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compatto ma non troppo, sta bene in mano ma ci vuole un corpo serio per usarlo bene. Pesantuccio con Z50/Z30/Zfc, qui l'abbiamo usato esclusivamente con la Z8, corpo con cui si trova benissimo, sfruttando l'efficiente sistema di messa a fuoco anche a tutta apertura Domanda : Mauro, ma hai già i più meravigliosi obiettivi da ritratto disponibili per Nikon Z, perché anche questo Viltrox ? Risposta : perché non mi bastano mai. Sono sempre alla ricerca di nuove sensazioni, nuove soluzioni, differenti modi di vedere. Pensa che mi sono comprato anche il Sigma 105mm f/1.4 ART, detto anche Stielhandgranate D : di quello parliamo magari in un'altra occasione. Ma questo Viltrox non è un obiettivo DX ? R : si, purtroppo non si può avere tutto dalla vita, evidentemente fare un medio-tele f/1.2 richiede ingombri superiori, qui il compromesso è stato trovato nel mezzo-formato D : e come si rapporta questo 75mm con il tuo 85/1.2 S ? Non sono focali troppo ravvicinate alla fine ? R : premesso che il Nikkor Z 85mm f/1.2 è un obiettivo che sta nell'Olimpo dell'ottica, baciato da Venere quando è uscito dal guscio e che gioca in un campionato dove bisogna nascere già capaci di correre e saltare, si, le focali sono vicine ma se vogliamo 75mm è ancora più gentile di 85mm su certi volti. Ma il fattore di campo ridotto consente comunque di restringere sul volto il ritratto, così da non sprecare nemmeno un pixel. diaframma completamente aperto e completamente chiuso. VIltrox dichiara una immagine ripresa del diametro di 28.4mm. Superiore al formato DX ma insufficiente per coprire il pieno formato. La distanza minima di messa a fuoco è quella tipica del medio-tele da ritratto (~90cm), perché questo è un medio-tele da ritratto ! D : si ma qui andiamo in formato DX e quindi i megapixel si mangiano già alla partenza. Di la verità, non è un falso ideologico usare la Z8 per un obiettivo di questo genere ? R : sentimi bene, credi che, avendo in casa la Nikon Z8, se anche Nikon avesse la compiacenza di mettere sul mercato una buona volta un corpo DX decente io me lo comprerei ? Per farlo dovrebbe essere una Z8 ridotta. E non sono sicuro di essere disposto a spendere le cifre che chiederebbe Nikon per una mini-Z8 in formato DX. E poi, è inutile parlare per astratto, io ho il 75/1.2 (e anche 27/1.2 e 13/1.4 Viltrox) e mi piace usarlo sulla Z8. Sulla Zfc non l'ho montato nemmeno per curiosità, sinora. con il paraluce diventa un obiettivo che richiede un corpo serio. Ma Nikon in formato DX per ora non lo fa. D : d'accordo, mi hai convinto. E come ti sembra sul piano costruttivo. R : guarda, si parte dalle serigrafie nitide sull'anello dei filtri per arrivare all'anello dei diaframmi e a quello di messa a fuoco. E' tutto freddo metallo, solido e ben lavorato con macchine a controllo numerico. C'è il selettore M/AF, un tastino funzione, tutto ben dimensionato e visivamente di qualità. Ma soprattutto è sensazionale la ... sensazione che da l'anello dei diaframmi, fa pensare ad uno Zeiss, non ad un vecchio Nikkor pre-AI. contatti dorati, ovvio. Anello rosso (?) e ingresso USB-C per aggiornare il firmware (operazione semplicissima, basta copiare un file e ci vogliono pochi secondi per averlo pronto) D : e la messa a fuoco ? R : non ho una sensibilità specifica al riguardo. Ma usandolo insieme a Nikkor Z 85 e 135 non ho notato differenze sostanziali. Né in termini di velocità né di precisione. C'è più o meno la stessa percentuale di fuori fuoco (molto bassa, considerando che io scatto a raffica e sempre a tutta apertura; naturalmente in AF-C e con soggetti che respirano). Per cui dopo un pò non ci pensi a cosa stai usando. Se sulla Z8 ho il 75/1.2 e sulla Z9 il 135/1.8, a parte il peso complessivo, non trovo grosse differenze. il profilo presente su Lightroom che provvede alle correzioni automatiche dei NEF D : otticamente ? R : non mi chiedere stelline a diaframma chiuso, controluce madornali e confronto bordo-centro, sono cose che si trovano in qualsiasi video di Youtube dove in compenso non c'è neanche una fotografia vera. Quello che posso dire è che ad f/1.2 è nitidissimo, il piano di messa a fuoco degrada gentilmente verso lo sfuocato. Sfuocato che è bellissimo. Non è il Nikkor Z 85/1.2 S (niente lo è) ma siamo in quell'ordine di idee, per capirci. Le foto dell'uno e dell'altro sono riconoscibili ma si possono tranquillamente mischiare in uno stesso servizio. Insomma, è come ti aspetti che sia un obiettivo superluminoso di fascia alta oggi. Ci sono tanti tentativi sul mercato (i primi gli Zhongy e i TTArtisan, i Sirui per finire) ma questi sono i primi superluminosi che possono giocare insieme ai grandi. Non vedo miglior complimento che potrei fare. Il profilo è corretto, non ho mai notato distorsioni importanti e quasi niente aberrazione cromatica. Ma, lo ripeto, pur sensazionale, è uno di quegli obiettivi che rientra nella categoria dell'arte, non della riproduzione o della tomografia. Non so se mi spiego. D : si si, sei stato chiaro. Una domanda provocatoria, ma quando scegli questo o uno dei Nikkor Z ? R : vado a sensazione, basandomi sul soggetti. Qualche volta ho un viso da 135mm e allora il 75 resta a casa, qualche volta l'85 si presta di più e allora posso provare anche il 75. Qualche volta è una questione di ingombri. E' più facile che in borsa entri il 75 anziché il 135, se ci sono già 50/1.2, 85/1.2 o Sigma 105/1.4 Art. Solo che poter contare su un obiettivo f/1.2 quando c'è poca luce, qualche volta può fare la differenza. E questo magari vince sul f/1.4 del 105 o f/1.8 del 135, se magari quella volta non ho portato l'85. Insomma, per me questo è il vice del Nikkor Z 85/1.2. Non un sostituto di ruolo ma un gregario che si può mandare nella mischia quando serve e che non occupa troppo spazio in borsa. AF/MF, tasto funzione il selettore per avere l'anello dei diaframmi in movimento con e senza click di conferma (utile per il video) D : e tra questi quale si muove meno da casa ? R : devo essere sincero ? Il 50/1.2 S. Ma sapevo che sarebbe stato così. Solo che è sensazionale, l'ho sempre desiderato e quindi devo averlo (anche se ultimamente o "cambiato" la terza Zfc con un Sigma 40/1.4 Art ... obiettivo che mi era piaciuto quasi quanto il 105/1.4 quando l'ho provato) D : tornando al 75/1.2, l'hai mai usato per qualche cosa che non sia un ritratto ? R : mi stai prendendo in giro ? Si, ho fatto qualche scatto rituale ad una macchia di muschio sul tronco di magnolia. Bellissimo, ma è stata l'ultima volta ... D : concludendo ? R : é un obiettivo eccellente, che diventa sensazionale se pensiamo che l'ho pagato meno del Nikkor Z 50/1.8 S scontato in outlet come REFB. Sicuro, affidabile, nitidissimo eppure gentile sui soggetti, con uno sfuocato commovente e una delicatezza di passaggio tra fuoco e fuori fuoco che ne denota la classe superiore. Solo tre anni fa quando usavo i primi compatibili cinesi non avrei mai immaginato di arrivare a dire cose del genere. Mentre adesso le posso ripetere anche per i suoi fratelli, ovvero 13/1.4, 16/1.8 e 27/1.2, tutti figli, evidentemente, della stessa matita. Ricordiamoci che Viltrox ha in cantiere due zoom CINE di fascia 65.000~100.000 $ destinati ad Hollywood e in uscita nel 2025 con cui ha presenziato già a due fiere mondiali della cinematografia. Se mi restano dei dubbi sul marchio riguardano la validità a lungo termine della garanzia visto che la rete di assistenza per ora è giusto un'opinione. Ma poi uso questo 75mm (che dei Viltrox che ho è quello che mi piace di più) e non ci penso. D : che altro aggiungere a queste parole, allora R : ma proprio più nulla. Lo uso intensamente da giugno 2024 e ho fatto decine di migliaia di scatti. Non mi dilungherei oltre e lascerei la parola a loro. E quindi lasciamolo dire alle modelle fotografate. Sono tutti scatti in luce naturale, con luce di riempimento SmallRig RC60B, con la Z8, per lo più esclusivamente a tutta apertura, ISO 500 e con pochissimo o nessun editing. Valeria Barbora Nicole Susanna Elena Giulia Gherta Amelia Silvjia e se non bastassero, ce ne sono altre nell'album qui : That's all folks !
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Il nuovo Audio-gd Master 9 Mk 3 riprende la denominazione dei precedenti Master 9 ma se ne distanzia per dimensioni e peculiarità costruttive. Ma ne riprende le caratteristiche sonore, elevandole ad una firma sonora ancora più naturale. C'erano una volta l'Audio-Gd Master 9 e il Master 19. Due pezzi di bravura posizionati diversamente sul mercato. Entrambi preamplificatori in classe A bilanciati dual-mono, con amplificatore per cuffie. il Master 9 era una bella bestia, dal telaio standard, 16 chilogrammi, 9 watt su 40 Ohm dall'uscita bilanciata con la raffinata soluzione delle due prese per i canali separi, oltre a quella tradizionale a 4 poli. il Master 19 era condensato in un telaio più compatto, pesava 7 chili ma dimostrava lo stesso approccio e le stesse caratteristiche di fondo e sempre la stessa uscita cuffie. Meno sofisticazione nel complesso ma uguale sostanza. Nell'ultima ristrutturazione del catalogo, il Master 9 è evoluto verso la linea HE (alimentazione rigenerativa), il Master 19 è uscito di catalogo, mentre vi è entrato l'ultimissimo arrivato della gamma, il Master 9 Mk. 3 che è oggetto di questo articolo. Si tratta nuovamente di un componente dual-mono, interamente e realmente bilanciato, tutto in classe A, in un telaio compatto da 7 chilogrammi che idealmente è la versione "condensata" del Master 9 ma con l'approccio meno impegnativo del Master 19. E' stato aggiornato il layout, manopola, comandi, display e prese cuffie sono sostanzialmente identiche a quelle dei modelli di fascia alta (RE27 incluso), ma il peso e il volume occupato sono quelli del Master 19. L'impiego di tecnologia SMD per la produzione delle schede (identiche per i due canali) e delle alimentazioni (sdoppiate a partire dai due trasformatori che sono separati e non usano la stessa armatura) ha consentito un recupero economico che si riflette in un prezzo di acquisto competitivo. Con poco più di 1250 euro si acquista un componente che si può tranquillamente definire allo stato dell'arte, con controlli di volume separati a discreti asserviti da relais con resistenze di precisione, componentistica selezionata audio-grade, soluzioni di livello assoluto e raffinato. Concezione nel dominio della corrente e non nella tensione, connessione con gli altri componenti della catena bilanciata tradizionale o tramite collegamento proprietario ACSS. Le stesse, stessissime capacità di carico che consentono di pilotare qualsiasi cuffia esistente passata, presente e futura (sempre 9 Watt di targa a 40 Ohm oppure 630 mW per 600 Ohm -> equivalenti alla potenza di un amplificatore di potenza da 45 watt con riserva di energia a livello di trasformatori per 135 Watt, quindi più che adeguata ad ogni esigenza). *** Operazione di marketing, quindi ? La linea Master 9 si estingue e viene sostituita dalla HE 9 che propone alimentazione rigenerativa, mentre la linea Master 19 diventa Master 9 e rimane con alimentazione tradizionale. Direi di si e la prova sta nel pudding. Ma andiamo a guardarlo bene da vicino questo preamplificatore. La taglia è quella di un falso magro perché comunque ha una impronta sul tavolo di circa 35x35 cm e una altezza con i piedini di 8,5. Il peso è di 7 chilogrammi. Il telaio è in solido alluminio. I fianchetti sono di 4/5 mm di spessore, il sopra e il sotto sono di 4 mentre frontale e retro di un confortevole 8 mm, anche perché sono quelli più sottoposti a sforzo. l'aspetto riprende quello degli apparecchi più recenti della firma, con gli angoli stondati e il frontalino con due smussi sopra e sotto nella parte centrale, sopra al display. Il display è a due righe come quello degli apparecchi più "belli". la base del telaio ha fori di dissipazione (questo coso dopo mezz'ora scalda da matti !) e una quantità industriale di viti di blocco di schede e dispositivi. I piedini sono generosi e adeguati al peso qui ho cercato - invano - di evidenziare i differenti spessori. Il fianchetto non è così spesso, lo smusso arrotondato è praticato dal pieno del frontale/retro , via fresatura CNC il copritelaio è tenuto fermo da 8 viti filettate. i comandi e le prese cuffie così come il manopolone del volume sono in apparenza identici a quelli del RE27HE che in questo momento lo sta sostituendo alla guida dei dipoli DIP21. le uscite sono di qualità e ben solide, capaci di durare più di una vita. Entrambe hanno il blocco di sicurezza con pulsante di sblocco. Il retro è un condensato di razionalità e di qualità. Le prese e gli ingressi sono identici a quelli delle linee più pregiate. Le prese XLR sono incassate. il dettaglio del canale destro, 4 ingressi, due bilanciati, uno sbilanciato e uno proprietario ACSS. Le uscite sono tre, per i tre tipi di connessione. vicino alla prese di corrente c'è la targa con il seriale e la tensione. Nella realtà all'interno c'è un interruttore che credo consenta di passare a 110 Volt ma non mi interessa verificare. E andiamo finalmente a vederlo aperto la topologia è evidente per quanto molto semplice. I cavi volanti ridotti al minimo. La sezione di sinistra contiene i due trasformatori ben dimensionati, uno per canale. Le due schede sono speculari, una per canale. Contengono anche la parte di livellamento dell'alimentazione. dettaglio dei due trasformatori. Sono tipici delle realizzazioni di Audio-Gd che li lascia liberi, senza resinarli come è un pò abitudine occidentale. il fascio dei cavi che conduce l'alimentazione alle schede di segnale schede che portano marcata la scritta .... Master 19 Mk3 a chiarire definitivamente che questo di fatto è la riedizione del Master 19, con il nome cambiato Il motivo però non è solo marketing, ne parleremo quando si tratterà di definire le sue caratteristiche sonore. un'altra vista d'insieme non guasta mai. A ridosso del pannello frontale e in corrispondenza del display abbiamo la logica di controllo delle indicazioni dello stesso display. Ed ecco finalmente le schede di linea, identiche tra loro qui riprese dai due lati mostrarne i dettagli. Queste schede sono prodotte con procedimenti SMD per contenere i costi ma sono poi misurate singolarmente ed accoppiate dai tecnici di Audio-gd. questo è invece uno dei controlli di volume, realizzato senza uso di potenziometro ma con relais che controllano una rete di resistenze di precisione che intervengono a passi successivi da 0 a 100. il controllo avviene per mezzo di questi due microprocessori. Le due schedine sono sopraelevate per non influenzare per nulla il percorso di segnale delle due schede di linea dettaglio dei perni di sollevamento che sospendono sopra alla scheda di segnale la schedina di regolazione del volume. Tutto è analogico, nonostante vengano impiegati dei microprocessori per il controllo delle funzioni principali, questi non hanno alcuna attinenza col percorso del segnale. le prese di segnale. Quei cavetti trasparenti, davanti alle connessioni della presa XLR di uscita, alimentano la presa ACSS. La presa RCA è separata, non ci sono trucchi come sono spesso usi produttori meno qualificati. Questo apparecchio è realmente dual-mono e veramente bilanciato dall'ingresso alle uscite. Un ultimo sguardo lo meritano i transistor di potenza che, insieme ai condensatori di livellamento, potrebbero popolare un amplificatore di potenza da 45-50 watt senza problemi, grazie anche alla generosa quantità di corrente messa a disposizione dai due trasformatori. E in un telaio così piccolo ... sono disposti sui lati a ridosso della parete di separazione (si vedono in pianta due solide lastre di alluminio da 5mm, una che separa i due canali e una il canale destro dai trasformatori). Questi erogano fino a 9 watt su carichi da 40 Ohm (ovvero 22,5 watt su cuffie da 16 Ohm) e permettono a questo amplificatore di pilotare sostanzialmente qualsiasi carico presente sul mercato. un ultimo sguardo alle prese dorate di uscita. Il foto filettato di blocco del tetto del telaio e la piastra del retro dello stesso. *** Funzionalità Non c'è molto da dilungarsi. Questo apparecchio non richiede regolazioni. Ha un tasto di accensione e due tastini di selezione. All'accensione il display a linee LCD lampeggia qualche cosa che ricorda il nome dell'apparecchio che come tutte le altre indicazioni, tipicamente Audio-gd non è troppo intelleggibile. qui ci sono il numero di ingresso, il volume, il tipo di guadagno impostato e altre indicazioni che .... non ricordo e per cui vi rimando al breve e oscuro manuale presente sul sito del produttore. La peculiarità introdotta in questo apparecchio è quella di disporre di due tipi di risposta - pensati per le cuffie - quella normale (la lettera N dentro a PLNAL) che può essere cambiata nella lettera t (minuscola nell'immagine sopra). La posizione "t" starebbe ad indicare una curva di risposta modulata che scalda il suono, una sorta di effetto loudness che però si applica ad ogni livello di volume. L'ho misurata ed effettivamente è presente e ben audibile. questa è la risposta in frequenza delle cuffie AKG K-371 come come tutte quelle tipicamente del marchio, ha una tendenza al chiaro ben evidente. La posizione "t" del Master 9 Mk 3 attua una attenuazione della risposta a partire dai 100 Hz fino all'estremo superiore che ne ammorbidisce il suono. Mentre incrementa leggermente i bassi da 50 Hz in giù. Un sistema pratico di equalizzazione "al volo" attuato senza interventi digitali o processori di segnali, disegnata dal progettista direttamente nella scheda di amplificazione. Geniale, semplice, funzionale e ... compresa nel prezzo. *** A completamento della presentazione, il prezzo è piuttosto contenuto per la qualità del prodotto e le sue potenzialità, circa 1260 euro. La garanzia illimitata è di 10 anni come standard per Audio-gd. I tecnici, una volta assemblato l'amplificatore lo tengono collegato per circa 300 ore dopo di che lo misurano e lo testano, prima di spedirlo al cliente o al distributore europeo. La raccomandazione è quella di rodarlo per altre 300-500 ore prima di giudicarlo. E di cominciare a considerarlo in opera, solo dopo almeno 30 minuti di accensione, meglio se dopo due ore ...
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E' piccolino per gli standard Audio-gd, solo 24x30x8,5 cm per 4.5 chilogrammi di peso. Ma è un piccolo gioiello di integrazione. E' realmente bilanciato. E' realmente R2R. E' realmente tutto in classe A. Ovviamente in un telaio così piccolo non potremmo aspettarci di avere un vero DUAL MONO. L'alimentazione è unica, la scheda madre è unica e comprende tutte le sezioni, anche se la separazione è chiaramente individuabile e i due canali di uscita perfettamente simmetrici. I moduli di conversione, modello DA-7MK2 sono separati, due doppi sovrapposti e protetti dalla solita schermatura che non ho voluto smontare per le mie foto, per cui sfrutto quelle ufficiali del produttore. Sono marchiate Audio-gd per non indurre a pensare che siano prodotte fuori ed adattate. Sono tutte identiche ed accoppiate dopo misurazione. Ne abbiamo già parlato a proposito del R27HE. La rete di resistenze, doppia per ogni sezione di ogni convertitore, è controllata per maggiore precisione da un processore Xilinx che si occupa di mantenere le tolleranze di esercizio. Il segnale entra dalla sezione digitale posta alla sinistra dei moduli ed esce per i canali di amplificazione posti sotto ai moduli. Che vediamo in questa foto qui sotto, perfettamente simmetrici e totalmente a discreti in questo schema a blocchi invece ci viene evidenziato l'angolo di controllo del segnale e l'isolamento galvanico che permette di scartare le spurie in ingresso dalla porta USB. Che è la solita Amanero (solita per Audio-gd in quanto non mi pare che ci sia qualcun altro che la adotta). le alimentazioni, le stabilizzazioni e tutti i circuiti di servizio sono in classe A. Ma in una unica scheda madre, con un solo trasformatore. E' il compromesso di un progetto così compatto e così ... relativamente contenuto di prezzo (circa 900 euro di listino). Al posto della solita parete di separazione che negli apparecchi più grossi è una piastra di alluminio spessa 5mm, qui abbiamo una sottiletta di acciaio, infilata tra l'alimentazione e il resto dei circuiti. Mentre - stranamente, sul lato sinistro della macchina c'è una piastra a ridosso del fianchetto il cui scopo, se non ha motivi di equilibrio meccanico, mi sfugge. Ma vediamolo nelle mie foto del mio esemplare (comprato con i miei soldi da Magna Hifi di Amsterdam). comandi e prese di ingresso sono della stessa qualità di tutti i modelli, anche quelli superiori. Lo standard è molto elevato. la vista di insieme dell'interno con in primo piano l'alimentatore, unico per i tre circuiti il frontale è più che essenziale. La struttura è da macchina industriale. Il dispendio di materiali da ferramenta indiscutibile. il fondello è solido. Non presenta feritoie di sfiato per il calore. uno dei quattro piedini isolati di buona fattura e dimensione. Le tante viti di blocco di componenti elettronici e circuiti. la matricola e la tensione sono stati messi su un lato anzichè sopra alla presa di corrente come di solito evidentemente lo sticker non ci stava. Ingressi e uscite sono di alta qualità. Si nota la porta USB e sotto quella ottica in standard HDMI (ma non compatibile con i segnali video, ovviamente, solo audio) manca, abbastanza inspiegabilmente visto che altri produttori la mettono anche su macchine da 200 euro, un ingresso AES/EBU. Le uscite invece sono complete nei tre standard di tutte le macchine bilanciate Audio-gd. altra vista. Sotto c'è la scheda digitale, la porta USB e quella di controllo del segnale, compreso l'isolamento galvanico della stessa. L'ingresso I2S è regolato da microprocessore. La scheda di alimentazione sta sul frontale ed è unica ma comunque costruito con grande dispendio di materiali, esattamente come quelle doppie o triple dei modelli superiori. Alimenta in classe A tutte le sezione del convertitore. I due moduli doppi, in totale 8 convertitori, sono messi in sopraelevata e schermati da piastre di acciaio. Sono poste sopra i due canali analogici di uscita, totalmente a discreti. vista ravvicinata della porta USB e della logica di controllo digitale. dettaglio degli avvolgimenti del trasformatore dei cablaggi e dei transistor di potenza dell'alimentatore la schedina di controllo del display posta a ridosso del frontale il frontale, sezione pulsanti ancora un dettaglio della scheda USB di Amanero e l'FPGA Xilinx già visto negli altri DAC Audio-gd che è programmato dal costruttore allo scopo di controllare i flussi di segnale in ingresso verso i moduli di conversione Per finire le funzionalità, accessibili per i tre tastini appena sotto al display. Che è ad una sola linea e a LED a barre, come nelle calcolatrici degli anni '70. Comunica poco e per di più lampeggia le informazioni in successione (tipo frequenza di campionamento in ingresso, porta, settaggi). Abbastanza discutibile ma è una costante di tutti i prodotti del marchio. 44.1 Kilohertz. Ok. e poi ? boh ?
