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  1. Mauro ha lanciato dal suo blog una vibrante invettiva contro la strumentalizzazione della ricerca scientifica e la sua banalizzazione a scopi sensazionalistici o politici economici. Per coincidenza, di recente è girata per quotidiani e media vari un'immagine che è tra i più classici esempi di cattiva divulgazione, anzi di non divulgazione, quanto un click bait seguito da fesserie incredibili, almeno spero sia solo questo. E' un semestre intesissimo per me e riesco a malapena a fotografare nei weekend, ma vedere certe cose urta la mia sensibilità e così ho ritagliato un momento per spiegare ... perchè mi urta. L'immagine è questa: I titoli degli articoli apparsi online a corredo recitano più o meno : Tra mille anni diventeremo così. Così come? Gobbi per l'abitudine di guardare il display del cellulare e sederci al pc per lavorare. Con il collo più corto perché, boh, perchè c'è sempre di mezzo lo schermo del pc o dello smartphone. Con la mano con pollice ad artiglio (adesso è una deformità, in futuro sarà la norma) per l'uso prolungato del mouse e la digitazione sul cellulare. Cervello più piccolo e meno capace perchè non sapremo più fare i conti. Gomito bloccato ad angolo retto per tenere sempre lo smartphone Anche una palpebra supplementare semitrasparente a scorrimento orizzontale, come nei coccodrilli e negli uccelli (!!), a protezione degli occhi sbarrati a guardare i monitor. La maggioranza avrà letto il titolo ed il cappello iniziale ed avrà immagazzinato queste fesserie, pensando siano frutto di studi scientifici. Poi speriamo, se ne dimenticherà in fretta. tanto fra mille anni... Chi è andato a leggere un po' di più avrà scoperto che si tratta di un "morphing" elaborato da un sistema sulla base di istruzioni su quali sarebbero le posture assunte di chi lavora al pc e usa lo smartphone e le conseguenti proprozioni ottimali (o qualcosa del genere). Per cui a voler vedere, di scientifico non c'è nulla. In un articolo di un quotidiano questo è timidamente accennato in due righe ben mimetizzate, dove uno studioso interpellato afferma che sì è interessante, ma per avvenire realmente queste modifiche dovrebbero offrire un qualche vantaggio evolutivo. Ecco. Questa trovata si è sparsa per il web perchè secondo me fra quelli che scrivono non sono molti ad avere un'idea chiara di come funzioni l'evoluzione (o se mai ce l'hanno, fanno finta di non averla) e quale sia il significato di "vantaggio evolutivo" . L'unica utilità di tutta questa trascurabile faccenda che che la si può sfruttare proprio per spiegare il concetto di vantaggio evolutivo (sulla plausibilità delle mutazioni non entro nemmeno): Evoluzione=discendenza con modificazione - significa che alcuni discendenti di una popolazione, una specie, un gruppo, sono modificati sotto uno o più aspetti rispetto ai progenitori, a causa di una (serie di) mutazioni genetiche che hanno prodotto caratteristiche vantaggiose le quali si sono fissate nella popolazione modificandola (quelle svantaggiose in genere compromettono la sopravvivenza dei loro possessori). Ma cosa significa "vantaggiose"? In cosa consiste un vantaggio evolutivo? Nel permettere all'individuo di riprodursi di più di chi non possiede quella o quelle caratteristiche derivate dalla mutazione. Punto. Chi lo possiede genererà una prole più numerosa, mentre chi non lo possiede si riprodurrà di meno, così che nel corso delle generazioni i discendenti dei possessori della caratteristica vantaggiosa (o del complesso di caratteristiche) finiranno per essere sempre di più rispetto a quelli della stessa specie che ne sono privi, i quali perciò si ridurranno sempre più ed avremo una sostituzione, un'evoluzione della