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  1. E' piccolino per gli standard Audio-gd, solo 24x30x8,5 cm per 4.5 chilogrammi di peso. Ma è un piccolo gioiello di integrazione. E' realmente bilanciato. E' realmente R2R. E' realmente tutto in classe A. Ovviamente in un telaio così piccolo non potremmo aspettarci di avere un vero DUAL MONO. L'alimentazione è unica, la scheda madre è unica e comprende tutte le sezioni, anche se la separazione è chiaramente individuabile e i due canali di uscita perfettamente simmetrici. I moduli di conversione, modello DA-7MK2 sono separati, due doppi sovrapposti e protetti dalla solita schermatura che non ho voluto smontare per le mie foto, per cui sfrutto quelle ufficiali del produttore. Sono marchiate Audio-gd per non indurre a pensare che siano prodotte fuori ed adattate. Sono tutte identiche ed accoppiate dopo misurazione. Ne abbiamo già parlato a proposito del R27HE. La rete di resistenze, doppia per ogni sezione di ogni convertitore, è controllata per maggiore precisione da un processore Xilinx che si occupa di mantenere le tolleranze di esercizio. Il segnale entra dalla sezione digitale posta alla sinistra dei moduli ed esce per i canali di amplificazione posti sotto ai moduli. Che vediamo in questa foto qui sotto, perfettamente simmetrici e totalmente a discreti in questo schema a blocchi invece ci viene evidenziato l'angolo di controllo del segnale e l'isolamento galvanico che permette di scartare le spurie in ingresso dalla porta USB. Che è la solita Amanero (solita per Audio-gd in quanto non mi pare che ci sia qualcun altro che la adotta). le alimentazioni, le stabilizzazioni e tutti i circuiti di servizio sono in classe A. Ma in una unica scheda madre, con un solo trasformatore. E' il compromesso di un progetto così compatto e così ... relativamente contenuto di prezzo (circa 900 euro di listino). Al posto della solita parete di separazione che negli apparecchi più grossi è una piastra di alluminio spessa 5mm, qui abbiamo una sottiletta di acciaio, infilata tra l'alimentazione e il resto dei circuiti. Mentre - stranamente, sul lato sinistro della macchina c'è una piastra a ridosso del fianchetto il cui scopo, se non ha motivi di equilibrio meccanico, mi sfugge. Ma vediamolo nelle mie foto del mio esemplare (comprato con i miei soldi da Magna Hifi di Amsterdam). comandi e prese di ingresso sono della stessa qualità di tutti i modelli, anche quelli superiori. Lo standard è molto elevato. la vista di insieme dell'interno con in primo piano l'alimentatore, unico per i tre circuiti il frontale è più che essenziale. La struttura è da macchina industriale. Il dispendio di materiali da ferramenta indiscutibile. il fondello è solido. Non presenta feritoie di sfiato per il calore. uno dei quattro piedini isolati di buona fattura e dimensione. Le tante viti di blocco di componenti elettronici e circuiti. la matricola e la tensione sono stati messi su un lato anzichè sopra alla presa di corrente come di solito evidentemente lo sticker non ci stava. Ingressi e uscite sono di alta qualità. Si nota la porta USB e sotto quella ottica in standard HDMI (ma non compatibile con i segnali video, ovviamente, solo audio) manca, abbastanza inspiegabilmente visto che altri produttori la mettono anche su macchine da 200 euro, un ingresso AES/EBU. Le uscite invece sono complete nei tre standard di tutte le macchine bilanciate Audio-gd. altra vista. Sotto c'è la scheda digitale, la porta USB e quella di controllo del segnale, compreso l'isolamento galvanico della stessa. L'ingresso I2S è regolato da microprocessore. La scheda di alimentazione sta sul frontale ed è unica ma comunque costruito con grande dispendio di materiali, esattamente come quelle doppie o triple dei modelli superiori. Alimenta in classe A tutte le sezione del convertitore. I due moduli doppi, in totale 8 convertitori, sono messi in sopraelevata e schermati da piastre di acciaio. Sono poste sopra i due canali analogici di uscita, totalmente a discreti. vista ravvicinata della porta USB e della logica di controllo digitale. dettaglio degli avvolgimenti del trasformatore dei cablaggi e dei transistor di potenza dell'alimentatore la schedina di controllo del display posta a ridosso del frontale il frontale, sezione pulsanti ancora un dettaglio della scheda USB di Amanero e l'FPGA Xilinx già visto negli altri DAC Audio-gd che è programmato dal costruttore allo scopo di controllare i flussi di segnale in ingresso verso i moduli di conversione Per finire le funzionalità, accessibili per i tre tastini appena sotto al display. Che è ad una sola linea e a LED a barre, come nelle calcolatrici degli anni '70. Comunica poco e per di più lampeggia le informazioni in successione (tipo frequenza di campionamento in ingresso, porta, settaggi). Abbastanza discutibile ma è una costante di tutti i prodotti del marchio. 44.1 Kilohertz. Ok. e poi ? boh ?
