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  1. E non mi bastano mai, non mi bastano mai, non mi bastano mai, non mi bastano. Prima o poi arriverò ad avere la gran parte delle cuffie HIFIMAN che vale la pena di avere. Ed ecco a voi le HE-R10D, ispirate alle classiche Sony R10. Cuffie mitiche che nel 1989 costavano circa 6.000.000 di lire e oggi si scambiano anche a €14.000. Queste cuffie sono : - Chiuse (!) - Con padiglioni in legno pregiato lavorato in CNC (!!) - Con driver dinamico (!!!). Il che stesso sarebbe una eresia considerato che le altre HIFIMAN sono al 99% planari magnetostatiche. Costavano al lancio circa 1500 euro. Adesso sono scontate su Amazon.it a 259 euro. Io le ho avute per 184 euro netti. Da non confondere con le gemelle con dongle R2R ma una sola presa di contatto e con le cugine HIFIMAN HE-R10P, figlie dello stesso progetto ma con driver planare ortodinamico che costavano al lancio circa 6000 euro. LE MISURE le nostre misure sono fatte alla buona, usando miniDSP Ears, un dispositivo USB-C che simula un paio di orecchie su una testa, impiegando REW come software di calibrazione. I grafici che seguono sono esportazioni dei risultati di REW. misura del canale sinistro delle HIFIMAN HE-R10D sovrapposto con le HIFIMAN Sundara Closed Back (planari, chiuse con padiglione in legno) allo stello livello di potenza idem ma con le Sundara Closed Back attenuate di 8dB in sintesi abbiamo la classica risposta a V con un basso esteso anche se non esagerato sulle sub-frequenze come certe planari di fascia alta, una risposta che poi va a digradare fino ad avere un minimo sui 2500 HZ per poi riprendere verso le frequenze alte. A confronto le HIFIMAN Sundara Closed Back, cuffie planari sorprendenti che abbiamo provato nei mesi scorsi. Il confronto le evidenzia come cuffie di impostazione del tutto diversa. Le Sundara sono mediamente molto più sensibili ed hanno un medio molto più in evidenza - anche troppo - e un basso estremo meno sensibile. L'ASCOLTO Andiamo all'ascolto che comincia con il fantastico disco della serie Musica Nuda di Petra Magoni accompagnata al contrabbasso da Ferruccio Spinetti. Disco del 2017 registrato in soli 44.1/16 ma chiarissimo e ben articolato con le due voci in perfetto equilibrio e in primo piano. E prosegue poi con due dischi recentissimi quello con i concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven con Alexander Lonquich al pianoforte e sul podio dell'orchestra da camera di Monaco e il fantastico Orlando, rivisitazione moderna dei brani di Orlando di Lasso. e per finire, il bel disco di jazz danese di Peter Vuust ricco di dinamiche e registrato benissimo, uscito quest'ultimo luglio tutti offerti da Qobuz e trasmessi alla linea : Audio-gd DI24HE Audio-gd R1 NOS Audio-gd Master 9 Mk3 con cavi acconci, connessione del DAC via I2S e del pre via cavi ACSS di Audio-gd. Nonostante la potenza richiesta da queste cuffie non sembri bastare mai, io tendo a preferire la modalità di guadagno del primo stadio che ha più dinamica. Ma ho preferito addolcire ancora di più la tonalità delle cuffie selezionando la fragranza "tube" che simula una attenuazione/esaltazione da preamplificatore a valvole studiata dai nostri amici cinesi in lunghe sessioni di ascolto. Le note che seguono sono assolutamente soggettivi e si basano sulla mia esperienza. Prendetele con indulgenza e in fiducia. Nessuno potrà mai sostituirsi alle vostre orecchie nel giudicare un paio di cuffie ...
  2. Generalmente sconsigliamo l'utilizzo di batterie diverse dalle originali. Ne abbiamo provate in passato e alla meglio, durano meno, sono meno efficienti, hanno cicli di scarica improvvisi e sono inaffidabili. Alla peggio, non vengono riconosciute dalle nostre Nikon, oppure si gonfiano e non escono più dall'alloggiamento, salvo incorrere nel rischio di esplosione sempre dietro l'angolo con le batterie al litio. Specie sulle Nikon Z dove sono sottoposte a stress che si traduce in aumento di temperature, sia della batteria che del corpo macchina. Insomma, noi diffidiamo sempre. Ma c'è sempre l'eccezione che conferma la regola. In questo caso abbiamo una batteria che non costa 20 euro al paio con un caricatore in omaggio. Le specifiche parlano di assoluta conformità all'originale che viene citato direttamente. Il produttore non è un'oscuro cantinaro del tutto sconosciuto che esaurita la partita di batterie scompare o ricompare con un altro marchio. SmallRig si è guadagnata una gran fama di qualità. A cominciare dalla infinita sequenza di accessori metallici, veri complementi indispensabili sia per la fotografia che il video (pensiamo alle tante impugnature aggiuntive per tutte le Nikon Z, per arrivare alle cage complete a norme Nato per assicurare i tanti accessori aggiuntivi alle fotocamere senza stressarne il corpo direttamente) per arrivare adesso a luci e sistemi di alimentazione. In catalogo SmallRig adesso ha batterie da 100 Watt di grande valore, del tutto alternative alle V battery ampiamente usate nel mondo del video. E la stessa Nikon fa ricorso a SmallRig per la produzione di accessori che poi commercializza direttamente o con il proprio marchio. Come è il caso del grip per la Nikon Zf, uscito insieme alla fotocamera e perfettamente conforme. Con l'ovvio presupposto che SmallRig ha accesso diretto alle informazioni tecniche del materiale Nikon. Come deve essere per questa batteria. che viene definita comparabile con l'originale e pienamente compatibile. A partire dalle specifiche : 2400 mAH e 7.2 V che arriva in una confezione carina in cartone e una dotazione minimale : batteria e cavetto USB-C Cavetto USB-C ? E per farne che ? Già, perché non avrebbe molto senso comprare una batteria "compatibile" che costa poco meno dell'originale (intorno ai 50 euro su Amazon.it). Se non avesse una peculiarità che la rende unica e più flessibile di quella originale. Aprendo la strada all'opportunità che in futuro anche le batterie originali Nikon incorporino la furbata di questa SmallRig : La possibilità di ricarica diretta via porta USB-C Che sembrerà una banalità oggi che la ricarica USB-C è uno standard ma nelle batterie per le fotocamere non è comune, mentre lo è per le grandi batterie destinate al video. quindi la nostra EN-EL15c di SmallRig si potrà ricaricare, oltre che via caricabatterie standard (o universale), anche via porta USB-C da un alimentatore a rete, da un power-bank da 5 V 2A, da una V battery. del resto quella presina USB-C la in mezzo lo evidenzia benissimo. Perché invece, fatto salvo il piccolo led di segnalazione carica/scarica, e il colore azzurrino, è del tutto simile all'originale. come vediamo nella foto qui sopra, a sinistra la SmallRig, a destra la EN-EL15c che normalmente alimenta la nostra Nikon Z8. inserendo lo spinotto USB-C di un alimentatore Power Delivery da 145 Watt, si accende il led rosso che ne evidenzia lo stato di scarica. che naturalmente diventa verde quando la batteria è completamente carica. durante il ciclo di carica la batteria con il suo microprocessore dialoga con il sistema di ricarica. abbiamo una tensione applicata di appena più di 5 Volt e una corrente che va da 1 A a poco meno di 2, con una potenza applicata che arriva quasi a 10 watt. a ricarica completa abbiamo letto 3562 mAh assorbiti. Non ci "innamoriamo" di questo valore, apparentemente superiore al dato di targa, perché il ciclo per arrivare al 100% di carica richiede più passaggi. Annotiamo il tempo di appena più di due ore per completare la ricarica. *** Nell'uso abbiamo un riscontro positivo anche se per confermare del tutto l'esperienza serviranno, come pensiamo sia ragionevole, almeno dei mesi di continuo utilizzo. La Nikon Z8 riesce a riprendere circa due ore e mezza di video continuativo, oppure, nello stesso tempo, circa 10.000 scatti. Che è un valore in linea con quello dell'originale. In conclusione abbiamo una batteria che ha prestazioni in linea con le nostre EN-EL15c, forse leggermente più prestazionale (la Nikon promette 2280 mAh e 16 Wh, la SmallRig 2400 mAh e 17.28 Wh, ma è tutto da verificare nella pratica e nella realtà ci preme di più che sia altrettanto affidabile, piuttosto che più performante) ma che offre l'indubbia flessibilità aggiuntiva della presa di ricarica incorporata. Che ci libera definitivamente dal dover portare il caricabatterie originale Nikon con noi, potendo usare un qualsiasi alimentatore USB-C, come quello dello smartphone ma, soprattutto, che si può ricaricare a se stante, mentre magari ricarichiamo anche, in parallelo, la batteria della Z8/Zf/Z6/Z7/Z5 oppure le due batterie del battery-grip opzionale. Il costo richiesto non è particolarmente conveniente rispetto alla Nikon ma, siamo sinceri, se lo fosse, la guarderemmo con tanto sospetto in più. Ci fermiamo qui, per il momento. Intanto cercheremo nei prossimi mesi di utilizzarla insieme alle altre Nikon che abbiamo in casa. Ne riferiremo più a lungo termine.