specie. Anche se un carattere nuovo permettesse al suo possessore di vivere meglio, più a lungo, essere più forte, più veloce, quello che volete ma ma non gli permettesse di riprodursi di più rispetto ad altri, non rappresenterebbe un vantaggio evolutivo, ma solo individuale, perchè non potrebbe trasmetterlo ad un numero di discendenti maggiore rispetto agli altri membri della sua stessa popolazione (o specie o gruppo...). A volte vantaggio individuale e riproduttivo coincidono, ma tante volte no. Forse suona ironico ma un carattere che facesse abbreviare la vita individuale aumentando però il numero di discendenti evolutivamente sarebbe più vantaggioso del contrario. Ora riguardiamo il morphing, Vedete qualcosa tra quei caratteri previsti per il futuro che potrebbe garantire un maggior successo riproduttivo rispetto a come siamo oggi? No? Allora signori, di cosa stiamo parlando? Il tutto è un escamotage per far girare un'immagine bizzarra, lo capisco, ma teniamo presente che ha circa la stessa credibilità scientifica di Alien o dei mostriciattoli di certi giochi alla Warhammer.
  2. Questo blog nasce dal fatto che per me fare divulgazione non è solo un lavoro, spesso (ma non sempre) è anche un divertimento, lavoro e hobby insieme. Infatti al momento sto rovistando nei miei hard disk, in cerca di illustrazioni interessanti per la conferenza sull'evoluzione dell'uomo che devo fare a fine Aprile. Come sempre quando mi vengono sott'occhio le immagini dell'Uomo di Neandertal, mi ricordo di essere proprio affezionato a questo nostro cugino nemmeno troppo lontano... mi scuserete, ma non posso lasciarlo andare via senza farci quattro chiacchiere. Perdona la curiosità, ma ti chiami Neanderthal o Neandertal? Io non dovrei sapere nè leggere nè scrivere, ma ho sentito dire che Thal o Tal in tedesco vogliono dire la stessa cosa, "valle". Solo che la grammatica tedesca da cent'anni e più ha tolto l' "h" da "thal", quindi oggi dovrei essere un Uomo di Neandertal (della valle di Neander vicino a Dusseldorf, in Germania, dove hanno trovato i primi resti), come dire Emmental (della valle di Emmen). Rimane l'h nel nome scientifico, Homo neanderthalensis. Sei cambiato parecchio negli anni. Vorrei ben vedere! Le prime ricostruzioni non mi rendevano giustizia! Devo concederti che sapevate ancora poco dell'evoluzione dell'uomo e mi consideravate un intermedio, un mezzo scimmione. Solo perchè sono stato il primo ad essere trovato mi consideravate il più primitivo. Invece, guarda caso, ero l'ultimo e siamo stati anche contemporanei, perchè voi Homo sapiens non siete nemmeno nostri discendenti! Beh, anche il fatto che il primo scheletro completo che avete trovato fosse di un vecchio di quarant'anni, con artrosi alla spina dorsale, non ha aiutato. L'Uomo di Neandertal come lo si ricostruiva nel 1910... uno scimmione. Nel 1930, siamo ancora dalle parti del bruto... 1960, il famoso "accampamento Neandertal" di Zdenek Burian. Peli e gobba a parte, va già meglio. 1990, assume finalmente la postura corretta e sembra fare qualcosa di intelligente. Nemmeno pelosi, giustamente. 2000 Trucco per gli attori di un programma di divulgazione scientifica. Diversi ma molto umani. 