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La Fiera Antiquaria di Arezzo è la prima e la più grande manifestazione del genere in Italia. Fu ideata nel 1968 da Ivan Bruschi, appassionato e competente collezionista d’arte aretino, per riqualificare – oggi si direbbe così – la parte alta (e la più antica) della città dopo un periodo di abbandono e di emarginazione a seguito della seconda guerra mondiale durante la quale molti palazzi erano stati rasi al suolo dai bombardamenti. L’obiettivo di Bruschi era anche quello di dare nuova vita a Piazza Vasari (per gli aretini Piazza Grande) che agli inizi degli anni Sessanta era stata abbandonata anche dal suo storico mercato ortofrutticolo che indegnamente occupava questi spazi rinascimentali. Col tempo la manifestazione è diventata sempre più grande ed importante grazie alla frequentazione via via crescente degli appassionati, portando in città sempre più espositori di pezzi di antiquariato (ma anche di modernariato) che con i loro banchi e stand ogni week-end arrivano ad occupare buona parte del centro storico della città. La Fiera si tiene per due giorni ogni prima domenica del mese a partire dal sabato precedente, e per molti fotografi è anche un’ottima occasione o semplicemente un pretesto per scattare qualche istantanea alla varia umanità che popola la manifestazione e agli oggetti di ogni tempo e provenienza che gli espositori mettono in mostra. E fra questi fotografi ci sono ovviamente anch’io. Dico la verità: dopo tanti anni di frequentazione e di tanti appassionati che con le loro foto hanno raccontato questa fiera, trovo sempre più difficile portare a casa qualcosa di nuovo o perlomeno di non già visto, e quindi quando vado è più che altro per fare una passeggiata. Tuttavia ogni tanto mi sembra di notare qualcosa di meno banale e provo a fare qualche scatto. Quella che segue è una selezione di questi tentativi, in bianco e nero, che aldilà delle mie note preferenze personali trovo particolarmente indicato per rappresentare questa manifestazione. Fra i soggetti che catturano la mia attenzione ci sono i mobili e le varie tipologie di oggetti … 1. 2. 3. 4. 5. … ma amo anche ritrarre gli espositori tra la loro merce … 6. 7. 8. 9. … e pure la gente che frequenta la fiera. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. Grazie a chi è arrivato fino a qui e soprattutto a chi vorrà lasciare un commento.
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Bologna, febbraio 2018, Artefiera, la fiera internazionale dell'arte contemporanea. Vado con degli amici appassionati di fotografia (ma anche di arte) a questa importante manifestazione, la prima del genere che abbia mai visto. Davvero interessante per chi come me ha spesso frequentato musei o mostre d'arte, ma mai una fiera internazionale del settore. Appena arrivato mi colpisce - favorevolmente - la tanta gente accalcata alla biglietteria e in fila per entrare: non pensavo che una manifestazione di questo tipo, sia pure di livello internazionale, potesse richiamare tanti appassionati o curiosi o comunque interessati (e di tutte le età) ad osservare opere contemporanee di pittura, scultura, fotografia, ecc. Tra l'altro i ticket d'ingresso non sono neanche a prezzi per così dire popolari. Una volta dentro scopro un mondo nuovo ma anche affascinante: per me dilettante assoluto, quasi intruso in questo tipo di ambiente, si spalanca un panorama del tutto inaspettato. Sarà che - mi dicono - gli stand in questo tipo di fiere sono molto cari e per questo sia ha a monte una notevole selezione degli espositori: vi partecipano case d'arte di grande livello, le sole che per il proprio giro di affari possono permettersi di pagarseli. Sarà che il respiro internazionale della manifestazione richiama il meglio della produzione artistica su piazza, ma rimango subito colpito dalla qualità (oltre che dalla quantità) dei pezzi esposti. Osservare opere d'arte contemporanea per un non addetto ai lavori è un po' come per uno delle nostre parti assistere ad una gara di cricket o di badmington: difficile all'impronta capirci qualcosa! E invece avvicinarsi ad un'esperienza simile penso debba essere come ascoltare per la prima volta un concerto di un cantante o un'opera lirica di un compositore straniero: non è importante capire le parole o conoscere il libretto dell'opera, l'importante è lasciarsi coinvolgere dall'atmosfera creata della musica, dalle luci, dalla coreografia, dalle scene, e abbandonarsi alle sensazioni che si provano durante lo spettacolo. Ecco, per me è stato subito così: forse è ciò che accade quando è la "prima volta", ma mi è subito piaciuto ciò che vedevo, e ho divorato con gli occhi con un misto di stupore e curiosità le pitture più strane, le sculture più inconsuete, le composizioni artistiche create con i materiali più diversi, lasciandomi trasportare fra i numerosi stand come un bambino che per la prima volta vede la neve o si tuffa fra le onde del mare. Ovviamente le case d'arte che esponevano fotografie sono fra quelle su cui mi sono maggiormente soffermato, e dopo aver osservato le opere di Fontana, Salgado, Araki, Kenna, Basilico, Jodice, e di tanti altri mi sono sentito più arricchito e, forse, più consapevolmente ispirato per la mia personale passione fotografica. Alla fine della fiera, però, le mostre d'arte costituiscono anche un mondo di soggetti e situazioni più o meno interessanti da fotografare: potevo quindi perdermi un'occasione simile? Ecco quindi alcune immagini scattate fra gli stand della manifestazione, molte delle quali con la fotocamera ad altezza del grembo e in condizioni di luce un po' al limite, quindi leggermente mosse o fuori fuoco: ma l'affollamento, le corte distanze imposte dalla situazione e un settaggio della macchina che poteva essere un po' più accurato non mi hanno permesso di fare meglio. Ma tant'è: vuoi mettere il divertimento a farle e a condividerle poi con gli amici fotografi? 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11.
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