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  1. Come quella del Castello Sforzesco, la colonia felina del Cimitero Monumentale è fra le pochissime colonie feline di Milano site in un contesto suggestivo. Milano conta centinaia di colonie feline, ma la maggior parte si trova in zone degradate, oppure di difficle accesso, a volte pericolose. Un altro paio sarebbero anche suggestive, quella del Tumbùn de San Marc o quella dei ruderi romani di Via Brisa, ma contano ormai solo uno-due gatti. La colonia felina del Cimitero Monumentale conta oltre una ventina di gatti. A differenza di quelli del Castello, che sono più o meno confinati in una zona della piazza d'armi o nei fossati, questi hanno libero accesso a tutto il Cimitero, che è enorme, e sono divisi in diverse "bande" che si sono spartite il territorio. Grazie alla disponibilità delle volontarie e dei volontari che li accudiscono, ho potuto individuare le zone più frequentate, altrimenti avrei potuto girare per un'intera mattina prima di vedere un gatto. Il mio scopo era riuscire a ricavare un portfolio e se fossi riuscito a raccogliere abbastanza immagini interessanti, farne un libro come per il Castello. Ero partito piuttosto fiducioso, ma mi sono reso conto che il "Progetto Monumentale" si sta rivelando più complesso del precedente. Credo che, ampiezza del territorio a parte, i motivi siano almeno due, ma se qualcuno di voi ha delle altre opinioni in merito lo ascolterò leggerò con molto interesse! Il motivo principale è la location, estremamente suggestiva, ma fin troppo presente, mentre il Castello Sforzesco come architettura si prestava ottimamente da quinta per ambientare i soggetti, qui le statue e i monumenti finiscono per creare sfondi troppo variegati quindi creare una certa confusione, oppure troppo significativi con il rischio che finiscano per competere col soggetto. E' molto impegnativo creare una relazione corretta fra il "soggetto gatto" e il contesto monumento/ambiente evitando che il gatto finisca per sembrare una comparsa casuale nella foto di un cimitero. Il secondo motivo è che, a parte qualche eccezione, i gatti sono più diffidenti, mi sono trovato costretto ad usare quasi sempre il 70-300 perchè non si lasciavano avvicinare, mentre avrei voluto usare più spesso una focale grandangolare per inquadrature un po' più ad effetto. Questa gatta fa eccezione, al contrario di quasi tutti i suoi compagni, non ha alcuna paura e se ne sta da sola lungo il viale centrale ad aspettare i visitatori per ricevere coccole. Con lei infatti ho potuto usare anche il grandangolo. Se invece si "stringe" sul soggetto si rischia di decontestualizzare, per cui ci si ritrova con dei gatti che sarebbero potuti essere stati da qualsiasi parte, come in questo caso: Una bella gatta che però potrebbe essere ovunque. Anche qui l'amico/a nero/a è bello, ma non si capisce bene dove sia. Per evitare questo rischio ho cercato sempre di includere elementi di contesto, anche appena un accenno. In certi casi sono venuti accostamenti interessanti, anche se non proprio nello spirito originario del progetto, ma bisogna essere flessibili . In postproduzione ho cercato spesso di creare atmosfere un po' gotiche, che era la mia intenzione originale. in altre occasioni ho cercato di attenuare gli elementi di sfondo che potevano distrarre, "sviluppando" in toni alti. Funziona? Forse sì, ma temo di finire per avere foto disomogenee nello stesso portfolio, o meglio due portfolii dal carattere opposto. Per quel che avevo in mente sarebbe stato meglio un cimitero di stile anglosassone, di quelli con alberi, cespugli e con le lapidi decrepite, suggestive ma non invadenti. In ogni caso credo che mi dovrò prendere una pausa "forzata", la userò per pensare se e come continuare. Nota tecnica: Tutte foto scattate con Nikon Z 6, 24-70 f4 S e 70-300 f4-5.6 P (tramite FTZ). Il 70-300P va benissimo sulla Z 6, lo abbiamo scritto in tanti e lo confermo, che peccato non sia Z nativo. Aggiornamento ottobre 2023, ho fatto un altro giro: Queste sono state scattate con Nikon Z8 e 24-200mm Z.