2008, Modelli di Uomo e donna Neandertal, la mappatura del DNA chiarisce molti aspetti, fra cui che eravamo specie diverse ma compatibili. Per fortuna siete andati avanti con gli scavi e le ricerche, tanti più scheletri dei nostri e. negli ultimi anni, soprattutto la mappatura del nostro DNA, hanno chiarito che in fondo eravamo sì diversi da voi, ma non troppo diversi. Innanzi tutto non eravamo gobbi, avevamo la pelle chiara e molti di noi che vivevano in Nord Europa avevano i capelli rossi. Rimani però un tipo piuttosto tozzo e non proprio bello come Apollo. Ti credo, prova a vivere per trecentomila anni fra la Scozia e la Siberia con ogni tanto delle glaciazioni in mezzo, prova cacciare Orsi, Alci e Mammut solo con la lancia, non è roba da ballerine! E' vero, sono un po' più basso di voi Homo sapiens, ho le gambe più corte, ma se guardi gli Inuit (Eschimesi) di oggi, hanno anche loro le gambe corte e il tronco tozzo, è un adattamento a non disperdere il calore del corpo in climi freddi. L'Uomo di Neandertal aveva ossa più spesse delle nostre, torace a botte e tronco tozzo. La mia faccia ha la fronte sporgente per far spazio a seni frontali grandi, insieme al nasone mi servivano per riscaldare l'aria gelida che respiravo. Mi manca il mento? Forse, o forse siete voi che avete incisivi troppo piccoli? eh eh. Vi ho curati.. negli ultimi 10,000 anni le vostre mandibole sono diventate sempre più gracili almeno del 20% a quanti di voi non c'è più spazio per i denti del Giudizio? H. sapiens a sinistra, Neandertal a destra, Il cervello di Neandertal in media era un po' più grande del nostro. Il mento non è una struttura nuova, è conseguenza della piccolezza dei denti in H.sapiens. Sarò stato meno bello di voi (dipende dai gusti, comunque) però ero ben più forte di tutti voi, molto più forte. Le mie ossa sono molto più spesse delle vostre e sostenevano muscoli molto più grossi dei vostri... ehi, vuoi per caso fare a braccio di ferro? Neandertal vs Sapiens, diorama al Museo di Mettmann (Germania). No grazie, già 40.000 anni fa il miei avi avrebbero perso, ma oggi come oggi il mio braccio da sapiens del 2020 lo romperesti come un grissino. Però noi siamo sempre stati più svegli di voi, altrimenti quello fossile sarei io, no? Accidenti, accidenti... Non ricordo bene cosa è successo, ci sono stati 10.000 anni di coesistenza fra noi e voi, però sembra proprio che non ci sopportassimo troppo, dove arrivavate voi, dopo un po' di tempo noi ce ne andavamo così, a forza di ritirarci e perdere terreno, alla fine i quattro gatti di Neandertaliani rimasti si sono ritrovati col mare alle spalle nell'ultimo spicchio di Europa, cioè a Gibilterra, e poi... addio. Qualcuno dice che vi sapevate organizzare meglio, eravate più intelligenti, ma il mistero rimane. Però ... anche noi non eravamo dei bruti, usavamo il fuoco come voi e, anche se ci piaceva soprattutto la carne, sapevamo pescare, cuocere una minestra, ed eravamo educati, usavamo persino gli lo stuzzicadenti. Avevamo senso estetico, ci facevamo dei bei vestiti di pelle (sembra che però non sapessimo cucire, legavamo le pelli con dei cordini) ci ornavamo di penne e di conchiglie, ci dipingevamo la faccia. I denti dei Neandertal mostrano spesso tracce di usura che un tempo si trovavano nei denti degli Inuit, causate dal mordere fortemente le pelli degli animali per ammorbidirle mentre le conciavano (dal diorama del Museo di Storia Naturale di Pisa). Noi però abbiamo il pensiero astratto, l'arte... E' vero che le pitture rupestri le avete fatte solo voi. Trentamila anni fa, non so come, ma vi è successo qualcosa e all'improvviso vi siete messi a fare arte a tutto spiano, pitture, statuine di donnne ciccione, di uomini leone... noi al massimo abbiamo fatto qualche ghirigoro su uan roccia... Ma se si trova un neandertaliano sepolto in posizione di riposo, con intorno ornamenti di conchiglie, penne d'uccello e tracce di polline di fiori, non ti viene in mente che anche noi potevamo avere un pensiero astratto? E ti do' una notizia dell'ultima ora, le mappature genetiche più recenti indicano che in nostri cervelli avevano aree del linguaggio molto simili alle vostre, chi lo sa, forse a noi Neandertal mancava solo un zic, accidenti. Ritratto di un Neandertaliano con ornamenti ritrovati nei siti e nelle