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  1. Al tempo di Instagram, e delle locations e composizioni instagrammabili, si afferma sempre più il concetto di location iconica. Non importa se questa sia Jökulsárlón o Goðafoss, New York o Marrakech. Importa che sia quella immagine famosa che però, invariabilmente, è tale perché ripresa milioni di volte. Milioni di cloni, fatti nello stesso modo nel quale possiamo riprenderla noi. Di cui prevedibilmente un bel numero migliori della nostra, perché la fotografia è fatta di luce e di condizioni specifiche e noi, nel nostro passaggio spesso determinato dalla tabella di marcia del viaggio, abbiamo trovato... quelle che c'erano. Intendiamoci, a me viaggiare piace un sacco e nel farlo anche io fotografo la mia buona dose di cloni. Di seguito qualche icona islandese, ripresa purtroppo molti anni fa... D700 su 16-35/4VR @ 16mm 1/4" f16 ISO 200 - 2/6/2011 - regolazione originale del 2011 (master tiff ) D700 su 70-300/4.5-5.6VR @ 110mm 1/2" f16 ISO 100 - 7/6/2011 - regolazione originale del 2011 (master tiff ) Ad esempio, a Dio piacendo il prossimo agosto andrò in Namibia e proverò a fotografare, tra l'altro, Sossusvlei come gli altri milioni di turisti. Quello che intendo dire è che fotografia è ben più di questo. Perché? perché, così come se vado al Louvre e fotografo la Gioconda non ho fatto un bellissimo ritratto, se vado nella location iconica, mi posiziono dove si sono posizionati tutti gli altri e scatto, probabilmente con la stessa focale, non ho fatto la mia foto ma ho rifatto la loro. O una variante molto simile. Poiché fotografare, ce lo siamo ridetti qui parlando di cosa fa funzionare una immagine, di cosa la rende bella, è trasmettere un messaggio. Rifare l'immagine iconica, sempre che trasmetta qualcosa, è al massimo cantare una cover in coro con altri milioni di cantanti. Di sicuro non è cantare il nostro inedito. E allora? Z9 su 24-120/4S @ 24mm 1/40" f11 ISO 64 a mano libera Z9 su 24-120/4S @ 24mm 1/200" f11 ISO 64 a mano libera E allora si parte prima dall'idea, si definisce cosa si vuole fotografare e si organizza la sessione fotografica adeguata a raggiungere l'obiettivo. Z9 su 24-120/4S @ 24mm 1/200" f11 ISO 64 a mano libera Z9 su 24-120/4S @ 65mm 1/200" f11 ISO 64 a mano libera Z9 su 24-120/4S @ 39mm 1/50" f11 ISO 64 a mano libera Z9 su 24-120/4S @ 105mm 1/80" f8 ISO 64 a mano libera Le immagini autunnali, senza pretesa di essere basate su idee particolarmente innovative, le ho fatte poco distanti da casa - almeno nell'accezione di chi abita vicino a Milano - cercando di ritrarre l'autunno.... che vorrei. Umido, nebbioso ma ricco di colori e di malinconia, nella quale mi sono accoccolato in particolare nella serie in faggeta, scattata in totale solitudine il giorno dei morti. Per questo l'ingrediente di base è stato, oltre alla scelta del luogo e del periodo, la scelta del tempo atmosferico nel quale programmare le uscita. Insomma non ho cercato la bella giornata di sole, ma quella brutta. Che però è quella dell'autunno per me più vero, e del mio umore in quel periodo. Z9 su 24-120/4S @ 46mm 1/80" f8 ISO 64 a mano libera Z9 su 24-120/4S @ 51mm 1/50" f8 ISO 64 a mano libera Z9 su 24-120/4S @ 24mm 1/20" f8 ISO 64 a mano libera E con il meteo giusto ho cercato anche la solitudine, funzionale a pensare alle mie fotografie senza ostacoli e distrazioni. Entrambe le cose, e così mi riallaccio all'introduzione, impossibili ai più cercando la fotografia nella location iconica. Non ci credete? beh... guardate qua. Per anni ho provato a programmare un viaggio in quelle zone, finendo per desistere. Così non solo non voglio fotografarle ma neppure vederle. Z9 su 24-120/4S @ 24mm 1/20" f8 ISO 64 a mano libera Z9 su 24-120/4S @ 66mm 1/30" f8 ISO 64 a mano libera Tecnicamente, sono anche un tributo alla coppia Z9 e 24-120/4S. Ma questo non è l'ulteriore test, non credo ce ne sia bisogno. O forse si: la Z9 è capace di fare decine di scatti al secondo, ma funziona benissimo anche in AFS a scatto singolo e 64ISO, quando si fotografa meditando e realizzando ogni immagine come se si avessero solo un paio di rullini di velvia nello zaino. Ma con il vantaggio di vedere bene a mirino l'atmosfera che ogni diversa esposizione produce e la certezza che ogni file sarà perfetto. Questa è la caratteristica che più di tutte la rende rivoluzionaria: è la macchina polivalente per definizione. Ovviamente la Z6 o la Z9 o qualsiasi altra mirrorless avrebbero fatto bene allo stesso modo in questo contesto perché queste sono immagini che non sono determinate in alcun modo dall'attrezzatura, se non quella che sta dietro gli occhi del fotografo Z9 su 24-120/4S @ 24mm 1/30" f11 ISO 64 a mano libera La call to action? In realtà sono due: * essere fotografi è innanzi tutto progettare e realizzare le proprie immagini, non importa quale soggetto vogliate fotografare. Certo, potete ispirarvi alle immagini di altri, studiarne lo stile ed ammirarne i risultati. Ma il vero salto è fare - dall'idea, allo scatto e alla regolazione al computer - le proprie immagini. * condividere i risultati delle proprie uscite e sperimentazioni con noi qui su Nikonland. Imparare a fotografare è un gioco infinito, che significa che non ci sono regole, traguardi o premi. Il fine è il viaggio. Insieme, banalmente, si fa meglio. Che ne pensate? vi piacciono le immagini? vi trovate nell'idea di fotografare voi stessi, il vostro mood, attraverso la scelta del vostro soggetto e del vostro modo di ritrarlo? Ogni critica e commento non solo è bene accetta ma è proprio richiesta. Massimo Vignoli per Nikonland(c) 8/1/2023
  2. Nel catalogo di obbiettivi per le nostre Z ci sono ormai numerosi zoom transtandard, di varia luminosità e qualità costruttiva differenziata. Con la luminosità costante f4, una importante via di mezzo tra f2.8 delle proposte più luminose e l'apertura variabile del 24-200 ne abbiamo due: il 24-70/4S, la prima lente uscita in kit con le primigenie Z6 e Z7 che ho posseduto ed usato con soddisfazione fino a pochi mesi fa, ed ora il 24-120/4S, oggetto di questo articolo. Max e Silvio, in diversi occasioni, hanno avuto modo di parlarne. Aggiungo ora la mia voce alla loro. Z9 su 24-120/4S @34mm 1/125 f8 ISO 64 La domanda che ha in mente chi legge un test è sempre la stessa: come va? Rispondere, come spesso è accaduto nei precedenti test di lenti Z, è piuttosto semplice: va molto bene, praticamente ha solo un difetto - un po' di vignettatura - con il quale è piuttosto semplice convivere visto che è il difetto ottico più semplice da correggere via SW. Detto questo, secondo me ne ha comunque un pochino meno del 24-70/4. Ne vedremo più avanti alcuni esempi. Cosa aggiunge all'articolato ventaglio di zoom transtandard precedentemente menzionato? In sintesi, una notevolissima versatilità data dal range di focali, che non viene "pagata" con apprezzabili compromessi ottici: la lente va bene a tutte le focali ed a tutte le aperture. Ovviamente migliora chiusa uno stop, sia in termini di vignettatura sia di nitidezza, fino ai bordi/angoli più estremi. Al centro, ed ovunque esclusi gli angoli, sostanzialmente a f5.6 raggiunge il massimo. Chiudendola ancora uno stop - f8 - migliora ancora un pochino gli angoli, e la vignettatura sostanzialmente sparisce. Nella pratica, f8 ed f11 sono uguali a da f16 inizia vedersi un po' di diffrazione (ma non preoccupatevi, fino ad f16 non è un problema ad elevato impatto: quel diaframma si può usare ogni volta che serve!). Ma non capite male: se non siete in cerca di profondità di campo, è usabilissima anche a tutta apertura, garantendo apprezzabili stacco dello sfondo e sfocato - ovviamente non cremoso come lenti f1.4! Continuando con i difetti, non ho eseguito test sulla distorsione ma, ad occhio e con soggetti "normali" (non ho fotografato al mare o in città), non mi sembra un grande problema - direi che è in linea con il tipo di realizzazione (esiste come in tutti gli zoom di questo range, ma si corregge con il SW). A me, in sintesi, piace molto ed è diventato un elemento stabile del mio corredo, praticamente venendo con me, da quando lo ho, in tutte le uscite nelle quali ho portato la Z6II (o la Z9 ). Un vero record da questo punto di vista! In particolare per me, che non sono mai stato un amante di questo tipo di lenti preferendo la coppia formata da zoom grandangolare e zoom tele.... con niente in mezzo. Ma quella scelta era dettata dalla necessità in quanto, prima di questa (e prima del 24-70/4S), non avevo ancora trovato una soluzione dalle giuste prestazioni nel giusto peso ed ingombro. Z6II su 24-120/4S @28mm 1/125 f16 ISO 100 Z6II su 24-120/4S @85mm 1/320 f11 ISO 100 Lo trovo utilissimo nelle escursioni in montagna come vedete qui sopra, in due scatti presi a pochissima distanza di spazio e di tempo uno dall'altro, fotografando paesaggi ed in generale natura. È anche molto a suo agio nel reportage, proprio per la versatilità data dalle focali disponibili e dalla luminosità che, in combinazione con la stabilizzazione sul sensore (questa lente non ha un proprio stabilizzatore), non obbliga ad alzare troppo gli ISO. