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  1. Il Cane è stato quasi certamente il primo animale addomesticato dall'Uomo, lo dice la Paleontologia e lo conferma la Genetica. 20.000 anni fa, durante l'ultimo massimo glaciale, l'Uomo, ancora solo cacciatore/raccoglitore, aveva a che fare con il Lupo, a volte avversario temibile ma al tempo stesso onorato. In più parti del mondo indipendentemente, in quei tempi antichissimi, l'uomo ha addomesticato una specie di Lupo oggi estinta (lo dice la Genetica), specie da cui discendono sia il Cane domestico che il Lupo Grigio attuale (Cane e Lupo "attuale" sarebbero quindi sotto-specie sorelle, nate da una specie madre -sempre di Lupo, si possono incrociare facilmente e l'hanno sempre fatto). Ventimila (ma qualcuno sostiene anche trentamila) anni fa, il Lupo ancestrale si aggirava intorno agli accampamenti umani, probabilmente in cerca di scarti di cacciagione. Erano brutti tempi, molta della fauna di erbivori di cui si nutriva era estinta o divenuta rara. Si pensa che il Lupo fosse spesso costretto a .. fare lo Sciacallo. Foto Silvio Renesto. Già nel Paleolitico uomo e lupo (quello "antico") iniziarono così a frequentarsi, nel bene e nel male, e l'uomo selezionò quei cuccioli più obbedienti ed amichevoli, facendone un guardiano ed un aiuto nella caccia. Poi venne tutto il resto, una storia molto lunga intricata ed affascinante, ma io ho raccontato del cane solo per parlare dei Gatti. Il Lupo, come la Capra, poco dopo, e molto tempo dopo la Mucca, l'Asino e poi gli altri, sono stati addomesticati perchè erano utili e perchè erano facili da addomesticare. Come animali sociali, avevano già una gerarchia e ubbidivano ad un capo, bastava quindi selezionare i più docili (i più infantili) e sostituire l'uomo al capo branco. I Lupi hanno un preciso ordine sociale all'interno del branco che comprende intensi rapporti fra gli individui. Foto Silvio Renesto. Il Gatto selvatico invece era, ed è ancora un animale solitario, territoriale e intollerante dei propri simili, cioè non aveva nessuna delle caratteristiche per diventare un animale domestico. L'Uomo nella preistoria lo cacciava, per lui era fonte di cibo e di pelliccia, quindi il Gatto, oltre al carattere, aveva ben poche ragioni per essere amichevole. E allora cos'è successo? Il Gatto ha deciso di "addomesticarsi" (almeno un po', chi lo sa) da solo. Molto, molto tempo dopo l'addomesticamento del cane, 10.000 anni fa circa, l'uomo diventò agricoltore e sedentario, a cominciare da due luoghi: la Mezzaluna fertile (il tratto di terre comprese fra i due fiumi Tigri ed Eufrate, dove sorsero le prime grandi civiltà, i Sumeri e gli altri) e la Valle del Nilo. la coltivazione genera un surplus di risorse di cibo che devono essere immagazzinate, e queste quantità di cibo attirano i roditori, prede di elezione del Gatto. Così in quelle zone, il Gatto selvatico nordafricano (Felis silvestris lybica), una delle quattro o cinque sottospecie di Gatto selvatico, si è arrischiato ad avvicinarsi agli insediamenti umani, attratto dall'abbondanza di prede. Il Gatto selvatico Nordafricano (Felis silvestris lybica). Foto da Internet Il Gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris). Le differenze fra le due sottospecie sono soprattutto legate la clima e all'ambiente, l'europeo è più tozzo e con gambe più corte per conservare il calore e muoversi nel sottobosco fitto, il nordafricano è più snello e sottile con zampe più lunghe per disperdere meglio il calore e perchè vive in zone più aperte con vegetazione più rada. Foto Silvio Renesto Questo ha portato a diverse conseguenze, da una parte l'uomo ha riconosciuto l'utilità del gatto per il controllo dei roditori, dall'altra il gatto "libico" ha iniziato ad avere meno paura dell'uomo e, per necessità ,se voleva approfittare dell'abbondanza di cibo, anche a tollerare di più i propri simili, diventando un po' (poco) più sociale. Abbiamo quindi le prime "colonie feline". Naturalmente nessun Gatto ha fatto questi ragionamenti, è la Selezione