sepolture. Ma dicono che alcuni di voi erano cannibali. Se anche fosse che qualche clan era cannibale, ... di tribù sapiens cannibali non ce ne sono mai state? Mi fai sentire un po' in colpa, come fossi cow boy con gli Indiani. No quello è stato peggio. Comunque è andata così, non ci si può far niente. Peccato però, i paleontologi dicono che stavamo pian piano imparando un po' di cose da voi ... dove siamo vissuti assieme, non è andata sempre male. Ma voi Neandertal da dove siete venuti? Carissimo, la mia è l'unica specie di uomo che ha avuto origine in Europa (da specie di Homo più antiche che avevano lasciato l'Africa), abbiamo popolato tutta l'Europa, ci siamo espansi in Medio Oriente e poi in Asia Centrale e in Siberia. Quando voi Homo sapiens discutete fra voi su chi siano i veri Europei, beh i veri Europei siamo solo noi, i Neandertal! Stavamo in pace con i nostri amici est asiatici (Homo denisoviensis o Denisoviani NdR) e poi dall'Africa siete arrivati voi Homo sapiens e ci avete combinato tutto quel casino, poveri noi e poveri Denisoviani. Donna "Neandertaliana" nordeuropea e Uomo "Sapiens". I primi H.sapiens ad arrivare in Europa avevano la pelle scura perchè venivano dall'Africa. Si schiarirono successivamente, per ragioni legate alla produzione di vitamina D, almeno così sembrerebbe. Di voi non rimane più niente, peccato. Proprio niente no, la piccola rivincita è che nel vostro DNA di sapiens c'è dal 2 al 4% di geni neandertaliani, qualche volta i capelli rossi sono merito nostro (non sempre eh, non preoccupatevi). Come facciamo ad avere dei geni di Neandertal? Vuoi che ti faccia un disegnino? Ah no, io non so disegnare... Beh, come dire, a volte si fa la guerra, altre si fa l'amore, al buio tutti i gatti sono grigi e così via...tu sei un paleontologo, ma ultimamente chi fa genetica di popolazione sugli uomini primitivi scopre più cose di te. Backstage del film "Un Milione di anni fa", mi piace proporla come metafora per "primitivi mescolati a moderni". Quando è uscito il film ero così piccolo che ho ammirato i Dinosauri senza accorgermi di Rachel Welch! Che indubbiamente, col senno di qualche anno dopo, meritava. Ma pensa ... c'erano due specie di Homo che si potevano ibridare... No almeno tre specie!! c'erano anche i Denisoviani (le popolazioni moderne asiatiche e soprattutto i Melanesiani hanno un po' di DNA dell'uomo di Denisova), lo sai che hanno analizzato il DNA delle ossa di una ragazzina fossile, ed è venuto fuori che aveva papà Denisova e mamma Neandertal? Senza dimenticare che anche noi Neandertaliani abbiamo preso un qualche gene da voi Homo sapiens e i sapiens asiatici hanno una percentuale di geni denisoviani, quindi ai tempi c'era molta allegria... Come si fa a sapere... Amico, sono solo un Homo neanderthalensis, ti sei dimenticato? Non ho studiato Genetica. Ma adesso ti chiedo scusa, vorrei tornare al lavoro. Arrivederci allora, e grazie della chiacchierata! Per essere un sapiens sei quasi simpatico. Magari hai ragione, ci rivedremo. Adesso vado. Un Neandertal sbarbato e vestito (Museo di Mettman, Germania), per strada non si noterebbe più di tanto, in giro oggi si trova di molto peggio. Nota 1 Quello che scrivo non è roba mia ma proviene da studi rigorosi pubblicati su riviste scientifiche di alto livello. Qui lo spazio per mettere la bibliografia non c'è, ma se qualcuno vuole posso dargli tutti i riferimenti alle pubblicazioni. Nota 2 Se qualcuno non resiste dalle curiosità... come si fa a sapere che Denny, la ragazzina di 90.000 anni fa, aveva la mamma Neandertal e il papà Denisova? I cromosomi (le barrette che contengono il DNA) sono a coppie e metà di ciascuna coppia viene da un genitore e metà dall'altro. Denny ha per ciascuna coppia un cromosoma