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Z6II su 24-120/4S @34mm 1/160 f16 ISO 100 Z9 su 24-120/4S @27mm 1/1000 f16 ISO 64 E credo sarà molto a suo agio anche in vacanza, ma per questo devo aspettare ancora un po'! Altre caratteristiche decisamente interessanti sono un autofocus molto veloce, lo definirei sostanzialmente istantaneo, e la capacità di mettere a fuoco molto da vicino, cosa che "aiutata" da una lente diottrica (qui la Canon 500D) ci porta ad aumentare ancora la versatilità della lente, considerata la notevole qualità ottenibile. Z6II su 24-120/4S @24mm 1/500 f8 ISO 100 - Canon 500D e Godox AD100Pro Z6II su 24-120/4S @76mm 1/200 f5.6 ISO 50 - Canon 500D e Godox AD100Pro Aggiungo anche costruzione di buon livello, nello stile Z, abbinata ed un peso contenuto sia rispetto alle precedenti realizzazioni F di pari focale (630gr vs 845gr - 710gr+135gr di FTZ) sia rispetto al 24-70/S (630gr vs 500gr). Ed una apprezzabilissima resistenza al flare, anche con il sole forte nell'inquadratura. Che peraltro rende con un bellissimo effetto stella grazie alle lamelle del diaframma. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/200 f16 ISO 64 Ma perché è così meglio del 24-7074S? per almeno tre motivi, tutti per me sono stati decisamente rilevanti nella decisione di sostituirlo con questo. Il primo è la disponibilità di quei mm tra 70 e 120. La differenza non è piccola, in quanto le focali 80-100mm sono quelle che preferisco per certi tipi di viste in montagna. Ma lo si vede molto bene fotogrando un po' di tutto, sia per la differenza di prospettiva e compressione dei piani sia per il molto più banale ragionamento sul campo inquadrato, che a 120mm è poco più di 1/4 di quello inquadrabile a 70mm (e volendo raggiungerlo con il crop il file della Z6II passerebbe da 24 a circa 7 mpix!). Z6II su 24-120/4S @120mm 1/1250 f8 ISO 100 Il secondo e più importante è che questa comodità non si paga con cadute di prestazioni, il 24-120/4S è semplicemente una lente migliore - non molto migliore ma migliore - del 24-70/4S nelle focali equivalenti (almeno della copia che ne avevo io confrontata a questa copia del 24-120/4S). E soprattutto conserva la qualità dei 70mm fino ai 120mm senza particolari cedimenti, anche su corpi risolventi come la Z9. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/500 f13 ISO 64 Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Il terzo è che meccanicamente è decisamente meglio costruito e mi sembra decisamente più in grado di seguirmi nelle mie avventure. In più, piccolo plus ma comunque un plus, ha filettatura standard da 77mm e quindi può fare coppia perfetta con il 70-200 od il 100-400. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/100 f8 ISO 64 Quindi, per me, è promosso a pieni voti! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 20/03/2022
  3. Può capitare di avere una lente troppo lunga, perché si è finiti per arrivare troppo vicini o perché si vorrebbe raccontare meglio la scena che si ha davanti. A volte si risolve semplicemente montando una lente di focale più corta ma non sempre è un'opzione, in quanto facendolo si finirebbe per rinunciare alla compressione dei piani che solo un teleobbiettivo riesce a dare o, finendo nel mondo dei grandangolari, ad enfatizzare un primo piano non interessante. Oppure si può essere in difficoltà a cambiare lente per via del tempo che occorre per farlo, o perché non la si ha o.... E allora? Allora si può ricorrere ad un trucco facile facile: scattare intorno al soggetto e poi incollare le foto come un qualsiasi panorama. Il titolo di questo articolo è in inglese perché a me lo insegnò Ashley, un fotografo di Seattle. Lui era letteralmente cintura nera di questa pratica e lo faceva anche con il 500/4. Io non mi sono mai avventurato a provarci con focali così lunghe, ma lo scorso febbraio mi sono trovato nella situazione dove un trucco del genere fa molto comodo. Fortunatamente mi è venuto in mente di provare! In breve, questa è la fotografia che potevo fare alla focale più corta della lente che avevo montato sulla Z9: Z9 su 100-400/4.5-5.6@100mm 1/100 f16 ISO 360 Non è male come immagine, ma non ha il respiro della scena. Manca della maestosità del paesaggio nella sua interezza. Ma come detto mi sono ricordato del trucco di Ashley, ed ho fatto anche queste: C'è un'unica cosa importante da fare: bloccare i dati di scatto attraverso la serie di immagini. Mettere cioè in manual focus dopo avere focheggiato sul soggetto ed usare per tutti gli scatti gli stessi tempi e diaframmi. Sarebbe ideale anche gli stessi ISO. Ma qui non è determinante, e nonostante il fatto che mi fossi dimenticato di essere in ISO Auto, le immagini vanno da 220 a 320 ISO, questo non ha impattato il risultato finale. E poi? beh, facile. Si selezionano tutte e si usa l'apposito comando "Stitch in panorama": Il mio Mac ci ha pensato su una ventina di secondi ed eccoci qui. Insomma, potevo essere più preciso, ma non è così importante, basta stare larghi e sovrapporre abbondantemente gli scatti (almeno un 30%). Già la figata è che non è necessario essere particolarmente precisi, io ero a mano libera. Poi si croppano i bordi seghettati. In casi come questi si può ricostruire l'angolino con il timbro clone. Come vedete Capture One produce un file DNG, che è quindi sviluppabile in modo completo, come il NEF originale. COne provvede anche a livellare l'esposizione attraverso i diversi ISO!!! Ovviamente, oltre ad aver realizzato l'immagine che volevo, c'è un ulteriore effetto interessante: incollando questi 8 fotogrammi scattati con i 45mpix della Z9 ho prodotto, una volta rifilato, un bellissimo file 16:9 che misura 17.335x9751 pixel e cioè 169Mpix. Un file stampabile in qualità fotografica a dimensioni impressionanti!!! Che manca? Sistemare il bilanciamento del bianco e regolare luci e contrasto con una bella luma curve: Ed abbiamo questo. Meglio dello scatto singolo? Per me si, ovviamente si può essere d'accordo come no, è una questione di gusti. Ma la seconda immagine, senza questo trucco, non sarebbe esistita. Massimo Vignoli per Nikonland (c) 27/3/2022.
  4. Il mio test sul campo della Z9 (e di qualche lente). Eccomi qui, a raccontarvi di una bellissima avventura. La prima, dopo anni di covid, di incertezze e paure. Paure che hanno condizionato la scelta del dove, del quando e del come questa avventura si sarebbe materializzata, ma non la mia voglia di andare. Un racconto che però contiene anche una milestone importante: il mio primo viaggio fotografico privo di reflex. Si, perché sono andato con la Z9 - quella di Mauro, ancora fatico a credere che il suo altruismo sia arrivato a propormi di prestarmela - la Z6II come back-up e secondo corpo, il 24-120/4S, il 100-400/4-5.6S (sempre di Mauro) ed il 500/5.6PF su FTZ. La destinazione il parco Dovrefjell, in Norvegia. Obiettivo fotografico riprendere i Musk Ox, un relitto dell'era glaciale che vive qui ed in pochi altri posti al mondo, nel loro trascorrere l'inverno sulle montagne. C'ero già stato nel 2016, ne raccontai sul vecchio sito, portandone a casa un vivido ricordo, che con questo viaggio ho aumentato esponenzialmente. Ma non è stato facile, io e Marco, l'amico con il quale ho condiviso tante giornate sul campo, abbiamo dovuto guadagnarcela. A cominciare dall'inizio: la guida che avrebbe dovuto accompagnarci il primo giorno, in modo da assicurarci di trovare gli animali, non può più farlo e ci propone di andare insieme il mercoledì. Perdere metà settimana per noi non è solo inopportuno, è impossibile. Non ci perdiamo d'animo. Ho la traccia GPS per raggiungere il posto dove li trovammo nel 2016: cominceremo da li, da soli. La giornata non è delle migliori. O forse si se piace la montagna. Dove erano nel 2016 ora non ci sono e, per trovarli, camminiamo oltre 10km solo andata, sbinocolando qua e la. È pomeriggio inoltrato, siamo disidratati e stanchi, preoccupati dal ritorno. Ma il cielo è fatto di luci epiche e contiene una sorpresa: una bellissima Golden Eagle. Questa non è solo la prima immagine ripresa lassù con la Z9, ma quasi un manifesto di cosa può fare il suo sensore in luce che definire sfidante è poco. E pure il suo autofocus. Il tutto anche a chi è al suo primo giorno di utilizzo, purché sappia come usare una Nikon! Z9 su 100-400/4-5.6S@280mm 1/500 f8 ISO64 Ah, i Musk Ox. Si, trovati! Z6II su 80-400/4.5-5.6@220mm 1/320 f7.1 ISO140 Lo dico subito, non è una cosa da super uomini. Ma a chi dei lettori vorrà andare lassù consiglio di allenarsi ed equipaggiarsi con cura. Quel giorno all'auto la temperatura era di -17°C, lassù di sicuro diversi gradi in meno. Ma spesso in quota, a noi è capitato ogni pomeriggio e l'ultimo giorno già dal mattino, c'è vento molto forte e la temperatura percepita è inferiore. Ancora di più quando si è stanchi. Ma è bellissimo. Almeno per me. Z9 su 100-400/4.