  2. Ho in casa il nuovo Experience Kit dedicato alla Nikon Z50 che mi ha mandato in anteprima Nital Spa, distributore nazionale dei prodotti Nikon e mi chiedo come valorizzarlo al massimo. Vorrei provare la Z50 senza pensieri e senza problemi. Neanche uno sguardo ai manuali. Scatterò solo in JPG in barba alla T-Shirt di quel pirloide di Jared Polin, usando a rotazione i picture control creativi della Z50. I suoi obiettivi in kit e ... ? Sarebbe troppo, troppo facile per me prendere il Nikon 105/1.4E che rende magico ogni scatto con la sua anima onirica. No, voglio un obiettivo che comprerei se avessi la Z50 (no, vi assicuro che non la comprerò, ho già Z6 e Z7 e per ora mi bastano in attesa del futuro). Ecco la scelta ideale, il Nikkor 85/1.8S che sulla Z50 inquadra il campo di un 135mm molto luminoso ma non ingombra esageratamente. lo spendido Experience Kit che potete richiedere al vostro negoziante di fiducia. La valigetta è pericolosamente simile a quella dell'inarrivabile Noct ! quindi al contenuto del valigione aggiungo il mio 85mm. Inserisco una Sandisk da 128 gigabyte e parto. Per dove ? Ma è la Milano Fashion Week e ancora il terrore del corona-vairus non si è diffuso abbastanza. La città è piena come un uovo di gente, di modelle e di ricche signore che vanno a fare shopping nel quadrilatero della moda (Montenapo, Via Spiga, Via Bagutta, Via S. Andrea). Sotto a questo megaposter, nel palazzo in profonda ristrutturazione, una volta io ci lavoravo ... oggi c'è Versace con un vestitino che non passerà inosservato andando verso il Duomo c'è Burberry a coprire i lavori in corso Stesso discorso a Piazza San Carlo, dove Dior copre una parete. Ci sono così tanti lavori in corso che quando saranno finiti non riconoscerò più la città in cui sono nato (e già adesso ....) Dior ! ma non finisce qui perchè in Corso di Porta Venezia c'è Irina che ammicca con la sua borsa Furla ma anche abbassando lo sguardo, una vetrina tutta dedicata alla bella di Lodi, Bianca Balti con il nuovo reggiseno Yamamay Nel quadrilatero della moda con la Nikon Z50 e i DX Nikkor 16-50 e 50-250 Vie note in tutto il mondo come le Curve dell'Autodromo di Monza noi italiani dovremmo essere orgogliosi di dove strusciamo i nostri piedi e invece spesso sono più i turisti che lo apprezzano. Siamo strani ... Vetrine che prendono vita e anima Kate Moss che promuove una tutina in pelle di Ermanno Scervino con una serie di sguardi difficili da evitare Qualcuno ha abbandonato la sua Ferrari 812 in doppia fila Ah, ecco, dove ho lasciato la mia Ferrari ? spezzo un pò passando da un bel "Matita" ad un Vivid o ad un Denim camminare per queste strade è come vivere dentro una copia di Vogue o di Vanity Fair Tutti i marchi sono rappresentati per queste strade. Anche quelli di cui non ti ricordavi più. E le occasioni per fotografare si sprecano. Basta avere occhio e la mia Z50 mi asseconda liberamente. Sono già centinaia gli scatti che ho fatto e la batteria è ancora tutta carica. Ovviamente meglio non guardare i prezzi Missoni non è il più caro ma almeno mette i prezzi, gli altri evitano ! Mi fermo all'angolo e sfrutto l'allungo del 50-250 in modo discreto Ma non posso trascurare questi che hanno infilato una Cisitalia in splendido stato dentro alla vetrina Finalmente, di ritorno, arrivo in Piazza del Liberty, dove hanno aperto il megastore di Apple con la sua fontana sempre attiva e la scalinatona Ci sono alcune modelle che posano per gruppi di fotografi. Un workshop ? Un servizio di moda ? I dunno ! Ma mi imbuco e mi metto a scattare anche io. Solo che prima ho montato il mio splendido e maneggevole Nikkor 85mm f/1.8 S che sulla Z50 diventa come un 135mm, selettivo ma ancora usabile. Gli altri due obiettivi si sono portati bene ma qui ci vuole altra classe. Non inarrivabile, l'85mm non costa una cifra ma è comunque di una classe superiore. Comincio Street fashion a la Peter Lindbergh La Nikon Z50 è capace di lavorare come una Nikon Z6 nelle mani di un fotografo capace passerella per la piazza una sequenza a raffica lenta di 25 scatti in automatico con riconoscimento di occhio e volto. Tutte a fuoco spaccato. Ad un certo