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  1. Dario Fava

    Effetto Vertigo

    Pur restando fedele alla fotografia, che resta il mio vero amore, capita spesso di dover girare dei video, ed anni fa quando per necessità mi trovai a studiare un po' di cinema, questo effetto fu tra quelli che mi colpirono di più. Come si fa? O meglio.. come si faceva ai tempi de "lo Squalo" o di "Marnie"? Si montava un binario sul quale si fissava la camera, mentre si arretra in maniera lineare grazie al binario, si zooma in avanti (o viceversa) in modo che il soggetto mantenga lo stesso rapporto. Cosa succede? Che lo sfondo sembra muoversi mentre il soggetto resta fermo, perché cambiando la lunghezza della focale tutti sappiamo che cambia l'angolo dell'inquadratura e lo sfondo si avvicina. Quando si usa? Solitamente si usava (ma lo si fa ancora con tecniche più robotizzate e precise) nei film horror per aumentare la tensione, e ci riesce anche bene, non a caso si chiama "Vertigo" Oggi ci sono software che gestiscono in automatico i sistemi di movimento delle camere con quelli dello zoom basti pensare a MILO che è un robot incredibile, in grado di fare cose impensabili per gli anni in cui si conoscevano solo binari e crane. Ma Milo si usa nel cinema per chi ha budget quasi illimitati. La cosa bella che con l'avvento della AI oggi si possono fare cose simili con un semplice drone domestico in automatico... Benvenuta la tecnologia alla portata di tutti. Vertigo.mp4 E per chi avesse voglia di guardarlo metto il montaggio intero, fatto semplicemente in automatico con AI selezionando spezzoni del girato, per mostrare cosa si può fare con uno strumento consumer e un po' di voglia di imparare. le figure più complesse sono fatte in automatico, quelle più semplici a volo manuale (ma si vede quando piloto e quando no). 1700466352253.mp4
  2. Mi piacciono i film di fantascienza, azione, supereroi, fantastici e certo horror compresi i B movies, divertenti quanto improbabili. Il primo Predator, B movie d'eccellenza, uscito nel 1987, considerato una cavolata e nvece diventato un cult, mi è piaciuto da matti. L'espressività da statua Moai di Schwarzenegger, la stretta di mano fra lui e Carl Weathers con esplosioni di bicipiti, le frasi mitiche sia del team di Marines ("ma stai sanguinando" "non ho tempo per sanguinare!") o dello stesso Schwarz ("Oh ma sei un mostro orribile!") sono memorabili. L'alieno stesso, il Predatore, che scende sulla Terra per partite di caccia era intrigante, persino simpatico. Stereotipo pre 2000? Va bene. Al primo predator è seguito un... sequel, un altro, poi un terzo, tutti dimenticabili. A qualcuno è venuta anche l'idea di mescolare la saga di Alien con quella di Predator, con risultati di un'idiozia rara (ispirandosi ad un videogioco se non sbaglio). Ora, per Disney è in uscita, con gran clamore, "Prey" una specie di prequel, che racconta una partita di caccia del Predator in America in epoca Coloniale. MI incurisisce molto e vorrei vederlo, anche se ho qualche riserva dopo aver visto il trailer. Stereotipo attuale? La protagonista è una ragazzina nativa americana al posto di un colossale Marine? Vabbè quello ci può stare (sarà per via dell'uguaglianza di genere, valorizzazione delle minoranze ampliare il pubblico includendo anche i ragazzi?), però, in fondo è un qualcosa sul tipo Davide vs Golia. Non mi darebbe poi troppo fastidio, nonostante io sia un vecchio di mente rigida. Basta che la storia sia decente. Poi ho visto