  2. R-27 rappresenta il top di gamma degli integrati - DAC/preamplificatore/amplificatore cuffie - di Audio-gd. L'erede ideale degli apparecchi dotati di chip di conversione 1704. Nella realtà al momento la gamma si compone dei soli R-28 ed R27, perché il piccolo R11 non è più in produzione. R-27 è disponibile in più versioni, quella in esame è la R-27 HE, dotata di alimentazione rigenerativa, il fiore all'occhiello di Audio-gd insieme all'amplificazione ACSS. Veniamo proprio al cuore di questo dispositivo, l'alimentazione. questa scheda è marchiata orgogliosamente Regenerate Power Supply ed è una delle due collegate al trasformatore di ingresso. che è di dimensioni generose, resinato al suo interno e con una schermatura in rame. E' un avvolgimento che potrebbe sostenere il carico di un discreto amplificatore finale di potenza e che qui invece si limita ad accogliere la corrente di rete a 220 Volt. per consegnarla pulita e "rigenerata" con frequenza stabile e tensione fissa a tre ulteriori trasformatori più compatti, ognuno alimentante le rispettive sezioni di alimentazione delle tre sezioni in cui è diviso il dispositivo. La circuiteria di ricezione del segnale e i due canali del DAC. vista parziale in pianta, da destra e nel centro, le due sezioni di alimentazione : la rigenerativa e quella per i singoli canali. La simmetria è ammirevole. Non all'altezza di realizzazioni ultrasofisticata l'articolazione, più definibile artigianale - sebbene di alto livello - sia per la presenza di svariate cavetterie volanti quanto di residui di lavorazione non proprio eleganti. Regna su tutto il sovradimensionamento complessivo. di rado nelle recensioni vengono rappresentati i fondi degli apparecchi. Eccolo qua, invece, al di là dello spessore del piano - 8mm di alluminio rigido - il numero di feritoie, ma soprattutto l'innumerevole quantità di viti di blocco delle varie schede interne dimostra lo sfoggio di materiale (e i discendenti tempi di assemblaggio) degli apparecchi di questa classe. Che per Audio-gd sono lo standard di riferimento, siano essi all-in-one come questo, semplici preamplificatori, DAC puri o amplificatori integrati. Ne sono prova i 2560 grammi del solo coperchio, fissato con una dozzina di viti, lo spessore del telaio a pianta quadrata e il peso complessivo di 22.000 grammi che lo rendono un campione di ... facilità di posizionamento in casa. Il mio piano è profondo 60cm eppure lo regge a fatica in estensione, con i cavi di connessione posteriori che sfiorano la parete di fondo. questa versione è in alluminio naturale, spazzolato. Bella e lucente ma un pò fragile sia nel catturare le impronte delle dita quanto degli eventuali graffi per sfregamento. Poco male, la superficie non suona. Ma un telaio del genere assicura la dissipazione dell'elevato calore prodotto. Che nel caso del più compatto Master 9 Mk III tende a raggiungere temperature da ustione mentre qui, caldo è caldo ma nulla di anormale. di trequarti così non impressione poi tanto, sembra uno strumento di misura industriale qui con il coperchio appoggiato sopra (per toglierlo, l'unica è farlo scivolare mettendo in bilico la macchina), invece è più impressionante. ma deve impressionare l'interno, ordinato eppure molto affollato, qui evidenziato dalla fotografia a telaio aperto e posto sul fianco. A sinistra abbiamo i due canali del convertitore, in mezzo a loro la scheda di ricezione, davanti le alimentazioni separate che prendono energia dai tre trasformatori alloggiati in un vano separato da pareti di schermatura. Infine a destra, l'alimentazione rigenerativa, un trasformatore di ingresso e due schede simmetriche. A ridosso della parete frontale, la scheda di controllo del display. altra vista del marchio della scheda di alimentazione rigenerativa altra vista di tre quarti anteriore. Si nota subito il minimalismo dei controlli : accensione e due