Naturale: intorno agli insediamenti umani i più sociali e tolleranti avevano accesso a più risorse, vivevano più a lungo e si riproducevano di più, trasmettendo la "socialità" (controllata da una serie di geni che regolano alcuni ormoni, ma non chiedetemi di più) ai loro discendenti. Questa minore aggressività e maggiore confidenza si è cominciata ad estendere anche nei confronti dell'uomo. Il Gatto cominciò a frequentare gli insediamenti, e poi le case degli uomini, di sua volontà, mantenendo però il suo carattere indipendente. Il Gatto selvatico in Europa invece ha mantenuto il suo carattere.. scontrosissimo. Intanto l'Uomo nel Mediterraneo ha cominciato a considerare il Gatto una preziosa risorsa. Il primo ritrovamento di Gatto sicuramente domestico risale a 9500 anni fa ed è stato trovato a Cipro. Possiamo dire che era domestico perchè è stato seppellito in una tomba e perchè Cipro come isola non ha mai avuto Gatti e siccome nessun Gatto si sognerebbe di traversare a nuoto dei bracci di mare, l'unico modo in cui quel Gatto è potuto arrivare a Cipro è perchè qualcuno ce l'ha portato, su di una nave, magari come cacciatore di topi, oppure già come animale di compagnia. Lo stesso è accaduto nell'antico Egitto, e qui vediamo meglio l'altro fattore che ha giocato a favore del rapporto uomo-gatto (in tutto il mondo): il gatto diventa un animale da compagnia: Rispetto ad altri cacciatori di topi (mustelidi, manguste ecc.), il gatto è più "carino" (gli inglesi hanno la parola giusta "cute") le mascelle corte, la testa tonda gli occhi grandi e frontali come i nostri, sono caratteri che ricordano i cuccioli (anche umani), quindi il Gatto, oltre ad essere utile, "piaceva". La testa rotonda e le piccole dimensioni inducono tenerezza per questi piccoli killer. Foto Silvio Renesto Gli egiziani tra i primi lo adottarono come animale da compagnia, e poi loro ne fecero una divinità, ma il Gatto appare in molti miti e racconti delle civiltà orientali (ma anche tra i Vichinghi ). In questo affresco egizio che rappresenta un sontuoso pranzo di una coppia, si vede un gatto seduto sotto alla sedia, che mangia un pesce, quasi sempre il gatto è raffigurato sotto alla sedia della donna (abito lungo). Il Gatto dell'affresco ha il tipico mantello di Felis silvestris lybica, ed ha ancora la grossa riga scura sul dorso tipica dei Gatti selvatici e assente nel Gatto domestico. Da Internet . Altro frammento egiziano in cui il Gatto è raffigurato come uccisore di Serpenti (figurativamente, con un coltello!). Altro buon motivo per essere amato da quelle parti. Da internet Raffigurazione del più antico Gatto di cui si conosca il nome: Nedjem (Dolcezza). Da Internet. Il Gatto ha anche un altro asso nella manica, non ha bisogno di assumere vitamina C dal cibo, per cui non si ammala di scorbuto, così può essere portato sulle navi e nutrito con cibo secco anche per lunghi viaggi, senza necessità di cure particolari e fare il suo servizio da acchiappatopi. Dagli Egiziani ai mercanti Fenici (e ai Romani) e poi ovunque. Come compagno dei marinai, il Gatto è arrivato in tutto il mondo. Il resto è storia (troppo lunga). Solo un paio di notizie di "colore": Il Gatto selvatico nordafricano ha un mantello con una leggera striatura appena evidente, un po' più marcata sulle zampe. Il Soriano o Tabby, come il mio Vincent, è una delle varietà domestiche più antiche (Nel Medioevo veniva chiamato anche Gatto di Cipro), ha sempre delle strisce che formano una M sulla fronte, e può essere macchiettato, tigrato o con strisce a spirale. Il nome Soriano viene da Soria (Siria, siamo sempre lì), il nome Tabby viene dal francese Taffetà, una stoffa setosa e lucida che anticamente era prodotta regione dell'Attabi (Irak, sempre da quelle parti). Un Soriano/Tabby corrucciato con la sua M sulla fronte. Foto Silvio Renesto Vecchia foto di un Vincent ancora giovincello, con la sua M da Tabby. Nei Gatti il colore rosso aranciato è quasi sempre legato al sesso maschile (ci sono eccezioni) . Foto Silvio Renesto. Più tardi, nella Grecia antica sono apparsi i primi gatti neri e solo poi quelli macchiati, segno che come per le mucche, i cani e i cavalli sono avvenuti cambiamenti genetici dovuti alla "civilizzazione". Sembrerebbe che il mantello nero abbia preceduto quello macchiato. Foto Silvio Renesto. Un Soriano (c'è la M e le striature) ed un "Tuxedo" (bianco e nero come l'abito da cui ha preso il nome). Attenzione non si tratta di nomi di razze ma solo di tipi di colorazione. Foto Silvio Renesto Le "razze" feline create in tempi moderni sono un'altra storia ancora, non sempre bella, a mio parere.