il trailer, quello che mi ha fatto rabbividire è la scena al secondo 0.26-0.27. La ragazzina di 15 anni vede un Grizzly, ben lontano, che si sta facendo i fatti suoi e cosa fa? Prende il suo arco e gli tira una freccia. Che c'è di male? 1) Ma voi avete mai provato a tirare con un arco che non sia un compound (quello a carrucole) o un arco giocattolo da villaggo turistico? Un arco efficace, che tiri lontano richiede una notevole forza fisica per essere usato. L'arco nei tempi antichi era un'arma prettamente maschile (a parte Diana, ma lei era omologabie ai supereroi), Invece lo stereotipo cinematografico è che dato che è sottile sta bene con le ragazze. Questo lo dicono gliesperti, ma anch'io ho praticato per un po' tiro istintivo (quello senza bilancieri e mirini, all'antica) con un arco ricurvo da 55 libbre (il minimo da competizione maschile) ed era un bell'impegno. 2) Siete da soli (vabbè con un cane) nella foresta, vedete un Grizzly, non un Criceto, lontano, che bontà sua vi ignora, e gli tirate una freccia , così tanto per farvi inseguire? Ok, si capisce che tutta la scena è per creare un'entrata drammatica del Predator ma se è questa l'astuzia dell'eroina che sconfigge l'alieno ipertecnologico siamo messi male. Arrivo al punto. Un film, che sia B movie o meno può essere improbabile, surreale, qualsiasi cosa, ma la sceneggiatura deve avere una propria coerenza. Non si devono far fare cose palesemente stupide, o senza alcun senso. Questo è quello che rovina il film, trasformandolo da un film d'azione/tensione in una comica. A quel punto si guarda il film per vedere quante fesserie ci hanno messo dentro, ma è un'altra cosa. Invece nelle ultime produzioni sembra proprio che gli sceneggiatori abbiano abolito la coerenza o peschino a caso scene scritte su dei biglietti dentro un cesto. Vale, purtroppo per gli ultimi Alien, Marvel, la Saga di Star Wars (soprattutto!), dove i protagonisti fanno cose a caso e la CGA rimedia a tutto? Non ci sto. Vedrò comunque Prey, perchè lo Yautia (il Predator) è troppo simpatico, sperando che la frecciolina al grizzly sia l'unico inciampo. Immagini prese da internet, copyright degli aventi diritto. PS Un ottimo "corto" su Predator è questo che vi propongo sotto, è un "fan made", con pochi mezzi riesce a coinvolgermi più delle mega produzioni ufficiali. E' stato girato in tre giorni con un budget di 500 dollari. Guardatelo, sono solo 9 minuti, e sappiatemi dire.
  3. Una chiacchierata sull'altra mia grande passione, se a qualcuno interessa, buona lettura . Esagerando ma non troppo: I vecchi film di Kung Fu anni '70 (e in fondo anche molti di quelli successivi) erano fatti un po' con lo spirito da film porno : la trama era poco più che una scusa per far vedere quello che davvero interessava, cioè i combattimenti. Se i combattimenti non erano belli, si restava delusi. Bruce Lee non deludeva mai Bruce Lee con i Nunchaku, che rese famosi (pochi sanno che Nunchaku è il nome giapponese, in cinese si chiamano Shuang jie gun). Bruce Lee non ha bisogno di presentazioni, è l'icona del kung fu sia cinematografico che, fino ad un certo momento, anche praticato. Nel web trovate tutto e anche di più su di lui. Questa è solo una piccola riflessione su un aspetto particolare, il suo successo cinematografico-televisivo Cos'aveva di speciale Bruce Lee? A parte un volto accattivante ed una fisicità ineccepibile (era sciolto, veloce ed aggraziato come un gatto nei movimenti e, per le sue dimensioni, anche potente) Bruce