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Sono passati quasi sei anni dal mio articolo in anteprima sulla Nikon Z6 che appellai in maniera più che convinta, la necessaria ! Un articolo piuttosto letto a giudicare dagli oltre 19mila click ricevuti in questi anni e che ha mosso al suo acquisto molte persone che mi lessero, tutti o quasi soddisfatti in funzione di prestazioni e prezzo contenuto per quel suo sensore da 24mpx, in uso prima e dopo ad una caterva di apparecchi non solo Nikon. Dopo una meno fausta versione MKII che a fronte di doppio processore, secondo slot di memoria e predisposizione per un MB-N11 portabatteria per due EN-EL15b non aveva percettibilmente migliorato le carenze strutturali del progetto della prima, a livello di mirino elettronico, affidabilità dell' AF e assoggettabilità al rolling shutter (anche e nonostante i successivi copiosi aggiornamenti fw) eccoci arrivati alla terza figlia del progetto iniziale, nata sotto la bandiera del rivolgimento strutturale, sempre intorno al medesimo sensore, dal taglio congeniale alla maggior parte degli utenti per dimensioni e rapporto S/R dotata di rotella multiselettrice a sx di stampo PSAM+U1/2/3+Auto, quindi ben differente dalle Z9/8 compatta quanto le precedenti sorelle e ciò nonostante, dotata di un'impugnatura tanto profonda da consentirne un agevole uso a mano libera Il sensore non dispone della tendina di protezione che invece è uno dei jolly delle Z9 ed 8 e resta quindi esposto alla polvere al momento del cambio ottica il monitor posteriore è pivotante, come nelle Z30/Zfc/Zf e ciò costituisce un indubbio valore aggiunto in moltissime situazioni scomde di ripresa, come nello still life o nella macrofotografia, ma anche in mille altri ambiti come quello delle riprese video, per le quali questa Z6iii è particolarmente dotata così come per i formati di salvataggio disponibili in ambito video, alla stregua della linea professionale delle mirrorless Nikon con l'apposita sezione per le connessioni di rete ed altre opzioni, di alcune delle quali nelle precedenti Z6, non vi era traccia il livello è dichiaratamente quello superiore delle Z9/8, come si vede dalla dotazione di bordo che comprende anche il pixel shift, presentato in anteprima sulla Zf, il focus shift, le filtrature per l'ammorbidimento della pelle, il controllo di vignettatura, distorsione e diffrazione automatici, i picture control personalizzabili... anche le opzioni di formattazione scheda sono assolutamente identiche adesso a quelle della Z8 la sezione delle connessioni fisiche è completa, ma mi infastidisce solo la posizione della USB-C, così in alto, per la ricarica veloce: l'avrei preferita in basso, invertita rispetto a quella per il remote control, che storicamente verrà di certo usata molte meno volte. Il doppio slot per una CF Express ed una SD di ultima generazione si trova, così come per le precedenti 6, dietro apposito sportellino di facile apertura... ...se non fosse per il nottolino a triangolo per la tracolla, che ogni volta si interpone al momento dell'apertura e necessita di essere spostato un pò più seccante quando si usi una tracolla che contribuisce all'impedimento (suggerisco a chi non usi tracolla di togliere del tutto il triangolino a questo scopo) nottolino 6iii .mp4 Una decisione incredibile, di non continuità con le precedenti 6 e 6ii è quella delle dimensioni del corpo macchina, più larghe di appena 5mm rispetto le precedenti, tanto da non consentire l'utilizzo del pur buono MB-N11 della Z6ii nè di ogni altro accessorio come le basette ed i rig adatti alla precedente 6ii, dalla quale anche, in teoria, dovrebbero arrivare i potenziali acquirenti di questa nuova 6iii ecco la differenza irrisoria che impedisce il fissaggio di una basetta Smallig di protezione del fondello costringendo gli acquirenti della Z6iii potenzialmente in possesso di un MB-N11 all'acquisto dell'analogo e quasi indistinguibile MB-N14...! Direi, un autogol, giacchè consentendo l'utilizzo del precedente MB oltre ad ottimizzare le scorte di magazzino di negozianti e della stessa Casa, si sarebbe lanciato un messaggio di continuità e miglioramento che in questo modo e per la somma necessaria per l'acquisto di un portabatterie non modulare (come del resto non è neppure quello ancora più approssimativo della Z8) non consente di sorridere tanto ai possessori di 6ii che vogliano passare al nuovo modello e si troveranno costretti a sostituire anche questo, per taluni importante, accessorio. Lineare, filante, maneggevole, come le Z6 che l'hanno preceduta: decisamente più compatta di una professionale Z9, come richiesto dagli utenti interessati a questa linea di mirrorless... ma dotata della maggior parte dei comandi e tasti, compresi quelli programmabili, presenti sulle ammiraglie Nikon Z dal joystick al multiselettore, disposti peraltro praticamente nello stesso ordine (fatta salva la presenza dei pulsanti duplicati nella Z9 per l'impugnatura verticale) le differenze vanno cercate come nella Settimana Enigmistica, e ben poco salta all'occhio, come ad esempio il monitor superiore più piccolo di qualche mm, quadrato invece che rettangolare, per lasciare spazio ad uno stupido pulsante di illuminazione (normalmente coassiale al pulsante di scatto) ed ai forellini per l'altoparlante di playback... roba che poi dicono che uno si butta a sinistra... Questa Nikon Z6iii arriva insomma con un ritardo epico sul mercato: diciamolo pure che avremmo voluto che fosse così la Z6ii del 2020, che al netto del doppio processore rispetto il singolo della Z6, del doppio slot di memorie e della possibilità di un MB con i contatti elettrici (tutte cose assenti sulla Z6) deluse fortemente tutti gli acquirenti che desideravano prestazioni ben differenti dal modello precedente, in termini di AF e del mirino elettronico. Ma i tempi necessari sono stati questi, è dovuto arrivare il nuovo processore, Expeed 7, il nuovo mirino elettronico ad alta risoluzione e fluidità assoluta, dotato della gamma colore DCI-P3 (una prima assoluta), ma sopratutto, dotato per la prima volta di un sensore parzialmente stacked, ossia un compromesso di costi e prestazioni rispetto i full stacked di Z9 ed 8. In questo modo si mantiene un otturatore meccanico per la risoluzione dei problemi di banding causati dal rolling shutter di un otturatore elettronico meno veloce del frame/rate di quello delle ammiraglie, consentendo la scelta, obbligata sulle Z9 ed 8 Tutti contenti, insomma: fotografi prestazionali sportivi (fino ad t/16.000) e di reportage, ritrattisti con modelle che vogliono sentire il click dell'otturatore mentre scatta, fotografi da cerimonia in caso di presenza di luci disturbanti, fotografi da reflex che avevano digerito al massimo la prima tendina elettronica (col limite del t/2000..che poi vengono a protestare su Nikonland), paesaggisti da buio assoluto (ISO da 100 fino a 64mila) Ed allora perchè, accanto alla migliorata efficienza dell' AF anche ad EV proibitivi, poi lo scivolone dell' eyeAF sugli uccelli non presente come invece sugli apparecchi dotati dello stesso processore e perfino sulla iconica Nikon Zf che per tutto potremmo consigliare piuttosto che per andare a caccia fotografica di tarabusi ed aironi cenerini? Solo persone, animali autoveicoli ed...aerei...!!! Ma ci saranno nel mondo così tante persone incapaci di tenere a fuoco la carlinga di un velivolo, piuttosto che un svasso in picchiata sullo stagno? Scivoloni del marketing nikoniano, cui abbiamo assistito negli anni e che si protraggono a dispetto dell'esperienza. Sicuramente correggibile con il prossimo aggiornamento fw (come quello che nelle 6ii e 7ii introdusse appunto la distinzione per categorie di eyeAF) Ma incomprensibili per uno staff votato alla progettazione di strumenti per la cattura delle immagini. Per esempio: insieme ad animali e persone, cosa c'è di più fotografato se non i fiori...? A casa, in natura: non dovremmo chiedere anche un riconoscimento automatico dei petali piuttosto che degli stami? Giusto per parlare di cose concrete... visto che un fiore mosso dal vento e fotografato a distanze da close up photography, non è che sia più facile da tenere a fuoco, magari con uno zoomino, di un aviogetto a centinaia di metri o di un cagnolino che corre... lo stesso valga per i fotografatissimi insetti, spesso non riconosciuti dall'opzione animali dell' eyeAf Di fatto una fotocamera brillante e semplice da utilizzare, venduta ad un prezzo forse ancora passibile di qualche ribasso, come sempre accade dopo i primi sei mesi dalla commercializzazione, che dovrebbe andare nelle mani delle persone più disparate, per realizzare la concretizzazione delle loro immagini in ogni ambito considerabile. Ho scattato in un mese con la Nikon Z6iii una discreta quantità di foto in molte modalità, prevalentemente in slow photography per la strada, con obiettivi ben differenti tra di loro, dal Nikkor Z 35/1,4 usato anche in ambiti non prettamente convenzionali per la sua tipologia, a zoomoni come il 28-400 in prestito da Mauro Maratta oppure il mio Z 24-200, passando per il superwide Viltrox 16/1,8Z ed il Nikkor MC 50 che resta un jolly per tante situazioni di ripresa. In ogni situazione mi sono trovato a mio agio con questa macchina, che è perfettamente centrata per autonomia sulla batteria EN-EL15c che la equipaggia (ricordatevi che non accetta le batterie non originali) è perfettamente equipaggiata per ogni situazione di ripresa, anche sportiva, disponendo dello scatto continuo fino a 120 ftg/s e di ripresa video RAW 6K, così come di ogni formato foto NEF presente anche sulle ammiraglie, alle quali deve essere oggi commisurata. Non surriscalda anche in uso intensivo, è dotata di ogni risorsa di ripresa che Nikon abbia fin qui presentato sulla linea Z: è la summa dell'esperienza maturata dalla "necessaria" Nikon Z6 del 2018. Purtroppo nel frattempo si era creata una grossa cesura nel catalogo tra le ammiraglie Z9 e Z8 e le fotocamere di prima generazione FX con i successivi aggiornamenti che erano insufficienti a colmare il gap. In mezzo le divertenti Zf e Zfc, che altro non sono che una dimostrazione delle storia del marchio, unitamente a dei contenuti fortissimi, come nel caso della Zf, ma del tutto inadeguata a sostenere obiettivi che non siano puramente da passeggio. Invece questa Nikon Z6iii, magari opportunamente dotata del suo MB-N14 (che ne aumenterebbe il prezzo di circa 400 euro), diventa la candidata ideale ad utilizzare tutti questi obiettivi middle class Z dagli zoom trans standard, come il 24-120 ed i 70-200, fino agli zoomoni come il già citato 28-400 (che ho usato sulla macchina nuda e cruda) ed il più ponderoso 180-600, senza colpo ferire... Oltre ovviamente ad ogni fisso disponibile, eccezion fatta per i più pesanti f/1,2 ed oltre. Molte delle persone che oggi posseggono una Z8 utilizzandola molto al di sotto delle sue potenzialità, probabilmente avrebbero comprato una Nikon Z6iii se fosse stata già disponibile un anno fa: è questo il leit-motiv delle discussioni che si aprono su ogni forum di fotografia, dove gli utenti paragonano i prezzi delle fotocamere invece che le loro prestazioni in rapporto alle proprie necessità ed abitudini di scatto. Nessuno, pur desiderandola, comprerebbe una Lamborghini o una Ferrari solo per accompagnare i figli a scuola o la moglie a far la spesa. Status symbol a parte (ed ormai le fotocamere sono più che altro un boomer symbol, ossia ...un boomerang) sarebbe un vero spreco ed alla lunga anche un motivo di insoddisfazione per chi ritenga ancora che una fotocamera professionale consenta di realizzare immagini migliori di quelle che possono scaturire a pari condizioni (perizia, ottica, soggetto) da una fotocamera più economica. E di persone che la pensano così, ce ne sono moltissime in circolazione... Questa Nikon Z6iii è quindi necessaria³: al cubo come da titolo, perchè diventa il cardine del sistema Z intorno al quale ruotano sia le due macchine di categoria, peso ed ergonomia superiore (e relativa differenza di prezzo) e le attuali DX che verranno certamente integrate da nuovi modelli nell'immediato e prossimo futuro. Probabilmente la sua presenza in catalogo non farà rimpiangere anche la possibilità di una Z 7iii: la sovrapposizione con la Z8 anche a livello di prezzo diventerebbe inutilmente marcata. Max Aquila photo © per Nikonland 2024
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Aspettavo con grandissima curiosità l'occasione di provare questo DAC/Amplificatore desktop di HIFIMAN che rappresenta la scelta "entry" tra gli apparecchi di forma tradizionale da tavolo della casa. E' un apparecchio completamente bilanciato, compreso l'attenuatore e che è in grado di pilotare anche le cuffie più scorbutiche. arriva nella scatola di cartone oramai standard per tutti i prodotti HIFIMAN sul retro sono riportate le indicazioni di massima del prodotto. Il marchio R2R Hymalaya richiama il modulo interno di conversione. Conosco già le potenzialità di questo sistema perché lo uso correntemente "in versione mini" nelle DEVA, cuffie di dimensione standard pensate per l'uso in abbinata con il modulo ricevitore/convertitore R2R/amplificatore, per i miei ascolti portatili. Ha un suono in linea con le cuffie planari, dolce e dettagliato, neutro e lineare. aprendo la scatola compare il foam di protezione e una scatoletta che contiene il cavo di alimentazione nel nostro standard. la macchina è molto ben protetta, la confezione è premium nonostante l'aspetto dimesso del cartone. ed eccolo qui, con sopra l'unico accessorio, il cavo di alimentazione. Per il cavo USB dovrete provvedere voi. Si tratta come dicevo di un apparecchio da tavolo di forma tradizionale, 246,5mm x 228mm x 61mm per circa 3 chilogrammi. Piccolo ma non troppo, molto robusto come fa immaginare il peso. Peso che per la gran parte è responsabilità del grosso trasformatore toroidale di alimentazione. Perché l'alimentatore è integrato, come si conviene a tutti gli apparecchi di classe ! il frontale è caratterizzato dal marchio HIFIMAN su una superficie di alluminio spazzolato (il frontalino è bello spesso e fuoriesce in altezza e in larghezza dalla sagoma del telaio. Sulla destra c'è il marchio dorato R2R-Hymalaya, in mezzo tra le due manopole, una banda nera che integra le prese per le cuffie. Le due manopole sono responsabili, quella di sinistra, della selezione tra le modalità di conversione e di amplificazione, quella di destra è invece il comando dell'attenuatore a quattro canali. Le prese sono complete, single-ended nei due formati standard e bilanciate, coassiale da 4.4mm ed XLR a 4 pin. il resto del telaio è nero opaco con gli spigoli morbidi. La sensazione di solidità è palpabile e il peso rassicurante. il retro non presenta sorprese. Ci sono le due uscite di linea, RCA ed Bilanciata e i due ingressi - alternativi - USB, con presa di tipo B o C. La presa di alimentazione è standard, l'interruttore di accensione è nella stessa vaschetta. dettaglio delle uscite, di ottima qualità e degli ingressi, standard. il fondello bisogna prestare attenzione al selettore del voltaggio che - di fabbrica - dovrebbe arrivare impostato sui 230V per la nostra area. Deve essere visibile il numero bianco su fondo rosso 230. Se ci fosse il 115V attenzione, perché accendendo l'apparecchio, salterebbe il fusibile di protezione. la matricola e un primo piano di uno dei quattro piedini che reggono il telaio, ben dimensionati rispetto alle dimensione e al peso del DAC. Ed ecco tre viste ravvicinate del frontale selettore modalità DAC (NOS e OS) e GAIN (LOW e HIGH) per le cuffie le prese per le cuffie e l'attenuatore del volume che riporta solo MIN e MAX ma non ha tacche intermedie. Ovviamente io ... l'ho aperto perché le foto di repertorio non mi bastano mai. così ho avuto la conferma dell'impostazione razionale anche se con molti cavi volanti l'impianto vede il trasformatore toroidale i cui avvolgimenti sono condivisi sulle due schede, le due schede, quella adiacente al frontale relativa ai condensatori di livellamento (30.000 microFarad) e all'amplificazione e quella digitale che comprende sia il ricevitore USB che il convertitore vero e proprio. che é completamente integrato nei due moduli HIFIMAN HYMALAYA, qui nella versione I. Si tratta di moduli integrati composti dalla scala di resistenze di precisione che viene controllata da un microprocessore programmato dal produttore. Ogni modulo si incarica di effettuare la conversione da digitale ad analogico, generando la corrente che va all'amplificatore o alle uscite di linea (quelle in rosso sono le RCA mentre quelle in nero sono le XLR). L'integrazione è elevata, nulla a che vedere con il dispendio di mezzi che mette in campo un produttore più "analogico" come Audio-gd i cui prodotti abbiamo recensito su queste pagine. Del resto dimensioni, pesi ed ingombri definiscono classi diverse tra questi apparecchi. un'altra vita dell'interno con i moduli di conversione in primo piano in corrispondenza delle uscite e delle entrate. Visto nel dettaglio, diamo un'occhiata alle indicazioni del produttore, prese dal suo sito, alla pagina del prodotto. Ricordo che DAC è uscito nel 2022 e da allora nel catalogo HIFIMAN sono entranti altri apparecchi ed è stata introdotta un'altra generazione dei moduli R2R. il modulo originario è stato premiato al VGP in Giappone qui abbiamo lo schema a blocchi. L'amplificatore, definito "high-current" è in grado di uscire con 10,7 Volt per 4.4 watt su 36 Ohm dalle uscite bilanciate. il funzionamento viene garantito come realmente bilanciato a partire dai convertitori, duali, per procedere con i buffer verso l'attenuatore che è analogico e a quattro canali (per le due semionde positiva e negativa del destro e del sinistro) fino all'uscita cuffie. Attenzione, le due uscite di linea posteriori invece non sono amplificate ma fisse, alla tensione nominale standard. Non si tratta in pratica di un preamplificatore ma solamente di un convertitore di linea con integrato un amplificatore cuffie. Chi volesse collegare dispositivi esterni - come diffusori - dovrà utilizzare uno stadio di amplificazione/attenuazione esterno. è quello che abbiamo fatto noi per provarlo. Uscendo con cavi XLR di qualità verso l'amplificatore a valvole Stax con cui alimentiamo di solito le HIFIMAN Jade II cuffie elettrostatiche dal suono chiaro e dettagliato (quelle che abbiamo in testa in questo momento). In questo modo il segnale - immaginiamo a 5 Volt - in uscita dal EF400 verrà poi trattato dall'amplificatore e il livello del segnale in uscita verso le cuffie, regolato dall'attenuatore dell'amplificatore STAX. Se si volessero collegare dei monitor amplificati, cosa possibile ma scomoda, sarà necessario regolare il volume direttamente dai monitor (che normalmente hanno la manopola dietro, impossibile da raggiungere e da vedere ...). Anticipavamo che nel frattempo i moduli HYMALAYA sono stati aggiornati e ne esistono di due nuove versioni che equipaggiano i nuovi DAC che intanto sono stati presentati da HIFIMAN. Come segno di attenzione per i propri clienti, però, per l'EF400 è stato avviato un programma di aggiornamento che permette di sostituire i due convertitori originali con due delle nuove serie. i due nuovi moduli, denominati PRO e disponibili in due diverse versioni, vengono descritti da HIFIMAN come superiori ai leggendari PCM1704 sia in termini di rapporto segnale/disturbo che di distorsione. Probabilmente anche di musicalità, visto il tempo che è passato. E non potrebbe essere altrimenti. Il programma di aggiornamento : promette un notevole incremento di prestazioni in termini sonori. Con un miglioramento "drammatico" dell'esperienza di ascolto. Probabilmente - maligniamo noi - supereranno anche l'unico difetto che abbiamo riscontrato in questo DAC e di cui parleremo nella sezione di ascolto. Legato forse alla potenza degli FPGA di controllo installati nei moduli (nostra ipotesi). *** Bene, lo abbiamo visto, lo abbiamo pesato, lo abbiamo aperto. Sappiamo che offre fino a 4.4 watt di potenza sulle cuffie nelle uscite bilanciate e che ha un selettore per elevare eventualmente il guadagno di uscita. Anticipo che qui io l'ho usato esclusivamente in NOS, trovando la modalità senza oversampling la più dinamica e dettagliata. Mentre con le cuffie che ci sono in casa, non è stato necessario usare il Gain più elevato, anche qui per conservare una buona riserva dinamica. Per di più, il volume non è mai andato oltre un quarto o poco di più. Segno che la potenza c'è se le cuffie non sono di quelle impossibili. E il suono ? Sul principio suonava secco ed asciutto. Dopo due settimane in cui l'ho tenuto costantemente acceso - cosa segnalata dal led anteriore (unica spia che denota l'attività della macchina) e dal teporino a cui si porta il DAC mentre lavora, si è sciolto. E di molto, diventando dolce e pulito. La stessa identica esperienza che ho riscontrato con le DEVA PRO che all'inizio erano inascoltabili e poi nel tempo sono diventate di un chiaro e di un suadente inaspettato, quasi fossero delle ammiraglie. Segno che anche le resistenze e gli FPGA hanno un'anima e che si deve rodare per diventare ascoltabile. Consiglio - anche se l'EF400 non è un classe A - di accenderlo un pò prima di usarlo. Oppure di lasciarlo sempre acceso, tanto consuma poco. Vi ripagherà in classe e calore. Intanto che scrivo sono tornato sull'uscita cuffie dell'EF400 cui ho collegato - in bilanciato le Edition XS. Devo anticipare che gli abbinamenti non sono banali con questo amplificatore. Ho trovato non piacevolissime le Ananda Nano, per esempio, mentre splendide e calde le Sundara Closed Back. Divine, le Audivina, magistrali le Arya Organic. Ma adesso le Edition XS mi stanno piacendo ancora di più (Beethoven, 9a sinfonia, Danish National diretta da Adam Fischer). Naturalmente qui saranno i vostri gusti e le vostre orecchie a guidarvi. Ma con gli Audio-gd le Ananda mi piacciono di più delle Edition XS, qui è il contrario. *** Alcuni disco ascoltati Beethoven i concerti per pianoforte e orchestra. Giovanni Bellucci Suono del pianoforte chiaro e perfettamente posizionato su un'orchestra "leggera" ma ben dimensionata Temptation, Chantal Chamberland Bel basso profondo ma veloce, pelli frizzanti, voce suadente e caldissima di Chantal. Hadewych Van Gent, violoncello, nella sonata per viola di Rebecca Clarke alzo appena il volume perché me lo chiede la musica. Il cello è roco ma esteso fin al suo registro più acuto. Il pianoforte è in secondo piano, basso, come se stessimo seduti tra il pubblico e non sul palco. Bach, Magnificat, Rias Kammerchor Berlin e Akademie fur Alte Musik Berlin Ascolto biased perché si tratta di una delle mie composizioni preferite. L'equilibrio tra le parti è eccellente, senza che nulla turbi l'ascolto. Musica barocca dal vivo, come essere in chiesa durante l'esecuzione, nelle panche di sinistra, in quinta o sesta fila. Art+Pepper + Eleven, 1960, 192/24 classico delle mie sessioni di test, qui sono passato alle HIFIMAN Audivina, prima avevo le Edition XS. Elevata dinamica, il sax è li da qualche parte sulla sinistra ma rivolto verso destra, quando aumenta il volume si incrementa lo spazio che occupa lo strumento. Le cornette e le trombe stanno dietro Art mentre i tromboni sono a destra. Con le percussioni ovunque. Prestazione eccellente, giusto un filo monitor ma che mi convince, perché continuerei ad ascoltare il disco anziché scrivere. Mi fermo qui, era giusto per confermare l'impressione di avere un eccellente front-end al servizio di cuffie che conosco benissimo e di cui mi fido. Sinceramente io non so cosa vogliano espressioni "nero come le pece" che scrivono certi recensori. Se si riferiscono al "silenzio di fondo", credo che non esista oppure se c'è, viene creato ad arte da certi chip. Qui abbiamo un suono complessivamente da giradischi con una bella testina MC. Ma perfetto in ogni dettaglio. Davvero, non scherzo, non saprei cosa dirvi se non ne foste soddisfatti. Adesso provo ad ascoltare le Audivina con l'Audio-gd R27HE. Ok, ok, non parlo più. Non c'è confronto. Ma qui sono passato da un front-end da 3 chili e 400 euro ad uno di 29 chili e quasi 5.000 euro (ho l'interfaccia digitale in mezzo; tutto con rigenerazione di corrente). Ma, se voi non avete cuffie Top of The Line e avete un budget contenuto, sinceramente non saprei di cosa potreste lagnarvi ... di questo HIFIMAN EF400. CONCLUSIONI Pro: piccolo, compatto, ma rassicurante nella sua costruzione tradizionalmente da tavolo (devo ammettere che i nuovi modelli a sviluppo verticale non mi fanno impazzire !) realmente bilanciato suono naturale come norma per i convertitori R2R nessuna gamma in evidenza, dopo un rodaggio nemmeno troppo lungo ed avendo l'accortezza di lasciarlo scaldare prima di usarlo (o tenerlo sempre acceso) la prestazione è degna di un alto di gamma, sarà veramente difficile se non passate giornate intere ad ascoltare musica dire che potreste desiderare di meglio (ma si, sappiamo che gli appassionati sono incontentabili ed è per questo che esistono macchine di costo superiore) anche se i moduli R2R integrati sono superati dai modelli successivi, HIFIMAN ha avviato una campagna di upgrade (a pagamento) che sembra conveniente uscito a circa € 700 adesso è scontato e non è difficile trovarlo per poco più della metà : a questo prezzo è un affarone ! Contro: nell'ascolto si avvertono talvolta nei passaggi di traccia o di livello degli scrocchi che ricordano quelli dei vinili. Probabilmente un limite nel regolare livelli di segnale molto diversi. A me non da alcun fastidio ma per qualche purista potrebbe essere un problema le uscite di linea non sono controllate dall'attenuatore, sono fisse, quindi ogni dispositivo connesso suonerà al massimo se non ha un suo attenuatore l'unica entrata disponibile è quella USB. E' un precisa scelta di progetto ma a qualcuno potrebbe non bastare non c'è un display che dia le indicazioni minime di funzionamento, tipo la frequenza di campionamento del segnale o altro. L'impostazione è minimal da curare l'abbinamento con le singole cuffie, io ho trovato che per alcune il suono è eccezionalmente chiaro e piacevole, per altre "quasi" detestabile, anche se tutte HIFIMAN. Insomma, bello, ben fatto, solido, be n costruito, con un aspetto premium eppure piuttosto economico. Completo per quanto riguarda la prestazione sonora ma minimal nell'approccio - sia delle entrate che delle uscite - e nelle funzioni. Ma quello che promette lo fa : fa suonare bene le cuffie e converte il segnale digitale in un analogico ... veramente tale ! A differenza di tanti suoi colleghi Sigma-Delta fatti con lo stampino il cui suono sembra la fotocopia dell'originale. Ovviamente non si pretenderà la luna. Per quella ci sono front-end di livello adeguato alle aspettative di tutti. Ideale l'abbinamento con HIFIMAN Edition XS per chi ama la musica classica, Sundara Closed Back per chi invece preferisce jazz o musica moderna. *** Nota per gli utenti Windows. Il DAC non viene visto dal sistema se non installate prima i driver scaricabili dal sito ufficiale. operazione che porta via due minuti e poi non si deve fare più nulla. Il driver viene visto da Audirvana e dal lettore Qobuz ed è stabilissimo.
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Abbiamo anticipato nella carrellata sui 50mm disponibili per Nikon Z che avremmo fatto un approfondimento tra i due 50/1.8 e 50/1.4, quelli che potrebbero far nascere qualche perplessità in caso di nuovo acquisto, essendo molto diversi per destinazione e capacità, i restanti due 50/1.2 e 50/2.8 MC. Questo - al di la del titolo ad effetto - non sarà un confronto scientifico ma un discorso fotografico. Che non può che partire dalle fotografie riprese dal vero con i due obiettivi. Ma prima rivediamoli bene insieme e da vicino. Simili nelle dimensioni e nella fattura, condividono più cose di quanto sembri. Dimensioni, diametri, pesi sono poco differenti come il passo filtri, identico i paraluce sono molto simili ma di differente modello. Quello del 50/1.4 è lo stesso di quello del recente 35/1.4. Sul paraluce del 50/1.8 S c'è scritto su quale obiettivo va montato. Mentre sul 50/1.4 stesso c'è in dettaglio l'indicazione del suo paraluce andando alle specifiche il diaframma è a 9 lamelle per ognuno, il 50/1.4 mette a fuoco da tre centimetri più vicino, il peso differisce di 5 grammi, la lunghezza è uguale, il diametro 1.5 mm inferiore nel più luminoso. Abbiamo già visto i grafici MTF che al di là delle differenti aperture a cui sono stati costruiti, già ci dicono molto. E le osservazioni confermeranno nei fatti le previsioni. Lo schema ottico è molto diverso. Sono due obiettivi nella realtà differenti che nascono per assolvere compiti diversi e con compromessi produttivi e di scelta dei materiali che sono figli del progetto. La rinuncia all'ipercorrezione ottica dei Nikkor Z di serie S (costituita qui nel 50/1.8 S da due lenti ED e due asferiche contro una sola asferica e posta prima dei due gruppi finali nel 50/1.4) ha permesso di guadagnare quei due terzi di stop di luminosità massima senza modificare dimensioni e peso. Anzi, facendo risparmiare qualche cosa (complice la produzione di massa in Cina) in termini di costo di acquisto. Visto il quadro generale, andiamo agli scatti che vi preghiamo di accogliere con indulgenza. Non è questo un campo in cui ci piace indugiare e non vorremmo passare per asseveranti. I nostri giudizi sono qui posti per indirizzare le vostre osservazioni. Poi ognuno si farà la propria opinione personale come è giusto che sia. Suggeriamo di guardare a monitor le immagini che seguono ingrandendole. Sono screenshot in formato 4K direttamente da Lightroom; osservarle su cellulare ci sembrerebbe una pura perdita di tempo cominciamo con l'aberrazione cromatica assiale o sferocromatismo, la cosa più semplice da osservare. Nonostante la correzione automatica e comunque a mente la differente apertura, è evidente quanto sia più corretto il 50/1.8 S. Il difetto è ancora presente ma decisamente meno invadente che nel 50/1.4. La stessa cosa si potrà osservare a livello di aberrazione cromatica laterale nelle fotografie nelle zone a forte mutazione di luminosità. Ma è già presente qui se osserviamo, in verticale, la costina nera alla destra del righello. Qui non abbiamo pareti di mattoni ma non ci mancano altre possibilità di riferimento innanzitutto annotiamo come l'immagine ripresa dal 50/1.4 a parità di punto di ripresa e di fotocamera, sia leggerissimamente più ampia. In effetti i due obiettivi non hanno la stessa focale ma questa differisce di qualche cosa. Apparentemente il 50/1.8 S sembra nella realtà un "52mm" o qualche cosa del genere. Vediamo la vignettatura in queste due immagini, nonostante sia attiva la correzione automatica. L'abbiamo esagerata in questo confronto la differenza non è esagerata ma la parte nera degli angoli nel 50/1.4 è molto più immanente. Questo chiaramente si riflette nella qualità dell'immagine ai bordi e agli angoli. qui vediamo il centro immagine ed abbiamo la conferma di come i due frammenti - stesso ingrandimento - non siano sovrapponibili. La nitidezza è buona in entrambe le due foto ma quella del 50/1.8 S è percettibilmente appena migliore. diversamente dall'angolo destro in alto, dove la nitidezza del 50/1.4 cala in modo più evidente. Anche qui notiamo come il campo di ripresa del 50/1.4 sia più ampio con più dettagli presenti dell'altro. Sono osservazione che trovano conferma anche in altre situazioni, come questa, in interni a 3200 ISO e in luce artificiale. se guardate il quadro a destra, manca una sottile fettina che invece è presente nella foto si sinistra. l'oggetto a fuoco qui viene reso in modo abbastanza simile a distanza ravvicinata lo sfuocato alla sua sinistra a fuoco su un soggetto all'estremità sinistra e un dettaglio di una scritta in campo medio. Il dettaglio dei caratteri nella foto del 50/1.8 S è percettibilmente migliore. Ma in generale ci sembrano diversi proprio il modo di rendere le immagini mentre sfuocano chiaramente chiudendo i diaframmi le cose si assimileranno, per quanto possibile. Ma chi compra un luminoso lo fa nella pretesa di usarlo a tutta apertura. Altrimenti ci sono gli zoom, no ? In esterni noi continuiamo a percepire maggiore nitidezza in campo vicino nel 50/1.8 ma è nello sfuocato che le cose cambiano guardate tutti i punti luce come sono differenti, sia per dimensione che per sovrapposizione. Sembra due scene diverse eppure sono riprese a pochi secondi di distanza e con cielo limpido. due video per mostrare l'autofocus in azione Nikkor Z 50/1.4 Z63_6523.MP4 Nikkor Z 50/1.8 S Z63_6522.MP4 Nikkor Z 50/1.4 Z63_6530.MP4 Nikkor Z 50/1.8 S Z63_6531.MP4 Bene, pensiamo di aver messo abbastanza immagini di confronto, potremmo continuare (coma, notturno, flare, riflessi in controluce) ma forse apparirebbe stucchevole. Almeno per noi che abbiamo già un quadro complessivo sufficiente del carattere dei due obiettivi. CONCLUSIONI Simili nelle dimensioni e nel peso, ci sembra che nascano da matite diverse e con diversi fotografi in mente. Clinico e preciso - nel quadro di un obiettivo compatto e di costo accettabile, per avere di meglio c'è sempre il 50/1.2 S - il 50/1.8 S mostra migliore nitidezza sempre, maggiore tenuta ai riflessi, migliore gestione della vignettatura, aberrazione cromatica "quasi" trascurabile. E' leggerissimente più teleobiettivo dell'altro e mette a fuoco da qualche cm di distanza in più. Più gentile col soggetto e con una resa dei punti luce nello sfuocato "magica" rispetto a quella un pò geometrica del 50/1.8 S, mostra invece la corda per le altre qualità, il nuovo 50/1.4. Che nell'uso nel ritratto ci ha ispirato di più, permettendoci foto interessanti sul piano artistico senza aver dovuto scomodare il galattico 50/1.2 S. In termini di nitidezza, anche se prende la paga dagli altri Nikkor Z da 50mm, il 50/1.4 è comunque grandemente meglio dei vecchi Nikkor F che a tutta apertura erano inutilizzabili. In sintesi, per fotografia generale, riprese che richiedono qualità e precisione, riproduzioni in poca luce, fotografia ravvicinata, per magnificare le qualità di Z7/Z8/Z9, sceglieremmo il 50/1.8 S. Per fotografia artistica, ritratto, fotografia di strada e "pittorica", poca luce disponibile, invece preferiremmo, come preferiamo, ogni giorno il 50/1.4 Che in più offre l'impagabile qualità di concedere uno 0,66 EV di luce in più, gratis, senza dover aumentare l'amplificazione della fotocamera. Risparmiando qualche euro.
