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Il nuovo Audio-gd Master 9 Mk 3 riprende la denominazione dei precedenti Master 9 ma se ne distanzia per dimensioni e peculiarità costruttive. Ma ne riprende le caratteristiche sonore, elevandole ad una firma sonora ancora più naturale. C'erano una volta l'Audio-Gd Master 9 e il Master 19. Due pezzi di bravura posizionati diversamente sul mercato. Entrambi preamplificatori in classe A bilanciati dual-mono, con amplificatore per cuffie. il Master 9 era una bella bestia, dal telaio standard, 16 chilogrammi, 9 watt su 40 Ohm dall'uscita bilanciata con la raffinata soluzione delle due prese per i canali separi, oltre a quella tradizionale a 4 poli. il Master 19 era condensato in un telaio più compatto, pesava 7 chili ma dimostrava lo stesso approccio e le stesse caratteristiche di fondo e sempre la stessa uscita cuffie. Meno sofisticazione nel complesso ma uguale sostanza. Nell'ultima ristrutturazione del catalogo, il Master 9 è evoluto verso la linea HE (alimentazione rigenerativa), il Master 19 è uscito di catalogo, mentre vi è entrato l'ultimissimo arrivato della gamma, il Master 9 Mk. 3 che è oggetto di questo articolo. Si tratta nuovamente di un componente dual-mono, interamente e realmente bilanciato, tutto in classe A, in un telaio compatto da 7 chilogrammi che idealmente è la versione "condensata" del Master 9 ma con l'approccio meno impegnativo del Master 19. E' stato aggiornato il layout, manopola, comandi, display e prese cuffie sono sostanzialmente identiche a quelle dei modelli di fascia alta (RE27 incluso), ma il peso e il volume occupato sono quelli del Master 19. L'impiego di tecnologia SMD per la produzione delle schede (identiche per i due canali) e delle alimentazioni (sdoppiate a partire dai due trasformatori che sono separati e non usano la stessa armatura) ha consentito un recupero economico che si riflette in un prezzo di acquisto competitivo. Con poco più di 1250 euro si acquista un componente che si può tranquillamente definire allo stato dell'arte, con controlli di volume separati a discreti asserviti da relais con resistenze di precisione, componentistica selezionata audio-grade, soluzioni di livello assoluto e raffinato. Concezione nel dominio della corrente e non nella tensione, connessione con gli altri componenti della catena bilanciata tradizionale o tramite collegamento proprietario ACSS. Le stesse, stessissime capacità di carico che consentono di pilotare qualsiasi cuffia esistente passata, presente e futura (sempre 9 Watt di targa a 40 Ohm oppure 630 mW per 600 Ohm -> equivalenti alla potenza di un amplificatore di potenza da 45 watt con riserva di energia a livello di trasformatori per 135 Watt, quindi più che adeguata ad ogni esigenza). *** Operazione di marketing, quindi ? La linea Master 9 si estingue e viene sostituita dalla HE 9 che propone alimentazione rigenerativa, mentre la linea Master 19 diventa Master 9 e rimane con alimentazione tradizionale. Direi di si e la prova sta nel pudding. Ma andiamo a guardarlo bene da vicino questo preamplificatore. La taglia è quella di un falso magro perché comunque ha una impronta sul tavolo di circa 35x35 cm e una altezza con i piedini di 8,5. Il peso è di 7 chilogrammi. Il telaio è in solido alluminio. I fianchetti sono di 4/5 mm di spessore, il sopra e il sotto sono di 4 mentre frontale e retro di un confortevole 8 mm, anche perché sono quelli più sottoposti a sforzo. l'aspetto riprende quello degli apparecchi più recenti della firma, con gli angoli stondati e il frontalino con due smussi sopra e sotto nella parte centrale, sopra al display. Il display è a due righe come quello degli apparecchi più "belli". la base del telaio ha fori di dissipazione (questo coso dopo mezz'ora scalda da matti !) e una quantità industriale di viti di blocco di schede e dispositivi. I piedini sono generosi e adeguati al peso qui ho cercato - invano - di evidenziare i differenti spessori. Il fianchetto non è così spesso, lo smusso arrotondato è praticato dal pieno del frontale/retro , via fresatura CNC il copritelaio è tenuto fermo da 8 viti filettate. i comandi e le prese cuffie così come il manopolone del volume sono in apparenza identici a quelli del RE27HE che in questo momento lo sta sostituendo alla guida dei dipoli DIP21. le uscite sono di qualità e ben solide, capaci di durare più di una vita. Entrambe hanno il blocco di sicurezza con pulsante di sblocco. Il retro è un condensato di razionalità e di qualità. Le prese e gli ingressi sono identici a quelli delle linee più pregiate. Le prese XLR sono incassate. il dettaglio del canale destro, 4 ingressi, due bilanciati, uno sbilanciato e uno proprietario ACSS. Le uscite sono tre, per i tre tipi di connessione. vicino alla prese di corrente c'è la targa con il seriale e la tensione. Nella realtà all'interno c'è un interruttore che credo consenta di passare a 110 Volt ma non mi interessa verificare. E andiamo finalmente a vederlo aperto la topologia è evidente per quanto molto semplice. I cavi volanti ridotti al minimo. La sezione di sinistra contiene i due trasformatori ben dimensionati, uno per canale. Le due schede sono speculari, una per canale. Contengono anche la parte di livellamento dell'alimentazione. dettaglio dei due trasformatori. Sono tipici delle realizzazioni di Audio-Gd che li lascia liberi, senza resinarli come è un pò abitudine occidentale. il fascio dei cavi che conduce l'alimentazione alle schede di segnale schede che portano marcata la scritta .... Master 19 Mk3 a chiarire definitivamente che questo di fatto è la riedizione del Master 19, con il nome cambiato Il motivo però non è solo marketing, ne parleremo quando si tratterà di definire le sue caratteristiche sonore. un'altra vista d'insieme non guasta mai. A ridosso del pannello frontale e in corrispondenza del display abbiamo la logica di controllo delle indicazioni dello stesso display. Ed ecco finalmente le schede di linea, identiche tra loro qui riprese dai due lati mostrarne i dettagli. Queste schede sono prodotte con procedimenti SMD per contenere i costi ma sono poi misurate singolarmente ed accoppiate dai tecnici di Audio-gd. questo è invece uno dei controlli di volume, realizzato senza uso di potenziometro ma con relais che controllano una rete di resistenze di precisione che intervengono a passi successivi da 0 a 100. il controllo avviene per mezzo di questi due microprocessori. Le due schedine sono sopraelevate per non influenzare per nulla il percorso di segnale delle due schede di linea dettaglio dei perni di sollevamento che sospendono sopra alla scheda di segnale la schedina di regolazione del volume. Tutto è analogico, nonostante vengano impiegati dei microprocessori per il controllo delle funzioni principali, questi non hanno alcuna attinenza col percorso del segnale. le prese di segnale. Quei cavetti trasparenti, davanti alle connessioni della presa XLR di uscita, alimentano la presa ACSS. La presa RCA è separata, non ci sono trucchi come sono spesso usi produttori meno qualificati. Questo apparecchio è realmente dual-mono e veramente bilanciato dall'ingresso alle uscite. Un ultimo sguardo lo meritano i transistor di potenza che, insieme ai condensatori di livellamento, potrebbero popolare un amplificatore di potenza da 45-50 watt senza problemi, grazie anche alla generosa quantità di corrente messa a disposizione dai due trasformatori. E in un telaio così piccolo ... sono disposti sui lati a ridosso della parete di separazione (si vedono in pianta due solide lastre di alluminio da 5mm, una che separa i due canali e una il canale destro dai trasformatori). Questi erogano fino a 9 watt su carichi da 40 Ohm (ovvero 22,5 watt su cuffie da 16 Ohm) e permettono a questo amplificatore di pilotare sostanzialmente qualsiasi carico presente sul mercato. un ultimo sguardo alle prese dorate di uscita. Il foto filettato di blocco del tetto del telaio e la piastra del retro dello stesso. *** Funzionalità Non c'è molto da dilungarsi. Questo apparecchio non richiede regolazioni. Ha un tasto di accensione e due tastini di selezione. All'accensione il display a linee LCD lampeggia qualche cosa che ricorda il nome dell'apparecchio che come tutte le altre indicazioni, tipicamente Audio-gd non è troppo intelleggibile. qui ci sono il numero di ingresso, il volume, il tipo di guadagno impostato e altre indicazioni che .... non ricordo e per cui vi rimando al breve e oscuro manuale presente sul sito del produttore. La peculiarità introdotta in questo apparecchio è quella di disporre di due tipi di risposta - pensati per le cuffie - quella normale (la lettera N dentro a PLNAL) che può essere cambiata nella lettera t (minuscola nell'immagine sopra). La posizione "t" starebbe ad indicare una curva di risposta modulata che scalda il suono, una sorta di effetto loudness che però si applica ad ogni livello di volume. L'ho misurata ed effettivamente è presente e ben audibile. questa è la risposta in frequenza delle cuffie AKG K-371 come come tutte quelle tipicamente del marchio, ha una tendenza al chiaro ben evidente. La posizione "t" del Master 9 Mk 3 attua una attenuazione della risposta a partire dai 100 Hz fino all'estremo superiore che ne ammorbidisce il suono. Mentre incrementa leggermente i bassi da 50 Hz in giù. Un sistema pratico di equalizzazione "al volo" attuato senza interventi digitali o processori di segnali, disegnata dal progettista direttamente nella scheda di amplificazione. Geniale, semplice, funzionale e ... compresa nel prezzo. *** A completamento della presentazione, il prezzo è piuttosto contenuto per la qualità del prodotto e le sue potenzialità, circa 1260 euro. La garanzia illimitata è di 10 anni come standard per Audio-gd. I tecnici, una volta assemblato l'amplificatore lo tengono collegato per circa 300 ore dopo di che lo misurano e lo testano, prima di spedirlo al cliente o al distributore europeo. La raccomandazione è quella di rodarlo per altre 300-500 ore prima di giudicarlo. E di cominciare a considerarlo in opera, solo dopo almeno 30 minuti di accensione, meglio se dopo due ore ...
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Provare delle cuffie per riferirne a persone che non si conoscono non è impresa facile. Chi lo fa con nonchalance (il web ne è pieno, non parliamo di Youtube) è un millantatore o uno che mente sapendo di mentire. E chi inventa vocaboli o paragoni incomprensibili lo fa solo per buttare fumo negli occhi. Non parliamo di quando si fa un confronto tra due apparecchi. Passi se sono diametralmente differenti. Ma quando parliamo di cuffie top alimentate da un amplificatore over-the-top, ci vuole umiltà. E tempo. Quindi datemi tempo, vi prego. Cercherò di essere soggettivamente il più obiettivo possibile. Ma la musica e la sua riproduzione è il più grande amore della mia vita. Nato quando sono nato e che morirà quando le mie orecchie mi precederanno là dove sono Bach, Beethoven e Brahms. a sinistra, le HIFIMAN Arya V1 con i nuovi cuscinetti, a destra, le HE1000 Stealth. Sotto ai cavi, il supercarrozzato Audio-GD R27 HE. *** Per ogni considerazione generale sulle HE1000, la cui stirpe alligna sin dal 2015, rimando al precedente articolo : Come suonano le HIFIMAN HE1000 Stealth ? Come tutte le magnetoplanari aperte. Il suono è aperto, chiaro, brillante con un campo sonoro ben sviluppato (per quanto possibile nelle cuffie). I bassi sono estesi ma neutri, non sono cuffie da "bassisti", lo dice chiaramente la risposta in frequenza e lo conferma l'ascolto. Il pedale di un grand'organo si sente perfettamente fino in fondo, manca l'elemento tellurico, ci si aspetterebbe di sentire le panche vibrare. Estesissimo ma chiaro. Chi si aspetta da cuffie del genere un effetto speciale ascoltando musica elettronica o techno, ha sbagliato candeggio. Ma l'articolazione è estremamente più raffinata. In generale, lo dico senza snobismo, le HE1000 si comportano come ammiraglie. Non sono per un ascolto casuale e richiedono "orecchie educate" per farsi apprezzare. E una alimentazione di livello. In un primo momento le ho provate in parallelo con Arya ed HE400 SE con un SMSL 400DO, buon tutto in uno impostato su ES9038 e con una buona sezione di amplificazione. Forse il miglior apparecchio di questo tipo sotto ai 500 euro. Ebbene, non riuscivo a trovare differenze, pur dannandomi a cambiare tracce. Insomma, a costo di sembrare banale, non sono strumenti banali all'ascolto. Ci vuole orecchio. E ce ne vuole parecchio (cit. !). Ma soprattutto ci vuole un motore equivalente. Per questo anche con l'Audio-GD R28 (un all-in-one che si mangia tutte le creature asfittiche da meno di due chilogrammi di cui si riempiono la bocca gli "influencer" su UTUbe) mostrava un pò la corda. E quindi ho approfittato di uno scontone dell'IVA per sostituirlo con il fratellone R27 HE, un apparecchio che oltre ad avere il doppio dei moduli R2R vanta anche una alimentazione introvabile sulla terra. E alla fine, mentre le cuffie si scioglievano e le mie orecchie si "educavano", ho capito quello che il Dr. Fang ci vuole dire. Come i Master Chef lui non svela le ricette segrete ma propone tanti piatti sulla tavola, con tante fragranze diverse, molte volte simili ma non così sovrapponibili. Lui sa che i palati, come le orecchie, hanno gusti differenti. E i più raffinati non si accontentano della stessa pietanza tutti giorni. Un vero appassionato di cuffie avrà più strumenti, ognuno adatto ad un tipo di ascolto, di umore, di giornata, di occasione. Gli altri modelli di HIFIMAN sono di impressione più immediata. Queste richiedono più tempo per capirne l'essenza. E se una volta il loro costo era tale che questo poteva già svelare una parte del loro segreto, adesso che sono sullo stesso piano delle "sorelline" Arya, bisogna rifletterci sopra. Insomma. Preparatevi ad abbassare o ad alzare il volume. Dipenderà da molti fattori diversi. *** Silje Nergaard : Be still My Heart Abbondanza di sibilanti su una voce in primissimo piano. Pianoforte abbastanza esile. Riverbero complessivo che porta ad apprezzare la scena nel suo spazio, nonostante la voce sia proprio a centro-sinistra. Come se lei vi guardasse di tre quarti da sinistra. Volume che deve essere abbassato di parecchio. Rach 39/5, Babayan, DG Pianoforte gigantesco, acuti metallici, basso lungo, esteso ma in secondo piano. Volume che corre su di 15 punti. Diana Krall, California Dreamin' Minchiapapà, voce in primissimo piano e violini "elettrici" in attesa delle percussioni che si sommano, calde, ritmiche. La voce resta li in mezzo, con quella vaga venatura roca, visto che la Signora nel 2014 aveva già i suoi anni. Janine Jansen : Prokofiev, concerto per violino n.2, secondo movimento Conosco lo Stadivari del 1707 di questa registrazione come se fosse un vecchio amico. Qui rispetto al solito ha una voce un filino più stridulo e nervosa. In compenso i bassi pizzicati di accompagnamento sono di un volume ascoltato solo con i 15'' finora. L'effetto lacrima facile di Mauro arriva comunque subito dopo. Non ci posso fare niente. E' meglio dell'estratto di cipolla ! L'organo della Thomaskirche di Lipsia riempie l'aria e sembra che riempia anche quella della piazza antistante e che il vecchio Bach stesso si possa alzare la da dove riposa. Pedale possente, medio deciso, acuti che risuonano. Tolgo il saluto a chi non riesce ad apprezzare una fuga a tre voci come la 548. Non ce la faccio a staccare l'ascolto devo andare oltre ... forse il più grande complimento che possa fare ad uno strumento di ascolto mentre lo provo. Si può separare ogni nota del pedale anche se il volume è oltre 60 e i manuali stanno asciugando letteralmente la cera dalle candele. Commozione e applausi a scena aperta. A Bach, a Bohme, a Fang. Ma mi sto distraendo e sono andato alla meravigliosa fuga in Re maggiore BWV 532 che anche io, nel mio piccolo, strimpellavo quando avevo dita buone ... Joni Mitchell/Herbie Hancock/Norah Jones : Court and Spark Pianoforte squillante e un pò metallico, bassi possenti, piatti spettacolari, voce chiara nella sua tonalità naturale. Meglio abbassare un pò il volume. La voce resta chiara, la scena ne acquista in naturalezza. Molto naturale il sax. Anche Edith & The Kingpin, con Tina Turner si apprezza di più ad un volume più moderato ma per ascoltare ogni nuance dell'accompagnamento dovrete sacrificare qualche pò di udito. La batteria è tridimensionale e si sente il sax soffiare. Anche Amelia, con la stessa Joni Mitchell è allo stesso livello. Dal vivo. Sul piano del test, è bellissimo avere a disposizione nella stessa registrazione e sullo stesso set, voci così diverse, caratteristiche e conosciute. la meravigliosa registrazione dei Mottetti di Bach del Pygmalion ha una estensione di scena esagerata. Qui si individuano i gruppi di cantanti sulle voci quando intervengono (Komm, Jesu, komm BWV 229). Io però continuo a sentire delle squillanti un pò "cattive". AC/DC : Highway to Hell Devo ripartire tre volte perché un riverbero così non l'avevo ancora sentito in vita mia. La voce è più alta che dal vivo. Bassi che per me sono altro che presenti. Chi cerca di più, sinceramente avrà bisogno presto anche dell'apparecchio acustico ... ! Il 24° capriccio di Paganini con l'Anselmo Bellosio del 1775 di Alina Ibragimova si fa apprezzare ad alto volume. Qui sento le inflessioni dell'archetto e il cambio di tono dello strumento che segue duttile la mano dell'artista. Bella prova. Registrazione di 10 piani sopra quella Decca della Jansen. *** Confronto sintetico Non vi annoio con la ripetizione dei miei commenti di ascolto. Le mie Arya sono più che rodate. Adesso le sto imparando a conoscere con i nuovi cuscinetti che, non si direbbe, ma ne hanno "arrotondato" il suono, incrementando il basso profondo e il medio. Restano meno sensibili delle HE1000 e quindi in un confronto immediato è necessario alzare il volume. Nel complesso e con le stesse tracce che vedete sopra, mi sembrano più indicate per un ascolto di tutti i giorni. Dove non si chiede di essere stupiti nell'immediato con una prestazioni eccezionale. Sono anche più portate a perdonare nefandezze di registrazione, specie lato acuti. Sibilanti e microfoni troppo ravvicinati risultano più addomesticati rispetto alle HE1000. Se dovessi usare solo poche parole per definirle direi naturali e umane. Questo aiuta a contenere la stanchezza di ascolto che, non so a voi, ma per me è sempre dietro l'angolo con le cuffie (io non sono proprio in grado di ascoltare cuffie chiuse per questa ragione). E rende piacevole continuare ad ascoltare musica. Un pò il carattere delle elettrostatiche. Le HE1000 Stealth al confronto sono decisamente più analitiche, portano in evidenza i dettagli, aumentano ed amplificano ogni contrasto. Sono, se mi permettete un paragone tirato per i capelli, una versione ad alta definizione VS una a definizione normale. Le HE1000 Stealth stupiscono per il microcontrasto e per l'impatto. Si sentono cose che non si sentono facilmente con altre cuffie (e quasi mai con i diffusori). Come se fossero dei monitor professionali mettono tutto in evidenza. Qualche volta troppo. La scena è più ampia. Molto di più. Il basso sembra più profondo, nella realtà è solo più veloce ed efficiente. Insomma, stupiscono. Ma un pò stancano per la loro brillantezza, per me, eccessiva. Secondo me hanno bisogno di maturare e di perdere un pò di eccesso di brillantezza per diventare compagne di tutti i giorni. Ma se vi volete stupire ed emozionare, avete orecchie buone e un amplificatore/DAC Top Of The Line, allora sono la scelta per voi. Potendo, io sceglierei una o l'altra a seconda dei casi. E a seconda di altri (per esempio con la musica da camera) sceglierò le elettrostatiche Jade II. Conclusioni Insomma, forse non ho risposto alla domanda. E' vero. Le HE1000 Stealth sono cuffie eccezionali. E se dovessi paragonarle ad un obiettivo Nikkor (in fondo siamo ospiti su Nikonland) le paragonerei al 138/1.8 S Plena. "Eccezionale ma non per tutto o per tutti". Lo stesso per queste cuffie. Con le Arya più simili al 50/1.2 S. Non pensate di comperarle perché sono le ammiraglie di gamma. Magari le Arya, le Ananda o le XS per voi saranno meglio. Io non vi so aiutare.