Lee è stato uno dei primi "marzialisti" a rendersi conto che quasi tutte arti marziali tradizionali cinesi (leggi i vari stili di Kung Fu classico) nel tempo avevano perso per strada gran parte della loro essenza , diventando più che altro delle coreografie. Mentre il gesto esteriore diventava sempre più elaborato e spettacolare, andava privandosi di sostanza, finendo in un "vuoto agitare di mani" come disse lui stesso in un'intervista. Al di là del discorso marziale, anche a livello cinematografico i combattimenti coreografati diventavano sempre più degli stereotipi sempre uguali e pochissimo realistici. Quasi noiosi. A quattordici anni mi entusiasmavo, ma in realtà quelle dita intrecciate... Artigli ovunque! Bruce Lee cambiò le cose. Se non ne siete convinti, fate un esperimento: prendete uno spezzone di film cinese di kung fu precedente a Bruce Lee e paragonatelo con uno tratto dai suoi migliori film come "Dalla Cina con Furore" oppure con il bellissimo combattimento con Chuck Norris ambientato nel Colosseo. Nei primi vedrete delle sequenze di uno-due -tre uno due tre: un infinito scambio di tecniche con un ritmo sempre costante, un colpo uno una parata, un colpo l'altro, strane prese, complicati giochi di mano e di piede. Nel film di Bruce Lee no, il ritmo è vivace e spezzato, i colpi sono semplici e verosimili (siamo comunque al cinema) si alternano movimenti veloci a quelli più statici, con un'impressione di maggiore realismo e grande coinvolgimento. Le sue tecniche se così vogliamo chiamarle, poi sono enormemente più credibili, quasi niente colpi a braccia tese, calci pugni e proiezioni che, fatte salve le esagerazioni cinematografiche, si sarebbero potute benissimo vedere in un combattimento vero, con colpi di anticipo, finte, cambiamenti di posizione e saltelli da pugile. Un sano diretto alla bocca dello stomaco Bruce Lee e Chuck Norris (che doveva perdere per contratto ) un bel gancio, niente strani ricami. Una presa realistica, Bruce Lee sta martirizzando un giovane Jackie Chan ai suoi esordi cinematografici Questo grande senso del ritmo, prestanza e modernizzazione delle tecniche fu la chiave del suo successo cinenatografico. La mitica serie Tv "il Calabrone Verde", il protagonista doveva essere il giustiziere (Van Villiams), ma in pochissime puntate il suo maggiordomo/autista/artista marziale Kato (Bruce Lee, naturalmente ) gli rubò totalmente la scena. Pensate che nel suo primo film di Hong Kong (arrivato da noi tardi, con il nome "Il furore della Cina colpisce ancora") fino all'ultimo gli sceneggiatori erano indecisi su chi rendere protagonista. In origine doveva essere un altro e Bruce Lee doveva fare "l'amico che muore per scatenare la vendetta" , dopo aver visto il suo modo di muoversi e portare i colpi in sequenza "sincopata", decisero di invertire i ruoli e fare protagonista Bruce Lee. Attualizzando le scene di combattimento di Kung Fu grazie anche al suo spiccato senso del ritmo da ex-ballerino oltre che all'esperienza marziale, Bruce Lee ha rivoluzionato il modo di coreografare i combattimenti. Nei vecchi film era enfatizzato questo o quello stile di Kung fu e i combattimenti erano in pratica dimostrazioni di sequenze proprie di questo o quello stile. Nei film di Bruce lee non si parla di stili, è puro combattimento, sempre cinematografico, cioè sono coreografie, ma più entusiasmanti, perchè quasi ci credi. I calci "adottati" da Bruce Lee funzionano ancora oggi nelle MMA. Il suo film di maggior successo, "dalla