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(Questo post è stato pubblicato per la prima volta il 26/7/2016 in Nikonland.eu) Giugno. Meridione italiano. Un'assolata località di mare. Poca gente in giro, il sole basso sull'orizzonte prima del tramonto, l'aria fresca e ventosa che pulisce il cielo, la limpida luce che investe i bianchi muri del piccolo paese. Complici i contrasti fra mare e cielo e l'architettura davvero inconsueta per una località di questo lontano Sud, rimango rapito dalle curiose geometrie delle case e delle strade in cui mi muovo, dagli originali arredi urbani, dalle ombre che si stagliano perfette sulle pareti imbiancate dalla calce, dalla luce forte e pulita che mi avvolge. Prendo la fotocamera e comincio a scattare. E' come se qualcuno mi conducesse per mano, mostrandomi gli scorci da fotografare e suggerendomi le inquadrature, facendomi diventare di minuto in minuto sempre più bramoso di fissare in una serie di immagini ciò che vedo, incuriosito e ispirato da una luce e da un luogo che non mi sarei aspettato di trovare così. Un posto inconsueto per la latitudine in cui mi trovo, ma anche familiare nei contrasti fra cielo, mare e case a cui sono abituato, nel sole forte che separa nettamente le zone in ombra da quelle illuminate, nell'atmosfera che respiro, da cui sono circondato, quasi immerso, e che sento sulla pelle come se non si fosse mai interrotto il rapporto che ho con questa terra, vissuto quasi sempre da lontano ma che si rinsalda ogni volta che vi ritorno, che sia per una breve vacanza o per un fugace impegno di lavoro. Di solito non sono attratto dai paesaggi, naturali o urbani che siano, ma questa volta è diverso, e lascio andare il mio occhio dietro la macchina e l'indice sul tasto dell'otturatore provando ad interpretare in immagini ciò che vedo e da cui sono attratto e incuriosito. Mi muovo fra le strutture che fotografo, osservo, mi abbasso e mi sporgo, mi inclino e mi allungo per trovare l'inquadratura che cerco, guardo nel mirino l'effetto e poi mi ritraggo ancora non convinto, faccio un passo in avanti e due indietro fino a che non trovo il punto giusto, e scatto dando sfogo alla fantasia e alla curiosità di osservarne poi i risultati. Il tempo corre veloce, sia per la luce che devo sfruttare finché rimane così forte e netta, sia perché quando fotografo i minuti passano velocemente, volano, si esauriscono in un batter d'ali come di solito avviene per tutti i momenti belli della vita, e non posso perderli, né voglio sprecarli. Ecco, il sole è adesso praticamente andato, le ombre si sostituiscono alle luci forti di qualche momento prima e tutto il paesaggio si immerge in una penombra tenue e diffusa, piatta, banale, che nulla ha più da dire all'incantato spettatore che ero prima. Sipario. Lo spettacolo è finito. Rien ne va plus. Game over. Ciò che fino a un attimo fa mi aveva rapito tenendomi incollato al posto per non perderne neanche un attimo, ora mi ha ora lasciato lì, soddisfatto per averlo goduto ma anche un po' attonito per averlo visto terminare. Mi rimangono le immagini che ho fissato in memoria, e l'attesa di poterne godere riguardandole. E non importa se siano belle o brutte, da presentare a un concorso o da riguardare con delusione pensando che potevano essere migliori. Sono la dichiarazione di una passione che mi fa sentire come un artista che è riuscito ad esprimere quello che aveva dentro con i suoi strumenti e la sua fantasia, e che ricordano di un bel pomeriggio estivo, del sole basso sull'orizzonte, dell'aria fresca che pulisce il cielo, e della luce limpida che colpisce le bianche pareti di quel piccolo paese di mare in cui sono stato. (aprire le immagini) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Grazie a chi vorrà lasciare un commento e/o un like.