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  1. Avendo temporaneamente sottomano tre 105mm macro, una DSRL Nikon Dx (D7100), Una Mirrorless DX (la Z Fc) e in più una Mirrorless APS-H (la SIGMA Sd QUATTRO H),con un po' di tempo da stare in casa, ho voluto fare un mini test più per curiosità che altro e vedere da una parte come si comportano i tre 105, dall'altra confrontare la resa del Nikon Z 105 MC su Z fc con quella del 105 SIGMA sulla SD QUATTRO H, in situazione da laboratorio. Alcune osservazioni preliminari 1) Questo articolo è solo un piccolo test, non vuole assolutamente essere al livello del super completo confronto tra i due 105mm nikon di Max Aquila: 2) Il mio discorso Z vs SIGMA è ristretto alla foto statica in ambiente controllato. In natura su soggetti animati/li l'operatività della SIGMA è ... problematica. OK, detto questo, vediamo il protocollo di lavoro ho proceduto così: ho preso un preso un pezzo di arenaria (una roccia derivata da sabbia) e l'ho fotografato ad un rapporto di riproduzione intorno ad 1:2. Ho scattato con la D7100 e il 105mm micro G Con la Z Fc ed il 105mm MC Con la Z Fc ed il 105mm micro G (+ FTZ) Con la SIGMA Sd QUATTRO H ed il 105mm Sigma apo macro. Ho portato tutte le foto a 20mpx. Tutte le foto a 100 ISO , f8 e con il pannello a led MOMAN per avere la stessa luce. Risultati, foto ridotte a 3000x2000pixel cliccare per aprirle. Nikon D7100 e 105mm Micro G Nikon Zfc e 105mm micro G Nikon FZfc e Nikon Z 105mm MC SIGMA Sd QUATTRO H e 105mm Sigma Apo Macro. Conclusioni. Personali e soggettive. Potete non essere d'accordo che resteremo amici comunque . Sicuramente mi vien da dire che l'idea di abbandonare le DSRL per le Z è più che giustificata! (Vi ricordo che l'illuminazione è la stessa per tutte le foto). L'osservazione di Max che il 105 micro G migliora sensibilmente sulla mirrorless anche Dx è pienamente supportata anche da questo test. Il Nikon Z 105mm MC ha però una superiore nitidezza e, anche se non è il soggetto più adatto, comunque mostra una più graduale transizione fra zone a fuoco e fuori fuoco. La SIGMA "spacca", questo contesto è il suo pane ma, sorpresa, la differenza di nitidezza con il 105 MC è direi quasi irrilevante, tenendo conto che nella foto con il 105 SIGMA la riduzione a 20mpx dagli originari 24 mpx della SIGMA ne ha aumentato la percezione di nitidezza. Tutto questo "a prescindere" dalle differenze di ergonomia, velocità di scrittura e tutto il resto che ben conosciamo e che nell'uso pratico fanno propendere per Nikon (Z) nella maggior parte dei casi (anche se non tutti, la SIGMA in alcune situazioni ha sempre la sua ragion d'essere). Eccoci al termine di questo mini-test. Spero abbia detto qualcosa anche a voi.
  2. In tutti i miei articoli su "come fare macro senza obiettivi macro", ho sempre scritto che le soluzioni che proponevo (lenti, tubi di prolunga...) erano dei buoni, a volte anche ottimi, compromessi per chi fa macro occasionale, per chi vuole risparmiare (ad esempio sul peso dell'attrezzatura), ma per chi si appassiona seriamente alla macrofotografia naturalistica ci vuole un vero obiettivo macro. Nel sistema Nikon Z sono disponibili due nuovi macro, il 105mm f2.8 S MC ed il 50mm f2.8 MC. A mio avviso per la macro "naturalistica" sul campo ad insetti, ma non solo, il 105mm è il minimo sindacale per avere sufficiente distanza di lavoro per non spaventare i soggetti e anche per non incastrarsi con eventuali gambe di cavalletti fra frasche, radici e rami (e ortiche...). Nella sua Guida alla Macrofotografia, John Shaw scriveva: provate a fotografare un dettaglio di una ragnatela con la rugiada con un 50mm macro e vi ritroverete una ragnatela appiccicata al vostro obiettivo. Forse esagerava ma l'idea è quella. Il 50mm, naturalmente a mio personale parere, come obiettivo macro da' il meglio di sè nelle riproduzione, nello still life, nelle foto di food, insomma in contesti dove lo spazio e le luci vengono gestite e controllate dal fotografo. In questi casi è un'ottica stupefacente, in mani accorte va benissimo anche sul campo per soggetti come i fiori, che non si muovono troppo. I recenti articoli di Max Aquila su Nikonland illustrano molto bene tutte queste qualità del 50mm. Com'è questo Nikon 105mm f2.8 MC? Un obiettivo più che versatile. Come dimostra la pioggia di foto nell'anteprima di Nikonland, questo obiettivo non è solo un macro. E' un 105mm in grado di fare mille cose in modo eccellente: ritratto, scorci, still life, lavora magnificamente a tutta apertura con sfuocati molto belli e senza aberrazioni. Può fare tantissime cose e farle tutte bene. Altri scriveranno approfonditamente di questi aspetti, e ne descriveranno in maggior dettaglio le specifiche costruttive. In questo articolo mi dedico ad una sola di queste mille sfaccettature: la macro naturalistica dove si ritraggono soggetti attivi nel loro ambiente. Prima qualche numero, ma pochi. La distanza di messa a fuoco minima è 29cm (erano 31 per il vecchio 105mm VR G) per cui a 1:1 la focale effettiva è 72,5mm. Non ho fatto test per ogni singola distanza ma è plausibile che nel raggio di rapporti di riproduzione tra 1:1 e 1:2 la focale effettiva stia tra appunto i 72-73 mm e qualcosa più di 80mm. La distanza di lavoro (senza paraluce) a 1.1 è di 13cm. La riduzione della focale effettiva è ormai una caratteristica insita nella progettazione di tutti i tele macro IF che arrivano ad 1.1, di qualsiasi marca. L'unico obiettivo macro per così dire moderno che non riduce la focale è il 100mm Zeiss, che però arriva solo ad 1:2, allungandosi. Non si può avere tutto. Impressioni d'uso nella macro sul campo. Pur essendo più grande del vecchio micro-nikkor 105mm f2.8 VR G, pesa meno, merito dei nuovi materiali con cui è costruito. Montato sulla Z6 (con basetta tipo smallrig) sta in mano molto bene e a me non stanca nemmeno a mano libera. In sè l'Af è rapido e silenzioso e fotocamera permettendo, preciso. Il vecchio e il nuovo a confronto. La messa a fuoco manuale è focus by wire ,come negli altri macro di recente progettazione, per cui la finestrella che mostra le distanze è grandemente apprezzata se si deve prefocheggiare. Nella messa a fuoco manuale la ghiera offre la giusta resistenza ed è abbastanza reattiva, efficace anche "preventivamente" per tutte quelle volte in cui la Z6, credendosi Buzz Lightjear, parte verso l'infinito ed oltre. Da questo punto di vista è di grandissima utilità il selettore delle distanza di messa a fuoco, tramite il qualei si può selezionare il range 50-29cm che è quello dove trova la sua prevalente ragion d'essere un 105 macro... in macro. Perchè un serpente, un ramarro "interi" si possono fotografare più facilmente e con sfondi migliori con un 300mm f4, è per animali più piccoli o per i dettagli di quelli più grandi che ci vuole un vero macro. Per questo ritratto ci vuole un macro. Naturalmente, se il soggetto è inanimato o immobile come un fiore, molti problemi non si pongono ed un 105mm (ma anche un 50mm) si comporta in modo più che egregio su qualsiasi soggetto. La stabilizzazione combinata obiettivo-fotocamera è ottima, mi ha permesso di fotografare a mano libera anche a rapporti vicini ad 1:1! Le foto sono state scattate tutte a mano libera con la Z6, la maggioranza in luce naturale, per qualcuna ho usato l'SB400 come flash di schiarita. Come ho scritto, 105mm (alle brevi distanze in realtà qualcosa meno), per gli animali "svegli" in natura, sono il minimo sindacale, nella macro sul campo, occorre un po' di accortezza in più che con dei tele macro da 180-200mm, sia per evitare che i soggetti fuggano che nel selezionare lo sfondo. Più corta è la focale più impegnativo diventa anche portarsi all'altezza del soggetto, non proiettare la propria ombra, e così via, ma se c'è il "manico" la cosa non è affatto impossibile. Occorre un po' più di attenzione nel selezionare lo sfondo, specie se il soggetto è grande. Vi invito a guardare anche, ad esempio di quanto si possa ottenere, le foto nell'Anteprima ai due obiettivi MC. Sotto questo aspetto, lo ripeto, la stabilizzazione efficace è un vantaggio incredibile, una cosa è muoversi tra le frasche trascinando un cavalletto ed un altra è essere liberi nei movimenti. L'ho apprezzato grandemente. Una macro-rivoluzione. Qualità di immagine. In breve, eccellente. Oltre alla nitidezza (che è veramente ottima) imprescindibile in un macro, è un insieme di più aspetti che secondo me contribuiscono a farne un obiettivo ...spaziale, come ho scritto una volta. Qualità dello sfuocato, resa dei colori, assenza di aberrazioni fanno sì che l'immagine che si ottiene sia qualcosa di speciale. Bombus terrestris, nitidezza, colori e sfuocato... A proposito di nitidezza, ecco una Xylocopa violacea, il Bud Spencer delle Api (confrontare col Bombo sopra), non proprio bellissima, ma non aggressiva ... però il pungiglione ce l'ha. Se guardate il crop 100%, oltre alla tridimensionalità della corazza chitinosa (i pori sulla testa), vedrete me stesso ritratto alla base dell'attaccatura dell'ala, in alto a sinistra, il mio amico Gianni, il sole e il cielo nuvoloso. Tridimensionalità percepita incredibile: Questa Platycnemis pennipes "esce" letteralmente dallo sfondo. Perche vi faccio vedere la povera Ischnura morta appesa ad una ragnatela? Perchè al 100% si vede il filo con zero aberrazioni! Rispetto ad altre soluzioni per la macro? Le differenze operative tra un vero macro e soluzioni alternative come i tubi e le lenti addizionali sono molteplici: da quelle più banali quale il fatto che con un obiettivo macro si ha la continuità di messa fuoco da infinito ad 1:1, mentre sia con tubi che con lenti si hanno range di ingrandimento più limitati, per non parlare del montaggio, smontaggio ecc. Le differenze qualitative ci sono sempre, a favore del 105mm, quanto sia grande il divario dipende fortemente dal contesto: nella foto ravvicinata a diaframmi chiusi (almeno f11) le differenze fra le due soluzioni possono essere più o meno sottili, specie se si usa una lente poco potente, ma ci sono comunque. La differenza maggiore è che un tele zoom con lente addizionale anche di ottima qualità funziona bene solo chiudendo di almeno due o tre diaframmi, alle maggiori aperture la resa è molto penalizzata da una perdita di nitidezza e comparsa di aberrazioni. E comunque ai bordi cede sempre. Insomma, le lenti fan perdere nitidezza (poca o tanta dipende) ed i tubi sottraggono diaframmi (ed ogni tanto creano qualche piccola aberrazione). Ortethrum brunneum, fotografato con il 105mm e con il 24-200 Z + lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie), in entrambi i casi a f11 e 1/640s: Confronto al 100%: Il 105 MC è più nitido, ma direi che il 24-200mm è impressionante per essere un superzoom. Volucella zonaria, sembra una vespa ma è una mosca, anzi è un moscerino, ma gigante. Fotografata con il 105mm Fotografata con il 300mm f4 Pf + Lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie). Confronto al 100% (cliccare per aprire...) Aprendo i crop si vede una notevole differenza di resa fra i due. Il 105 MC è invece eccellente a tutti i diaframmi, per cui se si vogliono fare delle foto di effetto a maggiori aperture è possibile, con le altre soluzioni no. Questa performance lo distingue anche dal 105mm suo predecessore, che aveva una resa più "a campana" con un picco verso i diaframmi centrali, ma meno performante a diaframmi più aperti. Ortethrum brunneum, 105mm f2.8 MC, fuoco selettivo sugli occhi. Platycnemis pennipes, 105mm f2.8 MC, sfuocato da favola. E poi il 105 MC permette eccellenti scatti a 1:1, come questo piccolissimo Tettigonide il cui corpo è meno lungo di 1 cm: Il crop al 100%. Impossibili da ottenere con zoom e lente addizionale, se non con lenti molto potenti e quindi ancora maggior perdita di qualità. Conclusione: il 105mm f2.8 MC si è visto che è un obiettivo dalla grandissima versatilità utilizzabile egregiamente in diversi generi fotografici senza perdita di qualità. E' un vero macro, ma non è solo un macro, è anche un (ottimo) macro. Nella macro naturalistica sul campo il 105mm f2.8 MC si rivela un grande obiettivo: le sue prerogative di nitidezza eccellente, di morbidezza dello sfuocato e di assenza di aberrazioni, unite alla stabilizzazione efficace anche alle brevi distanze lo contraddistinguono e ne fanno un'ottica di eccellenza (come lo è il 50mm f2.8 MC che è della "stessa pasta", ma nasce per usi un po' diversi) . Mauro Maratta mi ha gentilmente prestato il suo 105mm f2.8 MC per questo test. (c) Silvio Renesto per Nikonland.