  3. sono un vecchio estimatore del marchio austriaco. Possiedo da quaranta anni le mitiche cuffie ibride K340 che ancora funzionano (sebbene mostrino l'età che hanno). In tempi più recenti ho comprato altri modelli riscontrando un cambio importante di qualità dopo il passaggio al gruppo Harman (a sua volta oggi di proprietà Samsung). Alcuni modelli sono oggi prodotti in Slovacchia ed hanno una qualità decente. Altri sono costruiti in Cina. E sono di qualità così-così. Alcuni sembra che siano semplicemente cuffie cinesi o koreane rimarchiate. Ho scritto delle K712 Pro, su queste pagine. Ho avuto anche le K700 (un trapano da dentista !). Con queste K371 ho acquistato anche le K550. Belle cuffie, dal suono ricco. Se non fosse che dopo qualche anno di uso moderato hanno cominciato a sbriciolarsi. Letteralmente ! Prima la banda superiore, poi i padiglioni, quindi le guarnizioni dei driver. Belli, per carità e con una struttura delle cuffie interessante. Ma alla fine ho deciso semplicemente di buttarle nel cestino. Perchè ne parlo qui ? Perché la prima bozza di questa recensione delle K371 è partita nel 2020 (le foto risalgono ad allora). Ma poi vedendo la brutta fine delle K550 mi sono fermato. Fino ad oggi, avendo riscontrato che nonostante sia passati 5 o 6 anni le K371 restano sempre quello che erano il primo giorno. Dici che hanno selezionato i materiali ? Sembra di si. Insomma, niente cedimenti delle "pelli" né della meccanica. Sono cuffie semplici, compatte, leggere. Tutto sommato funzionali. ecco qui sopra le K550 all'inizio del processo di sbriciolamento. Reference ... mi spiego ? la scatola è tipicamente consumer, da supermarket. Dentro, le cuffie, il cavetto con attacco tripolare proprietario che termina con un mini-jack. E un adattatore standard da 6.3 mm a vite. i cuscinetti sono molto morbidi e cedevoli. Poggiano sulle orecchie (sono letteralmente sovraurali) ma non pressano rendendo agevole tenerle in testa. Purtroppo dopo un pò la "pelle" tende a farmi sudare le orecchie. Ma è abbastanza normale con queste cuffie che peraltro, sono chiuse. il cavetto di comunicazione tra i due driver. Il segnale entra da un solo lato. l'interno del padiglione mette in mostra il driver, protetto da una tela nera la regolazione dell'archetto funziona ma non c'è articolazione che è demandata allo snodo del padiglione stesso la presa per lo spinotto del cavo lo spinotto tripolare. Le condanna ad un utilizzo standard single ended. Sono cuffie leggere, sensibili, di impedenza standard (255 grammi, 114 dB, 32 Ohm). AKG dichiara un driver da 50mm (simile a quello delle K550) e una risposta da 5 a 40.000 Hz. Si trovano ancora sul mercato tra i 150 e i 170 euro. Le ho misurate, ovviamente, ricavandone una risposta tipica. Noto una elevata estensione sul basso più profondo ma un avvallamento sul basso che conta (tra i 40 e i 100 Hz), un medio in evidenza e una risposta piuttosto brillante sugli altri. Le ho addomesticate usando il mio Master 9 Mk III in simulazione "valvolare" Audio-gd Master 9 Mk III : risposta su Normal Audio-gd Master 9 Mk III : risposta su Tube misure effettuate con miniDSP Ears Nella simulazione "valvolare" la risposta del Master 9 Mk III viene modulata incrementando i bassi sotto ai 50 Hz ed alleggerendo i medi sopra ai 100 Hz con una gradazione che si riduce oltre i 2500 Hz. In questa modalità il suono delle K371 diventa meno aperto ed avanti, permettendo di apprezzare meglio ogni genere musicale. Non che al naturale siano esageratamente aggressive, ma comunque viene mantenuta la presenza tipica mitteleuropea del marchio. Il suono è potente, basta un filo di "gas". Sono certamente più versate per i generi moderni, sulle medie e sulle alte non hanno una definizione adeguata alla musica ad alta risoluzione. Nel complesso non sono disprezzabili per cuffie chiuse con driver dinamico e anche in termini di fatica di ascolto non stancano troppo presto. Ma a questa fascia di prezzo non offrono nulla di particolare se non un modello piccolo, compatto, quasi da viaggio e tutto sommato " a perdere" (tipo vacanza o spiaggia, oppure come monitor per strumenti musicali o utilizzi tipo videoconferenza e computer). Non dopo l'uscita di cuffie planari in questo range di prezzo. Come dire che le HIFIMAN Deva se le mangiano offrendo una performance da intenditori mentre, volendo un suono più moderno e rotondo, le HIFIMAN HE400 Se sono ben altra classe. Volendole chiuse ? Abbiamo provato le Sundara Closed Back che, secondo me, buttano fuori dal mercato praticamente tutte le dinamiche sotto ai 350 euro. Insomma, va bene la simpatia per il marchio e la fedeltà nei secoli. Ma non tutta la vita (come cantavano quelli la).
  4. In prova con questa catena di test : Qobuz via Audirvana Gustard U18 Gustard X26PRO via I2S Audio-gd Master 9 Mk III via XLR caso stock single-ended HIFIMAN e cavo crystal bilanciato HIFIMAN la pagina del prodotto dal distributore italiano, Playstereo.com. Il prezzo attuale di € 125 non rispecchia il valore reale di queste cuffie, è solo una fase di mercato in cui HIFIMAN come da sua abitudine, promuove il ricambio di magazzino. Si tratta se non sbaglio della terza edizione di questo modello. Ho posseduto ed apprezzato le originali HE400, le ho sempre preferite alle Sundara per il loro suono più naturale e non affaticante. Ho anche la versione 2020, denominate HE400i o improved, aggiornamento di metà carriera ma oggi mi voglio soffermare su questo modello che continua ad essere, secondo me, il miglior punto di ingresso nel mondo delle magnetoplanari aperte ad un prezzo eccezionale. armatura robusta (in plastica) argentata, padiglioni rotondi sovraurali, cuscinetti morbidissimi, appena vellutati. Connettori standard da 3.5 mm che consentono di accettare tutti i cavi che ho in casa per le HIFIMAN. l'edizione se mantiene l'archetto semplificato (efficace anche se un pò cheap) e l'articolazione sufficiente a trovare subito l'accomodamento sulla testa. Queste cuffie hanno il diaframma standard (non nano di ultima generazione) ma incorporano i magneti stealth, trasparenti al suono. La sensibilità è abbastanza bassa - 91 dB - il peso è contenuto. L'impedenza di carico è di 32 Ohm, valore standard per le cuffie di oggi, cosa che le rende facilmente pilotabili. Ma ho il sospetto che la potenza necessaria per farle volare sia elevata. Del resto c'è scritto anche nelle note che probabilmente un DAP o uno smartphone non basterà. Sono rodatissime, le ho da quando sono uscite, per cui le conosco già bene. Ho cambiato il front-end per usare il nuovo Audio-gd Master 9 Mk. III ma questa volta alimentato da una coppia tutta Gustard. L'interfaccia digitale U18 e il DAC X26 PRO. La coppia è consanguinea e si apprezza la connessione diretta via cavo HDMI (un modello Ricable da pochi soldi che uso per visualizzare le foto via Nikon Z quando devo mostrarle alle modelle durante gli scatti), ovviamente via porta I2S. Il carattere del Gustard X26 PRO è ben definito. Lo uso da 18 mesi per i miei diffusori (planari e dipolari !) per le sue caratteristiche. Il convertitore tipo Sigma-Delta ESS 9038 PRO qui è usato in configurazione doppia, per un perfetto bilanciamento. Alimentazione e stadi finali sono a discreti. E' un apparecchio da circa 7 chili, tutto sostanza ma con un livello di ingegnerizzazione elevato. Ma ne parlerò in un successivo articolo. Dicevo del carattere che mostra i muscoli sul basso che però rimane controllato. Mentre il medio e l'alto sono chiari e in primo piano. Ho misurato queste cuffie con il mio solito microfono doppio miniDSP Ears il DAC Gustard posato sull'Audio-gd Master 9 Mk III le cuffie sul miniDSP Ears (sulla immediata sinistra, l'interfaccia digitale Gustard U18). Ecco la misura, ripetuta due volte stringendo i cuscinetti. C'è una particolare dolcezza in queste cuffie che si riscontra perfettamente nella risposta : il basso scema come nei diffusori dipolari, il medio ha un avvallamento con il centro a circa 1850 HZ, l'alto è tormentato ma di livello non molto più alto del piccolo picco a 800 Hz. E' strana la discesa dopo i 12Khz ma a quelle frequenze chi la sentirà mai ? E' un peccato che io non trovi più la misura fatta quando erano nuove. Magari è in queste pagine da qualche parte, salterà fuori. *** Ma di tutte queste cose ci interessa poco o per niente di fronte al suono. Ebbene, mi ripeto un pò rispetto a quanto ho scritto per le HIFIMAN Edition XS. Queste sono entry-level, decisamente e non arrivano in nessun modo al dettaglio delle alto di gamma. Ma il carattere, ben coadiuvato dal DAC Gustard, privilegia l'ascolto, come se fossero dei minidiffusori di scuola inglese. Il basso è importante, non in primo piano, lo è il medio, mentre la voce c'è, è chiara, senza esasperazioni. La solita caldissima voce di Chantal Chamberlain che "vorrebbe danzare