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  1. Il mio amico Gianni Ragno, qui ripreso insieme al suo alter ego, mi accompagna quasi sempre nelle uscite di fotografia naturalistica, ma lui preferisce di gran lunga la fotografia urbana, soprattutto Milano, così ogni tanto, ricambio la cortesia accompagnandolo per la città. Siamo andati a scoprire la nuova Piazza Adriano Olivetti nel quartiere Symbiosis a Milano, a ridosso della Fondazione Prada. Il quartiere sarà o forse già è, un business district nel quale troverà la sua sede il quartier generale di Fastweb. Si voleva vedere se, come la ormai arcinota piazza Gae Aulenti, o il quartiere Tre Torri, anche questa piazza Olivetti offrisse spunti fotografici. La piazza occupa 13 mila metri quadrati, ci sono spazi verdi, percorsi illuminati a led, specchi d'acqua e alberi che formano da una parte un "bosco urbano" e entro lo specchio d'acqua una sorta di oasi palustre (che comporta la crescita di micro alghe le quali nonostante il ricambio continuo danno un leggero colorino melmoso all'acqua immediatamente intorno). Gianni è nikonista da sempre (è lui che mi ha fatto passare da Pentax a Nikon quasi quarant'anni fa) ma ha anche una pericolosa inclinazione per il foveon così le foto in questo mini reportage sono state scattate da Gianni Ragno con la Sigma Sd1 Merrill e varie ottiche. Ecco la piazza, vista da Gianni: Dimenticavo, anche qui è presente uno degli scempi del cavallo di Leonardo che stanno appestando Milano (parere del tutto mio personale eh, magari è solo mia insensibilità artistica). E io? Non ho fatto foto? Mah sì qualcuna anch'io. Foto di Silvio Renesto scattata con Nikon D500 e Sigma 10-20mm. Se questo mini reportage vi ha incuriosito potete fare un giro da quelle parti (Zona MM Lodi) e vedere cosa se ne può cavar fuori, ho visto anche un paio di fotografi "ggiovani" con modelle, magari offre spunti per la street fashion.
  2. Kazuto Yamaki lo ha considerato un piccolo regalo di Natale per tutti gli affezionati fotografi Sigma sd e Sigma DP. O quasi, visto che lo potranno utilizzare solo gli utenti in possesso di macchine con sensore Quattro e SD1/SD1M e DP Merrill. Ma è pur sempre un segno, considerando che sono tutte macchine che già sono da tempo sul mercato. Di che si tratta ? Di un semplice Plugin per Adobe Photoshop CC (2017 o 2018) che consente di importare direttamente nel programma file Sigma di tipo X3F (non i recenti X3I impaccati, ovviamente). Una volta scaricato il piccolo eseguibile autoestraente, basta un doppio click per avviare l'installazione. All'utente non è richiesto nulla. E una volta installato il plugin ... non succede nulla. Nel senso che non si potrà aprire il file con un doppio click come si fa con gli altri RAW registrati da ACR, si dovrà fare un processo di importazione, foto per foto. In pratica, si aprirà Photoshop e dal menù File si andrà alla voce Importa, dove nella successiva tendina comparirà il Sigma X3F Plugin per Photoshop selezionato questo si aprirà la classica finestra di selezione dei file che ci consentirà di selezionare il file X3F da importare dal nostro disco fisso, come in questo caso, i file del test della Sigma sd Quattro H di due anni fa : non c'è anteprima ... quindi si dovrà selezionare il file a memoria. Premuto Apri comparirà un avviso che ci mette in guardia dal fatto che l'operazione bypassa le Policy Colore di Photoshop. E' normale, nulla di allarmante. al nostro OK si aprirà un finestra semplice semplice che riporta alcune opzioni di apertura e poco altro. Nella mia installazione ci sono problemi di visualizzazione delle stringhe. Sono tradotte ma non so dire se siano semplicemente i caratteri a sbordare, la traduzione (pensata in origine in giapponese o in inglese) o qualcosa d'altro. Poco importa, le cose sono realmente intuitive. con un pò di pazienza adesso compare anche l'anteprima dell'immagine. E' possibile (ma non ho potuto provare) impiegare i parametri salvati per l'immagine dal programma Sigma Photo Pro, oppure aprire la foto con i settaggi memorizzati dalla fotocamera. Unico cursore presente, quello del comando di regolazione X3 Fill Light che non viene replicato in nessun altro programma al di fuori di quello Sigma. Anche qui, compare nell'antepirma il risultato della regolazione, con un pò di calma. Se ci va bene, possiamo premere Apri File, comparirà una finestra di attesa. in un tempo ragionevole ma certo non immediato l'immagine si aprirà dentro al consueto ambiente di Photoshop, così : ogni regolazione a questo punto andrà fatta in quel programma. Io ho scelto di fare qualche operazione con il Filtro Camera Raw regolando a piacere i parametri secondo il mio gusto a questo punto la foto sarà pronta per eventuali successive lavorazioni, stampe, esportazioni, salvataggio. Il salvataggio ovviamente non sarà più possibile in formato X3F ma andrà fatto con uno dei formati supportati da Photoshop. Nel complesso l'esperienza è soddisfacente e consente a chi è abituato ad usare Photoshop ma non gradisce il programma Sigma Photo Pro di lavorare come è abituato. Peccato solo che non ci sia la possibilità di selezionare la foto da importare in qualche cosa di simile ad un browser (tipo Bridge) che visualizzi l'anteprima. Non sapere esattamente cosa comparirà nell'importazione e scoprire che non è la foto che stavamo cercando può essere frustrante. Le operazioni non sono velocissime ma abbiamo imparato che le parole veloce e Foveon non possono stare nella stessa frase. Personalmente continuerò ad usare un approccio diverso, salvando i file nel formato comune DNG direttamente on-camera per poi importarle in Lightroom per elaborarle tutte insieme con tutte le comodità di quel programma. Ma ognuno ha il suo approccio e il suo metodo e credo che questa opportunità sarà ben gradita a molti. Oltre tutto è gratis e giunge totalmente inattesa. Quindi grazie Kazuto e auguri di buone feste. Il Plugin qui descritto è disponibile liberamente dal sito Sigma ( qui )
  3. Ho la fortuna di poter scegliere con che obiettivo scattare una foto e siccome il tempo da dedicare a cio' non mi bastera' mai e neppure tutte le cose che vorrei tenere insieme nelle mie inquadrature, il piu' delle volte sulla mia baionetta F faccio sdraiare un grandangolare. Sigma Art mi vizia e mi intriga da un po' di tempo, grazie anche alla fortuna della nostra amicizia con il suo distributore italiano al quale facciamo i complimenti tanto quanto in altre occasioni, ci capita di esprimere dissenso da alcune scelte della Casa Madre (ovviamente indipendenti dalla loro volonta'), nella speranza di sentirci un piccolo spicchio (che e' piu' di un granello) della grande torta trans-brand, composta dagli appassionati di questa linea di obiettivi. Ed e' grazie alla buona amicizia con Mtrading che ho avuto a poca distanza di tempo dalla disponibilita' di un 14/1,8 del quale ho parlato in questo articolo, nel quale l'avevo utilizzato sul Foveon della Sigma sd4H in un connubio ideale (rispetto al progetto primigenio) ma incompleto in relazione alla ridotta copertura ingenerata dal taglio 1,2x del formato sensore di quella mirrorless. Mi era rimasto il cruccio di non averlo potuto provare sul pieno formato della Nikon D810 ma, appena si e' resa possibile questa congiunzione astrale, in un breve lasso di giorni durante il mio viaggio di inizio ottobre in Salento, sono riuscito ad ottenerlo ed a metterlo alla prova in tutta la sua capacita' dei 114° di angolo di campo di cui e' capace! Non si tratta solo di quanto spazio stia dentro un wide simile, non solo quantita', ma sopratutto della qualita' di immagine ingenerabile con un range di aperture di diaframma che spazia dal luminosissimo ed inedito (ancora una volta una prima assoluta dai Sigma Art) f/1,8 dove oltre a nitidezza e correzione cromatica deve essere messa in conto pure la piacevolezza dello sfuocato agli f/16 del tutto nitido da mezzo metro ad infinito Uno schema complesso e di pregio, formato da 16 lenti in 11 gruppi ed