Neandertal ed uno Denisova. Ma nelle cellule ci sono dei micro-organi (i mitocondri) che contengono DNA che si eredita solo dalla mamma e in Denny sono solo di Neandertal quindi era la mamma ad essere Neandertal. Nota 3. Tanti anni fa la Radio trasmetteva un programma che si chiamava "le interviste impossibili", in cui un uomo di cultura di oggi immaginava di dialogare con un personaggio dell'antichità, come ad esempio Socrate... Italo Calvino scrisse un'intervista proprio all'uomo di Neandertal. Oggi dal punto di vista paleontologico chiaramente non ci azzecca più, ma la saggezza e l'ironia di Calvino sono senza tempo, se volete è qui: https://www.raiplayradio.it/audio/2019/10/RaiTv-Media-Audio-Item-ebbd7892-6e19-4700-885f-a3b5b77b0ddc.html FOTO DA INTERNET, COPYRIGHT DEGLI AVENTI DIRITTO, QUI RIPRODOTTE A SOLO SCOPO DI DIVULGAZIONE.
  3. Francesco Tomasinelli, originario di Genova, si è laureato in Scienze Ambientali Marine presso l’Università di Genova. E'un libero professionista, lavora come biologo e fotogiornalista scientifico. Da sempre affascinato dalla natura, e soprattutto dagli animali più insoliti e curiosi ha lavorato in Italia e negli Stati Uniti, per poi dedicarsi all’editoria, alla divulgazione scientifica e alle consulenze ecologiche e ambientali per aziende e studi professionali. E' un apprezzato fotografo naturalista, nonchè convinto Nikon user. Ha collaborato e sta collaborando con l'Università dell'Insubria dove io lavoro, così non mi sono lasciato scappare l'opportunità di proporgli un'intervista, cosa a cui si è prestato volentieri. SR La passione per la fotografia è venuta prima o dopo quella per la natura? FT In realtà mi è sempre piaciuta moltissimo la natura. Ho cominciato a 3 anni con i dinosauri e non ho mai smesso. L'interesse per la fotografia è venuto molto, molto più tardi, quando ero all'università. All'epoca lavoravo part-time all'acquario di Genova e allevavo in un mio laboratorio alcune specie di insetti per approfondire le mie conoscenze. Uno dei curatori dell’Acquario, Giovanni Schimmenti, mi disse che era importante per una persona come me imparare a fotografare bene, e mi suggerì a grandi linee che attrezzatura acquistare. È stato probabilmente uno dei consigli più preziosi che mi siano mai stati dati. SR Fai solo fotografia naturalistica o ti dedichi anche ad altri generi? FT Ho cominciato a fotografare seriamente nel 2001 e sono professionista dal 2005 (nel senso che ho aperto una partita IVA da fotografo). All’inizio facevo molte diapositive di insetti e ragni, tra i miei gruppi animali preferiti, per documentare comportamenti e cicli vitali. Ma con la nascita del digitale ho ampliato sempre di più i miei orizzonti fotografici ad tutti i gruppi di animali e piante, alla fotografia di viaggio e alla documentazione del lavoro scientifico, che è un genere che mi piace molto. Guardo sempre con piacere il lavoro di altri sulle riviste e su instagram. E sinceramente trovo che oggi ci siano molti fotografi straordinari, più motivati e creativi di me, sia in Italia che all’estero. Esplorazione notturna della foresta pluviale con autoscatto (Tomasinelli è quello a sinistra). Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring. Brasile. Delfini di fiume (Inia geoffrensis) nel Rio Negro. Servizio su turismo di avventura in Amazzonia per Rivista della Natura e Touring Raduno dei pipistrelli giganti Eidolon helvum nel Parco Nazionale di Kasanka, la più grande concentrazione di mammiferi in Africa, dopo la migrazione degli gnu in Zambia. Servizio per Rivista della Natura SR Quali aspetti del mondo naturale ti attraggono di più come fotografo? FT Con il passare degli anni ho maturato un interesse profondo per tutti gli animali e anche per le