con qualcuno che l'ama", è a tratti ben più che commovente. Si sentono i suoni emessi dalle labbra. E lei la potrei ascoltare cantare per ore. Appena più leggera di quanto sono abituato con Arya e Audivina, Maria Pia De Vito, con il pianoforte meno dettagliato di quanto mi piacerebbe. Il volume è più alto del solito ma non saprei dire se per la sensibilità bassa delle cuffie o per il livello di uscita del Gustard. In genere il Master 9 riceve il segnale via ACSS dal DAC R1 NOS di Audio-gd. Ma se voglio sentire di più il basso devo alzare il volume. Solo a quel punto mi soddisfa. E questo senza che le altre frequenze lo coprano. Sono cuffie abbastanza sensibili al livello della registrazione. Amano che la traccia sia almeno una 96/24 Ma passando allo swing di Robbie Wililams in 44/16 non si chiederebbe molto di più (e naturalmente viene da chiedersi dove sia finita Miss Jones !). Lo Studio della Rivoluzione nelle mani di Valentina Lisitsa è quello che ci vuole per apprezzare un pianoforte con una buona ambienza. Ma devo alzare il volume di parecchio. Chiamo Vincenzo Maltiempo a raddoppiare il suono con la prima di Scriabin. Il suono è più argentino. Il basso nella marcia funebre c'è ma non viscerale come piace a me. Torno al jazz più classico con Art Pepper+Eleven. Resta una bella performance ma mi conferma come queste cuffie siano ben lontane dal tipo di suono monitor di altri modelli - radiografanti - di HIFIMAN. Come per le Edition XS questi sembrano diffusori. Con solo un palcoscenico meno ampio. Ma comunque molto ben caratterizzato. Jesu Meine Freude par Raphael Pichon ha le voci femminili in evidenza ma il basso c'è cavernoso in sottofondo. Il coro però non mi appassiona tantissimo. Mentre è bellissimo il violino di Alina Ibragimova nella sua bella lettura di Ysaye. ... continua dopo il break doveroso per far riposare le orecchie ... ... e siccome i miei dubbi rispetto al solito sono aumentati, cambio la catena di comando Qobuz via Audirvana Audio-gd DI2024HE Audio-dg R1 NOS 2024 via I2S Audio-gd Master 9 Mk III via ACSS cavo crystal bilanciato HIFIMAN e le cose si rimetto a posto. Il fortepiano di Olga Pashenko nel suo ultimo disco mozartiano è delicatissimo, il piano di Valentina è più robusto, la voce della De Vito è più pulita. Chantal resta calda. Il basso dei King Crimson di The Hell Hounds of Krim resta coinvolgente ma meno potente, più signorile, più controllato. il palcoscenico cresce, si allarga, si approfondisce. Morale, pur essendo cuffie che costano poco, non sono cuffie da poco. Non avranno mai il dettaglio delle HE1000, ovviamente, ma sono molto sensibili a cosa le pilota. Con la catena Gustard abbiamo un bel basso granitico ma perdiamo molto della leggerezza del medio e dell'alto. E anche un pò di palcoscenico. Con il sistema Audio-gd, anche appena appena acceso, sembra tutto più coinvolgente ed emozionante, più preciso, ma con un basso meno secco e violento. Che posso fare ? Ricorro a Janine. Il finale del concerto di Sibelius mi da la prova che "per quello che ascolto io", qui va meglio. Giudizio complessivo PRO: la porta di ingresso per il mondo delle magnetoplanari. Con 125 euro non si compra nemmeno una scheda di memoria SD discreta ... rapporto prezzo qualità insuperabile per le planari (come per le Edition XS al cui carattere le avvicino) suono neutro, caldo, avvolgente, abbastanza dettagliato, palcoscenico molto ben caratterizzato su tutte le dimensioni sembrano diffusori acustici e si possono ascoltare a lungo senza problemi nessuna gamma in evidenza, basso un pò in ritirata abbastanza comode ma io sono troppo ben abituato ai padiglioni grandi ovoidali e circumaurali delle altre HIFIMAN CONTRO: molto sensibili alla catena di controllo, per spingere il basso ci vuole un Sigma-Delta ma poi si perde di chiarezza e precisione in gamma medio-alta sensibilità bassa, ci vuole potenza e un ottimo amplificatore a spingerle aspetto e costruzione cheapy. Ma a quel prezzo ... insomma se vi incuriosiscono le planari ma non volete o potete spenderci tanti soldi, correte a prendervi queste HE400SE con l'unica avvertenza che sono fuori catalogo e forse uscirà un nuovo modello abbastanza presto. Ma questo non le farà smettere di suonare bene. A me piacciono come sono piaciute quelle dei due modelli precedenti. Ci ascolto di tutto con prevalenza per jazz e hard-rock ma anche violino e voce sono spettacolari. Cedono nelle trame complesse e nelle tessiture di coro e grandissima orchestra, non è il loro pane. Ma per quello ci vogliono altri apparecchi. Attenti però a cosa c'è attaccato all'altro lato del cavo di potenza ...
  5. Ed eccoci finalmente all'ultimo pezzo del quintetto di cuffie planari HIFIMAN in prova. Si tratta delle HIFIMAN Edition XS. un modello che si caratterizza storicamente per scelte di compromesso al risparmio per contenere il prezzo ma non per la qualità di ascolto. Ci sono state altre proposte nel recente passato, tutte derivate dall'alto di gamma che non hanno mai deluso. In questo caso la scelta è stata quella di adattare i padiglioni in stile HE1000 all'archetto usato per Deva ed HE400 SE. In questo modo l'indossabilità si mantiene di alto livello ma probabilmente si risparmia sui costi. Nonostante ciò queste cuffie hanno i magneti stealth e i diaframmi ultrasottili, come tutta l'ultima generazione di cuffie. Il padiglione ha la caratteristica forma ovoidale che avvolge del tutto l'orecchio e si poggia sui lati della testa. Le armature sono estremamente solide, con finitura argento. I cuscinetti sono morbidissimi ed avvolgenti, con una texture che ricorda la vera pelle. Si indossano facilmente, non pesano e non stringono troppo, quel tanto che basta per aderire al corpo e non favorire trafilaggi. Sono cuffie aperte ma devono stare ben strette per assicurare un buon basso. la scatola è quella minimal in cartone naturale con una banda adesiva che specifica il modello. e che riporta bene in evidenza tutte le caratteristiche non sono promesse per aria, perché il tutto è mantenuto appena le provate. Sono confortevoli e tecnologicamente avanzate. riporto la pagina del negozio online del distributore italiano. Si caratterizzano per una impedenza bassa di soli 18 Ohm, una sensibilità bassa di 92 dB. Il peso dichiarato è di 405 grammi (non ho verificato, ci credo). L'interno della scatola riprende quello delle altre, con le cuffie protette da un preformato in schiuma di polistirene e l'unico accessorio è un cavetto single-ended, pregevole ma che io non ho usato. I connettori sono quelli standard da 3.5mm, quindi mi permettono di usare i miei cavi bilanciati che impiego con le Arya e le Audivina. l'articolazione, pur non particolarmente raffinata fa il suo lavoro, rendendo queste cuffie meno rigide delle Ananda Nano che invece utilizzano un altro sistema, esteticamente più appagante ma meno confortevole alla prova dei fatti, almeno per me. l'archetto è solido e rivestito di finta pelle, ben rifinita. l'interno del padiglione. Si nota l'armatura interna di protezione, il velo che la ricopre, il nido d'ape esagonale che assicura morbidezza al cuscinetto. *** la misura con il consueto sistema miniDSP Ears mostra una risposta in frequenza ben articolata che ricorda quella dei diffusori acustici. La gamma media non ha evidenze, quella medio-alta ha un avvallamento con un minimo a 2000 Hz e un picco a 4000, la gamma altissima non ha picchi esagerati (come invece hanno le Ananda). Il basso è un pò in ritirata, con una flessione di circa 6 db sotto ai 100 Hz. Ricordo sempre di non innamorarsi di queste misure. Perché possono variare nel tempo e perché non è affatto detto che sulla testa siano confermate, rispetto al sistema di prova con la sua struttura e la sua pressione sonora. Per questo preferisco sempre far maturare ogni cuffia che provo. Nel tempo le cuffie acquistano gradualmente le loro caratteristiche peculiari mano a mano che suonano. E anche le mie orecchie si abituano a riscontrarne le loro peculiarità. Le ho provate in particolare negli ultimi giorni con questa catena : Audirvana che gira su un mini PC Windows interfaccia digitale Audio-gd DI2024 HE dac Audio-gd R1 NOS 2024 amplificatore Audio-gd Master 9 Mk III cavo bilanciato HIFIMAN se le prime impressioni contano ho riscontrato da subito la bassa sensibilità che richiede di alzare il volume dell'amplificato per raggiungere una pressione sonora tale da permettere alle cuffie di dare il meglio di loro. Il suono è caldo e privo di asprezze in generale. E' inutile impiegare la modalità del Master 9 Mk III che simula un amplificatore a valvole, già lo fanno le cuffie. La gamma media è suadente, gli alti setosi e il basso mai invadente. Sembrerebbe un quadro da caminetto in una sera di primo inverno se non fosse che dopo un pò vi accorgete di quanto suonino naturali queste cuffie. Il