una maneggevolezza limitata solo dal peso (ovvio dati i materiali della linea Art) di 1120grammi, non dalle dimensioni, certamente ingombranti, ma non per questo proibitive del nostro grandangolare estremo tra i fissi Sigma, casa che della correzione delle aberrazioni cromatiche fa giusta bandiera, non certo da adesso Il mio tour in Salento ed in Valle dell'Itria e' durato piu' a lungo dei giorni nei quali ho potuto usare il 14mm Art, prima di doverlo rispedire per tempo ad Opera (MI), dove serviva per un Sigma Day, ma in quei giorni sono riuscito ad utilizzarlo in giornate luminose, nelle quali, insieme agli spettacolosi ISO64 della mia D810, ha dato il meglio della propria nitidezza e cromia in salsaNikon. Ostuni, Cisternino, Otranto, Lecce, Gallipoli, Alberobello e dintorni si prestano con i loro contrasti cromatici ed i quartieri piu' levantini che si possano godere in Italia a mettere a proprio agio le curve della lente frontale asferica da 80mm di questo Sigma Art 14/1,8 e a prestare spazio ad architetture reinventate dai 114° di questa focale, al netto delle distorsioni prospettiche da inquadratura dovute al fatto di non potere sempre trovare la giusta posizione di ripresa rispetto le dimensioni (in altezza sopratutto) dei soggetti inquadrati. Ma un superwide e' anche fantasia allo sbaraglio, senza i lacciuoli dell'ortogonalita' delle regole auree di inquadratura: cosa per la quale non tutti possono trovarsi a proprio agio con ottiche esasperate come questa. Che restituisce da uno dei suoi angoli una piazza intera, ombre comprese, alle quali anche riesce a dare comunque dignita' di soggetto a suo agio ovviamente negli interni a tutta apertura, sfruttando la capacita' di un superwide di consentire a mano libera tempi ben piu' sfidanti di questo 1/30" a soli 160 ISO tanto quanto intrigante anche nelle altrimenti "severamente proibite" inquadrature verso il basso, dove ogni intreccio di linee di fuga, provoca movimento mentre nelle riprese in bolla, tutte le forme riprendono coerenza senza accenni di deformazioni a barilotto, come ci si potrebbe aspettare e con una capacita' di lettura del dettaglio fine anche ad ingrandimenti elevati come in questo crop 3X La differenza di prospettiva data da riprese a distanze relativamente poco differenti forniscono a questa focale risultati assolutamente non sovrapponibili, pur nel rispetto delle caratteristiche prospettiche dell'obiettivo, sempre corrette anche a TA ma la differenza di nitidezza e' percepibile gia' tra gli f/1,8 e la chiusura di un terzo di stop, a f/2 che e' poi il mio diaframma preferito alle brevissime distanze per questo Sigma Art insieme all'intermedio f/4 che oltre a staccare sufficientemente dallo sfondo il soggetto lo rende comunque intellegibile in toto dove ad f/2 si operi invece una radicale tridimensionalizzazione del piano di messa a fuoco oppure un accorto contenimento del rumore ad ISO accettabili in condizioni di luce molto bassa oppure ancora, in notturna a luce ambiente, dove quest'obiettivo conserva intatto (insieme al sensore della D810) tutto il suo enorme potere risolvente e per quanto sia stato tentato di lavorare spesso a TA il perfetto bilanciamento di pesi tra obiettivo e Nikon + BatteryGrip, consente di esagerare abbondantemente di diaframma anche in condizioni difficili, in interni a mano libera destinando gli scatti alla massima chiusura di f/16 alle condizioni nelle quali si renda necessario accostare in modo comprensibile elementi molto distanti tra di loro, come la bandiera dell'UE insieme al faro di Santa Maria di Leuca, uno dei lembi estremi del continente, piegati apposta alla logica dell'inquadratura comune, nonostante le distanze, meglio gestite cercando di ottenere nella composizione la maggiore planeita' possibile lasciando invece ai diaframmi intermedi ... l'ordinaria amministrazione... La luce di mezzo ottobre salentina fa la sua brava parte, tra sensore e lenti asferiche, restituendo sfumature di luci e ombre attese appena il sole spunta tra le nuvole si cambia subito registro restituendo informazioni accettabili anche tra gli estremi di gamma quando non in piena luce, senza porre problema alcuno in postproduzione tra i torrioni delle cittadelle fortificate, come Otranto, avamposto verso l'Oriente nessun timore neppure in controluce, dove ancora una volta lodo l'estrema correzione per evitare del tutto flare e ghost (se questi possano dirsi difetti in controluce diretto e a f/16... CHAPEAU!!!) così come in luce diretta, il 14mm Art non cede neppure qui alla diffrazione e se la mano ogni tanto manca nella correzione a mirino delle linee cadenti (colpa dell'Ape apparsa all'improvviso...) in determinate condizioni parecchio difficili, come nel caso della ripresa del Duomo di Lecce e del suo campanile, si deve scegliere tra il tutto oppure accontentarsi di una parte... ritagliando in PP... Pure nelle ombre coperte il comportamento del 14/1,8 e' ottimo: se la foto sia necessaria, c'è... e tante volte la situazione in ombra e controluce (con 114° di angolo di campo ci si trova spesso in controluce) non e' da meno di quella col sole alle spalle ove poi, grazie alla qualita' della luce, questa situazione atipica (se non controindicata) per moltissimi obiettivi, non si traduca nella soluzione migliore Voglio concludere questo test ontheroad con le foto del posto più caratteristico di Puglia e probabilmente uno dei più caratteristici del pianeta, che si trova a poca distanza tra Bari e Brindisi, in Valle d'Itria: Alberobello con i Trulli, le caratteristiche abitazioni della popolazione, oggi trasformato in attrazione turistica, ma che conserva quasi per intero il senso e la originalità del luogo che fu, nonostante calamite, ristoranti, magliette e tessuti handmade, rigorosamente filati sui telai di quattrocento anni fa, tramandati di generazione in generazione e ancora oggi attivi ristoranti "tipici" fotografo locale visitabili, alcuni, anche all'interno... la vecchietta non desidera essere ripresa: e ci credo, con migliaia di visitatori al giorno... finti trulli... trulli veri Il tutto per concludere come gia' alcuni mesi orsono: neanche stavolta sono riuscito a trovare difetti !!! - Poca distorsione anche alle brevissime distanze, comunque mai deformante i soggetti, qualsiasi siano - Diffrazione invisibile - Vignettatura irrilevante anche su sensore FF - Flares, ghosts e UFO in controluce, ridicoli per forma e dimensioni: facilissimi da eliminare in postproduzione... Davvero un eccelso lavoro negli strati di antiriflesso della gigantesca lente frontale Grazie ancora una volta a Max Aquila photo (C) per Nikonland 2017
  4. Il piu' venduto di sempre, credo, tra gli obiettivi Sigma Art esiste ovviamente anche in baionetta proprietaria e Vuole, Deve essere montato sul Foveon della Sigma sd Quattro H che ci ha prestato insieme agli altri due Art dei quali ho appena scritto: Sigma 14mm f/1,8 Art DG: luce per tutti, dappertutto Sigma 135mm f/1,8 Art: il Teatro della Vita L'ho utilizzato insieme agli altri due e negli stessi contesti all'interno dei quali sono scaturiti gli altri due articoli, quindi questo mio terzo costituira' una sintesi fotografica di concetti gia' espressi e non a caso con questo obiettivo da 35mm su formato pieno che, sulla Sigma sd Quattro H, copre un angolo di campo 1,2 volte piu' ristretto, equivalente ad un 42mm su formato pieno. Quindi quanto di piu' vicino ad una focale standard equivalente per questa particolare e stupefacente mirrorless dotata di sensore Foveon. Del Sigma 35/1,4 Art ha gia' scritto nel 2014 Mauro Maratta qui. Si tratta di un obiettivo da 13 lenti in 11 gruppi lungo 9,4 cm per 7,7 di diametro (filettatura filtro da 67mm), pesa 665 grammi e con diaframma a 9 lamelle che chiude fino ad f/16. Vanta distorsione pressocche' nulla ed un MTF di nitidezza particolarmente buono al centro immagine, meno ai bordi Paraluce a petalo (non capisco il perche' su questa focale) 30cm la minima distanza di messa a fuoco, con un rapporto di