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  1. Abbiamo l'idea di Brahms vecchio, panzone che, con le mani incrociate dietro alla schiena, la barba lunga e il sigaro in bocca passeggia per i vialetti del Prater sorridendo alle donzelle del luogo cui regalava sovente caramelle e cioccolatini. Che si sedeva a fatica e che, burbero, malsopportava le presenza importune, sebbene lo celasse per quanto possibile con un atteggiamento per lo più affabile. Quello ritratto in questa fotografia del 1894, a sinistra il giovane Johann Strauss II, piuttosto compiaciuto di se e dei suoi baffoni e della perfetta piega dei pantaloni, a destra il nostro brontolone con la sua palandrana informe : che ci riserva un mezzo sguardo enigmatico ben nascosto da barba e baffi. Mentre pensiamo al Brahms senza barba come l'eterno innamorato deluso, alla ricerca delle tracce degli antichi e alle prese con complesse soluzioni contrappuntistiche da definire sulla carta per fissare le effimere ispirazioni della mente. In verità lo stesso uomo, introverso, complesso e fermamente deciso a nascondere la gran parte di se (distruggendo documenti, taccuini, manoscritti, partiture incomplete, dandole alle fiamme o gettandole nel fiume) perchè al mondo restasse solo la sua musica. Probabilmente però quello vero cui dobbiamo pensare mentre ascoltiamo la sua musica è questo : Ritratto di Johannes Brahms nel 1868 Amare Brahms non è parimenti semplice, meno che meno farne una guida breve per chi non lo conosca. Ha scritto relativamente poca musica e l'elenco delle sue opere è ben più sintetico di quello di Bach, di Mozart o di Handel. Dovrebbe essere cosa di un attimo proporne una selezione. Eppure una selezione qualsiasi darebbe una visione completa ? Non sono in grado di rispondere. Posso solo anticipare che la guida che segue è la più arbitraria e soggettiva possibile e non ho alcuna presunzione di trovare l'approvazione di chi già conosce Brahms. Brahms ha scritto quasi esclusivamente musica per pianoforte nei primi anni della sua vita. Ed ha concluso la sua esistenza scrivendo musica per pianoforte o per pianoforte e un altro strumento. Per tutta la vita ha scritto lieder e musica vocale. Durante la maturità, musica sinfonica, per strumento solista e orchestra, per coro e orchestra, per gruppi da camera fino a sei strumenti. Per orchestra da camera e per grande orchestra. Ha scritto musica delicata e sentimentale e sfacciata e popolare. Fortissimo e pianissimo insieme. 122 opere catalogate in tutto. Molte delle composizioni sono da considerare "minori" e la gran parte di quelle vocali, sostanzialmente sconosciute. Ma qui abbiamo detto di voler scegliere esattamente 10 dischi, per una disamina più completa dell'opera del nostro Johannes ci prenderemo tutto il tempo necessario. Guida all'ascolto 1) Zwei Gesange Op. 91 Magdalena Kozena (& friends) : Soireé In questo disco c'è la più soave e luminosa edizione dei 2 Gesange Op. 91 che io abbia ascoltato. Generalmente vengono drammatizzati eccessivamente (e soprattutto sopranizzati : questi due canti sono stati scritti per viola o contralto) ma qui la luce è quella dello sguardo di Johannes. La composizione è del 1863-1884. 1) Gestillte Sehnsucht 2) Geistliches Wiegenlied Nello stesso disco sono contenuti 5 lieder Ophelia riadattati per voce e quartetto d'archi con la medesima tranquilla luce tardo pomeridiana. Una versione alternativa dei due canti potrebbe essere quella con la poetica viola di Yury Bashmet 2) 21 Ungarische Tanze Brahms deve la sua fama alle grandi composizioni sinfoniche e pianistiche ma in vita il suo best-seller e in gran parte ciò che gli ha riempito le tasche grazie alla vendita degli spartiti e dei diritti sono state le brillanti Danze Ungheresi. Qui propongo l'edizione orchestrale ristampata in SACD da Esoteric sulla registrazione digitale Deutsche Grammophn di Claudio Abbado con i Wiener. Vivace ma in qualche momento anche troppo contenuta. Ben più frizzanti nell'edizione originale per pianoforte a due e a quattro mani dell'edizione mitica e irripetibile del grandissimo Julius Katchen per la Decca qui nell'originale in vinile che è disponibile nella ineguagliata integrale dello stesso Katchen : e per i più curiosi, la trascrizione per violino e pianoforte dell'eterno amico Joseph Joachim registrate per la Hyperion 3) Alt-Rhapsodie Op. 53 (e