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HIFIMAN Ananda Nano : l'hi-end a ~€500
M&M posted a blog entry in BWV 988 : Variazioni Goldberg's BWV 988 : Recensioni Audio
pagina delle caratteristiche dal sito del distributore Playstereo.com Versione riveduta e aggiornata dell'apprezzata HIFIMAN Ananda. Che incorpora i nuovi magneti stealth e il diaframma ultrasottile e si ripresenta con un nuovo look, tutto argento, per differenziarsi meglio da altri modelli della gamma. Nella prima versione si trattava sostanzialmente di una alternativa economica alle più prestigiose Arya, molto distanti dalle HE1000, di cui questa nuova versione ricalca un pò il look. il marchietto ANANDA NANO caratterizza l'arco di queste cuffie. che riprendono la forma del padiglione e anche la struttura dalle cuffie superiori. Ma con un pizzico di attenzione al risparmio nel sistema di articolazione dell'arco che di fatto impedisce ai padiglioni di seguire la forma della testa con leggerezza. Questo, unito ad una pressione piuttosto importante e ad una banda superiore - bella - piuttosto rigida, sulle prime non rende queste cuffie molto comode, almeno sulla mia testa. Allungando la corsa regolabile la pressione si attenua ma restano puntate sulla parte bassa. Non escludo che col tempo si adeguino alla forma della testa. In genere bisogna avere pazienza su questi versanti. Ma comunque Audivina (un guanto !), Arya e HE1000 restano di una categoria a se per quanto riguarda la comodità in testa. Detto questo, è tutto piuttosto solido e di qualità. I cuscinetti sono ottimi, morbidi (forse troppo), ben consistenti e aderenti. Anche la banda sembra superiore per consistenza a quella delle Arya. padiglioni e cuscinetti, approvati per fattura e consistenza. come la griglia di protezione, molto bella e resistente. La spugna interna praticamente nasconde del tutto i diaframmi, invisibili all'occhio e ben protetti. Nel complesso io le definisco molto belle. Non aggraziate come Arya e HE1000 ma siamo chiaramente in quella fascia di estetica e concretezza. *** Le cuffie hanno il classico spinotto da 3.5mm che le rendono compatibili con ogni cavo adatto a tutte le altre HIFIMAN di nuova generazione. Per cui le ho utilizzate con il miglior cavo che ho in caso, sull'integrato HIFIMAN R-27HE. L'impedenza da 14 Ohm anche se la sensibilità è medio-bassa, garantisce un carico facile ed elevata capacità di erogazione di corrente da parte dell'amplificatore. Io potrei scaricare decine di watt ma con il controllo di volume a meno della metà suonano già forte. Diamo un'occhiata alla risposta in frequenza. che è già all'origine decisamente molto corretta e lineare. Quasi una riga con una variazione inudibile fino a 3000 Hz. Dopo di che ci sono le solite oscillazioni in alta frequenza. Io fino a li non ci arrivi e nemmeno ci arriva la mia musica. Mentre la promessa di un basso e medio basso molto autorevole mi sembrano un buon viatico per queste cuffie, dopo le stranezze dei due modelli chiusi appena provati sul nostro sito. Ebbene, alla prova dei fatti, l'ascolto è di gran lunga il più soddisfacente che mi è capitato negli ultimi anni. Il basso è pieno, corposo, autorevole e punchy. Il medio basso risponde con la stessa velocità e autorevolezza. Il medio è pulito e chiaro. Nel complesso le definirei cuffie dal suono chiaro ma senza che nessuna gamma sai oscurata o prevaricata da quella alta che è si frizzante ma senza sibilanti o fastidiose esagerazioni. Neutre e concrete, sin dalla prima nota. Che sia jazz o heavy metal, sinfonico o barocco. Sono cuffie adatte a tutti i generi e a tutti gli ascolti. In particolare la voce femminile jazz con accompagnamento ritmico veloce. Ma non solo, il violino, il coro. cuffie autorevoli, dal suono pieno e piacevole, capaci di offrire un grande e notevole palcoscenico (senza pretese impossibili) con una buona evidenza di quanto in primo piano ma senza che scompaiano gli strumenti secondari. dire che la concretezza traspare dalla fattura. Così i miei dischi selezionati per i test si alternano veloci tra loro. Il suono resta chiaro e cristallino, ma questa è una firma del marchio, non di queste cuffie. Che invece si pongono esattamente nella mediana tra gli altri modelli, prendendo il meglio da tutti gli altri. Moderno, antico, complesso, semplice, senza differenze di interpretazione. Come se fossero cuffie di riferimento. Che al prezzo di € 559 è il complimento migliore che mi viene da fare. Naturalmente Arya, HE1000 Stealth e HE1000 SE sono li per offrire ancora più forza, ancora più dettaglio, ancora più analiticità, ancora - chi più, chi meno - effetto WOW. Che comunque a queste ANANDA NANO non difetta. Quasi che avessero preso, crescendo, tutto il meglio delle HE1000 senza alcuni eccessi sulle alte frequenza che non mi hanno troppo appassionato. Cuffie perfette insomma, con le sole riserve sull'indossabilità e comodità indotte da quel meccanismo di articolazione rigido e una certa inerzia nel copiare il profilo della mia testa. Forse non sarà così per tutti, ma per me, sulle prime, sono risultate non comodissime. Sul suono invece non ho riserve. E penso che con il tempo diventeranno ancora più piacevoli e naturali. Senza voler usare troppe iperboli, tra le HIFIMAN che ho provato sinora, sono le migliori per equilibrio, risposta e rapporto prezzo/prestazioni. Provatele un pò anche voi se potete. Non credo che le rimanderete indietro ! Giudizio complessivo PRO: belle e consistenti sia per materiali che per estetica fanno il verso non troppo velatamente alle HIFIMAN HE1000, come se fosse una sorta di loro manifesto di intenti facili da pilotare ma concedete loro il miglior front-end possibile (o che vi potete permettere) come per tutte le magnetoplanari, sempre poco sensibili coinvolgenti ed emozionanti hanno un basso perfetto, un medio corretto e una gamma alta mai invadenti il fronte sonoro è decentemente esteso (ma condensato sulla vostra testa, non fatevi troppe illusioni, cuffie sono !) rapporto prezzo / prestazioni eccezionale. Per delle planari non si può avere nulla di simile a questo prezzo ! CONTRO: scomode, l'articolazione dei padiglioni è modesta e la pressione sulla mia testa (non so sulla vostra) è elevata, spero che nel tempo si allentino perché così le posso tenere in testa per non troppe ore la dotazione è al solito scarna (solo il cavetto single ended); per farle suonare come le ho sentite io rischierete di spendere molto per il cavo come le planari in generale, richiedono un buon front-end per dare il meglio di loro (ma questo non è certo demerito loro !) Impianto usato per la prova : integrato Audio-GD R27 HE, alimentato via USB da un mini pc su cui gira Audirvana come player cavo crystal HIFIMAN comprato da Playstereo.com- 9 comments
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sono un vecchio estimatore del marchio austriaco. Possiedo da quaranta anni le mitiche cuffie ibride K340 che ancora funzionano (sebbene mostrino l'età che hanno). In tempi più recenti ho comprato altri modelli riscontrando un cambio importante di qualità dopo il passaggio al gruppo Harman (a sua volta oggi di proprietà Samsung). Alcuni modelli sono oggi prodotti in Slovacchia ed hanno una qualità decente. Altri sono costruiti in Cina. E sono di qualità così-così. Alcuni sembra che siano semplicemente cuffie cinesi o koreane rimarchiate. Ho scritto delle K712 Pro, su queste pagine. Ho avuto anche le K700 (un trapano da dentista !). Con queste K371 ho acquistato anche le K550. Belle cuffie, dal suono ricco. Se non fosse che dopo qualche anno di uso moderato hanno cominciato a sbriciolarsi. Letteralmente ! Prima la banda superiore, poi i padiglioni, quindi le guarnizioni dei driver. Belli, per carità e con una struttura delle cuffie interessante. Ma alla fine ho deciso semplicemente di buttarle nel cestino. Perchè ne parlo qui ? Perché la prima bozza di questa recensione delle K371 è partita nel 2020 (le foto risalgono ad allora). Ma poi vedendo la brutta fine delle K550 mi sono fermato. Fino ad oggi, avendo riscontrato che nonostante sia passati 5 o 6 anni le K371 restano sempre quello che erano il primo giorno. Dici che hanno selezionato i materiali ? Sembra di si. Insomma, niente cedimenti delle "pelli" né della meccanica. Sono cuffie semplici, compatte, leggere. Tutto sommato funzionali. ecco qui sopra le K550 all'inizio del processo di sbriciolamento. Reference ... mi spiego ? la scatola è tipicamente consumer, da supermarket. Dentro, le cuffie, il cavetto con attacco tripolare proprietario che termina con un mini-jack. E un adattatore standard da 6.3 mm a vite. i cuscinetti sono molto morbidi e cedevoli. Poggiano sulle orecchie (sono letteralmente sovraurali) ma non pressano rendendo agevole tenerle in testa. Purtroppo dopo un pò la "pelle" tende a farmi sudare le orecchie. Ma è abbastanza normale con queste cuffie che peraltro, sono chiuse. il cavetto di comunicazione tra i due driver. Il segnale entra da un solo lato. l'interno del padiglione mette in mostra il driver, protetto da una tela nera la regolazione dell'archetto funziona ma non c'è articolazione che è demandata allo snodo del padiglione stesso la presa per lo spinotto del cavo lo spinotto tripolare. Le condanna ad un utilizzo standard single ended. Sono cuffie leggere, sensibili, di impedenza standard (255 grammi, 114 dB, 32 Ohm). AKG dichiara un driver da 50mm (simile a quello delle K550) e una risposta da 5 a 40.000 Hz. Si trovano ancora sul mercato tra i 150 e i 170 euro. Le ho misurate, ovviamente, ricavandone una risposta tipica. Noto una elevata estensione sul basso più profondo ma un avvallamento sul basso che conta (tra i 40 e i 100 Hz), un medio in evidenza e una risposta piuttosto brillante sugli altri. Le ho addomesticate usando il mio Master 9 Mk III in simulazione "valvolare" Audio-gd Master 9 Mk III : risposta su Normal Audio-gd Master 9 Mk III : risposta su Tube misure effettuate con miniDSP Ears Nella simulazione "valvolare" la risposta del Master 9 Mk III viene modulata incrementando i bassi sotto ai 50 Hz ed alleggerendo i medi sopra ai 100 Hz con una gradazione che si riduce oltre i 2500 Hz. In questa modalità il suono delle K371 diventa meno aperto ed avanti, permettendo di apprezzare meglio ogni genere musicale. Non che al naturale siano esageratamente aggressive, ma comunque viene mantenuta la presenza tipica mitteleuropea del marchio. Il suono è potente, basta un filo di "gas". Sono certamente più versate per i generi moderni, sulle medie e sulle alte non hanno una definizione adeguata alla musica ad alta risoluzione. Nel complesso non sono disprezzabili per cuffie chiuse con driver dinamico e anche in termini di fatica di ascolto non stancano troppo presto. Ma a questa fascia di prezzo non offrono nulla di particolare se non un modello piccolo, compatto, quasi da viaggio e tutto sommato " a perdere" (tipo vacanza o spiaggia, oppure come monitor per strumenti musicali o utilizzi tipo videoconferenza e computer). Non dopo l'uscita di cuffie planari in questo range di prezzo. Come dire che le HIFIMAN Deva se le mangiano offrendo una performance da intenditori mentre, volendo un suono più moderno e rotondo, le HIFIMAN HE400 Se sono ben altra classe. Volendole chiuse ? Abbiamo provato le Sundara Closed Back che, secondo me, buttano fuori dal mercato praticamente tutte le dinamiche sotto ai 350 euro. Insomma, va bene la simpatia per il marchio e la fedeltà nei secoli. Ma non tutta la vita (come cantavano quelli la).
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R-27 rappresenta il top di gamma degli integrati - DAC/preamplificatore/amplificatore cuffie - di Audio-gd. L'erede ideale degli apparecchi dotati di chip di conversione 1704. Nella realtà al momento la gamma si compone dei soli R-28 ed R27, perché il piccolo R11 non è più in produzione. R-27 è disponibile in più versioni, quella in esame è la R-27 HE, dotata di alimentazione rigenerativa, il fiore all'occhiello di Audio-gd insieme all'amplificazione ACSS. Veniamo proprio al cuore di questo dispositivo, l'alimentazione. questa scheda è marchiata orgogliosamente Regenerate Power Supply ed è una delle due collegate al trasformatore di ingresso. che è di dimensioni generose, resinato al suo interno e con una schermatura in rame. E' un avvolgimento che potrebbe sostenere il carico di un discreto amplificatore finale di potenza e che qui invece si limita ad accogliere la corrente di rete a 220 Volt. per consegnarla pulita e "rigenerata" con frequenza stabile e tensione fissa a tre ulteriori trasformatori più compatti, ognuno alimentante le rispettive sezioni di alimentazione delle tre sezioni in cui è diviso il dispositivo. La circuiteria di ricezione del segnale e i due canali del DAC. vista parziale in pianta, da destra e nel centro, le due sezioni di alimentazione : la rigenerativa e quella per i singoli canali. La simmetria è ammirevole. Non all'altezza di realizzazioni ultrasofisticata l'articolazione, più definibile artigianale - sebbene di alto livello - sia per la presenza di svariate cavetterie volanti quanto di residui di lavorazione non proprio eleganti. Regna su tutto il sovradimensionamento complessivo. di rado nelle recensioni vengono rappresentati i fondi degli apparecchi. Eccolo qua, invece, al di là dello spessore del piano - 8mm di alluminio rigido - il numero di feritoie, ma soprattutto l'innumerevole quantità di viti di blocco delle varie schede interne dimostra lo sfoggio di materiale (e i discendenti tempi di assemblaggio) degli apparecchi di questa classe. Che per Audio-gd sono lo standard di riferimento, siano essi all-in-one come questo, semplici preamplificatori, DAC puri o amplificatori integrati. Ne sono prova i 2560 grammi del solo coperchio, fissato con una dozzina di viti, lo spessore del telaio a pianta quadrata e il peso complessivo di 22.000 grammi che lo rendono un campione di ... facilità di posizionamento in casa. Il mio piano è profondo 60cm eppure lo regge a fatica in estensione, con i cavi di connessione posteriori che sfiorano la parete di fondo. questa versione è in alluminio naturale, spazzolato. Bella e lucente ma un pò fragile sia nel catturare le impronte delle dita quanto degli eventuali graffi per sfregamento. Poco male, la superficie non suona. Ma un telaio del genere assicura la dissipazione dell'elevato calore prodotto. Che nel caso del più compatto Master 9 Mk III tende a raggiungere temperature da ustione mentre qui, caldo è caldo ma nulla di anormale. di trequarti così non impressione poi tanto, sembra uno strumento di misura industriale qui con il coperchio appoggiato sopra (per toglierlo, l'unica è farlo scivolare mettendo in bilico la macchina), invece è più impressionante. ma deve impressionare l'interno, ordinato eppure molto affollato, qui evidenziato dalla fotografia a telaio aperto e posto sul fianco. A sinistra abbiamo i due canali del convertitore, in mezzo a loro la scheda di ricezione, davanti le alimentazioni separate che prendono energia dai tre trasformatori alloggiati in un vano separato da pareti di schermatura. Infine a destra, l'alimentazione rigenerativa, un trasformatore di ingresso e due schede simmetriche. A ridosso della parete frontale, la scheda di controllo del display. altra vista del marchio della scheda di alimentazione rigenerativa altra vista di tre quarti anteriore. Si nota subito il minimalismo dei controlli : accensione e due tastini di selezione delle varie modalità e ingressi. Manopola del volume (elettronico) ed uscite cuffie, single ended e bilanciate. la scheda centrale che contiene tutta l'elettronica di ricezione del segnale, il processore di controllo, i due clock di precisione. dettaglio del processore dedicato agli ingressi, un Altera Cyclone a 32 bit, i due clock, i due isolatori degli ingressi. Componentistica allo stato dell'arte. sopraelevata la schedina di ingresso USB, sotto i vari isolatori degli altri ingressi, clock esterno compresi. Anche la porta I2S rappresentata da una presa HDMI è isolata, a garanzia di pulizia del segnale. Della porta USB viene usato solo il ricevitore mentre tutto il resto è ricostruito dal processore. La distinzione tra le schedine dovrebbe consentire maggiore separazione. Secondo Audio-gd, questo ingresso è tanto qualitativo da non richiedere una interfaccia digitale esterna (ci sentiamo di avere qualche dubbio, almeno considerando la qualità della DI-24 HE che stiamo utilizzando in un altro stack in parallelo a questo apparecchio). ma andiamo al pezzo forte del DAC effettivo. I due canali sono disimpegnati da quattro moduli simmetrici posti su due schede separate impilate una sull'altra e ulteriormente schermate da una piastra d'acciaio avvitata sopra. Sono i moduli DA-7 specifici di Audio-gd e responsabili della conversione del tutto analogica del segnale digitale in analogico. i due DA-7 del canale sinistro, coperti dalla piastra di schermatura che una volta rimossa mette in mostra la topologia del tutto simmetrica del push-pull. Due processori Xilinx si incaricano di coordinare il lavoro mentre una serie di chip regolano la precisione della maglia di resistenze. Il cuore di un convertitore R2R sta qui. Al posto di uno o di più chip sintetici, viene usato un circuito analogico composto da resistenze di precisione che leggono a cascata il segnale. I due moduli sovrapposti offrono 4 convertitori per singolo canale, per un totale di 8, per il segnale PCM. Per il DSD ci sono 4 moduli dedicati. Ovviamente non viene fatta alcuna conversione da PCM a DSD come in molto apparecchi economici (anche di gran marca). la pianta di un modulo Audio-gd DA-7 Mk II installato nel R-27 HE. Tra i due moduli, che hanno alimentazione superiore, c'è il controllo di volume, anche esso a resistenze, quindi discreto, separato per ogni singolo canale. Per offrire una reale circuitazione bilanciata. al capo opposto, avvitata sul pannello anteriore, la scheda di logica di controllo del display anteriore. la vista al volo dal posteriore ci introduce al pannello ingressi ed uscite. le entrate sono completissime. I2S, ottica, USB di tipo B, XLR AES/EBU e due porte coassiali per clock esterno e digitale SPDIF. In aggiunta una porta speciale per l'eventualità di aggiornare il firmware della macchina (che io farei solo a rischio della vita ...) le uscite sono le tradizionali per Audio-gd, bilanciata XLR, bilanciata ACSS e sbilanciata RCA, con i due canali separati fisicamente. L'unica indicazione del modello è presente in questo adesivo posto vicino alle presa di corrente che reca anche il numero di matricola. più semplice il frontale, con accensione, selettori e prese cuffie con in mezzo il display a cristalli liquidi sono comandi semplici ma solidi. Purtroppo asserviti al sistema poco intuitivo di Audio-gd che necessita la consultazione del manuale per ricordare a cosa corrispondano numeri e lettere mostrate nelle varie fasi. sotto una luce calda, l'alluminio, al vero un pò freddo, appare di una piacevole tonalità champagne. Tutti i connettori sono di altissima qualità. Neutrik per gli XLR e corrispondenti in oro per i coassiali e gli RCA. *** Visto l'interno, imponente, andiamo ai comandi. Il selettore è diviso in due tasti, uno per far ruotare le opzione, l'altro per modificarle. Il problema è l'intelleggibilità delle opzioni impostate. All'accensione l'R-27 fa lampeggiare i led per salutare orgogliosamente mostrando quello che evidentemente è il logo Audio-gd e il nome del modello. L'avvio non è immediato perché l'alimentazione rigenerativa ci mette una manciata di secondi ad andare in linea. quindi compare questa scritta. Quello che si capisce è che ho selezionato la porta USB (la IN 6 guardando il posteriore). Mentre in modalità operativa si legge la frequenza di campionamento rilevata, l'uscita, il guadagno dell'amplificatore, la porta di ingresso, il livello del volume. [non so cosa sia questo 128. Nella realtà il sistema è connesso ma non c'è alcun segnalo. Normalmente quel numero è 44, 48, 96, 192 etc.]