-5.6S@100mm 1/400 f5.6 ISO100 Z9 su 100-400/4.-5.6S@400mm 1/400 f8 ISO400 Z9 su 100-400/4.-5.6S@100mm 1/125 f11 ISO180 Z9 su 100-400/4.-5.6S@400mm 1/400 f8 ISO640 In breve il tempo è peggiorato, la neve scende fitta ed il vento continua a montare. Cosa che scopriremo essere abituale nella settimana in cui siamo stati li: tutti i pomeriggi il tempo è stato variamente.... orribile. Ed il vento è passato da raffiche forti a costantemente forte. Z9 su 100-400/4.-5.6S@185mm 1/640 f8 ISO400 Le nostre energie sono finite, tempo di scendere. Sarà dura, siamo veramente stanchi e la distanza da percorre per tornare enorme. Gambe di piombo, ma cuore leggero: li abbiamo trovati. E senza aiuto. Per noi vale doppio, anzi quadruplo. Io ho un sorriso in più: la Z9 mi sta già conquistando. Davvero ho tra le mani la mirrorless capace di farmi dimenticare la D5! E pure il 100-400, unica lente che ho portato con me in questa prima esplorazione, mi sembra lo strumento professionale solido e capace di produrre costantemente risultati. Il giorno successivo lo trascorriamo riposando, mangiando per recuperare le energie e cercando un passaggio più diretto per raggiungere gli animali camminando meno. Ci riusciamo, prima attraverso un attento esame delle cartine poi con una risolutiva conversazione con un ranger. In un attimo è già mattina....Questa immagine è una nuova testimone delle qualità del sensore di questa Z9. Francamente non sono sicuro che questo JPG sia capace di restituire le delicatissime sfumature di colore in quelle nuvole di neve portata dal vento attraverso i primi raggi del sole. Z9 su 100-400/4.-5.6S@400mm 1/400 f5.6 ISO100 Ma è una mattina piuttosto diversa dalla giornata soleggiata che abbiamo avuto lunedì. La prossima, correggetemi se sbaglio, è la prima immagine con il 24-120/4S. Per me è diventato un must have, niente di meno. Non so se publicherò un test "scientifico". Ma credetemi: va benissimo, a tutte le focali e diaframmi. Vignetta un poco, mi da fastidio l'idea ma è totalmente risolvibile in post produzione. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/200 f5.6 ISO64 Stiamo tornado su per il nuovo percorso che abbiamo trovato. Non siamo soli e confesso che a me fa quasi piacere: Sono spazi immensi, l'uomo si sente piccolo. Di fatto, in una natura così, lo è di sicuro. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/200 f13 ISO64 Loro sono tre norvegesi, una guida e due clienti. Passeranno 2 notti lassù in tenda, per farlo salgono con le pulkas, le famigerate slitte, per trasportare tutto il necessario. Le ho provate nel 2016, molto dura tirarle su. La frase "Quanto ti senti vivo, eh?" che mi ha ispirato il titolo di questo articolo è sua. Me l'ha chiesto appena ci siamo incrociati, probabilmente avevo una espressione strana sul volto. "Un sacco!" gli ho risposto sorridendo E questo è il quarto essere umano incontrato. Un norvegese in sci. Scende. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/250 f11 ISO64 Ma prima ci si è avvicinato per darci due notizie, entrambe interessanti. La prima è che i Musk Ox sono spariti. La seconda è che lui torna subito giù, le previsioni del tempo dicono SNOWSTORM e lui non vuole trovarcisi in mezzo. Capito che noi proseguiremo nonostante tutto, ci dice dove non li ha trovati (che è dove li abbiamo trovati lunedì, per oltre 1km a seguire e più sotto) e ci augura "good luck". In pochissimo, scivolando, è lontano. Siamo divisi tra il fatto che le previsioni del tempo che abbiamo visto noi sono decisamente migliori delle sue (ERRORE maiuscolo, vedremo poi) ed il senso di disperazione di trovarsi di nuovo senza soggetti da fotografare. Ma dura poco, tiriamo fuori i... la voglia di fotografare e decidiamo di salire ben più su, in modo da avere un punto di vista elevato. Chissà, alla fine sarà un posto diverso e magari saranno là. O forse da lassù riusciremo a vederli con i binocoli. Beh, bisogna crederci. E lo facciamo. Un'ora dopo troviamo questo: un Musk ox è passato di qui (già, per chi non lo sapesse il bue muschiato appartiene alla famiglia delle capre e le sue fatte sono a pallini; più o meno un ungulato e Silvio sa che vuol dire)! Z9 su 24-120/4S@29mm 1/250 f11 ISO64 Nel frattempo la Z9 si conferma sempre più come tool ideale, in quanto capace di essere a proprio agio sia fotografando animali sia fotografando paesaggi. Vedremo, per chi ha la pazienza di arrivare in fondo, i punti di forza che ho trovato in questo intenso test sul campo. Insomma, avanti avanti avanti.... li troviamo ancora! sono laggiù. Provo a scendere ma è troppo ripido per le ciaspole che abbiamo affittato, senza ramponi posteriori. Ed allora le togliamo, scendiamo solo con gli scarponi. Ripido e lungo, poi sarà da risalire. Ma li abbiamo trovati ancora!!!! Z9 su 100-400/4-5.6S@400mm 1/400 f5.6 ISO72 Z9 su 100-400/4-5.6S@400mm 1/500 f5.6 ISO64 Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/500 f8 ISO360 Il tempo sta peggiorando velocemente, ancora una volta il pomeriggio porta neve e vento. Ma non è come lunedì. È molto, molto più forte. Aveva ragione lo sciatore norvegese. Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/800 f8 ISO1100 I Musk Ox sembrano averlo sempre saputo, sia perché sono diversi Km lontano da dove erano ieri sia perché stanno fermi, come a risparmiare le energie. Il maschio dominante sta un poco discosto dal resto del branco. È il più forte e lo sottolinea agli altri che cercano riparo dal vento l'uno a ridosso dell'altro. E così controlla noi che siamo lontani e pur sempre degli intrusi nel loro mondo. Z9 su 100-400/4-5.6S@100mm 1/100 f16 ISO320 Incontriamo i tre norvegesi, hanno allestito il campo e seguito le nostre tracce per trovare gli animali. Stiamo insieme pochi minuti, noi dobbiamo assolutamente scendere. La velocità con cui la tempesta si abbatte su di noi preoccupa tutti e la guida ci chiede conferma di essere in grado di scendere, di conoscere il percorso da seguire e di poterlo fare con quel tempo. Lo rassicuriamo, siamo esperti di montagna ed abbiamo 2 GPS. Z9 su 100-400/4-5.6S@400mm 1/200 f11 ISO800 Ma fa davvero paura... "Quanto ti senti vivo, eh?" Qui è Marco, che bilancia la necessità di fare in fretta con quella evitare di prendere dei rischi. Una distorsione, qui ed ora, sarebbe veramente un problema. Z9 su 100-400/4-5.6@100mm 1/400 f5.6 ISO500 Continua a peggiorare. Non ho fotografie di come sono state le ore successive. Mai sperimentato una tempesta di questo genere, all'aperto senza alcun riparo. Il vento ti spara in faccia la neve orizzontalmente, senza le maschere sarebbe impossibile camminare nella direzione che dobbiamo seguire. Ma le raffiche, la totale assenza di visibilità - 2 o 3 metri al massimo - ed il terreno che poco dopo torna piatto rendono molto difficile capire dove andare. Il GPS è ostacolato dal fatto che, bersagliati dalle raffiche, continuiamo a zigzagare e non ci da indicazioni chiare. Questo il meglio che siamo riusciti a fare, registrato dal GPS. Il ricciolo è nel centro del pianoro. Scopriremo che è stata una tempesta fortissima e che gli animali, evidentemente percependone l'arrivo, si sono spostati così tanto per cercare un minimo ridosso. La statale E6 - collega OSLO a Trondheim, una delle arterie principali del paese - chiusa per ore perché gli spazzaneve non riuscivano a passare. Al punto che tornati all'auto saremo obbligati ad andare in direzione opposta a quella necessaria a raggiungere il nostro Cabin. Ma abbiamo assoluto bisogno di bere, mangiare e dormire. Siamo esausti. Ancora. Ma niente che una buona cena ed una notte di sonno non possano risolvere! Questa è l'alba del giorno dopo, dalla finestra dell'hotel dove abbiamo trovato da dormire. L'ho già detto che la Z9 ha un sensore che incredibile? Z9 su 100-400/4-5.6@100mm 1/400 f5.6 ISO140 Al mattino, la strada che ci riporta al Cabin, finalmente pulita dallo spazzaneve, si presenta così. C'e molto meno vento di ieri, anche se 17m/s sono 61km/h! Z9 su 24-120/4S@83mm 1/800 f11 ISO400 Altro giorno di riposo, anche dallo stress psicologico. Ma non rinunciamo ad un giretto dietro casa. C'è una luce molto speciale. Questo tempo, a queste latitudini ed in questa stagione è una miscela unica. Z9 su 24-120/4S@51mm 1/50 f11 ISO64 La Z9 favorisce riprese ad angoli estremi, come questa: Z9 su 24-120/4S@24mm 1/25 f16 ISO64 Ottenuta così, grazie allo schermo estraibile e basculabile. Z6II su 24-70/4S@28mm 1/80 f11 ISO100 Ma il richiamo della montagna è troppo forte, vogliamo fotografare ancora i Musk Ox. Allora il giorno dopo si torna su. Questo sono io, sul pianoro dove non riuscivamo ad orientarci mercoledì. Di nuovo vento forte, maschere indispensabili, ancora. Ma non nevica. Z6II su 80-400/4.5-5.6@80mm 1/250 f8 ISO100 Non nevica dal cielo, ma il vento è fortissimo. E spazza i pendii senza tregua. Difficilissimo inquadrare e comporre. Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/1000 f8 ISO320 Gli animali sono molto irrequieti. In questa stagione non corrono, per risparmiare energie. E non siamo certo noi a spaventarli (siamo a circa 200mt, impossibile tentare un avvicinamento in queste condizioni) anche perché questo maschio corre verso di noi. Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/1000 f8 ISO400 Tanto vento cancella ogni traccia in pochi minuti. Z9 su 24-120/4S@24mm 1/1250 f16 ISO64 I tre norvegesi hanno trascorso con noi le ultime ore. Il freddo è molto intenso ed oggi mollano prima loro, tornano finalmente in valle. Non riesco ad immaginare come debba essere stata la loro notte in tenda! Probabilmente loro non si spiegano come facciamo a fare avanti ed indietro, a macinare tutti quei Km e quei dislivelli con quello zaino. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/1600 f13 ISO64 Dopo pochi minuti faremo la stessa cosa, l'avventura è alla fine anche per noi. Ora, una settimana dopo essere rientrato a casa, al caldo, è tempo di bilanci. È tempo di farsi domande e trovare, non solo nei ricordi ma anche nei file, le giuste risposte. Come va la Z9? Ho trovato i seguenti punti di forza: - Dimensioni adeguate, anche nell'uso con i guanti - Impugnatura confortevole, anche con lenti lunghe - Grande reattività, è un purosangue come la D5 - Batteria di grande capacità, anche nel freddo intenso - 1500 scatti con il 60% di una carica a -20°C - Lo spostamento del bottone di riproduzione immagini (da in alto a SX ad in basso a DX), che a primo impatto mi è parso un errore, rende possibile vedere a mirino le immagini scattate senza spostare la mano sinistra (che sorregge l'obiettivo) - Possibilità di ridurre l'area usata nel mirino, rendendo più semplice fotografare a chi porta gli occhiali (e con la maschera). - Migliori sensori di prossimità sull'oculare, non impazziscono con la neve come quelli della Z6II - Migliori ghiere di regolazione tempi e diaframmi - Migliore possibilità di personalizzazione delle informazioni visibili a mirino, compresa la visione dell'avvenuto scatto (e sfido chiunque fotografi al vento con i guanti a dire che sia inutile) - Area di messa a fuoco che diventa verde a fuoco raggiunto anche in AF-C (una delle peggiori mancanze di Z6II e Z7II) - Area AF Wide che veramente mette a fuoco sul soggetto più vicino, come i gruppi della D5 - Eliminata la tendenza a "cadere sullo sfondo" se più luminoso del soggetto - Migliore qualità del mirino, evidentissima nell'uso "fianco a fianco" - avendo l'accortezza di impostare un PC FLAT - Tendina a protezione del sensore al cambio di lente, di enorme utilità in ambienti ostili come questo - File molto belli, pastosi. Almeno tra 64 e 3200 ISO. Punti di debolezza? - Peso ed ingombro. Dopo tanto uso di corpi piccoli, soprattuto in montagna, si fanno sentire. Per chi ne fa un uso come il mio più che difetti questi sono caratteristiche e sono ampiamente compensati dai vantaggi che un corpo così garantisce. Per gli altri? l'ho già scritto: è grossa e pesante, secondo me ne vedremo un sacco in vendita appena uscirà un corpo più piccolo con questo sensore. In sostanza, non ha battuto ciglio. Sui 3000 scatti fatti ne ho fuori fuoco poche decine, nonostante aver sempre fotografato a mano libera, con focali da 24 a 700mm ed in un vento micidiale. Un vero strumento professionale Nikon. Qui mi aspetta fedele mentre bevo una tazza di te dal thermos. Quindi è promossa? A pieni voti! Ora qualche mese di pazienza, aspetto buono buono che Nital si decida a mandare da NOC la mia!!!! Massimo Vignoli per Nikonland(c) 8/3/2022
  5. L' uscita sul mercato del fantastico 14-24/2.8S è stata accolta con grande favore per una lunga serie di motivi, tra i quali uno è la possibilità di utilizzare i filtri in modo decisamente più comodo di quanto non fosse con il suo predecessore. Ma quali comprare? servono ancora le lastre o bastano i ben più funzionali, e complessivamente economici, circolari? la differenza sostanziale tra i due è, evidentemente, che i Graduated Neutral Density per essere posizionati hanno bisogno di scorrere e, quindi, possono essere solo a lastra e per giunta questa deve essere di grande dimensione. Cosa ovviamente ininfluente per polarizzatori e ND, che secondo me sono gli unici due filtri che all'attualità ha senso comprare (ma ricordando che il polarizzatore non serve per scurire i cieli!!!). Per illustrare il mio ragionamento ho preso un'immagine, l'ultima scattata la scorsa domenica. Z6II su 24-70/4S@40mm 1/60 f5.6 ISO100 O meglio, questa: Il cui istogramma, ottenuto con un'attenta misurazione e regolazione dell'esposizione è questo: Qui è subito utile una nota: le fotocamere Nikon non mostrano l' istogramma calcolato sui dati RAW presi dal sensore ma, prima, applicano il Picture control selezionato. Cosa utilissima se, ad esempio, si fotografa in Bianco e Nero o se si vuole lavorare in JPG. Ma decisamente fuorviante se lo si usa per ottimizzare l'esposizione. Per questo, quando fotografo a colori uso sempre il Flat. Si, le anteprime sono visivamente un po' smorte... ma quelli sono i dati reali che il sensore ha catturato (o almeno la loro rappresentazione con la minima alterazione). Quindi, come vedete, allo scatto ho fatto molta attenzione a non bruciare le alte luci e a non bloccare le ombre. Ovviamente i dati ci sono tutti ma l'immagine è pessima. Questo perché il cielo è "giusto" scurendolo di 0.6 stop, così: Mentre la terra è "giusta" schiarendo di 1.4 stop, così: Quindi abbiamo 2 stop secchi, forse di più se guardiamo la regolazione finale dell'immagine.... il classico caso per il più tipico GND, quello da 2 stop? 3 per chi ama i cieli drammatici? Direi di no, perché con un GND 2 stop soft edge sarebbe uscito questo: L'esposizione è compensata, ma l'immagine fa schifo perché il filtro scurisce le cime delle montagne in modo assolutamente non realistico. Non solo sono scomodi e costosi, ma con le montagne (o con quasi tutto quello che non sia un orizzonte più o meno piatto) fanno a pugni. Quindi direi che per questo caso, amanti dei filtri o meno, il GND non avrebbe potuto essere la soluzione. Ma come ci siamo detti, il file contiene tutto quel che serve. Perché non provare semplicemente a schiarire le ombre e a scurire le luci? Si ottiene questo: Come vedete, il sensore della Z6II ha una eccellente gamma dinamica. Nessun rumore nelle ombre. Il risultato è già molto meglio anche se c'è poco contrasto, l'immagine è priva di croccantezza. E non posso aumentarlo perché annullerei il risultato dei due recuperi. E quindi? Facile. Si procede con regolazioni differenziate, regolando l'immagine nel suo complesso e poi, localmente, cielo e terra. Capture One chiama "sfondo" l'immagine intera, e qui a destra vedete i suoi strumenti usati. In sintesi: centrato l'esposizione, aggiunta un pochino di saturazione, aperte un poco le ombre, regolato il contrasto con una curva Luma (contrasto senza agire sulla saturazione) e regolato il punto bianco e nero. In realtà quest'ultima parte l'ho fatta dopo aver creato le regolazioni locali. Coo il pennello automatico ed 1" netto di lavoro ho creato il livello per il cielo e la relativa maschera, questo: E con un altro paio di comandi quello per la terra, invertendo la maschera: Come vedete, il cielo è scurito agendo sull'esposizione ma anche sui livelli, "stirando" l'esposizione verso le ombre. Questo ha un effetto molto più realistico rispetto ad usare chiarezza o rimozione foschia (che, a mio parere, troppo spesso e maldestramente sono usate sui cieli). E non ultimo "rispetta" la morbidezza delle nuvole. La terra, invece, è sia schiarita sia resa più croccante nei dettagli della foresta e delle rocce con chiarezza ed un pizzico di struttura. La compressione dei fili pubblicati rende difficile valutare la qualità della maschera automatica. Questo è il crop a pixel reali: E quindi si arriva qui: Ovviamente il risultato può piacere o non piacere, come sempre è questione di gusti. Ma la conclusione è che, per fotografare paesaggi, in particolare dove gli orizzonti sono ricchi di forme irregolari, imparare ad esporre bene ed un pizzico ad usare i software è meglio di comprare i costosi filtri GND. Tra l'altro, come avete visto, non si tratta di essere i proverbiali maghi di Photoshop! E se la scena non sta nella gamma dinamica che il sensore è in grado di catturare? Questo mi capitava frequentemente quando fotografavo diapositive Velvia e con le prime digitali.... ed allora usavo i GND o, più spesso, non fotografavo. Ma con i sensori attuali delle nostre Nikon è difficilissimo che una scena che fotograficamente abbia un senso - intendo come qualità della luce - non sia registrabile. E nel caso, meglio dei GND c'è comunque riprendere 2 immagini con esposizione differente e poi incollarle una sopra l'altra mediando l'esposizione con un procedimento concettualmente del tutto analogo a questo. Massimo Vignoli per Nikonland (c) 21/10/2021.
