osservazione: sul raw originale riesco quasi a contare le file di pietre dei bastioni su cui sorge l’edificio. Fantastico! 1. Mi è sembrata altrettanto buona la tenuta nei controluce. Qui un paio di scatti ai trabucchi, antichissimi strumenti di pesca diffusissimi lungo tutta la costa da Vieste a Peschici, nati in tempi lontani per l’esigenza di procurarsi da vivere in sicurezza da un mare fonte di sostentamento ma anche di pericolo, tra naufragi, mareggiate e incursioni piratesche. 2. La silhouette di questo trabucco mi suggerisce un antico veliero che solcava i mari nei secoli scorsi. 3. Eccellente a mio giudizio anche la definizione dell’immagine in condizioni di scarsa luce, dove se l’ottimo sensore della Z6 ci mette del suo, l’obiettivo consente di cogliere particolari altrimenti invisibili con altri 50mm fin qui utilizzati. In questi quattro scatti “stradali” effettuati a Peschici (tra 4000 e 6400 ISO) la poca luce presente dona degli effetti quasi commoventi, soprattutto nelle ultime 3 immagini. 4. 5. 6. 7. Qui ancora la baia di Vieste in piena notte. 8. Di solito non amo presentare foto a colori con altre in bianco e nero nella stessa discussione, ma in questa sorta di impressioni sul campo del mio nuovo Nikkor Z MC 50mm f/2.8 vorrei testimoniarne la versatilità in quello che è il mio genere preferito, la street photography, per la quale ho trovato un efficace strumento in kit con la Z6. Per cui a completamento di questa breve carrellata di immagini, chiudo con un paio di scatti colti al volo ancora a Vieste. 9. 10. Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui.- 3 comments
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