. Le opzioni modificabili sono il tipo di sovracampionamento (di default è su OFF), il livello di luminosità del display, lo spegnimento o meno del display. C'è infine una modalità "artistica" che Kingwa dice di aver mutuato dal lungo ascolto del giradischi analogico. Dovrebbe essere a suo dire un modo per generare un suono particolarmente dolce e caldo che darebbe il suo meglio con oversampling 1x o 2x. L'ho provata senza tanto successo. A differenza della modalità "tube" del Master 9 Mk III che è anche misurabile nel suo intervento, qui io stento a riconoscerne l'effetto. *** Bene, con questa carrellata ci siamo. Ma vorrei riepilogare le componenti di questo grosso amplificatore. Nello stesso, enorme, telaio, abbiamo : l'alimentazione rigenerativa che è in grado di dare corrente elettrica pulita a tutte le schede, con frequenza precisa e tensione stabilizzata. Non è una cosa banale, qui non ho grossi problemi, ma nella mia casa precedente, la tensione di rete oscillava tra 210 e 230 Volt, con frequenza tutt'altro che stabile. Qui invece avevo fatto installare uno stabilizzatore meccanico che alla fine si è rivelato quasi superfluo, tanto da averlo disinserito l'alimentazione con tre trasformatori separati e circuiti dedicati in classe A la scheda di ricezione dei segnali, controllata da un processore Altera Cyclone, due clock Accusilicon ad alta precisione, isolatori su tutte le prese, ingresso per clock esterno, interfaccia USB Amanero due convertitori "analogici" a discreti (rete di resistenze) controllati da microprocessori due controlli di volume "analogici" a relé due amplificatori in classe A per le uscite cuffie che possono operare con guadagno differenziato a +13dB e +26dB erogando fino a 15 watt su 25 Ohm di carico sulla uscita bilanciata (teoricamente pari a 45-50 watt su un carico di 8 ohm se fosse possibile alimentare dei diffusori) un circuito di preamplificazione lineare, sempre in classe A (uscita fino a 20 V contro i 2~5 se usato come semplice DAC) l'alimentazione è pulita per tutti i sistemi, gli ingressi sono isolati, la macchina è virtualmente esente da jitter già sul piano concettuale. L'avere tutto nello stesso telaio unisce ai difetti di avere un telaio enorme e pesante, i vantaggi di una messa a punto precisa nell'indirizzo della sua firma musicale, come intesa dal progettista. In teoria, un DAC non dovrebbe suonare. Un preamplificatore non dovrebbe suonare. Dovrebbero solo fare il loro lavoro di rendere analogico un segnale digitale - quale che sia - e di elevarne il livello alle necessità del sistema di riproduzione (amplificatore o diffusori amplificati). Il discorso è un pò diverso se pensiamo all'amplificatore cuffie, che può avere un suo carattere, secondo le impostazioni di fondo. Nei modelli economici a chip operazionali, le modalità di funzionamento sono impostate in via digitale. Qui invece è la topologia dell'architettura che influenza il risultato. *** E quindi, alla prova dei fatti, o meglio, del suono ? Che si usi come semplice DAC, come preamplificatore o come dispositivo integrato, l'Audio-gd R-27 HE fa il suo lavoro. E' presente ma è lineare, offre una risposta molto dettagliata e precisa ma non analitica. Ha una impostazione calda e dolce, più o meno a prescindere dalla modalità di funzionamento selezionato. Nei mesi in cui l'ho usato sinora, per lo più è stato senza oversampling (NOS) ed ha pilotato praticamente tutte le cuffie che ho avuto in casa, mettendole sempre in condizioni di dare il meglio di se. Offrendo una risposta ricca e convincente con un palcoscenico ampio, profondo e credibile. Ma non è uno strumento di misura, non è pensato per dare prestazioni di laboratorio asettiche. Ha un carattere e un anima. Tutte orientali. Dolce, gentile, possente ma tranquillo. Come un mastino inglese ma del tutto opposto dalla scuola e filosofia del Nord Europa, votata all'analiticità e all'iperdettaglio, magari a prezzo di una certa fatica di ascolto. Se metto in testa le Arya Organic o le Jade II (in questo caso con l'amplificatore a valvole Stax e l'R-27 che fa solo da DAC) posso stare per ore ad ascoltare la musica che mi piace. Senza pensare un attimo a questo o a quel dettaglio. Tutto mi sembra naturale (quasi) come quando ascolto il mio sistema di diffusori planari a dipolo. Naturalmente se la sorgente fa schifo, farà schifo la musica riprodotta. Se le cuffie (o i diffusori usati : e con le Adam Audio A77H sulle prime è stata una lotta, tanto che le ho passate la Master 9 Mk III) sono secche, aspre o poco definite, l'R-27 non cercherà di ingentilirle, lascerà impietosamente che mostrino i loro difetti, senza tentare di compensarli. Quel caldo e quel dolce, non significano eufonico o edulcorato. Siamo nel mondo dell'alta definizione. E non vi so descrivere la distanza siderale che separa questo sistema dai miei vecchi giradischi Marantz SA11S2 e Teac VRDS 10 con convertitori Philips e BB. Eleganza contro sguaiato. Eppure 25 anni fa quelli erano il non-plus-ultra (o quasi). Vale 3600 euro ? Non saprei dire, dipende da cosa ci dovete fare e cosa vi aspettate che faccia. Se avete più cuffie alto di gamma e un amplificatore in classe A e dei diffusori planari robusti, ascoltate musica unplugged registrata a regola d'arte ... e avete lo spazio dove sistemarlo in modo tale che dissipi il calore che produce. E allora si. Altrimenti sarebbe un vero spreco. Si può avere di più ? Certo, sempre. Io non sono un grande appassionato di sistemi integrati, tendo a preferire le soluzioni a componenti separati. Quindi, restando in casa Audio-GD, una DI-24H, un R-7HE e un HE-9 Mk III sicuramente vi strapperanno dei sorrisi ebeti (specie se avete delle HIFIMAN Susvara o delle HE1000 SE). Ma ad un prezzo più che doppio di quello già stratosferico di questo. Ci sono sistemi più economici di questo che offrano prestazioni simili ? Si certo ma comunque attenzione a selezionare cose che abbiano lo stesso tipo di impostazione a discreti, dall'alimentazione ben dimensionata alla quantità di transistor di uscita, senza operazionali. Ne sono contento ? Si, assolutamente si. Ma in fondo il mio sistema di backup (sempre Audio-gd) riesce a comportarsi a modo, con una prestazione sui monitor attivi da bancone, che è superiore a quella dell'R-27 che è più spietato e schizzinoso. Quindi ? L'Hi END è così, una malattia a cui bisogna saper porre rimedio. Ognuno trova la medicina musicale che fa per lui. Giudizio complessivo PRO: costruzione senza lesinare. Addirittura esagerata solido apparecchio di fascia realmente top; componentistica di pregio ingressi e uscite per tutte le necessità suono eccezionale se la sorgente e il sistema di riproduzione sono all'altezza caldo, dolce ma sempre estremamente dettagliato, senza alcuna concessione nessun convertitore Delta-Sigma che io abbia sinora ascoltato è in grado di dare questo genere di suono addirittura conveniente (di prezzo) se confrontato con catene a tre unità separate (interfaccia digitale, DAC e preamplificatore) CONTRO: ingegnerizzazione molto sofisticata per un sistema in apparenza molto semplice costruito per ridondanza quasi overkill costruzione artigianale con molte concessioni a livello di realizzazione (connessioni, resinature, residui su schede e piastre : nulla di questo si vede in occidente, in questa campo Audio-gd deve molto migliorare e curare i dettagli) I francesi userebbero il termine alambique peso, dimensioni, prezzo ... enormi ! comandi e display astrusi (a dir poco) impietoso verso chi non è alla sua altezza (sorgente musicale e cuffie/diffusori)
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Ho comprato questo DAC nel dicembre del 2022 e l'ho utilizzato ininterrottamente fino al mese scorso come unità di conversione semplice, nella catena di controllo dei miei diffusori dipolari quadriamplificati. Avvicendava l'Audio-gd R28, usato solo nella sua funzione di DAC, nello stesso ruolo, che mi sembrava un pò troppo delicato per i miei bestioni. Adesso l'ho sostituito temporaneamente con il vecchio Audio-gd NFB 7.1, altro Sigma-Delta che ha all'attivo una decina di anni di servizio. Nella realtà questo Gustard è molto più di un DAC, potendo funzionare anche come preamplificatore digitale e ricevitore di segnale wireless. Ci sono altri Gustard ancora più evoluti che possono fungere da renderer di rete e via discorrendo. Vanta una pletora di ingressi, completo di tutto quello che si può chiedere ad un apparecchio di questa classe di appartenenza. L'ho trovato su Amazon in campagna sconto natalizia, venduto dal distributore cinese dei tanti marchi noti anche sul nostro mercato. Sinceramente io sono "vecchia scuola", nel senso che tendo a preferire unità separate e specializzate. Per cui mi piace che un DAC faccia il DAC e niente altro. Ma tutto sommato in questo caso si tratta semplicemente di una fisima, in quanto basta non utilizzare il resto, scegliere l'ingresso adatto e poi mettere a ZERO il controllo di volume e anche questo X26 PRO farà il DAC puro e semplice. Immagino che la sigla PRO derivi dalla scelta del chip principale, l'ESS SABRE ES9038PRO, per l'appunto che qui è utilizzato in doppio mono con tutti i canali interni messi in parallelo a servizio di uno dei due canali stereo, uno per canale. Si tratta di un chip monolite , estremamente sofisticato e con caratteristiche di altissimo livello, l'ammiraglia del marchio californiano in quel momento, in grado di caratterizzare l'intero progetto. É un convertitore da digitale ad analogico che funziona sul principio della modulazione Sigma-Delta (vi risparmio la frequenza di Nyquist, il teorema di Shannon e la funzione di Dirac : in questa sede non aggiungerebbero nulla) per trasformare il flusso di bit con cui è codificata la musica digitale in una corrente analogica. L'operazione nel suo complesso viene effettuata in un chip singolo nella più classica ed economica tecnologia CMOS (come quella dei nostri sensori digitali delle fotocamere). un microchip ESS ES9038PRO visto di sopra e di sotto. I tanti piedini sono i contatti di ingresso e di uscita. Il circuito di controllo deve essere progettato strettamente secondo le specifiche di ESS, pena un decadimento delle prestazioni o il mancato funzionamento secondo le specifiche. ESS è uno dei principali produttori di convertitori monochip dedicati al mondo audio. Insieme ad AKM, Wolfson, Crystal, Texas Instruments e pochi altri, praticamente tutti statunitensi o giapponesi. Ma torniamo al nostro apparecchio. Si presenta in un telaio di alluminio del peso di 7 chilogrammi e delle dimensioni di 330mm x 260 x 65. La finitura è in nero e grigio antracite. Le superfici sono spazzolate e la qualità percepita è subito elevata. naturalmente io l'ho aperto, rimuovendo il telaio (per farlo si devono svitare sei viti passanti che dal fondo arrivano al coperchio superiore. C'è poi una vitina di blocco sul retro che tiene fermo definitivamente anche il pannello delle connessioni). Le pareti del telaio sono spesse dai 5 agli 8 mm e l'insieme è tenuto da squadrette interne avvitate alle pareti. Nel sollevarlo si nota subito uno sbilanciamento sulla sinistra. E' dove sono ubicati i due trasformatori toroidali audio-grade. notiamo subito la separazione tra i trasformatori, il circuito di alimentazione e la sezione di conversione digitale. In piedi, sul lato corto, troviamo una scheda madre che contiene i processori di controllo mentre a ridosso del frontale ce n'è un'altra che pilota la manopola del menù e il display anteriore. i due trasformatori sono marchiati Gustard e sono separati dal resto da una parete di alluminio che fa da schermo. in mezzo c'è la sezione di livellamento che contiene condensatori da 6800 microFarad, sufficienti per un piccolo amplificatore integrato, transistor tripolari di potenza e altri condensatori Wima. E' tutta componentistica di primordine e costo adeguato. Sulla parte in fondo ci sono i ricevitori e il clock interno, anche questo marchiato Gustard. a destra c'è la sezione di conversione vera e propria che ha una topologia simmetrica con i due canali separati a partire dai convertitori, surmontati da un dissipatore ad alette. La componentistica è ibrida, a discreti e a integrati. i due ES9038PRO e il loro dissipatore. La schedina in verticale è il controllo del multiselettore del menù. La schedina sulla destra, di costa, prende tutta l'elettronica di controllo. il clock interno, marchiato Gustard K2 dettaglio dei condensatori di livellamento della corrente. Una sana sezione di alimentazione è sempre indice di un progetto interessante. Diffidare di chi si vanta di utilizzare un alimentatore esterno o di uno switching. particolare della scheda centrale, di costa che contiene il ricevitore USB XMOS, un DSP Shark e processore ARM con tanto di memoria flash. Praticamente si tratta di un microcomputer che gestisce tutte quelle funzioni evolute che io, nella realtà, ho bypassato del tutto. Vediamo invece i condensitari WIBA ad alta tensione e quelli Gold più grandi in fondo. ancora una vista dei due ESS e dei circuiti di uscita le piattine di connessione della scheda di controllo e del display anteriore il multiselettore di accesso al menù e il marchietto X26pro. e ancora un dettaglio di ARM, memoria Flash e DSP Analogo Devices Shark con una vista sulle connessioni. Andiamo proprio alle connessioni. c'è un ingresso per un eventuale clock esterno da 10 MHz, l'ormai desueto ingresso ottico, così come il coassiale digitale. La porta USB e quella per l'antenna bluetooth se uno vuole usare questo apparecchio come ricevitore di un segnale MQA da smartphone e infine le porte più utili, per i miei utilizzi. La tripolare AES/EBU per cavi ad impedenza controllata e la porta HDMI incaricata del trasporto del segnale digitale I2S, quella raccomandata per la minimizzazione del jitter, anche se il reclock interno di questa unità sembra funzionare molto bene. in quanto alle uscite, non ho mai impiegato quelle sbilanciate che recano ancora il cappuccio rosso mentre impiego correntemente quelle XLR bilanciate E completiamo il tour con il fondello, molto ben fatto con quattro piedini ben dimensionati per sostenere un peso non indifferente visto il telaio così piccolo. sia il fondo che i fianchetti sono dotati di fori e di fessure di ventilazione adeguate Ultima vista di insieme L'ingegnerizzazione è di livello veramente elevato. La qualità dei componenti ma soprattutto la tipologia dei circuiti e la loro fattura dimostra qualità fuori dal comune. Sembra di vedere un apparecchio Yamaha o Panasonic del massimo livello. Insomma, a differenza di altri cinesi più esoterici, non ha nulla da invidiare alla migliore produzione industriale - audio e di elettronica professionale - occidentale. Oramai l'implementazione di questi componenti è alla portata di tutti così come è relativamente facile integrare processori così sofisticati per consentire misure consone al livello atteso. Qui peraltro stiamo parlando di un dispositivo di fascia media del costo corrente di circa € 1.500, non esagerato ma certo ben al di sopra della fascia più diffusa. Chi ne mastica di audio e di audio digitale in particolare, sa che si può fare un apparecchio funzionante relativamente con poco e che la scelta di questo o quel componente è relativamente ininfluente se la circuitazione è adeguata. Ma fare alimentazioni all'altezza e stadi di uscita che portino il suono al livello atteso è un altro paio di maniche. E qui abbiamo tutti gli ingredienti giusti. La riprova è data dal fatto che acceso, il Gustard X26PRO dopo un pò si scalda. E qui si spiega il motivo di un telaio robusto e pesante con spessori notevoli per questa classe. *** Trascuro i dati di misura. Parliamo di cose tipo 129 dB di rapporto segnale/disturbo e bilanciamento tra i due canali a livello di secondo decimale. La distorsione è a -110 dB con un minuscolo picco a 12KHz, misurabile con difficoltà. La risposta è una retta orizzontale, L'uscita bilanciata produce 5,115 Volt e questo è un dato interessante, per l'interfacciamento con l'amplificatore. Sono informazioni che trovate sui siti dove questo apparecchio è in vendita (per esempio su Audiophonics.fr, verso cui vi indirizzo). Noi ci concentriamo sul suono che è la cosa più importante. Ancora mi scuso se ho utilizzato ed userò "liscio" questo convertitore, impostato su NOS (senza sovracampionamento) e senza alcun filtro che ne moduli la fragranza (sono cosine che si inventano quelli di ESS per mettere a disposizione degli integrati facili sistemi per modulare il suono se non sono capaci di farlo con l'elettronica). qui è posato sul preamplificatore Audio-gd Master 9 Mk III, connesso con cavi XLR. Il preamplificatore è collegato a due monitor professionali Adam Audio A77H a tre vie con 500 watt integrati. Il DAC prende il segnale digitale via cavo HDMI da una interfaccia digitale Gustard U18, il cavo è un comune HDMI da televisore, adatto per il 4K ma di poco costo (lo uso per mostrare le fotografie alle modelle mentre le scatto). Il display del DAC mostra informazioni essenziali l'ingresso (IIS IN), il tipo di segnale (in questo caso PCM a 96 Khz, inviati da un mini pc su cui gira Audirvana collegato con Qobuz) e il volume digitale, qui messo a ZERO per lasciare il segnale elettrico in uscita al massimo, delegando il resto al preamplificatore. Dal menù è possibile fare ulteriori scelte ma nulla di troppo sofisticato. Non chiedetemi cosa sia il PCM Filter, l'ho lasciato su Gentle perché le altre dizioni mi inquietano. l'ingresso 1 del preamplificatore, il volume 28, l'uscita altoparlanti, la simulazione di un suono "a valvole", riguardano invece l'Audio-gd. Ne riparleremo. Noto subito che il volume necessario è superiore a quanto sono abituato con la catena Audio-gd, collegata con la connessione proprietaria ACSS. Poco male, il livello può arrivare fino a 100 e già così ho davanti un Bosendorfer Imperial di grandi dimensioni, nonostante la vicinanza dei due monitor Adam Audio (due woofer in parallelo, un midrange a cono e un tweeter ESS). Il suono di questo DAC è molto concreto, appena il tutto è caldo è evidente il lavoro fatto dai tecnici Gustard. Concreto, solido e molto lineare. Roccioso sul basso e neutro sul medio e sull'alto. Il violino lo ha notato profondo e corposo, Max addirittura al telefono stamattina mentre stavo facendo i primi test. La voce femminile è robusta, impostata. Ma soprattutto si apprezzano due caratteristiche che sono la firma di questo convertitore. Il basso roccioso e la separazione tra i livelli con quello che chi scrive queste recensioni tende a definire silenzio di fondo o "nero" ben definito. Questo favorisce l'ambienza. In questo momento un coro canadese intona lo straordinario inno If Ye love me di Thomas Tallis e le sezioni vocali si leggono in profondità, chiare e distinte tra loro. La dolcezza di Mille Regretz di Orlande de Lassus si mantiene ma senza che si perdano le dinamiche tra le voci che restano, precise. Il senso di precisione complessivo è veramente notevole, complice la stessa impostazione nei monitor. Ma l'impressione si mantiene intatta anche nell'ascolto con le HIFIMAN Arya usando l'uscita cuffie del preamplificatore. Rappresentazione di classe che è perfettamente intonata con le caratteristiche estetiche del X26PRO, a promessa del risultato. La sinergia con l'interfaccia digitale Gustard U18 è ineccepibile, si vede che sono concepiti per funzionare insieme. Non c'è la minima incertezza (che invece mi rende impossibile usare la Gustard con i DAC Audio-gd). *** Insomma, prestazione maiuscola. Almeno finché si confronta con apparecchi dotati di convertitori sigma-delta. Nello stesso sistema, il mio Audio-gd NFB7.1 dotato del ES9018 si dimostra ancora più gigantesco nel basso, forte della sua alimentazione più che sovradimensionata (è un telaio da 22 chilogrammi) ma non così controllato sul medio e sull'alto. Però a paragone con DAC R2R il discorso cambia. Sia l'R27 che l'R1 di Audio-gd hanno una dolcezza e un microdettaglio che semplicemente questo X26 perde. Lui recupera sul basso che è sempre più importante, deciso, corposo e soprattutto controllato ma cede in quanto a precisione, sacrificando il dettaglio all'insieme. Con le cuffie planari di fascia alta la cosa è più evidente. Insomma, come per tutte le ricette, non è detto che ogni ingrediente sia sempre il più adatto, spesso si dovranno miscelare diversamente. L'X26PRO con i miei dipoli fa un lavoro egregio, dove la prova degli R2R che sinora ho provato faticano ad evidenziare un basso che tende sempre a stare un pò sulle sue ma in una catena che è votata alla trasparenza cristallina alle frequenze del violino e della voce femminile si nota che è la sua, la voce un pò più stonata. Nulla di grave, niente è perfetto e non è obbligatorio che ogni accoppiamento funzioni alla perfezione sempre, comunque e con qualsiasi repertorio. In questo momento sto ascoltando del jazz scandinavo e contrabbasso, piatti e rullante vorrei che suonassero per sempre ... Ma adesso ti rimonto il coperchio che se no qui prendi polvere ... Giudizio complessivo PRO: costruzione e ingegnerizzazione inappuntabili solido apparecchio in relazione al prezzo richiesto; componentistica di pregio funzioni complete (ma, per chi è interessato, i fratelli successivi hanno anche capacità di lettura di rete); può funzionare anche da preamplificatore digitale collegato a dei diffusori attivi ingressi e uscite complete affidabilità prestazione lineare con un basso importante ma suono complessivamente chiaro CONTRO: in confronto con DAC di tipo R2R mostra minore dettaglio e trasparenza può suonare in modo affaticante, bisogna stare attenti agli abbinamenti peso sbilanciato per la scelta di mettere i due trasformatori sul lato (ma non dobbiamo sollevarlo ogni momento, giusto ?)