Cina con Furore" è stato rifatto dopo la sua morte con altri protagonisti di grido, ad esempio Jet Li e poi , mi pare, Donnie Yen. Mi hanno deluso; intendiamoci, Jet li è bravissimo (è stato campione assoluto di Wushu, il kung fu per così dire "acrobatico"), ma non è la stessa cosa. Nella pratica marziale "vera" anche Bruce Lee era partito da uno stile di Kung fu classico, il Wing Chun, un metodo di combattimento molto pratico e diretto, di solito a corto raggio, originario della Cina meridionale, ma praticato in tutto il mondo. Un giovane Bruce Lee che si allena al classico "uomo di legno" del Wing Chun. Se volete farvi un'idea del Wing Chun, peraltro arte marziale molto "solida" di cui ho gran rispetto, è quello con cui Donnie Yen ci appesta da anni con performances da supereroe Marvel in un film dopo l'altro, i vari "Ip Man" 1,2, 3... Ip Man fu sì maestro di Bruce Lee ma non fece NIENTE o quasi di quello che si vede nei film con Donnie Yen. Il Wing Chun dunque diede un'impostazione di base a Bruce Lee, che lui integrò con tutto quello che riteneva efficace, sia orientale che occidentale, Aveva capito che il combattimento evolve nel tempo per cui si deve adeguare la pratica, che le cose complicate difficilmente (molto) funzionano nella realtà e che allenarsi con il il combattimento preordinato senza sparring serve a poco o nulla. Bruce Lee che prova con Dan Inosanto, una tecnica di incontro. Dan Inosanto (credo sia ancora vivo) è un grande maestro di Kali filippino (arte marziale molto pratica per cui estremamente valida!), e compare come avversario in uno dei film di Bruce Lee. Lui e Dan Inosanto studiarono inseme e Dan Inosanto fu accreditato istruttore di Jeet Kune do, lo stile fondato da Bruce Lee. In questa scena Bruce Lee usa due bastoni di media lunghezza, arma tipica del Kali filippino. Il suo Jeet Kune Do o Jun Fan, o quel che è, in fondo è un metodo di combattimento che piuttosto che insegnare tecniche insegna a diventare fluidi e reattivi, anzi proattivi. NOTE INTEGRATIVE Non parlo nel blog dei Wuxia, le opere cinematografiche a volte sfarzosissime, anche belle, vagamente simili ai nostri fantasy, dove l'irreale è parte integrante perciò necessaria. Il blog è sulla rivoluzione operata da Bruce Lee in campo cinematografico, non sull'efficacia nel combattimento sua o di chicchessia, nè si intende approfondire questo o quell'altro discorso su uno o l'altro stile di kung-fu e relativa reale o presunta efficacia, se no si finisce nelle sabbie mobili. In più il discorso è riferito solo alle arti marziali Cinesi antiche. SOLO PER I FANATICI. Del degrado delle arti marziali cinesi dal punto di vista combattivo si era già accorto qualcuno, molto prima di Bruce Lee , negli anni '20-30, un grande Maestro, Wang Xiangzhai, proprio per questo fondo' uno stile (che ho avuto l'onore di praticare seppur brevemente) fondato sul consolidamento della struttura, coltivare l'intenzione, niente forme preordinate e combattimento a contatto. il Da Cheng Quan. Piacque persino agli occupanti Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale tanto che un ufficiale giapponese maestro di Karate, tale Kenichi Sawai lo imparò e tornato in patria elaborò una versione molto combattiva, il Taikiken. Tutto quanto scritto è un'opinione personale soggettiva, supportata da studi e in alcuni casi dalla pratica, ma se riscontrate errori, è possibile ed è solo colpa mia. correzioni ben accette. Aperto alle discussioni purchè ...serene. Foto da internet.