piante. In realtà passo più tempo a osservare, studiare e fare progetti che a fotografare. Tra i miei soggetti favoriti figurano senz'altro tutti i piccoli animali più trascurati come insetti, ragni e rettili e anfibi, i quali hanno una varietà di forme, colori e comportamenti assurdi e sorprendenti che non si ritrovano negli animali più grandi e carismatici. Ho avuto la possibilità di viaggiare spesso, come inviato di riviste, docente di corsi foto, biologo e fotografo aggregato a spedizioni e devo riconoscere che ai tropici si incontrano una moltitudine di specie straordinarie, dagli uccelli alle formiche. Cerco sempre di studiare prima di partire ma non basta mai… Quando sono sul campo scopro di aver trascurato sempre alcuni aspetti o singole specie. Mi piace anche documentare l'impegno degli scienziati e più in generale delle persone che fanno un lavoro tecnico, non solo in natura, e ho fatto diverse campagne per enti pubblici e per privati. Recentemente mi sono dedicato anche ai video e ho realizzato una serie di brevi clip con grafica che utilizzo nelle mostre che organizzo per i musei. Ragno di grotta Troglohyphantes pluto lungo pochi millimetri sulla sua ragnatela. Da servizio su progetto di ricerca Cavelab, dedicato all’impiego degli organismi di grotta come indicatori dei cambiamenti climatici. Italia Link ad un video di Tomasinelli realizzato per la mostra Predatori del Microcosmo,realizzato con Nikon D800 e due illuminatori LED. SR Cosa cerchi di trasmettere con le tue immagini di natura? FT Mi piace costruire storie fotografiche che raccontano come vivono le diverse specie: documentare il loro comportamento e le interazioni con l’ambiente e le altre specie. Molti degli animali che vediamo in giro sono molto più interessanti di quanto immaginiamo, basta raccontare le storie (anche a parole) nel modo giusto e far appassionare le persone. Il primo passo è sempre suscitare l'interesse con qualcosa di divertente, sorprendente e insolito. E poi in un secondo momento si può stimolare la volontà di proteggere e tutelare. Mi dicono spesso che ho fatto appassionare molte persone alla natura: è sicuramente il complimento che mi fa più piacere in assoluto. SR Quali progetti hai attualmente in corso? FT Anni fa mi impegnavo molto per confezionare reportage interessanti per le riviste, ma con la crisi dell'editoria e il calo dei compensi nel mio caso non ne vale più la pena. Quindi ormai faccio solo lavori su commissione (foto e spesso testi) per alcune pubblicazioni come Natura, Focus e Touring e per privati aziende o la pubblica amministrazione. In più assieme a Emanuele Biggi, fotografo e biologo come me, dal 2009 progetto esposizioni scientifiche per i musei dedicate alla natura e per questi lavori produco ancora molte immagini. Spesso utilizziamo animali in vivario (tutte specie non protette e nate in cattività) all'interno di habitat ricostruiti e illustriamo il loro stile di vita con storie fotografiche dettagliate. Il nostro più grande successo è “Predatori del microcosmo”, che è passata nei maggiori musei di storia naturale del Paese. Adesso si trova all’Ecomuseo del Freidano a Settimo Torinese, un grande spazio vicino a Torino. L'ultima mostra che ho concepito è "Alieni" dedicata agli animali e alle piante originarie di altri paesi che arrivano in Italia per colpa dei traffici dell’uomo e si affermano, soppiantando le specie autoctone. E’ un tema di grande attualità, perché oggi queste invasioni sono una delle maggiori minacce alla biodiversità su scala mondiale e motivo di enormi danni economici. Basta pensare alla zanzara tigre, al gambero della Louisiana o al pesce siluro. La mostra è nata da una collaborazione con l'Associazione Pithekos e con l'Università dell'Insubria