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Nikkor Z 50mm : qual é quello da avere ?
Nikonland Admin posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
In questo articolo vorremmo riepilogare le caratteristiche dei 50mm disponibili per il sistema Nikon Z (escludiamo il 58/0.95 che riteniamo - a ragione - di un'altra categoria) Abbiamo peraltro la fortuna di averli tutti e quattro in casa e quindi li possiamo esibire in questa foto di gruppo. abbiamo messo vicini i due più luminosi che secondo noi hanno prerogative che idealmente li avvicinano, mentre il macro e il 50/1.8 S sono più consanguinei, nonostante siano pensati per scopi differenti. In questo specchietto abbiamo il riepilogo delle caratteristiche principali. Ovviamente sono tutti autofocus (un motore solo) ed hanno diaframma elettromagnetico. L'anello di messa a fuoco manuale è azionato virtualmente, cioé via anello a movimento continuo che simula l'azione ma senza realmente insistere sulla meccanica che è invece elettroattuata. viste le caratteristiche, di seguito invece abbiamo messo gli schemi ottici e i grafici MTF. Vanno confrontati cum grano salis, in quanto sono presi a diaframmi con apertura molto diversa. Ma già così ci dicono moltissimo delle loro caratteristiche che poi, effettivamente, si ritrovano nell'uso. Ma prestate un attimo attenzione. Perché guardando questi MTF e dimenticandoci della nostra storia, si potrebbe essere autorizzati a dire che il nuovo 50/1.4 sia un schifezza. E invece sono gli altri Nikkor Z che sono eccezionali. Date solo un'occhiata al grafico del vecchio 50/1.4G, 8 lenti in 7 gruppi : e immaginatelo montato su una Z8 o una Z7 ... Qualche parola che giunge dall'esperienza che abbiamo avuto usando questi obiettivi per completare il quadro ? Ecco qua. Nikkor Z 50mm f/1.2 S PRO: Sfuocato sensazionale Nitido quando serve Costruzione inappuntabile Ottime prestazioni generali CONTRO: Enorme. Enorme. Enorme. Pesante quasi quanto un 70-200/2.8 Molto costoso Irrazionale Nikkor Z 50mm f/1.8 S PRO: Nitido e con caratteristiche ottiche sostanzialmente impeccabili Silenzioso e ben costruito Sfuocato di categoria superiore CONTRO: Né così piccolo né così compatto (e anche discretamente pesante) Costoso rispetto alle precedenti generazioni (ma prezzo secondo noi giustificato) Nikkor Z MC 50mm f/2.8 PRO : ottime prestazioni ottiche, obiettivo corretto che non richiede alcun intervento in postproduzione brillante, colori vivaci, facile da usare compatto, tutto sommato bello da vedere, leggero eclissa totalmente il vecchio 60/2.8G : l'upgrade è da fare senza nemmeno pensarci CONTRO : soluzioni ingegneristiche strampalate (il cuore dell'obiettivo che esce, il paraluce ridicolo, il passo filtri fuori epoca) costoso in relazione al 105/2.8 che in confronto sembra "regalato" Nikkor Z 50mm f/1.4 PRO: ricorda per le sue caratteristiche di resa fotografica i vecchi 50mm f/1.4 manual focus ma con prestazioni ottiche allineate ai giorni nostri estremamente luminoso Sfuocato eccellente a condizione che si scelga bene lo sfondo; è soprattutto lo sfuocato sul soggetto che si giova delle sue qualità Obiettivo "umanista" un classico moderno, perfetto per cerimonia, ritratto e quando c'è poca luce o si vuole più gentilezza sul soggetto rispetto a quanto fanno tutti gli obiettivi moderni CONTRO: Soluzioni di compromesso per contenerne costo e ingombro/peso hanno impedito di correggere a fondo i difetti ottici rispetto agli altri 50mm Manca del trattamento antiriflesso e questo si nota nei controluce o quando si presentano bagliori a distanze estremamente ravvicinate si comporta come i vecchi superluminosi (prestazione onirica ma mediocre) E quindi ? Qual'è quello da avere ? Ma è evidente, tutti e quattro ! Se potete ... Potete escludere il micro se non fate macro ed avete bisogno di fotografare a diaframmi molto aperti. Dove effettivamente farà la differenza il piccolissimo 50/2. 8 MC ? A distanze ravvicinate e chiudendo ad f/8, in studio o all'aperto. Con un pò di aiuto di luce artificiale. Altrimenti è inutile. Impietoso sulle persone ... Per gli altri tre, il 50/1.8 S è un obiettivo che va bene per tutto, adatto al perfezionista che vuole immagini corrette sin dall'origine e non fotografa sempre in condizioni di luci al limite. Il 50/1.2 S è il sostituto autofocus del 58/0.95 che resta confinato in una categoria dove si confrontano gli dei di Olimpo e Valhalla e richiede capacità non comuni anche al fotografo. La versione 1.2 porta in dote l'autofocus e caratteristiche eccezionali. Se solo fosse un 58mm sarebbe fantastico e non si porrebbero certi dubbi. Però è oggettivamente un pachiderma che non ha eguali in nessun marchio. Qui Nikon voleva un 50mm finalmente senza compromessi. Quanto averlo e usarlo sia razionale lo lasciamo stabilire a voi. Ma se per lo più fotografate dove la luce "appena disponibile" è un elemento concreto che compone le vostre fotografie, allora non vi pentirete mai dei quasi 3000 euro che costa. Resta il nuovo arrivato, il 50/1.4 senza la S. Che non è il più corretto ma comunque è meglio di ogni altro 50/1.4 della storia Nikon. Non è il 50/1.2 ma gli si avvicina per luminosità e sfuocato. A condizione che impariate a conoscerne i limiti che vengono fuori quando la luce non è del tutto addomesticata. Però in fondo è quello che costa meno e sembra pensato apposta per la Zf, ricordando (in meglio) il carattere dei vecchi 50/1.4, ripreso appena dal 40/2 SE che però gli è nettamente inferiore. E per chi fotografa le persone, per noi, è quello da avere. Naturalmente abbiamo semplificato più che altro a beneficio di chi voglia farsi un'idea propria, avendo di fronte tutte le informazioni disponibili. Poi non c'è che da provarli. Per fotografare, non per fare test, che avevate capito ? 50mm è l'obiettivo con cui una volta si imparava a fotografare, fotografando qualsiasi cosa.- 8 comments
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Lexar Professional CFexpress Silver 4.0 da 1 TB
Nikonland Admin posted an article in Memory cards and card readers
Abbiamo testato dovendo alla fine esprimere un giudizio negativo sul piano prestazionale, le prime schede con standard CF 4.0 qualche mese fa. Ne potete leggere -> QUI <- Singolarmente dopo i nostri test ProGrade ha declassato le prestazioni indicate in scrittura per quelle schede, mantenendole sul mercato a quel prezzo aggressivo. Ci incuriosiva però verificare anche da parte del nostro fornitore principale lo stato dell'arte del nuovo standard. Lexar ha presentato ad inizio anno al CES di Las Vegas la sua nuova linea ma l'ha realmente immessa sul mercato solo adesso. Abbiamo approfittato della prima offerta su Amazon di un venditore di Hong Kong per comprarne un esemplare da 1 TB. Si tratta di una scheda della linea Silver. Sappiamo che Lexar propone le sue schede in tre linee differenti caratterizzate da prezzi e prestazioni calanti. Abbiamo le alto di gamma, le Diamond, poi le Gold e infine le Silver. Le Diamond sono quelle più veloci, le Gold quelle con i tagli più grandi, le Silver quelle a più buon mercato. L'operazione viene ripetuta anche con le schede CFexpress di tipo B in standard 4.0. Secondo la CFA, queste schede sono allineate al protocollo PCIExpress 4, potendo usare con due lane di comunicazione, una banda passante teorica massima fino a 4 Gigabyte al secondo. Il protocollo è stato annunciato solo a fine 2023. ProGrade è stata la prima a muoversi mentre Lexar ha solo annunciato la nuova generazione che giunge sul mercato adesso. Si tratta di potenzialità veramente elevate che difficilmente un fotografo potrà apprezzare concretamente nella realtà e che vanno più che altro incontro alle esigenze del video RAW ad altissime prestazioni, dove i flussi per i formati più densi, richiedono velocità di scrittura sostenuta minima di alto livello. La confezione è la solita sul retro riporta anche scritte in italiano, segno che è allineata alle esigenze del nostro mercato il marchio evidenzia la produzione a Taiwan. Longsys, la società che c'è dietro il marchio assicura che a prescindere dal luogo di produzione, i componenti sono suoi. Un segno ulteriore segno della vicinanza tra Cina e la provincia ribelle dove si producono il grosso dei microchip mondiali. la scheda è protetta dal solito blister e una volta liberata si differenzia dalle altre Silver solo per il fatto che reca la scritta 4 e velocità di scrittura e lettura più elevate del solito. Si tratta di velocità massime ("fino a") con un'indicazione di velocità di scrittura sostenuta massima di 2600 megabyte al secondo. Nel solito ambiente di test (una workstation che sfrutta porte USB-C in standard 4.0, lettore ProGrade dedicato alle CF 4.0 con cavetto USB-C 4.0 certificato) abbiamo riscontrato effettivamente velocità molto elevate non del tutto allineate ai valori dichiarati che restano probabilmente irraggiungibili in condizioni operative ma comunque, molto, molto elevate. Possiamo immaginare che le Diamond offrano prestazioni superiori. Ma non possiamo dire di quanto nella realtà. il test di BlackMagic mostra capacità di scrittura inferiori ma comunque adeguate a sopportare non il formato 8K RAW ma addirittura il 12K. In condizioni da fotografo comune, e pur a mente che le prestazioni possono variare per un milione di motivi diversi (stato del disco principale, stato del buffer, congestione della memoria etc.), abbiamo verificato che la copia di 100 gigabyte di RAW della Z8 avviene alle velocità maggiori che abbiamo riscontrato sinora Lettura scrittura con tempi di realizzo che si valutano in secondi, non minuti. Le temperature pur a fronte di centinaia di gigabyte di creazione file si mantengono entro livelli accettabili anche se al tatto abbiamo riscontrato la solita generazione di calore. L'inserimento della scheda nella nostra Z9 è avvenuta normalmente, mentre sulle prime è stato complicato estrarla. Forzando è uscita e poi non ci sono più stati problemi nel reintrodurla e nell'estrarla. Nell'uso pratico non abbiamo riscontrato problemi. La Z9 la vede perfettamente, non è necessario formattarla. E viene scritta regolarmente. Crediamo che questa scheda abbia prestazioni ampiamente superiori alle capacità delle Z9/Z8, che lo ricordiamo, sono state concepite per lo standard 2.0 ed utilizzano un solo canale di comunicazione. E' stato riportato che al CP+ di Yokohama, Lexar e ProGrade hanno anticipato di essere in contatto con Nikon per lo sviluppo del protocollo sulla prossima generazione di Z9 che ci attendiamo possa uscire sul mercato tra un anno o poco più. Probabilmente quella macchina - che porterà raffiche in RAW da 30 o 60 se non più fotogrammi al secondo, avrà anche formati video ancora più pressanti degli attuali. Per tacere delle esigenze delle RED DIGITAL della fascia più alta. Per cui pensiamo sia giudizioso considerare queste nuove schede come opportunità in prospettiva. Nel complesso non abbiamo nulla di negativo da segnalare su questa scheda che da oggi viene immessa nel normale ciclo produttivo insieme alle altre.- 5 comments
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Nikkor Z 50mm f/1.4 : un "classico" moderno
Nikonland Admin posted an article in Nikkor Z : Test obiettivi Nikon
dotazione minima, come ci si aspetterebbe per questo nuovo Nikkor Z 50/1.4 qui appena arrivato da Nikonstore.it. Il prodotto è stato da noi acquistato. qui montato sulla Nikon Zf con cui fa praticamente coppia fissa da quando è arrivato. tutto sommato appare ben bilanciato anche se mantiene l'ingombro complessivo del precedente 50/1.8 S a confronto con il Nikkor Z 50mm f/1.8 S, i paraluce sono ben identificati con l'indicazione dell'obiettivo sul paraluce stesso. In effetti sono diversi, sebbene intercambiabili Ma tratteremo in altri articoli il confronto con i pari focale Nikkor Z già disponibili, qui vogliamo focalizzarci su questo obiettivo e sul suo posizionamento di mercato. Per farlo, intervistiamo M&M, che già l'ha potuto utilizzare abbastanza diffusamente e che è un estimatore dei 50mm luminosi Nikon. *** Admin : ci confidi da cosa nasce la tua passione per il 50mm ? M&M : credo di averlo scritto già tante volte. Il mio primo acquisto Nikon risale al 1983. Lavoravo da un anno ma solo a giugno dell'anno dopo ho comprato la mia prima reflex (prima i soldi erano andati in hi-fi). Il negoziante di Varese che mi stava facendo vedere una Nikon FE2 nuovissima me la proponeva con un 50mm f/1.4 AIs, oppure in alternativa con uno dei primo zoom Tamron con anello Adapt All. Fu amore a prima vista per quel cilindro di vetro appena appena giallognolo che, a diaframma aperto, mi faceva vedere tutto il mondo attraverso. Zoom ? ... Admin : Ma non c'era anche la versione 1.8 ? M&M : può essere ma o il negoziante mi aveva pesato bene ad occhio, oppure pensava che fosse quello adatto per me. In ogni caso questo ha costituito una sorta di imprinting definitivo per me che poi ho sempre considerato il 50mm un obiettivo essenziale ma solo nelle sue versioni luminose. All'epoca non sapevo nemmeno se esistessero versione f/2 o f/1.8 ma c'era quello f/1.2, troppo al di là delle mie possibilità economiche. Per venti anni il 50/1.4 è stato il mio obiettivo unico, cui ho aggiunto più avanti il 105/2.5; con queste due focali io potrei, anche oggi, fotografare tutto. Ma di fatto Nikon ha sempre proposto come obiettivo essenziale il 50mm f/1.4 Nikon Zf e Nikkor Z 50mm f/1.4 a tutta apertura Admin : e adesso Nikon ha un pò confuso le carte in tavola, non credi ? M&M : in parte, perché si deve considerare il momento di Nikon in questa fase di trasformazione e di passaggio da Nikon F a Nikon Z. Di fatto Nikon ha promosso la prima linea di obiettivi fissi come obiettivo di riferimento, a prescindere dalla luminosità f/1.8 - tutto sommato non eccezionale - aggiungendo la famosa lettera S di Superior. Il 50/1.8 S appartiene a questa linea di diritto. Admin : e in cosa consiste la differenza con gli obiettivi che non hanno la S ? M&M : concentriamoci sul 50mm. Quando è uscito il 50/1.8 S ci siamo stupiti perché andava meglio di ogni altro 50mm Nikon di tutti i tempi, compresi 58/1.2 e 58/1.4G. L'obiettivo ha uno schema ottico molto complesso, usa elementi speciali in un numero inusitato - nelle epoche precedenti - per un "semplice" normale. Per questo è molto corretto, ha prestazioni eccellenti, da bordo a bordo, da angolo ad angolo. Admin : che si fa pagare in termini di prezzo di acquisto e di dimensioni M&M : vero ma perché per convenzione abbiamo sempre considerato il 50/1.8 come il calimero dei 50mm e prima di lui il 50/2 che era il normale di chi non poteva permettersi il 50/1.4. Questo invece è un obiettivo a livello dell'Otus di Zeiss. Admin : e poi è arrivato il 50/1.2 anche esso S M&M : quello lo abbiamo sognato e desiderato per 50 anni, perché con l'attacco F tradizionale era quasi impossibile fare un 50mm f/1.2 autofocus. Il 50/1.2 S va oltre l'immaginabile e si porta a prestazioni sensazionali, senza confronti. Ma con dimensioni altrettanto eccezionali e un costo elevato. Admin : con la presentazione del 35/1.4 non S ti aspettavi un seguito ? M&M : si ma non così presto. In ogni caso anche con il 35/1.4 abbiamo avuto la sorpresa di un 35mm luminoso ad un prezzo e con un ingombro inconcepibili con le reflex. Il 35/1.4G costava più di 1500 euro e non era così buono. Questo invece mantiene quel carattere ma è molto meglio, è più piccolo e costa quasi un terzo. Admin : quindi il nostro 50/1.4 ? M&M : é la ripresa del 50/1.4, un classico per Nikon ma aggiornato con le moderne tecnologie. Ne mantiene il carattere migliorandone tutte le caratteristiche. Admin : cioé ? M&M : tutti i normali Nikon non hanno mai brillato per prestazioni ottiche pure a tutta apertura. Anzi, per cominciare a moderarne i difetti (vignettatura, aberrazioni, soprattutto scarsa nitidezza) si dovevano chiudere di 2 o 3 stop, andando a perdere tutti i vantaggi della loro elevata luminosità. Questo nuovo 50/1.4 non è nitido ad f/1.4 come il Macro ad f/2.8 o come il 50/1.2 ad f/1.2 ma se la gioca con il 50/1.8 ed è incomparabilmente meglio di 50/1.4G e 58/1.4G. Che pure costava un botto ma non era nitido mai, in nessuna condizione, nemmeno la domenica ! Nikon Zf e Nikkor Z 50mm f/1.4 a tutta apertura e in ombra nel bosco Admin : ci deve essere il rovescio della medaglia, allora M&M : certo. Per fare un 50 superluminoso prestazionale si deve fare un coso enorme. Magari non esattamente quanto il gigantesco 50/1.2 S ma abbastanza. Qui i tecnici Nikon hanno fatto il miracolo di mantenere le dimensioni e il meso del 50/1.8 S, aumentando la luminosità massima di quasi uno stop e proponendolo ad un prezzo inferiore. Per farlo hanno dovuto trovare compromessi di prestazioni che - sul piano puramente ottico - non sono all'altezza nemmeno del 50/1.8 S, figuriamoci del 50/1.2 S che in fondo, se la gioca (e non sempre vince) col più piccolo 50/1.8 S. Admin : quindi riassumendo, a chi si rivolge questo 50/1.4 e a chi gli altri due ? M&M : dicevo che questo 50/1.4 è il classico ... 50/1.4 Nikon, un obiettivo onesto, gentile col soggetto, mai troppo rivelatore, con un particolare rapporto di sfuocato rispetto al piano di messa a fuoco, ideale per fotografare in luce disponibile, le persone. In questo lo definirei un obiettivo umanista. Per il ritrattista che fotografa senza luci artificiali o quasi. Il 50/1.8 S invece è indirizzato a chi vuole una risposta corretta, si preoccupa anche di cosa succede ai bordi e ai margini, non vuole avere correzioni software eccessive, cerca elevata nitidezza e aberrazioni cromatiche ridotte al minimo. Forte tenuta al controluce e ai bagliori. Il 50/1.2 S invece è un obiettivo di riferimento, iperluminoso, con uno sfuocato da medio tele da ritratto, che si pone come riferimento sia in casa che fuori, praticamente un NOCT autofocus. Admin : mentre il 50/1.4 ? M&M : ci si deve confrontare con un residuo di difetti ottici, accettabili per lo più ma presenti. In cambio si ha quella luminosità in più e quel tipo di fotografia più d'altri tempi. 50/1.8 e 50/1.2 S invece sono obiettivi moderni in tutti i loro aspetti. Questo è un obiettivo che vedo perfettamente con la Zf. Per questo sarebbe stato bello che lo avessero proposto in Special Edition Nikon Zf e Nikkor Z 50mm f/1.4 a tutta apertura ; un filo di luce e tutto risplende Admin : riassumendo ? M&M : 50/1.4 per il ritrattista, il matrimonialista, come surrogato "portatile" del 50/1.2 S 50/1.8 S per chi non scende a compromessi. Sono proprio due obiettivi diversi per fotografi diversi. Potrebbero coesistere ma dipende da cosa si fotografa 50/1.2 per chi vuole il massimo ed ha spazio in borsa (oltre che nelle tasche). Il 50/1.4 sta nel mezzo. Il macro, ovviamente ha un altro campo di utilizzo, per lo più a diaframma molto chiuso. Gli altri tre esistono solo per tenerli aperti, altrimenti uno zoom va sempre meglio. Quando io scatto con il flash, uso il 24-120/4 a 58mm ad f/8. E non mi porto altro. i quattro cavalieri 50mm Nikon. Abbiamo messo 50/2.8 MC e 50/1.8 S staccati, mentre 50/1.4 e 50/1.2 S possono essere alternativi tra loro e più vicini di quanto si potrebbe dire, al di là delle prestazioni assolute Admin : per cui possiamo dire che avendo in mente le caratteristiche dei vari 50mm il fotografo sceglierà in base al proprio fotografare ? M&M : questo sempre. Ma si, se uno si ricorda il 50/1.4 Nikon di "una volta" ma lo vuole "moderno", ha trovato finalmente l'obiettivo che gli serve. Specialmente su Zf e Z6. Chi vuole il 50/1.2 sa bene il perchè e nessuno gli può dire niente. Tutti gli altri dovrebbero scegliere il 50/1.8 Per me sono obiettivi alternativi che coesisteranno benissimo sia nel catalogo che nelle borse dei fotografi. Non di tutti, dipende se e cosa fotografano. sfuocato con un soggetto in primo piano sfuocato onirico "cercato" che però diventa cacofonico quando ci sono punti di luce forti : il trattamento del 50/1.4 non è quello degli S e bisogna imparare a dosarlo guardando un obiettivo "umanistico" perfettamente a suo agio in queste ultime due foto. Bene, anticipando che prossimamente - clima permettendo - usciremo con due altri articoli, uno di confronto specifico con il 50/1.8 S e uno che metta a confronto dettagliatamente i quattro 50mm, pensiamo di poter trarre alcune conclusioni dall'intervista e dalle nostre osservazioni d'uso. Pro: costruzione in linea con gli standard Nikon Z. Cambiano in parte le finiture, ma è il gemello del 35/1.4 appena uscito ed ha peso/volume simile al 50/1.8 S tanto da riconoscerli a stento il compromesso costruttivo limitando lenti speciali e trattamento superficiale sofisticato ha consentito di fare un obiettivo luminoso delle stesse dimensioni del precedente 50/1.8 ad un prezzo addirittura inferiore. Ciò ribalta il paradigma sempre accettato che il 50/1.4 costa di più e va meglio del 50/1.8. Questi sono semplicemente due obiettivi diversi per caratteristiche, destinazione d'uso e fotografo prestazioni ottiche di ottimo livello, allineate ai giorni nostri ma non di riferimento soprattutto si apprezza l'elevata luminosità e la relazione tra piano di messa a fuoco e soggetto sfuocato un classico moderno, che Nikon non poteva non riproporre, non importa in quale linea di prodotto Contro: distorsione e vignettatura sono corrette via software, restano visibili le aberrazioni cromatiche assiali e laterali (in misura superiore a quele del 50/1.8 S) ma non ad un livello intollerabile. Tolleranza in controluce e ai flare migliorabile (ma non si può avere tutto nella vita) lo sfuocato non è sempre onirico, il fotografo dovrà sempre guardare bene come si pone il soggetto verso ciò che gli sta dietro il Nikkor Z 50/1.8 S ha prestazioni ottiche di laboratorio da riferimento superiori a questo 50/1.4; ma fa fotografie concretamente di aspetto diverso nonostante compromessi e formule di marketing e benché conveniente rispetto agli altri, resta costoso rispetto "ai tempi in cui il 50/1.4 era l'obiettivo da kit standard" e resta lungo e grosso. Ma questo è il dazio da pagare per il bocchettone enorme delle nostre Z manca il selettore AF/MF ? E chi lo usa ? C'è l'anello programmabile ? Potevano (forse) risparmiare anche su quello ... troppe scelte sui 50mm finirono per far morire di fame il cavallo ? Ma un 14, un 16, un 105 non macro, un 200 compatto ? altre fotografie : GIUDIZIO FINALE : riteniamo l'obiettivo RACCOMANDATO al fotografo che è "cresciuto" con i classici Nikkor 50mm f/1.4 dal primo S degli anni '60 all'ultimo AF degli anni '90. Troverà in esso quella delicatezza e naturalezza di espressione, aggiornate con caratteristiche in linea con le Nikon Z. Mentre riteniamo più indicato il Nikkor Z 50mm f/1.8 S per chi gradisce la resa degli obiettivi più moderni ed allineati ai sensori ad alta densità.- 5 comments
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Nikon Z6 III : prove di sensibilità del sensore
Nikonland Admin posted an article in Nikon Z : Test fotocamere