  4. A lezione, se l'argomento si presta, cerco sempre di alleggerire le ore inserendo divagazioni sul tema, in modo da far respirare un po' gli studenti, facendoli comunque riflettere. Come potete immaginare, i Dinosauri sono l'argomento top (finchè non si accorgono che non sono così facili da studiare ) e una chiacchierata sulle ricostruzioni al cinema e nei "documentari" (le virgolette sono d'obbligo, vedremo perchè) è sempre gradita. Sperando di far cosa gradita anche a voi, ecco una versione di queste chiacchierate. Cominciamo dal Cinema: Prima di Jurassic Park le ricostruzioni dei dinosauri erano approssimative, addirittura a volte, nei primissimi film, usavano Iguane ed altre lucertole sovrapponendole a filmati con gli attori. Una povera iguana proiettata su un fondale. Poi sono arrivate ricostruzioni davvero adorabili (specie quelle di Ray Harryhausen, se sono paleontologo è anche un po' colpa sua!) piacevano a tutti e non interessava quasi a nessuno se erano veritiere o meno, già la stop motion portava tutto nel regno della fantasia. Uno dei Dinosauri di Harryhausen, anni '60. Comunque nessuno si faceva domande, erano mostri e basta. E' stato con Jurassic Park, la sua CGA curata, gli animatronic realistici e la sceneggiatura (del primo) basata sul bel libro di Crichton con la consulenza di veri paleontologi, che la gente, sentite anche le ultime allora rivoluzionarie scoperte, ha cominciato a voler capire, sapere se credere che i Dinosauri fossero proprio così. Ma erano proprio così? Vediamo alcuni dei temi più famosi di Jurassic Park Stai fermo che il Tirannosauro non ti vede. Questo è un trucco usato da Crichton per uscire da una situazione in cui i personaggi erano bloccati senza via di scampo. L'autore nel libro astutamente racconta che il DNA dei dinosauri è stato completato da DNA di rospo (e gli Anfibi realmente sono molto sensibili al movimento e poco ai soggetti statici). Ma il Tirannosauro era più simile ad un uccello, tutto sommato, e gli uccelli ti vedono anche se stai fermo. Moltissimi studenti me l'hanno chiesto. A proposito non si possono tirar fuori dei Dinosauri da infimi frammenti di DNA vecchio di 100 milioni di anni (qualcuno ha cercato di tirar fuori Dinosauri dal DNA di uccelli attuali, ma è un'altra storia). Il Tirannosauro corre come un cavallo. Questa era l'idea di un certo Greg Paul paleontologo-artista sui cui disegni è basata la ricostruzione, bellissima, del Tirannosauro di Jurassic Park. Il Tirannosauro di Greg Paul, in corsa. Paul nel suo libro sui "Dinosauri predatori" afferma che per il Tirannosauro era possible pensare ad una velocità di punta sui 60-70 chilometri all'ora (come un cavallo da corsa). E così si ha l'inseguimento mozzafiato fra il nostro Tirannosauro e la Jeep. Bella scena comunque. Paul era (anzi è, mi risulta tuttora vivo e attivo) un grande entusiasta, ma fermiamoci un attimo a riflettere. Un grosso Tirannosauro da vivo pesava oltre cinque tonnellate, fino ad otto. Più di un grosso elefante africano maschio. Vi immaginate l'inerzia di cinque-otto tonnellate a 60 chilometri all'ora? Gli animali non sono automobili, non hanno freni al carbonio nè ruote sterzanti. Come fermarsi? come cambiare rapidamente direzione? Le ossa sono di... osso, quando si corre l'impatto sul terreno è pari a due-tre volte il proprio peso, quindi le ossa del Tirannosauro avrebbero dovuto reggere impatti da quindici a oltre venti tonnellate! C'è una formula per calcolare i carichi che un osso può sostenere senza spezzarsi e, garantito, le ossa del Tirannosauro erano troppo sottili (anche se a noi sembrano grosse). Per reggere carichi simili avrebbero dovuto essere talmente spesse da non consentire al povero animale di muoversi. E se inciampava durante la corsa? La testa avrebbe sbattuto per terra da un'altezza di tre metri o giù di lì (le braccine non potevano essere di alcun aiuto) risultato: Il cervello