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In prova con questa catena di test : Qobuz via Audirvana Gustard U18 Gustard X26PRO via I2S Audio-gd Master 9 Mk III via XLR caso stock single-ended HIFIMAN e cavo crystal bilanciato HIFIMAN la pagina del prodotto dal distributore italiano, Playstereo.com. Il prezzo attuale di € 125 non rispecchia il valore reale di queste cuffie, è solo una fase di mercato in cui HIFIMAN come da sua abitudine, promuove il ricambio di magazzino. Si tratta se non sbaglio della terza edizione di questo modello. Ho posseduto ed apprezzato le originali HE400, le ho sempre preferite alle Sundara per il loro suono più naturale e non affaticante. Ho anche la versione 2020, denominate HE400i o improved, aggiornamento di metà carriera ma oggi mi voglio soffermare su questo modello che continua ad essere, secondo me, il miglior punto di ingresso nel mondo delle magnetoplanari aperte ad un prezzo eccezionale. armatura robusta (in plastica) argentata, padiglioni rotondi sovraurali, cuscinetti morbidissimi, appena vellutati. Connettori standard da 3.5 mm che consentono di accettare tutti i cavi che ho in casa per le HIFIMAN. l'edizione se mantiene l'archetto semplificato (efficace anche se un pò cheap) e l'articolazione sufficiente a trovare subito l'accomodamento sulla testa. Queste cuffie hanno il diaframma standard (non nano di ultima generazione) ma incorporano i magneti stealth, trasparenti al suono. La sensibilità è abbastanza bassa - 91 dB - il peso è contenuto. L'impedenza di carico è di 32 Ohm, valore standard per le cuffie di oggi, cosa che le rende facilmente pilotabili. Ma ho il sospetto che la potenza necessaria per farle volare sia elevata. Del resto c'è scritto anche nelle note che probabilmente un DAP o uno smartphone non basterà. Sono rodatissime, le ho da quando sono uscite, per cui le conosco già bene. Ho cambiato il front-end per usare il nuovo Audio-gd Master 9 Mk. III ma questa volta alimentato da una coppia tutta Gustard. L'interfaccia digitale U18 e il DAC X26 PRO. La coppia è consanguinea e si apprezza la connessione diretta via cavo HDMI (un modello Ricable da pochi soldi che uso per visualizzare le foto via Nikon Z quando devo mostrarle alle modelle durante gli scatti), ovviamente via porta I2S. Il carattere del Gustard X26 PRO è ben definito. Lo uso da 18 mesi per i miei diffusori (planari e dipolari !) per le sue caratteristiche. Il convertitore tipo Sigma-Delta ESS 9038 PRO qui è usato in configurazione doppia, per un perfetto bilanciamento. Alimentazione e stadi finali sono a discreti. E' un apparecchio da circa 7 chili, tutto sostanza ma con un livello di ingegnerizzazione elevato. Ma ne parlerò in un successivo articolo. Dicevo del carattere che mostra i muscoli sul basso che però rimane controllato. Mentre il medio e l'alto sono chiari e in primo piano. Ho misurato queste cuffie con il mio solito microfono doppio miniDSP Ears il DAC Gustard posato sull'Audio-gd Master 9 Mk III le cuffie sul miniDSP Ears (sulla immediata sinistra, l'interfaccia digitale Gustard U18). Ecco la misura, ripetuta due volte stringendo i cuscinetti. C'è una particolare dolcezza in queste cuffie che si riscontra perfettamente nella risposta : il basso scema come nei diffusori dipolari, il medio ha un avvallamento con il centro a circa 1850 HZ, l'alto è tormentato ma di livello non molto più alto del piccolo picco a 800 Hz. E' strana la discesa dopo i 12Khz ma a quelle frequenze chi la sentirà mai ? E' un peccato che io non trovi più la misura fatta quando erano nuove. Magari è in queste pagine da qualche parte, salterà fuori. *** Ma di tutte queste cose ci interessa poco o per niente di fronte al suono. Ebbene, mi ripeto un pò rispetto a quanto ho scritto per le HIFIMAN Edition XS. Queste sono entry-level, decisamente e non arrivano in nessun modo al dettaglio delle alto di gamma. Ma il carattere, ben coadiuvato dal DAC Gustard, privilegia l'ascolto, come se fossero dei minidiffusori di scuola inglese. Il basso è importante, non in primo piano, lo è il medio, mentre la voce c'è, è chiara, senza esasperazioni. La solita caldissima voce di Chantal Chamberlain che "vorrebbe danzare con qualcuno che l'ama", è a tratti ben più che commovente. Si sentono i suoni emessi dalle labbra. E lei la potrei ascoltare cantare per ore. Appena più leggera di quanto sono abituato con Arya e Audivina, Maria Pia De Vito, con il pianoforte meno dettagliato di quanto mi piacerebbe. Il volume è più alto del solito ma non saprei dire se per la sensibilità bassa delle cuffie o per il livello di uscita del Gustard. In genere il Master 9 riceve il segnale via ACSS dal DAC R1 NOS di Audio-gd. Ma se voglio sentire di più il basso devo alzare il volume. Solo a quel punto mi soddisfa. E questo senza che le altre frequenze lo coprano. Sono cuffie abbastanza sensibili al livello della registrazione. Amano che la traccia sia almeno una 96/24 Ma passando allo swing di Robbie Wililams in 44/16 non si chiederebbe molto di più (e naturalmente viene da chiedersi dove sia finita Miss Jones !). Lo Studio della Rivoluzione nelle mani di Valentina Lisitsa è quello che ci vuole per apprezzare un pianoforte con una buona ambienza. Ma devo alzare il volume di parecchio. Chiamo Vincenzo Maltiempo a raddoppiare il suono con la prima di Scriabin. Il suono è più argentino. Il basso nella marcia funebre c'è ma non viscerale come piace a me. Torno al jazz più classico con Art Pepper+Eleven. Resta una bella performance ma mi conferma come queste cuffie siano ben lontane dal tipo di suono monitor di altri modelli - radiografanti - di HIFIMAN. Come per le Edition XS questi sembrano diffusori. Con solo un palcoscenico meno ampio. Ma comunque molto ben caratterizzato. Jesu Meine Freude par Raphael Pichon ha le voci femminili in evidenza ma il basso c'è cavernoso in sottofondo. Il coro però non mi appassiona tantissimo. Mentre è bellissimo il violino di Alina Ibragimova nella sua bella lettura di Ysaye. ... continua dopo il break doveroso per far riposare le orecchie ... ... e siccome i miei dubbi rispetto al solito sono aumentati, cambio la catena di comando Qobuz via Audirvana Audio-gd DI2024HE Audio-dg R1 NOS 2024 via I2S Audio-gd Master 9 Mk III via ACSS cavo crystal bilanciato HIFIMAN e le cose si rimetto a posto. Il fortepiano di Olga Pashenko nel suo ultimo disco mozartiano è delicatissimo, il piano di Valentina è più robusto, la voce della De Vito è più pulita. Chantal resta calda. Il basso dei King Crimson di The Hell Hounds of Krim resta coinvolgente ma meno potente, più signorile, più controllato. il palcoscenico cresce, si allarga, si approfondisce. Morale, pur essendo cuffie che costano poco, non sono cuffie da poco. Non avranno mai il dettaglio delle HE1000, ovviamente, ma sono molto sensibili a cosa le pilota. Con la catena Gustard abbiamo un bel basso granitico ma perdiamo molto della leggerezza del medio e dell'alto. E anche un pò di palcoscenico. Con il sistema Audio-gd, anche appena appena acceso, sembra tutto più coinvolgente ed emozionante, più preciso, ma con un basso meno secco e violento. Che posso fare ? Ricorro a Janine. Il finale del concerto di Sibelius mi da la prova che "per quello che ascolto io", qui va meglio. Giudizio complessivo PRO: la porta di ingresso per il mondo delle magnetoplanari. Con 125 euro non si compra nemmeno una scheda di memoria SD discreta ... rapporto prezzo qualità insuperabile per le planari (come per le Edition XS al cui carattere le avvicino) suono neutro, caldo, avvolgente, abbastanza dettagliato, palcoscenico molto ben caratterizzato su tutte le dimensioni sembrano diffusori acustici e si possono ascoltare a lungo senza problemi nessuna gamma in evidenza, basso un pò in ritirata abbastanza comode ma io sono troppo ben abituato ai padiglioni grandi ovoidali e circumaurali delle altre HIFIMAN CONTRO: molto sensibili alla catena di controllo, per spingere il basso ci vuole un Sigma-Delta ma poi si perde di chiarezza e precisione in gamma medio-alta sensibilità bassa, ci vuole potenza e un ottimo amplificatore a spingerle aspetto e costruzione cheapy. Ma a quel prezzo ... insomma se vi incuriosiscono le planari ma non volete o potete spenderci tanti soldi, correte a prendervi queste HE400SE con l'unica avvertenza che sono fuori catalogo e forse uscirà un nuovo modello abbastanza presto. Ma questo non le farà smettere di suonare bene. A me piacciono come sono piaciute quelle dei due modelli precedenti. Ci ascolto di tutto con prevalenza per jazz e hard-rock ma anche violino e voce sono spettacolari. Cedono nelle trame complesse e nelle tessiture di coro e grandissima orchestra, non è il loro pane. Ma per quello ci vogliono altri apparecchi. Attenti però a cosa c'è attaccato all'altro lato del cavo di potenza ...
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HIFIMAN Edition XS : recensione
M&M posted a blog entry in BWV 988 : Variazioni Goldberg's BWV 988 : Recensioni Audio
Ed eccoci finalmente all'ultimo pezzo del quintetto di cuffie planari HIFIMAN in prova. Si tratta delle HIFIMAN Edition XS. un modello che si caratterizza storicamente per scelte di compromesso al risparmio per contenere il prezzo ma non per la qualità di ascolto. Ci sono state altre proposte nel recente passato, tutte derivate dall'alto di gamma che non hanno mai deluso. In questo caso la scelta è stata quella di adattare i padiglioni in stile HE1000 all'archetto usato per Deva ed HE400 SE. In questo modo l'indossabilità si mantiene di alto livello ma probabilmente si risparmia sui costi. Nonostante ciò queste cuffie hanno i magneti stealth e i diaframmi ultrasottili, come tutta l'ultima generazione di cuffie. Il padiglione ha la caratteristica forma ovoidale che avvolge del tutto l'orecchio e si poggia sui lati della testa. Le armature sono estremamente solide, con finitura argento. I cuscinetti sono morbidissimi ed avvolgenti, con una texture che ricorda la vera pelle. Si indossano facilmente, non pesano e non stringono troppo, quel tanto che basta per aderire al corpo e non favorire trafilaggi. Sono cuffie aperte ma devono stare ben strette per assicurare un buon basso. la scatola è quella minimal in cartone naturale con una banda adesiva che specifica il modello. e che riporta bene in evidenza tutte le caratteristiche non sono promesse per aria, perché il tutto è mantenuto appena le provate. Sono confortevoli e tecnologicamente avanzate. riporto la pagina del negozio online del distributore italiano. Si caratterizzano per una impedenza bassa di soli 18 Ohm, una sensibilità bassa di 92 dB. Il peso dichiarato è di 405 grammi (non ho verificato, ci credo). L'interno della scatola riprende quello delle altre, con le cuffie protette da un preformato in schiuma di polistirene e l'unico accessorio è un cavetto single-ended, pregevole ma che io non ho usato. I connettori sono quelli standard da 3.5mm, quindi mi permettono di usare i miei cavi bilanciati che impiego con le Arya e le Audivina. l'articolazione, pur non particolarmente raffinata fa il suo lavoro, rendendo queste cuffie meno rigide delle Ananda Nano che invece utilizzano un altro sistema, esteticamente più appagante ma meno confortevole alla prova dei fatti, almeno per me. l'archetto è solido e rivestito di finta pelle, ben rifinita. l'interno del padiglione. Si nota l'armatura interna di protezione, il velo che la ricopre, il nido d'ape esagonale che assicura morbidezza al cuscinetto. *** la misura con il consueto sistema miniDSP Ears mostra una risposta in frequenza ben articolata che ricorda quella dei diffusori acustici. La gamma media non ha evidenze, quella medio-alta ha un avvallamento con un minimo a 2000 Hz e un picco a 4000, la gamma altissima non ha picchi esagerati (come invece hanno le Ananda). Il basso è un pò in ritirata, con una flessione di circa 6 db sotto ai 100 Hz. Ricordo sempre di non innamorarsi di queste misure. Perché possono variare nel tempo e perché non è affatto detto che sulla testa siano confermate, rispetto al sistema di prova con la sua struttura e la sua pressione sonora. Per questo preferisco sempre far maturare ogni cuffia che provo. Nel tempo le cuffie acquistano gradualmente le loro caratteristiche peculiari mano a mano che suonano. E anche le mie orecchie si abituano a riscontrarne le loro peculiarità. Le ho provate in particolare negli ultimi giorni con questa catena : Audirvana che gira su un mini PC Windows interfaccia digitale Audio-gd DI2024 HE dac Audio-gd R1 NOS 2024 amplificatore Audio-gd Master 9 Mk III cavo bilanciato HIFIMAN se le prime impressioni contano ho riscontrato da subito la bassa sensibilità che richiede di alzare il volume dell'amplificato per raggiungere una pressione sonora tale da permettere alle cuffie di dare il meglio di loro. Il suono è caldo e privo di asprezze in generale. E' inutile impiegare la modalità del Master 9 Mk III che simula un amplificatore a valvole, già lo fanno le cuffie. La gamma media è suadente, gli alti setosi e il basso mai invadente. Sembrerebbe un quadro da caminetto in una sera di primo inverno se non fosse che dopo un pò vi accorgete di quanto suonino naturali queste cuffie. Il fortepiano di Elisabeth Pion è pignolo ma grazioso, gli archi presenti, i fiati legnosi. Non è un suono monitor, al contrario, siamo in un ambiente di ascolto. Insomma, queste cuffie propongono una situazione degna di ottimi diffusori acustici ben posizionati in un ambiente acusticamente trattato. Senza rimbombi, senza riflessi. Il suono non è ovattato ma non viene privilegiata nessuna gamma. Insomma, un suono da intenditori. Che sulle prima non farà sbalordire con quell'effetto un pò urlato che hanno altre cuffie ma che apprezzerete se vi piace la buona musica acustica. Lasciando Mozart per passare al jazz di Chantal Chamberland, la sua voce ha un tono roco caratteristico, è forte ma senza dilaniarvi i timpani. La ritmica c'è, è appena dietro, non vi capita di confondere i suoi. Il piano lo individuate subito, così come ogni corda della chitarra. E' la stessa cosa con Pietra Mia De Vito che nel disco So Right è registrata con un mare di ambienza. Ma si sente l'effetto sul microfono quando respira e si alza di frequenza. La voce è chiarissima ma il piano lo è allo stesso modo. Il Prokofiev di Jansen/Makela è come credo lo abbiano ascoltato in sala di regia mentre lo registravano. Alzo un pò il volume dopo il jazz perché il livello è più basso ma dietro al violino i fiati sono perfettamente nitidi come il continuo tremolare degli archi, fino alle prime arcate dei violini. Che meraviglia. Non tutte le cuffie sono adatte a riprodurre a pieno un Fazioli come quello che suona Giltburg. Il suo Rachmaninov è scintillante. Mi piacerebbe però che il basso fosse più presente, perché qui la mano destra ha il sopravvento. Va meglio - ma forse è la registrazione - il disco DG con Babayan e Trifonov e quindi abbasso il volume. Ma il duo suona come se fossero un'orchestra, come credo abbia inteso volere il sound engineer che ha mixato la ripresa. E quindi finisco per rialzare il volume al primo pianissimo. Il Vespro di Pichon si conferma impressionante con tutte le parti in perfetta sincronia. Armoniose è il termine per definire queste cuffie. Poco potenti perché poco sensibili e che richiedono un pizzico di potenza