fortepiano di Elisabeth Pion è pignolo ma grazioso, gli archi presenti, i fiati legnosi. Non è un suono monitor, al contrario, siamo in un ambiente di ascolto. Insomma, queste cuffie propongono una situazione degna di ottimi diffusori acustici ben posizionati in un ambiente acusticamente trattato. Senza rimbombi, senza riflessi. Il suono non è ovattato ma non viene privilegiata nessuna gamma. Insomma, un suono da intenditori. Che sulle prima non farà sbalordire con quell'effetto un pò urlato che hanno altre cuffie ma che apprezzerete se vi piace la buona musica acustica. Lasciando Mozart per passare al jazz di Chantal Chamberland, la sua voce ha un tono roco caratteristico, è forte ma senza dilaniarvi i timpani. La ritmica c'è, è appena dietro, non vi capita di confondere i suoi. Il piano lo individuate subito, così come ogni corda della chitarra. E' la stessa cosa con Pietra Mia De Vito che nel disco So Right è registrata con un mare di ambienza. Ma si sente l'effetto sul microfono quando respira e si alza di frequenza. La voce è chiarissima ma il piano lo è allo stesso modo. Il Prokofiev di Jansen/Makela è come credo lo abbiano ascoltato in sala di regia mentre lo registravano. Alzo un pò il volume dopo il jazz perché il livello è più basso ma dietro al violino i fiati sono perfettamente nitidi come il continuo tremolare degli archi, fino alle prime arcate dei violini. Che meraviglia. Non tutte le cuffie sono adatte a riprodurre a pieno un Fazioli come quello che suona Giltburg. Il suo Rachmaninov è scintillante. Mi piacerebbe però che il basso fosse più presente, perché qui la mano destra ha il sopravvento. Va meglio - ma forse è la registrazione - il disco DG con Babayan e Trifonov e quindi abbasso il volume. Ma il duo suona come se fossero un'orchestra, come credo abbia inteso volere il sound engineer che ha mixato la ripresa. E quindi finisco per rialzare il volume al primo pianissimo. Il Vespro di Pichon si conferma impressionante con tutte le parti in perfetta sincronia. Armoniose è il termine per definire queste cuffie. Poco potenti perché poco sensibili e che richiedono un pizzico di potenza in più. Ma senza che questo vi faccia poi correre dal medico ... Un confronto con la risposta delle quasi equivalenti per prezzo, HIFIMAN Ananda Nano mi porta a confermare quanto siano bravi in HIFIMAN a creare fragranze diverse con ingredienti molto simili. le ANANDA Nano suonano molto più forte, sono dritte come un fuso con un basso prepotente e impetuoso, i medio-alti sono in avanti e gli altissimi sparano. Queste Edition XS anche alzando il volume non perdono il loro carattere morbido, suadente, da ascoltare per ore tanto sono naturali. E in questo mi ricordano le mie amate Arya prima versione. Cuffie che io ho pagato 4 volte di più solo sei anni fa. Che dire di altro. Che sono fatte bene e sono anche belle, sebbene non eleganti come altre HIFIMAN. sembrano robuste e capaci di regalarvi anni di ascolti rilassati. Sono adatte a tutto ma credo che la loro vocazione sia per la musica con strumenti naturali non amplificati. Ma un passaggio sui King Crimson mi smentisce. Perchè la voce di Cirkus è sempre commovente e il pianoforte liquido. Il sax fragoroso e solo i bassi meno esagerati di come li sentirei con le Audivina. Ma non per questo meno belli. Anzi, io li definirei raffinati, capaci di elevare anche la musica più popolare di un intero livello. Insomma, a dispetto di un aspetto un filo più dimesso e di qualche compromesso in più rispetto ad altri modelli della gamma HIFIMAN, queste Edition XS si confermano nella loro essenza. Quando quelli di HIFIMAN usano il marchio Edition, stanno presentando un paio di cuffie eccezionali, one-off da prendere al volo per non farsi sfuggire l'occasione, capaci di condensare in "pochi soldi" le qualità delle loro migliori cuffie. Credetemi, se potete, dovreste ascoltarle. Se siete superficiali, le HE1000 Stealth o le Ananda vi piaceranno subito di più. Ma se avete a cuore innanzitutto la musica e poterla ascoltare a lungo, le qualità neutre e morbide da alto di gamma delle Edition XS dopo il giusto rodaggio vi conquisteranno. Può essere che una parte del merito venga dal front-end che ho utilizzato. Non saprei dire se in single-ended e con un comune ampli-dac cinese da un paio di centinaia di euro le cose sarebbe uguali. Ma ricordatevi che HIFIMAN propone eccellenti DAC R2R capaci di far volare ogni loro cuffia. Giudizio complessivo PRO: buona scelta di compromesso sotto l'aspetto tecnico mantengono la sostanza (magneti e diaframmi) rapporto prezzo qualità insuperabile per le planari suono neutro, caldo, avvolgente sembrano diffusori acustici in un ambiente ben trattato nessuna gamma in evidenza, elevano di qualità ogni traccia audio di ogni genere sia CONTRO: non impressionano al primo ascolto, devono essere capite; altri modelli saranno certamente più immediati. Non rimandatele indietro al primo ascolto da valorizzare con un DAC R2R e una discreta riserva di potenza non impressionanti sul piano estetico ma comunque ben costruite
  6. Dapprincipio le cuffie HIFIMAN avevano solo padiglioni tondi sovraaurali. Poi, fedeli alla tradizione Stax, da cui volente o nolente anche il Dr. Fang è influenzato, sono arrivate quelle a padiglione ovali circumaurale. Nulla di nuovo, appunto, c'erano le Stax serie Sigma e le Lambda. Io ho sempre preferito le Lambda, nonostante le Sigma fossero più rinomate (e costose). Le Sigma si diceva che avessero bassi più potenti ma fossero più scomode da indossare. Le Lambda più rilassanti in tutto, le puoi tenere una giornata in testa e ad un certo punto ti dimentichi dove le hai messe. Stessa cosa delle HIFIMAN. Si mitizza delle Susvara, le ammiraglie "circolari" da € 6.000. Io credo che le troverei sgradevoli come ho trovato sgradevoli le Sundara e le HE6 SE. Riesco a farmi piacere le HE400 perché sono tutto sommato comode e perché, per 125 euro, suonano veramente bene. Ma mai per più di un'ora in testa. Fortuna che le Deva, circolari anche loro, per essere comode le hanno fatto circumaurali con il padiglione bello grande e nessuna pressione sulle pareti della testa. Ma sto divagando, torniamo alle nostre. Le HIFIMAN HE1000 sono sempre state tradizionalmente le ammiraglie di questa serie. Caratterizzata per l'appunto da un grande padiglione a forma di uovo con la griglia metallica esterna a protezione. All'origine costavano oltre € 3.500 ed erano sinceramente inarrivabili. Per questo HIFIMAN fece le Edition X, cercando di portare quel suono e quella struttura su cuffie da € 1.800. Ma la vera popolarizzazione del concetto è arrivata con le Arya (€ 1.800) e le Ananda (€ 900). I prezzi che indico sono quelli del lancio, non quelli correnti. Le Arya offrivano quel tipo di suono a metà prezzo. Per me fu una tentazione irresistibile acquistarle al volo. E da allora le uso e le apprezzo (nonostante l'arrivo più avanti delle Jade II, le elettrostatiche che hanno sostituito le mie vecchie Stax SR-404 Lambda Signature ...). Ma HIFIMAN non sta ferma e delle HE1000 hanno fatto prima le V2 e poi adesso le Stealth, approfittando dell'introduzione prima dei diaframmi ultraleggeri "nano" e poi l'arrivo dei magneti "invisibili" che danno il nome alla serie Stealth, cui fanno parte queste cuffie in prova. Così oggi abbiamo che le HE1000 Stealth in pratica costano come le Arya Organic che non sono altro che le Arya Stealth con il fianchetto in similvinile tipo legno. Come le HE1000 Stealth. E le Ananda costano la metà e anche meno. E poi ci sono anche le Edition XS che costano la metà della metà. Chi siano adesso le ammiraglie non è più chiaro. Cosa comprare ? Chissà. Delle Arya Organic (io non le conosco come non conosco le Stealth) si dice che siano come le HE1000 ma più brillanti. E dire che a me sembrano già piuttosto brillanti le HE1000 Stealth. *** Finito questo panegirico che serviva non a confondere le acque e le idee di chi si ripromette di acquistare ... le cuffie giuste e tenendo a mente che secondo me ogni magnetoplanare suona meglio a prescindere e che per avere il meglio non si deve necessariamente spendere oltre 3000 euro (specie se non si ha una catena a monte all'altezza ....), andiamo al nostro bene. Che arriva in una scatola di cartonaccio nobilitato da una sola fascia stampata, segno di contenimento dei prezzi in fondo non importa, le scatole delle mie cuffie non suonano e poi, finiscono subito in mansarda a prendere polvere. Però una volta la presentazione di cuffie costose era molto più sontuosa ... le mie arrivano dall'eccellente negozio Playstereo di Pescara, spedite al volo (sono un esemplare b-stock, ovvero una scatola aperta per demo, inusate, come testimoniato dalla necessità di fare il rodaggio pieno di almeno 150 ore). Giustamente nella scatola c'è un pieghevole che implora il proprietario delle