punto un fotografo mi si è messo in mezzo ma la mia Z50 ha mantenuto l'attenzione sull'occhio della modella e l'ha ripresa subito permettendomi altri 10 scatti nitidi. Il 25° scatto : E un dettaglio al 100% della stessa foto : Non ci sono subbi, la Z50 vale la sorellona Z6 in questo campo e la può rimpiazzare perfettamente ! Quindi se non riuscite a fare foto così, non date la colpa alla macchina ! Conclusioni La Nikon Z50 è una fotocamera con cui ogni nikonista si ritrova perfettamente a casa in un attimo. Se - come me - si ha già esperienza con la Z6 o la Z7 - sarà di immediato utilizzo senza nemmeno dare un'occhiata al manuale. La macchina farà tutto ciò che le chiedete, offrendovi anche di più. E' una vera Nikon capace di adattarsi al fotografo che la usa. Un principiante si lascerà guidare dalla macchina, mentre l'esperto saprà sfruttarla anche nelle situazioni più intricate. Gli obiettivi del kit sono eccellenti e non pesano. L'insieme è sorprendentemente di elevato valore. Più di quanto ognuno potrebbe ammettere ... I jpg che produce la Z50 sono di qualità più che adeguata. Io posso anche evitare i NEF con la Z50, i suoi jpg sono più che sufficienti per un utilizzo anche professionale I suoi Picture Control producono immagini belle e pronte che non richiedono quasi nessun intervento in postproduzione. E se voglio, posso trasferirle via Snapbridge sul mio smartphone per condividerle con il mondo. Le foto sembrano di qualità professonale senza sforzo apparente. Posso sinceramente ammettere che, anche se io sono abituato a macchine professionali, questa Z50 ricorda più una D780 o una D7500 che le entry-level D3x00 e D5x00. Ecco, se solo Nikon cacciasse fuori presto un paio di pancake compatti, leggeri ed economici, la Z50 si venderebbe come il pane caldo appena sfornato ... il quartiere di Giorgio Armani si sposterà presto da Montenapoleone a Via S. Andrea. Lo sapevate ? Altro che telefonino ! Usa la Z50 !!! uno snapshot con la discrezione del 50-250 DX Saluti da Milano, una città che offre migliaia di spunti fotografici basta guardarsi in giro, non farsi troppe domande, non porsi troppi perchè. Usare la propria fotocamera in modo semplice ed immediato. Come permette di fare questa Nikon Z50. Grazie Nital Spa per il prestito del Experience Kit che, lo ammettiamo, ci dispiacerà un pò restituire.
  3. Ho controllato... è dal 21 settembre 2019 che non scrivo un blog felino... per cui non prendetevela . Il mio progetto sui gatti del Castello Sforzesco può dirsi concluso (è uscito anche il libro, da un po' ormai), però sono tornato ancora un paio di volte al Castello per vedere come se la passava la colonia felina dopo il Lockdown. Avevo provato ad andarci anche ad Agosto, ma l'intera area era pressochè impraticabile per via delle manifestazioni cultural-canore che si tengono d'estate nella piazza d'armi, proprio nell'angolo dove c'è la colonia felina. Ho trovato i gatti smagriti e in generale piuttosto male in arnese, come se avessero avuto tempi molto duri. Ho aspettato Rosy, la storica Gattara che da 40 anni li cura, per farmi raccontare. Il Lockdown che tanto bene ha fatto a tanti animali, coi gatti ha avuto un effetto negativo: con solo una persona autorizzata ad entrare non era possibile difendere il cibo dei gatti dalle razzie dei piccioni, più affamati che mai. I gatti mangiano molte volte, poco per volta, a differenza dei cani che fanno un "pasto completo", quindi se non si può andare più volte a nutrirli nel corso della giornata, occorre lasciare delle scorte, che però andrebbero difese, se no i piccioni "spazzolano" tutto in pochi minuti. Per finire, quest'anno quattro gatti sono stati uccisi dalle auto degli addetti alle impalcature teatrali lì nei vialetti, fra l'indifferenza generale. Adesso, anche per la colonia felina sembra esserci la ripartenza, speriamo. Un finale un po' amaro, in fondo. ma tant'è. E io? Ho intenzione di partire con un altro progetto del genere, in un'altra location, spero suggestiva, per scaramanzia non dico nulla di più. Poi voglio migliorarmi nello street (finchè le libellule "dormono"). Foto scattate con Nikon Z6 e 70-300mm f4.5-5.6 P.