Gesang der Parzen Op. 89, Schicksalslied Op. 54, Nanie Op. 82) contenute insieme alle sinfonie e alle ouverture nel cofanetto dedicato a Brahms da Claudio Abbado alla testa dei Berliner Philamoniker. nella rivelatrice interpretazione di John Gardiner con la voce tenebrale di Nathalie Stutzmann che fa venire la pelle d'oca. Il ciclo brahmsiano di Gardiner è immerso in una luce rinascimentale che mette in evidenza ogni segno, immergendo questa musica nel solco della tradizione tedesca del 500-600. L'intera edizione di Gardiner per me si porta ai primi posti nella storia dell'interpretazione di Brahms, forse più per i pezzi di contorni che per le sinfonie. 4) Concerto per violino e orchestra Op. 77 (1878) Il concerto per violino e orchestra di Brahms, è, per me, insieme a quello di Chaikovsky, IL concerto per violino e orchestra. Lo scontro tra lo strumento solista e l'orchestra non è titanico, anzi, il violino appare piuttosto primus inter pares e tutta la composizione è piena di garba e di rispetto. Il materiale tematico è ineguagliabile, così come lo svolgimento. Virtuosistico ma mai sfrontato. Nè iper-romantico come altri concerti contemporanei. Le interpretazioni di questo concerto fanno parte della storia dell'interpretazione e credo non ci sia un solista di grande livello che non l'abbia avuto in repertorio. Potrei sceglierne dieci, ne scelgo uno, con l'adorabile Janine Jansen validamente accompagnata dall'Orchestra di Santa Cecilia sotto l'abile Antonio Pappano, anche perchè contiene il più bel primo concerto di Bartòk, che con Brahms non ci azzecca proprio nulla ma è grande musica ugualmente. come scelta alternativa, il violinista dei violinisti, il cui unico difetto è sempre stato solo quello di suonare tutto alla Heifetz, dando quell'impronta inequivocabile non sempre rispettosissima del testo ma difficilmente superabile, sia nel tocco che nel piglio. Per non parlare del suo suono unico. Qui poi c'è Fritz Reiner alla testa della strepitosa Chicago Symphony dei suoi tempi ! 5) Quintetto per clarinetto e archi Op. 115 (1891) I Brahms autunnale che abbiamo sempre in mente è sublimato in questo disco che raccoglie insieme due quintetti della maturità. In entrambi il timbro è caratterizzato dalla seconda viola nel quintetto per archi Op. 111 e dal clarinetto, strumento che suona sullo stesso registro e che è abbastanza alternativo alla viola, nel bellissimo quintetto per archi e clarinetto Op. 115. Il Melos Quartett viene qui rinforzato da Gèrard Caussé che spesso si aggiunge come viola in queste partiture (ci sono registrazioni di tutte le etichette) e dal clarinettista Michel Portal che conduce l'Op. 115 senza mai esagerare. La registrazione dell'Harmonia Mundi rende grande giustizia al timbro rugoso di entrambe le formazioni e secondo me aumenta il valore di questa edizione (tra le tante disponibili). Sappiamo dell'amore per la viola di Brahms, lo stesso vale per il clarinetto per cui ha ripreso a comporre quando praticamente aveva deciso di smettere. 6) Concerto per pianoforte e orchestra n.1 Op. 15 (1865) e n.2 Op. 83 (1881) I due concerti per pianoforte, molto differenti tra loro, secondo me molto più delle sinfonie, rappresentano l'estetica di Brahms per la formazione orchestrale. In entrambi la parte solistica è preponderante ma il primo è più sinfonico a cominciare dalla lunga introduzione, mentre il pianoforte assume un tono a volte più drammatico e sprezzante. Nel secondo invece l'intero mondo brahmsiano, fatto di equilibri sottili e di celata calma olimpica si gioca nei dialoghi tra il pianoforte e i corni o i violoncelli. Ci sono grandissime interpretazioni di questi concerti. Qui ne segnalo tre edizioni, quella bellissima e molto virile di Gilels con i Berliner diretti da Jochum. Gilels dava il massimo nei concerti dove ci volevano mani forti e dita d'acciaio. una vita passata insieme e una collaborazione intellettuale completa sono esaltati dall'ultima edizione (c'è n'è una precedente con i Wiener ma qui cerchiamo il duo) tra Abbado e Pollini. Non c'è alcun accenno di rabbia, di rassegnazione, di travaglio irrisolto in questa lettura che pone Brahms sul piedestallo degli Dei. Daniel Baremboin e Barbirolli, la coppia ideale (se c'è il pianoforte) della Swinging London . Questa edizione è un vero miracolo di equilibrio. Daniel suona con forza e lo Zio Giovanni lo sostiene ad ogni passaggio, incalzandolo quando lui vorrebbe rallentare. Prova Grandiosa di uno dei dischi più belli del secolo. 