  3. Scopo di questo articolo è illustrare le differenze di funzionalità e di risultati facendo macro a soggetti vivi - farfalle e libellule - con il MC 105/2.8S o il 100-400/4.5-5.6S. Presentiamo innanzi tutto i protagonisti: Come vedete, sono due lenti fisicamente molto diverse: meno di 700gr il 105 e poco più del doppio il 100-400, volume e dimensioni coerenti con la differenza di peso. A dire che il 100-400 è lente molto semplice da usare a mano libera ma il 105 lo è anche di più. Vedete anche più di un segno d’uso: questo test nasce da una esperienza "di campo" di molti mesi, fatta in ogni condizione. Tornando alle lenti, sono entrambe eccezionali, sotto ogni punto di vista. Ovviamente il MC 105/2.8S nasce per la macro, anche se ha una resa così splendida in termini di nitidezza, colori e sfocato da essere capace di fare benissimo qualsiasi altra cosa sia confacente ad un medio tele. Quindi, lasciatemi dire che gioca in casa. Z6II su MC 105/2.8S 1/160 f6.3 ISO 1600 - E' una delle prime immagini che ho ripreso con il 105, il 2/9/2021 - sul terrazzo di casa È più difficile dire per cosa nasca il 100-400/4.5-5.6S. Sul sito di Nikon USA, per presentarlo, ci sono fotografie di sport e di wildlife. Francamente, al minimo, avrei aggiunto anche qualche paesaggio. Insomma, per me resta valida la sintesi che ho usato nel 2018 quando ho scritto della mia esperienza sul campo con il suo predecessore, l’80-400/4.5-5.6 AFS VRII: “Quando la versatilità è importante”. Concetto che per questa nuova realizzazione, grazie al grande miglioramento della resa ottica, assume un significato nuovo in quanto, nel suo caso, la resa non è minimamente sacrificata alla versatilità (tornerò in argomento con un articolo che racconterà la mia esperienza a 360° con il 100-400 quanto prima). Z9 su 100-400/4.5-5.6@300mm 1/400 f5.6 ISO 100 - E' una delle prime immagini che ho ripreso con il 100-400, il 21/2/2022 - Norvegia. Come vedete, per me l'uso naturale del 100-400 è in situazione e per soggetti decisamente diversi dalla macro. Non di meno, molti appassionati della fotografia macro a soggetti vivi preferiscono usare lenti più lunghe del 105mm perché così facendo si possono garantire una più ampia distanza di lavoro conservando un buon rapporto di riproduzione. Sotto questo punto di vista il 100-400/4.5-5.6S è un vero campione in quanto mette a fuoco a meno di un metro (98cm a 400mm di focale; 75cm a 100mm di focale) e raggiunge un RR di 0.38x. Ma che significa? Non entrerò in analisi tecnico/teoriche, francamente non ne sono capace e qui su Nikonland abbiamo Silvio che è enormemente più preparato di me. Ma ve lo farò vedere. A 400mm e con il sensore ad 1mt tondo dal soggetto inquadra così (FX): Per dare qualche elemento utile, scattando questa fotografia il paraluce è a 66cm dal soggetto. Distanza che, a parità di rapporto di riproduzione - cioè dimensione del soggetto nella fotografia, potrei ulteriormente aumentare montando un tubo da 11mm, caso nel quale guadagnerei altri 9cm (perché? perché così facendo riduco il focus breathing aumentando la focale. Di solito lo si fa per poter mettere a fuoco più vicino, ma funziona anche in questo modo). Alla stessa distanza, se monto il 105MC ottengo questo (FX): Per dare un'idea, quel tubetto di crema solare è lungo 7.5cm. Per ottenere lo stesso RR con il 105MC mi devo avvicinare parecchio, riducendo la distanza tra soggetto e sensore a 44cm, che corrispondono a 22cm disponibili tra paraluce e soggetto. 22cm contro i 66 (o 75 con il tubetto) del 100-400/4.5-5.6S. Ovviamente, con il 105MC posso avvicinarmi ancora, fino ad arrivare al famoso 1:1 che il 100-400 non raggiunge. Ma con un soggetto vivo ed attivo è piuttosto difficile farlo. A questo punto credo sia chiara una prima discriminante: l’uso del 100-400/4.5-5.6S è preferibile a quello del MC 105/2.8S quando si debba stare lontani, avendo comunque un soggetto piuttosto ingrandito nel fotogramma. Ma per me non è tutto qui, quello è l’ovvio. Di fatto, c’è una ulteriore e secondo me anche più grande differenza. A 400mm abbiamo un angolo di campo di poco più di 6° mentre a 105mm siamo a oltre 23°. Questo significa che la scena inquadrata dietro al soggetto è enormemente più ampia e questo consente, a seconda del punto di vista, di avere mediamente sfondi meno presenti all’aumentare della lunghezza focale. Sottolineo mediamente: non significa che sempre a 105mm non si possano avere sfondi del tutto sfumati o che a 400mm non si possano avere ambientazioni ben rappresentate (beh, questo è molto più difficile). Ma, semplicemente, che con 400mm è semplice avere, anche in situazioni di "sfondo complicato" un risultato come questo: Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/400 f8 ISO 64 Oppure fare fotografie così: Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/2000 f11 ISO 4500 Mentre con il 105MC si fanno più semplicemente foto come questa (si, è la stessa coppietta di prima): Z9 su MC 105/2.8S 1/2000 f4 ISO 200 O questa, cercando i giusti riflessi sul corso d'acqua sopra il quale questa bellezza stava cacciando: Z9 su MC 105/2.8S 1/640 f5.6 ISO 64 Per meglio spiegare, di seguito lo stesso soggetto a pochi minuti di distanza e nella stessa posizione, giusto il tempo di cambiare lente: Z9 su MC 105/2.8S 1/1250 f2.8 ISO 72 Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/640 f8 ISO 500 Più chiaro così? Non è solo la differenza di ingrandimento a rendere diverse queste due immagini, è soprattutto il diverso angolo di campo! Quindi, in assenza di vincoli legati alla timidezza del soggetto - che ci possono far preferire o addirittura rendere indispensabile l’uso del 100-400 - la scelta tra le due lenti è sostanzialmente una scelta artistica, che produce immagini ben diverse tra loro. Ovviamente, con un po' di attenzione - ed il soggetto giusto - è possibile ottenere uno sfondo perfettamente sfumato anche con il 105MC ed anche a diaframma molto chiuso. Ma possibile, sul campo, non significa probabile. Z9 su MC 105/2.8S 1/125 f16 ISO 200 In ogni caso, vedete bene che l’impronta delle due lenti, che caratterizza le immagini, è ben diversa. Poi, uscendo per un attimo dall’ambito artistico, ci dobbiamo dire che il 105MC è più nitido del 100-400. Cosa ovvia. Ma anche che diaframmando uno stop o poco più il 100-400 alla massima focale ed alla minima distanza di messa a fuoco è comunque nitidissimo. 