cuffie di evitare inutili supplizi alle cuffie, tipo mettere in loop un giro di batteria sintetica al massimo del volume. Il rodaggio va fatto semplicemente usandole con programmi musicabili ascoltabili. Le cuffie maturano in testa. Come le orecchie che le ascoltano. dentro alla scatola, una scatoletta che contiene i cavi e sotto, tra la schiuma, le cuffie. ecco qua l'intero contenuto della scatola. il cavo bilanciato è di buona qualità. Io non sono un fan dei cavi costosi ma il fatto che sia incluso (anche se non è il modello crystal-plus) è un vantaggio. Nelle Arya ho trovato solo il cavo sbilanciato e mi sono dovuto far costruire appositamente un cavo speciale da un artigiano londinese per la modica cifra di un paio di centinaia di euro. Che questa volta ho risparmiato. Al costo di € 1.320 ho sia le cuffie che i cavi. Un bel risparmio rispetto ai € 1.840 complessivi delle belle Arya. pin dorati, ovviamente le griglie esterne in argento brillante anche l'archetto ripete lo stesso motivo. Unica concessione la scritta HE1000 in nero. I cuscinetti sembrano di qualità migliore di quelli delle Arya che si sono sbriciolati costringendomi a cercare un ricambio (subito seguiti da quelli delle Jade II). Però la pacchianeria del finto legno stampato in vinile era proprio necessaria ? Si, per distinguere questa versione dalle precedenti due ! dettaglio del marchio, dell'articolazione e del meccanismo di regolazione della dimensione dell'archetto. la banda sotto all'archetto ricorda un misto tra sughero e cuoio. Speriamo che duri ... dettaglio dell'interno del padiglione, molto sobrio. Quelle zebre dovrebbero proteggere i diaframmi da polvere ed intrusioni (è così, ho smontato le Arya e per danneggiarle bisogna penetrare con una lama) viste artistiche indubbiamente rispetto alla sobrietà austera delle mie Arya fanno la loro figura. Andiamo alle specifiche. cuffie aperte circumaurali altoparlante magnetoplanare impedenza 32 Ohm sensibilità 93 dB risposta in frequenza 8Hz-65KHz. peso: 458g. la risposta in frequenza che ho misurato con il mio sistema miniDSP Ears : mostra una estensione notevole lato basse frequenze, ben sotto l'udibile (ho tagliato il grafico sotto ai 20 Hertz ma è lineare effettivamente a partire dai 10 Hertz), e fino a circa 1250 Hertz. Dopo di che ha il classico avvallamento sulle medio-alte fino a circa 3.000 Hertz per poi livellarsi di nuovo e proseguire sugli acuti in salita. confrontate con le mie Arya mostrano una evidente maggiore sensibilità - confermata all'ascolto. Le Arya sono più lineari fino all'estremo ed hanno la stessa estensione sulle basse. Sono meno squillanti sugli acuti. alle Arya ho poi cambiato i cuscinetti - quelli vecchi si erano consumati : il vinile cinese si era letteralmente sbriciolato - e il suono è cambiato diventando più potente sulle basse e sui medi ma restando comunque più lineare di quello delle HE1000 Stealth. E' possibile che col tempo anche le HE1000 si linearizzino. Alla prova originale le Arya somigliavano decisamente di più a queste HE1000 che a ... quello che sono adesso. Quindi mai trarre conclusioni guardando la risposta in frequenza di un esemplare di cuffie nuove. *** Mi fermo qui con questa anteprima. Nei prossimi giorni la prova di ascolto comparata. Che ovviamente dovrete prendere con le pinze in quanto del tutto soggettiva. Vi anticipo che ad un certo punto, visto che facevo fatica a capire, ho cambiato il motore. E al tradizionale Audio-GD R28 ho avvicendato il più muscoloso Audio-GD R27 HE, avendo finalmente un responso credibile. Ma dovrete attendere ancora qualche giorno perché ve lo confidi ... Rimanete in ascolto !
  7. le mie HIFIMAN Arya sulla loro base in legno, cavo custom terminato XLR Neutrik Susvara, Ananda, Sundara, Arya. Non indago sull'etimologia sanscrito di questi termini che per me sono solo bellissimi nomi di altrettante bellissime donne. In fondo, mi andava benissimo anche la tradizionale denominazione numerica, HE400, HE500, HE5, HE1000. Senza esotismi alla Trono di Spade. Ma Arya a me ricorda l'aria, in italiano, l'elemento in cui viviamo, che respiriamo. E trasparente come l'aria é il suono che producono queste cuffie. Nel catalogo delle cuffie magnetoplanari HIFIMAN, questo modello si piazza oltre le Sundara e le Ananda, e al di sotto delle HE1000 e delle Susvara. Probabilmente per fascia di prezzo, vanno a sostituire le Edition X. Ed è questo che mi ha incuriosito alla loro presentazione lo scorso autunno. Per la forma dei padiglioni che riproducono la sagoma delle orecchie ricordano i modelli di mezzo - da Ananda ad HE1000 - mentre i modelli agli estremi hanno il normale padiglione circolare. la forma ovoidale del padiglione delle Arya é asimmetrica e segue il profilo delle orecchie umane, senza mai toccarle che segue in modo asimmetrico la sagoma delle orecchie anche all'interno. In effetti, ero alla ricerca di un trasduttore che potesse affiancare e poi sostituire le mie venerande Stax Lambda SR404 Sn che cominciano a mostrare i loro anni. Anche quelle - pur con la loro forma rettangolare - assecondano la forma delle orecchie senza mai toccarle. E sono gli oggetti più comodi da indossare a lungo che io abbia potuto provare. Non che le cuffie con il padiglione tradizionale non possano esserlo. Potrei tenere in testa le AKG 712 per tutto il giorno senza provare alcun fastidio. Ma il suono ... non sarebbe di questo livello. Mentre scrivo sto ascoltando la nuovissima registrazione della 7 sinfonia di Shostakovich con Andris Nelsons alla testa della sua Boston Symphony e il suono mi avvolge. dalla letteratura HIFIMAN, l'uso di circuiti asimmetrici e di diaframmi ancora più sottili contribuisce ad una riproduzione più lineare e naturale. Non ne ho le prove scientifiche ma le mie orecchie mi danno la stessa testimonianza. Ma torniamo all'oggetto : Confezione la classica scatola nera con l'indicazione del contenuto, uno scatto ravvicinato che rivela il nome del modello, la scritta bianca su fondo nero a destra foam di protezione, tessuto "setoso", manuali. ho acquistato il mio modello online da Playstereo senza nemmeno prima ascoltarle, lo scorso Natale 2018 eccole qui, appena uscite dalla scatola, poggiate sulla "seta" che le avvolge nella scatola. Il cavo però è già il mio specifico, costruito apposta per loro in Inghilterra. Costruzione Salta subito all'occhio che l'archetto è analogo a quello degli altri modelli HIFIMAN di ultima generazione, in metallo, ben articolato e regolabile mediante guide e buchetti a scatto. La banda superiore è in finta pelle, morbida al tatto. Come lo sono i bordi dei padiglioni, morbidissimi. anche le Arya usano gli ultimi spinotti HIFIMAN da 3.5mm, doppi, uno per canale, consentendo il collegamento in modo molto semplice ma estremamente stabile l'esterno del padiglione è in metallo, molto robusto a protezione del driver, di nuova generazione, sottilissimo. Secondo HIFIMAN questo driver deriva da quello usato nelle HE1000. E c'è da crederlo mentre i rullanti della Boston accompagnano gli archi del primo movimento della "Leningrado" nella inesorabile marcia di avvicinamento delle truppe tedesche alla città dello Zar. l'inconfondibile sagoma frontale di questa classe di cuffie HIFIMAN. ripresa artistica, luce naturale : mi piace particolarmente che in questo modello HIFIMAN abbia mantenuto i colori in nero integrale, a differenza delle "cromature" di certi modelli superiori. Arya non ha poi così bisogno di impressionare nell'aspetto. Complessivamente la cura costruttiva sembra di livello elevato. I materiali di grande qualità. Siamo anni luce oltre le mie Stax in tutta plastica. E anche ben al di sopra delle HIFIMAN Sundara che comunque possono vantare dalla loro, un prezzo decisamente più abbordabile. Ma andiamo al dunque, perchè le cuffie possono essere bellissime ed essere ben costruite (e queste, secondo me, sono al di sopra di ogni sospetto) ma se poi non suonano come ci aspetteremmo ... ? Suono risposta in frequenza calibrata, misurata con i miei microfoni miniDSP Ears. Di sopra il solo canale destro, sotto i due canali sovrapposti. Le differenze, limitate alle medie e alte frequenze, sono dovute alla differente posizione del padiglione sul supporto. Gli EARS hanno superficie dura, ben diversa dai lati delle nostre teste. Le Arya affondano nella nostra pelle e quindi sono certo che non sia effettivamente misurabile la reale risposta. Ma allo stesso tempo sfido chiunque sia in grado di apprezzare differenze - anche ampie - nella risposta, non nell'ampiezza, tra i due canali a 8 o a 11.000 Hz. Resta comunque la regolarità della risposta complessiva dal basso fino al medio, con il solito avvallamento - non pronunciato come su altri modelli - intorno ai 1800 Hz, che poi riprende senza alcun picco fino a 4000 Hz. Ben più tormentato invece l'andamento alle