tastini di selezione delle varie modalità e ingressi. Manopola del volume (elettronico) ed uscite cuffie, single ended e bilanciate. la scheda centrale che contiene tutta l'elettronica di ricezione del segnale, il processore di controllo, i due clock di precisione. dettaglio del processore dedicato agli ingressi, un Altera Cyclone a 32 bit, i due clock, i due isolatori degli ingressi. Componentistica allo stato dell'arte. sopraelevata la schedina di ingresso USB, sotto i vari isolatori degli altri ingressi, clock esterno compresi. Anche la porta I2S rappresentata da una presa HDMI è isolata, a garanzia di pulizia del segnale. Della porta USB viene usato solo il ricevitore mentre tutto il resto è ricostruito dal processore. La distinzione tra le schedine dovrebbe consentire maggiore separazione. Secondo Audio-gd, questo ingresso è tanto qualitativo da non richiedere una interfaccia digitale esterna (ci sentiamo di avere qualche dubbio, almeno considerando la qualità della DI-24 HE che stiamo utilizzando in un altro stack in parallelo a questo apparecchio). ma andiamo al pezzo forte del DAC effettivo. I due canali sono disimpegnati da quattro moduli simmetrici posti su due schede separate impilate una sull'altra e ulteriormente schermate da una piastra d'acciaio avvitata sopra. Sono i moduli DA-7 specifici di Audio-gd e responsabili della conversione del tutto analogica del segnale digitale in analogico. i due DA-7 del canale sinistro, coperti dalla piastra di schermatura che una volta rimossa mette in mostra la topologia del tutto simmetrica del push-pull. Due processori Xilinx si incaricano di coordinare il lavoro mentre una serie di chip regolano la precisione della maglia di resistenze. Il cuore di un convertitore R2R sta qui. Al posto di uno o di più chip sintetici, viene usato un circuito analogico composto da resistenze di precisione che leggono a cascata il segnale. I due moduli sovrapposti offrono 4 convertitori per singolo canale, per un totale di 8, per il segnale PCM. Per il DSD ci sono 4 moduli dedicati. Ovviamente non viene fatta alcuna conversione da PCM a DSD come in molto apparecchi economici (anche di gran marca). la pianta di un modulo Audio-gd DA-7 Mk II installato nel R-27 HE. Tra i due moduli, che hanno alimentazione superiore, c'è il controllo di volume, anche esso a resistenze, quindi discreto, separato per ogni singolo canale. Per offrire una reale circuitazione bilanciata. al capo opposto, avvitata sul pannello anteriore, la scheda di logica di controllo del display anteriore. la vista al volo dal posteriore ci introduce al pannello ingressi ed uscite. le entrate sono completissime. I2S, ottica, USB di tipo B, XLR AES/EBU e due porte coassiali per clock esterno e digitale SPDIF. In aggiunta una porta speciale per l'eventualità di aggiornare il firmware della macchina (che io farei solo a rischio della vita ...) le uscite sono le tradizionali per Audio-gd, bilanciata XLR, bilanciata ACSS e sbilanciata RCA, con i due canali separati fisicamente. L'unica indicazione del modello è presente in questo adesivo posto vicino alle presa di corrente che reca anche il numero di matricola. più semplice il frontale, con accensione, selettori e prese cuffie con in mezzo il display a cristalli liquidi sono comandi semplici ma solidi. Purtroppo asserviti al sistema poco intuitivo di Audio-gd che necessita la consultazione del manuale per ricordare a cosa corrispondano numeri e lettere mostrate nelle varie fasi. sotto una luce calda, l'alluminio, al vero un pò freddo, appare di una piacevole tonalità champagne. Tutti i connettori sono di altissima qualità. Neutrik per gli XLR e corrispondenti in oro per i coassiali e gli RCA. *** Visto l'interno, imponente, andiamo ai comandi. Il selettore è diviso in due tasti, uno per far ruotare le opzione, l'altro per modificarle. Il problema è l'intelleggibilità delle opzioni impostate. All'accensione l'R-27 fa lampeggiare i led per salutare orgogliosamente mostrando quello che evidentemente è il logo Audio-gd e il nome del modello. L'avvio non è immediato perché l'alimentazione rigenerativa ci mette una manciata di secondi ad andare in linea. quindi compare questa scritta. Quello che si capisce è che ho selezionato la porta USB (la IN 6 guardando il posteriore). Mentre in modalità operativa si legge la frequenza di campionamento rilevata, l'uscita, il guadagno dell'amplificatore, la porta di ingresso, il livello del volume. [non so cosa sia questo 128. Nella realtà il sistema è connesso ma non c'è alcun segnalo. Normalmente quel numero è 44, 48, 96, 192 etc.]