in più. Ma senza che questo vi faccia poi correre dal medico ... Un confronto con la risposta delle quasi equivalenti per prezzo, HIFIMAN Ananda Nano mi porta a confermare quanto siano bravi in HIFIMAN a creare fragranze diverse con ingredienti molto simili. le ANANDA Nano suonano molto più forte, sono dritte come un fuso con un basso prepotente e impetuoso, i medio-alti sono in avanti e gli altissimi sparano. Queste Edition XS anche alzando il volume non perdono il loro carattere morbido, suadente, da ascoltare per ore tanto sono naturali. E in questo mi ricordano le mie amate Arya prima versione. Cuffie che io ho pagato 4 volte di più solo sei anni fa. Che dire di altro. Che sono fatte bene e sono anche belle, sebbene non eleganti come altre HIFIMAN. sembrano robuste e capaci di regalarvi anni di ascolti rilassati. Sono adatte a tutto ma credo che la loro vocazione sia per la musica con strumenti naturali non amplificati. Ma un passaggio sui King Crimson mi smentisce. Perchè la voce di Cirkus è sempre commovente e il pianoforte liquido. Il sax fragoroso e solo i bassi meno esagerati di come li sentirei con le Audivina. Ma non per questo meno belli. Anzi, io li definirei raffinati, capaci di elevare anche la musica più popolare di un intero livello. Insomma, a dispetto di un aspetto un filo più dimesso e di qualche compromesso in più rispetto ad altri modelli della gamma HIFIMAN, queste Edition XS si confermano nella loro essenza. Quando quelli di HIFIMAN usano il marchio Edition, stanno presentando un paio di cuffie eccezionali, one-off da prendere al volo per non farsi sfuggire l'occasione, capaci di condensare in "pochi soldi" le qualità delle loro migliori cuffie. Credetemi, se potete, dovreste ascoltarle. Se siete superficiali, le HE1000 Stealth o le Ananda vi piaceranno subito di più. Ma se avete a cuore innanzitutto la musica e poterla ascoltare a lungo, le qualità neutre e morbide da alto di gamma delle Edition XS dopo il giusto rodaggio vi conquisteranno. Può essere che una parte del merito venga dal front-end che ho utilizzato. Non saprei dire se in single-ended e con un comune ampli-dac cinese da un paio di centinaia di euro le cose sarebbe uguali. Ma ricordatevi che HIFIMAN propone eccellenti DAC R2R capaci di far volare ogni loro cuffia. Giudizio complessivo PRO: buona scelta di compromesso sotto l'aspetto tecnico mantengono la sostanza (magneti e diaframmi) rapporto prezzo qualità insuperabile per le planari suono neutro, caldo, avvolgente sembrano diffusori acustici in un ambiente ben trattato nessuna gamma in evidenza, elevano di qualità ogni traccia audio di ogni genere sia CONTRO: non impressionano al primo ascolto, devono essere capite; altri modelli saranno certamente più immediati. Non rimandatele indietro al primo ascolto da valorizzare con un DAC R2R e una discreta riserva di potenza non impressionanti sul piano estetico ma comunque ben costruite -
Audio-Gd è un marchio cinese di cui abbiamo già avuto modo di parlare spesso su Variazioni Goldberg. La sua anima è il progettista, Kingwa (traslitterazione occidentalizzata), ingegnere formatosi negli Stati Uniti che ha assorbito le logiche progettuali Krell. I suoi progetti sono frutto dell'amore per la musica prima che per le esigenze commerciali. La filosofia di Audio-Gd si basa su un'idea semplice che però, in un'era di miniaturizzazione e di virtualizzazione, pare eretica o rivoluzionaria. Ci sono due aree fondamentali che compongono un apparecchio audio : l'alimentazione e gli stadi finali. Quello che c'è in mezzo è importante ma se non viene messo in condizione di ingerire corrente pulita ed emettere corrente pulita, può essere il migliore del mondo ma non si sentirà la differenza tra un prodotto da $200 e uno da $20.000 Quindi alimentatori sovradimensionati, spesso con tre o più trasformatori separati, PSU in classe A con transistor di alta potenza con dissipatori enormi. Schermature, separazione dei canali compreso il controllo di volume. Terminali a discreti di potenza tale da poter pilotare dei diffusori anche se si tratta di un preamplificatore. Circuiti realmente bilanciati. Zero Feedback. Telai in alluminio adeguati al modello, alcuni realmente molto pesanti. Controlli torniti dal pieno. Etc. Questo preamplificatore e amplificatore per cuffie è un apparecchio di ingresso per il marchio. Prodotto tra il 2017 e il 2018, a formare una linea con un DAC coordinato. Di "mezzo formato" rispetto ai vari Master 9 e 19 che hanno sempre rappresentato la prima linea dei preamplificatori Audio-Gd. Derivato dal Master 9, ne ricalca la filosofia pur con alcuni compromessi, necessari per poter stare in un piccolo telaio e pesare non più di circa cinque chilogrammi. E costare 600 euro, ovvero quanto chiedono certi altri marchi cinesi per un integrato con alimentazione switching, controllo di volume digitale, operazionali in ingresso e in uscita. Ma un display fancy a colori, un nome pompato dagli influencer a suon di apparecchi regalati a tutti e prestazioni di laboratorio perfettine, e tutte uguali tra loro. Audio-Gd non ha praticamente comunicazione. Ha un sito in cinese e in un inglese molto approssimativo, disegnato in HTML old-fashion. Parla solo per email e con messaggi difficili da interpretare. Cambia linea di prodotti solo quando ha qualche cosa di nuovo da proporre sul mercato. Ma andiamo al nostro NFB-1, è uno dei pochi Audio-Gd di cui troverete tante recensioni. Degli altri si parla poco o per niente. alluminio spazzolato naturale di adeguato spessore ma senza esagerazioni. 240x360x80 mm di dimensioni; circa 5 chilogrammi, per lo più concentrati sul trasformatore a doppio avvolgimento. A riposo assorbe 30 W. E' in grado di erogare sull'uscita cuffie : 9900 MW / 25 ohm 8000 MW / 40 ohm 3500 MW / 100 ohm 1200 MW / 300 ohm 600 MW / 600 ohm lo fa con un circuito che permette due livelli di guadagno, uno a +16dB e uno a +25db, con un controllo di volume esponenziale a 100 livelli le due curve esponenziali di uscita a seconda della posizione del volume (in verde quella marchiata L sul display) Le forme sono spartane, quasi di stile post-industriale. I comandi sono digitali a relais ma fermi e solidi. La manopola del controllo di volume è ricavata dal pieno. Ma attenzione, dietro non c'è un potenziometro. Si tratta di un controllo a scatti, by-wire che controlla una rete di relais che inseriscono o disinseriscono maglie di resistenze di altissima precisione. qui è ripreso in studio mentre qui è sul mio tavolo di prova con collegate delle AKG K371 nell'ingresso single-end. Le due prese cuffie sono sulla sinistra, appena dopo il pulsante di accensione, quella sopra è la classica per lo spinotto coassiale da 6.3 mm, quella sotto ha le quattro prese XLR/Cannon. Sotto al display a linea singola ci sono i controlli, la modalità di uscita (altoparlanti o cuffie), il livello di guadagno (+16 o +25 dB), l'ingresso. Infine il manopolone del volume. Il display è a segmenti blu, sembra quello di una calcolatrice degli anni '70. Non parla, bisogna sapere cosa dice e cosa può dirci. qui è nella configurazione standard : H-> Headphone, L-> Low Gain, Ingresso 3, volume a 26 sulla scala che va da 0 a 100. Il volume all'accensione è sempre a Zero, per evitare sorprese. Bisogna ricordarsene per non domandarsi perché diamine non si sente niente. Volendo sarebbe possibile programmare l'aggeggio perché si ricordi l'ultimo volume impostato prima dello spegnimento. Ma morire se io, pur seguendo le istruzione sul sito, ci sono riuscito ! qui abbiamo selezionato l'ingresso 4, non chiedetemi cosa sia, per saperlo devo guardare il quadro posteriore qui abbiamo il Gain ad High, le cuffie ricevono 9 decibel di guadagno in più e suonano veramente forte. E' un modo per smuovere sassi come le prime HE-5 HIFIMAN, oppure per simulare che delle cuffie single-end come le AKG K371 siano bilanciate (ma con cuffie da 106 dB di sensibilità, sinceramente ve lo sconsiglio). infine, quella P non significa che siamo sull'ingresso Phono ma che il segnale è stato commutato dalle uscite anteriori alle porte posteriori. Quindi se abbiamo collegato dei diffusori, questi suoneranno. E' in vecchio stile degli NFB Audio-Gd. I nuovi display sono differenti per stile e materiale. Purtroppo però sono ancora più criptici di prima ... i display dell'interfaccia digitale DI-24HE e sotto del DAC R-1R NOS 2024. Esaurito il frontale, andiamo al retro. abbiamo un set di ingressi abbastanza articolato, per cinque linee complessive. Di cui due sono bilanciate, 3 sbilanciate, una é quella bilanciata speciale di Audio-GD denominata ACSS. E un sistema di trasmissione del segnale che è coerente da un apparecchio ad un altro e consente di mantenere il dominio analogico in modo lineare, senza inutili buffer intermedi. E il metodo d'elezione che io utilizzo per l'ingresso del segnale dal DAC e che userei, in uscita, se avessi un finale Audio-GD. Non mancano, ovviamente, uscite linea bilanciate e sbilanciate tradizionali. Nella configurazione attuale, il mio NFB-1 riceve il segnale dalla coppia DI-24HE + R-1R NOS via cavi ACSS Audio-GD e pilota un paio di monitor da studio Adam Audio A77H. Ma naturalmente il bello sta dentro, se fosse per l'esterno, non degnereste di uno sguardo alcun apparecchio Audio-Gd. qui si intravvede il trasformatore e la paratia di separazione dell'alimentazione dagli stadi di amplificazione. alzando lo sguardo dal retro abbiamo un vista d'insieme con in primo piano i due canali e i transistori di potenza, degni di un integrato da 70 Watt (sono a 150 Watt l'uno, polarizzati in Classe A e scaldano come un termosifone). questi sono i due canali di uscita, totalmente simmetrici anche se composti su una scheda madre unica. In primo piano ci sono i controlli di volume (relais digitali e resistenze di precisione), completamente separati per realizzare una topologia veramente bilanciata dal segnale alle uscite di "potenza". una vista dal posteriore all'interno l'intero apparecchio qui in pianta. A destra l'alimentazione. Il trasformatore è unico, concessione alla dimensione ridotta del telaio. Lo stadio di alimentazione è in classe A ed impiega transistor ad alta potenza. Non ci sono integrati in nessuna parte dell'apparecchio. Il trasformatore ha una piccola schermatura in lamierino. Io preferirei un dispositivo resinato ma c'è una scuola di pensiero contraria a questa pratica. Io non ne sono molto per dare un parere. I condensatori di livellamento sono di qualità e tali da poter stare in un finale di potenza. Quindi andando verso sinistra c'è una paratia di separazione che lascia spazio alla camera che ospita i due canali di amplificazione. C'è un solo cavo volante che porta la corrente all'altra parte della scheda madre. Si sarebbero potute scegliere soluzioni più eleganti. Ma qui abbiamo una ingegnerizzazione che ricorda più i lottatori di Sumo che i ballerini di Flamengo. una vista identica, con un'altra luce. Il coperchio è in alluminio, bloccato da 6 viti. completiamo il tour con altre viste esterne, compreso il fondo che esibisce quattro bei piedini di isolamento. Sopra e sotto hanno una piccola griglia di ventilazione. Ma il forte calore emanato viene sostanzialmente dissipato per convezione da tutto questo alluminio. A suo tempo, ovviamente, c'era anche la versione nera. Ma io quando l'ho ordinato ho trovato solo la versione Silver da Audiophonics di Bordeaux. ancora l'alimentazione, fonte di energia a basamento su cui il progettista costruisce ogni strumento musicale Audio-Gd. Andando alle prestazioni sonore non c'è moltissimo da dire. Per anni è stato il centro del mio impianto audio, ricevendo il segnale dal NFB 7, DAC da 23 chilogrammi sempre Audio-GD, in un sistema per il resto composto da finali AM Audio (classe A) di Vigevano. E' poi stato sostituito da un integrato R-28 ancora Audio-Gd che è composto per la parte amplificazione da una circuitazione simile a questa e per la parte DAC da un sistema analogico a "ladder" (rete di resistenze). Adesso è il sistema di backup da tavolo. A parte ho l'Audio-Gd R-27HE per gli ascolti critici in cuffia e la coppia Gustard+miniDSP per il controllo dei diffusori dipolari attivi a quattro vie. Il suono è neutro, pulito, lineare. La classica linea di tensione amplificata (o di corrente a seconda dell'uscita). Non ci sono cuffie che non possa pilotare. Con il Gain in H si perde di dinamica. Ma alle volte ci vuole. Chiarezza, dettaglio e tridimensionalità sono quelli desiderabili. Secondo quello che si dice oggi, non ha un fondo scurissimo. Ma io penso che sia un parto dell'immaginazione e per lo più, responsabilità del DAC. Un preamplificatore principalmente non deve suonare. Deve fare il suo lavoro e basta. Lato cuffie manca quel punch e quella dinamica che invece non mancano nel R-27. La resa è composta e meno emozionale. Parliamo semplicemente di progetti che non appartengono alla stessa classe (per prezzo, dimensioni, logiche). Come tutti gli Audio-Gd per suonare bene deve scaldarsi un'oretta. Altrimenti è piuttosto aspro. Ma se mettete le cuffie giuste e al alzate il volume al punto che la musica richiede e mettendo la vostra mano sopra al coperchio lo sentite caldo al punto giusto ... allora nessuno che non abbiamo modo di commutare su un sistema decisamente di classe più elevata, avrà nulla da rimproverare. In fondo l'ho pagato quanto certi pagano un cavo di potenza. Anzi, di meno ... una vista dell'interno, appena smontato il coperchio (le viti sono in alto a sinistra, il coperchio a destra : è il mio non sto parlando per sentito dire !) Giudizio complessivo PRO: compatto per gli standard Audio-Gd economico per gli standard Audio-Gd e in generale per le caratteristiche costruttive eroga potenza da vendere, nessuna cuffia può resistergli tutto in classe A dalla presa di corrente alle uscite; potenza in eccesso; controllo di volume e circuiteria realmente bilanciata e dual-mono dalla testa ai piedi funziona senza un intoppo da 7 anni : eh, questi cinesi inaffidabili (ogni Audio-Gd esce dalla fabbrica con 100 ore di impiego reale, non con due misure e via in scatola) suono lineare e corretto, neutrale si potrebbe dire CONTRO: estetica da Germania anni '20 controlli e display criptici il telaio in alluminio naturale è sensibile a graffi e segni; gli altri Audio-Gd di casa verniciati in nero sono meno "delicati" qualcuno potrebbe pensare che manchi di eleganza e di microdettaglio : ma è un boxeur come Rocky, non un ballerino non è più in produzione e non è stato sostituito; oggi per avere queste prestazioni si deve spendere almeno il doppio Impianto usato per la prova : Audio-GD DI-24HE + Audio-GD R-1 NOS 2024, cavi ACSS Audio-GD, monitor attivi Adam Audio A77H connessi con cavi bilanciato Audioquest cuffie HIFIMAN Arya, Sundara Closed Back, Edition XS mentre chiudo questa recensione sto ascoltando i miei dischi preferiti per i test. Quello che ascolto, pur con cuffie non ancora troppo rodate è tanto bello che mi chiedo perché gli "audiofili" non si contentino mai e cerchino sempre il confronto. Questo è un amplificatore eccezionale ! Peccato che a listino Audio-Gd ne abbia di altri, più grandi, più forti, più sofisticati. Ma con una base di design elettronico e una filosofia totalmente consanguinei. Che bello amare la musica ben riprodotta nel 21° secolo !