ingrandimento da 1:5,2 Motore HSM silenziosissimo, nessuna stabilizzazione (con quella luminosità...) antiriflesso Sigma multistrato, per minimizzare flare e ghost, compatibilità, come per tutti gli Art, al dock USB ed al programma gratuito Sigma per la minimizzazione di ogni front o rear focusing, oltre che per gli aggiornamenti fw eventuali. sistema di messa a fuoco flottante, utile per diminuire l'escursione del barilotto cosa molto frequente oltre che negli zoom anche nelle ottiche macro. La qual cosa, incuriosendomi mi ha portato a compiere alcune prove di ripresa close up, con una lente addizionale Marumi HMC anteposta alla lente ottenendo subito un vantaggio nella minima maf questa la minima maf normale da 30cm dal piano focale questa con la Marumi... @ f/16 con lente senza lente @ f/4 con... senza... @ f/1,4 con... senza... In entrambi i casi un obiettivo che si avvicina parecchio al soggetto e che anche alla massima apertura, lo caratterizza, in funzione del bellissimo effetto dello sfocato che gli appartiene. Ancora (con un soggetto cromaticamente piu' complesso)... minima maf @ f/1,6 senza lente addizionale crop 200% Esterni, luce naturale... Torniamo a Bagheria, dentro quella Villa Palagonia della quale ho mostrato le foto realizzate col 14/1,8 Il Sigma 35/1,4 Art adesso ci serve (come ogni focale standard consentirebbe) per realizzare scorci e particolari degli "insiemi" ottenuti col superwide citato. In simili condizioni (incluso gli EV di gamma alta) ci basterebbe un diaframma medio per definire e delineare i dettagli ripresi, ma con questo superluminoso obiettivo la mano cade sempre sui diaframmi piu' aperti, cosi' come in questo semicontroluce di un totale e del suo dettaglio superiore dx, scattati ad un f/2 che non consentirebbe in realta' la definizione che vedete ai bordi, se non per il fatto di lavorare su sensore 1,2x e quindi con la parte meno compromessa del bordo. Nelle soggettive ambientate poi, basta una differenza di un paio di stop come nelle seguenti due immagini, scattate a f/1,8 oppure a f/4 per determinare gia' una decisa differenza sullo sfondo e lo sfuocato. Villa Palagonia e' altrimenti conosciuta come "la Villa dei Mostri" per la presenza di innumerevoli statue raffiguranti caricature di personaggi e divinità di pura fantasia realizzate da uno dei suoi proprietari lungo i muri di cinta ed all'interno del giardino, figure spesso deformi e ridicole, specchio della personalita' invero curiosa del principe di Palagonia che la fece edificare. difficili da isolare dal contesto urbano circostante tanto quanto indimenticabili per i contrasti, non solo artistici, che rappresentano f/1,8 f/1,8 con le quali mi diverto a tentare (con tutta la difficolta' che un 35mm consente) di isolarle dagli sfondi, aprendo al massimo delle possibilita' che i minimi ISO della macchina, abbinati agli EV di un mezzogiorno di agosto siciliano possono concedere. La vignettatura si vede, e' presente, ma non disturba eccessivamente... f/8 Fino a quando non getto la spugna e comincio a dedicarmi a diaframmi piu' chiusi f/8 f/13 La Sigma sd Quattro H che sto utilizzando, aiuta in queste riprese consentendomi cambi di formato on-camera che reputo sempre molto utili, specie quando gli obiettivi si prestino, come nel caso di inquadrature in proporzione quadrata (1:1 ) oppure questa in 21:9 formato curioso ma divertente, del quale questo crop all'estrema sx, dimostra ancora le qualita' lineari di questo 35/1,4 Art gia' a f/2 Ancora bizzarre forme e figure, in luce ed in controluce, ghosts, flares ed ogni altro disturbo, virtualmente assenti dalla lente frontale di questo ottimo obiettivo che quando poi lavori in luce, ripaga cromaticamente anche nelle riprese meno ortodosse del fotografo, rispetto la direzione della luce. Interni, available light... Sfrutto, per questa tipologia, l'opportunita' degli interni della cattedrale ortodossa di Palermo, quella Santa Maria dell'Ammiraglio (Antiocheno) detta anche " Chiesa della Martorana" per la vicinanza al convento omonimo, ove le suore di clausura realizzavano fino alla mia infanzia, i dolci di pasta reale (al Nord direste marzapane) a base di mandorle siciliane, coloratissimi e a forma di frutta (foto dell'anno scorso con il 50/1,4 Art) la bonta' e fama dei quali diede nome alla ben piu' importante chiesa ortodossa che avrete gia' vista fotografata in altri miei articoli Ovviamente la totalita' delle immagini a massima apertura, giusta la condizione dell'illuminazione, esclusivamente proveniente dalle finestre poste in alto, terreno ideale anche se ai fatidici 100 ISO ai quali le cromie del Foveon manifestano il meglio delle sue potenzialità. Altare principale volta centrale in entrambi i sensi... volta di destra controvolta di dx e dettaglio (crop al centro del 200%) stucchi su altare laterale crop centrale sul bokeh a f/1,4 Un caleidoscopio di forme e colori resi sempre in maniera equilibrata e lineare dal nitido e contrastato Sigma Art 35/1,4 pur in condizioni limite di illuminazione e grazie alla collaborazione della mirrorless sd Quattro H che non soffre i tempi lunghi a mano libera (tutti gli scatti tra 1/20" ed 1/50"), neppure in assenza di stabilizzazione ottica. Esterni in luce mista ed artificiale... Le stesse Nuvole di Aristofane, utilizzate per descrivere il 135/1,8 Art mi sono servite per allargare il campo e dare preminenza alla scena, rispetto ai singoli soggetti (il che e' poi la differenza di linguaggio fotografico tra uno standard ed un mediotele come un 135mm) Si inizia al crepuscolo, ma con una luce naturale ancora protagonista rispetto alle luci di scena diaframmi aperti a f/2, ma che consentono i 100 ISO e tempi abbastanza sicuri da 1/250" - 1/200" purche' con monopiede Socrate e le Nuvole sono impegnati a mostrare al Mondo la propria saggezza e cultura, utilizzando tablet, smartphone e... il cloud (of course) ! attrezzi ...di scart, piu' che ...smart ma tutto fa gioco per attirare i gonzi, come lo stolto contadino che vorrebbe istruirsi per poter gestire il figlio irrequieto e spendaccione poi la luce cala di parecchio rispetto all'ora blu fotografata col 135 (che ho utilizzato prioritariamente) e scemiamo anche di tempi, scattando a 1/50" - 1/60" ma Nuvolette e sfondo sono ancora ben mescolati, colori attendibili (prevale ormai quella dei riflettori, artificiale) e l'insieme di 35 Art e Foveon va ancora piu' che bene. Quando finisce ogni sprazzo di luce naturale, tutto dipende da qualita' del bilanciamento del bianco e tenuta cromatica del sensore: l'obiettivo puo' continuare a fare il suo degno lavoro, ma si deve stabilire un compromesso tra documentazione e qualita' finale delle immagini. I diaframmi sono la massima apertura o uno o due terzi di stop di chiusura, ma grazie alla mancanza di necessita' di bilanciare la luce mista delle situazioni precedenti, ci si puo' addirittura permettere di tornare a tempi di sicurezza di 1/100" - 1/200" esponendo spot sui volti degli attori e sobbarcandosi l'onere di postprodurre gli eccessi di saturazione delle luci di scena su abiti e pelle degli attori nelle situazioni di emergenza, magari shiftando verso il B/N sempre che i soggetti e il contrasto di illuminazione si prestino oppure anche no... Qua Strepsiade finalmente manda a quel Paese le Nuvole, ed anche... Socrate, prima di dargli fuoco Segue la commemorazione dei simboli della "smart philosophy" (il calzino bianco bucato di Socrate, usato nel pensatoio) finale in allegria... e processione funebre Noi che siamo sopravvissuti, riconosciamo nel Sigma 35mm f/1,4 Art, a distanza di ben cinque anni dalla sua presentazione, ancora intatto il crisma che ne ha fatto il bestbuy della serie Art. I pregi e la maneggevolezza superano i pochi difetti, quali la lieve disomogeneita' (in FF, non qui...) tra centro e bordi, ma apprezziamo le doti di contrasto al centro e di neutralità cromatica pur nelle peggiori condizioni nelle quali abbiamo costretto a lavorare il Foveon della sd Quattro H con la quale lo abbiamo testato, la velocita' e precisione del motore HSS, nonche' dello strato antiriflesso a prova di flares. Ancora un grazie a per l'estrema cortesia e disponibilità manifestateci... e se la domanda vi premesse davvero, vi rispondo subito: si... mentre scrivevo questo articolo contemporaneamente ho contrattato l'acquisto di un 35/1,4 per le mie Nikon. Quale miglior garanzia? Max Aquila photo (C) per Nikonland 2017