  6. D300S su 500/4G+TC14@700mm 1/1250 f8 ISO 400 - 2/4/2011 Racconigi - Quante ore in quei capanni! Ho iniziato a fotografare con Nikon nel 2000, 21 anni fa. Nel 2000 non conoscevo la fotografia ed ancora meno le attrezzature fotografiche allora disponibili. Arrivai per caso a Nikon e quale fu il motivo? Un incidente! Infatti, in uno dei miei primi viaggi, in Norvegia per la precisione, la macchina fotografica che avevo recuperato e portato con me, per qualche bella foto-ricordo, mi cadde e si guastò. Retrospettivamente, fu un’enorme fortuna: questo inconveniente mi diede il motivo per tartassare Guido, un amico convinto Nikonista, ma proveniente da Canon e quindi capace di illustrami quelli che allora erano i punti di forza e debolezza di entrambi i marchi, con mie richieste di informazioni a 360°. Giornate intere di insistenti piogge mi diedero, per una volta, una mano e tornai a casa pieno di voglia di fotografare e con la consapevolezza che Fotografia non è, o almeno non è soltanto, l’istantanea al bel paesaggio fatta nelle vacanze agostane. Appena rientrato, la prima cosa che feci fu acquistare una F80 con il 28-105 ed un pacco di rullini…. Poi un 20… l’80-200, il 300, una F100…. Nel tempo la lista è diventata enormemente lunga. Solo dal 2006, anno in cui ho iniziato a fotografare in digitale e, curiosa coincidenza, anno della fondazione di Nikonland, ho acquistato ed utilizzato estensivamente 11 corpi macchina e 44 obiettivi, con focali da 12 a 600. E molti altri ne ho provati. Questo non solo per turn-over di lenti e macchine nel mio zaino, ma anche perché a me essenzialmente piace fotografare e lo faccio praticando, anche se ad intensità e con dedizione diverse, più generi fotografici - dal paesaggio al wildlife, dalla fotografia di viaggio a quella in studio. Ma, lo sapete, due sono i miei grandi amori: gli animali ed i paesaggi naturali! La tecnologia impiegata nelle nostre Nikon mi appassiona solo nella misura in cui rende questi strumenti così efficaci nel supportarmi mentre realizzo le mie fotografie, quindi non ho nessuna intenzione di scrivere una recensione di lenti e corpi. Questo articolo vuole raccontare le sensazioni e le soggettività che mi hanno accompagnato e fanno parte di me, quando vado a fotografare con le mie Nikon e che provo a recuperare attraverso i ricordi per condividere con voi una piccola selezione di immagini. Non partirò dal citato 2006, ma da un passato più prossimo, per rendere l’articolo “contemporaneo”. D700 su 16-35/4@22mm 1/15s f18 ISO 200 - 10/9/2011 Laghi Avic - Un posto che amo tantissimo, li in autunno il mio cuore si sincronizza con l'universo. Inizio da quella che fu una vera milestone dell’era digitale: l’uscita di D3 e D300 e, poi, D700. Cioè il periodo in cui Nikon, “nell’era moderna”, ha confezionato un sistema digitale, oggi si dice un ecosistema, convincente a tutto tondo perché composto da strumenti allo stato dell’arte – file ben lavorabili anche ad alti ISO, risolvenza delle lenti ed autofocus rapido e preciso, VR - prendendo la guida del mercato in termini di qualità ed efficacia delle soluzioni realizzate. La D3 l’ho solo provata, ero erroneamente convinto di avere sistematico bisogno di chiudere le inquadrature grazie al fattore di crop del DX, ma con D300 e D300S ho realizzato centinaia di migliaia di fotografie e, superate le mie personali resistenze, anche di più con la D700. Di fatto, quei corpi macchina insieme a 16-35/4G, 70-200/4G, 300/2.8G e 500/4G, hanno cementato il mio essere Nikonista. D700 su 500/4G+TC14@700mm 1/640 f5.6 ISO 1600 - 5/6/2011 Islanda - Un viaggio unico, che porterò nel mio cuore per sempre, insieme ai ricordi più sacri. Poi c’è stato un altro momento catartico: i sensori ad alta risoluzione. Come molti ho saltato la D3X: troppo costosa e, per chi fotografava prevalentemente animali come me in quel periodo, anche troppo lenta. Ma poi sono arrivate loro: D800, D800E e D810: una meglio dell’altra. Anzi, una più dell’altra perché la D810 ha evoluto le altre in ogni aspetto significativo, diventando per me una fantastica macchina per Landscapes ed Animalscapes. D810 su 16-35/4@21mm 6" f16 ISO 64 - 22/8/2015 Spagna del nord - Beh, è mare ma anche montagna! D810 su 70-200/4G@82mm 1/250 f4 ISO 90 - 22/6/2015 Finlandia - Il primo viaggio della mia seconda vita. Non ero sicuro di nulla, nemmeno di farcela. Ed in mezzo, la mia prima DSRL 100% professionale: la D4, che mi ha accompagnato nei primi viaggi “seri”. D4 su 500/4G 1/500 f4 ISO 2800 - 24/6/2015 Finlandia - Mi batte ancora il cuore quando ripenso a quanto ho trattenuto il respiro pregando che stesse con noi.... ma un lupo è un lupo per l'ombra! Qui su Nikonland l’abbiamo definita “la familiare”, quasi in accezione negativa rispetto alla D3S e alla D5 che l’hanno preceduta e seguita che, per stare nella metafora automobilistica, definirei due spider pepate. Arriviamo così agli ultimi dispari in ambito DSLR. Nikon come altri ha adottato un ciclo produttivo “Tick-Tock”, che significa che una serie innova e la serie dopo consolida. Per cui dopo la D4 ecco Batman, la D5. Ma fu, ed è, amore totale ed incondizionato. La D5, per me, è stato l’apice, la vetta. Ad anni di distanza, niente veramente più di lei con quella tecnologia di base: La D6 l’ho provata e saltata: da una parte intenso l’amore per la D5 e dall’altra troppo forte il richiamo delle Z. D5 su 50/1.8 1/200 f2.5 ISO 400 - 3/2/2019 Milano - Non è facile stare davanti ad uno sguardo così, pensare a come fotografarlo e... fotografarlo. D5 su 500/4E 1/1600 f4 ISO 3200 - 8/2/2017 Finlandia - La natura ha leggi semplici. Una è che la vita si costruisce sopra alla morte. Ma, grazie al consiglio di un buon amico, ho usato con profitto anche la D500. La sorellina della D5, piccante anche lei, in grado di esserle perfettamente complementare nella fotografia di Wildlife. Una squadra efficacissima, che spero Nikon reiteri in quanto per me il massimo è avere due corpi complementari. D500 su 500/4E+TC14@700 1/800 f7.1 ISO 360 - 13/5/2018 Parco del Ticino - Chiamarla TC15 è riduttivo, ma come moltiplicatore è il migliore mai costruito. E siamo alle Z. Una svolta così importante e fondativa da far coniare a Mauro e Max il nome Zetaland! Io all’epoca ero perplesso: non trovavo quello che avrei voluto. Ma tutte le rivoluzioni conquistano alcuni al primo sguardo ed altri con il tempo: io per le Z sono indubbiamente stato nel secondo gruppo ed ho impiegato un po’ di tempo, nel quale Nikon ha migliorato il SW, per trovare nelle mie Z gli aspetti positivi capaci, come ora, di farmi lasciare spesso a casa le DSRL serie 5. La prima sono le ottiche, di una qualità tale da farmi perdere ogni freno e resistenza al cambiamento: ogni lente Z di serie S che esce supera con ampio margine la lente F che l’ha preceduta, sia per prestazioni che per comodità d’uso. Inutile elencarle: lo hanno fatto tutte. La seconda è un insieme di caratteristiche abilitate dall’enorme salto tecnologico: le informazioni a mirino, la totale assenza di vibrazioni che rende possibile scattare a tempi mai visti anche con i supertele, la silenziosità solo per citarne alcune. Z6 su 500/4E 1/200 f4 ISO 6400 - 27/10/2019 Parco del Ticino - Ma allora è vero che sono così ben mimetizzato che senza Clack non mi vede?!?! E poi l’enorme versatilità di un sensore disponibile a qualsiasi utilizzo. Z6II su 14-24/2.8S@14 20s f2.8 ISO 3200 - 10/7/2021 Nivolet - Passare la notte sotto le stelle, da soli, è come trascorre del tempo davanti ad uno specchio molto speciale. Ma poi c’è il game changer per definizione: la promessa di autofocus intelligente capace di riconoscere nel soggetto viso ed occhi. Promessa che oggi con le Z6II e Z7II, e con declinazioni diverse nelle altre Nikon Z, è mantenuta nella fotografia di persone, di paesaggio e di tipo generalista, ma che attende un corpo dispari capace di portare tutto questo allo stato dell’arte per qualsiasi sfida, anche quelle nelle condizioni selvagge ed impegnative che più mi piace vivere. Z6 su 70-200/2.8E@200 1/125 f2.8 ISO 6400 - 26/5/2019 Milano - Beh, questo è uno scherzo. Le avventure impegnative e selvagge che preferisco sono altre. Ma vi assicuro che davanti ad Arya, la prima volta che usavo una Mirrorless, senza la D5 per evitare tentazioni e con la Z6 che non pilotava il flash.... ho sudato un sacco!!! D3, D5 ed ora Z9. Non so se è voluto, ma questo doppio salto rappresenta perfettamente la distanza che mi aspetto Nikon metta tra la Z professionale e l’apice delle DSRL. Ma c’è una cosa che non ho ancora detto. E cioè perché, nonostante a notevoli successi siano succedute luci ed ombre nella transizione al mirrorless, io sia così chiaramente orientato verso un futuro tutto Nikon? Perché spero così tanto nella Z9? Non sono un fan. Ancora meno un social addicted oppure un influencer che deve stupire chi lo legge ad ogni nuovo post. Amo fotografare, mi voglio concentrare nel fare le mie immagini e non sui bottoni ed i comandi dei miei attrezzi. Le mie dita ed il mio cervello, in anni d’uso, hanno raggiunto una simbiosi con le mie Nikon. I miei occhi quando guardano nel loro mirino si trovano a casa. I miei obiettivi Nikon Z sono assolutamente perfetti, il meglio che io abbia mai usato o che abbia mai visto, in assoluto. Il loro unico difetto è che non ci sono ancora tutti! Le mie Nikon sono state le affidabilissime compagne del mio sfaccettato viaggio e se le mie attuali Nikon Z (Z6 e Z6II), seppur dotate di alcuni vantaggi rispetto alle DSRL serie 5, non sono state ancora capaci di superarle nella fotografia d’azione più esigente, conto che la Z9 risolverà brillantemente il problema. D5 su 80-400/4.5-5.6@320mm 1/1000 f8 ISO 500 - 12/5/2019 British Columbia - D5: Puoi volare, nuotare, camminare o correre. Io lo metto a fuoco dove vuoi tu. Inoltre, sono convinto che l’attrezzatura sia una fondamentale componente nel produrre le nostre immagini ma anche che queste siano ben più influenzate dal fotografo: è più importante chi c’è dietro il mirino che cosa c’è davanti. Non parlo solo di Arte e di capacità del fotografo di immaginare le proprie fotografie, ovviamente fondamentali, ma della componente artigiana, quella costruita nell’uso e negli anni con quelle specifiche attrezzature. E qui il cerchio si chiude perché Nikon è stata capace di conservare la coerenza comportamentale del proprio prodotto attraverso le diverse generazioni. E così, come mi sono trovato subito a casa con i comandi delle prime Z usate, mi aspetto di esserlo anche con la Z9, che ovviamente attendo più evoluta, intelligente e veloce della mia D5. Insomma, il mio non è un semplice colpo di fulmine ma una relazione ventennale costellata di colpi di fulmine, per un’amante che si rinnova ed ogni volta mi sorprende. Nikon, what else? Massimo per Nikonland (C) 16/10/2021 - il nostro quindicennale