altissime frequenze, quelle in cui di musica generalmente non ce n'è più e dove le nostre orecchie perdono inesorabilmente di sensibilità. Al confronto le mie Stax hanno un largo picco ben pronunciato proprio dove le Arya hanno l'avvallamento sui medi e il basso è ben meno esteso ma un pò più gonfio prima di calare. E all'atto pratico ? Adesso c'è lo Stradivari di Janine Jansen e il secondo movimento del secondo concerto di Prokofiev che suona. Il violino è in evidenza, ma mai aspro, salvo sulle altissime come deve essere, un pò vetroso. I bassi entrano con chiarezza, senza colorazioni. Veloci e leggeri. La naturalissima voce di Simone Kermes - "Se pietà" di Handel - è resa in modo naturale ma con tutte le sue sfumature e colore. Anche più chiara e pulita, ne "Ombra mai fu" di Bononcini, dove è accompagnata solo dal cello e dal liuto. E dove purtroppo si sentono in modo altrettanto chiaro tutte le sue E che diventano I ... Bellissima anche l'Orchestra Nazionale Russa con Pletnev che dirige l'integrale sinfonica di Chaikovsky. Non aggiunge verve al gelido uomo di Arcangelsk che si rifa però alla grande nella Cenerentola di Prokofiev. Qui le dinamiche sconvolgenti (pur in una normale registrazione 44/16) vengono risolte benissimo. Mi mancano i miei quattro 15 pollici in vetro nella stessa registrazione ma nessuna cuffia potrebbe sostituirli per dinamica e precisione, ad essere sinceri. mi spingo anche su brani moderni. La voce dell'ultimo Paul Simon (René e Georgette Magritte ha grandissimo garbo con le Arya) e quella di Sting che conosco benissimo (The Last Ship). Il jazz di "I may be wrong" - Till Bronner - voce chiarissima su un tappeto di percussioni. Mi accorgo che l'assenza di distorsioni mi ha fatto alzare troppo il volume e corro ad abbassarlo ... La performance qui è da diffusori elettrostatici ... con subwoofer. Queste cuffie peraltro consentono anche equalizzazioni con generose iniezioni di bassi ! Non che ne abbiano deciso bisogno però i gusti sono gusti. Tutto il test è stato condotto con il mio Audio-GD R28, all-in-one DAC+PRE+AMPLI di qualità al di sopra di ogni sospetto. Sinceramente io non sento il bisogno di cercare abbinamenti particolari ampli+cuffie con questo apparecchio dalla resa assolutamente neutrale e dalla grandissima capacità di pilotaggio. Le uso oramai da più di due mesi e le conosco molto bene, quindi un ultimo passaggio all'Handel di Natalie Dessay e al finale della 9a di Beethoven per Gunther Wand nell'edizione SACD Esoteric su base RCA per andare finalmente al giudizio complessivo : PRO ottima costruzione con l'uso di buoni materiali. In particolare la protezione dei padiglioni in metallo che evita il contatto con oggetti (fossero anche solo le mani) con i delicatissimi drivers. In ogni caso meglio avere cautela nel poggiarle suono di qualità elettrostatica su tutta la gamma. Il dettaglio è elevatissimo a tutte le frequenze in tutti i generi musicali, c'è ben poco da chiedere di più anche se mi viene la curiosità di sapere come possano suonare le Susvara, le Shangrilà o anche solo le Jade II dello stesso marchio per quanto possibile con le cuffie, l'immagine è aperta e non concentrata sul cranio. Passando rapidamente ad un altro dispositivo tradizionale (in questi giorni sto provando le Pioneer DJ HDJ-X10 che certo non sono pensate per queste "sottigliezze") la differenza è eclatante fatica di ascolto molto ridotta anche per lunghi periodi purchè non si ecceda con il volume ergonomia di livello assoluto, in particolare i padiglioni asimmetrici che seguono del tutto la forma delle orecchie. Non sono leggerissime ma il peso in testa quasi non si sente. Le mie Stax restano ancora più comode ma queste si avvicinano, pur con una robustezza di costruzione che le Stax semplicemente non avvicinano nemmeno CONTRO per 1600 euro, aggiungere un cavo bilanciato di qualità non avrebbe spostato l'equilibrio della confezione. Certo meno di un cash-back o di uno sconto flash, operazioni cui HIFIMAN oramai ci ha abituati. Io credo che i due cavi in opzione dentro alla confezione di tutte le cuffie da oltre 500 euro non dovrebbe essere ... una opzione. La differenza di suono e di dinamica è di tutta evidenza e chiunque dovrebbe avere un amplificatore in grado di sfruttare al meglio cuffie di questo genere. la bassa distorsione, i medi intorno ai 1800 Hz un pò indietro ma soprattutto la bassa sensibilità, portano a dover alzare il volume a livelli sostenuti, cosa che richiede un ottimo amplificatore a disposizione. Una ovvietà, quest'ultima per chi acquista cuffie di questo prezzo e di questa levatura ma da tenere in considerazione per la salvaguardia delle proprie orecchie. E' soprattutto per questo che tendo ad usare una equalizzazione digitale che allinea i medi ad una figura che mette in evidenza il basso profondo e smussa qualche asperità negli alti. In questo modo la risposta diventa assolutamente infinita e definitivamente ariosa. il cavetto in dotazione, ottimo, per carità, ma come seconda scelta. A mio parere nella stessa confezione dovrebbe essere offerto anche un secondo cavo bilanciato con un connettore all'altezza del sistema. Conclusione In estrema sintesi sono il mio nuovo riferimento e le cuffie che mi piace di più ascoltare tra quelle che ho in casa. Ne ho di più accattivanti per determinati brani, in fondo le Arya non sono fatte per stupire con effetti speciali ma per dare una risposta di qualità. Non sono in assoluto neutrali nel senso di strumento da laboratorio e di questo certo ci si giova nell'ascolta. Facendo un parallelo con altre HIFIMAN che conosco, trovo le HE400i più "divertenti", perchè meno neutre, le Sundara invece troppo fredde e dal suono secco, sinceramente le meno interessanti del trio. Il suono ha una impostazione morbida, più caldo nelle Arya, più esteso in generale ai due estremi. Naturalmente il repertorio di elezione deve essere quello acustico e con registrazioni di qualità. Ma su questo sito direi che si tratta di un dettaglio che possiamo dare per scontare. Mentre sto ascoltando il cembalo di un giovane Handel non riesco a staccarmene. E credo che questo possa essere il miglior complimento che si possa fare ad un paio di cuffie, certo non economiche ma che a mio avviso ripagheranno di ogni euro speso con ore e ore di puro piacere musicale. Consigliato un amplificatore/DAC di grande livello e in grado di erogare generose dosi di corrente, nonostante la bassa impedenza e - sempre - un collegamento interamente bilanciato con un cavo il più possibile neutro e lineare. Specifiche tecniche : impedenza : 35 Ohm sensibilità : 90 dB peso : 404 grammi
  8. HIFIMAN Deva è il secondo modello di cuffie bluetooth del marchio, dopo Ananda. Si avvale dello stesso approccio e punta alla flessibilità di impiego, potendo essere utilizzata in ogni campo : via cavo, con il collegamento tradizionale ad un amplificatore per cuffie via cavo USB come periferica collegata ad sistema pc/Mac wireless, collegata in Bluetooth 5.0 l'opzione bluetooth va in scena grazie ad un dongle aggiuntivo che sostituisce fisicamente il cavo audio tradizionale ed integra la porta USB che funge anche da ricarica, oltre ai comandi di connessione. E fin qui niente di straordinario. Ma quando aggiungiamo che si tratta - come gli altri modelli premium di HIFIMAN di un modello planare che utilizza la nuova versione del diaframma "supernano" per i suoi driver circolari e guardiamo il prezzo richiesto, sostanzialmente entry-level per il listino HIFIMAN, allora possiamo anche chiamarlo miracolo. Peraltro, mentre Ananda BT non ha opzione di collegamente fisico via cavo analogico, mentre Deva si, per tutti i casi in cui non c'è la possibilità di sfruttare una connessione wireless o per quando vogliamo gustarci il suono di un amplificatore analogico. Sostanzialmente Deva si inserisce sotto a Sundara e sostituisce idealmente la gloriosa HE-400 almeno in termini di prezzo di acquisto e di segmento. Ma con una flessibilità di impiego sostanzialmente migliorata. Ricordiamo però che Sundara e HE-400 di listino facevano 450 euro salvo promozioni in corso, mentre le Deva partono da 349 euro. Caratteristiche di base : cuffie ortodinamiche a diaframmi planari, circumaurali, aperte impedenza :18 Ohm peso : 360 grammi sensibilità : 93.5 dB innesto cavo separato TRRS 3.5 mm il dongle Bluemini aggiuntivo integra in appena 25 grammi di peso un ricevitore Bluetooth, uno USB con ingresso di tipo C, un DAC e un amplificatore da 230 mw, oltre alla batteria in grado di assicurare circa 7-10 ore di impiego pratico. La decodifica avviene fino a 192 KHz/24 bit via USB e 96/24 via BT. Il chip impiegato è un Qualcomm CSR8675. Dal sito HIFIMAN, il diagramma del nuovo sottilissimo diaframma (comune con altre cuffie di fascia superiore dell'ultima generazione di HIFIMAN) dettagli del Bluemini, il