. Le opzioni modificabili sono il tipo di sovracampionamento (di default è su OFF), il livello di luminosità del display, lo spegnimento o meno del display. C'è infine una modalità "artistica" che Kingwa dice di aver mutuato dal lungo ascolto del giradischi analogico. Dovrebbe essere a suo dire un modo per generare un suono particolarmente dolce e caldo che darebbe il suo meglio con oversampling 1x o 2x. L'ho provata senza tanto successo. A differenza della modalità "tube" del Master 9 Mk III che è anche misurabile nel suo intervento, qui io stento a riconoscerne l'effetto. *** Bene, con questa carrellata ci siamo. Ma vorrei riepilogare le componenti di questo grosso amplificatore. Nello stesso, enorme, telaio, abbiamo : l'alimentazione rigenerativa che è in grado di dare corrente elettrica pulita a tutte le schede, con frequenza precisa e tensione stabilizzata. Non è una cosa banale, qui non ho grossi problemi, ma nella mia casa precedente, la tensione di rete oscillava tra 210 e 230 Volt, con frequenza tutt'altro che stabile. Qui invece avevo fatto installare uno stabilizzatore meccanico che alla fine si è rivelato quasi superfluo, tanto da averlo disinserito l'alimentazione con tre trasformatori separati e circuiti dedicati in classe A la scheda di ricezione dei segnali, controllata da un processore Altera Cyclone, due clock Accusilicon ad alta precisione, isolatori su tutte le prese, ingresso per clock esterno, interfaccia USB Amanero due convertitori "analogici" a discreti (rete di resistenze) controllati da microprocessori due controlli di volume "analogici" a relé due amplificatori in classe A per le uscite cuffie che possono operare con guadagno differenziato a +13dB e +26dB erogando fino a 15 watt su 25 Ohm di carico sulla uscita bilanciata (teoricamente pari a 45-50 watt su un carico di 8 ohm se fosse possibile alimentare dei diffusori) un circuito di preamplificazione lineare, sempre in classe A (uscita fino a 20 V contro i 2~5 se usato come semplice DAC) l'alimentazione è pulita per tutti i sistemi, gli ingressi sono isolati, la macchina è virtualmente esente da jitter già sul piano concettuale. L'avere tutto nello stesso telaio unisce ai difetti di avere un telaio enorme e pesante, i vantaggi di una messa a punto precisa nell'indirizzo della sua firma musicale, come intesa dal progettista. In teoria, un DAC non dovrebbe suonare. Un preamplificatore non dovrebbe suonare. Dovrebbero solo fare il loro lavoro di rendere analogico un segnale digitale - quale che sia - e di elevarne il livello alle necessità del sistema di riproduzione (amplificatore o diffusori amplificati). Il discorso è un pò diverso se pensiamo all'amplificatore cuffie, che può avere un suo carattere, secondo le impostazioni di fondo. Nei modelli economici a chip operazionali, le modalità di funzionamento sono impostate in via digitale. Qui invece è la topologia dell'architettura che influenza il risultato. *** E quindi, alla prova dei fatti, o meglio, del suono ? Che si usi come semplice DAC, come preamplificatore o come dispositivo integrato, l'Audio-gd R-27 HE fa il suo lavoro. E' presente ma è lineare, offre una risposta molto dettagliata e precisa ma non analitica. Ha una impostazione calda e dolce, più o meno a prescindere dalla modalità di funzionamento selezionato. Nei mesi in cui l'ho usato sinora, per lo più è stato senza oversampling (NOS) ed ha pilotato praticamente tutte le cuffie che ho avuto in casa, mettendole sempre in condizioni di dare il meglio di se. Offrendo una risposta ricca e convincente con un palcoscenico ampio, profondo e credibile. Ma non è uno strumento di misura, non è pensato per dare prestazioni di laboratorio asettiche. Ha un carattere e un anima. Tutte orientali. Dolce, gentile, possente ma tranquillo. Come un mastino inglese ma del tutto opposto dalla scuola e filosofia del Nord Europa, votata all'analiticità e all'iperdettaglio, magari a prezzo di una certa fatica di ascolto. Se metto in testa le Arya Organic o le Jade II (in questo caso con l'amplificatore a valvole Stax e l'R-27 che fa solo da DAC) posso stare per ore ad ascoltare la musica che mi piace. Senza pensare un attimo a questo o a quel dettaglio. Tutto mi