  7. Mentre Nikon continua a lavorare, personalmente attendo pazientemente alcune novità, il mondo Z ha ormai raggiunto una buona maturità ed è in grado di dare grandi soddisfazioni a tutti i fotografi. Scopo di questo articolo è quindi presentare e condividere la mia personale selezione di lenti per fotografare il paesaggio, diurno e notturno, insieme ad alcuni "trucchi" appresi sul campo con un uso prolungato di questi strumenti che, a parte il relativamente recente 14-24/2.8S, non sono assolutamente delle novità. Ma credo che trasmettere le esperienze, anche di lungo periodo, e quello che da queste deriva sia una delle cose utili che Nikonland può fare per i Nikonlander e per tutti i lettori. Ancor di più se questo può contribuire non solo a definire i pro e contro di un singolo strumento ma a presentare un kit definito ed ottimizzato per un compito specifico, con i razionali delle scelte fatte per comporlo rispetto alle alternative disponibili. Presentiamo quindi i protagonisti! Parleremo di: Z6II, che qui vedete seduta sull'indispensabile impugnatura/basetta arca (meike in questo caso) 14-24/2.8 S, con tappo portafiltri 24-70/4 S 70-300/4.5 5.6 AF-P, con il suo FTZ Io fotografo prevalentemente in natura e, quindi, nell'assemblaggio del mio kit, ho cercato il compromesso tra più esigenze. Innanzi tutto, un'ottima qualità di immagine contrapposta ad una adeguata semplicità di trasporto e d'uso sul campo. Per questo ho scelto tre zoom, capaci di garantirmi il meglio in assoluto sulle focali grandangolari ma anche ottime prestazioni, in particolare chiudendo un poco il diaframma, nelle focali intorno alla normale e lato tele. Tele che, per come mi piace fotografare, è opportuno abbia una lunghezza massima di almeno 300mm. Ma andiamo con ordine. La Z6II non ha la massima risoluzione disponibile, appannaggio della Z7II, ma ha un ottimo equilibrio complessivo tra gamma dinamica, risoluzione e tenuta agli alti ISO. La qualità di immagine è sostanzialmente la stessa della Z6, ma con una apprezzabile differenza: ha una maggior capacità di recuperare le ombre senza mai far trasparire la matrice dei sensori AF. Intendiamoci, non è una cosa che ai file della Z6 succeda con frequenza ma, in condizioni di luce estreme (3-4 stop da recuperare), a me è capitato mentre con i file della Z6II mai. Sulla risoluzione di Z6II vs Z7II ho già detto nel passato, ripeto per comodità dei lettori: dalle prove pratiche risulta che è pressoché impossibile vedere la differenza di dettaglio tra una stampa prodotta da un file 24 mpix ed uno a 45 mpix per dimensioni inferiori ad A2. E questo se il file della Z7 viene prodotto nelle migliori condizioni (perfetta messa a fuoco, perfetta tecnica, perfetta lente, ISO base) in quanto ogni "errore" in ripresa contribuisce a ridurre questa differenza. Allargando il discorso, c'è un'altra caratteristica che ha uno straordinario impatto nella pratica fotografica: il sensore stabilizzato, che consente tempi di scatto a mano libera incredibilmente lunghi ed impossibili alle reflex. Quanto lunghi? beh, il mio record a mano libera è 1/15" di secondo con il 500/4! Ma sostanzialmente l'impatto nella foto di paesaggio è tale che, dopo una vita passata sotto zaini affardellati dal treppiede, ora porto questo ausilio solo se prevedo di fotografare prima dell'alba o dopo il tramonto o se voglio utilizzare tempi lunghi con intento creativo. E anche quando lo porto, lo uso solo quando serve in modo da essere più agile e veloce nelle inquadrature. Me lo avessero detto 5 anni fa non ci avrei creduto! Del 14-24/2.8 S abbiamo scritto moltissimo, io in particolare per questo genere fotografico qui e qui. Pure Max si è parecchio dato da fare, cercate su Nikonland e troverete tutte le informazioni utili a valutarlo. Più lo uso e più mi convinco che sia il miglior zoom grandangolare che si sia mai potuto montare su una Nikon. Zoom che è stato corredato anche di una comodissima funzionalità per utilizzare i filtri, che è la proverbiale cigliegina sulla torta fatta da prestazioni ottiche inarrivabili unite ad un peso piuttosto leggero ed a dimensioni contenute. Il 24-70/4 S lo abbiamo conosciuto al debutto del sistema, è la lente kit apparsa per prima insieme a Z6 e Z7. Non ha la brillantezza del fratello maggiore f2.8 e neppure dei fissi Z di pari focale, ma ai diaframmi più usati nella fotografia di paesaggio (tra f8 ed f16) è un eccellente performer. Se consideriamo quanto è piccolo e leggero lo definirei uno straordinario performer! Il 70-300/4.5 5.6 AF-P è.... l'intruso. Perché non è frutto della nuova progettazione e produzione Nikon e, quindi, ha ancora bisogno di essere intermediato dall'FTZ per connettersi al bocchettone delle Z. Ma, una volta fatto, funziona perfettamente e rende disponibili un bel autofocus e prestazioni ottiche che il prezzo esiguo non farebbero lontanamente immaginare. Nikonland, alla sua uscita e probabilmente in anteprima mondiale, è andata a provarlo ed ha scoperto e svelato questa vera e propria gemma! Ovviamente ringrazierò moltissimo Nikon quando farà un tele Z nativo con la sua leggerezza e, prevedibilmente, prestazioni ancora migliori. Ma ne frattempo uso lui senza remore. Come dicevo, questo è il kit che viene con me tutte le volte che vado "per paesaggi". Come lo trasporto? Beh, io sono "allergico" ai vari zainetti fotografici perché nessuno ha uno schienale veramente comodo, capace cioè sia di scaricare il peso sul bacino del fotografo e non sulle sue spalle sia di essere adeguatamente traspirante (compresi anche quelli "più ottimizzati" come gli fStop). E fotografando nella natura, spesso camminando molte ore, la differenza tra un buono zaino pensato per la schiena del fotografo ed una "soluzione da fotografi" è abnorme. E, di più, a me lo zaino serve per portare anche acqua, cibo, indumenti.... tutte cose che nel normale zaino fotografico non stanno. Ma come proteggo tutto nello zaino? E come rendo comodo l'uso sul campo? Usando una custodia appositamente progettata e prodotta da Tenba: la BYOB 10 DSLR (BYOB=Bring Your Own Bag!). I più attenti noteranno 2 cose. La prima è che questa custodia è più lunga che larga e la seconda è che la cerniera non segue il bordo ma va quasi a metà del lato corto. Entrambe queste caratteristiche sono state pensate per rendere più semplice l'uso dentro ad uno zaino invece che in una borsa a spalla (Tenba produce anche un modello orientato orizzontalmente per inserirlo in una messenger bag). Per maggiore flessibilità sul campo, ho sostituito i divisori di serie con normalissimi "tubi" in neoprene (Lenscoat in questo caso). Questo mi consente di riporre dentro Tenba+tubi tutte le combinazioni d'uso (cioè qualsiasi delle 3 lenti montata sulla Z6II e le altre 2 nei tubi) e di appoggiare il tutto su rocce o erba umida senza necessità di particolari precauzioni. Mi consente inoltre di portare anche la sola custodia, con la sua comoda maniglia, se ad esempio decido di lasciare a terra o in tenda lo zaino. Ok, ma quanto pesa tutta questa roba? Meno di 3.5KG! Considerando che il tutto è eccellentemente protetto nel trasporto e che mi rende disponibili tutte le focali da 14 a 300 con un'ottima qualità direi che non è niente male. Si potrebbe andare più leggeri? si, in più modi: 1) sostituendo il 14-24/2.8 S con il 14-30/4S. Ma non sarebbe la stessa cosa, non solo perché il 14-24 è a 360° una lente migliore del 14-30 - alla fine della fiera anche il 14-30 fa ottime foto ed è migliore del 16-35/4 che ho usato per migliaia di fotografie con le mie reflex - ma perché fotografando di notte lo stop di differenza è dirimente. E la differenza di peso è comunque di meno di 2 etti, cioè il 5% del peso del mio kit. Per me assolutamente non ne vale la pena. 2) sostituendo 24-70/4 S E 70-300/4.5 5.6 AF-P con il 24-200/4 6.3. Qui la partita è veramente dura perché le due lenti che ho scelto, insieme, pesano 1.5kg mentre il nuovo super zoom pesa meno di 600gr, e cioè risparmierei il 26% del peso nel mio kit. Ed un chilo in più o in meno in montagna si sente. Questa strada è stata seguita da molti, anche qui su Nikonland, e pure io l'ho provata. Ma, per me, questo risparmio impatta sulla qualità delle immagini in un modo che rende il compromesso non funzionale all'obiettivo. I motivi più importanti sono l'inferiore qualità ottica attraverso tutto il fotogramma/focali e la mancanza delle focali 200-300, aspetti che nella mia fotografia di paesaggio hanno più importanza di quel kg nello zaino. Di più, il vantaggio principale della soluzione super zoom - passare da 24 a 200 senza cambiare obiettivo - per me è del tutto marginale. Ovviamente per altri le cose possono stare diversamente: sopra ho scritto i miei motivi, ciascuno valuti per se! Ed ora un po' di foto, spero capaci di illustrare quanto detto. Il Dente del Gigante, illuminato da un pallido sole, fa capolino tra nuvoloni che coprono quasi tutto in un pomeriggio decisamente burrascoso. In casi come questi la capacità di chiudere le inquadrature con il teleobiettivo rende possibile trovare scorci interessanti anche in situazioni di luce decisamente sfavorevoli. Z6II su 70-300/4.5 5.6 AFP@92mm f8 1/320 ISO100 Il cielo migliora ed aumentano le zone illuminate dal sole, la sfida è aspettare ed avere il momento giusto con la luce che pennella dove si desidera. Z6II su 70-300/4.5 5.6 AFP@116mm f8 1/200 ISO100 Ma in certi casi sono utili focali ben