diventava un budino molle e addio Tirannosauro. Ricordiamoci che l'elefante non è in grado di correre (anche se più veloce di noi, la sua è una camminata). Le stime più plausibili, pur sempre stime, danno una velocità massima di 20 km all'ora per il nostro T rex. In fondo a lui bastava essere veloce quanto, o poco più, delle sue prede... Un tirannosauro giovane o altri dinosauri carnivori più piccoli potevano invece essere piuttosto veloci. Il Velociraptor! L'altra star di Jurassic Park. Non era squamoso, non poteva sorridere, probabilmente non era così astuto, ma non è troppo sbagliato. E' stato reso abbastanza realistico nelle performances atletiche. Le sequenze di agguato e assalti sono belle (=verosimili per quel che ne sappiamo). Anche l'idea che Velociraptor fosse gregario, se non sociale, ha qualche fondamento. Molto sopravvalutata la sua intelligenza e perfidia (ma doveva fare il cattivo della storia). Resta il fatto che il vero Velociraptor era alto meno di mezzo metro, se lo trovavi da solo potevi cacciarlo a calci (se era in gruppo poteva essere una rogna invece). Per il film è stato ingigantito. Però a volte la fantasia precede la realtà: qualche anno dopo il primo Jurassic Park sono state scoperte delle forme di "raptor" grandi proprio come quelle del film! Utahraptor, scoperto dopo l'uscita del primo Jurassic Park, era proprio grande così. C'è anche da dire che si saputo poi che erano piumati, ma li hanno lasciati squamosi per tutta la serie perchè più cool. Sono d'accordo, dei "tacchinoni" non sarebbero piaciuti a nessuno. Chi vuol vedere un film con dinosauri piumati? Io no! L'animazione più credibile di tutta la serie di Jurassic Park? I Dinosauri Struzzo, la loro corsa (modellata sugli struzzi di oggi) è molto realistica perchè il loro scheletro era molto simile a quello degli struzzi, braccia a parte. La peggiore fesseria della serie di Jurassic Park? Tralasciamo l'ultimo film della serie, un'opera indegna che mi rifiuto di commentare, lì le fesserie sono la parte principale. Con questa esclusione, la fesseria peggiore a mio avviso è in Jurassic Park 3 ed è il duello fra il Tirannosauro e lo Spinosauro. Gli sceneggiatori, o chi per loro, volevano creare una nuova star al posto del beniamino Tirannosauro, così hanno scelto lo Spinosauro di recente (all'epoca) riscoperta e gli hanno fatto fare un incontro di wrestling con il Tirannosauro, che uccide rompendogli il collo con una mossa di jujitsu (si fa per dire). I Dinosauri, lo spiegherò altrove, non avevano l'agilità dei mammiferi per sostenere duelli prolungati, ma soprattutto: Il duello sarebbe finito al primo morso del Tirannosauro, la cui forza di carico è stata stimata di 6 tonnellate. Qualunque cosa avesse morso, l'avrebbe tranciata senza problemi . Esistono scheletri di Dinosauri erbivori con tracce (e addirittura denti) di morso di Tirannosauro che indicano che aveva strappato carne ed ossa insieme. Se vogliamo insistere, anche il collo del Tirannosauro era robustissimo, difficile da rompere e lo Spinosauro (come gli altri Dinosauri) non aveva la mobilità delle braccia per eseguire tecniche di wrestling. Ma qui si entra nello specialistico. Dobbiamo prendercela per questo? No! Siamo al cinema per divertirci non per studiare, e Jurassic Park è un opera di fantasia come King Kong. Va operata quella che si chiama sospensione di credibilità, come non discuto la incredibilità le imprese dell'Uomo Ragno, così non mi preoccupo del Super T. rex. Quello che voglio da quei film è una storia divertente, interessante ed una sceneggiatura intelligente. Purtroppo ogni sequel del primo Jurassic Park è stato peggio dell'altro, fino all'abisso di insensatezza dell'ultimo, che non sfiora il ridicolo, ma l'irritante. E i documentari sui Dinosauri? Lì il discorso si fa diverso, perchè hanno pretese di informazione. Però si fa lunga, se volete ve ne racconto un'altra volta, vi va?