100-400: Z9 su 100-400/4.5-5.6@400mm 1/800 f11 ISO 100 E ancora, non vuol dire che con il 105 non ci si possa avvicinare abbastanza: serve, però, di sicuro più pazienza ed “istinto del cacciatore” da parte del fotografo. Oltre ad un po’ di fortuna nel trovare soggetto e situazione giusta. Z9 su MC 105/2.8S 1/800 f5.6 ISO 500 Z9 su MC 105/2.8S 1/400 f4 ISO 90 Z9 su MC 105/2.8S 1/400 f16 ISO 1250 In sintesi quando scegliere uno e quando l’altro sul campo? È un fatto soggettivo e la scelta dipende molto dal risultato che si sta cercando. La mia esperienza d’uso mi porta a dire: 100-400/4.5-5.6S: - Quando non posso avvicinarmi e voglio un soggetto più grande. - Se lo sfondo è proprio brutto. - se…. ho quello e non il MC 105/2.8S ma voglio cimentarmi ugualmente nella macro. MC 105/2.8S: - Sempre Devo dire che, invariabilmente, preferisco il risultato fotografico complessivo che porto a casa con il 105MC e che, quindi, a chi persegue certi tipi di immagini non consiglierei di comprare il 100-400 pensando di usarlo prevalentemente per fare macro. Non è un caso se, in ambito macro, il 75% delle foto che ho fatto finora siano con il 105 e solo il 25% con il 100-400. Così come che, tra le svariate migliaia di foto fatte con il 100-400, solo una frazione sia in ambito macro. Ovviamente, altri fotografi possono avere altre opinioni o, più semplicemente, fotografare spesso soggetti non avvicinabili (o non avere la pazienza/voglia per farlo). Per loro, questo articolo dimostra gli ottimi risultati ottenibili con il 100-400 anche in ambito macro. Quindi: Horses for courses! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 25/8/2022
  4. La luce, e le ombre che questa produce, in fotografia sono gli ingredienti principali. E' una sorta di legge universale, un assunto di una banalità assoluta, ma nonostante questo è frequentemente sottovalutato. In particolare da chi fa fotografia naturalistica sul campo che, anzi, spesso dichiara, di fronte alla difficoltà di imparare a gestire nuovi strumenti, di fotografare tassativamente in luce naturale. Arrivandone quasi a farne un vanto. Qui su Nikonland, invece, siamo piuttosto curiosi e, appena possibile, ci piace sperimentare nuovi giocattoli. Oggi vi racconto di due di loro: - Flash Godox AD100Pro, molto noto e trattato già dalla sua uscita qui su Nikonland (Es. questo articolo di Max Aquila). Io lo comando con l'XPro. - Speedlite Softbox Neewer, che è invece una novità qui da noi (e che ho comprato su Amazon per 32€, in bundle con un'altro diffusore del quale parleremo in futuro). Scopo di questo articolo, quindi, è illustrare le caratteristiche di questo kit che, nelle mie uscite sul campo di queste settimane, ho soprannominato "il mio sole personale". Il Godox AD100Pro l'ho scelto su consiglio dei colleghi di redazione. Il solito ottimo consiglio made in Nikonland! In realtà, nell'uso che illustrerò in questo articolo, altri flash - purché piccoli, leggeri, maneggevoli, potenti, regolabili ed utilizzabili off shoe su un piccolo treppiede - potrebbero sostituirlo. Ma lui funziona veramente bene e quindi, se si decide di comprarlo apposta per questo scopo, lo consiglio vivamente. Relativamente al flash, sottolineo un punto fondamentale: non va montato sul contatto caldo della macchina. Il motivo? È semplicissimo: luce ed ombre. La luce di fronte, quella cioè che colpisce il soggetto come se arrivasse esattamente dalle spalle del fotografo, è la più noiosa che ci sia. Per me, sostanzialmente, non vale la pena di affrontare questo tema senza mettersi subito nella condizione di poter decidere, ad ogni immagine, da dove vogliamo che la luce colpisca il soggetto. L' AD100Pro è perfetto: non può essere montato sul contatto caldo! Questo, invece, il diffusore, con le sue dimensioni. Qui lo vedete montato su un flash cobra, piegato per concentrare la luce realizzando uno snoot o diffonderla, con un'angolo ed una intensità totalmente definibile dal fotografo in quanto, per effetto dei fili di metallo che ha sul dorso, si può piegare a piacere. Come vedete è un oggetto veramente semplice e costruito con un principio piuttosto ingegnoso. Per capire come usarlo, prima di uscire sul campo, ho fatto alcuni scatti di prova sul tavolo della cucina, ad un pupazzetto. Iniziamo con la sola luce naturale. Come vedete, non c'è profondità, mancano ombre e luci che rendano tridimensionale il soggetto. E poi siamo a 5600ISO. Insomma, una schifezza. Ma il sottobosco in dicembre ha sostanzialmente questa stessa luce, qui in Lombardia. In ogni caso, chi ha provato sa che, nel bosco, è comunque sempre meglio una giornata nuvolosa, per evitare sfondi bruciati dalla luce. Z6II su 105/2.8MC 1/60 f4 ISO5600. Ed allora entra l'AD100Pro. Se lo uso da solo (prima immagine) o con il suo piccolo dome (seconda) ottengo questo: Il dome è troppo piccolo per questo uso (mentre credo che fotografando in un appartamento o in un locale ed usando la riflessione su muri o soffitto abbia molto da dire, ma quello è un altro discorso). Comunque, abbiamo risolto il problema degli ISO (ora siamo a 100), ma ne abbiamo introdotto un'altro: la luce è troppo dura. Eccoci al Softbox, che sulle prossime 2 immagini ho messo in bandiera, con due diverse "pieghe" ed orientamenti. Nella prima ho tenuto un allineamento a 90° rispetto all'inquadratura, per generare una luce solo leggermente diffusa, più drammatica, mentre nella seconda l'ho avvicinato e ripiegato in modo che la luce cadesse con un angolo