  4. Eccomi qua dopo lungo tempo a scrivere due righe sul mio blog, in una pausa dal lavoro diventato purtroppo sempre più frenetico e totalizzante. E' per tale motivo che nella prima metà di quest'anno ho scattato un numero ridicolo (leggi: minimo) di foto, nelle quali probabilmente ci sarà un numero di buone immagini altrettanto esiguo in considerazione del genere di fotografia che pratico. In effetti nella street photography la possibilità di portare a casa qualche buona istantanea è spesso direttamente proporzionale al tempo che vi si dedica, alle occasioni che si ricercano e che si realizzano, e al numero di scatti (nel mio caso mirati) che si effettuano, e dove altrettanto spesso si torna alla base senza neanche qualche immagine che possa dirsi almeno interessante. Vabbè: in ogni caso girare per una città con la fotocamera in mano libero dai pensieri è già di per sé (intendo per me ) un divertimento, a prescindere dai risultati che riesco ad ottenere. Tuttavia il recente Nikonland Day di Milano mi ha dato la possibilità di dedicarmi - dopo un periodo davvero lungo - a un week end di foto (e di svago) in piena libertà e rilassatezza nei quali mi sono portato a casa in due giorni circa 300 scatti, ovvero quanto ultimamente riuscivo a fare nel tempo di un intero mese. Due giorni a Milano con la reflex in mano sono stati circa un giorno più o meno effettivo di foto effettuate un po' dovunque, dalla mattina finanche alla sera, considerato che durante buona parte del viaggio, durante i pasti e le ore di sonno le occasioni per le foto di strada si fanno ... un po' meno facili! Eccovi dunque in foto la mia personale 24 Ore di Milano: pochi scatti selezionati fra i tanti fatti, ma per questo pensati e, spero, di un qualche interesse. Critiche e commenti sono come sempre graditi, purché più dettagliati di un "Mi piace" o "Non mi piace": mica siamo su Feisbuc! (aprire le foto) Lucky & Unlucky Dance! Fotografi Ecologia moderna Grandi magazzini Trompe-l'oeil Wagner
  5. Il confronto con il pariclasse per reflex è d'obbligo. Il Nikon 70-200/2.8E FL montato su Nikon D780 a sinistra, il Nikon 70-200/2.8 S montato su Nikon Z6 a destra : In termini dimensionali, lunghezza, peso, ingombro, costruzione, i due obiettivi sono confrontabili. Montati sulle rispettive macchine sono equivalenti dimensionalmente Confrontabili non significa, ovviamente identici. Ma il passo filtri da 77mm li accomuna, il collarino del treppiedi integrato nel corpo dell'obiettivo, anche. E' invece del tutto diverso il piedino. La cui logica è la medesima (l'unica parte sganciabile) ma non lo è la geometria. In mezzo il piedino del Nikkor Z, ai lati i due - identici - piedini del Nikkor F 70-200/2.8 FL e del Nikkor F 500mm f/5.6E PF. visti da sotto i fori a vite restano due ma posizionati diversamente. Il piedino del Nikkor Z è completamente diverso sia nella fattura, più raffinata, che nelle dimensioni. Tanto da non essere intercambiabile con i due. Anche in questo caso, purtroppo, non abbiamo compatibilità con gli attacchi delle teste in standard Arca Swiss. Andando agli altri dettagli, i paraluce sono simili ma ... non esattamente identici. E lo stesso i tappi Naturalmente le similitudini finiscono qui. L'estetica è differente, più sobria e lineare, da 21° secolo quella dello Z, più anni '90/2000 quella del F, comune a tutti i suoi contemporanei. Qui in tutto il suo splendore montato sulla mia Nikon Z6 che non si separa mai dal suo battery-grip MB-N10 : oltre al display OLED su cui possiamo far comparire i parametri correnti di diaframma, distanza di messa a fuoco etc. per il tramite del tasto DISP, sono presenti due tasti funzione programmabili L-Fn sul lato sinistro mentre il secondo, L-Fn2 è replicato sui quattro lati del barilotto, anche sotto. Io ho impostato sul tasto 2 l'attivazione e la disattivazione del tracking 3D che ho potuto sperimentare dopo l'uscita del Firmware 3.0 proprio con questo obiettivo. Nel complesso la costruzione è esemplare, al tatto e in mano appare molto solido, quasi fosse costruito d'acciaio. Non che il modello da reflex - eccezionale in tutto - non lo sia altrettanto ma all'apparenza sembra di plastica rispetto a questo. Tutto qui. Nel complesso la costruzione è esemplare, al tatto e in mano appare molto solido, quasi fosse costruito d'acciaio. Ma questa anteprima non si ferma alla descrizione fisica (vi rimando alla letteratura Nikon per pesi, diametri, schemi ottici etc.) perchè la prima cosa che volevo verificare appena ho letto le specifiche è questa qua : ripresa a 70mm, 50cm di