  5. Crediamo che Nikonland sia il primo sito, non solo in Italia, a farvi vedere, oltre che a poter maneggiare questo supergrandangolare di cui si favoleggia da piu' di sei mesi. L'impatto e' forte anche se ...preparàti al suo arrivo ! Difficile pensare a qualcosa di piu' coinvolgente della sua lente frontale, identica all'analogo elemento del Sigma Art 12-24 presentato su Nikonland con ben tre articoli Sigma 12-24mm F4 Art : anteprima (test/prova) Sigma 12-24mm f/4 Art : il sesto senso nella prospettiva Sigma 12-24mm f/4 Art: ma si, tarpiamogli le ali... La sua "compattezza" generale, commisurata alle dimensioni del vetro frontale, e' tuttavia incoraggiante Anche raffrontato al fratellino Art 20/1,4 si nota la palese affinita' Abbiamo ottenuto, grazie alla gentilezza e disponibilita' di il PRIMO ESEMPLARE giunto in Italia e per la baionetta Sigma peraltro.... (accanto il 20/1,4 per Nikon) Quindi nelle prossime settimane, grazie alla gentile (protratta) concessione della sd Quattro H ed al suo Foveon di formato 1,2x lo trasformeremo in un fantasmagorico 17mm f/1,8 col quale .... mettere in prospettiva ogni cosa incontreremo in questa calda estate siciliana. Caratteristiche ed engineering Sigma La settima focale fissa della serie Art (inaugurata dal 35/1,4 del 2012) e' un supergrandangolare mai visto prima: 16 lenti in 11 gruppi lente frontale asferica da 80mm (!!!), apertura massima f/1,8 ossia luminoso quanto un obiettivo standard, pur con (o proprio grazie a...) la curvatura di quella scultura moderna che e' la lente anteriore, diaframma a 9 lamelle (a tuttotondo) con chiusura minima ad f/16 per chi desideri nitido tutto quanto, da prima della distanza minima di maf di 27cm, fino all'infinito. Angolo di campo (su FF) da 114,2° per un barilotto da 12,6cm per 9,5cm di diametro; pesante 120g oltre il chilo , garantito esente da flares, ghosts, distorsioni curvilinee oltre quelle accettabili su questi angoli di campo, ovviamente paraluce a petalo incorporato e nessuna possibilita' di applicare un filtro, neppure posteriormente. Accompagnato da grafici MTF da urlo per una focale di questo genere e così luminosa Vignettatura dichiarata presente, ovviamente a TA, ma accettabilissima gia' ad f/4 in piu', sostengo, che chi desideri di ottenere omogeneita' di luminosita' sul fotogramma, ha sulla linea Art di Sigma diversi obiettivi che gliela garantiscano, senza doverla pretendere da un'ottica da oltre cento gradi di angolo di campo, su parti dell'inquadratura che in esterni naturalmente vadano a ricomprendere cielo e terra. In interni....pazienza Motore HSM silenzioso ed efficiente (immagino) come in ogni altra realizzazione di questa linea Art, slider di selezione tra AF ed MF sul fianco sinistro per un ultrawide dalle dimensioni ragguardevoli, ma in fin dei conti ergonomicamente ben disegnato, ivi compresa l'ampia zigrinatura della ghiera MF Disponibile con baionette Nikon, Canon e Sigma, (oltre che Sony attraverso l'adattatore MC-11 con il quale risulta compatibile), a prezzi oscillanti a seconda dell'attacco tra i 1450 ed i 1650 euro, l'ho utilizzato insieme alla Sigma sd Quattro H gentilmente messa a disposizione dall'importatore e distributore Mtrading, in un agosto torrido come quello 2017 che ha concesso luce e atmosfera quasi surreali in tutte le location utilizzate, insieme a qualche problema di surriscaldamento del corpo macchina, evidentemente ignaro di tali temperature Luce, dappertutto... Se da un canto disporre di un'abbinata così ambiziosa come il 14/1,8 sul sensore Foveon della sd Quattro H, e' certamente una opportunita' piu' unica che rara, come giustamente rimarcato all'inizio di questo articolo, d'altra parte il periodo scelto mi ha sicuramente messo in difficolta' per l'utilizzo in esterni delle aperture piu' luminose di questo obiettivo atteso fin dal primo momento del suo annuncio. Inoltre il sensore APS-H della Sigma non mi consentira' di sfruttare in tutto il suo potenziale il prodigioso angolo di campo di queste 16 lenti Sigma, orgogliosamente progettate e realizzate in Giappone, come ben evidenziato sul barilotto (e spero fin da ora in una seconda opportunita' di test con il primo esemplare per Nikon disponibile), ma un angolo di copertura poco piu' ampio di quello di un 17mm (104° eq) non ci rovinera' certo il piacere di fotografare con questo Sigma e costituira' altresi' una delle prime opportunita' di questo accostamento per il quale questi obiettivi Art sono stati originariamente sviluppati ! Palermo, piazza Pretoria e fontana dell'architetto fiorentino Camillo Camilliani, nota anche come "la Fontana delle Vergogne" per i nudi esposti spudoratamente dalle statue Difficile da rendere in un'immagine di insieme, sempre, pur con l'ausilio della scalinata del convento di Santa Caterina, in fondo alla piazza, da dove si trova il punto di ripresa piu' favorevole. Ne approfitto per una panoramica a mano libera, di 17 scatti che montero' insieme grazie all'aiuto dell'apposita funzione di Lightroom Si lavora a diaframmi medi, mai al di sotto di f/4, giusto il tempo massimo di otturazione di 1/4000" della sdQuattroH e d'altra parte la luce e'...quella che e' (di solito si dice in condizioni meteo opposte) si sfruttano gli ampi spazi intorno alla fontana per staccare i soggetti dallo sfondo, cromaticamente e fisicamente con le aperture piu' grandi disponibili in questa "available light" Chiaroscuri dati dal controluce anche diretto che dimostrano quanto corretto in queste condizioni (direi estreme visto il bianco delle statue) si dimostri essere questo obiettivo, che distorce se inclinato, ma senza deformare quanto potrebbe un 17mm-eq (penso a tanti zoom celebrati nel tempo) nelle medesime condizioni Mentre, se tenuto adeguatamente in bolla, si comporta come i suoi illustri fratelli Art-wide (20/24/24-35 etc.) ed aprendo il diaframma anche solo fino ad f/2,2 (mai desiderato tanto un filtro ND, posteriore, in gelatina) comincia a dimostrare tutto il suo potenziale Poi impazzisco, metto su il flash (Godox Ving 860II) e passo al versante opposto, quello del tuttonitido ai diaframmi piu' chiusi, appositamente per tentare di ingenerare diffrazione e "difetti" da grandangolo in condizione di iperfocale ed ipercontrasto... ecco finalmente comparire qualche UFO da controluce: quel dischetto fucsia da maltrattamento cromatico e qualcosetta di altro, pare siano il peggio da potersi ottenere, con intenzione! diamine...ancora !!! qui conto tutte e 16 le lenti di questo ultrawide...ma che fatica ! qui invece, raggiungo il massimo della saturazione che questa combinazione mi consenta. Soddisfatto alfine... Al buio, adesso... Si, al buio.... per riuscire a utilizzare questo ultraluminoso grandangolo nelle condizioni per le quali sia piu' utile un suo utilizzo, come quelle risultanti dall'esigenza di tenere bassi gli ISO, se non fissi ai 100 coi quali il Foveon della sdQuattro dia il meglio delle sue performances, in luce ambiente attenuata, in interni, nelle due meravigliose chiese vicine alla piazza di prima, di San Cataldo e di Santa Maria dell'Ammiraglio (o della Martorana) dove, tra cupole romaniche e mosaici bizantini, questo obiettivo sia costretto a lavorare a TA o giu' di li, facendoci render conto delle sue performances, unitamente alla capacita' di gestione della sd QuattroH a mano libera (senza ombra di stabilizzatori o treppiedi) con tempi mai piu' veloci di 1/20" - 1/30", certamente ai margini del micromosso, ma indipendentemente da questo aspetto, assolutamente identificativi della qualita' di insieme. Inoltre dando ulteriore riprova