di circa 60° e da sopra. Ora ci siamo, finalmente abbiamo modellazione e tridimensionalità. E, pur essendo il nostro amico fatto in plastica lucida, nessun particolare riflesso. Ma le possibilità sono quasi infinite. Di seguito inizio con uno snoot (che poso sagomare sia per essere rotondo che per fare "lame di luce" verticali o orizzontali) e proseguo con un'ampia gamma di diffusioni. Per vederne meglio una, prendiamo questa: E sul campo? beh, facilissimo! Questi alcuni esempi dei set che ho messo in piedi nel bosco vicino casa: Vedete, la capacità di piegarlo è impagabile perché si dispone di infinite possibilità di regolazione della luce, rendendola perfettamente funzionale all'effetto che si vuole cercare. Quindi, alcune foto da quel set, ovviamente tutte illuminate dal "mio sole"! Le prime due immagini sono ottenute senza nemmeno muovere la macchina, solo variando la diffusione del flash ed il mix di luce artificiale/ambiente. Z6II su 105/2.8MC 1/5s f16 ISO 100 Z6II su 105/2.8MC 1/15s f16 ISO 100 - I puntini sono polvere sulla lente frontale del 105 macro in questa ripresa 100% controluce e senza paraluce. Bello o brutto dipende dai gusti, ma mi hanno fatto venire un'idea..... che esplorerò in futuro. Z6II su 40/2+con tubo di prolunga da 18mm 1/20s f11 ISO200 Z6II su 40/2+con tubo di prolunga da 18mm 1/100s f2 ISO100 Z6II su 105/2.8MC 1/4s f16 ISO100 Z6II su 105/2.8MC 1/10s f16 ISO100 Z6II su 105/2.8MC 1/10s f11 ISO100 Z6II su 105/2.8MC 1/40s f8 ISO400 Quindi credo che sia chiaro che le possibilità aperte da questo kit siano praticamente illimitate. Non vedo l'ora che sia primavera/estate, per disporre di soggetti più interessanti di questi funghetti tardivi. Ma sapete come si dice, prima ti alleni e poi fai la gara! Massimo per Nikonland (C) 2/1/2022
  5. Scopo di questo articolo è stimolare ad uscire dalla propria confort zone, dalle fotografie fatte e rifatte, che delimitano il nostro ambito fotografico preferito. Ma anche, mentre ci si sta impegnando in una sessione fotografica, a spingere, a provare... a migliorare il modo in cui si fotografa il soggetto che si ha davanti. Entrambi, secondo me, sono percorsi validi per crescere come fotografi. Certo, non sono gli unici, ed anzi probabilmente sono i meno praticati perché, ben più comunemente, si cerca di perfezionare quello che si sa già fare mirando a farlo sempre meglio. Ma, ad un certo punto, ci si trova contro un muro, a volte tecnico e a volte creativo, che ci sbarra la strada. Ed allora, che c’è di meglio, almeno per un po’, di prenderne un’altra? Per sviluppare ed illustrare il concetto, racconterò dell’esperienza fatta questa mattina al parco vicino casa, dove sto andando, da qualche settimana, a fotografare i funghi. Perché i funghi? Beh, sono un soggetto facile da trovare, almeno nella stagione giusta, non scappano, non si muovono se c’è vento ma anzi, stanno li e molto pazientemente lasciano giocare il fotografo. Di più, almeno a mio gusto mediamente non sono dei bei soggetti, almeno quelli che trovo di solito. E quindi per fare una “bella foto” occorre metterci del proprio, cercando la migliore situazione, la luce giusta, componendo bene… e via dicendo. Il mio obiettivo è piuttosto ambizioso: imparare a fotografare la macro con i flash. A fare qualche macro ho iniziato “grazie” al lock-down della scorsa primavera, con il 70-200 ed una lente diottrica. Mi sono divertito - apprezzando il fatto che è insieme divertente, creativo e complicato - ed ho deciso di investirci sopra, acquistando alcuni mesi fa il nuovo 105/2.8S MC e, ad inizio settimana, un flash Godox AD100Pro. Quest’ultimo sia perché la luce in dicembre nel sottobosco del parco del Ticino è raramente interessante sia perché la sua gestione è un elemento indispensabile. Ma, e questo è secondo me particolarmente interessane, anche per ibridare fotografia di natura e di studio: ho deciso di provare ad impiegare quello che ho imparato da Mauro e Ross sulla luce flash. Esattamente come cerco di ibridare fotografia di animali e paesaggio con i miei animalscapes! Dopo questa interminabile introduzione, ecco la prima foto. Questo è il fungo che ho trovato nella mia passeggiata. Ho impiegato ben più tempo rispetto all'ultima volta: temo che la stagione dei funghi sia proprio in fondo! Tra l’altro, io speravo di trovare tutto un po’ bianco e ghiacciato per la nevicata di ieri – situazione speciale per i funghi - ma evidentemente nella notte ha piovuto. Z6II su 105/2.8S MC 1.3" F16 ISO100 La foto è piuttosto banale, nonostante il fatto che ho cercato di stare basso, almeno quanto mi ha consentito il treppiede a gambe completamente aperte. Ma visti i dati di scatto c’è poco da fare, il treppiede mi serve. O no? Vedremo… Intanto, guardando bene, vedo che non ho un soggetto ma 2! Si, perché sul gambo del fungo c’è una specie di moschina. Insomma, funghi e mosche… Mi dedico innanzi tutto alla mosca: Così non va: non risalta e, usando il treppiede, non c’è modo di averla parallela al sensore, la macchina è troppo alta. Ok, è il momento di tirar fuori il flash nuovo! E di sporcarsi i pantaloni… Questo il primo tentativo. Z6II su 105/2.8S MC 1/60 F5.6 ISO800 flash Godox AD100Pro Forse va meglio, ma ancora non ci siamo. Però capisco che sto andando nella direzione sbagliata. L’interesse deriva dalle ali e dalle goccioline. Per cui occorre rivedere completamente quello che sto facendo: devo stare parallelo al soggetto, andare al massimo in controluce sulle ali e produrre un bel contrasto tra luce ed ombra per dare dinamica e movimento all’immagine. Insomma, tra il dire ed il fare ci sono voluti più di 50 scatti… Ma questo è il risultato: Z6II su 105/2.8S MC 1/100 F16 ISO800 flash Godox AD100Pro Ed ora il piatto forte: Il fungo. Z6II su 105/2.8S MC 1/30 F11 ISO900 Proseguo da dove ero arrivato, cioè dal controluce. Questa è l’immagine fatta senza flash, di nuovo piuttosto piatta. Ma con il flash si può drasticamente