più lunghe e lo stabilizzatore aiuta tantissimo a farlo anche a mano libera e con gli ultimi od i primi raggi di sole. Z6II su 70-300/4.5 5.6 AFP@300mm f6.3 1/80 ISO100 Z6II su 70-300/4.5 5.6 AFP@300mm f5.6 1/200 ISO100 Per avere una adeguata profondità di campo, ed estendere la nitidezza da un primo piano molto vicino ad uno sfondo distante Km, è necessario chiudere molto il diaframma. Ma noterete la nitidezza esemplare da angolo ad angolo, a dispetto della diffrazione che molti fotografi sembrano temere in modo eccessivo, merito di questa lente kit decisamente sopra la media. Z6II su 24-70/4S@24mm f16 1/20 ISO100 Una lente versatile come il 24-70 è spesso indispensabile per rifinire la composizione quando non è possibile "zoomare" con i piedi. Inoltre, quando il sole spostandosi cambia il modo in cui la luce colpisce le montagne, potersi muovere rapidamente fotografando a mano libera è impagabile. In casi come questo, con i riflessi da "riprendere a piombo", oltre allo stabilizzatore sul sensore è estremamente utile anche la bolla elettronica presente a mirino. Z6II su 24-70/4S@60mm f11 1/13 ISO100 Per avere il sole "a stella" con tutti quei raggi e le lame di luce sulle vette occorre essere li nell'istante esatto, chiudere a f16 ed avere una lente resistente ai riflessi quando il sole colpisce la lente frontale dell'obiettivo. L'ho già detto che il 24-70/4S è una gemma? Z6II su 24-70/4S@62mm f16 1/100 ISO100 La luna e la primissima luce del sole (sono le 5:58) illumina le vette più alte. A 1600ISO, solo un ottimo sensore ed una esposizione perfettamente centrata possono catturare sullo stesso fotogramma quelle luci senza sfondarle e quelle ombre senza chiuderle sul nero. Questi ISO sono necessari a ad avere un tempo di scatto relativamente rapido per evitare il movimento della luna, anche a 14mm! Ovviamente occorre anche un obiettivo capace di non chiudere le ombre e luminoso abbastanza da non obbligare ad ISO ancora più alti, cosa che avrebbe sia aumentato il rumore sia ridotto la gamma dinamica del sensore. Z6II su 14-24/2.8S@14mm f2.8 1" ISO1600 Quando ho fatto queste foto per illustrare l'articolo - non tutte - ero a Chamonix. L'obiettivo era fotografare la via lattea sopra il monte bianco e tutta la catena fino all'Agulle Verte, passando tra gli altri per Aguille du midi, Dente del gigante, Grand Jorasses e Drus. Con il tutto specchiato nel lago! Purtroppo il meteo ha fatto i capricci e dopo la pioggia pomeridiana e le schiarite serali, tutto previsto nelle ottime previsioni del tempo di MeteoFrance, abbiamo avuto cielo coperto fino alle 3AM. Per il movimento della terra, a quel punto la via lattea non era più dove avrebbe dovuto essere e ci siamo inventati un "piano B". Fotografare il cielo stellato illuminato dalla falcetta di luna presente a tarda notte. Ed eccoci qui. Difficile da vedere nel file ridotto che ho postato qui, sulla cresta del Monte Bianco si vedono salire gli scalatori con la pila frontale!!! Z6II su 14-24/2.8S@17mm f2.8 13" ISO 3200 (10 file raw sovrapposti in postproduzione con Starry Landscape Stacker) Massimo Vignoli per Nikonland (c) 12/9/2021
  8. Per me un'uscita per fotografare le stelle è sempre una festa, perché una notte fuori è veramente un'esperienza fantastica. Purtroppo non è facile che i pianeti si allineino in modo da consentirmelo. E non parlo di astronomia: Occorre una notte di tempo sereno, nei pochi fine settimana di luna nuova in estate e... senza impegni di famiglia. Di fatto, questa volta, per dribblare un pranzo domenicale, ho forzato la mano e sono scappato in montagna il venerdì pomeriggio! L'obiettivo principale era ovviamente una notte di fotografia nella natura, ma volevo anche vedere come si sarebbe comportato il 14-24/2.8S in modo da raccontarlo qui. Dico subito che la fortuna aiuta gli audaci: una notte così serena non mi era ancora capitata. Ma andiamo con ordine. Queste sono le Levanne in un cielo del tutto senza nubi ed in questo caso è proprio un peccato perché con l'ultima luce delle nuvolette in quel cielo ci sarebbero proprio state bene. Z6_II su 24-70/4S@41mm 1/3s f11 ISO100 - Treppiede e polarizzatore NISI - 21:26 Z6_II su 24-70/4S@37mm 0.5s f11 ISO100 - Treppiede e polarizzatore NISI - 21:30 E' un bellissimo spettacolo, ma quel cielo - fotograficamente - è un po' insipido. Allora vado a coricarmi un poco in tenda, la notte sarà lunga! E ci siamo.... Z6_II su 14-24/2.8S@14mm 20s f2.8 ISO3200 - Treppiede - 23:18 Questa sera la difficoltà è che la via lattea "passa presto" e per questo non ho potuto fotografarla sopra il Gran Paradiso: era ancora chiaro. Ma questo è uno scatto fortunato: in quei 20" ho ripreso 12 stelle cadenti. Ho espresso un unico desiderio, speriamo bene!!! La resa dell'obiettivo è perfetta: nessun coma, le stelle sono perfettamente puntiformi fino agli angoli estremi. La resa è molto dolce sulle ombre, che pure con questi ISO si riescono a recuperare molto bene. Due note tecniche. La prima è una piacevole sorpresa: questa combinazione, il 14-24 è sulla Z6II, riesce ad andare in autofocus, è sufficiente mettere in pinpoint e scegliere una stella particolarmente luminosa ed è fatta. Cosa che la Z6 non riusciva a fare ne' con il vecchio 14-24F e nemmeno con il 20/1.8S. La seconda una conferma: il display OLED nel quale la lente consente di vedere focali e messa a fuoco di notte è una manna. E la visualizzazione della distanza di messa a fuoco è perfettamente tarata! Per questo, nel caso, si può andare semplicemente ad infinito con la ghiera. Questa sera ho intenzione di fare una ulteriore prova: realizzare scatti multipli da incollare con Starry Landscape Stacker! E' un software straordinario, capace di incollare più scatti, compensando il movimento apparente delle stelle e lasciando il primo piano e le montagne perfettamente nitide. Non so se interessa, ma nel caso chiedete che ne scrivo. Qui dico solo che ne vale la pena, di seguito il risultato: Z6_II su 14-24/2.8S@14mm 20s f2.8 ISO3200 - Treppiede - 23:23 - 8 scatti in stacking Ed il crop al 100% dell'angolino in alto a destra, così ci facciamo un'idea sia di come va la lente sia del risultato che si ottiene incollando 8 scatti a 3200ISO. In altro articolo ho già scritto di che significhi spostarsi, anche di poco.... beh, non importa il soggetto: è sempre vero. Che ne pensate? Per me avere preso meglio in infilata il lago aggiunge interesse alla composizione. Effettivamente, questo è un punto centrale nella fotografia notturna: è vero che il pezzo forte è la via lattea... ma resta una fotografia di paesaggio che ha bisogno di più ingredienti! Z6_II su 14-24/2.8S@14mm 20s f2.8 ISO3200 - Treppiede - 00:08 - 8 scatti in stacking Aggiungiamo un elemento di spiegazione "ambientale": la luce non è sole o luna. E' Torino: 60Km più a sud e quasi 3.000mt più in basso. L'ho già detto che era una serata incredibilmente limpida? Z6_II su 14-24/2.8S@14mm 20s f2.8 ISO3200 - Treppiede - 00:38 Z6_II su 14-24/2.8S@14mm 20s f2.8 ISO3200 - Treppiede - 01:34 - 8 scatti in stacking Come vedete la focale più utile in questo genere di fotografie è la più corta. C'è più di un motivo. Innanzi tutto, così si "tira dentro" più via lattea. E poi, all'allungarsi della lunghezza focale, è necessario accorciare i tempi e, quindi, alzare gli ISO. Z6_II su 14-24/2.8S@24mm 10s f2.8 ISO6400 - Treppiede - 01:47 - 8 scatti in stacking Come vedete, 24mm usati in verticale corrispondono più o meno al crop verticale dello scatto a 14mm. E' sempre interessante e si ingrandisce notevolmente in centro. E qui il crop, sempre 100% e sempre angolino. Niente da fare: nessun difetto visibile. L'ho già detto che quesa lente è un capolavoro? Z6_II su 14-24/2.8S@18mm 15s f2.8 ISO3200 - Treppiede - 02:06 Z6_II su 14-24/2.8S@14mm 20s f2.8 ISO1600 - Treppiede - 02:09 - 8 scatti in stacking Alla fine la nuvola che avrei voluto avere ieri sera è passata... solo 5 ore di ritardo! Z6_II su 14-24/2.8S@20mm 15s f2.8 ISO3200 - Treppiede - 02:30 Conclusioni. Anche in notturna il 14-24/2.8S, grazie alla nuova progettazione dello schema ottico consentita dall'enorme bocchettone delle nostre Z, si è rivelato un performer incredibile. Nessun difetto ottico ed una personalità molto versata per questo tipo di ripresa in quanto non tende a chiudere le ombre, ha pochissima vignettatura ed è del tutto privo di aberrazione di coma fino agli angoli più estremi. Che altro dire? è proprio, a pieno titolo, il Re indiscusso ed incontrastato dei grandangoli per le nostre mirrorless. Lo consiglio senza riserve, per tutti i tipi di fotografia nella natura, ambito nel quale non ha rivali e dove letteralmente incenerisce le vecchie lenti F. Pro: - Nessun difetto ottico: la resa è assolutamente impeccabile a tutte le focali. - Ottimo range di focali: tutti i grandangoli spinti a portata di un giro di ghiera. - Costruzione meccanica contemporaneamente abbastanza leggera da poter essere portato ovunque e robusta, un vero strumento professionale. - Molto comodo il funzionamento della messa a fuoco e dello schermo oled che consente di vedere sia la distanza di messa a fuco sia la focale impostata anche al buio. - Luminosità ottimale in rapporto alla focale per la fotografia notturna. Contro: - Per me, considerato il genere e le prestazioni, nessuno. Massimo per Nikonland (c). 25/7/2021