sembra naturale (quasi) come quando ascolto il mio sistema di diffusori planari a dipolo. Naturalmente se la sorgente fa schifo, farà schifo la musica riprodotta. Se le cuffie (o i diffusori usati : e con le Adam Audio A77H sulle prime è stata una lotta, tanto che le ho passate la Master 9 Mk III) sono secche, aspre o poco definite, l'R-27 non cercherà di ingentilirle, lascerà impietosamente che mostrino i loro difetti, senza tentare di compensarli. Quel caldo e quel dolce, non significano eufonico o edulcorato. Siamo nel mondo dell'alta definizione. E non vi so descrivere la distanza siderale che separa questo sistema dai miei vecchi giradischi Marantz SA11S2 e Teac VRDS 10 con convertitori Philips e BB. Eleganza contro sguaiato. Eppure 25 anni fa quelli erano il non-plus-ultra (o quasi). Vale 3600 euro ? Non saprei dire, dipende da cosa ci dovete fare e cosa vi aspettate che faccia. Se avete più cuffie alto di gamma e un amplificatore in classe A e dei diffusori planari robusti, ascoltate musica unplugged registrata a regola d'arte ... e avete lo spazio dove sistemarlo in modo tale che dissipi il calore che produce. E allora si. Altrimenti sarebbe un vero spreco. Si può avere di più ? Certo, sempre. Io non sono un grande appassionato di sistemi integrati, tendo a preferire le soluzioni a componenti separati. Quindi, restando in casa Audio-GD, una DI-24H, un R-7HE e un HE-9 Mk III sicuramente vi strapperanno dei sorrisi ebeti (specie se avete delle HIFIMAN Susvara o delle HE1000 SE). Ma ad un prezzo più che doppio di quello già stratosferico di questo. Ci sono sistemi più economici di questo che offrano prestazioni simili ? Si certo ma comunque attenzione a selezionare cose che abbiano lo stesso tipo di impostazione a discreti, dall'alimentazione ben dimensionata alla quantità di transistor di uscita, senza operazionali. Ne sono contento ? Si, assolutamente si. Ma in fondo il mio sistema di backup (sempre Audio-gd) riesce a comportarsi a modo, con una prestazione sui monitor attivi da bancone, che è superiore a quella dell'R-27 che è più spietato e schizzinoso. Quindi ? L'Hi END è così, una malattia a cui bisogna saper porre rimedio. Ognuno trova la medicina musicale che fa per lui. Giudizio complessivo PRO: costruzione senza lesinare. Addirittura esagerata solido apparecchio di fascia realmente top; componentistica di pregio ingressi e uscite per tutte le necessità suono eccezionale se la sorgente e il sistema di riproduzione sono all'altezza caldo, dolce ma sempre estremamente dettagliato, senza alcuna concessione nessun convertitore Delta-Sigma che io abbia sinora ascoltato è in grado di dare questo genere di suono addirittura conveniente (di prezzo) se confrontato con catene a tre unità separate (interfaccia digitale, DAC e preamplificatore) CONTRO: ingegnerizzazione molto sofisticata per un sistema in apparenza molto semplice costruito per ridondanza quasi overkill costruzione artigianale con molte concessioni a livello di realizzazione (connessioni, resinature, residui su schede e piastre : nulla di questo si vede in occidente, in questa campo Audio-gd deve molto migliorare e curare i dettagli) I francesi userebbero il termine alambique peso, dimensioni, prezzo ... enormi ! comandi e display astrusi (a dir poco) impietoso verso chi non è alla sua altezza (sorgente musicale e cuffie/diffusori)
  3. Ho comprato questo DAC nel dicembre del 2022 e l'ho utilizzato ininterrottamente fino al mese scorso come unità di conversione semplice, nella catena di controllo dei miei diffusori dipolari quadriamplificati. Avvicendava l'Audio-gd R28, usato solo nella sua funzione di DAC, nello stesso ruolo, che mi sembrava un pò troppo delicato per i miei bestioni. Adesso l'ho sostituito temporaneamente con il vecchio Audio-gd NFB 7.1, altro Sigma-Delta che ha all'attivo una decina di anni di servizio. Nella realtà questo Gustard è molto più di un DAC, potendo funzionare anche come preamplificatore digitale e ricevitore di segnale wireless. Ci sono altri Gustard ancora più evoluti che possono fungere da renderer di rete e via discorrendo. Vanta una pletora di ingressi, completo di tutto quello che si può chiedere ad un apparecchio di questa classe di appartenenza. L'ho trovato su Amazon in campagna sconto natalizia, venduto dal distributore cinese dei tanti marchi noti anche sul nostro mercato. Sinceramente io sono "vecchia scuola", nel