cambiare il rapporto di forza tra la luce sul primo piano e quella sullo sfondo - semplicemente agendo sul tempo di scatto, sugli ISO e sulla potenza flash. Inizio quindi a giocare con queste variabili e, dopo una trentina di scatti sono qui: Z6II su 105/2.8S MC 1/30 F22 ISO800 flash Godox AD100Pro Ed estremizzando il concetto, qui: Z6II su 105/2.8S MC 1/100 F8 ISO200 flash Godox AD100Pro La sintesi? Quando fotografate, non fermatevi al primo scatto ma cercate di “lavorare” il soggetto, di capire come farlo rendere al meglio attraverso la comprensione di cosa non funziona nella fotografia appena fatta. Nel farlo credo proprio vi divertirete e, se avrete raccolto la sfida di fotografare qualcosa di diverso o in un modo diverso, magari aperto una strada nuova alla vostra crescita come fotografi. Tra l’altro, cercare nuovi modi di usare nuovi strumenti è una cosa particolarmente stimolante in questo periodo di transizione! Queste foto? Il loro scopo è unicamente quello di illustrare un pezzo di strada, percorsa cercando di "far rendere il soggetto" ed usare due, per me, nuovi strumenti. Nessuna pretesa di dire che i risultati ottenuti siano particolarmente buoni in senso assoluto, ma sono piuttosto fiducioso che quelli arriveranno con applicazione e metodo! E tu? "lavori" i tuoi soggetti? pensi mai alla tua crescita come fotografo? scrivilo sotto, così ne possiamo parlare!!! Massimo per Nikonland (c) 9/12/2021
  6. Appena arrivati, freschi freschi di corriere ... Unboxing Nikkor Z 105mm f/2.8 S VR MC Unboxing Nikkor Z 50mm f/2.8 MC Gianni e Pinotto
  7. Prime foto macro sul campo (letteralmente... ) con il principale scopo di imparare a scattare in questo sfidante genere fotografico. Sulla mia Z6 ho alternato due kit: 1) il Nikkor Z 24-200mm VR + lente close-up Sigma AML72, e 2) il Nikkor Z MC 50mm f/2.8. Il campo di gara era questo, illuminato dal sole della mattina (a tratti leggermente velato) fra le 9,00 e le 10,00. Qui di seguito ecco gli scatti migliori meno peggio ottenuti con il 24-200mm + lente AML72: 1. - 1/200 f11 ISO 200 @ 200mm 2. - 1/200 f/8 ISO 220 @ 170mm 3. - 1/200 f/11 ISO 200 @ 200mm 4. - 1/640 f/11 ISO 250 @ 200mm 5. - 1/640 f/11 ISO 180 @ 200mm 6. - 1/640 f/16 ISO 500 @ 200mm Ecco invece le immagini ottenute con il MC 50mm: 7. - 1/500 f/11 ISO 110 8. - 1/600 f/8 ISO 180 9. - 1/500 f/8 ISO 110 10. - 1/500 f/11 ISO 360 11. - 1/500 f/11 ISO 200 12. - 1/500 f/8 ISO 140 Nota che tutte le immagini sono presentate come inquadrate (no crop), sono state scattate a mano libera e in LR hanno subito uno sviluppo (assai moderato) limitato a esposizione, contrasto, luci e ombre, e bianchi. Premesso che tantissimi scatti erano da buttare (ma in qualche modo ero preparato a questo), vorrei tuttavia capire come poter fare meglio chiedendo il supporto di chi può darmi qualche dritta (Silvio ci sei? ...) Passo quindi a lanciare i quesiti sugli aspetti che più mi hanno messo in difficoltà, in particolare per fotografare le api ma anche i girasoli che si muovevano per il vento: 1) come settare la macchina? Ad esempio: modo A o M? AF Pinpoint, area estesa, oppure? 2) l'opzione A inseguimento soggetto può aiutare? (a me non ha aiutato...) 3) tempi e diaframmi erano sufficienti o potevano essere più "estremi" (rispetto al kit utilizzato)? 4) con il 20-200mm + lente non ho utilizzato il paraluce, perché dopo averlo posizionato, il montaggio della lente con anello step-up è piuttosto disagevole: avrei comunque dovuto, oppure l'uso ne è fortemente consigliato? 5) quali altri accorgimenti avrei potuto adottare per degli scatti migliori (a parte acquisire più esperienza)? Un'ultima notazione: contrariamente al 24-200mm, il MC 50mm usato per fotografare i campi di girasoli restituisce una tinta verdognola all'immagine, e lo si nota anche nella foto di apertura. Posto che in sviluppo si può ovviare, da cosa potrebbe dipendere? Altri possessori di questa lente lo hanno notato? Grazie in anticipo a chi vorrà dare il proprio contributo. PS Mi ha preso un dubbio: erano davvero api quelle che ho fotografato?
  8. Buongiorno a tutti, Avrei una curiosità da chiedervi, essendo un neofita nel campo della fotografia mi chiedevo se con una D850 è possibile (ed eventualmente con che set di lenti) registrare video macro. Operando nel campo della chirurgia orale ho la necessità di registrare e fare foto da una distranza di circa 1 metro magnificando chiaramente le immagini per documentare i casi clinici. grazie a tutti, davide
  9. Sakurambo

    IRIX 150 f/2.8 Macro

    In arrivo una nuova lente IRIX per Nikon, Canon e Pentax. 150mm f2.8 macro, rapporto di riproduzione 1:1 e dimensioni contenute 87x135mm con un peso di 840 grammi. Distanza minima di messa a fuoco 345mm, diametro filtri 77mm Prezzi ancora non noti. Qui: nikonrumors Non mi ricordo di aver mai letto recensioni particolarmente entusiaste delle lenti IRIX, ma è sempre una alternativa in più per un settore nel quale Nikon manca di aggiornamenti da un po troppo tempo.
  10. Forse l'ho già pubblicata in Nikonland. eu, ma la riporto qui perchè è una di quelle occasioni particolari che non capitano spesso. Stavo fotografando maschio e femmina di Libellula fulva in accoppiamento e appena sopra si posa un maschio di Orthetrum brunneum, creando un terzetto curioso. Curiosità: quando ho scattato questa foto stavo giocando a fare macro con il 200mm f4 Ai (non macro) ed il tubo Nikon Pk13 su D7100.
  11. Anacridium aegyptium, "cavallettona" che di solito si vede in settembre-ottobre, quando con i primi freddi si avvicina alle case riscaldate; ma con questo tempo pazzerello, eccone qua una fresca di oggi in un luogo urbano. Occasione per giocare con la Sigma Sd Quattro H... E visto al 100%, Non voglio più usare altre fotocamere per gli insetti!! Più seriamente il 105 macro sembra dare il meglio di sè a questi rapporti di ingrandimento, avvicinandosi a 1:1 a mio parere si ammorbidisce un po'.