dongle responsabile di tutta la parte wireless delle HIFIMAN Deva. Integrazione di livello assoluto a testimonianza dei soli 25 grammi complessivi di peso, connessione e involucro plastico compresi. Unboxing : La classica scatola nera HIFIMAN, molto solida che sia di fronte che dietro riporta le novità del "pacchetto", come la ricezione Bluetooth e la relativa codifica. Anche nell'interno la confezione è premium, analoga a quella delle HE-400 la cavetteria disponibile (cavo audio con jack adattatore da 3.5 a 6.3mm, cavo USB morbido USB-A/USB-C da 2 metri) e il dongle che rende "attive" le cuffie il manuale dell'utente l'estetica si rifà nei colori a quella delle HE-1000 ma la forma dei padiglioni e la meccanica è analoga a Sundara ed HE-400. L'uso della finitura argento e nocciola certamente le rende moderne e vivaci. i padiglioni sono articolati con un giunto cardanico che rende mobile quanto basta il tutto perchè siano comode da indossare. L'archetto è morbido, imbottito e ben robusto. Se vogliamo trovare un appunto da fare ... le viti a vista. Che però rendono comodissima l'eventuale sostituzione di una parte danneggiata. sono cuffie aperte, ovviamente, come tutte le planari di questa serie e la parte esterna del padiglione è ben protetto da una griglia metallica a nido d'ape. il marchio DEVA è orgogliosamente esibito come negli altri modelli HIFIMAN. alla massima estensione della regolazione dell'archetto. A prova di teste "importanti". l'interno è morbido a contatto con la pelle. Il materiale sembra adatto anche ad usi prolungati. Io le ho usate mentre facevo una pedalata, senza sudare. Notate la lettera che evidenzia il canale Sinistro e ancora lo snodo cardanico dell'archetto. da quella scanalatura (sotto la lettera L) passa il cavo di collegamento all'altro padiglione. E' ben recesso quindi non prevedo che possa in qualche maniera essere danneggiato nell'uso. sempre nel padiglione sinistro l'unica connessione esterna, utilizzabile sia per il collegamento via cavo all'amplificatore che per inserire il dongle ancora l'esterno con il dongle montato, questa volta l'altro lato la parte di connessione, i led di conferma, i tasti di controllo Nel complesso l'impressione è ottima. Appena sotto, come costruzione, alle altre cuffie HIFIMAN che conosco, tipo Sundara e HE-400, ma comunque di livello superiore alla media delle cuffie di altri produttori. Se in passato HIFIMAN è stata criticata - non per il suono dei suoi prodotti ma - per la costruzione e i dettagli, già con la V2 della precedente generazione e con le nuove cuffie a partire da Sundara, le cose sono nettamente migliorate. Ricordiamoci sempre il prezzo di acquisto che per un paio di planari con il Bluetooth, potrebbero far lievitare il prezzo ad altri livelli ... Se posso fare solo un piccolissimo appunto, va all'adattatore jack da 6.3mm, benchè perfettamente funzionante, si innesta a pressione ma resta un pò staccato ed è poco pratico poi da sfilare. In altri modelli ho sempre apprezzato quello avvitabile. Ma è una cosa di poco conto. Misura : Collegate all'amplificatore dopo un breve ascolto per farmi un'idea, ho approfittato per misurare la risposta in frequenza utilizzando le mie "orecchi" miniDsp : la risposta mi ha subito confermato quanto il primo ascolto mi stava anticipando. Una resa molto completa per tutta la gamma, con un basso molto articolato, un medio molto chiaro e una gamma altissima per nulla aggressiva. risposta in frequenza pilotando le cuffie con il preamplificatore Audio-GD R28 ma la vera sorpresa è stata la misura impiegando la connessione USB-C via dongle HIFIMAN. Considerata la differenza di potenza in gioco (il mio amplificatore spara fino a 7.5 Watt su 32 Ohm, mentre qui abbiamo 230 mw), sinceramente non mi aspettavo di vedere quasi una fotocopia : risposta in frequenza pilotando le cuffie con il preamplificatore Audio-GD R28 (in rosso) e pilotando le cuffie con il dongle in dotazione, collegate al mio pc via USB-C (in verde) al netto delle differenze indotte da errori di misurazione, noto un leggero vantaggio sul basso nella misura con l'amplificatore desktop (in rosso) rispetto all'amplificatore del dongle (in verde) che si rifà invece allineando perfettamente l'attenuazione che invece vediamo nella risposta con l'amplificatore tra i 1500 2 i 2000 Hz, una sezione molto importante della gamma audio. Insomma, vuoi per l'ottimizzazione studiata dai tecnici, vuoi per la bassissima impedenza di queste cuffie, quell'affarino da 25 grammi riesce a far brillare delle cuffie che rispetto alla media hanno una sensibilità piuttosto bassa. Comfort : Pesano pochi grammi meno delle Sundara e la conformazione è simile. I padiglioni sono più comodi di quelli delle HE-400 ma non quanto quelli, più grandi delle Sundara. Con il Bluemini installato, anche se pesa solo 25 grammi, si sente lo sbilanciamento sull'orecchio sinistro. Ma non è un disagio insopportabile, dopo un pò non ci si pensa più. La pressione sulla testa e sulle orecchie non è impegnativa anche per lunghe sessioni di ascolto. In wireless non ci sono problemi anche muovendosi liberamente. I controlli sono facilmente accessibili ed è piacevole il suono di conferma. I pulsanti sono due, uno, più grande, serve per accensione, spegnimento e accoppiamento Bluetooth. Quello più piccolo vicino alla presa USB serve invece per attivare la ricarica. Perchè lasciando semplicemente collegate le cuffie la ricarica non si attiva. E naturalmente non si ricaricano mentre stanno suonando. Bella ed elegante con le sue tonalità a contrasto, calando la luce assume una forma più scura e ben si intona in un ambiente rivestito di legno in un contrasto tra hi-tech e stile. Un applauso ai designer HIFIMAN. Prova di ascolto : Ho ascoltato a lungo queste cuffie, sia in connessione analogica che in via USB che in Bluetooth. E poi ho voluto confrontarle, per dare un'idea a chi mi legge, con due cuffie molto differenti. Le mie Arya, modello HIFIMAN di fascia alta, il mio riferimento, e le AKG K712 Pro, cuffie di tipo monitor professionale, dinamico che all'epoca del lancio erano da considerare di fascia superiore, seppur di poco, alle Deva. Dico subito che l'impostazione del suono mi ricorda tanto le HE-400i V2 che ho avuto fino ad inizio anno. Il corpo sulla gamma bassa c'è tutto, così come l'estensione ben articolata. Il medio è chiaro e ben delineato mentre le alte e le altissime frequenze non sono mai fastidiose. Se vogliamo non c'è alcuna enfasi su nessuna gamma sonora ma il suono che ne esce è raffinato, chiaramente da sistema planare e mi piace più, nel complesso, delle Sundara che ho provato l'anno scorso. Dove quelle sono asciutte e necessitano di una discreta equalizzazione per equilibrarne il suono, queste sono già ottime come escono dalla scatola. La scena sonora è buona e non c'è quel fastidioso effetto di suono dentro alla testa. Non siamo a livelli di tridimensionalità esagerati ma direi che ci siamo. E molto bene. La gamma media, come dicevo, è dolce ma chiara, non ci sono tentativi furbi di addolcirla. Anche il volume prodotto è più che sufficiente e con la media delle registrazioni che ho usato, non c'è stato bisogno che raramente di andare oltre metà volume. Avendo abbastanza corpo sonoro da ... non poterlo sopportare a lunghissimo. Le voci femminili ben registrate mi pare che abbiamo tutto da guadagnare da queste cuffie. Come sapete, io ascolto al 99% musica classica ma queste cuffie vanno praticamente bene con ogni genere. Ma anche in impieghi meno "nobili" tipo Skype, i videogiochi con effetti sonori, i film, l'equilibrio di fondo, senza enfasi eccessive ma anche senza carenze di gamma, permettono una fruizione sempre adeguata alle aspettative. La batteria di ascolto che vede al confronto HIFIMAN Deva, AKG K712 Pro e HIFIMAN Arya. HIFIMAN Deva : L'ultimo disco di Silje Nergaard (jazz-vocal) mette in grandissima evidenza la voce della cantante ma con il pianoforte ben presente. Meglio ancora nel disco con accompagnamento ritmico del 2000 "Port of Call", dove la voce si evidenzia su un bel basso e sotto all'accompagnamento ritmico. AKG K712 Pro : pianoforte molto freddo ma realistico, si sente il respiro tra una frase e l'altra. Siamo all'apoteosi del suono "monitor" così come concepito da AKG. Nel trio, finalmente c'è basso serio mentre la voce "impertinente" di Silje sovrasta rullanti e piatti. La più interessante performance delle K712 in questa prova d'ascolto. HIFIMAN Arya: Più dolce delle altre, basso esteso fino all'estremo ma meno pieno delle altre due. Lei però è da baciare ! Sibilanti che nelle altre due cuffie non ci sono. HIFIMAN Deva : Mark Knopfler non si fa tanto desiderare e dopo l'ingresso con la chitarra c'è la sua voce roca. Viene voglia di alzare il volume. E' un disco del 1985 ma molto ben registrato (e qui