delle minuziose differenze in termini di pdc, ottenibili semplicemente diaframmando sullo stesso soggetto, anche di poco, come in queste due foto a f/1,8 oppure gia' a f/2,8 diventando strumento di analisi e conoscenza di particolari diversamente inintellegibili, e di situazioni difficilmente registrabili con obiettivi di inferiore luminosita', come quelli che fin qui, su questo range di focali, erano disponibili. in un tripudio di colore e di meraviglia, pur nelle particolari condizioni operative a cui lo si e' sottoposto. Ugualmente, negli interni della Settecentesca Villa Palagonia di Bagheria, caratteristica per forme e contenuti dove la capacita' di dettaglio dell'insieme in oggetto consente esplorazioni altrimenti impossibili, ed insieme, giocando sul filo delle distorsioni indotte dall'inclinazione imposta in ripresa a questo Sigma 14/1,8 Art nelle inquadrature di scorci e padiglioni, si realizzano scatti fortemente caratterizzanti luoghi altrettanto particolari. Come la famosa, anche se purtroppo decaduta per vetusta' Sala degli Specchi, la cui volta ne e' interamente costituita o le curiose iscrizioni sui portali del padrone della Villa crop E per rimarcare il concetto...del buio (o dell'available light, adesso) ancora scatti ripresi all' Oratorio di Santa Cita in Palermo agli stucchi (già altre volte mio benchmark) di quel Giacomo Serpotta, abbellitore di molte delle chiese barocche palermitane qui ripreso a f/1,8...nonostante dal dettaglio non sembri proprio ! Dove, nonostante le riprese a TA la nitidezza del piano di maf crop non differisce di molto da quella dello sfondo, del tutto fuori dal range di pdc a f/1,8 crop o ancora, del livello di nitidezza dell'insieme fotocamera obiettivo, anche inquadrando da vicino su di un piano inclinato all'estremo delle sue possibilita' di resa del dettaglio @ f/2 fino alla minima maf... allo stesso diaframma Il tutto a ulteriore determinazione del livello qualitativo di quest'ottica, se ben supportata dal retrostante sensore. Colore a luce ambiente Ho sempre pensato che un grandangolare sia un obiettivo allegro di suo: un po' come interpretare la forma dei fari delle automobili per stabilire se sorridano o siano tristi... E questo bombardone mette allegria e voglia di fotografarci insieme, sempre: cosicche' a Mtrading non volevo restituirlo piu'... e me lo sono tenuto un po' troppo e dappertutto (come dice il titolo dell'articolo) dando luce con esso a tutto cio' che ho incontrato fiori tenui e dai colori accesi monumenti seriosi e sbeffeggiati posti mistici e pietra... molta pietra.. pietra che tutti i Sigma Art sembrano fatti per fare rivivere ... anche questo Colore in luce flash ... (anche) e che ho fatto poi, secondo voi? Sono andato nel mio solito vigneto, prima e durante la vendemmia (il trattorista mi ha detto: "e così è che ti deve passare la vita, a fotografare...!") dove ci sono 40 gradi Celsius di temperatura e almeno 7000 Kelvin di temperatura colore e quindi...sono andato a raccogliere la frutta... prima però io la fotografo, preferibilmente con un Godox AD360II (dove AD significa ADatto alla frutta) dividendo uva nera (da mangiare) da quella bianca da vendemmiare rischiando spesso di farmi arrotare.... (ma il rischio e' basso: li pago a fine raccolta...) E separando le prugne ancora all'albero, non del tutto mature, nonostante il Sole... dai fichi, prima di destinarli ad uguale...sorte ART inside in conclusione ? Non vedo l'ora di provare il Sigma 14mm f/1,8 ART DG HSM sulla mia Nikon D810 per confermare l'idea che mi sono gia' fatto sul Foveon per il quale e' nato. Le difficolta' incontrate operativamente con una mirrorless eccezionale come la sdQuattro H, ma limitata nella disponibilita' del formato massimo raggiungibile da questo obiettivo, non ha fatto altro che solleticarmi l'immaginazione. Questo test INSOMMA NON E' PROBANTE al 100% (capito MTrading ???) Serve un seguito: non sono riuscito a trovare difetti. - Poca distorsione anche alle brevissime distanze, comunque mai deformante i soggetti, che fossero fichi o stucchi del Serpotta - Diffrazione invisibile - Vignettatura irrilevante (e per forza... su sensore APS-H) - Flares, ghosts e UFO in controluce, ridicoli per forma e dimensioni: facilissimi da eliminare in postproduzione... Davvero un eccelso lavoro negli strati di antiriflesso della gigantesca lente frontale Il prezzo? E quello, se me lo abbassate di 300 euro sono in fila al botteghino !!! Grazie ancora una volta a per l'immensa disponibilita' dimostrata all'inizio del periodo feriale: devono proprio fidarsi di Nikonland.... e fanno BENE!!! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2017
  6. Dopo la veloce anteprima dello scorso gennaio, ho chiesto un secondo round con la Sigma sd Quattro H, certo di poterne esaltare le sue peculiari potenzialità, questa volta con il tempo necessario a disposizione. Ricevo questo materiale in prova da Mtrading in qualità di Sigma Ambassador per l'Italia. Lo scorso gennaio è stato solo un breve assaggio (ne ho scritto qui) peraltro avendo a disposizione solamente il pur bellissimo Sigma 35mm F1.4 Art e per pochissimi giorni, non esattamente ciò di cui ho bisogno io per esaltare le potenzialità di questa fotocamera. Vi rimando a quella anteprima per le mie considerazioni generali sulla macchina perchè qui vorrei far parlare essenzialmente le immagini, presentate per quanto possibile in originale e senza post-produzione, salvo le necessarie regolazioni in sviluppo. Non lo nascondo, il recente contatto con la Fujifilm GFX 50S e con la Sony A7R II mi hanno in qualche modo drogato di superdettaglio ed altissima risoluzione. Ma nessuna di quelle macchine può usare nativamente gli splendidi obiettivi Sigma di ultima generazione. Quegli obiettivi che sono testati e sviluppati con una versione speciale del sensore Foveon che equipaggia la nostra Sigma sd Quattro H. Ecco perchè prima io - in questo nuovo articolo - e successivamente Max appena sarà disponibile il supergrandangolare che serve a lui per portare al limite questa macchina, cercheremo di spremere ogni singolo pixel e ogni fotodiodo colorato per dimostrare cosa si può fare con la giusta combinazione sensore-obiettivo e per arrivare là ... dove pochi fotografi sono arrivati prima Ma bando alle ciance, nelle prossime pagine le prime immagini in formato originale (attenzione, sono jpg ma sono pesanti !), l'articolo verrà successivamente aggiornato mano a mano che sarò in grado di ottenere i risultati che mi sono promesso di raggiungere. Sono originali che vi consegno così come sono, certo delle vostre buone intenzioni ai soli fini di verificare le capacità del sistema Sigma. Nella gran parte dei casi, lo anticipo, saranno scatti eseguiti con il formidabile Sigma Art 135mm F1.8 (di cui ho già parlato qui), ma in qualche caso anche con il Sigma Art 35/1.4, sempre verde e sempre eccellente. attenzione, i file che seguono sono jpg a risoluzione originale, molto pesanti. Abbiate pazienza ... Sigma sd Quattro H con Sigma Art 135mm F1.8 F4, F4.5, F5, F6.3 Flash Godox QT600 II con Softbox Quadralite 95cm ottagonale con nido d'ape makeup Ilaria Ferrantello Spazio Blu Modella : Julia K@nologomodels Sigma sd Quattro H con Sigma Art 135mm F1.8 F9 ed F11 Flash Godox AD600B con softbox Quadralite 60x60 con nido d'ape MauroLand Sigma sd Quattro H con Sigma Art 135mm F1.8 F11 (le riprese in campo vicino con la solita Marumi DHG 330 con step down) Flash Godox AD600B con softbox Quadralite 60x60 con nido d'ape MauroLand Sigma sd Quattro H con Sigma Art 135mm F1.8 F11 (le riprese in campo vicino con la solita Marumi DHG 330 con step down) Flash Godox AD600B con softbox Quadralite 60x60 con nido d'ape in studio, con Godox AD200 in esterni MauroLand Sigma sd Quattro H con Sigma Art 135mm F1.8 F11 (le riprese in campo vicino con la solita Marumi DHG 330 con step down) Flash Godox AD600B con softbox Quadralite 60x60 con nido d'ape in studio, con Godox AD200 in esterni MauroLand Sigma sd Quattro H con Sigma