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HIFIMAN HE1000 Stealth
M&M posted a blog entry in BWV 988 : Variazioni Goldberg's BWV 988 : Recensioni Audio
Dapprincipio le cuffie HIFIMAN avevano solo padiglioni tondi sovraaurali. Poi, fedeli alla tradizione Stax, da cui volente o nolente anche il Dr. Fang è influenzato, sono arrivate quelle a padiglione ovali circumaurale. Nulla di nuovo, appunto, c'erano le Stax serie Sigma e le Lambda. Io ho sempre preferito le Lambda, nonostante le Sigma fossero più rinomate (e costose). Le Sigma si diceva che avessero bassi più potenti ma fossero più scomode da indossare. Le Lambda più rilassanti in tutto, le puoi tenere una giornata in testa e ad un certo punto ti dimentichi dove le hai messe. Stessa cosa delle HIFIMAN. Si mitizza delle Susvara, le ammiraglie "circolari" da € 6.000. Io credo che le troverei sgradevoli come ho trovato sgradevoli le Sundara e le HE6 SE. Riesco a farmi piacere le HE400 perché sono tutto sommato comode e perché, per 125 euro, suonano veramente bene. Ma mai per più di un'ora in testa. Fortuna che le Deva, circolari anche loro, per essere comode le hanno fatto circumaurali con il padiglione bello grande e nessuna pressione sulle pareti della testa. Ma sto divagando, torniamo alle nostre. Le HIFIMAN HE1000 sono sempre state tradizionalmente le ammiraglie di questa serie. Caratterizzata per l'appunto da un grande padiglione a forma di uovo con la griglia metallica esterna a protezione. All'origine costavano oltre € 3.500 ed erano sinceramente inarrivabili. Per questo HIFIMAN fece le Edition X, cercando di portare quel suono e quella struttura su cuffie da € 1.800. Ma la vera popolarizzazione del concetto è arrivata con le Arya (€ 1.800) e le Ananda (€ 900). I prezzi che indico sono quelli del lancio, non quelli correnti. Le Arya offrivano quel tipo di suono a metà prezzo. Per me fu una tentazione irresistibile acquistarle al volo. E da allora le uso e le apprezzo (nonostante l'arrivo più avanti delle Jade II, le elettrostatiche che hanno sostituito le mie vecchie Stax SR-404 Lambda Signature ...). Ma HIFIMAN non sta ferma e delle HE1000 hanno fatto prima le V2 e poi adesso le Stealth, approfittando dell'introduzione prima dei diaframmi ultraleggeri "nano" e poi l'arrivo dei magneti "invisibili" che danno il nome alla serie Stealth, cui fanno parte queste cuffie in prova. Così oggi abbiamo che le HE1000 Stealth in pratica costano come le Arya Organic che non sono altro che le Arya Stealth con il fianchetto in similvinile tipo legno. Come le HE1000 Stealth. E le Ananda costano la metà e anche meno. E poi ci sono anche le Edition XS che costano la metà della metà. Chi siano adesso le ammiraglie non è più chiaro. Cosa comprare ? Chissà. Delle Arya Organic (io non le conosco come non conosco le Stealth) si dice che siano come le HE1000 ma più brillanti. E dire che a me sembrano già piuttosto brillanti le HE1000 Stealth. *** Finito questo panegirico che serviva non a confondere le acque e le idee di chi si ripromette di acquistare ... le cuffie giuste e tenendo a mente che secondo me ogni magnetoplanare suona meglio a prescindere e che per avere il meglio non si deve necessariamente spendere oltre 3000 euro (specie se non si ha una catena a monte all'altezza ....), andiamo al nostro bene. Che arriva in una scatola di cartonaccio nobilitato da una sola fascia stampata, segno di contenimento dei prezzi in fondo non importa, le scatole delle mie cuffie non suonano e poi, finiscono subito in mansarda a prendere polvere. Però una volta la presentazione di cuffie costose era molto più sontuosa ... le mie arrivano dall'eccellente negozio Playstereo di Pescara, spedite al volo (sono un esemplare b-stock, ovvero una scatola aperta per demo, inusate, come testimoniato dalla necessità di fare il rodaggio pieno di almeno 150 ore). Giustamente nella scatola c'è un pieghevole che implora il proprietario delle cuffie di evitare inutili supplizi alle cuffie, tipo mettere in loop un giro di batteria sintetica al massimo del volume. Il rodaggio va fatto semplicemente usandole con programmi musicabili ascoltabili. Le cuffie maturano in testa. Come le orecchie che le ascoltano. dentro alla scatola, una scatoletta che contiene i cavi e sotto, tra la schiuma, le cuffie. ecco qua l'intero contenuto della scatola. il cavo bilanciato è di buona qualità. Io non sono un fan dei cavi costosi ma il fatto che sia incluso (anche se non è il modello crystal-plus) è un vantaggio. Nelle Arya ho trovato solo il cavo sbilanciato e mi sono dovuto far costruire appositamente un cavo speciale da un artigiano londinese per la modica cifra di un paio di centinaia di euro. Che questa volta ho risparmiato. Al costo di € 1.320 ho sia le cuffie che i cavi. Un bel risparmio rispetto ai € 1.840 complessivi delle belle Arya. pin dorati, ovviamente le griglie esterne in argento brillante anche l'archetto ripete lo stesso motivo. Unica concessione la scritta HE1000 in nero. I cuscinetti sembrano di qualità migliore di quelli delle Arya che si sono sbriciolati costringendomi a cercare un ricambio (subito seguiti da quelli delle Jade II). Però la pacchianeria del finto legno stampato in vinile era proprio necessaria ? Si, per distinguere questa versione dalle precedenti due ! dettaglio del marchio, dell'articolazione e del meccanismo di regolazione della dimensione dell'archetto. la banda sotto all'archetto ricorda un misto tra sughero e cuoio. Speriamo che duri ... dettaglio dell'interno del padiglione, molto sobrio. Quelle zebre dovrebbero proteggere i diaframmi da polvere ed intrusioni (è così, ho smontato le Arya e per danneggiarle bisogna penetrare con una lama) viste artistiche indubbiamente rispetto alla sobrietà austera delle mie Arya fanno la loro figura. Andiamo alle specifiche. cuffie aperte circumaurali altoparlante magnetoplanare impedenza 32 Ohm sensibilità 93 dB risposta in frequenza 8Hz-65KHz. peso: 458g. la risposta in frequenza che ho misurato con il mio sistema miniDSP Ears : mostra una estensione notevole lato basse frequenze, ben sotto l'udibile (ho tagliato il grafico sotto ai 20 Hertz ma è lineare effettivamente a partire dai 10 Hertz), e fino a circa 1250 Hertz. Dopo di che ha il classico avvallamento sulle medio-alte fino a circa 3.000 Hertz per poi livellarsi di nuovo e proseguire sugli acuti in salita. confrontate con le mie Arya mostrano una evidente maggiore sensibilità - confermata all'ascolto. Le Arya sono più lineari fino all'estremo ed hanno la stessa estensione sulle basse. Sono meno squillanti sugli acuti. alle Arya ho poi cambiato i cuscinetti - quelli vecchi si erano consumati : il vinile cinese si era letteralmente sbriciolato - e il suono è cambiato diventando più potente sulle basse e sui medi ma restando comunque più lineare di quello delle HE1000 Stealth. E' possibile che col tempo anche le HE1000 si linearizzino. Alla prova originale le Arya somigliavano decisamente di più a queste HE1000 che a ... quello che sono adesso. Quindi mai trarre conclusioni guardando la risposta in frequenza di un esemplare di cuffie nuove. *** Mi fermo qui con questa anteprima. Nei prossimi giorni la prova di ascolto comparata. Che ovviamente dovrete prendere con le pinze in quanto del tutto soggettiva. Vi anticipo che ad un certo punto, visto che facevo fatica a capire, ho cambiato il motore. E al tradizionale Audio-GD R28 ho avvicendato il più muscoloso Audio-GD R27 HE, avendo finalmente un responso credibile. Ma dovrete attendere ancora qualche giorno perché ve lo confidi ... Rimanete in ascolto !- 2 comments
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le mie HIFIMAN Arya sulla loro base in legno, cavo custom terminato XLR Neutrik Susvara, Ananda, Sundara, Arya. Non indago sull'etimologia sanscrito di questi termini che per me sono solo bellissimi nomi di altrettante bellissime donne. In fondo, mi andava benissimo anche la tradizionale denominazione numerica, HE400, HE500, HE5, HE1000. Senza esotismi alla Trono di Spade. Ma Arya a me ricorda l'aria, in italiano, l'elemento in cui viviamo, che respiriamo. E trasparente come l'aria é il suono che producono queste cuffie. Nel catalogo delle cuffie magnetoplanari HIFIMAN, questo modello si piazza oltre le Sundara e le Ananda, e al di sotto delle HE1000 e delle Susvara. Probabilmente per fascia di prezzo, vanno a sostituire le Edition X. Ed è questo che mi ha incuriosito alla loro presentazione lo scorso autunno. Per la forma dei padiglioni che riproducono la sagoma delle orecchie ricordano i modelli di mezzo - da Ananda ad HE1000 - mentre i modelli agli estremi hanno il normale padiglione circolare. la forma ovoidale del padiglione delle Arya é asimmetrica e segue il profilo delle orecchie umane, senza mai toccarle che segue in modo asimmetrico la sagoma delle orecchie anche all'interno. In effetti, ero alla ricerca di un trasduttore che potesse affiancare e poi sostituire le mie venerande Stax Lambda SR404 Sn che cominciano a mostrare i loro anni. Anche quelle - pur con la loro forma rettangolare - assecondano la forma delle orecchie senza mai toccarle. E sono gli oggetti più comodi da indossare a lungo che io abbia potuto provare. Non che le cuffie con il padiglione tradizionale non possano esserlo. Potrei tenere in testa le AKG 712 per tutto il giorno senza provare alcun fastidio. Ma il suono ... non sarebbe di questo livello. Mentre scrivo sto ascoltando la nuovissima registrazione della 7 sinfonia di Shostakovich con Andris Nelsons alla testa della sua Boston Symphony e il suono mi avvolge. dalla letteratura HIFIMAN, l'uso di circuiti asimmetrici e di diaframmi ancora più sottili contribuisce ad una riproduzione più lineare e naturale. Non ne ho le prove scientifiche ma le mie orecchie mi danno la stessa testimonianza. Ma torniamo all'oggetto : Confezione la classica scatola nera con l'indicazione del contenuto, uno scatto ravvicinato che rivela il nome del modello, la scritta bianca su fondo nero a destra foam di protezione, tessuto "setoso", manuali. ho acquistato il mio modello online da Playstereo senza nemmeno prima ascoltarle, lo scorso Natale 2018 eccole qui, appena uscite dalla scatola, poggiate sulla "seta" che le avvolge nella scatola. Il cavo però è già il mio specifico, costruito apposta per loro in Inghilterra. Costruzione Salta subito all'occhio che l'archetto è analogo a quello degli altri modelli HIFIMAN di ultima generazione, in metallo, ben articolato e regolabile mediante guide e buchetti a scatto. La banda superiore è in finta pelle, morbida al tatto. Come lo sono i bordi dei padiglioni, morbidissimi. anche le Arya usano gli ultimi spinotti HIFIMAN da 3.5mm, doppi, uno per canale, consentendo il collegamento in modo molto semplice ma estremamente stabile l'esterno del padiglione è in metallo, molto robusto a protezione del driver, di nuova generazione, sottilissimo. Secondo HIFIMAN questo driver deriva da quello usato nelle HE1000. E c'è da crederlo mentre i rullanti della Boston accompagnano gli archi del primo movimento della "Leningrado" nella inesorabile marcia di avvicinamento delle truppe tedesche alla città dello Zar. l'inconfondibile sagoma frontale di questa classe di cuffie HIFIMAN. ripresa artistica, luce naturale : mi piace particolarmente che in questo modello HIFIMAN abbia mantenuto i colori in nero integrale, a differenza delle "cromature" di certi modelli superiori. Arya non ha poi così bisogno di impressionare nell'aspetto. Complessivamente la cura costruttiva sembra di livello elevato. I materiali di grande qualità. Siamo anni luce oltre le mie Stax in tutta plastica. E anche ben al di sopra delle HIFIMAN Sundara che comunque possono vantare dalla loro, un prezzo decisamente più abbordabile. Ma andiamo al dunque, perchè le cuffie possono essere bellissime ed essere ben costruite (e queste, secondo me, sono al di sopra di ogni sospetto) ma se poi non suonano come ci aspetteremmo ... ? Suono risposta in frequenza calibrata, misurata con i miei microfoni miniDSP Ears. Di sopra il solo canale destro, sotto i due canali sovrapposti. Le differenze, limitate alle medie e alte frequenze, sono dovute alla differente posizione del padiglione sul supporto. Gli EARS hanno superficie dura, ben diversa dai lati delle nostre teste. Le Arya affondano nella nostra pelle e quindi sono certo che non sia effettivamente misurabile la reale risposta. Ma allo stesso tempo sfido chiunque sia in grado di apprezzare differenze - anche ampie - nella risposta, non nell'ampiezza, tra i due canali a 8 o a 11.000 Hz. Resta comunque la regolarità della risposta complessiva dal basso fino al medio, con il solito avvallamento - non pronunciato come su altri modelli - intorno ai 1800 Hz, che poi riprende senza alcun picco fino a 4000 Hz. Ben più tormentato invece l'andamento alle altissime frequenze, quelle in cui di musica generalmente non ce n'è più e dove le nostre orecchie perdono inesorabilmente di sensibilità. Al confronto le mie Stax hanno un largo picco ben pronunciato proprio dove le Arya hanno l'avvallamento sui medi e il basso è ben meno esteso ma un pò più gonfio prima di calare. E all'atto pratico ? Adesso c'è lo Stradivari di Janine Jansen e il secondo movimento del secondo concerto di Prokofiev che suona. Il violino è in evidenza, ma mai aspro, salvo sulle altissime come deve essere, un pò vetroso. I bassi entrano con chiarezza, senza colorazioni. Veloci e leggeri. La naturalissima voce di Simone Kermes - "Se pietà" di Handel - è resa in modo naturale ma con tutte le sue sfumature e colore. Anche più chiara e pulita, ne "Ombra mai fu" di Bononcini, dove è accompagnata solo dal cello e dal liuto. E dove purtroppo si sentono in modo altrettanto chiaro tutte le sue E che diventano I ... Bellissima anche l'Orchestra Nazionale Russa con Pletnev che dirige l'integrale sinfonica di Chaikovsky. Non aggiunge verve al gelido uomo di Arcangelsk che si rifa però alla grande nella Cenerentola di Prokofiev. Qui le dinamiche sconvolgenti (pur in una normale registrazione 44/16) vengono risolte benissimo. Mi mancano i miei quattro 15 pollici in vetro nella stessa registrazione ma nessuna cuffia potrebbe sostituirli per dinamica e precisione, ad essere sinceri. mi spingo anche su brani moderni. La voce dell'ultimo Paul Simon (René e Georgette Magritte ha grandissimo garbo con le Arya) e quella di Sting che conosco benissimo (The Last Ship). Il jazz di "I may be wrong" - Till Bronner - voce chiarissima su un tappeto di percussioni. Mi accorgo che l'assenza di distorsioni mi ha fatto alzare troppo il volume e corro ad abbassarlo ... La performance qui è da diffusori elettrostatici ... con subwoofer. Queste cuffie peraltro consentono anche equalizzazioni con generose iniezioni di bassi ! Non che ne abbiano deciso bisogno però i gusti sono gusti. Tutto il test è stato condotto con il mio Audio-GD R28, all-in-one DAC+PRE+AMPLI di qualità al di sopra di ogni sospetto. Sinceramente io non sento il bisogno di cercare abbinamenti particolari ampli+cuffie con questo apparecchio dalla resa assolutamente neutrale e dalla grandissima capacità di pilotaggio. Le uso oramai da più di due mesi e le conosco molto bene, quindi un ultimo passaggio all'Handel di Natalie Dessay e al finale della 9a di Beethoven per Gunther Wand nell'edizione SACD Esoteric su base RCA per andare finalmente al giudizio complessivo : PRO ottima costruzione con l'uso di buoni materiali. In particolare la protezione dei padiglioni in metallo che evita il contatto con oggetti (fossero anche solo le mani) con i delicatissimi drivers. In ogni caso meglio avere cautela nel poggiarle suono di qualità elettrostatica su tutta la gamma. Il dettaglio è elevatissimo a tutte le frequenze in tutti i generi musicali, c'è ben poco da chiedere di più anche se mi viene la curiosità di sapere come possano suonare le Susvara, le Shangrilà o anche solo le Jade II dello stesso marchio per quanto possibile con le cuffie, l'immagine è aperta e non concentrata sul cranio. Passando rapidamente ad un altro dispositivo tradizionale (in questi giorni sto provando le Pioneer DJ HDJ-X10 che certo non sono pensate per queste "sottigliezze") la differenza è eclatante fatica di ascolto molto ridotta anche per lunghi periodi purchè non si ecceda con il volume ergonomia di livello assoluto, in particolare i padiglioni asimmetrici che seguono del tutto la forma delle orecchie. Non sono leggerissime ma il peso in testa quasi non si sente. Le mie Stax restano ancora più comode ma queste si avvicinano, pur con una robustezza di costruzione che le Stax semplicemente non avvicinano nemmeno CONTRO per 1600 euro, aggiungere un cavo bilanciato di qualità non avrebbe spostato l'equilibrio della confezione. Certo meno di un cash-back o di uno sconto flash, operazioni cui HIFIMAN oramai ci ha abituati. Io credo che i due cavi in opzione dentro alla confezione di tutte le cuffie da oltre 500 euro non dovrebbe essere ... una opzione. La differenza di suono e di dinamica è di tutta evidenza e chiunque dovrebbe avere un amplificatore in grado di sfruttare al meglio cuffie di questo genere. la bassa distorsione, i medi intorno ai 1800 Hz un pò indietro ma soprattutto la bassa sensibilità, portano a dover alzare il volume a livelli sostenuti, cosa che richiede un ottimo amplificatore a disposizione. Una ovvietà, quest'ultima per chi acquista cuffie di questo prezzo e di questa levatura ma da tenere in considerazione per la salvaguardia delle proprie orecchie. E' soprattutto per questo che tendo ad usare una equalizzazione digitale che allinea i medi ad una figura che mette in evidenza il basso profondo e smussa qualche asperità negli alti. In questo modo la risposta diventa assolutamente infinita e definitivamente ariosa. il cavetto in dotazione, ottimo, per carità, ma come seconda scelta. A mio parere nella stessa confezione dovrebbe essere offerto anche un secondo cavo bilanciato con un connettore all'altezza del sistema. Conclusione In estrema sintesi sono il mio nuovo riferimento e le cuffie che mi piace di più ascoltare tra quelle che ho in casa. Ne ho di più accattivanti per determinati brani, in fondo le Arya non sono fatte per stupire con effetti speciali ma per dare una risposta di qualità. Non sono in assoluto neutrali nel senso di strumento da laboratorio e di questo certo ci si giova nell'ascolta. Facendo un parallelo con altre HIFIMAN che conosco, trovo le HE400i più "divertenti", perchè meno neutre, le Sundara invece troppo fredde e dal suono secco, sinceramente le meno interessanti del trio. Il suono ha una impostazione morbida, più caldo nelle Arya, più esteso in generale ai due estremi. Naturalmente il repertorio di elezione deve essere quello acustico e con registrazioni di qualità. Ma su questo sito direi che si tratta di un dettaglio che possiamo dare per scontare. Mentre sto ascoltando il cembalo di un giovane Handel non riesco a staccarmene. E credo che questo possa essere il miglior complimento che si possa fare ad un paio di cuffie, certo non economiche ma che a mio avviso ripagheranno di ogni euro speso con ore e ore di puro piacere musicale. Consigliato un amplificatore/DAC di grande livello e in grado di erogare generose dosi di corrente, nonostante la bassa impedenza e - sempre - un collegamento interamente bilanciato con un cavo il più possibile neutro e lineare. Specifiche tecniche : impedenza : 35 Ohm sensibilità : 90 dB peso : 404 grammi