rimasterizzato). Bassi, medi, alti, perfettamente calibrati. Non si riesce a smettere di ascoltarlo AKG K712 Pro : meno coinvolgente nel complesso ma la voce di Knopfler è più separata dal resto, percussioni in grandissima evidenza, chitarra ancora di più. Il suono è freddo, diverso, non necessariamente spiacevole. Una interpretazione diametralmente opposta. HIFIMAN Arya: Brothers in arms, dolce e morbida con la ritmica alta sulla testa. Suono compatto, denso, convincente. HIFIMAN Deva : Il violino milanese Testore del 1751 che suona Franziska Pietsch ha una voce metallica, fredda che contrasta molto con i toni mediterranei della sonata per violino di Ravel. Il pianoforte che l'accompagna è meno brillante perchè suonato in modo da non sovrastare il violino. AKG K712 Pro : resa simile ma devo alzare il volume per sentire lo stesso equilibrio. Il violino è più chiaro, meno metallico, più in evidenza. Però il suono è elegante, leggero. HIFIMAN Arya: anche qui il violino non è metallico come con le Deva, anzi, è dolce, e il pianoforte è dolcissimo. Il suono è veloce, delicato. HIFIMAN Deva : L'ultima follia di Teodor Currentzis e la sua visione della Quinta Sinfonia di Beethoven. Equilibrio tonale perfetto con evidenza di bassi e un pieno orchestrale maestoso. Buona l'estensione della scena sonora verso l'esterno. AKG K712 Pro : c'è meno impatto sebbene il volume sia più alto. La tessitura dei violini però è precisissima, così come le armoniche superiori dei fiati. E come se ci fosse una lente di ingrandimento sulla parte destra delle spettro e quella sinistra fosse un pò compressa. HIFIMAN Arya: suono ampio, da sala da concerto, senza essere artificiosamente spettacolare. Nel terzo movimento si sente ogni singolo strumento. HIFIMAN Deva : Il Bach "spectacular" di Ton Koopman in edizione 96/24 è brillante, chiaro, veloce. Si vorrebbe forse un pò più di pedale ma quello non manca certo nella Passacaglia in Do minore che chiude il disco. AKG K712 Pro : Il basso c'è ma è indietro. Invece è presente l'altissimo. Il suono è squilibrato e si vorrebbe intervenire sull'equalizzatore. Solo che per evitare ogni forma di contaminazione ho voluto fare questo confronto senza alcun filtro in mezzo, usando direttamente il driver audio corrispondente. HIFIMAN Arya: Eccellente l'organo, il basso c'è ma è il pieno che evidenzia uno spessore concreto in cui si sente ogni singola voce. HIFIMAN Deva : Chiudo con A star is born di Lady Gaga. La chitarra è qui da qualche parte. La voce dell'insospettabile Bradley Cooper mi sembra un filo troppo nasale, un pò sbilanciata sui medio-alti. Lady Gaga è perfetta, emozionante, con un filo di eco e il violino di sottofondo. Basso privo di code e di riverberi. E lei sale sulle scale verso il cielo. AKG K712 Pro : Shallow è meno emozionante, più monitor con le AKG. La chitarra è chiara, la voce di Bradley più sottile più di gola. Lady Gaga si stacca dal resto della musica. Ma è indietro rispetto a prima. E ancora il resto è tutto più sottile. HIFIMAN Arya: la scena è lo stadio, larghissima, ampia, aperta. La voce di Bradley finalmente quella che ricordavo nel film. La chitarra non così in evidenza ma delicatissima, insomma non sfigura con Lady Gaga che quando entra strappa i dovuti applausi. Anche qui, lei può cantare quanto più in alto vuole, Arya la segue anche più su. Le due voci insieme sono ben amalgamate. Tirando le fila e con la naturale soggettività di un confronto del genere posso dire che le HIFIMAN Deva offrono una prestazione equilibrata in ogni tipo di musica, con un suono che tende al pieno, privilegiando basso e medio, con le altre non troppo evidenti e sempre senza sibilanti. La performance è più accattivante di quella della K712 di AKG che hanno proprio una impostazione differente, con il medio indietro e l'alto crescente. E' il suono monitor mitteleuropeo, pensato per non appesantire l'udito in sessioni di lavoro/ascolto, lunghissime. Rispetto alle Arya - che ricordiamo, costano 5 volte tanto - sono sulle prime più spettacolari e più accattivanti. In una commutazione rapida potrebbero spesso piacere di più. Ma il suono delle Arya è più raffinato per orecchie educate, la trama di medio e alto é di una grana di una classe superiore e il basso è più esteso anche se sembra meno possente. Nel caso dell'organo, per esempio, non c'è confronto. Ma anche nella musica da camera e sulla voce femminile ben registrata. Ma non tutti saranno capaci di capirlo senza un ascolto prolungato. Cosa che promette benissimo per le Deva visto che per comprarle non si deve prosciugare il conto in banca. La cosa sorprendente invece è che nel confronto ho usato l'amplificatore per le due cuffie tradizionali e il Bluemini per le Deva. Ma era la Deva che suonava sempre più forte. Con un filo di corrente queste cuffie si permettono anche di fare la voce grossa. Interfacciamento : Le ho usate con l'amplificatore in modalità ad alta corrente. Neanche una piega (e i watt che è capace di erogare quello sono tanti). Con l'iPhone e con il tablet Android in Bluetooth. Con il computer desktop usando servizi di streaming. Con il Fiio X5 e il suo amplificatore incorporato. Risultano sempre un carico facile capace di suonare forte se si vuole. Credo che non saranno mai un problema per nessuno in nessuna circostanza. Conclusioni : PREGI sono belle e ben costruite capaci di un suono di classe come tutte le planari HIFIMAN sono flessibili, in grado di essere collegate sia con il cavo che wireless sono semplici da usare e non richiedono procedure complesse. Quando si vuole ascoltare musica sono li pronte ad accontentarti il suono è chiaro, potente, basta un filo di corrente per farle suonare forte. L'impostazione sonora dovrebbe soddisfare tutti quelli che hanno orecchie buone. Un pochino roche con una risposta che sembra pennellata sulla curva Harman non richiedono assolutamente nessuna equalizzazione : suonano bene al naturale e tolte dalla scatola non mi sembra che abbiano richiesto un rodaggio. Dopo tante ore di impiego suonano ancora uguale rapporto prezzo/prestazione semplicemente eccezionale. Anzi, miracoloso. Non costano poco in assoluto ma con questi soldi è già difficile trovare delle planari decenti, figuriamoci wireless e di questa qualità DIFETTI il dongle Bluemini è piccolo, compatto, leggero ma comunque un pò squilibra la tenuta sulla testa non sono comode come le Sundara e molto più scomode delle altre due cuffie con cui le ho confrontate (ma c'è di peggio, molto peggio, ve lo assicuro) il cavetto USB in dotazione è bello, molto morbido, forse potrebbe essere un metro più lungo per dare un pò più di libertà. Ma probabilmente sono cuffie che sono state concepite per un uso wireless prevalentemente l'adattatore jack da 6.3 mm non mi ha convinto, non è a vite, si infila ma sembra che non sia del tutto a posto. Solo una questione estetica che di sostanza. Ma ci sta anche questo. In estrema sintesi, credo che tutto sommato, partendo dalla flessibilità unita all'alta qualità del suono, la possibilità di funzionare con qualsiasi sorgente, a questo prezzo siano regalate e una eccezionale offerta. Speriamo che HIFIMAN non ci ripensi e ne aumenti il prezzo. Le Ananda suonano meglio ? E' possibile. Ma quelle non sono per tutti. Modificato 26 Maggio 2020 da Florestan
  9. Io oramai uso tagli da 256GB in su ma alle volte serve avere una scheda "rapida" da tenere sulla scrivania per fare foto veloci. Per questo ho voluto provare questa Lexar Professional che per taglio e per costo idealmente dovrebbe rappresentare il punto di accesso per tutti gli appassionati con esigenze di taglio più moderato. Tutto sommato 64GB bastano per tante foto. Ma le prestazioni ? Eccola qui nella classica confezione standard di tutte le altre schede : blister e custodia di trasporto. di fianco alla mia Lexar da 256GB che utilizzo correntemente sin dall'uscita sei mesi fa. Inutile dirvi che funziona senza alcun problema. Viene riconosciuta subito appena messa in macchina, non necessita di formattazione. Eccola dentro al piccolissimo lettore portatile Lexar messo sopra ai due pesi-massimi di ProGrade Vediamo la velocità, con i test sintetici. Il classico Crystal : e quello video di Blackmagicdesign : il confronto con la Lexar da 256GB mostra un comportamento assolutamente allineato : cosa non scontatissima perchè per altri marchi la prestazioni sono a scalare verso l'alto. Insomma, al di là del costo singolo delle schede e del taglio che più vi interessa, qui abbiamo la certezza che le prestazioni sono all'altezza delle aspettative. Attendiamo solo di poterle provare con Z6 II e Z7 II per vedere se la nuova generazione di fotocamere - che raccomandiamo di continuare ad utilizzare con schede CFExpress - saprà sfruttare al meglio questa capacità di scrittura.
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