7) Gli ultimi pezzi per pianoforte (1892-1893) Gli ultimi pezzi per pianoforte di Brahms non sono gli ultimi pezzi di un uomo deluso e rassegnato alla morte. Non sono nemmeno gli ultimi pezzi (le ultime composizioni di Brahms saranno successive e dedicate a musica laicamente sacra, con i corali per organo Op. 122) anche perchè si tratta di materiale raccolto nei decenni precedenti e pubblicato poi nell'ultimo periodo quando Brahms stava chiudendo le fila del suo lavoro. Non è musica per vecchi e non dovrebbe essere interpretata con logiche crepuscolari se non in parte. C'è tutto Brahms in queste raccolte di pezzi sostanzialmente slegati tra loro. Quello mite, quello rabbioso, quello deluso, quello dolce delle ninnananne. Non è la migliore interpretazione assoluta ma negli anni è quella di un giovane pianista che mi é rimasta più impressa, quella di una Helene Grimaud ancora non superstar e con l'abitudine a gettare il cuore oltre l'ostacolo anzichè interiorizzare tutto come fa nell'ultimo periodo con scelte di repertorio un pò troppo "mistiche" a mio parere. ci sono comunque tante altre edizioni e ne parleremo a parte. 8 ) Quintetto per pianoforte e archi Op. 34 (1864) Il quintetto con pianoforte Op. 34 è una composizione a due facce e in questo modo può essere letta. Nel mio caso è uno sfogo di rabbia più che di passione, non è musica per vecchi e nemmeno per addormentati. Per questo non riesco a trovare alternative alla sensazionale e incalzante versione dell'indimenticabile Quartetto Italiano con Maurizio Pollini al suo apice. 9) variazioni Paganini Op. 35 (1863), Handel, Schumann Per Brahms, sempre rivolto al passato alla ricerca delle radici musicali, alla tradizione musicale tardo-rinascimentale e barocca di Bach, di Handel e anche di Schutz e degli altri compositori tedeschi del '600, le variazioni rappresentano un modo di essere. Non sono variazioni formali alla Goldberg, per intenderci. E nemmeno alla Diabelli, insomma. Sono composizioni abbastanza libere, portate e legate dal basso ma con un indirizzo ben preciso che spesso solo nel finale trovano un epilogo (è il caso delle Handel e delle Haynd che si chiudono con una fuga). Io le trovo la quintessenza della musica di Brahms e non sono che la sintesi di un modo di comporre che si ritrova in molte delle opere di Brahms, sia sinfoniche che cameristiche ma anche in quelle corali. Per averle tutte non c'è che da rivolgersi al solito Katchen ma ci sono edizioni sciolte molto interessanti. Per Handel segnalo ad esempio questo bel disco di Perahia e questo fantastico e recente disco Alpha con Nelson Goerner che associa le Paganini ad una delle più belle Sonate Op. 5 della storia del disco. Segnalo l'integrale di Barry Douglas e segnatamente alle variazioni Schumann e in generale alla relazione tra Johannes e gli Schumann una edizione veramente toccante di una giovanissima pianista nel suo disco di esordio Il tocco delicato e struggente di Mishka Rushdie Momen nelle variazioni su un tema di Lui dedicate a Lei di Johannes Brahms offrono momenti del perduto lirismo di un vero tributo d'amore. 10) Ein Deutsches Requiem Op. 45 (1854-1868) Finisco come ho cominciato con una proposta di rottura. Il Requiem di Brahms ci azzecca poco o per nulla con gli altri requiem della storia musicale moderna. Il laico Johannes da una lettura di grande Fede, senza rabbia, senza ire, senza acredine o rassegnazione. E' l'accettazione dell'essere che arriva ad essere concepita fin dalla giovane età ma realizzata negli anni a venire e pubblicata a 35 anni. Non è il finale voluto dall'impresario di Mozart. Non è una composizione commissionata. E' Brahms in tutte le sue sfaccettature. Non è un best-seller, sebbene sia stato registrato innumerevoli volte. E devo ammettere che in gioventù io non lo capivo per nulla. Non adesso che lo condivido in pieno nella sua essenza, specie quando te lo propone un saggio illuminato come Sir John Gardiner. *** Naturalmente ogni mia scelta qui può essere contestata perchè questo mio modo di vedere Brahms è tanto personale quanto può esserlo il vostro. Maturato in quaranta anni di passione e di lenta crescita di sensibilità e modo di sentire.
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