Prima, qualche premessa. non siamo grandi appassionati di questi test di confronto "di rumore" alle varie sensibilità e tra fotocamere diverse perché pur cercando di essere il più possibile "rigorosi" le variabili in gioco sono tante. Inoltre, è nella fotografia reale che si apprezzano o meno le potenzialità di una fotocamera riscontriamo più di un segnale che ci fa pensare come questa famiglia di sensori BSI, al di là di tutto, offra prestazioni similari, quando non completamente coincidenti, al netto del punto base della gamma lineare ISO e della risoluzione infine, per quanto si voglia pensare di fare prove ripetibili, non sappiamo quanto il software di sviluppo intervenga - in positivo o in negativo - nelle varie fasi. E certamente il supporto di Adobe alla Nikon Z6 III, benché già disponibile, non può che essere preliminare. detto questo abbiamo fatto alcuni scatti in ambiente, una stanza illuminata da un pallida luce esterna in una mattina di pioggia. Abbiamo fatto la sequenza 800 ISO -> 64.000 ISO con la Z6 III, ripetendola poi con la Zf che ben conosciamo. Macchina su treppiedi, esposizioni identiche, bilanciamento del bianco pre-impostate. Modalità Silenziosa. Il target è un ritratto in formato 100x75 posto sulla parete a circa 3 metri dal punto di ripresa. L'obiettivo è il Nikkor 105/2.8. Esposizione che può sembrare non corretta ma che è quella che vedevamo ad occhio nudo nel momento della ripresa (di questo inizio estate che continua ad essere piovoso e con il cielo pressocché sempre coperto). 800 ISO 1600 ISO 3200 ISO 6400 ISO 12800 ISO 25600 ISO 51200 ISO 64000 ISO Nella sequenza, qui ridotta a 2500 punti di lato lungo per esigenze di pubblicazione, giudichiamo il file ad ISO 800 quasi perfettamente pulito e di poco differente da quello a 100 ISO (qui omesso perché inutile): Salendo l'incremento del rumore digitale ci sembra lineare, con una intensità che si mantiene pienamente tollerabile fino a 6400 ISO. A 12800 ISO la presenza del rumore è più evidente. A 25600 ISO abbiamo la comparsa delle prima bande colorate verticali. Che a 51200 aumentano in modo casuale, per diventare persistenti e a macchia di leopardo alla sensibilità massima di ISO 64000. Senza interventi, secondo il nostro modo di utilizzare queste fotocamere, giudicheremmo il file ottimamente sfruttabile fino a 6400. Con la necessità di intervento in ogni caso a 12800 ISO. Da evitare se possibile le sensibilità più elevate. Il confronto con la Zf ci conforta nel valutare i due sensori imparentati sul piano della capacità di catturare la luce. Accettando una variabilità tra le tarature dei due esemplari di fotocamera che apparentemente fanno sembrare alcune foto della Zf più chiare di quelle della Z6 III, a livello percettivo notiamo un leggerissimo livello di rumore superiore nella Z6 III. Ma ancora, non possiamo essere certi che non ci sia una variabilità tra i due esemplari. E potrebbe essere che due campioni diversi possano mostrare evidenze diverse. Di fondo però vogliamo dire che nella pratica le differenze sarebbero riscontrabili strumentalmente ma non abbastanza da influenzare il lavoro di un fotografo. Sospettiamo che l'impostazione tra i due sensori - che sono differenti nel resto - dal punto di vista di sensibilità e amplificazioni, sia molto, molto simile. le impostazioni sono identiche, i due scatti sono percettibilmente diversi. Il file della Zf sembra essere leggermente più chiaro e più pulito. Ma la differenza è minima, sia nelle zone in luce che in quelle in ombra. cosa che rileviamo ad ogni variazione di sensibilità. Che comunque potremmo definire simile nel suo andamento, anche per la Zf (valida sino a 6400-12800 ISO dopo di che da usare se non se ne può fare a meno). Naturalmente intervenendo con il riduttore di rumore di Lightroom il risultato sarà livellato. e anche per questo riteniamo che oramai questi discorsi siano superati dalla disponibilità dei plugin con Intelligenza Artificiale in grado di fare miracoli in questo campo. Ma ci premeva almeno dare un contributo di discussione al riguardo. Nella migliore delle ipotesi la qualità di immagine di questo sensore sarà uguale - alle varie sensibilità - a quella dei precedenti sensori da 24 megapixel. Nella peggiore, sarà lievissimamente inferiore con un pizzico di rumore in più. Ci pare che comunque l'amplificazione anche qui sia duale con 100 ISO di base e 800 ISO di seconda base. Soppressori di rumore che intervengono con un filtraggio importante e invasivo a partire da appena sopra i 12800 ISO e poi proseguono a scalare, con le ultime due posizioni in gamma lineare di sola emergenza.- 21 comments
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HIFIMAN Audivina e Audio-GD R27HE Chantal Chamberland, Temptation (I put a spell on You), 2019 Maria Pia De Vito, So Right (Harlem in Havana, The One-eyed Man), 2005 Art Pepper + Eleven (1960) Magnus Ostrom & Dan Berglund e.s.t. 30 (2024) la pagina di presentazione del distributore italiano Playstereo.com Sulle prime non mi sono piaciute per niente. E' inutile nasconderlo. Sono cuffie molto particolari. Dopo un paio di mesi di rodaggio però sono cambiate. Ed io ho imparato a sfruttarle per quello che sono. Però bisogna farle scaldare. E bisogna che il front-end sia caldo. Io le metto sopra al mio Audio-GD R-27HE che dissipa 1200 Watt per metterne 20 sull'uscita bilanciata e il carico di 20 Ohm delle Audivina. E metto un disco di jazz. Quando lui raggiunge i 45-50 °C (scotta al tatto), allora le indosso. Mentre apprezzo la comodità di averle in testa (nonostante il peso aggiuntivo delle coppe in vero legno lucidato a mano stanno in testa esattamente come le HE1000. Perché in fondo, sono delle HE1000 ... !) Robbie Williams parte con il suo swing in puro stile Sinatra/Martin. E la performance comincia ad avvolgermi. Il palco è enorme - per delle cuffie - ma l'atmosfera è da cantina adibita a jazz club. Le note di marketing non scherzano, è così, al di là di quanto dicono sulle forme pensate su quelle del palco di Bayreuth. Sono cuffie da jazz (vocale ma non solo), più che da grande articolazione sinfonica. Se sono calde - perché fredde sono aspre - l'atmosfera è calda, suadente, avvolgente. Affascinante. Emozionante. Almeno, quanto lo è la musica che ascoltate (non saprei dire come siano se un soprano canta Berg ...). Nonostante la sensibilità sia alta - almeno nel dichiarato - il volume a seconda dei programmi cresce. A 60 punti (logaritmici) il mio RE-27 eroga al picco 12 Watt e ci vogliono tutti per apprezzare la straordinaria Seconda di Mendelssohn nella recente registrazione di Paavo Jarvi. Ma non è nelle grandi formazioni che queste cuffie danno il massimo. Perché per delle planari, la focalizzazione e il microdettaglio non è al massimo. Il Dr. Fang ha preparato un piatto particolare in cui sono state sacrificate in parte le peculiarità di introspezione analitica delle HE1000 in cambio di impatto e coinvolgimento. Così la voce è un pò più indietro e il basso più pieno e potente. Gli strumenti brillano il giusto. Solo a condizione di alzare di molto il volume - almeno con le mie malandate orecchie - si ottiene un riequilibrio, che io reggo per poco ma con risultati veramente emozionanti. Chantal Chamberland è veramente "tentatrice" con il suo Temptation e l'incantesimo di I Put a Spell On You funziona. Audivina fa brillare i trilli del pianoforte e della chitarra prima che la voce calda e leggermente roca di Chantal entri in scena e porti il canto su percussioni leggermente arretrate. Il piano è li a destra, un pò in alto. Lei è in centro, leggermente a sinistra. E c'è veramente l'illusione del piccolo gruppo jazz che suona su un paio di tavole qui davanti a me. Passo al violoncello cavernoso della Folia della Kobekina e apprezzo ogni corda ed ogni pizzicato. Ma il tono è scuro, cupo, non chiaro come sarebbe con le Arya o le HE1000. Chiamo in causa la straordinaria Bernarda Fink nell'altrettanto straordinaria interpretazione di lieder di Brahms. Il suo Guten Abend è piacevole e senza asprezze, fino alle note più alte. E anche Silje Neergard non riesce a straziarmi i timpani come ricordo che è riuscita a fare con le HE1000. Il pianoforte di Lugansky nel suo recital a Verbier è metallico. Il pianoforte con le Audivina non mi convince del tutto. E' meglio di quello delle Sundara Closed Back che è un pò ovattato. Ma qui alle volte è un pò troppo metallico, altre invece è perfettamente intonato (straordinaria la Campanella di Nikolai, di un garbo eccezionale, ben resa anche dalle cuffie che non eccedono in nessun registro). La registrazione di Dina Ugorskaya del II Libro del Clavicembalo ben Temperato è spettacolare, pur nei 44.2/24. Il piano è chiaro e preciso, le due mani perfettamente identificabili, il basso entra leggero e nitido ma potente. Intimissimo il violino e i pochi strumenti che accompagnano Tetzlaff nel concerto di Berg. Il violino non ha il nitore che si può sentire con le HE1000, è più intimo. La performance eccelle sul medio, rinforzata dal poco medio-basso che questo strumento ha. Il clavicembalo risulta smussato di molte asperità e il suono è argentino ma molto caldo, almeno quello usato da Giulia Nuti nel "The Fall of the Leaf". Potrebbe rendere gradevole questo strumento a chi lo ama poco. Ultima incursione sul sinfonico. I bassi di chiusura frase dell'introduzione della Rapsodia Paganini di Rachmaninoff sono potenti e profonde. La registrazione DG con Wang e Dudamel rende pienamente giustizia all'idea dell'autore anche se in taluni momento io sento (o mi invento) alcuni accenni un pò crudi. Andando sul repertorio più moderno, Peter Gabriel è energetico ma si perde un pò della qualità del mix minuzioso del suo "i/o". Il sinfonismo jazzista dei King Crimson è coinvolgente. Basso profondo, immagine stereo che segue le scelte del sound engineer, percussioni molto veloci. Impianto sonoro ampio. La voce in Cirkus è indietro rispetto al pianoforte ma è chiarissima. Bellissimo il sax baritono ma soprattutto le percussioni. Il basso di Toni Levin. Intendiamoci, il corpo è importante ma lontano dall'eccesso delle cuffie dinamiche più punchy. Sono e restano delle cuffie planari, non un imbastardimento con la scusa del padiglione chiuso. Ma chiudo con quello che secondo me è l'ambiente ideale per queste cuffie, il jazz. The Tea Leaf Prophecy, cantata da Joni Mitchell con l'accompagnamento di Herbie Hancock e i suoi, nel disco dedicato all'autrice è piacevole ma più interessante ancora il duetto tra Tina Turner e gli strumentisti (sax in primis). Ancora, la performance non è "monitor" come sarebbe con l'iperanaliticità delle HE1000. Il problema è che qui siamo in un test, in una prova. Queste sono cuffie da ascolto. Rilassato, piacevole, dove non si va a ricercare la performance ma il divertimento. Per questo smetto di pensarci e mi godo il resto del brano senza più indugiare su come siano il piano (bello !) o il sax (bellissimo !!) o Tina (!!!!). *** la risposta delle HIFIMAN Audivina misurata con miniDSP Ears, alla guida un trio di Audio-GD. Giudicando dalla risposta in frequenza non si darebbero nemmeno pochi euro per queste cuffie. Tanto è ... poco lineare l'andamento, con quella collina sul medio centrata sui 1000 Hz. Vi assicuro - se volete fidarmi - che questa è la risposta dopo due mesi di rodaggio. Perché all'inizio tutta la parte destra era più alta. Sospetto che con i mesi e gli anni, il tutto si linearizzerà maggiormente. Ma non dobbiamo vedere queste cuffie né come neutre, né come cuffie monitor. Sono cuffie da apprezzare ascoltando musica, avvolti da un guscio caldo e con la voglia di ascoltare solo musica, non individuare ogni singolo strumento nello spazio. La prestazione cambia da disco a disco e da brano a brano. Potete amarle oppure odiarle a seconda di quello che ascoltate, di come state, di come cambia la musica. In un certo qual modo sono cuffie un pò bizzarre e vanno prese per come sono. Possibilmente dimenticando molte iperboli di alcuni recensori. Chi le considera spazzatura e le detesta in modo clamoroso, chi le consiglia senza controindicazioni. La verità assoluta non esiste. Queste cuffie sono un modo di aggirare certi limiti delle planari - bellissime, chiarissime ma, proprio in quanto planari, leggere e poco coinvolgenti - per proporre un suono più emozionante e corposo, anche a rischio di snaturarle un pò. Che siano chiuse non cambia la sostanza - tranne che per me che non sopporto a lungo le cuffie chiuse per questioni di ... udito - si cede un pò di focalizzazione spaziale e di dettaglio in primo piano, per spingere i solisti un pò indietro per avere più spazio, aria e corpo sul medio-basso. Peccato per quel picco ad un Khz che a me ammazza buona parte del repertorio che ascolto di più nella mia vita musicale. Insomma, non sono cuffie per il barocco, per il pianoforte solo, per il coro femminile di Hildegard Von Bingen. Oppure si ? Aspetta un attimo ... Ma si invece, funzionano anche con il monofonico del XII secolo. Forse dovremmo aprire un pò di più i cancelli delle nostre aspettative. Insomma, suonano tutto, con una netta preferenza per il jazz acustico, secondo me. *** Costruttivamente non c'è molto da dire. Avete presente le HIFIMAN HE1000 ? Ecco, sono praticamente identiche (stesso archetto, stessi padiglioni, stessa articolazione, stessa banda), tranne quelle meravigliose coppe in legno naturale lucidato a mano con il marchietto HIFIMAN in mezzo. l'interno del padiglione è impreziosito da una doppia protezione. I cuscinetti sono eccezionali (se vi piace il color tabacco). La banda è meglio di quella delle Arya, secondo me. Ma penso di poter concludere a questo punto. Ricordo che le ho in testa praticamente da più di due mesi. Che sono maturate. Che sono maturato io. Che in certi momenti non mi convincono, ma dopo un pò mi fanno lacrimare per l'emozione. Sono cuffie particolari, non per tutti. Allargano l'orizzonte interpretativo di chi ama le cuffie. Bellissime, per me non possono essere le uniche cuffie di casa. Se leggete le (poche) recensioni che ci sono online, non prendetele alla lettera. Magari, se vi interessa un altro modo di ascoltare la musica ma siete malati come me di planari e non vi interessano più le dinamiche, provatele se qualcuno ve lo concede. Ma non per cinque minuti. Ci vuole tempo, bisogna capirle. Può essere che scatti la scintilla. Oppure no. A me "hanno fatto un incantesimo" e ne sono stregato. No, non rinnego le mie Arya e certamente non le mie Jade, sono tutta un'altra storia quelle. Ma so che quando ho bisogno di un certo tipo di suono, le Audivina risponderanno divinamente. Da par loro, perché sono Divine. Ma attenti, come tutte le Dive, non tollerano confronti. Se passate dalle HE1000 a queste, sulle prime non vi piaceranno. Ma dopo un pò ... non vi verrà voglia di tornare indietro (e viceversa !). Giudizio complessivo PRO: belle come il sole praticamente le HIFIMAN HE1000 con le coppe in legno lucidato facili da pilotare ma concedete loro il miglior front-end possibile (o che vi potete permettere) dentro alla modesta confezione c'è almeno un cavo bilanciato (ma vi toccherà comprarne uno migliore per farle cantare al meglio) coinvolgenti ed emozionanti più delle Arya e della media delle planari ma con qualche compromesso da accettare l'aver arretrato gli strumenti solisti ha ampliato il palco nel suo complesso (per delle cuffie) qualità costruttiva elevata CONTRO: costano un botto ! D'accordo quelle coppe costano ma ... il cavo bilanciato in dotazione è buona ma giusto per cominciare perdono quell'analiticità, iperdettaglio, precisione ed effetto wow tipico delle HE1000 sono cuffie chiuse, sulle lunghe impegnano di più le orecchie (almeno è così per me, preferisco le aperte) non possono essere le uniche planari di casa. Se avete queste, dovreste avere anche le HE1000 Impianto usato per la prova : integrato Audio-GD R27 HE, alimentato via USB da un mini pc su cui gira Audirvana come player cavo crystal HIFIMAN comprato da Playstereo.com
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Provare delle cuffie per riferirne a persone che non si conoscono non è impresa facile. Chi lo fa con nonchalance (il web ne è pieno, non parliamo di Youtube) è un millantatore o uno che mente sapendo di mentire. E chi inventa vocaboli o paragoni incomprensibili lo fa solo per buttare fumo negli occhi. Non parliamo di quando si fa un confronto tra due apparecchi. Passi se sono diametralmente differenti. Ma quando parliamo di cuffie top alimentate da un amplificatore over-the-top, ci vuole umiltà. E tempo. Quindi datemi tempo, vi prego. Cercherò di essere soggettivamente il più obiettivo possibile. Ma la musica e la sua riproduzione è il più grande amore della mia vita. Nato quando sono nato e che morirà quando le mie orecchie mi precederanno là dove sono Bach, Beethoven e Brahms. a sinistra, le HIFIMAN Arya V1 con i nuovi cuscinetti, a destra, le HE1000 Stealth. Sotto ai cavi, il supercarrozzato Audio-GD R27 HE. *** Per ogni considerazione generale sulle HE1000, la cui stirpe alligna sin dal 2015, rimando al precedente articolo : Come suonano le HIFIMAN HE1000 Stealth ? Come tutte le magnetoplanari aperte. Il suono è aperto, chiaro, brillante con un campo sonoro ben sviluppato (per quanto possibile nelle cuffie). I bassi sono estesi ma neutri, non sono cuffie da "bassisti", lo dice chiaramente la risposta in frequenza e lo conferma l'ascolto. Il pedale di un grand'organo si sente perfettamente fino in fondo, manca l'elemento tellurico, ci si aspetterebbe di sentire le panche vibrare. Estesissimo ma chiaro. Chi si aspetta da cuffie del genere un effetto speciale ascoltando musica elettronica o techno, ha sbagliato candeggio. Ma l'articolazione è estremamente più raffinata. In generale, lo dico senza snobismo, le HE1000 si comportano come ammiraglie. Non sono per un ascolto casuale e richiedono "orecchie educate" per farsi apprezzare. E una alimentazione di livello. In un primo momento le ho provate in parallelo con Arya ed HE400 SE con un SMSL 400DO, buon tutto in uno impostato su ES9038 e con una buona sezione di amplificazione. Forse il miglior apparecchio di questo tipo sotto ai 500 euro. Ebbene, non riuscivo a trovare differenze, pur dannandomi a cambiare tracce. Insomma, a costo di sembrare banale, non sono strumenti banali all'ascolto. Ci vuole orecchio. E ce ne vuole parecchio (cit. !). Ma soprattutto ci vuole un motore equivalente. Per questo anche con l'Audio-GD R28 (un all-in-one che si mangia tutte le creature asfittiche da meno di due chilogrammi di cui si riempiono la bocca gli "influencer" su UTUbe) mostrava un pò la corda. E quindi ho approfittato di uno scontone dell'IVA per sostituirlo con il fratellone R27 HE, un apparecchio che oltre ad avere il doppio dei moduli R2R vanta anche una alimentazione introvabile sulla terra. E alla fine, mentre le cuffie si scioglievano e le mie orecchie si "educavano", ho capito quello che il Dr. Fang ci vuole dire. Come i Master Chef lui non svela le ricette segrete ma propone tanti piatti sulla tavola, con tante fragranze diverse, molte volte simili ma non così sovrapponibili. Lui sa che i palati, come le orecchie, hanno gusti differenti. E i più raffinati non si accontentano della stessa pietanza tutti giorni. Un vero appassionato di cuffie avrà più strumenti, ognuno adatto ad un tipo di ascolto, di umore, di giornata, di occasione. Gli altri modelli di HIFIMAN sono di impressione più immediata. Queste richiedono più tempo per capirne l'essenza. E se una volta il loro costo era tale che questo poteva già svelare una parte del loro segreto, adesso che sono sullo stesso piano delle "sorelline" Arya, bisogna rifletterci sopra. Insomma. Preparatevi ad abbassare o ad alzare il volume. Dipenderà da molti fattori diversi. *** Silje Nergaard : Be still My Heart Abbondanza di sibilanti su una voce in primissimo piano. Pianoforte abbastanza esile. Riverbero complessivo che porta ad apprezzare la scena nel suo spazio, nonostante la voce sia proprio a centro-sinistra. Come se lei vi guardasse di tre quarti da sinistra. Volume che deve essere abbassato di parecchio. Rach 39/5, Babayan, DG Pianoforte gigantesco, acuti metallici, basso lungo, esteso ma in secondo piano. Volume che corre su di 15 punti. Diana Krall, California Dreamin' Minchiapapà, voce in primissimo piano e violini "elettrici" in attesa delle percussioni che si sommano, calde, ritmiche. La voce resta li in mezzo, con quella vaga venatura roca, visto che la Signora nel 2014 aveva già i suoi anni. Janine Jansen : Prokofiev, concerto per violino n.2, secondo movimento Conosco lo Stadivari del 1707 di questa registrazione come se fosse un vecchio amico. Qui rispetto al solito ha una voce un filino più stridulo e nervosa. In compenso i bassi pizzicati di accompagnamento sono di un volume ascoltato solo con i 15'' finora. L'effetto lacrima facile di Mauro arriva comunque subito dopo. Non ci posso fare niente. E' meglio dell'estratto di cipolla ! L'organo della Thomaskirche di Lipsia riempie l'aria e sembra che riempia anche quella della piazza antistante e che il vecchio Bach stesso si possa alzare la da dove riposa. Pedale possente, medio deciso, acuti che risuonano. Tolgo il saluto a chi non riesce ad apprezzare una fuga a tre voci come la 548. Non ce la faccio a staccare l'ascolto devo andare oltre ... forse il più grande complimento che possa fare ad uno strumento di ascolto mentre lo provo. Si può separare ogni nota del pedale anche se il volume è oltre 60 e i manuali stanno asciugando letteralmente la cera dalle candele. Commozione e applausi a scena aperta. A Bach, a Bohme, a Fang. Ma mi sto distraendo e sono andato alla meravigliosa fuga in Re maggiore BWV 532 che anche io, nel mio piccolo, strimpellavo quando avevo dita buone ... Joni Mitchell/Herbie Hancock/Norah Jones : Court and Spark Pianoforte squillante e un pò metallico, bassi possenti, piatti spettacolari, voce chiara nella sua tonalità naturale. Meglio abbassare un pò il volume. La voce resta chiara, la scena ne acquista in naturalezza. Molto naturale il sax. Anche Edith & The Kingpin, con Tina Turner si apprezza di più ad un volume più moderato ma per ascoltare ogni nuance dell'accompagnamento dovrete sacrificare qualche pò di udito. La batteria è tridimensionale e si sente il sax soffiare. Anche Amelia, con la stessa Joni Mitchell è allo stesso livello. Dal vivo. Sul piano del test, è bellissimo avere a disposizione nella stessa registrazione e sullo stesso set, voci così diverse, caratteristiche e conosciute. la meravigliosa registrazione dei Mottetti di Bach del Pygmalion ha una estensione di scena esagerata. Qui si individuano i gruppi di cantanti sulle voci quando intervengono (Komm, Jesu, komm BWV 229). Io però continuo a sentire delle squillanti un pò "cattive". AC/DC : Highway to Hell Devo ripartire tre volte perché un riverbero così non l'avevo ancora sentito in vita mia. La voce è più alta che dal vivo. Bassi che per me sono altro che presenti. Chi cerca di più, sinceramente avrà bisogno presto anche dell'apparecchio acustico ... ! Il 24° capriccio di Paganini con l'Anselmo Bellosio del 1775 di Alina Ibragimova si fa apprezzare ad alto volume. Qui sento le inflessioni dell'archetto e il cambio di tono dello strumento che segue duttile la mano dell'artista. Bella prova. Registrazione di 10 piani sopra quella Decca della Jansen. *** Confronto sintetico Non vi annoio con la ripetizione dei miei commenti di ascolto. Le mie Arya sono più che rodate. Adesso le sto imparando a conoscere con i nuovi cuscinetti che, non si direbbe, ma ne hanno "arrotondato" il suono, incrementando il basso profondo e il medio. Restano meno sensibili delle HE1000 e quindi in un confronto immediato è necessario alzare il volume. Nel complesso e con le stesse tracce che vedete sopra, mi sembrano più indicate per un ascolto di tutti i giorni. Dove non si chiede di essere stupiti nell'immediato con una prestazioni eccezionale. Sono anche più portate a perdonare nefandezze di registrazione, specie lato acuti. Sibilanti e microfoni troppo ravvicinati risultano più addomesticati rispetto alle HE1000. Se dovessi usare solo poche parole per definirle direi naturali e umane. Questo aiuta a contenere la stanchezza di ascolto che, non so a voi, ma per me è sempre dietro l'angolo con le cuffie (io non sono proprio in grado di ascoltare cuffie chiuse per questa ragione). E rende piacevole continuare ad ascoltare musica. Un pò il carattere delle elettrostatiche. Le HE1000 Stealth al confronto sono decisamente più analitiche, portano in evidenza i dettagli, aumentano ed amplificano ogni contrasto. Sono, se mi permettete un paragone tirato per i capelli, una versione ad alta definizione VS una a definizione normale. Le HE1000 Stealth stupiscono per il microcontrasto e per l'impatto. Si sentono cose che non si sentono facilmente con altre cuffie (e quasi mai con i diffusori). Come se fossero dei monitor professionali mettono tutto in evidenza. Qualche volta troppo. La scena è più ampia. Molto di più. Il basso sembra più profondo, nella realtà è solo più veloce ed efficiente. Insomma, stupiscono. Ma un pò stancano per la loro brillantezza, per me, eccessiva. Secondo me hanno bisogno di maturare e di perdere un pò di eccesso di brillantezza per diventare compagne di tutti i giorni. Ma se vi volete stupire ed emozionare, avete orecchie buone e un amplificatore/DAC Top Of The Line, allora sono la scelta per voi. Potendo, io sceglierei una o l'altra a seconda dei casi. E a seconda di altri (per esempio con la musica da camera) sceglierò le elettrostatiche Jade II. Conclusioni Insomma, forse non ho risposto alla domanda. E' vero. Le HE1000 Stealth sono cuffie eccezionali. E se dovessi paragonarle ad un obiettivo Nikkor (in fondo siamo ospiti su Nikonland) le paragonerei al 138/1.8 S Plena. "Eccezionale ma non per tutto o per tutti". Lo stesso per queste cuffie. Con le Arya più simili al 50/1.2 S. Non pensate di comperarle perché sono le ammiraglie di gamma. Magari le Arya, le Ananda o le XS per voi saranno meglio. Io non vi so aiutare.