e adesso è esposta a Villa Mirabello a Varese fino alla primavera. Chiaramente la fotografia è rilevante per questi lavori, ma è solo “una parte della storia”: bisogna tirare fuori qualche buona idea per il materiale espositivo, organizzare i contenuti, trovare pezzi o allestimenti interessanti, sistemare i testi, la grafica e fare presentazioni e conferenze per la stampa e il pubblico, cercando di confezionare un prodotto interessante con un budget limitato. Spesso coinvolgo fotografi di valore per produrre il materiale. Per Alieni, per esempio, Marco Colombo (vincitore del primo premio nella sezione Rettili e Anfibi del Wildlife Photographer of the year 2016 N.d.R.) ha fornito diverse belle immagini delle specie animali protagoniste della mostra, come nutrie, siluri e alcuni insetti. Gambero della Louisiana (Procambarus clarkii) in mezzo ad una strada durante trasferimento notturno. Italia. Da mostra Alieni a Varese Ricercatore che cattura un tarlo asiatico (Anoplophora chinensis). Italia. Da mostra Alieni a Varese SR La scelta di usare il sistema Nikon è stata casuale o motivata? FT Ho cominciato con Nikon per caso. Quando mi hanno consigliato di iniziare a fotografare all'acquario avevo in casa una vecchia Nikon f401 con la quale ho cominciato, abbinandola ad un Nikon macro 55mm, diapo Velvia e vari flash manuali. Sono passato al digitale nel 2005 con la Nikon D70, ma ho iniziato a fotografare solo in digitale, abbandonando la pellicola, solo con la Nikon D200. Ho utilizzato un po’ tutti i modelli della serie D ed ora mi sono fermato sulla D810, che trovo ottima, ma ammetto di non essere un “feticista” dell'attrezzatura. SR Quali pregi trovi nel sistema Nikon? Cosa vorresti vedere migliorato? FT Il sistema flash comandato a distanza CLS è stato di straordinaria utilità per i lavori che facevo e ancora oggi lo uso sempre. Per molti anni l’affidabilità e la precisione di questo sistema hanno reso per me Nikon molto più interessante rispetto a tutte le altre marche. A volte il sistema di attivazione dei flash non riceve il segnale ma so che il nuovo sistema radio sta risolvendo questo problema. SR Secondo te cosa manca davvero nel sistema Nikon? FT Non saprei davvero, a me manca una lente per fare fotografia macro ad altissimo ingrandimento, come il Canon MP-E. Adesso uso il 60 e il 105 con i tubi di prolunga, ma non è la stessa cosa. SR Cosa metti nella borsa per una sessione macro? FT Per un’uscita seria prendo un 105, e spesso aggiungo anche il 60 macro ed un duplicatore TC17. Per le immagini ambientate utilizzo un Sigma 24 mm e un Sigma 15 mm, due grandangolari non recenti ma molto nitidi che consentono di arrivare molto vicino al soggetto. Poi mi porto due flash SBR200 e un paio di SB900 o simili, con una varietà di diffusori, gelatine, tubi per deviare e canalizzare la luce modificarla in tutti i modi possibili. Utilizzo spesso anche i pannelli riflettenti, un cavalletto leggero e un gorillapod per poter posizionare in flash in giro. SR E se per una sessione di wildlife? FT Qua dipende davvero dal soggetto... Tre anni fa, per esempio, ho lavorato brevemente su gorilla e scimpanzé nelle foreste dell'Uganda. Non si può usare il flash che dà fastidio agli animali e neanche avvicinarsi troppo per evitare di passare ai primati eventuali malattie e bisogna essere molto agili e mobili. Ho impiegato con soddisfazione un Nikon 24-120 e il Sigma 120-300 f2,8 montati su una D700 con monopiede. Non ho mai acquistato super tele molto luminosi perché non è il mio genere. SR Usi molto il flash, e come? FT Se posso uso moltissimo il flash e lo ritengo indispensabile per quasi tutti i generi di fotografia che pratico. Mi piace l'idea di poter modificare la luce a mio piacimento con