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HIFIMAN Deva è il secondo modello di cuffie bluetooth del marchio, dopo Ananda. Si avvale dello stesso approccio e punta alla flessibilità di impiego, potendo essere utilizzata in ogni campo : via cavo, con il collegamento tradizionale ad un amplificatore per cuffie via cavo USB come periferica collegata ad sistema pc/Mac wireless, collegata in Bluetooth 5.0 l'opzione bluetooth va in scena grazie ad un dongle aggiuntivo che sostituisce fisicamente il cavo audio tradizionale ed integra la porta USB che funge anche da ricarica, oltre ai comandi di connessione. E fin qui niente di straordinario. Ma quando aggiungiamo che si tratta - come gli altri modelli premium di HIFIMAN di un modello planare che utilizza la nuova versione del diaframma "supernano" per i suoi driver circolari e guardiamo il prezzo richiesto, sostanzialmente entry-level per il listino HIFIMAN, allora possiamo anche chiamarlo miracolo. Peraltro, mentre Ananda BT non ha opzione di collegamente fisico via cavo analogico, mentre Deva si, per tutti i casi in cui non c'è la possibilità di sfruttare una connessione wireless o per quando vogliamo gustarci il suono di un amplificatore analogico. Sostanzialmente Deva si inserisce sotto a Sundara e sostituisce idealmente la gloriosa HE-400 almeno in termini di prezzo di acquisto e di segmento. Ma con una flessibilità di impiego sostanzialmente migliorata. Ricordiamo però che Sundara e HE-400 di listino facevano 450 euro salvo promozioni in corso, mentre le Deva partono da 349 euro. Caratteristiche di base : cuffie ortodinamiche a diaframmi planari, circumaurali, aperte impedenza :18 Ohm peso : 360 grammi sensibilità : 93.5 dB innesto cavo separato TRRS 3.5 mm il dongle Bluemini aggiuntivo integra in appena 25 grammi di peso un ricevitore Bluetooth, uno USB con ingresso di tipo C, un DAC e un amplificatore da 230 mw, oltre alla batteria in grado di assicurare circa 7-10 ore di impiego pratico. La decodifica avviene fino a 192 KHz/24 bit via USB e 96/24 via BT. Il chip impiegato è un Qualcomm CSR8675. Dal sito HIFIMAN, il diagramma del nuovo sottilissimo diaframma (comune con altre cuffie di fascia superiore dell'ultima generazione di HIFIMAN) dettagli del Bluemini, il dongle responsabile di tutta la parte wireless delle HIFIMAN Deva. Integrazione di livello assoluto a testimonianza dei soli 25 grammi complessivi di peso, connessione e involucro plastico compresi. Unboxing : La classica scatola nera HIFIMAN, molto solida che sia di fronte che dietro riporta le novità del "pacchetto", come la ricezione Bluetooth e la relativa codifica. Anche nell'interno la confezione è premium, analoga a quella delle HE-400 la cavetteria disponibile (cavo audio con jack adattatore da 3.5 a 6.3mm, cavo USB morbido USB-A/USB-C da 2 metri) e il dongle che rende "attive" le cuffie il manuale dell'utente l'estetica si rifà nei colori a quella delle HE-1000 ma la forma dei padiglioni e la meccanica è analoga a Sundara ed HE-400. L'uso della finitura argento e nocciola certamente le rende moderne e vivaci. i padiglioni sono articolati con un giunto cardanico che rende mobile quanto basta il tutto perchè siano comode da indossare. L'archetto è morbido, imbottito e ben robusto. Se vogliamo trovare un appunto da fare ... le viti a vista. Che però rendono comodissima l'eventuale sostituzione di una parte danneggiata. sono cuffie aperte, ovviamente, come tutte le planari di questa serie e la parte esterna del padiglione è ben protetto da una griglia metallica a nido d'ape. il marchio DEVA è orgogliosamente esibito come negli altri modelli HIFIMAN. alla massima estensione della regolazione dell'archetto. A prova di teste "importanti". l'interno è morbido a contatto con la pelle. Il materiale sembra adatto anche ad usi prolungati. Io le ho usate mentre facevo una pedalata, senza sudare. Notate la lettera che evidenzia il canale Sinistro e ancora lo snodo cardanico dell'archetto. da quella scanalatura (sotto la lettera L) passa il cavo di collegamento all'altro padiglione. E' ben recesso quindi non prevedo che possa in qualche maniera essere danneggiato nell'uso. sempre nel padiglione sinistro l'unica connessione esterna, utilizzabile sia per il collegamento via cavo all'amplificatore che per inserire il dongle ancora l'esterno con il dongle montato, questa volta l'altro lato la parte di connessione, i led di conferma, i tasti di controllo Nel complesso l'impressione è ottima. Appena sotto, come costruzione, alle altre cuffie HIFIMAN che conosco, tipo Sundara e HE-400, ma comunque di livello superiore alla media delle cuffie di altri produttori. Se in passato HIFIMAN è stata criticata - non per il suono dei suoi prodotti ma - per la costruzione e i dettagli, già con la V2 della precedente generazione e con le nuove cuffie a partire da Sundara, le cose sono nettamente migliorate. Ricordiamoci sempre il prezzo di acquisto che per un paio di planari con il Bluetooth, potrebbero far lievitare il prezzo ad altri livelli ... Se posso fare solo un piccolissimo appunto, va all'adattatore jack da 6.3mm, benchè perfettamente funzionante, si innesta a pressione ma resta un pò staccato ed è poco pratico poi da sfilare. In altri modelli ho sempre apprezzato quello avvitabile. Ma è una cosa di poco conto. Misura : Collegate all'amplificatore dopo un breve ascolto per farmi un'idea, ho approfittato per misurare la risposta in frequenza utilizzando le mie "orecchi" miniDsp : la risposta mi ha subito confermato quanto il primo ascolto mi stava anticipando. Una resa molto completa per tutta la gamma, con un basso molto articolato, un medio molto chiaro e una gamma altissima per nulla aggressiva. risposta in frequenza pilotando le cuffie con il preamplificatore Audio-GD R28 ma la vera sorpresa è stata la misura impiegando la connessione USB-C via dongle HIFIMAN. Considerata la differenza di potenza in gioco (il mio amplificatore spara fino a 7.5 Watt su 32 Ohm, mentre qui abbiamo 230 mw), sinceramente non mi aspettavo di vedere quasi una fotocopia : risposta in frequenza pilotando le cuffie con il preamplificatore Audio-GD R28 (in rosso) e pilotando le cuffie con il dongle in dotazione, collegate al mio pc via USB-C (in verde) al netto delle differenze indotte da errori di misurazione, noto un leggero vantaggio sul basso nella misura con l'amplificatore desktop (in rosso) rispetto all'amplificatore del dongle (in verde) che si rifà invece allineando perfettamente l'attenuazione che invece vediamo nella risposta con l'amplificatore tra i 1500 2 i 2000 Hz, una sezione molto importante della gamma audio. Insomma, vuoi per l'ottimizzazione studiata dai tecnici, vuoi per la bassissima impedenza di queste cuffie, quell'affarino da 25 grammi riesce a far brillare delle cuffie che rispetto alla media hanno una sensibilità piuttosto bassa. Comfort : Pesano pochi grammi meno delle Sundara e la conformazione è simile. I padiglioni sono più comodi di quelli delle HE-400 ma non quanto quelli, più grandi delle Sundara. Con il Bluemini installato, anche se pesa solo 25 grammi, si sente lo sbilanciamento sull'orecchio sinistro. Ma non è un disagio insopportabile, dopo un pò non ci si pensa più. La pressione sulla testa e sulle orecchie non è impegnativa anche per lunghe sessioni di ascolto. In wireless non ci sono problemi anche muovendosi liberamente. I controlli sono facilmente accessibili ed è piacevole il suono di conferma. I pulsanti sono due, uno, più grande, serve per accensione, spegnimento e accoppiamento Bluetooth. Quello più piccolo vicino alla presa USB serve invece per attivare la ricarica. Perchè lasciando semplicemente collegate le cuffie la ricarica non si attiva. E naturalmente non si ricaricano mentre stanno suonando. Bella ed elegante con le sue tonalità a contrasto, calando la luce assume una forma più scura e ben si intona in un ambiente rivestito di legno in un contrasto tra hi-tech e stile. Un applauso ai designer HIFIMAN. Prova di ascolto : Ho ascoltato a lungo queste cuffie, sia in connessione analogica che in via USB che in Bluetooth. E poi ho voluto confrontarle, per dare un'idea a chi mi legge, con due cuffie molto differenti. Le mie Arya, modello HIFIMAN di fascia alta, il mio riferimento, e le AKG K712 Pro, cuffie di tipo monitor professionale, dinamico che all'epoca del lancio erano da considerare di fascia superiore, seppur di poco, alle Deva. Dico subito che l'impostazione del suono mi ricorda tanto le HE-400i V2 che ho avuto fino ad inizio anno. Il corpo sulla gamma bassa c'è tutto, così come l'estensione ben articolata. Il medio è chiaro e ben delineato mentre le alte e le altissime frequenze non sono mai fastidiose. Se vogliamo non c'è alcuna enfasi su nessuna gamma sonora ma il suono che ne esce è raffinato, chiaramente da sistema planare e mi piace più, nel complesso, delle Sundara che ho provato l'anno scorso. Dove quelle sono asciutte e necessitano di una discreta equalizzazione per equilibrarne il suono, queste sono già ottime come escono dalla scatola. La scena sonora è buona e non c'è quel fastidioso effetto di suono dentro alla testa. Non siamo a livelli di tridimensionalità esagerati ma direi che ci siamo. E molto bene. La gamma media, come dicevo, è dolce ma chiara, non ci sono tentativi furbi di addolcirla. Anche il volume prodotto è più che sufficiente e con la media delle registrazioni che ho usato, non c'è stato bisogno che raramente di andare oltre metà volume. Avendo abbastanza corpo sonoro da ... non poterlo sopportare a lunghissimo. Le voci femminili ben registrate mi pare che abbiamo tutto da guadagnare da queste cuffie. Come sapete, io ascolto al 99% musica classica ma queste cuffie vanno praticamente bene con ogni genere. Ma anche in impieghi meno "nobili" tipo Skype, i videogiochi con effetti sonori, i film, l'equilibrio di fondo, senza enfasi eccessive ma anche senza carenze di gamma, permettono una fruizione sempre adeguata alle aspettative. La batteria di ascolto che vede al confronto HIFIMAN Deva, AKG K712 Pro e HIFIMAN Arya. HIFIMAN Deva : L'ultimo disco di Silje Nergaard (jazz-vocal) mette in grandissima evidenza la voce della cantante ma con il pianoforte ben presente. Meglio ancora nel disco con accompagnamento ritmico del 2000 "Port of Call", dove la voce si evidenzia su un bel basso e sotto all'accompagnamento ritmico. AKG K712 Pro : pianoforte molto freddo ma realistico, si sente il respiro tra una frase e l'altra. Siamo all'apoteosi del suono "monitor" così come concepito da AKG. Nel trio, finalmente c'è basso serio mentre la voce "impertinente" di Silje sovrasta rullanti e piatti. La più interessante performance delle K712 in questa prova d'ascolto. HIFIMAN Arya: Più dolce delle altre, basso esteso fino all'estremo ma meno pieno delle altre due. Lei però è da baciare ! Sibilanti che nelle altre due cuffie non ci sono. HIFIMAN Deva : Mark Knopfler non si fa tanto desiderare e dopo l'ingresso con la chitarra c'è la sua voce roca. Viene voglia di alzare il volume. E' un disco del 1985 ma molto ben registrato (e qui rimasterizzato). Bassi, medi, alti, perfettamente calibrati. Non si riesce a smettere di ascoltarlo AKG K712 Pro : meno coinvolgente nel complesso ma la voce di Knopfler è più separata dal resto, percussioni in grandissima evidenza, chitarra ancora di più. Il suono è freddo, diverso, non necessariamente spiacevole. Una interpretazione diametralmente opposta. HIFIMAN Arya: Brothers in arms, dolce e morbida con la ritmica alta sulla testa. Suono compatto, denso, convincente. HIFIMAN Deva : Il violino milanese Testore del 1751 che suona Franziska Pietsch ha una voce metallica, fredda che contrasta molto con i toni mediterranei della sonata per violino di Ravel. Il pianoforte che l'accompagna è meno brillante perchè suonato in modo da non sovrastare il violino. AKG K712 Pro : resa simile ma devo alzare il volume per sentire lo stesso equilibrio. Il violino è più chiaro, meno metallico, più in evidenza. Però il suono è elegante, leggero. HIFIMAN Arya: anche qui il violino non è metallico come con le Deva, anzi, è dolce, e il pianoforte è dolcissimo. Il suono è veloce, delicato. HIFIMAN Deva : L'ultima follia di Teodor Currentzis e la sua visione della Quinta Sinfonia di Beethoven. Equilibrio tonale perfetto con evidenza di bassi e un pieno orchestrale maestoso. Buona l'estensione della scena sonora verso l'esterno. AKG K712 Pro : c'è meno impatto sebbene il volume sia più alto. La tessitura dei violini però è precisissima, così come le armoniche superiori dei fiati. E come se ci fosse una lente di ingrandimento sulla parte destra delle spettro e quella sinistra fosse un pò compressa. HIFIMAN Arya: suono ampio, da sala da concerto, senza essere artificiosamente spettacolare. Nel terzo movimento si sente ogni singolo strumento. HIFIMAN Deva : Il Bach "spectacular" di Ton Koopman in edizione 96/24 è brillante, chiaro, veloce. Si vorrebbe forse un pò più di pedale ma quello non manca certo nella Passacaglia in Do minore che chiude il disco. AKG K712 Pro : Il basso c'è ma è indietro. Invece è presente l'altissimo. Il suono è squilibrato e si vorrebbe intervenire sull'equalizzatore. Solo che per evitare ogni forma di contaminazione ho voluto fare questo confronto senza alcun filtro in mezzo, usando direttamente il driver audio corrispondente. HIFIMAN Arya: Eccellente l'organo, il basso c'è ma è il pieno che evidenzia uno spessore concreto in cui si sente ogni singola voce. HIFIMAN Deva : Chiudo con A star is born di Lady Gaga. La chitarra è qui da qualche parte. La voce dell'insospettabile Bradley Cooper mi sembra un filo troppo nasale, un pò sbilanciata sui medio-alti. Lady Gaga è perfetta, emozionante, con un filo di eco e il violino di sottofondo. Basso privo di code e di riverberi. E lei sale sulle scale verso il cielo. AKG K712 Pro : Shallow è meno emozionante, più monitor con le AKG. La chitarra è chiara, la voce di Bradley più sottile più di gola. Lady Gaga si stacca dal resto della musica. Ma è indietro rispetto a prima. E ancora il resto è tutto più sottile. HIFIMAN Arya: la scena è lo stadio, larghissima, ampia, aperta. La voce di Bradley finalmente quella che ricordavo nel film. La chitarra non così in evidenza ma delicatissima, insomma non sfigura con Lady Gaga che quando entra strappa i dovuti applausi. Anche qui, lei può cantare quanto più in alto vuole, Arya la segue anche più su. Le due voci insieme sono ben amalgamate. Tirando le fila e con la naturale soggettività di un confronto del genere posso dire che le HIFIMAN Deva offrono una prestazione equilibrata in ogni tipo di musica, con un suono che tende al pieno, privilegiando basso e medio, con le altre non troppo evidenti e sempre senza sibilanti. La performance è più accattivante di quella della K712 di AKG che hanno proprio una impostazione differente, con il medio indietro e l'alto crescente. E' il suono monitor mitteleuropeo, pensato per non appesantire l'udito in sessioni di lavoro/ascolto, lunghissime. Rispetto alle Arya - che ricordiamo, costano 5 volte tanto - sono sulle prime più spettacolari e più accattivanti. In una commutazione rapida potrebbero spesso piacere di più. Ma il suono delle Arya è più raffinato per orecchie educate, la trama di medio e alto é di una grana di una classe superiore e il basso è più esteso anche se sembra meno possente. Nel caso dell'organo, per esempio, non c'è confronto. Ma anche nella musica da camera e sulla voce femminile ben registrata. Ma non tutti saranno capaci di capirlo senza un ascolto prolungato. Cosa che promette benissimo per le Deva visto che per comprarle non si deve prosciugare il conto in banca. La cosa sorprendente invece è che nel confronto ho usato l'amplificatore per le due cuffie tradizionali e il Bluemini per le Deva. Ma era la Deva che suonava sempre più forte. Con un filo di corrente queste cuffie si permettono anche di fare la voce grossa. Interfacciamento : Le ho usate con l'amplificatore in modalità ad alta corrente. Neanche una piega (e i watt che è capace di erogare quello sono tanti). Con l'iPhone e con il tablet Android in Bluetooth. Con il computer desktop usando servizi di streaming. Con il Fiio X5 e il suo amplificatore incorporato. Risultano sempre un carico facile capace di suonare forte se si vuole. Credo che non saranno mai un problema per nessuno in nessuna circostanza. Conclusioni : PREGI sono belle e ben costruite capaci di un suono di classe come tutte le planari HIFIMAN sono flessibili, in grado di essere collegate sia con il cavo che wireless sono semplici da usare e non richiedono procedure complesse. Quando si vuole ascoltare musica sono li pronte ad accontentarti il suono è chiaro, potente, basta un filo di corrente per farle suonare forte. L'impostazione sonora dovrebbe soddisfare tutti quelli che hanno orecchie buone. Un pochino roche con una risposta che sembra pennellata sulla curva Harman non richiedono assolutamente nessuna equalizzazione : suonano bene al naturale e tolte dalla scatola non mi sembra che abbiano richiesto un rodaggio. Dopo tante ore di impiego suonano ancora uguale rapporto prezzo/prestazione semplicemente eccezionale. Anzi, miracoloso. Non costano poco in assoluto ma con questi soldi è già difficile trovare delle planari decenti, figuriamoci wireless e di questa qualità DIFETTI il dongle Bluemini è piccolo, compatto, leggero ma comunque un pò squilibra la tenuta sulla testa non sono comode come le Sundara e molto più scomode delle altre due cuffie con cui le ho confrontate (ma c'è di peggio, molto peggio, ve lo assicuro) il cavetto USB in dotazione è bello, molto morbido, forse potrebbe essere un metro più lungo per dare un pò più di libertà. Ma probabilmente sono cuffie che sono state concepite per un uso wireless prevalentemente l'adattatore jack da 6.3 mm non mi ha convinto, non è a vite, si infila ma sembra che non sia del tutto a posto. Solo una questione estetica che di sostanza. Ma ci sta anche questo. In estrema sintesi, credo che tutto sommato, partendo dalla flessibilità unita all'alta qualità del suono, la possibilità di funzionare con qualsiasi sorgente, a questo prezzo siano regalate e una eccezionale offerta. Speriamo che HIFIMAN non ci ripensi e ne aumenti il prezzo. Le Ananda suonano meglio ? E' possibile. Ma quelle non sono per tutti. Modificato 26 Maggio 2020 da Florestan
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HIFIMAN Jade II - prova di ascolto
M&M posted a blog entry in BWV 988 : Variazioni Goldberg's BWV 988 : Recensioni Audio
Un grandissimo grazie ad HIFIMAN che ci ha inviato in prova questo set - cuffie Jade II e amplificatore dedicato - si tratta di un sistema che pur essendo entry-level per la gamma di cuffie elettrostatiche del marchio HIFIMAN possono offrire una risposta definitiva a certe esigenze di ascolto. Ma non voglio anticipare troppo le conclusioni dell'articolo che troverete in fondo alle note di ascolto. Andiamo direttamente alla prova di ascolto comparativa : la batteria di campionesse a confronto : HIFIMAN JADE II, HIFIMAN ARYA, STAX SR404 SN *********************************************************************** Seguono i brani ascoltati in dettaglio ma in SINTESI : Le Jade offrono un suono entusiasmante e dettagliato ma sono estremamente selettive sia nel genere che nei singoli dischi. Inadatte - secondo il mio punto di vista - a dipanare enormi masse orchestrali o contenuti energetici elevati, nei piccoli complessi, sia vocali che strumentali e soprattutto negli strumenti solisti, danno il massimo con un risultato che è ad un passo dall'evento reale. Attenzione al volume perchè dopo un pò potreste farvi male : non c'è distorsione e quindi si tende a voler ascoltare ogni singolo suono distinto dagli altri. Le vecchie Stax se la cavano ma offrono sempre una prova molto personale, spesso sopra le righe. Portano in luce cose che con le Arya non si sentono proprio ma trascurano invece intere sezioni dello spettro. Le Arya sono la sintesi e l'equilibrio. Magari gli amanti della musica rock/heavy faranno bene ad evitarle, ma per gli altri sono un vero piacere. Ma le Jade in alcuni dischi sono semplicemente di un'altra classe. Non sempre, però dove le Arya danno una prova ottima ma non sorprendente, le Jade invece rendono magico quello che state ascoltando. Le acquisterei ? Ve lo dico alla fine ! *********************************************************************** I dischi utilizzati nella prova in batteria AC/DC : The Razors Edge/Thunderstruck e Fire Your Guns Jade : suono dettagliato, precisissimo ma nel complesso sottile. Chitarre non invadenti, voce un pò più sottile di come la conosco io. Basso indietro, un pò vuoto. Arya : basso pieno anche se non stravolgente, voce chiara, piatti metallici ma concreti Stax : chitarre fantastiche, voce perfetta, basso secco, corto, anzi, cortissimo Le Arya danno la risposta più convincente con un genere che non è adatto a nessuna di queste planari. Le Stax, al solito, se la cavano sempre bene, le Jade non trovano giustizia con questa musica Bach : Grosse Preludien un Fugen - Ullrich Bohme Jade : il pedale è più presente di quanto non si senza con le Stax, le voci superiori sono perfettamente separate, la spazialità del suono esemplare, rispetto alle Stax ma anche alle Arya Arya : basso molto più in evidenza ma si nota un pò di stacco con il medio e l'alto. Suono complessivamente più convincente delle altre due cuffie Stax : suono avvolgente e deciso, basso non particolarmente immanente e immagine non particolarmente ampia ma c'è tutto quello che si vorrebbe sentire Le Arya hanno la risposta più completa ma il suono delle Jade è semplicemente più bello. Le Stax rappresentano invece un organo molto più piccolo. Sinéad O'Connor : I do not want what I haven't got/Feel so different Jade : la voce è su un altro piano come c'era da aspettarsi, l'orchestra presente con i suoi pizzicati, immagine larghissima Arya : voce chiarissima, bella. Violini tersi, cristallini, nessuna fatica a seguire l'intero brano anche a volumi da mal di testa Stax : voce perfettamente amalgamata con l'orchestra, bassi pieno, immagine ampia Le Jade sono più emozionanti e nel complesso il risultato è più sexy di quello delle Arya. Le Stax non ci arrivano proprio. Sergey Babayan : Rachmaninoff/Appasionato Jade : mano sinistra molto più in evidenza, basso in ritirata, un pianoforte troppo più esile di quanto non si vorrebbe Arya : prestazione esemplare, suono pieno, pianoforte smisurato, basso potente, le due mani in perfetto equilibrio Stax : alti un pò metallici, sembra