senso che tendo a preferire unità separate e specializzate. Per cui mi piace che un DAC faccia il DAC e niente altro. Ma tutto sommato in questo caso si tratta semplicemente di una fisima, in quanto basta non utilizzare il resto, scegliere l'ingresso adatto e poi mettere a ZERO il controllo di volume e anche questo X26 PRO farà il DAC puro e semplice. Immagino che la sigla PRO derivi dalla scelta del chip principale, l'ESS SABRE ES9038PRO, per l'appunto che qui è utilizzato in doppio mono con tutti i canali interni messi in parallelo a servizio di uno dei due canali stereo, uno per canale. Si tratta di un chip monolite , estremamente sofisticato e con caratteristiche di altissimo livello, l'ammiraglia del marchio californiano in quel momento, in grado di caratterizzare l'intero progetto. É un convertitore da digitale ad analogico che funziona sul principio della modulazione Sigma-Delta (vi risparmio la frequenza di Nyquist, il teorema di Shannon e la funzione di Dirac : in questa sede non aggiungerebbero nulla) per trasformare il flusso di bit con cui è codificata la musica digitale in una corrente analogica. L'operazione nel suo complesso viene effettuata in un chip singolo nella più classica ed economica tecnologia CMOS (come quella dei nostri sensori digitali delle fotocamere). un microchip ESS ES9038PRO visto di sopra e di sotto. I tanti piedini sono i contatti di ingresso e di uscita. Il circuito di controllo deve essere progettato strettamente secondo le specifiche di ESS, pena un decadimento delle prestazioni o il mancato funzionamento secondo le specifiche. ESS è uno dei principali produttori di convertitori monochip dedicati al mondo audio. Insieme ad AKM, Wolfson, Crystal, Texas Instruments e pochi altri, praticamente tutti statunitensi o giapponesi. Ma torniamo al nostro apparecchio. Si presenta in un telaio di alluminio del peso di 7 chilogrammi e delle dimensioni di 330mm x 260 x 65. La finitura è in nero e grigio antracite. Le superfici sono spazzolate e la qualità percepita è subito elevata. naturalmente io l'ho aperto, rimuovendo il telaio (per farlo si devono svitare sei viti passanti che dal fondo arrivano al coperchio superiore. C'è poi una vitina di blocco sul retro che tiene fermo definitivamente anche il pannello delle connessioni). Le pareti del telaio sono spesse dai 5 agli 8 mm e l'insieme è tenuto da squadrette interne avvitate alle pareti. Nel sollevarlo si nota subito uno sbilanciamento sulla sinistra. E' dove sono ubicati i due trasformatori toroidali audio-grade. notiamo subito la separazione tra i trasformatori, il circuito di alimentazione e la sezione di conversione digitale. In piedi, sul lato corto, troviamo una scheda madre che contiene i processori di controllo mentre a ridosso del frontale ce n'è un'altra che pilota la manopola del menù e il display anteriore. i due trasformatori sono marchiati Gustard e sono separati dal resto da una parete di alluminio che fa da schermo. in mezzo c'è la sezione di livellamento che contiene condensatori da 6800 microFarad, sufficienti per un piccolo amplificatore integrato, transistor tripolari di potenza e altri condensatori Wima. E' tutta componentistica di primordine e costo adeguato. Sulla parte in fondo ci sono i ricevitori e il clock interno, anche questo marchiato Gustard. a destra c'è la sezione di conversione vera e propria che ha una topologia simmetrica con i due canali separati a partire dai convertitori, surmontati da un dissipatore ad alette. La componentistica è ibrida, a discreti e a integrati. i due ES9038PRO e il loro dissipatore. La schedina in verticale è il controllo del multiselettore del menù. La schedina sulla destra, di costa, prende tutta l'elettronica di controllo. il clock interno, marchiato Gustard K2 dettaglio dei condensatori di livellamento della corrente. Una sana sezione di alimentazione è sempre indice di un progetto interessante. Diffidare di chi si vanta di utilizzare un alimentatore esterno o di uno switching. particolare della scheda centrale, di costa che contiene il ricevitore USB XMOS, un DSP Shark e processore ARM con tanto di memoria flash. Praticamente si tratta di un microcomputer che gestisce tutte quelle funzioni evolute che io, nella realtà, ho bypassato del tutto. Vediamo invece i condensitari WIBA ad alta tensione e quelli Gold più grandi in fondo. ancora una vista dei due ESS e dei circuiti di