  5. Amo il cinema, ci vado spesso, ci vado per divertimento, al cinema non mi interessa indignarmi, coinvolgermi in crisi esistenziali o che, perchè ne ho a sufficienza nella vita reale. Vado al cinema per evadere, vedere cose che mi facciano provare emozioni, per sognare. Amo il cinema di fantascienza, del fantastico e del mistero, specie se con sfumature horror, da buon cultore di Lovecraft. Detesto invece la bassa macelleria, lo splatter e assimilati, perchè non mi interessa avere movimenti gastroenterici, provare disgusto o angoscia. Sono molto affezionato ai vecchi film horror/fantastici per la loro ingenuità, per l'atmosfera un po' da sogno dovuta anche al bianco e nero. Non mi vergogno a dire che se dovessi salvare solo cinque film in tutto, uno sarebbe senz'altro "Il Mostro della Laguna Nera" (The Creature of the Black Lagoon) del 1954, di Jack Arnold, che per me è il più bel B movie mai girato. Senza dimenticare che, in fondo, gli uomini pesce o "abitanti del profondo" nascono dai racconti di Lovecraft... E' la storia di un uomo-pesce misteriosamente sopravvissuto dal Devoniano (wow!), che infesta una laguna dell'Amazzonia e del team di biologi/paleontologi che lo va a cercare per studiarlo. Tra gli scienziati c'è la fantastica Julia Adams, scienziata anche lei, di cui il mostro si invaghisce, con quel che ne segue (un mistero nel mistero, potrebbe essere come mai il resto della ciurma non ci prova). Ovviamente il mostro viene ucciso e la bella salvata dall'eroico scienziato innamorato. Il team di scienziati osserva la mano fossile di una Creatura estratta da rocce devoniane, ma intanto in Amazzonia.... Una delle scene migliori del film: La Adams nuota con la Creatura che nuota sotto di lei, affascinato. E la sfiora, non visto. Primo incontro cui seguiranno fughe, spari, ammazzamenti, rapimenti, inseguimenti, fino al climax Da lì a poco la Creatura verrà uccisa a fucilate. Visto il successo, il film ha avuto due seguiti, facendo misteriosamente risorgere la Creatura. Furono però film di una banalità sconcertante e soprattutto di una noia mortale. Il tocco di grazia se n'era andato. C'è stato in seguito qualche tentativo ispirarsi al tema della Creatura, ad esempio con l'italianissimo "L' isola degli uomini pesce" del 1979, più che altro una scusa per far vedere Barbara Bach, quale damsel in distress (fanciulla nei guai) con uomini pesce ridicoli. Peggio, nel 1980 con Humanoids from the Deep, un soft-porno, soft-splatter ecologico (scorie tossiche trasformano marinai e pescatori mostri pisciformi arrapati) con molto topless, molta mucillagine e nessuna intelligenza. La locandina è già un programma... Il film è pieno di stelline in bikini come questa... che fine faranno? Come prevedibile. Così il destino della Creatura, l'uomo pesce, sembrava l'oblio (meglio dei beceri tentativi comunque). Ed ecco che quest'anno il geniale Guillermo del Toro tira fuori dal cilindro La Forma dell'Acqua, che riceve da subito recensioni entusiastiche. La speranza di un film che renda giustizia alla mia creatura preferita rinasce e corro a vederlo. Che dire: Finalmente un altro gioiellino. ATTENZIONE: DA QUI IN AVANTI CI SONO DEGLI SPOILER, CHI VOLESSE ANDARE A VEDERE IL FILM DOVREBBE SOSPENDERE LA LETTURA. Del Toro è riuscito nella magia: ha creato tramite sapiente fotografia, scelta dei colori ed ambientazione, un'atmosfera da favola dark, senza splatter e senza imbecillità, con tracce di astuta, calcolata, delicata ingenuità. Già questo sarebbe un ottimo risultato, ma si va oltre, la trama relativamente semplice