che la registrazione sia stata effettuata più da vicino, i bassi non si sentono Arya, Arya, Arya, soprattutto. Schubert : Trio Op. 100/II Andante con moto Jade : immagine fantastica, pianoforte non troppo in evidenza, violino lagnoso, violoncello un pò esile Arya : il violoncello qui si riscatta in pieno, il violino è meno rugoso, meno brillante, meno sexy, il pianoforte è completo e non copre gli altri strumenti Stax : pianoforte in evidenza che copre il violino, il violoncello é bello ma non abbastanza pieno Arya e Jade alla pari, che vi piaccia di più il violoncello o il violino, dipende da voi. Bach/Christian Tetzlaff : Ciaccona in re minore Jade : il violino moderno di Tetzlaff è semplicemente inarrivabile nel suono offerto dalle Jade, si sente il suo respiro (del violino, non del violinista), il nero tra gli spazi, una prova di un livello artistico sensazionale Arya : bello e completo, amalgamato Stax : elegante, questo è il campo delle elettrostatiche, pulito, chiaro, analitico. Manca però la nitidezza e il capacità di microdettaglio delle Jade Jade insuperabile, Stax per una prova molto personale, Arya in secondo piano. Questo disco è meraviglioso, con le Jade non riesco a smettere di ascoltarlo. Queste cuffie dovrebbero essere consigliate a tutti i violinisti. Diana Krall : The girl in the other room Jade : rispetto alle Stax si sente di più il riverbero della voce, il suono del piano è più bello e anche l'accompagnamento è più rotondo Arya : basso più rotondo, contrabbasso perfettamente udibile dove con le Stax non si sente, la voce è in secondo piano ed è meno chiara rispetto alle altre due, un pò più bassa e manca di tutto il dettaglio e l'ultrarealismo delle Jade Stax : la voce di Diana è più in risalto con le Stax, ma il complesso della prova offerta dalle Jade è di un altro livello Anche qui le Jade secondo me danno prova di elevato livello. Le Arya sono raffinate ma non così sexy. Silje Nergaard Jade : voce bellissima di cui si apprezza ogni dettaglio, pianoforte un pò metallico, meno appagante ma non è quello che mi interessa in questo disco Arya : bello finché non si sente con le Jade ma il pianoforte delle Arya è di un altro livello Stax : complessivamente meglio delle Jade, è il timbro di voce che meglio si presta alla sua impostazione. Pianoforte chiaro e tutto sommato migliore di quello delle Jade Jade o Stax secondo i vostri gusti. Probabilmente per me, Stax John Williams : tema di Guerre Stellari Jade : suono chiaro, forse troppo ma è questione di gusti Arya : equilibrio energetico più lineare con una presenza sulle basse più intensa ma archi meno accattivanti delle altre due Stax : bello ma suono un pò esile Un direttore d'orchestra qui certamente tenderebbe a preferire le Arya, i violinisti continuerebbero a scegliere Jade Genesis : Sellng England by the pound Jade : la voce di Peter Gabriel appare un pò più esile di quanto non mi piacerebbe, e i bassi sono chiaramente meno potenti Arya : bella prova, voce, quadro d'insieme, potenza, più interessante Stax : suono troppo esile, troppo sbilanciato sulle alte E' un disco che anche rimasterizzato resta un pò aspro. Le tre cuffie danno una prova differente. Le Stax eccellono negli arpeggi delle chitarre, le Jade nella voce di Gabriel che però é più corretta nelle Arya che hanno più potenza. Le Stax in un ascolto prolungato sono troppo esili e un pò artificiose. Beethoven/Savall : sinfonia n. 3 Jade : suono pulito, ampio, archi setosi e leggeri, bassi decisamente in secondo piano Arya : questione di equilibrio, questa registrazione si caratterizza per l'ampio risalto dato ai timpani e la leggerezza degli archi. Il contenuto energetico con le Arya salta subito in primo piano, non che con le due elettrostatiche non ci siano i timpani, ma sono leggeri ed aperti come il resto della registrazione Stax : una via di mezzo tra le due, archi in primo piano, medio-bassi in evidenza, bassi profondi inesistenti (contrabbassi) Monteverdi : Il terzo libro de' madrigali Con questa registrazione - praticamente perfetta - siamo nel dominio delle cuffie planari. Sinceramente non riesco a decidere una prevalenza. Le Stax pongono, come sempre, in primissimo piano le voci femminili. Le Jade hanno un suono splendido e, magicamente, le voci maschili sono le più belle. Le Arya, eleganti ed energetiche come sempre. Till Bronner : Night Fall E' un disco in cui si sente il fiato di Till mentre suona e ogni singola corda del contrabbasso di Dieter Ilg. Le tre cuffie danno una interpretazione molto differente tra loro. Le Stax mettono tutto in primo piano, senza privilegiare nulla. Le Arya sono più scure. Le Jade, incredibilmente dettagliate in tutto, e a dispetto di quello che si penserebbe, donano il più bel contrabbasso immaginabile. Il suono è più chiaro ma più lucido, come l'evento reale. *********************************************************************** Jade e Stax si sono alternate sia sull'amplificatore HIFIMAN che sul mio valvolare Stax. Le Arya sono state pilotate dal mio Audio-GD R28 via cavo bilanciato in argento. L'Audio-GD R28 ha fatto sa semplice ricevitore/DAC per gli amplificatori delle elettrostatiche. Costruzione : Robuste e bellissime. Meglio delle Arya. Non solo per quella fluorescenza verde che traspare dai padiglioni ma proprio per l'insieme. Mi piace di più sia il pad che l'archetto, tondo. Stanno perfettamente in testa senza alcun bisogno di regolazione. il cavo è di ottima fattura. Non lunghissimo e ovviamente, non intercambiabile. Sembra anche robusto. Connettori di splendida fattura, nel complesso più elegante della fettuccia interminabile delle mie Stax. Costruttivamente sono superiori alle Stax, che sono sempre state fragili e tutte in plastica (oltre che orrende) quel connettore pentapolare è del tutto compatibile, come la tensione di alimentazione, agli standard Stax : quindi intercambiabilità totale. segni particolari ? Bellissime ! L'amplificatore offerto in bundle è di ottima fattura. Solido e pesante, non offre appigli a critiche. L'esemplare in prova ha la manopola del volume un pò allentata. Forse basterebbe stringere le viti di blocco ma non ho voluto verificare. offre due uscite per due cuffie differenti (cosa che mi ha permesso di alternare all'ascolto le mie Stax senza equilibrismi) mentre gli ingressi sono sia bilanciati (da preferire, perchè le elettrostatiche sono bilanciate per natura) che sbilanciati la sagoma laterale è a forma di trapezio, giusto per rendere più elegante la forma complessiva. ho letto in molte recensioni critiche a questo apparecchio. Nell'ascolto in confronto con il mio Stax (che costa molto di più ed è a valvole) si notano alcune sfumature a favore dello Stax ma sostanzialmente solo nella gamma più alta. Considerando l'offerta di acquisto e la disponibilità molto rara di amplificatori per cuffie elettrostatiche io non starei troppo a pormi dei dubbi. Se non avete già uno Stax in casa, prendetelo con fiducia. ****************************************************************************************************************** Non sto ad indicare le caratteristiche tecniche delle Jade II, potete trovarle insieme a tutta la documentazione sul sito ufficiale. Per i più tecnici, rimando alle misure di risposta che ho effettuato e pubblicato nei giorni scorsi qui : e che in larga parte trovano conferma nelle sensazioni di ascolto. ********************************************************************************************** Conclusioni Prova molto, molto impegnativa perché queste sono cuffie di alto livello e con caratteri simili. Difficile stabilire un vincitore anche se tenderei ad escludere le Stax che guardo con indulgenza per la loro età e per cosa hanno rappresentato per me. Se non avessi già le Arya acquisterei subito le Jade II. Si sposano alla perfezione con quello che significano per me le cuffie. Per me l'ascolto in cuffia non è una alternativa a quello tradizionale con gli altoparlanti. Quello resta il mio modo di ascoltare la musica. In cuffia voglio poter analizzare il dettaglio e non mi interessa una riproduzione o un tentativo di riproduzione in scala dell'evento musicale. Il dettaglio, il suono, tutto ciò che generalmente non si riesce ad ascoltare anche dal miglior speaker del mondo. Per questo credo che non ci possano essere delle cuffie assolute in grado di suonare tutto al meglio e come piace a me. Le Jade II, se vogliamo, sono ancora più esclusive in una visione di questo genere perché sono eccezionali - non esito a dire MAGICHE - in certe cose. Ma non in tutte, sebbene sappiano dare sempre una interpretazione di grandissima classe. Suono raffinato, dolce, mai affaticante sebbene il medio e l'alto - almeno finché arrivano le miei vecchie orecchie - sia di una precisione ad altissima risoluzione. Nei violini non ho mai sentito niente di altrettanto realistico. E nelle voci a cappella o comunque, senza intermediari elettronici in mezzo, non si possono assolutamente battere in questa fascia di prezzo. E nel jazz fatto di piccoli gruppi e con voci complementari, dove persino il contrabbasso diventa vivo oltre l'immaginabile. Sono molto meno convincenti dove ci vuole energia e dove le masse sonore trascinano il senso del suono. Dove non c'è dettaglio è uno spreco utilizzare queste cuffie. Un pò come tentare di guardare fuori dalla finestra con il microscopio. Anche le Arya non sono indicatissime per i grandi volumi sonori (non parlo di livello acustico, parlo di volume, avete in mente l'ottava sinfonia di Mahler ?) ma si tolgono dai guai meglio delle Jade. Se hanno un limite è nel prezzo del sistema, perchè uno deve comprarsi anche l'amplificatore. E queste non possono essere le uniche cuffie che hai in casa, perchè per certe cose non possono essere usate (tipo il rock o l'heavy metal, oltre alla grande orchestra). Ma se avete già un amplificatore oppure volete avere dei monitor elettrostatici che in fondo costano una frazione di qualsiasi altra cosa di fascia superiore possiate immaginare, beh, pensateci bene. Io stesso, che potrei comprare le sole cuffie, sono maledettamente indeciso .... cederò alla tentazione ? Ve lo farò sapere !- 8 comments
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Risale a diversi decenni fa la mia passione per le cuffie Stax. Il primo ascolto fu con un modello entry-level, forse le SR-34 non mi ricordo più, in un negozio in metropolitana a Milano che non esiste più da un sacco di tempo. Ascoltai per intero il secondo concerto di Brahms con Ashkenazy accompagnato da Solti. L'effetto fu elettrizzante. Non avevo idea che si potesse ascoltare ad un livello tale, ben superiore ad ogni diffusore che avevo visto sino ad allora. Soprattutto la neutralità e la naturalezza di emissione e la facilità di ascolto, senza alcuna fatica. Potendo distinguere ogni singolo strumento. Le cose poi non vanno come si immagina e le cuffie con cui ho avuto la più lunga frequentazione furono invece le venerande AKG K340, molto differenti salvo il fatto che la via medio-alta di quelle cuffie ... era elettrostatica. Molti anni dopo (ma comunqu molti anni fa) soltanto sono entrato in possesso di un sistema Stax all'altezza delle mie aspettative, mio sistema di riferimento fino a qualche mese fa. Si tratta delle SR-404, versione Signature, modello medio della serie Lambda, accoppiate con l'amplificatore/elevatore di tensione, Stax SRM-006T. Cominciamo proprio da questo apparecchio che mi permette di scrivere qualche appunto sulle cuffie elettrostatiche. Le cuffie elettrostatiche Sono trasduttori che appartengono alla famiglia dei planari (ortodinamiche) come le magnetostatiche. Un sottilissimo diaframma di materiale plastico trasparente è polarizzato ed immerso in un campo elettrostatico generato da armature caricate elettronicamente. La differenza rispetto alle magnetostatiche sta principalmente qui (queste ultime hanno un campo magnetico permanente) e nella necessità di avere un amplificatore dedicato che produca anche la tensione necessaria a generare il campo magnetico necessario al funzionamento. Senza sarebbero mute. Le mie Stax SR-404 signature posate sul loro amplificatore il frontale champagne del mio Stax SDM-006t a valvole. qui il dettaglio dei pulsanti e degli attacchi per i cavi. E' possibile collegare fino a tre cuffie contemporaneamente. Il controllo di volume incorpora anche un controllo di livello (sono sostanzialmente due potenziometri coassiali indipendenti). Il dispositivo riceve il segnale da una doppia entrata linea, sia bilanciata che sbilanciata, passante per connettere eventualmente qualcosa d'altro in cascata. C'è addirittura una presa per la terra, in caso si colleghi un giradischi. ovviamente, le cuffie Stax hanno una configurazione completamente bilanciata già a partire dall'amplificatore, per cui l'unica cosa sensata è utilizzare l'ingresso bilanciato. Questo amplificatore ha una topologia ibrida, con stadio pilota a valvole e stadio finale a transistor, tutto in classe A. le due valvole hanno un cupolino sulla parte superiore del telaio con i forellini per favorire la ventilazione. Nel funzionamento l'amplificatore scalda moltissimo ma il meglio di se lo dà proprio quando è molto caldo. Ogni dettaglio è ben strutturato, ben costruito, ben congegnato. Dà sicurezza già a partire dall'aspetto. Dai connettori, proprietari di Stax e praticamente uno standard (anche HIFIMAN per le sue elettrostatiche utilizza la stessa configurazione) parte sia il segnale bilanciato, che la tensione di alimentazione delle armature elettrostatiche. Come sono fatte le cuffie Hanno la tipica struttura delle Stax serie Lamba, il cui primo modello ha oramai quaranta anni (e ci sono esemplari che ancora funzionano perfettamente). La costruzione è interamente in plastica. Tranne i padiglioni e la fascia sotto l'archetto che sono in pelle. il marchio Signature sull'archetto. Notare il segno dello stampo della plastica. Pessimo l'accoppiamento dei colori, verde, rosa, argento, marrone ? Per un italiano è un vero colpo in un occhio ... ! anche il marchietto del modello è in rosa, posto sopra al padiglione. L'archetto è smontabil ed intercambiabile. i due padiglioni sono sostanzialmente identici. Se smontati bisogna poi riconoscerli ad occhio perchè non c'è un marchio che ricorda quali siano i canali (entrambi sono alimentati dal cavo di collegamento allo stesso modo e solo sull'archetto ci sono le indicazioni dei due canali Right e Left). l'imbottitura è morbidissima, la pelle è vera. E' intercambiabile (infatti io ho sostituito entrambi con un ricambio nuovo fatto arrivare dal Giappone). la sagoma trapezioidale del singolo trasduttore. l'interno del padiglione. I due lati sono schermati e le due armature protette da una struttura metallica. Non ho mai infilato le dita ma credo siano protetti da intrusioni. Nel complesso comunque la costruzione si presta a svariate critiche. Le plastiche non sono robuste, l'insieme un pò precario. Al di là dell'estetica - certamente discutibile per gusto ed assieme - è proprio la fattura che non sembra a livello dello status del marchio e del prezzo preteso (considerate che un paio di STAX SR-404 Sn usatissime costano 1300-1500 euro ancora oggi ...). Però sinora non mi hanno abbandonato e devo anche ammettere - al netto dell'invecchiamento dei miei timpani - che suonano sempre come il primo giorno, nonostante l'età. Le SR-404 sono chiaramente fuori produzione, sostituiti da modelli più recenti. La serie LAMBDA si differenzia dalla serie OMEGA già a partire dalla struttura. Le OMEGA hanno il padiglione circolare, sono in metallo. Costano un botto. E sono considerate da tutte il rifermiento da sempre per le cuffie di ogni livello. Le Lambda non sono a quelle livello ma sono genuinamente tra le migliori cuffie che si possano ascoltare. L'ascolto Le cuffie elettrostatiche STAX sono famose per la loro analicità, trasparenza, neutralità. Suono cristallino. Per anni sono state usate negli studi di registrazione CBS in America, almeno finchè non è arrivata Sony a comperarsi tutto quando. Non lo sono invece per la loro estensione, almeno non le LAMBDA. Il suono è dichiaratamente monitor, con una grande presenza delle medie e un impatto che è fortemente a favore dei solisti che risultano sempre perfettamente in primo piano. Ne è prova la misura della risposta in frequenza, eseguita con i microfoni miniDSP Ears e il programma REW Un canale solo due canali ad un livello di ascolto tipico. le differenze di livello tra i due canali sono probabilmente da ascrivere al controllo di livello o ad una imperfetta pressione dei padiglioni sulle orecchie artificiali. Nulla di distinguibile all'ascolto, considerando che tutto è perfettamente regolabile. La misura conferma una estensione ridotta sulla gamma bassa, il medio basso con un evidente "gonfiore", la gamma delle voci in netta evidenza, l'alto in ritirata e l'altissimo non esageratamente tormentato (come invece si vede in molte cuffie dinamiche con trasduttori metallici). La prova sta ne pudding, cioè nell'ascolto. Voci femminili, cori, strumenti a fiato, archi, tutto in evidenza. Basso acustico bello pieno, basso estremo non allo stesso livello. Violini setosi, clarinetti sottili, oboi nasali. L'immagine non è la loro caratteristica principale. Il suono si sente nelle due orecchie e sopra la testa, nonostante la forma asimmetrica e trapezioidale dei due trasduttori possa far pensare diversamente. La grande orchestra si perde di impatto e la collocazione degli strumenti un pò artificiosa. Ma continua ad essere estremamente affascinante la facilità con cui si individua perfettamente ogni singolo strumento, anche nella tessitura più complessa e numerosa. Se dovessi dire per cosa sono più indicate, sceglierei certamente le voci femminili e la musica da camera in generale. Il coro anche, sebbene manchi un pò di corpo nei bassi più potenti. L'organo proprio non è per loro, diventa troppo esile. E nonostante certi commmenti, assolutamente inadatte ad ogni genere che non sia acustico, pulito, naturale. Soprattutto due caratteristiche, la naturalezza complessiva dell'ascolto, una volta fatta la tara al suono di tipo "monitor" e ad un certo deficit nella parte bassa dello spettro, e specialmente l'assenza di fatica d'ascolto e l'assenza di fatica fisica nel tenere le cuffie in testa che nemmeno dopo otto ore vi faranno venire voglia di metterle via. La bassissima distorsione, almeno da 100 HZ in su, tende a farti prendere la mano con il volume a livelli poco salutari per le orecchie. Forse alla ricerca di un pò di più di musica in basso ma senza successo. Non sono cuffie che sopportano tanta potenza e l'equalizzazione abbastanza inutile, perchè quanto poteva essere fatto per compensare i limiti del trasduttore, è già stato fatto in fabbrica. In sintesi Io le adoro ma non sono cuffie adatte a tutto (nella realtà non ci sono cuffie adatte ad ogni genere musicale). Impagabili con la musica da camera e la voce accompagnata da pochi strumenti, non riescono a dipanare la grande massa orchestrale. C'è anche una certa artificiosità, tipica dell'impostazione da monitor, che vi fa immaginare di non essere di fronte all'evento reale ma nella sala da registrazione. I singoli strumenti sono così dettagliati ed isolati che vi sembrerà di avere da vanti la console dell'ingegnere del suono. E' una sensazione unica che non riesco a descrivere oltre e che bisognerebbe provare se avete ... orecchie adatte. Alla ricerca di qualche cosa di più universale, dal dicembre scorso ho acquistato le HIFIMAN Arya che, pur non essendo elettrostatiche, hanno un suono che coniuga alla perfezione - per il mio gusto - l'analicità estrema delle elettrostatiche, con una tenuta in potenza e una capacità di impatto più da dinamiche, benchè l'impostazione sia simile. Ma so che prima o poi cercherò altre elettrostatiche perchè è difficile non immaginare che la tecnologia intanto si sia raffinata. Certo queste Stax SR-404 resteranno per sempre con me. PRO totale assenza di fatica di ascolto suono trasparente, dolce, naturale, privo di asperità sensazionale capacità di identificare perfettamente ogni singolo strumento rispetto a tutto il resto del tessuto sonoro leggere da portare anche per ore e ore e ore l'amplificatore è di qualità assoluta CONTRO costruzione ed estetica decisamente criticabili estensione carente lato basse suono monitor con le medie in avanti e in generale i solisti in primo piano l'amplificatore - indispensabile per il loro funzionamento - scalda parecchio l'immagine della scena sonora non è propriamente il loro punto di forza, sebbene sia perfettamente identificabile ogni singolo punto sonoro, non si ha mai l'impressione di essere davanti ai veri musicisti in sala, ma ad una loro ricostruzione olografica al servizio dell'ascoltatore. Quasi una scena 3D al posto di una concretamente reale. hard rock, heavy metal, techno, registrazioni "pompate" decisamente non sono roba per loro molto, molto costose
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