  2. L'idea di scrivere questo blog mi è venuta dopo aver letto quello di Mauro Maratta sull'ammazzarsi di lavoro. Robert M. Sapolski è un professore universitario alla Stanford University (USA), è un biologo specializzato nelle neuroscienze. Ha passato buona parte della sua vita "lavorativa" in Africa a studiare il comportamento dei Babbuini e il resto in laboratorio a investigare le relazioni tra l'attività del cervello, degli ormoni e il comportamento nelle scimmie e nell'uomo, con particolare riguardo allo stress ma anche alle relazioni geni-ambiente-carattere. Un po' più giovane, in Africa (Sapolski è quello a sinistra). Ci vuole coraggio a star vicino a un Babbuino. Sapolski è un'insegnante di prim'ordine, quando le ho scoperte online, qualche anno fa, ho seguito le sue lezioni sulla biologia del comportamento, generosamente messe a disposizione dalla Stanford University e da "professionista del settore" posso dire che molto raramente ho sentito qualcuno spiegare così bene e senza annoiare, anzi affascinando chi ascolta. Sapolski mentre fa lezione alla Stanford University nel 2014 Ha scritto diversi libri, il migliore che ho letto è "Behave" (Comportarsi), un bel librone sui rapporti fra la genetica,la biologia e i tanti fattori esterni che influenzano il comportamento umano (scelte morali e politiche comprese). Questo invece è il tema del blog, che ho ripreso da uno fra i suoi libri tradotti in italiano, un bel libro anche se il titolo può lasciare un po' perplessi: Non ne scrivo per farvi comprare il suo libro, sì molto bello ma forse un tantino ostico per chi non ha basi di biologia, ma perche serve da spunto per riflettere su come funzionano certe cose, in natura e nella nostra testa di uomini. Il libro inizia con una storia "naturale": Una zebra sta pascolando tranquilla, all'improvviso vede, fiuta, insomma in qualche modo si accorge che un leone la sta puntando. Subito, dai nuclei profondi del cervello si scatena una cascata di segnali che attivano il sistema nervoso autonomo e la secrezione di un flusso di diversi ormoni tra cui l'adrenalina e il corrispondente naturale del cortisone. La risposta del corpo è immediata, il battito cardiaco va a mille, si riduce il sangue che va alla pelle (in modo da sanguinare meno se si viene feriti) e ai visceri (se devi correre, inutile consumare energia per digerire, lo farai dopo) mentre aumenta quello verso i muscoli cioè dove serve aumentare le prestazioni. Può esserci svuotamento involontario del contenuto di vescica ed intestino (anche gli animali se la fanno addosso dalla paura), un peso inutile da portarsi dietro nella corsa. La zebra corre a perdifiato e mettiamo che se la cava. Dopo un po' il suo battito cardiaco ritorna normale, il flusso ormonale si riduce, l'animale è calmo e si rimette a pascolare tranquillo, fino alla prossima volta. Questo, tecnicamente, sarebbe un episodio di stress acuto. Però, per quanto intenso sia stato, questo stress non ha conseguenze negative sulla zebra, perchè di breve durata; il flusso di ormoni (adrenalina, "simil-cortisone" ecc. ecc.) e lo scatenamento delle reazioni nervose smettono una volta assolto il loro compito. Se la zebra continuasse invece a rimuginare sull'accaduto o vivesse nel continuo terrore che la cosa si ripeta, cosa le succederebbe? Continuerebbe a produrre gli stessi ormoni, un po' meno come quantità, ma in continuazione, intossicandosi pian piano, facendosi venire l'ipertensione, rovinandosi i