Art 135mm F1.8 F11 (le riprese in campo vicino con la solita Marumi DHG 330 con step down) Flash Godox AD600B con softbox Quadralite 60x60 con nido d'ape in studio, con Godox AD200 in esterni MauroLand Un accessorio più che utile, direi necessario, dato il rapido consumo della batteria in dotazione con la macchina. Il battery-grip che può contenere altre due batterie, per un totale di carica di oltre 5600 mAh, circa una giornata di lavoro per le mie abitudini ... le tre confezioni originali appena aperto il pacco. eccoli qui appena scartate vista posteriore vista anteriore il battery pack é in plastica, direi piuttosto leggero ma molto ben disegnato con una ergonomia che invita le dita e la mano. si avvita come di consueto dopo aver liberato la macchina del copricontatti elettrici. lo sportello per le batterie è sul posteriore. le due batterie entrano affiancate, capovolte i contatti sono sul frontale. E' così molto più facile estrarre l'una o l'altra a seconda della bisogna. La batteria principale resta nel corpo macchina, accessibile solo smontando il battery pack. Ma comunque così si arriva a ben tre batterie in linea. dettaglio dell'etichetta della batteria originale Sigma BP-61 da 7.2V e 1860 mAh ecco la vista laterale della macchina in configurazione completa con Sigma Art 135/1.8 e trasmettitore Godox XT32N nelle due ultime foto frontali senza obiettivo si notano le sagomature molto ergonomiche che rendono decisamente ... morbida la presa in mano. Le prime sensazioni sono fantastiche. La macchina è diventata da "ossuta" e difficile da tenere in mano per molto tempo a morbida e comoda, con il palmo della mano che riposa e non fa flettere il dorso. Così la nostra Sigma sd Quattro H (ma le stessissime considerazioni valgono anche per la sd Quattro) è diventata molto più professionale. Ed eccola in azione con il battery grip, 3 batterie e una coppia di Sigma Art, il 135/1.8 e il 35/1.4 Così ho fatto 436 scatti (che con una Sigma, per me è un record !) senza problemi di batterie (tutte residuano oltre il 50%). Però il caldo non ha aiutato lo smaltimento di calore e si è accesa una volta la spia di surriscaldamento. ecco le foto al 100% con interventi proprio minimi di postproduzione e di sviluppo (bianco misurato con termocolorimetro) Arya@EuRossModels Studio Spazio Blu di Milano Ilaria Ferrantello per trucco e parrucco Sigma sd Quattro H con Sigma Art 135mm F1.8 flash Godox QT-600 II e Fomex 600 HD, pilotati dal trigger Godox XT32. Conclusioni Bene, spero di non avervi annoiati con questa lunga carrellata di immagini in formato originale e con pochissimo (o nessun) intervento in postproduzione. Avevo in mente un obiettivo preciso e mi sono sforzato di individuare perfettamente i limiti del sistema. Volevo anche verificare se, con una spesa nettamente inferiore ed avendo a disposizione tutti i meravigliosi obiettivi Sigma Art, si poteva portare questa Sigma sd Quattro H al livello di ottenere risultati simili a quelli che ho potuto vedere con la Fujifilm GFX 50S. La risposta breve è si, a patto che il fotografo comprenda che dovrà metterci (molto) del suo per colmare le differenze operative e i limiti della Sigma, i risultati saranno paragonabili pur al metto della risoluzione pari a circa la metà (e con una spesa di un quinto o su di li). Arya@EuRossModels, acconciatura di Ilaria Ferrantello Vestiario, gioielli, dettagli, dettagli, dettagli Potenzialità - è comunque una piccolo-formato, sebbene grande ed abbiamo in gioco "solamente" 25 megapixel ma i risultati in termini di dettaglio rivaleggiano tranquillamente con una 44x33mm da 51 megapixel e si possono paragonare a quelli dei 36 megapixel di una Nikon D810. Con la differenza che la resa fotografica è nettamente differente da quella dei normali sensori a matrice di Bayer - l'unione con gli obiettivi Sigma Art è stata decisa in cielo (per cortesia, se vi comprate una Sigma sd Quattro non lesinate sugli obiettivi : compratevi gli Art, non roba vecchia trovata ai mercatini !) - ben costruita, solida, robusta, dotata di tutto il necessario, benchè "strana" si capisce che è stata studiata a fondo e per durare a lungo - la disponibilità del formato DNG (sebbene limitato a 12 bit) agevola di moltissimo il processo di lavorazione evitando di dover passare per il programma di sviluppo Sigma, che è da definire strano, oltre che primordiale in termini di prestazioni (benchè gratuito ...) Limiti - come per altre mirrorless, il bilanciamento del bianco tende a sovrastimare blu e rosso. Quando voglio ottenere i colori giusti io uso direttamente il mio termocolorimetro Sekonic 500C dopo aver profilato la macchina dentro Lightroom con il plugin di Xrite - la dinamica di questo sensore è zero (ripeto, non è bassa, è zero). In sviluppo non si possono recuperare né le ombre (si forma banding nelle zone nere e confetti colorati in quelle grigie) né le alte luci (irrimediabilmente pelate). Quindi bisogna esporre perfettamente ed illuminare perfettamente e con luce di qualità il soggetto - si deve intendere il sensore Foveon come se fosse caricato con una pellicola invertibile a colori da 80 ISO (e non di più : alzare la sensibilità è inutile, non c'è amplificazione interna) - l'autofocus è preciso ed efficiente se aggancia il soggetto. Sostanzialmente inutile se non c'è abbastanza contrasto, è impensabile utilizzarla in continuo - il focus peaking non è nella sua migliore implementazione presente sul mercato - la visione nel mirino elettronico in basse luci è pessima - il consumo è elevato, il battery-grip e le tre batterie indispensabile. - se usata intensamente tende a surriscaldarsi. A me è capitato in una occasione di vedere comparire l'allarme di overheating (un termometrino lampeggiante come su certi flash) - in alcuni generi fotografici l'elevato contrasto va combattuto (nel ritratto, ad esempio) illuminando bene e attenuando per quanto è possibile gli eccessi - i comandi non sono pensati per lavorare con l'occhio al mirino. Il sistema di spostamento della messa a fuoco è ... demenziale (i tastini incassati poi sono una iattura). Ingegneri, mettetevi in testa che ogni fotocamera deve avere il joistick per muovere il punto di messa a fuoco e che non dovete avere in mente esclusivamente i paesaggisti ! - i file DNG sono enormi - assenza di obiettivi macro di ultima generazione perfettamente funzionali (il 150mm da noi provato non mette a fuoco in automatico, il 105 fa fatica, Sigma stessa non li include tra quelli pienamente funzionali) Nel complesso però una bellissima esperienza e la prima volta in cui con una macchina Sigma di questo tipo sono riuscito a fare centinaia di foto per sessione senza recitare litanie e giaculatorie che mi impedissero di scagliare il tutto contro la parete più lontana. Insomma, si riesce a trovare il modo di lavorare abbastanza facilmente rispetto alla "impossibile " SD1 Merrill (che ti fa invece superare di slancio i primi sette livelli del percorso verso l'ascesi !), purchè la si consideri come una medio-formato (cavalletto e operatività very-slow). Se mi posso permettere, nel futuro consiglierei a Sigma una evoluzione in questo senso. - formato pieno 24x36, oramai con la sd Quattro H siamo vicini - una ergonomia dei comandi "normale" e che agevoli l'operatività - un autofocus efficiente - un mirino implementato come quello delle altre mirrorless - batterie più capienti a quel punto, con 35-40 megapixel in formato pieno e la potenza degli obiettivi Sigma Art, queste macchine secondo me entrerebbero di diritto in moltissimi studi fotografici, specie quelli dove si fanno riproduzioni. Non che in questa veste non possa già succedere. Considerando il risparmio netto rispetto all'investimento minimo in una medio-formato, c'è da rifletterci a fondo. Nel frattempo, io, in qualità di Sigma Ambassador e con il supporto di Mtrading, ditributore ufficiale per il territorio italiano dei prodotti Sigma, sono a vostra disposizione per consigli, suggerimenti e, soprattutto, dimostrazioni sul campo.