è arricchita di personaggi e di situazioni, anzi potremmo dire che Del Toro si è divertito a metterci di tutto: siamo nell'America del 1962, c'è la guerra fredda, le spie russe, gli scienziati di buon cuore, i generali ottusi, il razzismo contro i neri e contro i gay, il consumismo e la crudeltà aziendale. Il "mostro", ma sarebbe meglio chiamarlo la Creatura, è chiaramente discendente dall'altra Creatura, quella di Jack Arnold: La fisionomia è molto simile, ovviamente è molto più "vivo" e per nulla gommoso, lo sguardo è più stupito e sognante che feroce od ottuso. E' ingenuo, ma al tempo stesso dotato di grandi poteri. Come il suo antenato cinematografico proviene da una laguna del Sudamerica, dove era temuto ed adorato dagli indigeni. Per il resto siamo di fronte ad un'intelligente inversione dei ruoli e degli standard, che adegua il film ai nostri tempi. E' il Mostro della Laguna Nera, ma alla rovescia. Il mostro qui è la vittima, catturato a scopo di studio per fini di uso militar-spaziale e trascinato in laboratorio. Qui il positive thinking, action man mascellone bianco americano con moglie alla Debbie Reynolds è uno spietato aguzzino, è lui il vero mostro, ma in fondo un povero mostro, ingranaggio in un sistema ottuso. La protagonista femminile è bruttina e socialmente isolata, ed è pure muta; condivide l'appartamento con un tenero vecchio pubblicitario gay. Non è assolutamente una scienziata, ma fa le pulizie nel laboratorio. E' così che entra in contatto con la creatura Fragile e sensibile com'è viene presa dal desiderio di salvare l'uomo-pesce dalla vivisezione, entra in comunicazione con lui tramite il linguaggio dei muti, e finisce per innamorarsene, ricambiata, due creature sole che si incontrano. La forza dell'amore (e la solidarietà fra perdenti per quell'epoca, l'amica di colore e il vecchio gay) trasforma la timida insignificante donnetta delle pulizie in una coraggiosa salvatrice. Infine siamo nel 2018 , non nel 1954 e soprattutto l'amore è consensuale, per cui fra la donna e questa creatura succede (finalmente?), con qualche allagamento, quello che tutte le altre creature dei film degli anni cinquanta avevano cercato senza riuscirci, essendo la creatura stranamente dotata di apparato compatibile, come spiega a gesti la (adesso) strafelice protagonista alla sua unica amica. La storia è in realtà più complessa ed il finale più che degno, cosa rara nei film (e nei racconti) fantastici, che spesso "cedono" proprio alla fine. Aggiungete qualche gag ironica ed avete un prodotto squisitamente confezionato. Certo, non c'è spessore, non c'è nessun messaggio profondo, solo quelli ovvi, ma qui non va cercato, qui c'è un film ben costruito, con ottima scenografia e fotografia, che scorre veloce, non ci sono momenti noiosi, ci sono citazioni per chi ama il genere e c'è l'atmosfera. Come scriveva Lovecraft, la bravura di un autore di storie del soprannaturale sta proprio in questo: creare la giusta atmosfera. Curiosità, tra i tanti richiami simbolici, nel film è citata spesso la storia di Sansone, e la creatura in una scena finisce al cinema mentre proiettano Sansone e Dalila. Penso che il regista volesse dire più cose che lascio scoprire a voi se andrete a vedere il film, mi limito a sottolineare un piccolo particolare, uno degli dei dei Filistei nemici di Sansone era Dagon, l'uomo pesce; Guarda caso l'unico dio che Lovecraft prese a prestito da una religione esistente. TUTTE LE IMMAGINI SONO PRESE DA INTERNET AL SOLO SCOPO DI RECENSIONE.
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