distanza di messa a fuoco ripresa a 200mm, 100cm di distanza di messa a fuoco ebbene, fatte salve le ovvie differenze di prospettiva e di resa alle differenti focali, questo obiettivo è costruito perchè progressivamente la distanza minima di messa a fuoco diminuisca al calare della focale di utilizzo, da un massimo di 1 metro a 200mm ad un minimo di 50cm a 70mm. In questo modo spostandoci dal soggetto e intanto variando la focale utilizzata, praticamente possiamo avere lo stesso livello di ingrandimento e di inquadratura. Se guardate nei due scatti alla buona qui sopra, il volto di Jessica riempie del tutto il fotogramma, pur essendo due scatti completamente differenti. Nel Nikkor F 70-200/2.8E FL le cose sono differenti perchè la distanza minima di messa a fuoco è costante (1.1 metri) al variare della focale. L'altra peculiarità che volevo verificare è la capacità di mantenere il fuoco nonostante la zoomata. Questo 70-200/2.8 S non è propriamente parfocal come si era sentito dire in un primo momento ma all'atto pratico si comporta come tale. Durante la zoomata non perde il fuoco che viene mantenuto perfettamente sul soggetto e la variazione della lunghezza focale variando al contempo la distanza con il soggetto è praticamente ininfluente sulle prestazioni di messa a fuoco. Chi mi ha seguito fin qui in questo ragionamento si renderà conto cosa significa all'atto pratico questa potenzialità, non solo in fotografia ma soprattutto nel video. Per chiarirlo nella pratica vi condivido un brevissimo video che ho girato alla buona. Io non mi sono mai mosso, si è mosso solo il soggetto ed io ho variato la lunghezza focale in tempo reale per vedere se l'obiettivo manteneva il fuoco a sufficienza : Premere sul triangolo per visualizzare il video e poi tornare indietro per continuare a leggere Se tutto questo non vi impressiona non saprei che altro aggiungere. Ah, si, l'obiettivo é velocissimo nella messa a fuoco, silenzioso e rapido ed è sostanzialmente privo di difetti ottici (vignettatura, distorsione, aberrazioni cromatiche) ed è di una nitidezza imbarazzante sul piano di messa a fuoco, tanto che ogni difettuccio del soggetto balzerà in primo piano come se fosse una trave maestra .... ! Mentre lo sfuocato, beh, se non vi piace, vi consiglio di comperarvi un Nikkor 200/2, l'unico obiettivo che possa fare meglio di questo. E se non ci credete, faccio come il mio Archibald che sinceramente se ne infischia della necessità di dovervi convincere, tanto lui è soddisfatto così Nikon Z6, Nikkor Z 70-200/2.8 S a 200mm, ISO 2200, f/2.8, 1/400'', Picture Control su Auto lo stabilizzatore fa il suo dovere (1/10'', f/22, 100 ISO, 200mm) e se il soggetto lo merita, beh, ditemelo voi che cosa ve ne pare : Nikon Z6, Nikkor Z 70-200/2.8 S, f/2.8, in giro per Milano. L'unico difetto che ho potuto riscontrare ? Che per cause non dipendenti da Nikon sta tardando oltre il dovuto in termini di consegna. Dovremo pazientare ancora qualche settimana (speriamo non mesi) per potercelo godere. Nel ricordare che questo obiettivo è un sample e che le immagini riprodotte sono al meglio delle possibilità offerte, ma che ci riserviamo di approfondire in ogni condizione appena disponibile un esemplare di produzione effettiva, (immaginiamo nel corso del mese di aprile se tutto va bene), ringraziamo ancora Nital Spa per averci concesso questa attesa anteprima.
  6. Giornata uggiosa in direzione Milano, quasi tre ore d'auto per un appuntamento di 15 minuti. Poi al semaforo ti domandi se il Comune non abbia dei nuovi Ausiliari del Traffico.
  7. A complemento di questo articolo di Silvio Renesto, segnalo due libri molto "milanesi" di Gabriele Basilico: Milano ritratti di fabbriche. Federico Motta Editore, 126 pagine. Frutto di un lavoro di mappatura delle fabbriche milanesi tra il 1978 e il 1980 questo libro in realtà è qualcosa di più di un "reportage" sull'architettura industriale a Milano. Scattate in gran parte in un weekend di Pasqua, senza auto, il cielo terso e senza nuvole, in un bianco e nero da manuale, queste foto vanno oltre la ricerca oggettiva e meramente "geometrica" che caratterizza questo campo (e spesso anche l'opera dello stesso Basilico) per sconfinare in una dimensione più metafisca e poetica. Basilico Milano. Editore Contrasto, 203 pagine. Una nutrita raccolta di immagini di Milano che ripercorre tutta la carriera di Basilico e che mostra in modo interessante l'evoluzione della città nell'arco dei decenni attraverso gli occhi del celebre fotografo-architetto.
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