  9. La fotografia di paesaggio, soprattutto se finalizzata ad ottenere immagini di elevata qualità in grado di essere stampate in grandi dimensioni, è un banco di prova estremamente severo per le lenti grandangolari. Per più di un motivo: - Occorre innanzi tutto che siano nitide, possibilmente in modo uniforme tra centro, bordi ed angoli: normalmente le composizioni più dinamiche, che sfruttano l'effetto dei grandangoli di accentuare il primo piano partono proprio da lì! - Serve che siano resistenti al flare, in quanto la luce più interessante per questo tipo di fotografia raramente arriva dalle spalle del fotografo in quanto è quella che meno scolpisce i soggetti. - Devono avere aberrazioni cromatiche molto controllate, in quanto spesso ci sono contrasti forti tra il cielo/sole e soggetti ricchi di dettaglio, come le piante. Certo, si possono "togliere con un click" nel nostro software di regolazione dei file.... ma nelle stampe grandi finiscono comunque per produrre aloni ed effetti indesiderati. - Devono avere poca distorsione, anche questa si può "togliere con un click".... ma lasciando sul campo la nitidezza, come dimostra il fratellino 14-30/4 - Devono essere filtrabili. Questo è un tema controverso, se ne è parlato molto anche qui su Nikonland all'annuncio di questa lente: per alcuni è un fatto marginale per altri addirittura dirimente per poterle utilizzare. Personalmente penso che il polarizzatore sia molto importante, spiegherò con un paio di esempi più avanti perché, e che i filtri Neutral Density siano molto utili. Mentre non uso più da tempo i filtri graduati, preferendo altre soluzioni nei rarissimi casi in cui la gamma dinamica dei moderni sensori sia inadeguata. Sul test di Max Aquila avete disponibilità di numerose immagini estremamente ben fatte di questa lente, per cui illustrerò l' articolo prevalentemente con fotografie realizzate con essa. Per chi non lo avesse letto, lo consiglio vivamente: lo trovate qui. In ogni caso, la lente di cui parliamo è questa, montata su Z6II, con il paraluce portafiltri, un polarizzatore ed un ND64: Un paio di scatti per rompere il ghiaccio, è il caso di dirlo, così capiamo cosa fa questo signorino: Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/80" f11 ISO100 - A mano libera. Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/8" f8 ISO100 - A mano libera. Si, si inizia sulla neve: l'ho avuto da Max lo scorso dicembre. Ne scrivo solo ora perché non riuscivo a trovare difetti di cui parlare, ed allora ho pensato di doverci lavorare di più.... ma non c'è stato nulla da fare: non ne ho trovati. Ma andiamo con ordine. Primo punto: quanto è nitido? un sacco, è il miglior zoom grandangolare che io abbia mai provato. Con baionetta F non è mai esistito nulla che potesse produrre risultati del genere con la disinvoltura con cui lui riesce. Certo, il vecchio 14-24 AFS era una lente straordinaria per la sua epoca ma tra flare e scarsa planarità del piano di fuoco portare a casa belle foto non era semplice. Per non parlare del peso e della pena nel provare ad usarci i filtri! Con baionetta Z solo il 20/1.8S regge il confronto (e pure lo vince, nella sua specifica destinazione d'uso!). Punto. Guardate qui, questi sono alcuni scatti all'inizio di un'alba un po' livida, dello scorso 8 gennaio - praticamente dietro casa, il massimo raggiungibile all'epoca. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/40" f8 ISO100 a mano libera. I più attenti avranno notato "a mano libera". Già, con queste Z e lo scatto elettronico la necessità del treppiede è diventata sempre più rara, anche quando si sta testando la nitidezza di una lente. Questo il crop a pixel reali dell'angolo in basso a sinistra: Apritelo per vederlo non adattato. E così nitido che toglie il fiato. 14mm, f8, a mano libera. Pixel reali significa che, in dipendenza della risoluzione del vostro monitor, è probabilmente come guardare una stampa A2 con il lentino. E a 24mm? Z6II su 14-24/2.8S@24mm 1/60" f11 ISO100 a mano libera. E qui il crop, sempre a pixel reali, dell'angolino in basso a destra. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/30" f16 ISO100 a mano libera. E questo il crop, sempre pixel reali, dei rametti contro il cielo per verificare le aberrazioni cromatiche. Il file è postprodotto schiarendo abbondantemente le ombre, siamo in pieno controluce. Credo che questi siano esempi più eloquenti di qualsiasi commento io possa fare. Basta guardare, ma ricordatevi di aprire i file! Ma, in premessa, parlavo dei filtri. Cioè di questo: Che qui vedete montato sulla Z6II con basetta Meike, con il paraluce monta filtri su cui ho inserito il polarizzatore Nisi - I filtri Nisi sono stati la mia scelta per questa lente. Grande? si, grande. Ma nemmeno poi troppo. Ricordiamoci che il paraluce si avvita e svita a baionetta e che quindi occorre montarlo... solo quando serve! Nikon ne fornisce un'altro, più piccolo, per i casi in cui si fotografi in esterni senza necessità di filtri, così come, vale la pena ricordare, una piccola protezione dal sole è già presente e solidale al barilotto. In ogni caso, qui vedete il paraluce, con il suo tappo, i filtri polarizzatore e ND64, le custodie originali Nisi per i filtri (dimensione 14x14cm) ed un tappo standard da 77mm per confronto. Dico subito che all'inizio ero scettico, mi sembrava una soluzione complicata, costosa ed artificiale. Ma nell'uso sul campo mi sono ricreduto al 100%. Montare i filtri da 112mm sul paraluce è una trovata assolutamente geniale! Perchè? Innanzi tutto si ottiene un insieme che non vignetta assolutamente, nemmeno a 14mm e montandoli entrambi. Non serve sempre, ma quando serve è una manna! Z6II su 14-24/2.8@14mm 25" f16 ISO100, CPL ed ND64. Il polarizzatore è servito a togliere il riflesso dal mare e dai quarzi delle rocce, saturandone bene i colori, l'ND a togliere le ondine che la brezza produceva. Altro esempio: Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore "al minimo", senza sarebbe anche peggio (non l'ho tolto per far prima, e non avevo ancora chiara una cosa, ne parlo dopo). Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore. Z6II su 14-24/2.8S@18.5mm 1/80" f8 ISO100 - Polarizzatore. Il punto è: il polarizzatore, sui grandangoli spinti, non serve ad aumentare il contrasto tra cielo e nuvole (ambito d'uso dove anzi tende a far casino) ma a togliere i riflessi dall'acqua e da tutte le superfici molto riflettenti, come le foglie o le rocce, specie se bagnate! Ma dov'é la genialità della soluzione? beh, ci ho messo un po' a capirlo, come tutte le cose devi toccare con mano. Il fatto è che il paraluce si monta "a baionetta", quindi per mettere e togliere i filtri sul campo con il treppiede in posizione precaria non occorre più avvitare il filtro in posizioni assurde con il rischio di farlo cadere: basta togliere il paraluce, tenuto fermo dal blocco "a pulsante" comune a tutte le soluzioni "pro" di nikon e lavorarci con calma. E se non serve, perché si voleva toglierlo, si può coprire e mettere in tasca, pronto per il prossimo giro. Ed è fornito anche un normale tappo per la lente frontale. GENIALE!!! Mi spiego con un esempio, che serve ad introdurre anche un altro concetto: A che servono i grandangoli così spinti nella fotografia di paesaggio? non a fotografare una scena ampia - es. una catena di montagne - ma ad enfatizzare il primo piano. Che spesso deve essere letteralmente a pochi cm dalla lente frontale. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/4" f16 ISO100 - Polarizzatore. Come già avrete immaginato, quelli non sono enormi scogli tafonati, ma roccette alte, nel punto più rilevato, circa mezzo metro. La macchina stava sul treppiede a 30cm dall'acqua. Per avvitare o svitare il polarizzatore o aggiungere/togliere l'ND, in posizioni come quelle, occorre sia stare scomodi sia rischiare di avvitare male e fare cadere tutto in acqua. Lavorando così, da scogliere e su torrenti, ho perso per sempre più di un filtro! Ma ne abbiamo un'altra: il tappone da mettere sul paraluce. Questo. Geniale pure lui? Si. Mai fotografato sotto la pioggia o vicino ad una cascata? quanto vi siete rotti le scatole tra una fotografia e l'altra per ripulire la solita goccia dalla lente frontale? quante foto buttate perchè non vi siete accorti? o peggio, al mare controvento? Beh, basta il tappo king size, che pure lui si incastra a baionetta, ed il problema è risolto. E, ultimo aspetto, il tutto non è così grande come sembra: - 2 filtri da 112mm con la custodia, occupano uno spazio di cm 14x15x1 - Il "tappone" compreso paraluce è un cilindro di 12.5cm x 4cm di spessore. Il solo "tappone" 3cm di spessore. Ed il tutto sulla mia bilancia fa 300gr di peso. A portata di qualsiasi zaino. C'è poi un bonus ulteriore. Questo paraluce si può montare anche sul 24-70/2.8S e sul 70-200/2.8S. Insomma, con un set di filtri ci fai tutto. Ho provato e va anche sul 70-200/2.8 AFS FL, ma il montaggio non è sicuro (non blocca bene) per cui non lo consiglio. Ok, un mucchio di parole e di "crop da misuroni". Ora ci guardiamo qualche foto, se vi va. Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/800" f8 ISO100 Z6 su 14-24/2.8S@24mm 1/40" f16 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/1.6" f11 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@18mm 0.5" f11 ISO100 Polarizzatore Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1.3" f16 ISO100 Polarizzatore. Conclusioni. Una lente di eccezionale ed inedita qualità, letteralmente il sogno del fotografo paesaggista impegnato al quale consente, con agilità e semplicità d'uso sorprendenti, di concentrarsi al 100% sulla fotografia, ottenendo sempre il massimo della qualità, sotto ogni profilo ed in ogni condizione. Questo vale, per effetto dei piccoli ingombri e pesi coinvolti, altro aspetto del tutto inedito, ovunque siano i suoi soggetti preferiti: dal mare a pochi passi dall'auto al cuore delle alpi raggiunto in ore ed ore di cammino. Parliamo di una lente che pesa 650gr, sostanzialmente ha peso ed ingombro del vecchio 16-35/4 AFS VR che questa meraviglia letteralmente distrugge sotto ogni profilo. Così come distrugge il precedente Re del mondo F, il 14-24/2.8 AFS che per peso, ingombro, uso problematico dei filtri e pure prestazioni ottiche è così lontano da essere inconfrontabile. Pregi: - Peso ed ingombro minimi, per il genere degli zoom grandangolari ma anche in assoluto considerato che pesa meno di 2 etti in più del 14-30/4S, che aveva fatto gridare al miracolo alla sua uscita. - Eccellente ergonomia, nell'uso normale e con i filtri. - Eccellenti prestazioni ottiche. - Eccellente qualità costruttiva. - Ottimo range di focali: tutti i grandangoli spinti accessibili con un giro di ghiera. - Ottima luminosità: è più che adatto alla fotografia notturna. Difetti: - Per me, considerato il genere e le prestazioni, nessuno. Massimo per Nikonland (c). 27/6/2021.
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