una serie di accessori. Uso sempre uno o più flash dislocati che aggancio a cavalletti ai supporti o alla vegetazione. A volte, se sono fortunato ho anche qualcuno che mi aiuta… SR Oggi sei conosciuto nel mondo della divulgazione naturalistica, collabori con Università ed emittenti radiotelevisive, come hai cominciato? FT Ammetto che è nato tutto dalla fotografia. Oggi ci sono moltissimi fotografi in gamba ma quando ho cominciato io non eravamo in molti a realizzare certe foto un po’ più tecniche ed era più facile mettersi in luce. Grazie alle fotografia ho maturato l'idea di sviluppare mostre per i musei, è sempre grazie ad essa ho conosciuto molte delle persone più in gamba con cui oggi collaboro proficuamente, da Emanuele Biggi ( biologo e fotografo italiano, conduce la trasmissione Geo NdR), fino ad editori, architetti e agronomi, per i quali faccio il consulente e l’ecologo (e a volte anche il fotografo). SR Raccontaci di qualche tuo progetto già realizzato e in corso d’opera. FT Oltre alle mostra Alieni, nel 2017 ho realizzato un libro Predatori del microcosmo, la lotta per la sopravvivenza di ragni, insetti, rettili e anfibi. Alla centesima persona che ad una mostra ci ha chiesto “Ma come mai non avete ancora fatto un libro su queste cose?”, io Emanuele Biggi ci siamo messi all’opera e abbiamo organizzato una parte del nostro materiale in un grande volume edito da Daniele Marson e uscito poche settimane fa. Avevo già realizzato libri in passato ma questo è sicuramente il più importante dal punto di vista fotografico, anche se c’è un testo divulgativo ma molto documentato che tiene conto delle ricerche più recenti. Predatori del microcosmo presenta una trentina di storie fotografiche che raccontano le vite sorprendenti e pericolose di tanti piccoli animali: le mantidi tropicali con i loro straordinari travestimenti da fiore e foglia, la caccia dei ragni pescatori che catturano pesci, la vita delle rane che usano le grandi migali tropicali come “guardie del corpo”. Chiude il libro una sezione dedicata alla conservazione, con l’impegno dei ricercatori per salvare alcuni di questi animali dall’estinzione. Il libro è frutto di tante spedizioni e viaggi all’estero, dall’Amazzonia al Borneo, anche se alcune sequenze sono state realizzate in Italia o in un laboratorio. Nel panorama italiano, in cui i testi divulgativi su questi temi sono pochissimi e tradotti dall’inglese, è un lavoro unico nel suo genere nel quale abbiamo messo tutto il nostro impegno. Copertina del libro Predatori del Microcosmo SR Piani per il futuro? FT Un progetto che mi sta appassionando riguarda il mimetismo in natura. Sempre assieme ad Emanuele Biggi a febbraio 2018 inaugurerò la mostra “Kryptos, inganno e mimetismo nel mondo animale” realizzata per conto del Museo di Storia Naturale di Genova, in occasione dei 150 anni dell'istituzione. Oltre ad una serie di specie sorprendenti in vivario, presenteremo nuove storie fotografiche con immagini in grande formato e un'ampia sezione video dedicata ai trucchi e al comportamento degli animali, proiettata sulle pareti delle sale. Mantide foglia in agguato (Choeradodis sp.), Colombia. Da libro e mostra Predatori del microcosmo Grazie Francesco. Segnalo il suo sito web: www.isopoda.net da non perdere per gli appassionati di Macro e divulgazione scientifica. Nel sito vi raccomando con calore questa sezione. E' un portfolio sui nostri naturalisti (qualcuno lo conosco di persona), ritratti con maestria, si vede quel che fanno, ma ancora di più si sentela passione, che ci credono. Starò invecchiando, ma nello scorrere la galleria mi sono quasi commosso. Silvio Renesto. Tutte le foto sono (c) di Francesco Tomasinelli.
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