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L'ultima guida all'acquisto di Nikonland risale al 2019 ed era incentrata su reflex ed obiettivi per reflex e solo una presenza marginale di materiale Z. Dopo si è aperta la nuova fase delle mirrorless che ancora si sta sviluppando. Riteniamo però che sia già sufficiente per scrivere una nuova guida che contempli, in questo articolo, una scelta ragionata dei corpi macchina, sono già 11 quelli sul mercato. Per poi dedicarci ad un approfondimento sugli obiettivi. Su Nikonland abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione (quasi) tutto ciò che Nikon ha presentato nel mondo Z. Vi invitiamo a leggere gli articoli e i test approfonditi (sono un centinaio) in questa sezione dell'area editoriale. *** Nikon Z, la scelta del corpo macchina. Potremmo anche sbrigarci in un attimo, indicando la Nikon Z8 come la macchina ideale per tutti. Ma non saremmo giusti, perché sebbene fantastica, la Z8 non è indispensabile a tutti. Dipende dalle esigenze effettive. Possiamo però fare un appunto introduttivo in linea generale. Possiamo considerare già obsolete le Nikon Z che non prevedono la porta USB-C come via di comunicazione e di ricarica della batteria. Insieme a quelle che non hanno il processore Expeed 7 (praticamente tutte, tranne Nikon Z9, Z8 e Zf). Ciò però non significa che chi possiede una di queste fotocamere e la usi con profitto debba smettere di usarla né che, a condizioni particolari di acquisto, un fotografo debba trascurare una buona opportunità. Purché sappia cosa sta acquistando in base a ciò che gli serve. Ultima osservazione di carattere generale. Se è vero che il corpo macchina è importante, è ancora più importante metabolizzare il concetto che Nikon Z significa principalmente quel nuovo bocchettone (il più ampio e quello col tiraggio più corto del mercato) su cui Nikon sta progettando i nuovi obiettivi. I veri protagonisti della nuova generazione, per cui le fotocamere rappresentano lo sfogo effettivo. Solo la combinazione Nikon Z + Nikkor Z consente la piena esplicitazione delle qualità offerte dalle nostre mirrorless. Piuttosto che usare una combinazione ibrida, tutto sommato una scelta di natura per lo più economica pensata "al risparmio", tanto vale restare con una splendida reflex come può essere la D850 o come è la D780, per tacere di D5 e D6. E stiamo nominando alcune tra le migliori reflex della storia. A cui purtroppo Nikon non sempre o solo limitatamente ha dato obiettivi degni di loro. Oggi siamo al contrario, con alcuni corpi macchina un pò claudicanti che trovano però supporto da obiettivi che, confrontati con i pari classe da reflex, risultano sempre vincenti e spesso superiori anche a quelli da reflex di categoria superiore. Quindi, si, il corpo macchina è importante ma le ottiche lo sono sempre di più. Infine, il progresso non si ferma. E lo sviluppo è continuo. Per il biennio 2024-2025 ci aspettiamo il lancio di nuove Nikon Z e l'uscita di nuove versione di firmware. In particolare : Nikon Z6 III, nuovo sensore, nuovo processore, prestazioni allo stato dell'arte del suo segmento Nikon Z50 II/Z70, nuovo sensore, nuovo processore, forse stabilizzatore integrato Nikon Z7 III, nuovo sensore, nuovo processore, nuove funzionalità Nikon Z9 II, nuovo processore, sensore aggiornato, prestazioni assolute insieme alle versioni di firmware 2.0 per la Z8 e 5.0 per la Z9 che aggiungano nuove funzionalità alle due macchine di punta. Bene, finita l'introduzione, andiamo al dettaglio. *** a sinistra la Nikon Z8, lanciata nel maggio del 2023, a destra la Nikon Z9, lanciata nell'ottobre 2021 Consideriamo Z9 e Z8 le eredi dirette delle premiate coppie Nikon F5 e Nikon F100 dell'era analogica o Nikon D3 e Nikon D700 dell'era digitale. Offrono il massimo delle performance odierne per Nikon che ha dimostrato di saperle tenere aggiornate anche a livello di sviluppo firmware. Le due macchine condividono buona parte dell'elettronica ed hanno prestazioni quasi coincidenti. Hanno lo stesso sensore, tanto veloce da essere per lo più in grado di azzerare gli effetti del rolling-shutter. Sono le uniche prive di otturatore meccanico, potendo sincronizzare il flash anche senza. Non avendo parti meccaniche, non subiscono usura all'otturatore né necessitano di una sua registrazione periodica. Al di là del differente prezzo, la Z9 va considerata nell'uso di obiettivi grossi ed impegnativi e in ambiti dove conta poter esprimere sempre il massimo del potenziale. La Z8 invece è più abbordabile, per prezzo, peso e volume, potendo funzionare tranquillamente anche senza battery-grip con un fattore di forma non così più impegnativo delle macchine di fascia inferiore. La Z8 paga alla Z9 una minore autonomia, un corpo meno capace di dissipare il calore generato da processore e sensore oltre a qualche dettaglio più o meno importante. L'ergonomia della Z9 è imbattibile. La Z8 è più discreta. La Z9 al momento ha nuove funzionalità aggiunte via firmware (scatto automatico, riconoscimento uccelli) che però ci è stato promesso verranno estese anche alla Z8 ad inizio 2024 (mentre alla Z9 verranno estese funzionalità della Z8 e della Zf che per ora non sono previste nella Z9). Abbiamo un articolo che le confronta dettagliatamente : Nikon Z8 o Nikon Z9 : quale scegliere ? Ma entrambe le macchine andrebbero scelte consapevolmente per lo più da fotografi che richiedano prestazioni, velocità, capacità video allo stato dell'arte, tenuta sul mercato. Hanno caratteristiche professionali che per chi fa foto ragionata in ambienti rilassati sono praticamente tutte superflue. La nostra Nikon Z9 ha accumulato in 18 mesi oltre un milione di scatti e sembra ancora nuova. Le Nikon Z8 passate per il laboratorio sommano circa 250.000 scatti e potrebbero stare in vetrina. Me sappiamo di Z9 e Z8 che in un anno non hanno fatto che poche migliaia di scatti. E alcune sono in vendita sull'usato con 500-600 scatti. Molti meno di quanti ne servano per testare la capacità di una nuova scheda di memoria. Entrambe necessitano di schede di memoria di livello per esprimere il loro potenziale. E fotografi non privi di immaginazione ma, soprattutto, di occasioni fotografiche, perché non passino il più del loro tempo, "sprecate" in vetrina. *** Non troppo a sorpresa, Nikon ha presentato poco più di un mese fa una Z che può essere considerata un ibrido, una sorta di laboratorio sperimentale. la Nikon Zf deve molto del suo appeal all'aspetto che sembra una replica moderna di una reflex a pellicola dei primissimi anni '80 del secolo scorso. Ma dentro quella scocca e sotto a quei quadranti, c'è il sensore della Nikon Z6/Z6 II che offre ancora buone potenzialità, con il processore di Z8 e Z9. Questo è responsabile di funzionalità e prestazioni insospettabili per una semplice fotocamera "vintage", tanto che come autofocus e raffica si mangia la Z6 II a colazione. E in un uso spensierato non fa troppo rimpiangere la Z8. Dove è cedente rispetto alla Z8 e alla Z9 è nel comparto memorie - adeguate alla macchina ma in una strana combinazione tra SD e microSD - e nella relativa vetustà del sensore, ottimo per capacità di dinamica e tenuta al rumore, ma lento nel readout (un ventesimo rispetto a Z8 e Z9) che ha obbligato Nikon a mantenere l'otturatore meccanico e che, se usata in modalità silenziosa, rende le immagini di soggetti in rapido movimento, sensibili agli artefatti indotti dal rolling shutter. La Zf nasce per dare le sensazioni d'uso di un tempo, però manca di ottiche dedicate con l'anello del diaframma funzionante. Ci sono solo due obiettivi - identici a quelli normali - che ne richiamano solo l'estetica. Ma in generale, oltre che bellissima e ottimamente costruita, ha ottime prestazioni e funzionalità anche sovrabbondanti per il fotografo tipo che la "dovrebbe" acquistare. Ne abbiamo parlato in anteprima qui : Nikon Zf : io sono leggenda ! *** Le tre fotocamere che abbiamo già trattato sono quelle più moderne e dotate dell'ultimo processore di immagini Nikon, il responsabile delle migliori prestazioni di autofocus, riconoscimento del soggetto, video evoluto, velocità di raffica. Le successive sono deficitarie in questi comparti e andrebbero considerate dai fotografi che effettivamente, per genere di fotografia praticata o per aspettative generali, non necessitino di quel genere di capacità. Pensando al formato DX, il 24x16mm, Nikon propone una linea di tre fotocamere che sostanzialmente ... sono la stessa macchina proposta in tre allestimenti differenti. Un pò come certe Volkswagen che si trovano negli autosaloni, marchiate anche Seat o Skoda (quando non anche Audi). le tre Nikon in formato DX condividono sensore, processore, batteria, differiscono per aspetto, ergonomia, porte di comunicazione, mirino Delle tre, sinceramente oggi non ci sentiamo più di consigliare la Nikon Z50, tranne che non venga offerta in kit con i due pregevoli zoom dedicati, ad un prezzo inferiore a quello di uno smartphone di fascia media. Pur avendo ancora buone capacità ed essere l'unica ad avere il flash incorporato, non ha la porta USB-C e anche alcuni aspetti a livello firmware sono stati trascurati. E' un pò come se Nikon si fosse dimenticata di lei per dedicarsi agli altri modelli. L'ultima DX proposta, già a metà dell'anno scorso, la Z30 invece, pur nell'assenza di mirino incorporato, presenta il miglior mix di capacità sia in ambito foto che video. E costa il giusto, oltre ad avere una ergonomia infinitamente superiore a quella della più "carina" Zfc che è la prima proposta Nikon di Z con aspetto vintage. Questa ha vinto tutti i concorsi di bellezza, sia nella versione nera che nero e silver e in tutte le possibili combinazioni di pelli colorate. Ma presa in mano a lungo provoca dolori. E come la Zf, manca di ottiche dedicate che consentano di evitare le ghiere del corpo macchina per cambiare il diaframma dell'obiettivo. Nessuna delle tre ha il nuovo autofocus con le librerie di riconoscimento oggetti, salvo il rilevamento dell'occhio di umani e animali (per lo più cani e gatti). Sono da considerare però la porta di ingresso nel mondo Nikon Z, avendo piena compatibilità con ogni obiettivo Nikkor Z. Costano il giusto, sono compatte e leggere. La Z30, in particolare, la più adatta per gite e scampagnate, da tenere in un tascone o in una borsetta minuscola anche quando dotata di un paio di obiettivi. Le ottiche, poche in formato dedicato, sono pregevoli, tutte di gran lunga adeguate alle necessità e superiori a quelle analoghe, offerte da Nikon per le reflex di questa categoria. Insomma, non sono seconde scelte ma vanno prese in considerazione avendo bene a mente cosa si cerca e cosa si ottiene nella scatola. Perché difficilmente potranno essere aggiornate se non con nuovi modelli. Di cui uno, pensiamo, uscirà nel 2024. *** Z6 e Z7 sono le prime Nikon Z presentate oramai 5 anni fa. Poi è arrivata la Z5, modello entry-level per le pieno formato e quindi sono state avvicendate Z6 e Z7 con modelli quasi identici salvo avere un doppio processore e la possibilità di montare un battery-grip con i pulsanti verticali (mentre Z6 e Z7 hanno solo un battery-pack senza comandi di controllo). Il sensore della Z6/Z6 II è originale ed ha buone caratteristiche ma è lento e soggetto a rolling-shutter quando usato in modalità silenziosa. Ha però ottime caratteristiche dinamiche e di tenuta al rumore. Diciamo che è forse il miglior sensore full-frame da 24 megapixel della sua categoria, pur con il limite della relativa lentezza. Il sensore della Z7/Z7 II è quello della Nikon D850 a cui è stata aggiunta la rilevazione di fase sulla matrice di microlenti sopra alla matrice di Bayer. La Z5 ha invece un sensore vecchio - quello della D750 che non ha ancora il dual-gain - ed è limitata in quasi tutte le sue prestazioni. E' nata per offrire un prezzo d'attacco aggressivo che però per noi dovrebbe stare ben al di sotto dei mille euro per essere attraente. Da evitare l'obiettivo in kit Nikkor Z 24-50mm, non perché abbia scarse prestazioni ma per la troppo ridotta escursione focale. la Nikon Z5 e in suoi due slot di memoria di tipo SD a destra, a confronto con la Z6 e il singolo slot XQD/CFexpress La domanda che nasce spontanea, dopo il cappello iniziale non può che essere : vale la pena di pensare ad una Z5-Z6-Z7 a fine 2023 ? In linea di massima ci permetteremmo di rispondere di no, non ci sembra il caso oggi. Se avete atteso fino ad ora, meglio attendere ancora qualche mese in più. Siamo certi che la Z6 verrà avvicendata nella seconda metà del 2024. Forse lo sarà anche la Z7. E le prossime macchine avranno prestazioni e potenzialità tali da renderle "quasi" soluzioni definitive. Ma nemmeno di fronte ad un usato sicuro o ad una offerta che non si può rifiutare ? Qui è d'obbligo il più sonoro dei dipende ! Dipende dalle esigenze del fotografo e se questo non avrà poi a pentirsene quando leggerà le specifiche della prossima generazione che metterà definitivamente fuori mercato la prima. Per fotografia "lenta", paesaggio, foto in studio, still-life, nulla che contempli l'azione, una qualsiasi di queste Nikon Z (e ci permettiamo di dire anche le macchine DX) va meglio delle corrispondenti reflex, specie se usate con gli obiettivi Nikkor Z. Oltre che naturalmente dal budget. Una Z6 a circa 1000 euro può essere un buon affare da tenere magari poi come secondo corpo e intanto allestire un bel corredo. La Z7 invece è sempre stata la Nikon Z con il peggior rapporto prezzo/prestazioni. Andrebbe scelta solo dall'estimatore di quel sensore ... Per la Z5 siamo ancora più scettici. Solo a prezzi molto marginali ma senza poi pentirsene. E la differenza tra Z6 e Z6 II e Z7 e Z7 II ? Non tali da stare troppo a pensarci. Le versioni II hanno aggiunto solo marginali capacità, soprattutto le due schede di memoria, un buffer maggiorato per la Z7, pochi altri dettagli oltre al battery-grip vero di cui abbiamo già detto. Nikon Z6 II e battery-grip per due Nikon EN-EL15b/c con comandi di scatto verticali Nikon Z5 e battery-pack semplice, senza comandi di scatto Salvo che non vi serva il video in formato 4K60p, quello lo offrono solo le versioni II (in full frame la Z7 II e in ritaglio DX la Z6 II). Ma è solo una questione di prezzi in fondo, con un budget ridotto da destinare anche agli obiettivi, allora meglio puntare su una Z6 di prima generazione "usato garantito" e spendere di più sulle ottiche, oppure risparmiare più soldi per la prossima Z6 III che temiamo andrà pericolosamente a sfiorare i 3.000 euro e cominciare a vendere tutto il materiale reflex che abbiamo ancora in casa prima che diventi difficile da "liquidare". State ragionando sul prossimo acquisto e avete ancora dubbi dopo le nostre considerazioni di questo articolo ? Chiedete nei commenti quanto vi rimane oscuro, chiarendo quale sia la vostra situazione attuale e le vostre aspettative. E noi faremo del tutto per aumentare la vostra indecisione confondendovi ancora di più le idee in modo persino più dettagliato !
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Non mi appassionano per niente questi confronti di cui purtroppo è invece pieno il web. Per questo mi viene da esclamare : che pall* ! Pensando che susciti la stessa noia negli altri. Ma poi vedo che le visualizzazioni degli altri articoli di questo genere su Nikonland raggiungono sempre vette elevatissime e mi domando se non sia il caso di insistere. Per questo, eccoci qua. Premesso che la mia esperienza con la nuova Nikon Z6 III è breve e breve resterà, perché non è un prodotto per me come non lo sarà la nuova Fiat Grande Panda, credo che la nuova Nikon debba essere confrontata esclusivamente con Zf, Z8 e Z9. La precedente generazione è troppo distante per prestazioni e capacità. Anzi, posso certificare a chi me lo chiede, che la Z6 III è molto più vicina alla Z8 di quanto non lo sia con la precedente Z6 II. Detto questo, torniamo quindi al confronto tra Z8 e Z6 III. Perché visto che la Z8 è scontata di 600 euro mentre prima di vedere la Z6 III scontata passeranno un paio di stagioni di calendario, qualcuno potrebbe chiedersi se, pur potendo comprare la Z6 III a quel punto non sia il caso di fare uno sforzo in più e puntare più in alto. Pensiero stupendo e altrettanto lecito cui cercheremo di dare una chiave di lettura - giammai una risposta asseverante - in questo articolo ! *** Le due macchine differiscono per collocamento. La Z8 discende dalla nobile schiatta che parte direttamente dalla Nikon F del 1959 e poi arriva fino alla F100 a pellicola. Riprende dalla D700 e passando per la D800 arriva sino alla D850. Quindi l'erede della prima reflex professionale Nikon (quando Nikon faceva fotocamere esclusivamente per i professionisti) e fino alla separazione delle carriere con l'introduzione della prima ammiraglia "monolitica", la oramai mitica Nikon F5, è stata il topo dei top. Dalla F5 è stata derivata invece la linea che in digitale è partita dalla D1 per arrivare alla D6. E prosegue oggi con la Z9 in mirrorless e continuerà così nelle prossime iterazioni. Lo si vede dalla impostazione dei comandi, dal dimensionamento, dalle peculiarità del corpo, più grosso, importante, comodo, ergonomico e più dotato di comandi diretti. La Z6 invece è di discendenza più recente, è un prodotto più prosumer (fusione orribile che deriva dai termini professionale e consumer : quindi una via di mezzo tra i due mondi) ed è l'erede della Nikon D750 che ancora oggi gode di grande favore presso i nikonisti. Anzi, probabilmente la Z6 III nasce proprio con l'intento di convincere gli irriducibili utilizzatori di reflex che residuano la fuori a considerare il passaggio alla mirrorless. Nelle foto di confronto che pubblico qui sopra vediamo le differenti impostazioni, sia dei corpi che dei corpi con il battery-grip, opzionale per entrambe le due Z8 e Z6 III che garantiscono espansione di funzionalità pari tra le due differenti macchine. Tanto che la Z8 con il suo MB-N12 diventa addirittura più grossa della pur importante Nikon Z9 raffigurata nell'ultima foto. Ma si vede chiaramente come la Z8 derivi dalla Z9, mentre la Z6 III ha una configurazione, comandi, disposizione dei controlli, simile ma funzionalmente diversa. Prima fra tutti la torretta di sinistra che per la Z8 vede una razionale presenza di pulsanti di regolazione, mentre la Z6 ha la tradizionale rotella PASMUx+ che prevede persino la posizione Auto in cui la fotocamera fotografa per conto del fotografo ignaro delle scelte della fotocamera (per le Nikon con il flash in questa posizione Auto, il flash si attiva automaticamente anche se tu non vuoi !). La Z8 ha l'oculare tondo tipico delle professionali, la Z6 ha l'oculare quadrato, tipico delle consumer. Più in generale la Z8 si capisce da lontano, anche per un profano, che è una fotocamera "importante". La Z6 la da un pò più a bere ... Nella realtà le due fotocamere si differenziano nell'interno per scelte progettuali concrete ma alla prova dei fatti, funzionalmente non così distanti. Il processore è lo stesso. La batteria è la stessa. Il comparto delle memorie è lo stesso (CFEx + SD). Cambiano i due sensori. Ma attenzione ... La tecnologia di fondo è simile e le differenze sono più sottili di quanto non si penserebbe. Si, uno è da 45.7 megapixel e la più grande massa di pixel consente più aree di messa a fuoco, mentre l'altro è un 24 megapixel. Ma lo strato fotosensibile è più o meno equivalente, fatta salva la densità di informazioni e la taratura della sensibilità di base (anzi, delle due sensibilità di base e dell'intervento del filtraggio alle alte sensibilità). Mentre che il sensore della Z8 sia integralmente stacked (cioé che abbia una quantità di memoria tampone integrata che copre l'intero sensore a servizio della lettura dei dati veloce) mentre che quello della Z6 III lo sia solo parzialmente, influenza la velocità complessiva del sistema. Ma ponendo la Z6 III comunque in un'area in cui le prestazioni sono già radicalmente al di sopra della massa. Essendo l'unica fotocamera della sua categoria con un sensore così veloce. Abbastanza veloce da permettersi peculiarità impensabili per le altre fotocamere. Con l'eccezione solo di Z8 e Z9. Dalle nostre deduzioni il tempo di lettura del sensore di Z8 e Z9 e poco superiore ai 3 ms. Ovvero ci vogliono poco più di 3.7 millisecondi perché ogni riga del sensore sia catturata. Questo ha permesso di omettere l'otturatore meccanico dalle macchine perché tale velocità equivale ad un tempo sincro-flash di circa 1/270'', sufficiente ad operare senza insorgenza di bande. Quello della Z6 III sta sui 9.2 millisecondi, cui corrisponde un sincro-flash di circa 1/100''. Molto più veloce di quello, ad esempio della Zf/Z6/Z6 II (circa 33ms) e molto, molto più veloce di quello della Z7 (circa 65 ms) e capace di essere in larga parte esente da problemi quando impiegato in modalità otturatore elettronico. Ma non abbastanza veloce da poter lavorare senza otturatore meccanico con il flash. La presenza dell'otturatore meccanico assicura poi che in determinate circostanze, si possano evitare i fenomeni di banding per effetto di luci a frequenza variabile che invece con Z8 e Z9 obbligano ad impostare frequenze di scatto valutate "ad occhio". Z8 e Z9 hanno un sensore tanto veloce da permettere di avere un flusso separato tra la visione a mirino e quella elaborata verso le memorie. Questo elimina del tutto gli oscuramenti del mirino. Per la Z6 III non è possibile un simile processo (unico per il momento) ma comunque la visione è di grande livello, coadiuvata da un pannello LCD a risoluzione, contrasto e luminosità di qualità dichiarata superiore a quello dei modelli Z8-Z9. Con la Z6 III, così come con Z8 e Z9, nelle raffiche estese abbiamo una visione completamente in tempo reale della scena inquadrata, indispensabile per la foto d'azione. Con tutte le altre Nikon Z invece la visione in tempo reale si ferma nella raffica lenta a 5 scatti al secondo. Oltre, le fotocamere non hanno una velocità sufficiente e quindi presentano a mirino le foto già scattate, come in un effetto moviola che si somma all'oscuramento tra gli scatti con una sensazione di smarrimento che a me ha impedito di fotografare uccelli in volo o motociclisti su sterrato con Z6 e specialmente Z7. La Z7 ha un sensore così lento, che in raffica estesa, con qualsiasi tempo di scatto, le auto in movimento vengono deformate in stile futurista inizio '900 ... *** Spero che la disamina tra le caratteristiche peculiari non vi abbia annoiato troppo. Concludo sintetizzando. La Z6 III al di là delle peculiarità tecniche è prestazionalmente parlando (sia in fotografia che in video) molto più vicina a Z8 e Z9 di quanto il corpo non farebbe pensare. Ed ha il vantaggio di costare una cifra che al netto degli sconti sugli altri modelli, consente con la stessa spesa, di comprare anche un 24-120/4 S, obiettivo che ci sentiamo di caldeggiare sempre come compagno di Z6 III e Z8. Ci sono tante funzionalità software e firmware che differenziano i tre modelli, vuoi per esigenze di marketing vuoi per diverse tempistiche tra i team di sviluppo dedicato (la Z9, per esempio non ha né le facilitazioni sui ritratti, né il pixel shift, che invece hanno sia Z8 che Z6 III). La Z6 III introduce, prima tra le Nikon Z, l'accesso al cloud per depositare in tempo reale i propri scatti sia per prelevare controlli colore aggiuntivi. Ed inserisce nel flusso di lavoro del fotografo anche una nuova categoria di Picture Control in cui è possibile manipolare anche il colore, non solo la curva di contrasto o la saturazione. Che questo possa essere esteso anche a Z8 e Z9 è potenzialmente possibile. Si tratta di software che può essere configurato in modo equivalente su una piattaforma che condivide lo stesso SoC Expeed 7 (in una versione a più basso consumo, ipotizzo io, nella Z6 III). Ma al momento sono disponibili solo sulla Z6 III. Quindi quale è meglio tra Z8 e Z6 III e per quale fotografo ? Rispondo prima alla seconda domanda, perchè la prima domanda secondo me non ha una risposta sensata univoca. Personalmente io sceglierei la Z8 ogni giorno dell'anno sulla Z6 III, non per la differenza di prestazioni ma perchè la Z8 ha una disposizione di comandi da professionale - ed io ho sempre avuto Nikon professionali come prima macchina - e perché io scatto tanto, tantissimo (troppo) con le Nikon Z e l'assenza dell'otturatore mi tranquillizza per l'assenza di usura di parti meccaniche, assicurandomi almeno un decennio con milioni di scatti all'attivo (la mia Z9 ha 1250000 di scatti, la mia Z8, nonostante i test con tante altre macchine, supererà il mezzo milione nel 2024). Quindi credo che un fotografo che ha come tipo di Nikon la D700-D800-D850, sceglierà preferibilmente la Z8 Il fotografo tipo D750, che non scatta tanto come me e non ha una specializzazione definita ma fotografa di tutto, preferirà, io credo la Z6 III. Perché è più leggera, compatta, economica e volendo si può comunque attrezzare con il battery-grip. La Z8 con il battery-grip fa schifo e le fa preferire la Z9. Anche questo lo dirò finché Nikon non farà per la prossima Z8 un battery-grip degno di quello della Nikon D850, che era praticamente perfetto e poteva contenere anche la batteria della D5-Z9. Le prerogative tecniche delle due fotocamere nel mondo reale non sono tali da connotarne una netta separazione prestazionale. Non quanto la Z8 svetta rispetto a Z6 e Z7, per esempio. Per il resto, l'aspetto su cui soffermarsi è il display completamente articolato della Z6 III, per alcuni un valore, per altri un fastidio. E l'assenza o meno dell'otturatore meccanico, per disimpegnarsi in situazioni ben particolari e specifiche che per alcuni (ad esempio per me) capitano molto raramente. io vorrei tanto che nella Z8 II Nikon introduca il display completamente articolato. Sembrerà più fragile ma è di una comodità unica che mi permette con Zf e Zfc di fare qualsiasi cosa senza fare equilibrismi o sforzi inutili: Ma posso comprendere che ad altri faccia schifo. *** Quale è meglio tra Z8 e Z6 III ? Alla fin fine, come ho già avuto modo di dire, le due macchine sono più vicine di quanto si vorrebbe ammettere. Entrambe sono vere Nikon capaci di assecondare il fotografo al meglio. Prestazionalmente la Z8 è di un gradino superiore. Non è estrema come la Z9 (che a me trasmette molta più confidenza, al di là dell'inarrivabile migliore ergonomia, pur a parità di dotazione tecnica) ma le si avvicina. La Z6 III non può essere tanto estrema per costituzione e per contratto. Ma anche un professionista con due Z6 III non deve sentirsi affatto sminuito. E una Z6 III può costituire un sensazionale secondo corpo per una Z8. Leggo un sacco di balle sui sensori. A me questi sensori da 24 megapixel piacciono un sacco. Anche più del più ricco della Z9 e certo più di quello di D850 e Z7. Lavoro praticamente sempre a 800 ISO con queste camere (rispetto ai 500 di Z8 e Z9) e se devo andare fino a 6400 ISO non mi sento in difficoltà mentre so che con la Z8/Z9 dovrò poi smanettare con LR per riallineare i valori. La vicinanza dei 24 megapixel al formato 4K, secondo i miei occhi, offre un flusso video più naturale. Lo era già nella Z6 che però doveva croppare limitando l'ottica in formato DX. Tanto che spero che la futura Z9 Quadrifoglio o Veloce GTI pensata per correre sempre a 300 Km/h non abbia più di 24 megapixel e un sensore tanto veloce da non capire se stai scattando o no e rendendotene conto solo perché si è riempita la scheda di memoria. E voi ? Che ne pensate dei miei sproloqui mattutini ? Esprimetevi liberamente, c'è libertà di opinione se uno scrive commenti utili agli altri. Non vi contraddirò anche se pensate tutto l'opposto di quanto penso io.
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Sigma Art 85 vs 105 vs 135 : mezzotele dillo a tua sorella !