  12. Francesco Tomasinelli, originario di Genova, si è laureato in Scienze Ambientali Marine presso l’Università di Genova. E'un libero professionista, lavora come biologo e fotogiornalista scientifico. Da sempre affascinato dalla natura, e soprattutto dagli animali più insoliti e curiosi ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti, per poi dedicarsi all’editoria, alla divulgazione scientifica e alle consulenze ecologiche e ambientali per aziende e studi professionali. E' un apprezzato fotografo naturalista, nonchè convinto Nikon user. Ha collaborato e sta collaborando con l'Università dell'Insubria dove io lavoro, così non mi sono lasciato scappare l'opportunità di proporgli un'intervista, cosa a cui si è prestato volentieri. SR La passione per la fotografia è venuta prima o dopo quella per la natura? FT In realtà mi è sempre piaciuta moltissimo la natura. Ho cominciato a 3 anni con i dinosauri e non ho mai smesso. L'interesse per la fotografia è venuto molto, molto più tardi, quando ero all'università. All'epoca lavoravo part-time all'acquario di Genova e allevavo in un mio laboratorio alcune specie di insetti per approfondire le mie conoscenze. Uno dei curatori dell’Acquario, Giovanni Schimmenti, mi disse che era importante per una persona come me imparare a fotografare bene, e mi suggerì a grandi linee che attrezzatura acquistare. È stato probabilmente uno dei consigli più preziosi che mi siano mai stati dati. SR Fai solo fotografia naturalistica o ti dedichi anche ad altri generi? FT Ho cominciato a fotografare seriamente nel 2001 e sono professionista dal 2005 (nel senso che ho aperto una partita IVA da fotografo). All’inizio facevo molte diapositive di insetti e ragni, tra i miei gruppi animali preferiti, per documentare comportamenti e cicli vitali. Ma con la nascita del digitale ho ampliato sempre di più i miei orizzonti fotografici ad tutti i gruppi di animali e piante, alla fotografia di viaggio e alla documentazione del lavoro scientifico, che è un genere che mi piace molto. Guardo sempre con piacere il lavoro di altri sulle riviste e su instagram. E sinceramente trovo che oggi ci siano molti fotografi straordinari, più motivati e creativi di me, sia in Italia che all’estero. Esplorazione notturna della foresta pluviale con autoscatto (Tomasinelli è quello a sinistra). Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring. Brasile. Delfini di fiume (Inia geoffrensis) nel Rio Negro. Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring Raduno dei pipistrelli giganti Eidolon helvum nel Parco Nazionale di Kasanka, la più grande concentrazione di mammiferi in Africa, dopo la migrazione degli gnu in Zambia. Servizio per Rivista della Natura SR Quali aspetti del mondo naturale ti attraggono di più come fotografo? FT Con il passare degli anni ho maturato un interesse profondo per tutti gli animali e anche per le piante. In realtà passo più tempo a osservare, studiare e fare progetti che a fotografare. Tra i miei soggetti favoriti figurano senz'altro tutti i piccoli animali più trascurati come insetti, ragni e rettili e anfibi, i quali hanno una varietà di forme, colori e comportamenti assurdi e sorprendenti che non si ritrovano negli animali più grandi e carismatici. Ho avuto la possibilità di viaggiare spesso, come inviato di riviste, docente di corsi foto, biologo e fotografo aggregato a spedizioni e devo riconoscere che ai tropici si incontrano una moltitudine di specie straordinarie, dagli uccelli alle formiche. Cerco sempre di studiare prima di partire ma non basta mai… Quando sono sul campo scopro di aver trascurato sempre alcuni aspetti o singole specie. Mi piace anche documentare l'impegno degli scienziati e più in generale delle persone che fanno un lavoro tecnico, non solo in natura, e ho fatto diverse campagne per enti pubblici e per privati. Recentemente mi sono dedicato anche ai video e ho realizzato una serie di brevi clip con grafica che utilizzo nelle mostre che organizzo per i musei. Ragno di grotta Troglohyphantes pluto lungo pochi millimetri sulla sua ragnatela. Da servizio su progetto di ricerca Cavelab, dedicato all’impiego degli organismi di grotta come indicatori dei cambiamenti climatici. Italia Link ad un video di Tomasinelli realizzato per la mostra Predatori del Microcosmo,realizzato con Nikon D800 e due illuminatori LED. SR Cosa cerchi di trasmettere con le tue immagini di natura? FT Mi piace costruire storie fotografiche che raccontano come vivono le diverse specie: documentare il loro comportamento e le interazioni con l’ambiente e le altre specie. Molti degli animali che vediamo in giro sono molto più interessanti di quanto immaginiamo, basta raccontare le storie (anche a parole) nel modo giusto e far appassionare le persone. Il primo passo è sempre suscitare l'interesse con qualcosa di divertente, sorprendente e insolito. E poi in un secondo momento si può stimolare la volontà di proteggere e tutelare. Mi dicono spesso che ho fatto appassionare molte persone alla natura: è sicuramente il complimento che mi fa più piacere in assoluto. SR Quali progetti hai attualmente in corso? FT Anni fa mi impegnavo molto per confezionare reportage interessanti per le riviste, ma con la crisi dell'editoria e il calo dei compensi nel mio caso non ne vale più la pena. Quindi ormai faccio solo lavori su commissione (foto e spesso testi) per alcune pubblicazioni come Natura, Focus e Touring e per privati aziende o la pubblica amministrazione. In più assieme a Emanuele Biggi, fotografo e biologo come me, dal 2009 progetto esposizioni scientifiche per i musei dedicate alla natura e per questi lavori produco ancora molte immagini. Spesso utilizziamo animali in vivario (tutte specie non protette e nate in cattività) all'interno di habitat ricostruiti e illustriamo il loro stile di vita con storie fotografiche dettagliate. Il nostro più grande successo è “Predatori del microcosmo”, che è passata nei maggiori musei di storia naturale del Paese. Adesso si trova all’Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese, un grande spazio vicino a Torino. L'ultima mostra che ho concepito è "Alieni" dedicata agli animali e alle piante originarie di altri paesi che arrivano in Italia per colpa dei traffici dell’uomo e si affermano, soppiantando le specie autoctone. E’ un tema di grande attualità, perché oggi queste invasioni sono una delle maggiori minacce alla biodiversità su scala mondiale e motivo di enormi danni economici. Basta pensare alla zanzara tigre, al gambero della Louisiana o al pesce siluro. La mostra è nata da una collaborazione con l'Associazione Pithekos e con l'Università dell'Insubria e adesso è esposta a Villa Mirabello a Varese fino alla primavera. Chiaramente la fotografia è rilevante per questi lavori, ma è solo “una parte della storia”: bisogna tirare fuori qualche buona idea per il materiale espositivo, organizzare i contenuti, trovare pezzi o allestimenti interessanti, sistemare i testi, la grafica e fare presentazioni e conferenze per la stampa e il pubblico, cercando di confezionare un prodotto interessante con un budget limitato. Spesso coinvolgo fotografi di valore per produrre il materiale. Per Alieni, per esempio, Marco Colombo (vincitore del primo premio nella sezione Rettili e Anfibi del Wildlife Photographer of the year 2016 N.d.R.) ha fornito diverse belle immagini delle specie animali protagoniste della mostra, come nutrie, siluri e alcuni insetti. Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) in mezzo ad una strada durante trasferimento notturno. Italia. Da mostra Alieni a Varese Ricercatore che cattura un tarlo asiatico (Anoplophora chinensis). Italia. Da mostra Alieni a Varese SR La scelta di usare il sistema Nikon è stata casuale o motivata? FT Ho cominciato con Nikon per caso. Quando mi hanno consigliato di iniziare a fotografare all'acquario avevo in casa una vecchia Nikon f401 con la quale ho cominciato, abbinandola ad un Nikon macro 55mm, diapo Velvia e vari flash manuali. Sono passato al digitale nel 2005 con la Nikon D70, ma ho iniziato a fotografare solo in digitale, abbandonando la pellicola, solo con la Nikon D200. Ho utilizzato un po’ tutti i modelli della serie D ed ora mi sono fermato sulla D810, che trovo ottima, ma ammetto di non essere un “feticista” dell'attrezzatura. SR Quali pregi trovi nel sistema Nikon? Cosa vorresti vedere migliorato? FT Il sistema flash comandato a distanza CLS è stato di straordinaria utilità per i lavori che facevo e ancora oggi lo uso sempre. Per molti anni l’affidabilità e la precisione di questo sistema hanno reso per me Nikon molto più interessante rispetto a tutte le altre marche. A volte il sistema di attivazione dei flash non riceve il segnale ma so che il nuovo sistema radio sta risolvendo questo problema. SR Secondo te cosa manca davvero nel sistema Nikon? FT Non saprei davvero, a me manca una lente per fare fotografia macro ad altissimo ingrandimento, come il Canon MP-E. Adesso uso il 60 e il 105 con i tubi di prolunga, ma non è la stessa cosa. SR Cosa metti nella borsa per una sessione macro? FT Per un’uscita seria prendo un 105, e spesso aggiungo anche il 60 macro ed un duplicatore TC17. Per le immagini ambientate utilizzo un Sigma 24 mm e un Sigma 15 mm, due grandangolari non recenti ma molto nitidi che consentono di arrivare molto vicino al soggetto. Poi mi porto due flash SBR200 e un paio di SB900 o simili, con una varietà di diffusori, gelatine, tubi per deviare e canalizzare la luce modificarla in tutti i modi possibili. Utilizzo spesso anche i pannelli riflettenti, un cavalletto leggero e un gorillapod per poter posizionare in flash in giro. SR E se per una sessione di wildlife? FT Qua dipende davvero dal soggetto... Tre anni fa, per esempio, ho lavorato brevemente su gorilla e scimpanzé nelle foreste dell'Uganda. Non si può usare il flash che dà fastidio agli animali e neanche avvicinarsi troppo per evitare di passare ai primati eventuali malattie e bisogna essere molto agili e mobili. Ho impiegato con soddisfazione un Nikon 24-120 e il Sigma 120-300 f2,8 montati su una D700 con monopiede. Non ho mai acquistato super tele molto luminosi perché non è il mio genere. SR Usi molto il flash, e come? FT Se posso uso moltissimo il flash e lo ritengo indispensabile per quasi tutti i generi di fotografia che pratico. Mi piace l'idea di poter modificare la luce a mio piacimento con una serie di accessori. Uso sempre uno o più flash dislocati che aggancio a cavalletti ai supporti o alla vegetazione. A volte, se sono fortunato ho anche qualcuno che mi aiuta… SR Oggi sei conosciuto nel mondo della divulgazione naturalistica, collabori con Università ed emittenti radiotelevisive, come hai cominciato? FT Ammetto che è nato tutto dalla fotografia. Oggi ci sono moltissimi fotografi in gamba ma quando ho cominciato io non eravamo in molti a realizzare certe foto un po’ più tecniche ed era più facile mettersi in luce. Grazie alle fotografia ho maturato l'idea di sviluppare mostre per i musei, è sempre grazie ad essa ho conosciuto molte delle persone più in gamba con cui oggi collaboro proficuamente, da Emanuele Biggi ( biologo e fotografo italiano, conduce la trasmissione Geo NdR), fino ad editori, architetti e agronomi, per i quali faccio il consulente e l’ecologo (e a volte anche il fotografo). SR Raccontaci di qualche tuo progetto già realizzato e in corso d’opera. FT Oltre alle mostra Alieni, nel 2017 ho realizzato un libro Predatori del microcosmo, la lotta per la sopravvivenza di ragni, insetti, rettili e anfibi. Alla centesima persona che ad una mostra ci ha chiesto “Ma come mai non avete ancora fatto un libro su queste cose?”, io Emanuele Biggi ci siamo messi all’opera e abbiamo organizzato una parte del nostro materiale in un grande volume edito da Daniele Marson e uscito poche settimane fa. Avevo già realizzato libri in passato ma questo è sicuramente il più importante dal punto di vista fotografico, anche se c’è un testo divulgativo ma molto documentato che tiene conto delle ricerche più recenti. Predatori del microcosmo presenta una trentina di storie fotografiche che raccontano le vite sorprendenti e pericolose di tanti piccoli animali: le mantidi tropicali con i loro straordinari travestimenti da fiore e foglia, la caccia dei ragni pescatori che catturano pesci, la vita delle rane che usano le grandi migali tropicali come “guardie del corpo”. Chiude il libro una sezione dedicata alla conservazione, con l’impegno dei ricercatori per salvare alcuni di questi animali dall’estinzione. Il libro è frutto di tante spedizioni e viaggi all’estero, dall’Amazzonia al Borneo, anche se alcune sequenze sono state realizzate in Italia o in un laboratorio. Nel panorama italiano, in cui i testi divulgativi su questi temi sono pochissimi e tradotti dall’inglese, è un lavoro unico nel suo genere nel quale abbiamo messo tutto il nostro impegno. Copertina del libro Predatori del Microcosmo SR Piani per il futuro? FT Un progetto che mi sta appassionando riguarda il mimetismo in natura. Sempre assieme ad Emanuele Biggi a febbraio 2018 inaugurerò la mostra “Kryptos, inganno e mimetismo nel mondo animale” realizzata per conto del Museo di Storia Naturale di Genova, in occasione dei 150 anni dell'istituzione. Oltre ad una serie di specie sorprendenti in vivario, presenteremo nuove storie fotografiche con immagini in grande formato e un'ampia sezione video dedicata ai trucchi e al comportamento degli animali, proiettata sulle pareti delle sale. Mantide foglia in agguato (Choeradodis sp.), Colombia. Da libro e mostra Predatori del microcosmo Grazie Francesco. Segnalo il suo sito web: www.isopoda.net da non perdere per gli appassionati di Macro e divulgazione scientifica. Nel sito vi raccomando con calore questa sezione. E' un portfolio sui nostri naturalisti (qualcuno lo conosco di persona), ritratti con maestria, si vede quel che fanno, ma ancora di più si sentela passione, che ci credono. Starò invecchiando, ma nello scorrere la galleria mi sono quasi commosso. Silvio Renesto. Tutte le foto sono (c) di Francesco Tomasinelli.
  13. A tutti i fotografi di natura presenti su Nikonland. Ho creato un club tematico QUI Pensato come posto dove condividere e commentare immagini di fotografia naturalistica di ogni genere, animali, piante, macro, sopra e sott'acqua. Un luogo dove commentare foto, chiedere identificazioni di animali e vegetali, proporre incontri, scambiarsi "dritte" e consigli , discutere di attrezzature per la fotografia naturalistica. Vi aspetto! Silvio
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