uscita le piattine di connessione della scheda di controllo e del display anteriore il multiselettore di accesso al menù e il marchietto X26pro. e ancora un dettaglio di ARM, memoria Flash e DSP Analogo Devices Shark con una vista sulle connessioni. Andiamo proprio alle connessioni. c'è un ingresso per un eventuale clock esterno da 10 MHz, l'ormai desueto ingresso ottico, così come il coassiale digitale. La porta USB e quella per l'antenna bluetooth se uno vuole usare questo apparecchio come ricevitore di un segnale MQA da smartphone e infine le porte più utili, per i miei utilizzi. La tripolare AES/EBU per cavi ad impedenza controllata e la porta HDMI incaricata del trasporto del segnale digitale I2S, quella raccomandata per la minimizzazione del jitter, anche se il reclock interno di questa unità sembra funzionare molto bene. in quanto alle uscite, non ho mai impiegato quelle sbilanciate che recano ancora il cappuccio rosso mentre impiego correntemente quelle XLR bilanciate E completiamo il tour con il fondello, molto ben fatto con quattro piedini ben dimensionati per sostenere un peso non indifferente visto il telaio così piccolo. sia il fondo che i fianchetti sono dotati di fori e di fessure di ventilazione adeguate Ultima vista di insieme L'ingegnerizzazione è di livello veramente elevato. La qualità dei componenti ma soprattutto la tipologia dei circuiti e la loro fattura dimostra qualità fuori dal comune. Sembra di vedere un apparecchio Yamaha o Panasonic del massimo livello. Insomma, a differenza di altri cinesi più esoterici, non ha nulla da invidiare alla migliore produzione industriale - audio e di elettronica professionale - occidentale. Oramai l'implementazione di questi componenti è alla portata di tutti così come è relativamente facile integrare processori così sofisticati per consentire misure consone al livello atteso. Qui peraltro stiamo parlando di un dispositivo di fascia media del costo corrente di circa € 1.500, non esagerato ma certo ben al di sopra della fascia più diffusa. Chi ne mastica di audio e di audio digitale in particolare, sa che si può fare un apparecchio funzionante relativamente con poco e che la scelta di questo o quel componente è relativamente ininfluente se la circuitazione è adeguata. Ma fare alimentazioni all'altezza e stadi di uscita che portino il suono al livello atteso è un altro paio di maniche. E qui abbiamo tutti gli ingredienti giusti. La riprova è data dal fatto che acceso, il Gustard X26PRO dopo un pò si scalda. E qui si spiega il motivo di un telaio robusto e pesante con spessori notevoli per questa classe. *** Trascuro i dati di misura. Parliamo di cose tipo 129 dB di rapporto segnale/disturbo e bilanciamento tra i due canali a livello di secondo decimale. La distorsione è a -110 dB con un minuscolo picco a 12KHz, misurabile con difficoltà. La risposta è una retta orizzontale, L'uscita bilanciata produce 5,115 Volt e questo è un dato interessante, per l'interfacciamento con l'amplificatore. Sono informazioni che trovate sui siti dove questo apparecchio è in vendita (per esempio su Audiophonics.fr, verso cui vi indirizzo). Noi ci concentriamo sul suono che è la cosa più importante. Ancora mi scuso se ho utilizzato ed userò "liscio" questo convertitore, impostato su NOS (senza sovracampionamento) e senza alcun filtro che ne moduli la fragranza (sono cosine che si inventano quelli di ESS per mettere a disposizione degli integrati facili sistemi per modulare il suono se non sono capaci di farlo con l'elettronica). qui è posato sul preamplificatore Audio-gd Master 9 Mk III, connesso con cavi XLR. Il preamplificatore è collegato a due monitor professionali Adam Audio A77H a tre vie con 500 watt integrati. Il DAC prende il segnale digitale via cavo HDMI da una interfaccia digitale Gustard U18, il cavo è un comune HDMI da televisore, adatto per il 4K ma di poco costo (lo uso per mostrare le fotografie alle modelle mentre le scatto). Il display del DAC mostra informazioni essenziali l'ingresso (IIS IN), il tipo di segnale (in questo caso PCM a 96 Khz, inviati da un mini pc su cui gira Audirvana collegato con Qobuz) e il volume digitale, qui messo a ZERO per lasciare il segnale elettrico in uscita al massimo, delegando il resto al preamplificatore. Dal menù è possibile fare ulteriori scelte ma nulla di troppo sofisticato. Non chiedetemi cosa sia il PCM Filter, l'ho lasciato su