Rudolf posted an article in Obiettivi Sigma
Posso scrivere questo articolo grazie ad Mtrading Srl, distributore italiano di Sigma. Io sono Sigma Ambassador per l'Italia e quale miglior occasione per un ambassador, ritrattista, ragionare a voce alta sul trio da ritratto per eccellenza ? i tre oggetti del confronto ragionato di questo articolo. 85, 105 e 135 Sigma Art Arrivato il nuovissimo Sigma 105mm f/1.4 Art si completa un dream team che al momento mi pare di poter dire che nessuna casa ha. Sigma lo offre per Nikon, per Canon e per Sony, permettendo a tutti i fotografi ritrattisti del mondo di avere una gamma completa che speriamo quanto prima sarà completata anche da un Sigma 70-200/2.8 Art che possa arrivare effettivamente a 200mm alla distanza di un metro o giù di li. Ma torniamo a questi tre begli esemplari della moderna ingegneria ottica. Visti insieme così non si direbbe. Sembrano addirittura molto simili tra loro per volume e ingombro. Rimando agli articoli specifici che abbiamo scritto in questi anni su queste ottiche (li trovate in questa stessa sezione di Nikonland qui) ma veniamo al sodo. Siamo stati per anni abituati ad obiettivi di questa fascia con 72 o al massimo 77 di passo filtri. E un peso non superiore ai 6-700 grammi. Ma qui la ricerca delle prestazioni massime e l'impegno a correggere per quanto possibile i tipici difetti degli obiettivi superluminosi, ha fatto decidere a Sigma di non accettare compromessi. Abbiamo il più "piccolo" dei tre - che in realtà è il più lungo - con un passo filtri di 82mm : il 135mm. Passiamo all'85mm ed aumentiamo a 86mm. Per giungere al 105/1.4, ultimo arrivato, che va decisamente oltre : 105mm. Bocche da fuoco di questo genere sono intese per catturare tutta la luce possibile e limitare al massimo la caduta di luce e i difetti agli angoli. Ci sono riusciti. Facendo al contempo oggetti molto ben costruiti - mediamente superiori a tutti gli obiettivi degli altri marchi - ma comunque dotati di ergonomia adeguata all'uso. Pur ammettendo che i pesi non sono trascurabili : 1130 grammi per 85 e 135, 1650 grammi per il 105mm. 105 mm f/1.4 e 135mm f/1.8 : quel mezzo stop di differenza comporta un notevole incremento dimensionale per mantenere le stesse prestazioni più evidenti senza il paraluce l'85mm è quello con la ghiera di messa a fuoco più ampia. Il 105 invece ne ha una decisamente più ridotta. Ma sinceramente con questi eccezionali motori di messa a fuoco, chi li utilizza a mano libera ? metallo da tutte le parti. Costruzione coerente. Oggetti pensati per durare. I tre sono tutti dotati di diaframma elettromagnetico e di motore ad alte prestazioni, silenzioso e molto rapido. NEI TEMPI ANDATI QUESTA CATEGORIA DI OBIETTIVI SI DEFINIVA MEDIOTELE O MEZZOTELE. Ma questi sono teleobiettivi in tutte le loro caratteristiche, con MTF che somigliano a quelli dei superteleobiettivi. E schemi ottici complessi, composti da un elevato numero ognuno di lenti speciali (il 105 esagera addirittura con 3 lenti tipo fluorite, due a dispersione bassissima e una asferica ma il risultato si vede). Differiscono per dettagli e per modalità d'uso. Ed è di questo che siamo qui a dibattere. Perchè volendo e potendo, basterebbe averli tutti per non avere l'imbarazzo della scelta, usandoli tutti e tre alla bisogna, a seconda del risultato atteso o del tipo di soggetto. Ma sebbene siano proposti a prezzi più che ragionevoli vista la concorrenza, il conto totale richiede certamente un investimento graduale. Quindi vediamo le loro caratteristiche sul piano pratico, anzichè dibattere per astratto. LA COMPRESSIONE O DISTORSIONE PROSPETTICA Simili e coerenti tra loro ma non identici. Le tre focali - classiche - differiscono tra loro di una percentuale che produce un gradino importante in termini di prospettiva - a parità di distanza di scatto - e di ingrandimento. Inoltre, se 85 e 135mm offrono una distanza minima di messa a fuoco di circa 88-90cm, il 105 si ferma a 100cm. E questo sul piano pratico crea immagini differenti. Soggetto comune, luce identica, minima distanza di messa a fuoco Sigma 85mm f/1.4 Art, f/1.4, Nikon D850 Sigma 105mm f/1.4 Art, f/1.4, Nikon D850 Sigma 135mm f/1.8 Art, f/1.8, Nikon D850 appare chiaro direi l'effetto della distorsione prospettica su un soggetto che ha un tipo di volto che probabilmente richiederebbe la focale più corta delle tre. In questo caso il soggetto - lasciato per quanto possibile al naturale - viene ingrandito al massimo nello scatto a 135mm. Sembra poca ma guardate bene le proporzioni del naso rispetto agli occhi, la forma del volto, la distanza tra la punta del naso e i capelli. Cosa che si conferma anche in modalità "ritratto" 85mm 105mm 135mm Ne possiamo concludere che usare l'uno o l'altro non è indifferente. Ma che i tre offrono comunque nitidezza esagerata (e qui siamo a tutta apertura, chiudendo il diaframma ad f8 andiamo su rendimenti da obiettivi macro, senza alcun problema) e sfuocato simile, sebbene diverso per le diverse proporzioni tra soggetto e sfondo. Il Sigma 85mm f/1.4 : il Playboy Dei tre è probabilmente il più immediato e il più semplice. Meglio del 50mm quando il soggetto ha il viso un pò "orientale (piatto !), perchè è già quasi privo di distorsioni ottiche. Consente però di inserire il soggetto nel contesto in cui si trova, ma con gli effetti tipici dei superluminosi. dei tre è il meno analitico e più indulgente anche in termini di tempo di scatto é più immediato contestualizzare il soggetto nell'ambiente ma lo sfondo non si liquefa come fa con gli altri due e questo sia un bene o un male, decidetelo voi in base al vostro stile. chiudendo diventa radiografante ma senza diventare molesto insomma è una gioia da usare e non vi costringe ad uscire dalla stanza per passare dal primissimo piano alla figura intera Il Sigma 105mm f/1.4 : il Palestrato fatta subito l'abitudine "al coso", possibilmente smontando il collarino del treppiedi se lo userete per lo più a mano libera, il 105 si scopre molto simile al 85mm. Quei 12 cm di distanza minima inferiore però si mangiano in parte la capacità di ingrandimento e tolgono un pò di effetto alla luminosità relativa (se mettesse a fuoco da 87 cm anche questo, potrebbe funzionare come un 85mm f/1.2 equivalente). Però sono le caratteristiche che lo rendono bilanciato. Si può descrivere il soggetto senza andarci troppo "dentro". Ce l'ho da poco ma già ho potuto fare foto memorabili. ergonomicamente è perfetto. Ma per sicurezza l'ho usato tendenzialmente con tempi nettamente più rapidi di quelli che uso con l'85mm. Anche questo, come l'85, non riesce a dare quegli effetti di "liquefazione" tipici del 135/1.8 Il Sigma 135mm f/1.8 : il Mustang L'avessero fatto f/1.4 anche questo, sarebbe stato ingestibile. Per fortuna si sono contenuti. Eppure ne è venuto un capolavoro che io tendo ad usare per tutto, anche per le riproduzioni e per le "simil macro" (con una lente addizionale, permessa dal passo filtri ancora "umano"). lo sfuocato è normalmente memorabile Nel ritratto consente di essere decisamente analitici potendo entrare nel soggetto senza farlo notare troppo specie se il soggetto collabora 135mm è esattamente la media tra 70 e 200mm. Se mi dimentico a casa il 70-200/2.8 posso utilizzare tranquillamente questo al suo posto, come in questo caso, dove ho selezionato il formato quadrato con la macchina sul treppiedi in live-view ma è in esterni dove sorprende con effetti di sfondo più tipici di un 300/2.8 che di un MEZZOTELE ! Mi fermo qui altrimenti, giustamente, mi mandate a quel paese ! Forse si sarà capita la mia preferenza per il 135mm ? Ebbene si, potendo, io sceglierei sempre il 135mm per tutto. E' la focale ideale per me nel ritratto e anche in tutto il resto. Ma non è sempre possibile, dipende molto dal soggetto. E poi è un obiettivo decisamente più impegnativo degli altri. Più docile in tutto l'85mm, come la mamma per chi non è uno specialista o per chi non vuole isolare del tutto il soggetto dal suo contesto la dolce Sabina in luce naturale ripresa dal 85/1.4 Art ad f/1.4 il 105 è il nuovo campione per prestazioni. Si staglia in tutto. E' più vicino all'85 che al 135 per caratteristiche d'uso e di impiego. Vivian e il 105/1.4 ad f/1.4 (vignettatura aggiunta in sviluppo) Volete un consiglio da me ? Se avete già l'85, puntate al 135. Se avete già il 135, puntate al 85. Se non avete nessuno dei tre, procuratevi un soggetto bello, solare e sorridente come Vivian e provateli. Probabilmente vi innamorerete del 105 e non avrete da pentirvene. Per casi speciali, parliamone pure nei commenti. Io, potendo, li continuerò ad usare tutti e tre, a seconda dei casi o tutti insieme, per continuare a provare il gusto che c'è ! Sigma 135mm f/1.8 Art su Sigma SD Quattro H sempre sia lodata Mtrading Srl che distribuisce tutto questo ben di Dio sul territorio italiano- 25 comments
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sono un vecchio estimatore del marchio austriaco. Possiedo da quaranta anni le mitiche cuffie ibride K340 che ancora funzionano (sebbene mostrino l'età che hanno). In tempi più recenti ho comprato altri modelli riscontrando un cambio importante di qualità dopo il passaggio al gruppo Harman (a sua volta oggi di proprietà Samsung). Alcuni modelli sono oggi prodotti in Slovacchia ed hanno una qualità decente. Altri sono costruiti in Cina. E sono di qualità così-così. Alcuni sembra che siano semplicemente cuffie cinesi o koreane rimarchiate. Ho scritto delle K712 Pro, su queste pagine. Ho avuto anche le K700 (un trapano da dentista !). Con queste K371 ho acquistato anche le K550. Belle cuffie, dal suono ricco. Se non fosse che dopo qualche anno di uso moderato hanno cominciato a sbriciolarsi. Letteralmente ! Prima la banda superiore, poi i padiglioni, quindi le guarnizioni dei driver. Belli, per carità e con una struttura delle cuffie interessante. Ma alla fine ho deciso semplicemente di buttarle nel cestino. Perchè ne parlo qui ? Perché la prima bozza di questa recensione delle K371 è partita nel 2020 (le foto risalgono ad allora). Ma poi vedendo la brutta fine delle K550 mi sono fermato. Fino ad oggi, avendo riscontrato che nonostante sia passati 5 o 6 anni le K371 restano sempre quello che erano il primo giorno. Dici che hanno selezionato i materiali ? Sembra di si. Insomma, niente cedimenti delle "pelli" né della meccanica. Sono cuffie semplici, compatte, leggere. Tutto sommato funzionali. ecco qui sopra le K550 all'inizio del processo di sbriciolamento. Reference ... mi spiego ? la scatola è tipicamente consumer, da supermarket. Dentro, le cuffie, il cavetto con attacco tripolare proprietario che termina con un mini-jack. E un adattatore standard da 6.3 mm a vite. i cuscinetti sono molto morbidi e cedevoli. Poggiano sulle orecchie (sono letteralmente sovraurali) ma non pressano rendendo agevole tenerle in testa. Purtroppo dopo un pò la "pelle" tende a farmi sudare le orecchie. Ma è abbastanza normale con queste cuffie che peraltro, sono chiuse. il cavetto di comunicazione tra i due driver. Il segnale entra da un solo lato. l'interno del padiglione mette in mostra il driver, protetto da una tela nera la regolazione dell'archetto funziona ma non c'è articolazione che è demandata allo snodo del padiglione stesso la presa per lo spinotto del cavo lo spinotto tripolare. Le condanna ad un utilizzo standard single ended. Sono cuffie leggere, sensibili, di impedenza standard (255 grammi, 114 dB, 32 Ohm). AKG dichiara un driver da 50mm (simile a quello delle K550) e una risposta da 5 a 40.000 Hz. Si trovano ancora sul mercato tra i 150 e i 170 euro. Le ho misurate, ovviamente, ricavandone una risposta tipica. Noto una elevata estensione sul basso più profondo ma un avvallamento sul basso che conta (tra i 40 e i 100 Hz), un medio in evidenza e una risposta piuttosto brillante sugli altri. Le ho addomesticate usando il mio Master 9 Mk III in simulazione "valvolare" Audio-gd Master 9 Mk III : risposta su Normal Audio-gd Master 9 Mk III : risposta su Tube misure effettuate con miniDSP Ears Nella simulazione "valvolare" la risposta del Master 9 Mk III viene modulata incrementando i bassi sotto ai 50 Hz ed alleggerendo i medi sopra ai 100 Hz con una gradazione che si riduce oltre i 2500 Hz. In questa modalità il suono delle K371 diventa meno aperto ed avanti, permettendo di apprezzare meglio ogni genere musicale. Non che al naturale siano esageratamente aggressive, ma comunque viene mantenuta la presenza tipica mitteleuropea del marchio. Il suono è potente, basta un filo di "gas". Sono certamente più versate per i generi moderni, sulle medie e sulle alte non hanno una definizione adeguata alla musica ad alta risoluzione. Nel complesso non sono disprezzabili per cuffie chiuse con driver dinamico e anche in termini di fatica di ascolto non stancano troppo presto. Ma a questa fascia di prezzo non offrono nulla di particolare se non un modello piccolo, compatto, quasi da viaggio e tutto sommato " a perdere" (tipo vacanza o spiaggia, oppure come monitor per strumenti musicali o utilizzi tipo videoconferenza e computer). Non dopo l'uscita di cuffie planari in questo range di prezzo. Come dire che le HIFIMAN Deva se le mangiano offrendo una performance da intenditori mentre, volendo un suono più moderno e rotondo, le HIFIMAN HE400 Se sono ben altra classe. Volendole chiuse ? Abbiamo provato le Sundara Closed Back che, secondo me, buttano fuori dal mercato praticamente tutte le dinamiche sotto ai 350 euro. Insomma, va bene la simpatia per il marchio e la fedeltà nei secoli. Ma non tutta la vita (come cantavano quelli la).
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In prova con questa catena di test : Qobuz via Audirvana Gustard U18 Gustard X26PRO via I2S Audio-gd Master 9 Mk III via XLR caso stock single-ended HIFIMAN e cavo crystal bilanciato HIFIMAN la pagina del prodotto dal distributore italiano, Playstereo.com. Il prezzo attuale di € 125 non rispecchia il valore reale di queste cuffie, è solo una fase di mercato in cui HIFIMAN come da sua abitudine, promuove il ricambio di magazzino. Si tratta se non sbaglio della terza edizione di questo modello. Ho posseduto ed apprezzato le originali HE400, le ho sempre preferite alle Sundara per il loro suono più naturale e non affaticante. Ho anche la versione 2020, denominate HE400i o improved, aggiornamento di metà carriera ma oggi mi voglio soffermare su questo modello che continua ad essere, secondo me, il miglior punto di ingresso nel mondo delle magnetoplanari aperte ad un prezzo eccezionale. armatura robusta (in plastica) argentata, padiglioni rotondi sovraurali, cuscinetti morbidissimi, appena vellutati. Connettori standard da 3.5 mm che consentono di accettare tutti i cavi che ho in casa per le HIFIMAN. l'edizione se mantiene l'archetto semplificato (efficace anche se un pò cheap) e l'articolazione sufficiente a trovare subito l'accomodamento sulla testa. Queste cuffie hanno il diaframma standard (non nano di ultima generazione) ma incorporano i magneti stealth, trasparenti al suono. La sensibilità è abbastanza bassa - 91 dB - il peso è contenuto. L'impedenza di carico è di 32 Ohm, valore standard per le cuffie di oggi, cosa che le rende facilmente pilotabili. Ma ho il sospetto che la potenza necessaria per farle volare sia elevata. Del resto c'è scritto anche nelle note che probabilmente un DAP o uno smartphone non basterà. Sono rodatissime, le ho da quando sono uscite, per cui le conosco già bene. Ho cambiato il front-end per usare il nuovo Audio-gd Master 9 Mk. III ma questa volta alimentato da una coppia tutta Gustard. L'interfaccia digitale U18 e il DAC X26 PRO. La coppia è consanguinea e si apprezza la connessione diretta via cavo HDMI (un modello Ricable da pochi soldi che uso per visualizzare le foto via Nikon Z quando devo mostrarle alle modelle durante gli scatti), ovviamente via porta I2S. Il carattere del Gustard X26 PRO è ben definito. Lo uso da 18 mesi per i miei diffusori (planari e dipolari !) per le sue caratteristiche. Il convertitore tipo Sigma-Delta ESS 9038 PRO qui è usato in configurazione doppia, per un perfetto bilanciamento. Alimentazione e stadi finali sono a discreti. E' un apparecchio da circa 7 chili, tutto sostanza ma con un livello di ingegnerizzazione elevato. Ma ne parlerò in un successivo articolo. Dicevo del carattere che mostra i muscoli sul basso che però rimane controllato. Mentre il medio e l'alto sono chiari e in primo piano. Ho misurato queste cuffie con il mio solito microfono doppio miniDSP Ears il DAC Gustard posato sull'Audio-gd Master 9 Mk III le cuffie sul miniDSP Ears (sulla immediata sinistra, l'interfaccia digitale Gustard U18). Ecco la misura, ripetuta due volte stringendo i cuscinetti. C'è una particolare dolcezza in queste cuffie che si riscontra perfettamente nella risposta : il basso scema come nei diffusori dipolari, il medio ha un avvallamento con il centro a circa 1850 HZ, l'alto è tormentato ma di livello non molto più alto del piccolo picco a 800 Hz. E' strana la discesa dopo i 12Khz ma a quelle frequenze chi la sentirà mai ? E' un peccato che io non trovi più la misura fatta quando erano nuove. Magari è in queste pagine da qualche parte, salterà fuori. *** Ma di tutte queste cose ci interessa poco o per niente di fronte al suono. Ebbene, mi ripeto un pò rispetto a quanto ho scritto per le HIFIMAN Edition XS. Queste sono entry-level, decisamente e non arrivano in nessun modo al dettaglio delle alto di gamma. Ma il carattere, ben coadiuvato dal DAC Gustard, privilegia l'ascolto, come se fossero dei minidiffusori di scuola inglese. Il basso è importante, non in primo piano, lo è il medio, mentre la voce c'è, è chiara, senza esasperazioni. La solita caldissima voce di Chantal Chamberlain che "vorrebbe danzare con qualcuno che l'ama", è a tratti ben più che commovente. Si sentono i suoni emessi dalle labbra. E lei la potrei ascoltare cantare per ore. Appena più leggera di quanto sono abituato con Arya e Audivina, Maria Pia De Vito, con il pianoforte meno dettagliato di quanto mi piacerebbe. Il volume è più alto del solito ma non saprei dire se per la sensibilità bassa delle cuffie o per il livello di uscita del Gustard. In genere il Master 9 riceve il segnale via ACSS dal DAC R1 NOS di Audio-gd. Ma se voglio sentire di più il basso devo alzare il volume. Solo a quel punto mi soddisfa. E questo senza che le altre frequenze lo coprano. Sono cuffie abbastanza sensibili al livello della registrazione. Amano che la traccia sia almeno una 96/24 Ma passando allo swing di Robbie Wililams in 44/16 non si chiederebbe molto di più (e naturalmente viene da chiedersi dove sia finita Miss Jones !). Lo Studio della Rivoluzione nelle mani di Valentina Lisitsa è quello che ci vuole per apprezzare un pianoforte con una buona ambienza. Ma devo alzare il volume di parecchio. Chiamo Vincenzo Maltiempo a raddoppiare il suono con la prima di Scriabin. Il suono è più argentino. Il basso nella marcia funebre c'è ma non viscerale come piace a me. Torno al jazz più classico con Art Pepper+Eleven. Resta una bella performance ma mi conferma come queste cuffie siano ben lontane dal tipo di suono monitor di altri modelli - radiografanti - di HIFIMAN. Come per le Edition XS questi sembrano diffusori. Con solo un palcoscenico meno ampio. Ma comunque molto ben caratterizzato. Jesu Meine Freude par Raphael Pichon ha le voci femminili in evidenza ma il basso c'è cavernoso in sottofondo. Il coro però non mi appassiona tantissimo. Mentre è bellissimo il violino di Alina Ibragimova nella sua bella lettura di Ysaye. ... continua dopo il break doveroso per far riposare le orecchie ... ... e siccome i miei dubbi rispetto al solito sono aumentati, cambio la catena di comando Qobuz via Audirvana Audio-gd DI2024HE Audio-dg R1 NOS 2024 via I2S Audio-gd Master 9 Mk III via ACSS cavo crystal bilanciato HIFIMAN e le cose si rimetto a posto. Il fortepiano di Olga Pashenko nel suo ultimo disco mozartiano è delicatissimo, il piano di Valentina è più robusto, la voce della De Vito è più pulita. Chantal resta calda. Il basso dei King Crimson di The Hell Hounds of Krim resta coinvolgente ma meno potente, più signorile, più controllato. il palcoscenico cresce, si allarga, si approfondisce. Morale, pur essendo cuffie che costano poco, non sono cuffie da poco. Non avranno mai il dettaglio delle HE1000, ovviamente, ma sono molto sensibili a cosa le pilota. Con la catena Gustard abbiamo un bel basso granitico ma perdiamo molto della leggerezza del medio e dell'alto. E anche un pò di palcoscenico. Con il sistema Audio-gd, anche appena appena acceso, sembra tutto più coinvolgente ed emozionante, più preciso, ma con un basso meno secco e violento. Che posso fare ? Ricorro a Janine. Il finale del concerto di Sibelius mi da la prova che "per quello che ascolto io", qui va meglio. Giudizio complessivo PRO: la porta di ingresso per il mondo delle magnetoplanari. Con 125 euro non si compra nemmeno una scheda di memoria SD discreta ... rapporto prezzo qualità insuperabile per le planari (come per le Edition XS al cui carattere le avvicino) suono neutro, caldo, avvolgente, abbastanza dettagliato, palcoscenico molto ben caratterizzato su tutte le dimensioni sembrano diffusori acustici e si possono ascoltare a lungo senza problemi nessuna gamma in evidenza, basso un pò in ritirata abbastanza comode ma io sono troppo ben abituato ai padiglioni grandi ovoidali e circumaurali delle altre HIFIMAN CONTRO: molto sensibili alla catena di controllo, per spingere il basso ci vuole un Sigma-Delta ma poi si perde di chiarezza e precisione in gamma medio-alta sensibilità bassa, ci vuole potenza e un ottimo amplificatore a spingerle aspetto e costruzione cheapy. Ma a quel prezzo ... insomma se vi incuriosiscono le planari ma non volete o potete spenderci tanti soldi, correte a prendervi queste HE400SE con l'unica avvertenza che sono fuori catalogo e forse uscirà un nuovo modello abbastanza presto. Ma questo non le farà smettere di suonare bene. A me piacciono come sono piaciute quelle dei due modelli precedenti. Ci ascolto di tutto con prevalenza per jazz e hard-rock ma anche violino e voce sono spettacolari. Cedono nelle trame complesse e nelle tessiture di coro e grandissima orchestra, non è il loro pane. Ma per quello ci vogliono altri apparecchi. Attenti però a cosa c'è attaccato all'altro lato del cavo di potenza ...
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Nikon Z6 / Z6 II nel 2024 : perché, per chi ?
Nikonland Admin posted an article in Nikon Z : Test fotocamere
Non è un segreto per nessuno. Attendiamo nel corso dei prossimi mesi la nuova Nikon Z6 III. E' stato anticipato da tutti i siti di rumors del mondo. Dopo tanti tuoni, verrà prima o poi la pioggia. La Z6 III porterà, come da promessa Nikon ufficializzata più volte, la tecnologia Z9 nella gamma media delle fotocamere Nikon Z. Avrà quindi un processore Expeed 7 con le sue librerie autofocus basate sul riconoscimento dei soggetti e il tracking realtime. Probabilmente avrà un sensore aggiornato, video 4K60p pieno formato, raffica più rapida e in generale prestazioni superiori alla Z6 II. E ci mancherebbe altro, visto che la Z6 II è stata presentata quasi 4 anni fa, nella seconda metà del 2020 e che lei stessa, nella sua architettura, riprende in gran parte le caratteristiche della precedente Z6 del luglio 2018. Naturalmente sei anni non sono passati invano e la tecnologia Nikon più avanzata adesso offre la Nikon Z9 e la Z8 che ne ricalca per la maggior parte le caratteristiche. Ma anche la Nikon Zf, nel suo piccolo ... pur mantenendo lo stesso sensore della Z6/Z6 II riprende in parte le funzionalità di Z8 e Z9. Quindi ha senso parlare di Nikon Z6 e Nikon Z6 II nel 2024 come nuovo acquisto nel 2024 ? A nostro avviso si, perché non tutti i fotografi necessitano di un autofocus allo stato dell'arte, di raffiche fino a 120 frame al secondo, di video 8K e di prestazioni esasperate in ogni campo. Z8 e Z9 rappresentano la punta di diamante dell'offerta fotografica (mirrorless e non solo) di oggi e la Zf, al di là dell'aspetto che ricalca le reflex dei primi anni '80, ne riprende in parte le possibilità tecnologiche. Ma, appunto, per chi fa fotografia ragionata a soggetti immobili o cooperativi, molte delle capacità dell'ultima generazione sono esagerate. Esagerazioni che hanno un prezzo, perché, anche trascurando la Z9, la Nikon Z8 ha costi di accesso inaccettabili per molti fotografi. La Z6 III molto probabilmente si posizionerà ben al di là dello street-price attuale della Z6/Z6 II (rendendone il costo complessivo impegnativo per molti, e anche li, con prestazioni, spesso esuberanti per le necessità effettive). Mentre la Nikon Zf, bellissima e potente, deve piacere. Ma quel fascino vintage in fondo ha successo ma non presso tutti. Insomma, se non siete fotografi animalieri e non fate sport a tempo pieno ma vi dedicate a fotografia da ... fotografo della domenica (nulla di offensivo, intendendo con questo il normale hobby della fotografia che si pratica durante il tempo libero, non come sfogo principale ed elettivo delle proprie passioni), una Nikon Z6 II potrebbe bastarvi. E con il risparmio conseguito (rispetto all'acquisto di una Z8, di una Zf, di una ... Z6 III ... !) potreste anche concedervi quell'obiettivo in più che vi renderebbe più felici della raffica a 30 frame al secondo o del video 4K full-frame. Per tacere del video 8K, indispensabile proprio solo per pochi. La Nikon Z6 II, body, ha un corpo del tutto analogo alla Nikon Z6 da cui si discosta solo per piccoli dettagli esteriormente. presenta un corpo maneggevole, né troppo piccolo, né troppo grande. ha un bel display articolato, non a prova di attacco nucleare come quello della Z8 e nemmeno del tutto articolato come quello della Zf ma comunque bello e ben fruibile. ha, eventualmente, gli attacchi interni per l'innesto del battery-grip opzionale che la rendono più comoda da utilizzare con obiettivi importanti e ne raddoppiano l'autonomia con le due batterie ma soprattutto si appoggia ad un sensore che, seppure non velocissimo e abbastanza soggetto ai fenomeni di rolling-shutter quando usato in modalità tutto "elettronico", vanta ottime doti di dinamica. In più, ha una tenuta spesso sorprendente agli alti ISO, come dimostrato in più articoli, anche ultimamente. lo scatto qui sopra è ripreso con li sensore della Nikon Z6/Z6 II/D780, trattato con Lightroom. E' uno scatto a 51200 ISO. Ma sembrerebbe una qualsiasi ripresa a 200-400 ISO, non vi sembra ? e questo qui sopra invece è ripreso a 12800 ISO. Ma passerebbe indenne il processo per la stampa in grande formato. Qui possiamo vantare un utilizzo pieno in molti generi per un totale di oltre 200.000 scatti con le varie Z6/Z6 II che abbiamo avuto a disposizione. Se abbiamo trovato un limite è nella capacità di seguire soggetti che si muovono ad alta velocità nella raffica ad alta risoluzione. Perché la Z6, come la Z7, olre i 5 frame per secondo, commuta la visione a mirino in una sorta di moviola che non è più realtime ma è un intercalare di immagini statiche riprese l'attimo prima. Con il risultato che quello che si vede non ha esatta correlazione temporale con la realtà. Cosa che impedisce di seguire con puntualità l'azione. Ma se non fate azione e non