  7. galleria hi-resolution A conclusione della nutrita serie di articoli scaturiti dal nostro appassionamento per le capacita' del sensore Foveon delle mirrorless Sigma, questo ulteriore articolo speriamo serva a dare il senso delle marcate differenze che...accomunano i diversi progetti nati sotto lo stesso marchio in questi anni.A confrontarsi in uno slalom parallelo intorno agli stessi soggetti ritratti in differenti condizioni, a luce diurna ed anche in interni a luce flash, due mirrorless Sigma che non potrebbero essere piu' diverse per forma, dimensione, peso e, probabilmente, destinazione finale: la sdQuattro con Sigma Art 50mm f/1,4 che insieme assommano quasi un chilo e mezzo di peso e la dp3 Merrill con il suo 50mm f/2,8 Macro incorporato, che non arrivano a 5 etti.A prescindere dalla matrice comune, quel sensore Foveon che risolve cosi' tanto di piu' dalla...matrice di Bayer, (dove il Foveon si avvantaggia rispetto il Bayer del doppio della risoluzione sugli assi orizzontali e verticali) le differenze tra i due apparecchi sono davvero tante, a partire dall'impostazione di utilizzo (mirino per la sd4, monitor per la dp3), a continuare con le filosofie progettuali che prevedono ottiche dedicate ed incorporate nella serie dp, intercambiabili invece per l'altra mirrorless, a finire con la differente risoluzione, di 15,4 /25 Mpx per la serie dp, ad arrivare ai 29,5 /39 Mpx (la seconda cifra indica il valore di equivalenza ad una matrice Bayer). "I difetti, quelli, si prendono tutti" diceva mio nonno e Sigma conferma un assunto che le deriva certamente dalle difficolta' di processo di un file che nella densita' di informazioni ha il suo principale e indiscutibile vanto.Nessuna delle mirrorless dei due sistemi e' esente dalla difficolta' di messa a fuoco del soggetto, specie fuori dal riferimento centrale, dalla limitatissima quantita' di aree di messa a fuoco, dalle difficolta' di metabolizzazione del file RAW, sia on camera, sia in postproduzione.Incapaci di amplificare il segnale rispetto al rumore, sono sistemi che vanno utilizzati pochissimo oltre la sensibilita' nominale allo scopo di evitare di vanificare i pregi vantati.Ma il seguito che fin dalle prime versioni della serie dp, anche prima di quella presente, dedicata all'ing Merrill, ideatore del sensore, risulta giustificato dai risultati cromatici e di ricchezza di informazioni presenti su ognuno dei files cosi' difficilmente...partoriti. Qui potremo vedere come questa capacita' di lettura possa differire, a parita' di soggetto e condizioni di ripresa.Anche in maniera rilevante... in esterni Iniziamo con una passeggiata sotto il sole di fine novembre (!) a Mondello, facendo sparare alle due Sigma tutti i colori di cui possano disporre, lavorando sempre in RAW, poi convertito in Tiff con lo specifico software Sigma photo Pro.Il primo file sempre quello della dp3 Merrill a seguire, l'analogo della sdQuattro ancora: Evidente una resa cromatica davvero soggettiva per ognuna delle due "elettroniche" pur settate con profilo colore "neutral"Ben difficile stabilire un criterio di favore, tenendo in considerazione elementi differenti come possono essere i bianchi, il "grigio medio", la saturazione e la tonalita' cromatica. oppure tutti i precedenti "concetti" unitamente alla resa dell'obiettivo in uso, per esempio in termini di resa nello sfocato(ovviamente a parita' di diaframma, tenendo conto che il 50 Art parte ben diversamente dotato) dp3 f/2,8 f/8 sd4 f/2,8 f/8 quindi, ovviamente, nella resa dei particolari piu' fini nel fotogramma:dp3 sd4 Insomma, insistendo per stabilire una preferenza,dp3 sd4 mi rendo conto che se di primo acchitto preferisco sempre il file della sd4, pero' poi riflettendo, mi rendo conto della maggiore fedelta' rispetto la reale cromia dei soggetti della Sigma dp3, la quale paga lo scotto sugli slittamenti cromatici ingenerati dalle aree omogenee piu' ampie (per es, il cielo), che a ben pensare non sono certo il terreno di ripresa per cui quell'obiettivo macro e' stato progettato. Cio' si evidenzia nelle transizioni piu' fini nelle riprese ravvicinate: dp3 sd4 nelle quali, a mio vedere, la piccola Merrill supera per analisi e fedelta' cromatica l'eclatante ma piu' superficiale sd4 (che continuo a desiderare...) pero', non appena ci siano ampi contrasti cromatici, chi vi pare si comporti meglio? dp3 oppure sd4 ? mentre quando si ritorni a varie gamme di toni...? dp3 sd4 certo, la sd4 con questo 50Art che apre fino a quanto il mio Sole gli consente... in interni e luce artificiale Per restare sul campo della differenza cromatica, proviamo a cambiare sorgente luminosa, predisponendo un piccolo set di ripresa in interni, in luce flash, su di un campo invece ben congeniale alla Sigma dp3, quello della distanza ravvicinata e della resa dei particolari piu' fini del soggetto. Il quale soggetto sono dei semplici fruttini di pasta reale, che noi qui chiamiamo con un toponimo, Martorana, e che molti, erroneamente, confondono con il marzapane. Per consentire pari opportunita' al 50/1,4 Art, montato sulla sdQuattro, in alcune riprese ho utilizzato una lente addizionale Marumi X3 DHG da 77mm procurata all'uopo, ottenendo risultati di ...livello, come potrete giudicare.a distanza quasi minima per la sd4 e ...quasi media per la dp3 sd4 dp3 un po' piu' da vicino... sd4 dp3 dalle quali immagini si evince una differenza in termini di punto di bianco, nonostante il coerente bilanciamento colore posto su luce flash su entrambe le mirrorless Sigma anche ...affettando la frutta, avvicinandoci ulteriormente e concentrandoci sulla "materia" prima che sul colore dp3 sd4 modificando la direzione dello snoot, per illuminare la lama sd4 finalmente arrivando al leit-motiv del Foveon che esalta i particolari, arrivando fino al cuore della struttura dp3 sd4 qui superando perfino la minima maf della dp3, grazie alla lente addizionale Marumi allora...la dp3 fa o non fa venir voglia di mangiare la Martorana? in esterni again... Torniamo in esterni, ma su soggetti piu' uniformi cromaticamente, con riprese a distanze convenzionali e/o ravvicinate, per valutare sia le differenti intonazioni di bianco e grigiomedio, ma anche la resa dei due obiettivi in termini di nitidezza e resa generale, ma sopratutto in funzione della caratteristica principale che a mio parere differenzia dagli altri questi sensori Foveon, indipendentemente dalla visione del colore, ossia per la capacita' di lettura nel dettaglio. Anche il piu' insignificante: che diventa, inconsapevolmente, Soggetto. (nuovamente, prima i file dp3 e dopo quelli sd4) e non e' un caso che Sigma e mr.Yamaki perseverino nel progettare e proporre sistemi basati su questa famiglia di sensori dall'incredibile efficienza in termini di restituzione dei dettagli piu' fini, come si puo' notare da questi scatti tutti operati a mano libera e con le difficolta' di ripresa che la dp3 ed il suo pessimo monitor, o il terrificante autoSfocus della sd4, comportano: perche' comunque ne vale proprio la pena! In buona sostanza vorrei proprio conoscere le ragioni di chi ancora pensi che Sigma sia un'azienda di secondo piano sulla scena dell'innovazione progettuale. Io sono davvero onorato di aver potuto prendere atto delle opportunita' che negli ultimi anni ci sono state messe a disposizione e spero ardentemente che Yamaki & C non interrompano il processo evolutivo che non potra' che sortire effetti positivi su tutto il mercato: non fosse altro che per l'esempio virtuoso. galleria hi-resolution Max Aquila photo © per Nikonland 2016
  8. La qualità di immagine della SD quattro è stata una vera sorpresa, l'ho provata in un contesto professionale e la macchina si è rivelata uno strumento eccellente per la documentazione paleontologica, sia a scopo didattico che scientifico. Questa insolita macchina fotografica mi ha sorpreso (ed entusiasmato) quale strumento per il mio lavoro, regalandomi un'esperienza davvero speciale (per chi non lo sapesse, sono un Paleontologo, dei Vertebrati per l'esattezza, e mi occupo di Rettli fossili, soprattutto del Triassico, ossia intorno ai 200 milioni di anni fa, presso l'Università dove insegno. Ho al mio attivo oltre sessanta lavori scientifici oltre ad un'intensa attività di divulgazione con conferenze e tutto il resto). La fotografia ha un ruolo fondamentale in Paleontologia,per documentare i risultati dei propri studi, o semplicemente avere illustrazioni di fossili a scopo didattico o divulgativo. Siccome i fossili sono tra le cose più tranquille che si possano immaginare, le limitazioni della SD quattro in fatto di ISO, tempi di reazione e così via, divengono irrilevanti. Con un buon stativo od un treppiedi, e potendo gestire la luce, si possono ottenere eccellenti immagini rimanendo a 100 iso e chiudendo i diaframmi quanto serve. Se ne vanno quindi i difetti di questa fotocamera, ma rimangono i pregi, soprattutto come vedremo, la ricchezza di dettaglio e la sensazione di tridimensionalità che da' ai soggetti fotografati cosa che credo si possa ottenere solo con strumenti molto più costosi, o ingombranti, o tutte e due le cose. Quello che veramente fa la differenza nella Sigma SD Quattro per la mia attività non riguarda tanto le foto di esemplari interi da pubblicare su riviste scientifiche (dove date le dimensioni finali delle foto pubblicate il livello di esigenza è spesso inferiore) quanto nella ricchezza del dettaglio dei particolari indispensabile nelle fasi attive della ricerca e nella sfruttabilità dei crop più spinti, anche per la didattica. Ho fotografato questa ammonite cinese che ha ancora la conchiglia originale conservata, caso piuttosto raro. Il diametro dell'esemplare è circa tre-quattro