reni, abbassando le difese immunitarie, così che i batteri, compresi quelli dell'ulcera allo stomaco, sarebbero fuori controllo. Ci fa venire in mente qualcosa? Eh sì. Lo sviluppo della capacità di immaginare e di prevedere, caratteristica di un cervello altamente prestazionale come il nostro e, in parte, quello di alcune specie di scimmie, è forse la novità evolutiva più importante, insieme alla stazione eretta, ha permesso alla specie umana di arrivare nello spazio ed oltre... ma se non gestita può avere qualche controindicazione. Noi siamo l'unica specie che può secernere ormoni tipici delle risposte difensive, aggressive, oppure sessuali, provocando le reazioni collegate, immaginando, senza i soggetti fisici che le provocherebbero in natura. E siamo l'unica specie in grado di rivangare il passato o di immaginare il futuro. Se ci lasciamo prendere quindi dalla rabbia o dalla paura per fatti accaduti o che immaginiamo potrebbero accadere, il nostro corpo rilascia sostanze come se le persone o i gli eventi che ci disturbano fossero realmente davanti a noi nel momento in cui li pensiamo. Questa è una delle basi dello stress. Questa è la differenza fra chi si fa venire l'ulcera e chi no. Animale e umano. Ancora: Filippo ha una posizione di leader, gode di grande stima, ma è perennemente preoccupato che qualcuno gli soffi il posto, così è sempre agitato, aspro verso i sottoposti e magari violento con la sua compagna e i figli. Piergiovanni invece ha una qualifica intermedia, vorrebbe salire di grado, ma non ce la fa, in più riceve in continuazione soprusi dal capo, vorrebbe fargliela pagare ma per ora almeno non può, così per non farsi venire l'ulcera se la prende a sua volta con quelli sotto di lui. Giangiacomo è anche lui di medio livello, ma ha un carattere differente, il suo ruolo gli va bene, preferisce farsi degli amici alla carriera, quando vede arrivare il capo con la luna di traverso si defila e aspetta che sia passata. I primi due hanno la pressione alta ed elevato livello di coritisolo nel sangue, il terzo sta bene. In che ditta lavorano Filippo, Piergiovanni e Giangiacomo? In nessuna, sono Babbuini di un branco che ha studiato Sapolski (nell'originale i nomi erano inglesi). Anche i Babbuini scaricano le frustrazioni sugli altri. Nei loro studi Sapolski e colleghi dimostrano che in una società gerarchica, anche nei primati diversi da noi, il non saper reggere alla tensione provoca uno stress che si porta dietro la tempesta nervosa/ormonale fino ad ammalarsi, oppure la si "scarica" (è la parola giusta) su altri più deboli, facendo loro del male (fisico o morale). Capita nei Babbuini, negli Scimpanzè e in noi uomini, perchè sotto questo aspetto "funzioniamo" allo stesso modo (Solo i Bonobo o scimpanzè pigmei, che fanno una specie di vita da hippy menefreghista free sex, con gerarchie ridotte al minimo, fanno eccezione). Scimpanzè a sinistra, Bonobo a Destra. La "Cita" dei film di tarzan era un Bonobo... C'è rimedio? Sì, il cervello ha delle contromisure, ma bisogna saperle attivare e soprattutto, volerle attivare, non è così facile e non sempre possibile, purtroppo. Far intervenire le aree del cervello dedicate alla consapevolezza, all'essere attenti al presente, gestori coscienti del del passato e del futuro (perchè non possiamo vivere come le zebre), ma non loro prigionieri, stemperano l'aggressività, la paura e quindi gli ormoni a loro collegati, potenziando le aree del cervello che ci aiutano ad essere più calmi e agire in modo accorto. E' ormai provato che anche in età adulta il cervello si modifica, cambia la sua struttura secondo quello che si fa. Cosa a che era stata capita empiricamente da un po' (poca) gente già secoli o millenni fa e che ora i neuroscienziati stanno dimostrando "prove in mano". Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma basta così, spero l'abbiate trovato interessante, se no è colpa di Mauro (non è vero). Foto prese da Internet a scopo divulgativo, copyright degli aventi diritto.
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