usate la raffica, non ve ne accorgerete mai. Così come non vi farà un baffo il fatto di avere l'otturatore meccanico. Se non siete fotografi da milioni di scatti, un otturatore pensato per fare 200.000 scatti vi durerà per sempre ! Sbaglierebbe chi pensa che i suoi 24 megapixel siano un limite. Nella realtà 24 megapixel sono più che sufficienti - anzi - di più, per la maggior parte degli usi. Come abbiamo modestamente cercato di dimostrare in un recente editoriale : Di quanti megapixel abbiamo realmente bisogno nel 2024 ? Potendo in ogni momento, intervenire via software/AI, per - qualora servisse - quadruplicarli fino a 96 pixel e senza bisogno del pixel shift, senza muoverci da Lightroom/Photoshop : Il Migliora Immagine di Adobe : I - Super Resolution (ingrandimento immagini) In questo esempio, lo scatto del sensore da 24 megapixel della Z6, portato a 96 megapixel con Lightroom e la sua intelligenza artificiale : basterebbe per stampare in formato poster, o anche 240x160cm a parete. Ma nella realtà è solo il crop di un volto ripreso da una figura ambientata, portato ad risoluzione quadrupla e stampabile in grande formato ! Insomma, abbiamo visto i suoi limiti, evidenziato i suoi pregi, vediamola a confronto con le altre soluzioni Nikon. Con la Nikon Z8 non condivide nulla se non il marchio Nikon. La Nikon Z8 è una macchina professionale ad alte prestazioni, pensata per assecondare ogni necessità del suo proprietario. Ma è più grossa, più pesante, più costosa. Molto più costosa. Richiede ottiche più pregiate, perché la Z6 con il suo 24-70/4 va benissimo. Mentre per la Z8 ci vuole, al minimo, il più costoso e ingombrante 24-120/4. lato prestazioni non ci sono paragoni. Ma se uno di voi interessati a questo confronto punta sulle prestazioni, può anche smettere di leggere. La Nikon Z8 vincerà sempre. Però, siate sinceri, siete sicuri che vi servano quelle potenzialità ? Se è così preparatevi a spendere i 5.549 euro necessari per avere la Z8 con il 24-120/4 (in questo momento scontati di 700 euro per una campagna in corso). Per la Z6 II con il 24-70/4 ne basteranno 2.499. E se preferireste il 24-120/4 al posto del più piccolo obiettivo dato in kit standard con la Z6, l'offerta è pari a € 2.749. Insomma, circa la metà di risparmio che possono andare in un bel grandangolare o in un bel teleobiettivo, a seconda di cosa vi piace fotografare di più. Naturalmente la Z8 offre comandi professionali, mirino tondo, tenuta per migliaia e migliaia e migliaia di scatti continui (non ha parti meccaniche che si possono usurare, come ad esempio, l'otturatore meccanico) la differente architettura tra Z8 e Z6 è evidente. Una è una macchina realmente professionale, l'altra viene definita prosumer, né professionale né consumer, insomma, una via di mezzo. Ma per un fotografo senza pretese professionali e senza un corredo professionale il solo corpo non farebbe differenza, salvo impegnare buona parte del budget disponibile a discapito delle ottiche, più importanti per il risultato complessivo. Con la Nikon Zf le differenze sembrano più estetiche. Nella realtà le due macchine condividono solo il sensore, che è esattamente lo stesso 24 megapixel CMOS impiegato anche su D780 e Z6 prima serie. ma l'architettura è ancora più diversa. La Zf si rifà alle reflex Nikon dei primi anni '80 (ad esempio FM2 o FE2, o anche, più recente, FM3a) e andrebbe usata regolando i quadranti anziché le ghiere. mentre la Z6 II è una macchina di impostazione moderna. La Z6 è più ergonomica, più compatta, più leggera. Utilizza schede di memoria di tipo CFexpress insieme alle comuni SD. La Zf ha uno strano miscuglio di SD e microSD. certo la Zf è più raffinata, più affascinante. Anche più prestante, perché ha un processore 10 volte più veloce di quello della Z6. Che le permette un autofocus simile a quello di Z8 e Z9. Ma la qualità d'immagine (e del video) é del tutto sovrapponibile a quella della Z6. Quindi a meno che non abbiate necessità di un autofocus evoluto e non siate attratti dall'aspetto e dalle funzionalità vintage della Zf, con la Z6 farete le stesse identiche fotografie. La Zf è un modello più recente, oggi non è scontata, quindi costa di più. Peraltro non ha una gamma di obiettivi pensata per lei. Mentre la Z6 si trova a suo agio con ogni Nikkor Z e con ogni Nikkor F via Nikon FTZ. Naturalmente se siete affascinati dalle top model degli anni '80 sceglierete la Zf. Ma la Z6 II resta una scelta razionale. E la Nikon Z6 di prima serie ? C'è un mare di usato a prezzi di ogni genere, di macchine usate e come nuove. E spesso si trovano anche fondi di magazzino, realmente nuovi. La Z6 condivide quasi tutto con la Z6 II, salvo pochi dettagli. I tre più importanti, sono interni. La Z6 II ha due processori Expeed 6, che si dividono il carico tra loro. La Z6 ne ha solo uno. Questo ha consentito alla Z6 II di offrire all'utente il video 4k60P (seppure in formato DX) cosa che alla Z6 I è preclusa. La Z6 II ha anche un buffer leggermente maggiorato. Ma soprattutto la Z6 II ha due slot di memoria uno per XQD/CFexpress e uno per SD, mentre la Z6 ha solo lo slot per XQD/CFexpress. Quando non si ricercano prestazioni, fateci essere onesti, le CFexpress sono un lusso inutile. Le SD, al netto della loro struttura più fragile, vanno bene ugualmente ed hanno il pregio di essere più economiche e più facilmente interfacciabili. Infine, ultima differenza eclatante - perchè una Z6 I e una Z6 II si distinguono a stento sul piano estetico - è il differente battery-grip disponibile. la Nikon Z6 II ha un vero battery-grip con impugnatura ergonomica e comandi verticali duplicati la Nikon Z6 invece si deve contentare di un semplice battery-pack che contiene due batterie ma nessun comandi di scatto. Ma, in estrema sintesi, se queste peculiarità non vi interessano per il vostro stile fotografico, Nikon Z6 e Nikon Z6 II faranno foto perfettamente identiche tra loro. Come saranno identiche alle foto fatte con la Nikon Zf o la reflex Nikon D780 che condivide sensore e processore con la Nikon Z6 e rappresenta l'estremo ponte di collegamento tra reflex Nikon e mirrorless Nikon Z. Quindi, concludendo ? Bisogna fare l'identikit del fotografo, prima di decidere quale fotocamera sia meglio comperare. Se si fa fotografia d'azione, sport o wildlife in movimento, allora il nostro consiglio è puntare alla Nikon Z8 (se non alla Z9). Oppure attendere la Nikon Z6 III che forse offrirà prestazioni di quel genere, in un corpo compatto ed a prezzo più abbordabile (ma comunque ampiamente più costoso della Z6 II). Se invece la propria fotografia non prevede la necessità di riconoscimento in tempo reale e tracking del soggetto, raffica per inseguimenti ad alta velocità, video sofisticato, una Z6 potrebbe bastare. Il risparmio economico sarebbe solo razionale ed utilizzabile per acquistare altri obiettivi utili per il proprio genere fotografico. La Nikon Zf rappresenta una alternativa. Più che altro per soddisfare aneliti di stile e nostalgico, non necessariamente razionali. Che non ci permettiamo di criticare, perché noi stessi siamo vittima del fascino della Nikon Zf. Perché ogni Nikon Z, in mano al fotografo giusto e con i giusti obiettivi Nikkor Z, farà la sua felicità a prescindere dal nome del modello, dalla targhetta sul suo corpo macchina e dal cartellino del prezzo. Buone scelte ! *** Giudizio finale PRO: compatta e leggera Ben costruita dispone di memorie di tipo avanzato (CFexpress) qualità di immagine elevata (specie lato dinamica e tenuta agli alti ISO) prezzo/prestazioni, specie in promozione o sull'usato, eccezionale rispetto ai modelli nuovi, per chi non necessita delle prestazioni della nuova generazione non richiede il corredo più sofisticato per rendere al meglio (cosa pretesa invece dalla Nikon Z8) a differenza della Nikon Zf, gli obiettivi S di prima generazione sono pensati per lei CONTRO: affetta da artefatti di rolling-shutter quando usata in otturatore elettronico verrà presto avvicendata dal modello Z6 III autofocus di prima generazione che viene da considerare "primitivo" se rapportato agli standard attuali Nikon effetto "moviola" a mirino che perde il tempo reale quando si fotografa alla raffica massima video 4K60p permesso solo nel modello II e solo in formato 1.5x adatta a generi fotografici più posati (ma è un difetto ?)- 22 comments
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La domanda sorge spontanea: dopo aver utilizzato per due mesi e più il Viltrox AF 20/2,8 serie Air (obiettivi fissi di piccole dimensioni e privi della ghiera dei diaframmi), ma cosa ne pensi rispetto al tuo Z 20/1,8 che possiedi fin dalla sua uscita nel marzo di quattro anni fa? Dove i relativi test (Nikkor S e Viltrox) non possano determinare "a distanza" un punto di vista soggettivo, ma condivisibile per dare modo ai lettori di Nikonland di formarsene uno proprio, a distanza di un mese dall'articolo sul Viltrox, torno a parlarne per chiarire ogni ragionevole dubbio in proposito. Le differenze che separano i due progetti non sono solo di prezzo (il Viltrox costa 7 volte meno del Nikkor) nè tantomeno di sola luminosità (quella del Nikkor è di uno virgola un terzo di diaframma maggiore) che ne separa le utilità destinando di certo il Viltrox agli usi correnti di un 20mm, mentre il Nikkor a quelli fuori dal comune, proprio grazie alla maggiore disponibilità in available light, (ma sopratutto per la capacità di isolare meglio il soggetto su cui si metta a fuoco, giuoco arduo con un 20mm), quanto per la effettiva differenza dimensionale che fa del Viltrox un obiettivo compatto e da portarsi sempre appresso, mentre limita la scelta per il Nikkor a quelle occasioni nelle quali si sappia con certezza che sia quello e non altri l'obiettivo che assumerà il ruolo di protagonista sulla scena. una bella differenza quella dimensionale e di peso tra i due... Esteticamente invece sembra che Viltrox abbia voluto fare assomigliare questa sua serie economica a quella standard di Nikon, formata da tutta la serie dei fissi f/1,8 usciti nei primi tre anni dalla presentazione della linea Z mount Una differenza sostanziale, ovviamente, quella della presa usb-c per consentire al Viltrox futuri aggionamenti fw, che non dubitiamo seguiranno a ruota quelli sostanziali delle fotocamere Z, (come già successo di recente): ci mancava solo che potessero essere aggiornati direttamente dal corpo macchina Nikon ! Dei difettucci veniali del Viltrox, ho già detto nell'articolo che lo riguarda: distorsione palese sui riferimenti retti a distanza ravvicinata e una marcata vignettatura, non solamente a tutta apertura: tutto facilmente correggibile in postproduzione (non godendo degli automatismi di correzione hw propri delle ottiche Nikkor) Ma una volta corretti questi difetti, quali differenze possono determinare alla scelta chi del diaframma e 1/3 in più di luminosità del Nikkor Z...non se ne faccia proprio nulla, perchè con i suoi 20mm fotografa...come si fotografa perlopiù con un wide di questo angolo di campo, ossia a diaframma chiuso e magari anche senza inquadrare dal mirino, ma dal monitor ad altezza dello stomaco? In questi due mesi di compresenza dei due 20mm nella mia borsa, ho scattato diverse volte con la stessa inquadratura, vicendevolmente coi due. Mi sono fatto l'idea che al netto dei pregi e difetti estremi, non ci sia poi una differenza eclatante di qualità tra questi obiettivi così differenti, già a partire dagli schemi ottici, molto particolari Nikkor viltrox nikkor viltrox nikkor viltrox anche nelle condizioni più estreme di controluce, con il sole dritto in inquadratura e con diaframmi medio-chiuso : nikkor viltrox oppure con esposimetro spot* che chiude drasticamente le ombre, proteggendo le alte luci nikkor viltrox (pur con il solito carico suppletivo di vignettatura del secondo...) Ed anche in condizioni di luce uniforme e diffusa e con diaframma decisamente chiusi nikkor viltrox ...oppure con diaframmi medi nikkor viltrox così pure con diaframmi aperti (TA per il Viltrox) nikkor viltrox ciò che noto è una certa predisposizione del Nikkor ad aprire meglio del Viltrox sulle trame di soggetti contrastati e ripetitivi, risolvendoli chiaramente meglio del cinese, anche in virtù della differente classe di appartenenza, sopratutto quando siano a TA entrambi come nelle due foto di seguito (quindi il Nikkor a f/1,8) nikkor viltrox a maggior ragione, chiudendo il Nikkor all'apertura maggiore del Viltrox nikkor viltrox realizzando differenze ben poco percettibili, se non ad ingrandimenti elevati, qui non consentiti, evidenziabili su grandi formati di stampa. Lasciando inalterate in una normale visione dei files ed in una versatile gestione di contrasto e saturazione, il piacere dell'utilizzo di un angolo di campo davvero esteso, con il quale divertirsi anche ad esagerare, in assenza di dogmi interpretativi. nikkor viltrox nikkor viltrox In fondo un supergrandangolare serve anche a questo e non certamente ad inscatolarsi dentro canoni aulici di ripresa. L'acquirente del Viltrox AF 20/2,8 si divertirà a giocare con un obiettivo che gli è costato poco più di un euro al grammo e non gli impedirà di realizzare immagini molto più corrette e nitide di qualunque altro 20mm f/2,8 fabbricato per Nikon da qualsiasi altro produttore, prima di questo Mentre l'acquirente del Nikkor Z 20/1,8S sarà una persona che non arriva per caso a questo obiettivo di questa luminosità, perchè se ne servirà per le sue riprese di architettura dove troverà un file già perfetto in partenza, scevro da distorsioni curvilinee anche già scattando in jpg e sopratutto in grado di isolare il soggetto su cui ha effettuato la messa a fuoco, in una misura che il Viltrox mai potrà permettere con un livello di nitidezza adeguato alle aspettative del suo proprietario Certamente...le Nikon di elezione per il Nikkor Z 20/1,8S sono le Z9 e Z8, così come una Z7/II dotata di BG, necessario per controbilanciare peso e lunghezza di un fisso che lascia meno di un cm ad uno zoom come il 24-120 (quando li ho accanto capovolti, spesso li scambio per errore) Mentre la gioia di non sentire il peso di un obiettivo come il Viltrox AF 20/2.8 davanti ad una Zf oppure ad una Z 5,6,7 e magari anche davanti ad una DX facendo la tara al taglio di formato indegno della qualità di questo piccolo, ma ottimo obiettivo, è impagabile anche per chi possegga il Nikkor S. Soluzione? Se aveste una Z9 ed una Zf (o una Z5,6,7) comprateli entrambi e scegliete con quale uscire di volta in volta ! Max Aquila photo per Nikonland 2024
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Dall'ultima guida dell'agosto 2019 non è successo moltissimo in campo reflex da parte di Nikon e, nella realtà, nemmeno altri marchi hanno mostrato particolare attività. Abbiamo una certa convinzione che il tempo delle reflex, almeno per quanto riguarda la proposta di nuovi modelli - corpi macchina e obiettivi - sia tramontata. Oggi tutti i produttori spingono tutta la ricerca sulle mirrorless. Per quanto riguarda Nikon, riteniamo che ancora oggi, sebbene ci siano 11 fotocamere a catalogo, sia per gli obiettivi e per l'autofocus a rilevazione di fase che va esplorata l'opportunità del passaggio. I Nikkor Z, sfruttano il tiraggio ridotto e la gola particolarmente larga per sfruttare schemi ottici avanzati a tutto vantaggio delle qualità ottiche. E anche sul piano dell'integrazione software-ottica sono stati fatti passi da gigante. Di fatto, nella maggior parte dei casi, difetti come la vignettatura e l'aberrazione cromatica sono cose del passato. Persino la distorsione viene controllata, qualche volta non senza compromessi importanti, e praticamente azzerata. In più abbiamo ottiche che per le reflex semplicemente non sono mai esistite, oppure su Nikon sono solo state un sogno. Crediamo che difficilmente si vedranno nuovi obiettivi Nikon F. Mentre tecnicamente è impossibile utilizzare gli obiettivi Z su Nikon F. *** Pur con queste premesse, è inutile girare attorno a quello che è il freno principale dell'eventuale passaggio : il costo complessivo. Praticamente - il discorso vale non solo per Nikon - è quasi come passare ad un altro marchio. Anche se sappiamo che qualcuno detesta i mirini elettronici, preferendo la più naturale visione del pentaprisma. Ma è probabile che questi siano la minoranza. Si deve scegliere il corpo giusto e poi contentarsi di adattare i propri obiettivi se sono compatibili. Per poi capire che solo con i Nikkor Z le Nikon Z danno il massimo ... per i soldi che sono costate. Per questo, quando un fotografo dispone già degli obiettivi adatti ai generi che pratica, é economicamente preferibile rimanere nel mondo reflex. Magari permettendosi qualche aggiunta sfiziosa che un tempo si poteva solo sognare. In questa guida, che vuole solo essere una rivisitazione della precedente, vorremmo solo puntualizzare quali siano le opportunità ma anche i limiti di una strategia del genere. Il limite principale è quello di rimanere e di rischiare di rimanere per sempre o molto a lungo (perché più va avanti il tempo, il mercato del materiale reflex si deprezza) con le reflex e i loro problemi. Che sostanzialmente sono legati all'autofocus : in particolare la concentrazione dei punti di messa a fuoco in centro e la necessità, spesso e volentieri, di dover registrare la messa a fuoco per compensare eventuali difetti di messa a fuoco dei singoli obiettivi. L'altro problema è l'invecchiamento del materiale, che necessita di manutenzione, registrazione di precisione (lo specchio, il sensore di messa a fuoco non sono eterni ed hanno tolleranze che con il tempo peggiorano e richiedono una messa a punto). Le reflex hanno dispositivi meccanici che le mirrorless hanno abbandonato (Z8 e Z9 non hanno più nemmeno l'otturatore). Quindi riparazioni, magari con ricambi che cominciano a scarseggiare o a mancare. E i costi inerenti. Che per le ammiraglie sono superiori di quelli delle altre macchine. Come lo sono per le automobili di lusso rispetto alle utilitarie. Resta il fatto che però, se uno ha un parco ottiche che lo soddisfa, si trovano molti corpi macchina, sia sul nuovo che sull'usato. Dall'epoca dell'ultima guida all'acquisto sono uscite due sole nuove reflex Nikon. La Nikon D6, che è una evoluzione estrema dell'ammiraglia dedicata allo sport e alla fotografia "senza compromessi". Il suo prezzo è improponibile (€ 7.500 euro nuova, oltre € 5.000 sul poco usato). E' una fotocamera bellissima, quasi perfetta - fatti salvi i limiti di messa a fuoco che già abbiamo detto - ma che ha venduto poco. Sinceramente la trascureremmo, puntando ad un usato sicuro e garantito di una Nikon D5. Se ne trovano intorno ai 3.000 euro. La Nikon D5 è una macchina estremamente capace, con il solo limite di avere una base ISO piazzata intorno ai 1600 ISO e di avere quindi una dinamica "addomesticata" alle sensibilità inferiori. La D5 è abbastanza recente da essere compatibile con memorie e batterie di produzione corrente. E i ricambi sono ampiamente disponibili. Le ammiraglie precedenti non ci sentiamo di raccomandarle. Oltre ad avere oramai una certa età sul groppone - e con un uso professionale potrebbero non essere belle come sembrano - i ricambi cominciano a scarseggiare e possono presentare la necessità di sostituire la batteria (una EN-EL18 costa 200 euro contro i 50 euro di una EN-EL15 compatibile con tutte le altre Nikon), l'otturatore, anche altre parti meccaniche tipo il pulsante di scatto e lo sportellino delle memorie, ed usare schede di memoria in via di estinzione (come Compact Flash oppure XQD di prima generazione). l'altra novità, e forse l'ultima reflex digitale Nikon della storia è un bell'esempio di ibridazione. La Nikon D780, in pratica l'erede della D750, incorpora molta tecnologia mirrorless derivata dalla Z6, a cominciare da processore e sensore. Il sensore è migliore di quello di tutte le altre reflex Nikon e a specchio alzato si comporta come una mirrorless, mettendo a fuoco con la rilevazione di fase direttamente sul sensore principale. E' ancora a listino. Purtroppo è molto costosa. E sull'usato è rara (circa € 1.500). Ma probabilmente sarà la più longeva tra le ultime reflex Nikon. Di tutte le altre reflex Nikon, ci sentiamo di caldeggiare solo la Nikon D850 e la D500. La Nikon D850, che è tra le migliori reflex di tutti i tempi, ha il solo limite di essere un pò scorbutica con la messa a fuoco (richiede la registrazione degli obiettivi non perfetti) e per esprimersi al massimo, pretende di utilizzare obiettivi di fascia altissima. Ovvero gli ultimi Nikkor F serie E e i Sigma Art e Sigma Sport. Si trova ancora nuova a prezzi scontati, oppure usata intorno ai 2.000 euro o poco di più. La Nikon D500 è più "di bocca buona" ma probabilmente oramai risente dell'età (2016). Ha il vantaggio di essere disponibile facilmente e a prezzi accessibili (appena sopra i 1000 euro). una buona alternativa alla D500 può essere la Nikon D7500. A noi è piaciuta, è ancora a listino sul nuovo, condivide il sensore con la D500 (e con Z50/Z30/Zfc). Costa meno di 1200 euro sul nuovo e intorno a 850 euro (anche meno) usata. Sarebbe la candidata ideale a sostituire le Nikon D3x00 o Nikon D5x00 ma anche D7000 e D7100. Ma attenzione, sia D500 che D7500, moltiplicheranno per 1.5x la focale dei vostri obiettivi. Tenetene conto ! I test approfonditi di tutte le reflex Nikon citate sono disponibili tra i nostri articoli : qui In tutti i casi raccomandiamo di acquistare usato con una garanzia valida ed effettivamente applicabile. Riparare queste macchine può essere impegnativo, costoso e l'accesso ai laboratori autorizzati qualche volta vincolato alla provenienza della macchina. *** OBIETTIVI DA REFLEX Qui c'è da divertirsi e passarsi ogni capriccio. Un pò é Nikon che sconta i prodotti in magazzino, ma più che altro é chi fa il passaggio a Nikon Z che vende a prezzi interessanti per finanziarsi i nuovi acquisti. Non è difficile oggi trovare un superteleobiettivo da 500 o 600mm a poco più di 5.000 euro. Sigma ha recentemente venduto a 4.000 euro il suo 500mm f/4 Sport, il prezzo corrente dell'usato ... Ma per chi li apprezza, si trovano a meno di 2000 euro i vari 200-400/4. Per non dimenticare i 70-200/2.8, 24-70/2.8 di tutte le serie, oltre a 14-24/2.8 etc. etc. e qualsiasi altra cosa un tempo abbiate desiderato e non vi siete potuti permettere. un Nikkor F 500mm f/4G, da nuovo ci volevano € 9.000, oggi si trova a poco più di 3.000, anche con garanzia di un anno. Anche qui, o soprattutto qui : attenzione alla garanzia. Alcune serie di obiettivi hanno motori SWM fragili che facilmente richiederanno la sostituzione. Operazione che può costare anche 1.000 euro pronta cassa. Su Nikonland ci sono articoli su oltre 100 differenti obiettivi : qui *** Ecco, questa guida voleva essere più che altro una carrellata di consigli per gli acquisti, dettata dal buon senso del "padre di famiglia". Ma ci possono essere centinaia di combinazioni differenti che cambiano in base a dove siete voi e a dove vorreste andare anche a fronte di una particolare "occasione". Nei commenti c'è lo spazio per affrontare ogni caso, se avrete la cortesia di esporcelo. Intanto ... buoni acquisti e buone foto con le vostre amate reflex !
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Batteria Neewer sostitutiva Nikon EN-EL15c
Nikonland Admin posted an article in Accessori e altro per Nikon Z
A metà aprile abbiamo avuto modo di provare la batteria SmallRig, "sostitutiva" della Nikon EN-EL15c che da questo momento chiameremo rispettivamente SmallRig e Originale. Abbiamo verificato le sue capacità e potenzialità, l'abbiamo usata per video e foto. L'abbiamo ricaricata via porta USB-C, via caricabatterie, via fotocamera. Tutto questo con la Nikon Z8. L'unico inconveniente è capitato quando abbiamo provato ad usarla con la Nikon Zf. Questa si è rifiutata di accendersi, pregandoci di inserire una batteria "adatta a quella fotocamera". SmallRig : una batteria clone della Nikon EN-EL15c con ricarica USB-C Ma su Amazon.it, c'è in vendita - in questo momento scontata a €38 - un'alternativa che sembra un clone conforme della SmallRig è marchiata Neewer, produttore molto noto per accessori fotografici di ogni tipo che ultimamente si sta espandendo anche in campo luci e batterie. arriva in un pacchettino di cartone marrone e nel complesso il packaging è più economico di quello della SmallRig. La dotazione comprende un cavetto USB A->C adatto per la ricarica, qualche pagina di manualetto, la batteria stessa e il cappuccio di protezione. all'arrivo è carica circa al 50%. Collegata ad un caricabatterie da 145 Watt con porta PD, imposta la tensione di ricarica sui canonici 5 Volt, assorbendo intorno ai 2 Ampere per quasi 10 Watt di potenza. La carica completa richiede due ore e otto minuti. non manca un comodo led che avvisa dello stato di carica (rosso in carica, verde, carica completata) ricarica completa da completamente scarica. Poco più di due ore di tempo, 3440 mAh e 17,288 mWh (esattamente come da specifiche di targa). il LED verde -> ricarica completata a confronto con la SmallRig le differenze sembrano solo apparenti (il colore della plastica, l'etichetta). Specifiche esattamente identiche, posizione della porta USB-C di ricarica nella stessa posizione. le tre batterie che utilizziamo da oggi con Z8 e Zf (la SmallRig, come detto, solo con la Z8). *** Abbiamo fatto un rapido test di scarica, registrando video 2K con la Z8. La batteria ha retto per circa due ore e 10 minuti. Più o meno in linea con la SmallRig e con l'Originale. La potenza disponibile è all'incirca la stessa. Nell'uso normale, riteniamo che si otterranno rendimenti simili per le tre batterie, se usate nelle stesse condizioni. Ovviamente questa è una rapida anteprima - la batteria è arrivata ieri e la stiamo giusto testando - per questi dispositivi nulla può "sintetizzare" una prova continuata di qualche mese. Specialmente per quanto riguarda la veridicità dello stato di carica residua e l'effettiva tenuta della carica nel tempo : difetti che in passato abbiamo riscontrato sovente in altre batterie compatibili. Per il momento possiamo registrare il fatto che la batteria funziona, è compatibile sia con la Z8 che con la Zf (e possiamo ritenere, pur non potendolo provare effettivamente, che riuscirà ad alimentare anche tutte le Nikon, sia Z che D, precedenti, che utilizzano la EN-EL15). Il prezzo è interessante. In generale, Nikonland consiglia l'acquisto e l'uso di batterie originali. Quelle sostitutive sono spesso soggette a prestazioni inadeguate e sono a rischio di incompatibilità in caso di interventi degli ingegneri Nikon a livello di firmware. Al momento non ci risulta che queste batterie possano usare la porta USB-C per intervenire a livello firmware ma usino la porta solo per il trasporto dell'energia elettrica. Ma diamo tempo al tempo e finirà che le batterie si comporteranno come gli obiettivi e saranno in grado di seguire le evoluzioni del firmware delle fotocamere. Per il momento ci fermiamo qui. Se qualche iscritto ha esperienza con questa o altre batterie sostitutive della Nikon EN-EL15c e vuole condividere con noi il suo pensiero nei commenti, avrà la nostra gratitudine.- 10 comments
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Nikon Z8 oppure Nikon Zf : quale comprare ?