centimetri. L'ho ripresa con il 50mm f1.4 ART e la Lente addizionale acromatica Marumi da 3 diottrie. Nota: Tutte le foto dell'articolo sono state riprese con il 50mm ART con o senza la lente Marumi a seconda della necessità. E questo è il crop al 100% Qui ho avuto la prima rivelazione. Non avevo mai visto una foto, specialmente un crop così spinto, in cui si vedesse così bene la distinzione fra i vari strati della conchiglia, le suture interne (quelle forme arborescenti) e la roccia sedimentaria che ha riempito l'interno della conchiglia. Una tridimensionalità stupefacente in un crop 100%. Certo non stampabile ma perfettamente usabile a scopo didattico. Infatti, insieme a quella che segue, l'ho inserita nel Power Point della mia lezione di Venerdì scorso. Ammonite in sezione, poco più grande di quella della fotografia precedente, ma conservazione differente. L'Ammonite è ricoperta da Pirite, un minerale di ferro che precipita in ambienti poveri di ossigeno spesso ad opera di batteri. Di nuovo crop al 100% Di nuovo, stupore nell'apprezzare lo "scalino" tra la pirite incrostante nera e i setti della conchiglia che la suddividono in tante camere. Anche questa usata a lezione! Un Bivalve... Volete vedere le strie di accrescimento in rilievo? Eccovi serviti. Ricordo che ho usato un obiettivo standard (come lunghezza focale) ed una lente aggiuntiva; con un vero macro le cose avrebbero potuto essere ancora meglio, sia nei casi precedenti che per quel che segue. Bene i crop per la didattica, ma per la ricerca scientifica, dove trovo il vantaggio? Senza tediarvi troppo, vorrei spiegare che il punto di partenza di uno studio è la descrizione dell'esemplare, o degli esemplari, che si hanno in esame. La descrizione si basa sull'osservazione, di solito al microscopio binoculare (che permette una visione tridimensionale): questa fase è irrinunciabile, si osserva e si scrivono appunti che serviranno per la stesura della descrizione definitiva. La freccia gialla indica la Camera Lucida, che descriverò più avanti. Se l'esemplare è a disposizione nel proprio deposito o laboratorio, non c'è problema, lo si può osservare quante volte si vuole. Se invece è custodito presso un altra istituzione, dove non è possibile recarsi in continuazione, per via della distanza dalla propria sede e delle altre cose che si hanno da fare e del poco tempo a disposizione, che si fa? Si sta presso Il Museo o Università che custodisce l'esemplare quanto più si riesce, in modo da stilare una descrizione il più completa che si può, poi ci si porta a casa una documentazione fotografica più dettagliata possibile, per completare le osservazioni. Anche in questo caso un dettaglio più fine può fare la differenza, per riconoscere strutture... e la Sigma SD Quattro non delude. Pesci della Green River Formation 60 milioni di anni fa, il più lungo è 4cm circa Crop 100%; dove sono più visibili i limiti fra le ossa? Un serpente di mare dell'epoca dei Dinosauri, la lastra è lunga circa 30cm Le ossa della testa, una per una. In questo crop si vede "bene" che i primi serpenti avevano ancora le zampe posteriori, anche se ridottissime. di solito si correda una pubblicazione scientifica, oltre che di fotografie, anche di disegni interpretativi che contribuiscano a chiarire meglio alcuni particolari di ciò che si descrive, che potrebbero essere decifrabili nelle foto. Come si fanno questi disegni? Il modo classico è quello di applicare al microscopio una "camera lucida", un accessorio a specchio che permette di sovrapporre al percorso ottico di uno dei due oculari il riflesso di un foglio di carta. Microscopio stereoscopico (binoculare) con Camera Lucida. Così guardando al microscopio ... a qualcuno viene il mal di mare, gli altri vedono il foglio di carta sovrapposto al soggetto e così si possono disegnare i contorni di ciò che sta sotto al microscopio.E' un lavoro lento, e si deve procedere a pezzetti, perchè sui bordi c'è distorsione. Inoltre il risultato è tremolante e va ripassato "in bella" più volte. Inoltre se l'esemplare è custodito altrove, bisogna recarsi là dov'è tutte le volte che occorre disegnarlo. E occorre che "là" abbiano disponibli il binoculare e la camera lucida, perchè non è molto pratico portarseli dietro. Attualmente si può parziamente sostituire questa procedura usando Photoshop, con una tavoletta grafica e applicando un foglio di lucido virtuale (un livello) sulla foto dell'esemplare e disegnare così le strutture che interessano. Per aumentare la precisione si ingrandisce l'immagine al 200-300%, a volte anche al 400%. Si ha inoltre il grande vantaggio di poterlo fare nella propria sede di lavoro.Ho scritto che questo metodo sostituisce solo parzialmente la camera lucida, perchè la qaulità della foto influisce molto, ombre, aree sfuocate, nitidezza non adeguata, e mancanze di contrasto fra fossile e roccia possono creare problemi di interpretazione, ne qual caso bisogna per forza ritornare a vedere l'esemplare, pena errori nella ricostruzione. Naturalmente più si cura la luce e quanto più incisa è la foto, tanto minori diventano le difficoltà di interpetazione. E qui torniamo alla ricchezza del dettaglio. A scopo di esempio per questo articolo, ho provato a disegnare un avambraccio di una piccola tartaruga marina di 100 milioni di anni fa, basandomi su una foto scattata con la Sigma SD quattro. Ecco un dettaglio della tartaruga Ecco il braccino: Questo è un crop al 100%, ma per disegnare ho ingrandito l'immagine fino al 300% e tutti gli elementi erano perfettamente individuabili. In un tempo brevissimo ho tracciato i contorni delle ossa. Per darvi poi l'idea di come deve apparire l'illustrazione definitiva, ho successivamente stampato e ripassato il disegno aggiungendo la puntinatura ed un po' di lettering (ossia le sigle convenzionali che individuano le diverse ossa). Et voilà. Pronta per essere pubblicata (in realtà dovrei aggiungere qualche altra sigla) Ultravioletto con la Sigma SD Quattro. Mamma mia! In Paleontologia si usa la luce ultravioletta nei casi in cui la sostanza che costituisce il fossile rifletta i raggi ultravioletti in modo diverso (maggiore) della matrice rocciosa ( cosa che putroppo non accade sempre, dipende dal fossile e dalla roccia). Per rendere le cose più difficili alla Sigma SD Quattro, abbiamo preso in esame dei fossili tra i più difficili che ci siano, dei ...polpi (proprio come quelli di oggi, coi tentacoli e tutto). La storia evolutiva dei polpi è pochissimo conosciuta perchè, non avendo parti dure, si trovano allo stato fossile solo in casi rarissimi e solo in pochi giacimenti speciali, che vengono apposta definiti "a conservazione eccezionale". Questo polpo proviene da uno di questi giacimenti, che si trova in Libano, ed ha anche lui 100 milioni di anni. Visto così, non è che entusiasmi troppo, vero? Ma se lo illuminiamo con una luce UV A da 380 nanometri come si comporterà la nostra Sigma, con il suo cinquanta e addirittura una lente addizionale? La ricchezza di informazione e di dettaglio ha dell'incredibile. Mi permetto di attirare l'attenzione su alcuni particolari. E così avete scoperto che i polpi di 100 milioni di anni fa vevano residui di una conchiglia, un po' come le seppie! Tutto questo senza rimuovere il filtro IR (perchè sono maldestro e temevo di romperlo). E senza nemmeno usare un Coastal Optics 100mm macro che costa come una utilitaria. Inutile dire che ho usato questi crop a lezione Altro esempio, una specie di Anguilla preistorica ( fotografata sempre con la SD Quattro ma questa volta con montato il 150 macro OS) Si vede la preda che ha nel ventre, il suo ultimo pasto è stato un crostaceo uguale alle nostre canocchie. In Ultravioletto la definizione è incredibile. Finisco con l'ultravioletto con un ultimo polpetto di pochi cm (in cui si vedono comunque le branchie). In conclusione, la Sigma SD Quattro mi ha entusiasmato (troppo, adesso ne voglio una) e la ritengo uno strumento eccellente per il mio lavoro. Ribadisco quanto ho scritto all'inizio, sono naturalmente ben consapevole che risultati identici e probabilmente superiori si potrebbero ottenere anche con altre attrezzature, ma il punto forte è che la Sigma SD Quattro offre risultati professionali in un insieme agile ad una frazione del prezzo e dell'ingombro rispetto a strumenti più raffinati, mezzi formati, microscopi combinati e quant'altro. Accoppiata ad un 105 macro,e qualche batteria di riserva, posso portarla con me in ogni museo del Pianeta senza alcun problema e riportarmi a casa files che hanno tutta la qualità e la versatilità che mi serve, anzi di più. Da questo punto di vista non posso che esserne pienamente soddisfatto. Vi lascio con una carrelalta di immagini ottenute con la Sigma Sd Quattro ed il 150 Macro, e con il sapiente contributo di Mauro Maratta per quanto riguarda la gestione della luce. Alcune Ammoniti: Particolari: Sezione di osso di Dinosauro: I fossili fotografati per questo articolo sono custoditi presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, e il Museo "Realini" di Scienze Naturali di Malnate.Colgo l'occasione di ringraziare di cuore i Curatori dei rispettivi Musei (Dr. Teruzzi e Dott.ssa Dotti), per la generosità, gentilezza e disponibilità mostratami in questa occasione (come in tante altre in passato). Grazie anche a Mauro Maratta che mi ha dato l'occasione di provare questa fotocamera, mi sono divertito un mondo. Anche da parte mia un sentito grazie alla sensibilità di Mtrading Srl, distributore italiano dei prodotti Sigma che mi ha offerto l'opportunità di provare questa entusiasmante e singolare fotocamera. Silvio Renesto per Nikonland
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