Gentle perché le altre dizioni mi inquietano. l'ingresso 1 del preamplificatore, il volume 28, l'uscita altoparlanti, la simulazione di un suono "a valvole", riguardano invece l'Audio-gd. Ne riparleremo. Noto subito che il volume necessario è superiore a quanto sono abituato con la catena Audio-gd, collegata con la connessione proprietaria ACSS. Poco male, il livello può arrivare fino a 100 e già così ho davanti un Bosendorfer Imperial di grandi dimensioni, nonostante la vicinanza dei due monitor Adam Audio (due woofer in parallelo, un midrange a cono e un tweeter ESS). Il suono di questo DAC è molto concreto, appena il tutto è caldo è evidente il lavoro fatto dai tecnici Gustard. Concreto, solido e molto lineare. Roccioso sul basso e neutro sul medio e sull'alto. Il violino lo ha notato profondo e corposo, Max addirittura al telefono stamattina mentre stavo facendo i primi test. La voce femminile è robusta, impostata. Ma soprattutto si apprezzano due caratteristiche che sono la firma di questo convertitore. Il basso roccioso e la separazione tra i livelli con quello che chi scrive queste recensioni tende a definire silenzio di fondo o "nero" ben definito. Questo favorisce l'ambienza. In questo momento un coro canadese intona lo straordinario inno If Ye love me di Thomas Tallis e le sezioni vocali si leggono in profondità, chiare e distinte tra loro. La dolcezza di Mille Regretz di Orlande de Lassus si mantiene ma senza che si perdano le dinamiche tra le voci che restano, precise. Il senso di precisione complessivo è veramente notevole, complice la stessa impostazione nei monitor. Ma l'impressione si mantiene intatta anche nell'ascolto con le HIFIMAN Arya usando l'uscita cuffie del preamplificatore. Rappresentazione di classe che è perfettamente intonata con le caratteristiche estetiche del X26PRO, a promessa del risultato. La sinergia con l'interfaccia digitale Gustard U18 è ineccepibile, si vede che sono concepiti per funzionare insieme. Non c'è la minima incertezza (che invece mi rende impossibile usare la Gustard con i DAC Audio-gd). *** Insomma, prestazione maiuscola. Almeno finché si confronta con apparecchi dotati di convertitori sigma-delta. Nello stesso sistema, il mio Audio-gd NFB7.1 dotato del ES9018 si dimostra ancora più gigantesco nel basso, forte della sua alimentazione più che sovradimensionata (è un telaio da 22 chilogrammi) ma non così controllato sul medio e sull'alto. Però a paragone con DAC R2R il discorso cambia. Sia l'R27 che l'R1 di Audio-gd hanno una dolcezza e un microdettaglio che semplicemente questo X26 perde. Lui recupera sul basso che è sempre più importante, deciso, corposo e soprattutto controllato ma cede in quanto a precisione, sacrificando il dettaglio all'insieme. Con le cuffie planari di fascia alta la cosa è più evidente. Insomma, come per tutte le ricette, non è detto che ogni ingrediente sia sempre il più adatto, spesso si dovranno miscelare diversamente. L'X26PRO con i miei dipoli fa un lavoro egregio, dove la prova degli R2R che sinora ho provato faticano ad evidenziare un basso che tende sempre a stare un pò sulle sue ma in una catena che è votata alla trasparenza cristallina alle frequenze del violino e della voce femminile si nota che è la sua, la voce un pò più stonata. Nulla di grave, niente è perfetto e non è obbligatorio che ogni accoppiamento funzioni alla perfezione sempre, comunque e con qualsiasi repertorio. In questo momento sto ascoltando del jazz scandinavo e contrabbasso, piatti e rullante vorrei che suonassero per sempre ... Ma adesso ti rimonto il coperchio che se no qui prendi polvere ... Giudizio complessivo PRO: costruzione e ingegnerizzazione inappuntabili solido apparecchio in relazione al prezzo richiesto; componentistica di pregio funzioni complete (ma, per chi è interessato, i fratelli successivi hanno anche capacità di lettura di rete); può funzionare anche da preamplificatore digitale collegato a dei diffusori attivi ingressi e uscite complete affidabilità prestazione lineare con un basso importante ma suono complessivamente chiaro CONTRO: in confronto con DAC di tipo R2R mostra minore dettaglio e trasparenza può suonare in modo affaticante, bisogna stare attenti agli abbinamenti peso sbilanciato per la scelta di mettere i due trasformatori sul lato (ma non dobbiamo sollevarlo ogni momento, giusto ?)
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