Nikonland Admin posted an article in Nikon Z : Test fotocamere
Rossa o Bruna ? Un Suv capiente per tutta la famiglia oppure una due posti cabrio per le gite della domenica ? Potendo, entrambe. Ma se uno ha il box piccolo dovrà fare una scelta. In fondo è un quesito che non si dovrebbe porre, Nikon Z8 e Nikon Zf sono due fotocamere profondamente differenti, pensate per scopi e per fotografi differenti. Se qualcuno è in bilico tra loro, dovrebbe prima farsi qualche altra domanda di carattere personale. Ma sappiamo che li fuori c'è chi non ha ancora fatto la propria scelta, magari ha in mano una Z6 o una D850 e non sa decidersi. Quale delle due scegliere ? Giochiamo alle differenze ! con la Z8 va acquistato necessariamente il Nikkor Z 24-120/4 S con cui è proposta, giustamente in kit. Il conto totale però ... è salato. La Nikon Z8 è sostanzialmente la versione compatta dell'ammiraglia Nikon Z9. Con essa condivide sensore, processore, mirino, architettura complessiva. Il suo sensore è da 45 megapixel con sensibilità base 64, dual base a 500 e gamma lineare fino a 25.600 ISO. E' un sensore sovrapposto, nonostante la sua risoluzione sia uguale, è diverso da quello - condiviso - tra Nikon Z7 e D850. E' più veloce, virtualmente esente da fenomeni di rolling-shutter, almeno nelle condizioni di ripresa comuni, consente una estrazione di dati più efficiente e di indirizzare al mirino un flusso di informazioni separato rispetto a quello che viene processato per la memorizzazione sulle schede di memoria. La sua elevata velocità di sincronizzazione, permette a questa fotocamera di fare a meno dell'otturatore meccanico. Praticamente utilizza esclusivamente la lettura elettronica dei dati, cosa che permette assenza di parti meccaniche soggette ad usura quasi completa (resta lo stabilizzatore del sensore che però è ad azionamento elettromagnetico). Il video è disponibile nei più frequenti formati professionali, fino a 8K, sempre a pieno formato. La raffica a pieno formato può andare fino a 20 scatti al secondo in formato RAW e a 30-120 scatti al secondo, in formato JPG. Dispone di funzionalità avanzate come il prescatto, l'acquisizione automatica e il pixel-shift. Ha un corpo professionale parzialmente in composito plastico e lega leggera, con impugnatura ben estesa ed ergonomica, comandi professionali, display posteriore semiarticolato dotato di un robusto snodo metallico. compatibile con tutti gli obiettivi Nikkor Z, la Zf è proposta con due obiettivi speciali che ricalcano l'estetica dei classici Nikkor AI/AIs : peccato manchi loro l'anello di comando del diaframma. Quell'anello argentato è solo estetico ! la Nikon Zf è una ristilizzazione moderna e tecnologicamente all'avanguardia, ispirata alle classiche reflex elettro/meccaniche degli anni '80 del secolo scorso (Nikon FE2/FM2/FM3a, ad esempio), con impostazione dei comandi a quadranti (tempi, sensibilità, compensazione dell'esposizione) sulla calotta superiore. Condivide il sensore delle Nikon Z6/Z6 II (e della reflex Nikon D780) che ha una base ISO a 100, dual base a 800 ISO e poi gamma lineare fino a 64.000 ISO. E' un sensore CMOS BSI con un tempo di lettura di circa 1/30'' per avere il frame completo. Questo lo espone a fenomeni di artefatti da rolling-shutter quando utilizzato in modalità silenziosa e nel video. L'otturatore é meccanico, il classico a doppia tendina (la prima tendina può essere di tipo elettronico per ridurre lo shock meccanico) con una vita ipotetica di circa 200.000 scatti abbondanti. Per usare il flash, si deve usare l'otturatore meccanico. Il formato video più avanzato è il 4K ma é ritagliato a 1.5 x (un campo inquadrato da un 50mm equivale a quello di un 75mm). La raffica arriva a 14 scatti al secondo in formato RAW pieno, oppure a 30 scatti al secondo in jpg in otturatore elettronico, eventualmente con memorizzazione pre-scatto. Ha stabilizzazione evoluta sul sensore di immagine. Il corpo è quasi interamente in lega con i quadranti in ottone torniti dal pieno. Il display posteriore è incernierato su un lato e completamente articolato, si può richiudere a libro oppure orientare in tutte le altre posizioni. Utilizza la stessa batteria della Nikon Z8 (comune a quasi tutte le Nikon, salvo le Z in formato DX e la Z9). batteria e schede di memoria (SD + microSD) nella Nikon Zf stanno insieme, accessibili dallo stesso sportellino sul fondello. La sezione del corpo, essenzialmente "a mattonella", non è comodissima da usare a lungo. Per agevolarne l'uso prolungato, la Zf è spesso usata con un grip opzionale SmallRig che migliora la presa in mano ed offre protezione supplementare al fondello, l'unica parte in plastica della macchina. *** Viste le caratteristiche di massima, adesso lasciamo parlare loro. Vediamo cosa hanno da dirsi "fuori dai denti" ! Io sono professionale. Utilizzo memorie di massa prestazionali, CFExpress di taglio fino a 4 terabyte con cui posso registrare ore di video e decine di migliaia di fotografie. Volendo posso montare sotto di me un battery-grip che oltre ad aggiungere i comandi di scatto in ripresa verticale, contiene due batterie che raddoppiano la mia autonomia. il vano memorie della Nikon Z8 è dedicato ed è sdoppiato : CFExpress + SD UHS-II Se mi monti il battery-grip opzionale, divento più alta anche della Z9, ho i comandi di scatto verticali e la prima batteria può essere sostituita mentre io sono in funzione e magari sto riprendendo video o facendo riprese automatiche. La mia seconda memoria è una tradizionale SD che può essere ad alte prestazioni. Mica uso la microSD che ha Lei. la Nikon Z8 (a destra, con il battery-grip opzionale) può affiancare e in molti casi anche sostituire l'ammiraglia Nikon Z9 (a sinistra) in compiti impegnativi come quelli professionali. Ma anche in mano all'amatore darà sempre il massimo affidamento, in qualunque situazione Il mio corpo è ergonomico ed l'evoluzione di quello progettato per adattarsi ai grossi obiettivi motorizzati, perfezionato con generazioni e generazioni di affinamenti. La mia impugnatura è disegnata sulla mano del fotografo che non si stanca, nemmeno usando per ore e ore, obiettivi pesanti come un 85/1.2 da un chile e rotti. Il mio display posteriore è indistruttibile, non è mica articolato con una semplice cerniera laterale che sembra si stacchi a solo guardarlo ! con o senza comandi verticali, la Nikon Z8 è pensata per essere usata con obiettivi impegnativi come il Nikkor 135/1.8 S che, sulla Zf non sono solo stonati stilisticamente ma alla lunga provano la tenuta fisica del fotografo che deve sforzare di più la muscolatura per reggere il suo kit Il mio mirino non si oscura mai, anche alla massima frequenza di scatto. Posso scattare praticamente in continuo, sempre con la massima affidabilità. Tu segui il soggetto e tieni premuto il pulsante. Al resto ci penso. Non ho la raffica plafonata per risparmiare l'otturatore, come quella la ! Infatti io l'otturatore meccanico non ce l'ho. Con me puoi scattare decine di milioni di foto, senza mai un rumore e senza fare un tagliando in assistenza. Per sentire il mio scatto lo devi proprio volere ! E allora ti accontento, secondo come mi hai impostata. Altrimenti nessuno saprà che stai scattando, magari in situazioni delicate, come durante una cerimonia o ad una conferenza stampa. Io sono la fotocamera perfetta per i cerimonialisti, per le videoriprese, posso lavorare perfettamente in simbiosi con mia sorella Z9 perché i miei file sono perfettamente identici ai suoi, e lo stesso vale per le impostazioni e le prestazioni più importanti. Sono seria, sono affidabile, sono longeva, sono sicura. Con me per dieci anni almeno, non dovrai più pensare ad un'altra. Io son più bella. Sono molto più bella. Io ti faccio sentire giovane se hai incominciato a fotografare quando le mie nonne andavano a pellicola. E se invece sei ancora giovane, ti faccio sentire diverso dagli altri che hanno fotocamere tutte uguali tra loro e noiose. Le mie regolazioni si vedono ad occhio. Se vuoi, puoi evitare perfino di usare menù e display posteriore (che si può elegantemente chiudere a portafogli che nemmeno si capisce che è un display). Oppure usarmi come ti pare, tipo con le ghiere davanti e dietro, perché sono flessibile. Io mi adatto, non sono rigida. Se usi obiettivi di una volta puoi impostare il diaframma con la loro ghiera. E io ti aiuto a mettere a fuoco ad occhio con le mie indicazioni a mirino. Addirittura ti stabilizzo l'immagine sul punto in cui stai mettendo a fuoco a manuzza, aiutandoti con il mio focus-peaking ! Vuoi giocare con il focus-shift ? Io sono stata la prima ad averlo, che ti credi, non sono mica una vecchia ciabatta. Ho una modalità per il bianco e nero che nessuna Nikon digitale ha mai avuto. Basta lo spostamento di una leva ed è come se mi avessi caricata con una pellicola monocromatica. Con diverse impostazioni di profondità dei neri, secondo il tuo umore del giorno, secondo la luce oppure il tuo estro artistico di quel momento. Solo che il rullino io non ce l'ho, quando vuoi, con un gesto puoi tornare a fotografare a colori come se niente fosse. sembrerà una sciocchezza ma questo switch consente di passare dal colore al bianco e nero senza passare dal menù : nella pratica è un vero spasso ! Io posso avere le pelli colorate in sei tinte differenti : non esisto solo all black come lei ! le sei tinte più la base tutto nero con cui si può ordinare - senza sovrapprezzo - la Nikon Zf. E' vero che io non posso utilizzare schede di memoria CFExpress, ma in fondo, a che fotografo sono necessarie ? Ho una seconda schedina di sicurezza ma già una bella SD Lexar di ultima generazione, magari di taglio generoso, ti basterà per farci tutto. Facendoti anche risparmiare qualche soldino. la Nikon Zf richiama le classiche reflex Nikon, in questo è perfettamente nella tradizione Nikon, non copia macchine mai esistite, come devono fare altri marchi che si danno al finto "vintage" perché è di moda. Ma dentro è moderna come la Nikon Z8. E poi non credere alle favole. Il mio processore è uguale al suo. Io metto a fuoco come lei. Se vuoi, mi puoi portare anche in autodromo o a caccia di volatili. Dipende da te decidere cosa fare con me : dai, usciamo ? panning a 30 fps in silenzioso con la Nikon Zf. Perché no ? L'autofocus della Zf è prestante quasi come quello di Z9 e Z8 In ogni caso io sono più compatta, dò meno nell'occhio - mi scambiano per la nonna a pellicola che non vale più nemmeno un centesimo - tu con me dai meno nell'occhio e non attiri né i guardiani né i malintenzionati. Il clack del mio otturatore è reale, gentile, deliziosamente "analogico". Il suo è soltanto un cicalino sintetizzato elettronicamente. Squallidamente finto. Io posso ispirarti anche in una giornata grigia in tutto relax, lei è performante ma alla lunga ti sfianca, pretende che anche tu sia sempre in forma e frizzante. Il mio video non sarà ipersofisticato come il suo ma è bello e sostanzioso, facile da "girare" e da post-produrre, in caso serva. E poi, costo quasi la metà di lei e con me non devi spendere un capitale per gli obiettivi ! I miei file pesano la metà e il mio sensore è più ... permissivo del suo che pretende invece sempre il miglior "vetro" per fare la differenza. Mi permetto anche di darle lezioni di alta sensibilità. Io scatto a 12.800 ISO senza paura. Chiedi a lei se può fare lo stesso. Bene, anche per evitare che le ragazze finiscano alle mani e, concludendo, ritorniamo al paragone iniziale. Se uno tiene famiglia, oggi un SUV offre le migliori caratteristiche di capienza, comodità, capacità di carico e anche prestazioni. Mentre le rare cabriolet a due posti ancora sul mercato, permettono di divertirsi se al massimo si viaggia in due e con poco bagaglio ma con qualche compromesso in più. Volendo/potendo, uno potrebbe permettersele entrambe, il SUV per tutte le volte in cui è importante arrivare a destinazione, la cabriolet per quando è più importante divertirsi a viaggiare, più che arrivare. Se uno si domanda se la Nikon Zf sia prestazionale (ma la Nikon Zf è prestazionale ! Da questo punto di vista è la migliore Nikon Z, dopo Z9 e Z8) probabilmente dovrebbe guardare ad altro. Mentre sappiamo che molti fotografi hanno comprato la Z8 perché è un'ottima fotocamera ma la sottoutilizzano perché in fondo, a loro, tutte quelle prestazioni, non servono o nemmeno interessano. Molti anche degli iscritti a questo sito, probabilmente hanno una Z8 ma si farebbero bastare, per quello che ci fanno loro, una Z5/Z6. E con una Zf si divertirebbero, probabilmente di più. Chi invece pensa ad una Z8 ma vorrebbe usarla con vecchi obiettivi da reflex via adattatore più o meno intelligente, spreca il suo denaro. Per quello una Z6 sarebbe sufficiente ma anche in questo caso, con una Zf si divertirebbe di più. La Nikon Zf in fondo è un lusso, un di più. Come lo è una cabriolet. E' anche più scomoda e richiede un certo adattamento se uno non ha mai usato o non usa da tanto tempo una Nikon classica con i quadranti e le ghiere. Ma ha qualità da vendere, è bella e scalda il cuore del vero nikonista. Permette anche di godersi la fotografia in relax, ben più di una supertecnologica ammiraglia con otturatore elettronico che sembra ti scappi via dalle mani. La Nikon Z8 invece vi porterebbe/porterà alla conquista dei ghiacci o nelle savane africane, senza provare soggezione da parte di ammiraglie, siano essere mirrorless che reflex. E' più simile, nella logica, alla Nikon F/F3 di quanto lo sia la Zf. Solo che la Zf somiglia alla F/F3, mentre la Z8 somiglia alla F100/D850, estreme evoluzioni della Nikon F Al di là dell'aspetto. Morale, la scelta migliore non esiste, dipende solamente da voi. Da che tipo di fotografo siete e da che aspettative avete. Come dite la in fondo ? E se uno volesse prestazioni superiori alla Zf in un corpo moderno ma più abbordabile di quello della Z8, una sintesi tra le due, cosa dovrebbe fare ? Solo avere ancora un pò di pazienza e aspettare qualche mese E voi, proprietari di Nikon Z8 e Nikon Zf, che ne pensate ? E voi, specialmente, proprietari sia di Nikon Z8 che di Nikon Zf che cosa avete da aggiungere ? Fatelo sapere a tutti gli altri, è l'occasione migliore.- 29 comments
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Guardiamo il lettore. Il ProGrade PG05.6 è un lettore singolo di schede di memoria CFexpress. Ha interfaccia USB 4.0 ed è stato espressamente progettato per permettere il massimo delle prestazioni dalle nuova schede prodotte con lo standard CF 4.0 Le specifiche, emesse da CFA la scorsa fine di agosto (ne abbiamo dato notizia qui ) promettono teoricamente un raddoppio di prestazioni. Le "nuove" schede restano perfettamente compatibili sia elettricamente che meccanicamente con l'esistente parco macchine e lettori. Ma, ci sono due ma. 1) per il momento non esiste sul mercato alcuna fotocamera in grado di sfruttarne a pieno le capacità 2) per leggerle e scriverle alla massima velocità lato computer, ci vuole un lettore USB 4.0 e una porta USB 4.0 ad alte prestazioni. Altrimenti ? Altrimenti, niente. Le nuove schede saranno del tutto identiche alle precedenti CF 2.0 Quindi l'investimento è da vedere in prospettiva futura. Salvo che non scattiate così tanto da vedere dei vantaggi dalla elevata velocità di lettura. Ma torniamo al nostro lettore. é ben confezionato, come da standard ProGrade. in dotazione c'è un cavo USB 4.0 certificato per una elevatissima banda passante. E una piastrina metallica dotata di biadesivo da attaccare ad un piano per sfruttare la base magnetica del lettore (se il vostro computer non ha superfici metalliche sopra cui ancorarlo). la fessura per l'inserimento della scheda e la porta USB 4.0 prodotto a Taiwan esattamente come le nuove schede ma progettato e brevettato in California. qui a sinistra, a confronto con il meno prestazionale precedente modello, con porta TB 3. qui ripresi al posto di lavoro sopra al case del desktop dotato di porte TB/USB 4.0 *** La scheda in esame è una delle prime ProGrade 4.0, disponibili nei tagli da 512 GB, 1000 GB e 2000 GB. In pratica quella che stiamo misurando è quella più piccola. Questa è la serie Gold, quella meno prestazionale. La serie Cobalt, nella generazione 4.0 è per ora limitata al taglio da 1.300 GB ed un costo di circa 1 euro al giga più IVA. la scheda è inserita in un blister bianco. sopra all'involucro corazzato è indicato il taglio, le prestazioni "promesse", e il marchio CF 4.0. Attenzione a non confonderle con le precidenti che non riportano il marchietto 4. dietro alla scheda di sono i marchi di conformità con il numero di matricola e il Made in Taiwan (come tutte le schede di fascia alta; anche le Lexar migliori sono fatte a Taiwan, nonostante Lexar sia cinese mentre ProGrade è californiana). *** Appena arrivata la scheda l'abbiamo subito misurata con gli usuali strumenti di test. temperatura a riposo. Notare lo standard indicato NVM Express 1.4, per PCIe 4.0 a doppio layer La scheda come vede in questa schermata è nuova, alla prima "accensione". Dopo i test si è appena scaldata mentre dopo una scrittura di dati per circa 325 GB la temperatura è salita ma non ai livelli che registravamo con le prime Lexar o ProGrade di seconda generazione. Purtroppo le prestazioni - elevatissime in lettura - si sono sulle prime rilevate deludenti lato scrittura. tanto da suscitarci delusione. Abbiamo scritto una mail per segnalare queste sensazioni all'assistenza online americana. Ci ha risposto subito Ingrid di ProGrade, promettendoci un aggiornamento firmare (per ora non ricevuto) ma soprattutto consigliandoci di attivare la cache in scrittura del lettore. La cache in scrittura ? Ma non è di default. No, è di default per i dischi fissi, non per i lettori. Vallo a sapere. Ecco come si attiva la cache in scrittura (per Windows, Gestione Dispositivi -> Proprietà -> Criteri) fatto questo, è cambiato il mondo : ed abbiamo effettivamente registrato prestazioni allineate con quelle promesse. Ed effettivamente le maggiori sinora riscontrate nel nostro laboratorio. anche lato video, di fatto Balckmagicdesign certifica che la scheda è adatta praticamente a tutti i formati tranne il 12K60P in formato DCI e codificato H.265 (ammesso che qualcuno abbia questa risoluzione nella sua ... videocamera). Per confronto, abbiamo misurato le altre schede di casa con il nuovo lettore, ottenendo prestazioni elevate ma NON così elevate Lexar Diamond da 256 GB Lexar Gold da 1 TB ProGrade Cobalt da 325 GB *** All'atto pratico la scheda non è realmente così veloce, almeno non nella copia continua di cartelle di grandi dimensioni. lettura scrittura semplicemente perché è tutto un gioco di equilibri tra cache, memoria di sistema, attività, buffer e tutto quando fa spettacolo in un computer desktop. così che la scheda spesso finisce per andare al picco, utilizzo del 100% e tempo di risposta anziché 10-20 ms, 2 secondi. Poco male, a 800-900 MB/s ci vuole veramente poco per scaricare le foto scattate. Ma, insomma, nulla di troppo diverso da quanto fanno le altre schede. In definitiva se dovessimo dire che vale la pena comprare queste schede per accelerare le attivi di trasferimento file diremmo che ... probabilmente no. *** E le prestazioni della Z9 ? Come avevamo anticipato, nessun vantaggio pratico. Scattando a 20 fps, NEF con compressione senza perdita (il file più grande che può fare la Nikon Z9), abbiamo queste performance : Lexar Diamond : 83 scatti ad azzeramento del buffer, dopo di che si procede a 18-19 scatti al secondo ininterrottamente Lexar Gold 2a Serie : 82 scatti ad azzeramento del buffer, dopo di che si procede a 18-19 scatti al secondo ininterrottamente ProGrade Gold 4 : 73 scatti ad azzeramento del buffer, dopo di che si procede a 18-19 scatti al secondo ininterrottamente ProGrade Cobalt 2 : 72 scatti ad azzeramento del buffer, dopo di che si procede a 18-19 scatti al secondo ininterrottamente poco differente la prestazione con i file compressi TicoRaw. Appena meno che raffica ininterrotta, con compressione media, raffica infinita con compressione elevata *** Conclusioni ProGrade è arrivata prima ed offre una gamma completa di schede CFexpress di tipo B, CF 4.0 Le Cobalt sono per ora disponibili solo nel taglio da 1.3 TB, le Gold vanno da mezzo tera a 2 terabyte. Con le nostre attuali fotocamere non ci sono incrementi di prestazione. Non sono possibili interventi di tipo firmware al riguardo, perché ci vuole che le fotocamere siano in grado di impegnare i due layer delle schede, e ci vuole una predisposizione hardware sulla scheda madre per farlo. Quindi è una cosa che vedremo nella prossima generazione. Z9 II ? Z9s ? Z8 II ? Non lo sappiamo. Lato desktop, teoricamente ci possono essere dei vantaggi dalla maggiore velocità promessa. Praticamente però è tutto da dimostrare. Vantaggi ? Sono schede più moderne delle precedenti. Sembrano reggere meglio le temperature rispetto alla prima generazione (problema già risolto da Lexar con la seconda generazione). Ma soprattutto hanno un prezzo onestissimo. Questa 512 GB è costata da Amazon.it 200,99 euro. Il taglio da 1TB costa 444 euro e quello da 2TB per chi fa video, 890 euro (non dimenticatevi del lettore, da acquistare solo se avete una porta USB 4.0 che costa da solo 111 euro). Ci sembrano prezzi tali da entrare in concorrenza praticamente con tutti gli altri marchi. Anche se, alla prova provata come sembra a noi da questi test effettuati in casa, non ci sembra che ci sia alcun vantaggio pratico (per il momento) dall'aver implementato le nuove specifiche CFA. Detto questo, siamo certissimi che presto Lexar e gli altri, lanceranno i loro prodotti concorrenti che probabilmente andranno in competizione agguerritissima, sia per prestazioni che per prezzo, con queste schede. Insomma, prepariamoci per la seconda generazione della Z9 con le munizioni giuste !
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Questo articolo è a metà tra l'artistico e lo scientifico. Ma non c'è scienza che spieghi come gli occhi vedono le cose. Né come si senta un obiettivo mentre si fotografa a tutta apertura una creatura viva, li davanti a te. il protagonista è il Nikkor 58mm f/1.4G, proposta di obiettivo artistico in chiave SWM una decina di anni fa. Da me provato a suo tempo con grandi perplessità circa la resa e la capacità effettiva di mettere a fuoco. Venduto due anni dopo per il più clinico Sigma 50/14 Art, riprovato su Nikon Z7 senza particolari sensazioni nel 2018. Ricomprato questa estate perché la focale 58mm per me è forse più "magica" di quella 85mm. Forse, dico forse, ho scoperto il mistero di questo strano obiettivo. Che è a suo agio solo in penombra e con colori pastello. Ma soprattutto con il soggetto bene al centro. Perché altrimenti il fuoco sembra che ci sia, e invece no. Tre foto del 2014 su D4 e Df, diaframmi f/2 ed f/2.8 e su Z8, nel 2023, f/1.4 o su Zf ad f/1.8 e non ci sono tanti discorsi da fare, la magia c'è tutta, se si trova la combinazione giusta tra soggetto e luce. Si accende. Ma è un attimo ad andare fuori fuoco. E purtroppo per gli standard di oggi la foto è da buttare. Impensabile usarlo in fotografia di movimento, il soggetto deve stare in posa. E possibilmente in mezzo. Questo è quanto ho imparato usandolo. Sono tentato di rivenderlo ancora perché il 50/1.2 S gli è superiore in tutto. Ma questo 58mm ha un'anima tutta sua. Sarà per la focale, sarà per il modo con cui restituisce i soggetti, sarà per i colori. E' fonte di ispirazione. E quindi esito. Ma intanto il tempo non è passato invano e se il 50/1.2 è in casa un motivo ci sarà. Una volta i progettisti Nikon facevano i calcoli degli schemi ottici, poi costruivano un prototipo e vedevano come andava. Se il risultato non era quello atteso, ricominciavano da capo. Adesso hanno un simulatore. Questo, inseriti i parametri salienti, restituisce a video quella che sarà l'immagine sintetica creata dall'obiettivo. Così gli ingegneri possono modificare a piacimento schemi, tipi di lenti, materiali, distanze e dimensioni, avendo una idea abbastanza precisa del risultato finale. Solo così è potuto nascere quel miracolo che è il 58/0.95 Noct, l'apoteosi di quella focale e l'estremizzazione del tentativo solo abbozzato con il 58/1.4G. Che rimane avvantaggiato per l'autofocus ma che è indietro in tutto. Come è più avanti, anche rispetto al 58 Noct, il 50/1.2 S, obiettivo sostanzialmente senza difetti e capace di produrre fotografie sempre a fuoco. Dicevo che il tempo non è passato invano, anche per me che adesso ho gli strumenti per andare a vedere bene cosa influenza il risultato della messa a fuoco quando, fotografando non me lo spiego. Ho fatto una serie di scatti ad aperture varie mettendo a fuoco una tavola di legno a circa 45°. Poi in Photoshop ho usato il filtro "Trova i bordi". questa è la rappresentazione della "risposta" del 58mm ai primi diaframmi. Si intuisce anche in quella ad f/1.4 dove però il contrasto è piuttosto labile ma chiudendo il diaframma l'effetto si evidenzia sempre più, diventando eclatante ad f/4. La risposta sul campo del 58 è curvilinea, non è lineare. In pratica rispetto al punto centrale, il piano di messa a fuoco effettiva si incurva verso i bordi, con una distanza evidente. Il campo inquadrato in questi scatti è di circa 50cm. Quindi parliamo di centimetri di distanza tra il punto di messa a fuoco centrale e i bordi estremi. Centimetri, non millimetri ! Per confronto ho proprio usato il 50/1.2 S che si dimostra per quello che è : una affettatrice dal taglio perfettamente lineare, che si ingrossa semplicemente quando chiudiamo il diaframma. Con il risultato che già ad f/1.2 mette a fuoco con assoluta certezza e con un contrasto pieno, ovunque noi mettiamo il punto di rilevamento. Prendete queste immagini, fatte alla buona e a mano libera non troppo ferma per quello che sono. Ma si vede quanto il campo nitido del 58 sia spesso e labile oltre che curvo, mentre quello del 50 sia solido, concreto, soprattutto perfettamente dritto. Ecco, questo è il mistero del 58/1.4G. I progettisti del 58/1.4G hanno inserito l'ingrediente magico descrivendo un campo non planare che digrada circolarmente dal punto centrale di messa a fuoco. Quelli del 50/1.2 hanno fatto uno scanner che in tempo reale, anche a 20 frame al secondo spara immagini precise. Pur offrendo una rappresentazione del soggetto romantica sebbene non onirica come quella del 58. Cosa preferire ? Sinceramente trovo rassicurante al massimo il 50/1.2 S per Nikon Z e lo userei sempre in tutte le circostanze critiche. Ma il piacere di creare immagini artistiche con il 58 resta impagabile, anche perché imprevedibile e reso complicato dalle sue - tante - deficienze. Insomma è come inserire un'alea in un mondo che è sempre più cinicamente tendente al perfettino. 50/1.2 S ad f/1.2 su Nikon Zf : una delle mie foto più belle del 2023 58/1.4G ad f/1.4 su Z8 : una delle mie foto più belle del 2023 Grazie Nikon !
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ProGrade Digital CFexpress : 325 GB Cobalt VS 120 GB Gold
Rudolf posted an article in Memory cards and card readers
Qualche giorno fa ho messo alla prova la scheda CFexpress da 120 gigabyte serie Gold di ProGrade Digital : il risultato mi ha fatto venire la curiosità di provare la più capiente (e potente) Cobalt da 325 gigabyte per cui la casa produttrice segnala tra le specifiche una velocità media di 1.000 megabyte/secondo con un picco di 1.400. Prestazioni di laboratorio, ovviamente, difficili da riprodurre nella realtà. Ma io ho voluto vedere e, complice un repentino calo del prezzo (da oltre 600 euro a 455) ne ho ordinata una che è arrivata questa mattina. Ed eccola qua : le due generazioni a confronto : sulla sinistra quelle ProGrade (ex Lexar) da 325 e 120 gigabyte in formato CFexpress e a destra la XQD Lexar Professional da 128 gigabyte con cui ho fatto tutte le miei foto con D5, D850, D500, Z6 e Z7 fino ad oggi Entrambe le schede ProGrade sono prodotte in Vietnam si distinguono esclusivamente per l'etichetta dorata e argento (di che colore è il cobalto ? Io ricordo il colore BLU cobalto ...). la confezione è identica l'unica differenza è nella capienza e nella indicazione di velocità in lettura (R) e scrittura (W) differenti nella Cobalt, ed indistinta (e ben distante dal vero) nella Gold. le ho messe alla prova entrambe nel lettore ProGrade specifico per el CFexpress (e non compatibile con le XQD) collegato ad una porta USB 3.1 Gen 2 (identico come standard ad USB 3.2 Gen 2) sul mio nuovo pc (un i9 ad 8 core con 32 gigabyte di memoria e un disco NVMe da 2 TB capace di 3.000 megabyte al secondo) I dati di misura in ambiente operativo CrystalDiskMark esegue dei test sintetici che cercano di simulare un carico in differenti condizioni di un generico supporto di memoria Aja invece simula il flusso video Infine ho voluto fare una prova che più semplice non c'è. Ho preso una cartella con circa 45 gigabyte di file NEF e JPG di taglio comune e l'ho copiata dal mio disco NVMe alle due schede Sulla sinistra trovate sempre i dati di misurazione della scheda da 325 gigabyte, sulla destra invece quelli della 120. Vedendo questi numeri (che sono ripetibili e che io ho ripetuto più volte) mi verrebbe da pensare che a parte il taglio (302 gigabyte utilizzabili contro 112 gigabyte) sia il controller che i chip siano gli stessi. O, se vogliamo vederla in un modo differente, più pragmatico, che nel mio sistema (che non è una workstation high-end è un normale computer desktop di fascia alta) si comportano esattamente in modo uguale, fatta salva la differente capienza. Infine per simulare le situazione più comune di chi abbia una scheda XQD 2933x e la legga con un lettore USB 3.0 di fascia media (in questo caso il lettore Sony che Nital regalava non mi ricordo più se con la D4 o la D5) ho rifatto le misurazioni : i numeri sono differenti da quelli del test della 120gb pubblicati l'altro giorno perchè là ho utilizzato l'eccellente lettore XQD Lexar che è il miglior del mercato (oggi difficile da trovare) e che fa volare al massimo le mie 2933x. Ma non sarà così per tutti. Quindi in conclusione ? Con la precisazione che questi non sono test di laboratorio ma in ambito ordinario, quelli del pc di (quasi) tutti noi, e che per avere le massime prestazioni di ogni sistema ogni collo di bottiglia va accuratamente esaminato (il tipo di lettore, il modello, la connessione, il disco da cui o verso cui copiate le immagini), possiamo concludere sommariamente ma senza volere essere asseveranti che : le due schede di memoria CFexpress di ProGrade sono sostanzialmente equivalenti per prestazioni al netto della differente capienza le due schede di memoria CFexpress di ProGrade sono all'atto pratico circa 3-4 volte più veloci della XQD Lexar 2933x non ho motivo di ritenere che la Cobalt sulla Z6 o la Z7 si comporti diversamente da quanto non faccia la Gold. Morale ? Con le CFexpress non abbiamo più il fornitore unico residuale come per le XQD. Con le CFexpress adesso abbiamo finalmente tagli convenienti per chi ha bisogno di schede superiori ai soliti 32-64GB che per molti sono già abbondanti ma che per fotografi come me invece sono solo un fastidio. Che il prezzo per gigabyte sta tendendo ad abbassarsi verso cifre interessanti, almeno considerando ProGrade Lo ribadisco a scanso di equivoci : tutto questo vale in ambito informatico e non lato fotocamera. Io non percepisco alcuna differenza apprezzabile nell'uso delle CFexpress rispetto alle XQD sulle macchine Nikon Z. Per vedere migliori prestazioni fotografando penso che si dovrà attendere la prossima generazione di fotocamere.- 20 comments
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