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Abbiamo affrontato in più puntate la storia di Nikon ... in passato. Ma pensiamo che un ripasso rapido, con una focalizzazione specifica sulla vocazione tradizionale e la mission societaria che si mantiene costante anche nel 21° secolo, sia utile per i più giovani e per chi si è avvicinato da poco al marchio. *** Nikon è stata fondata nel 1917 e all'epoca non si chiamava nemmeno Nikon ma Nippon Kogaku. Ha compiuto i suoi primi 100 anni nel 2017 e la sua storia è stata coerente con le motivazioni fondanti, tranne un breve periodo di "follia" a cavallo della bolla digitale intorno al 2000. Ma per capire meglio si deve fare un passo indietro, fino all'apertura del Giappone post-feudale ai mercati occidentali e la nascita della sua industria moderna. Fino al 1848 in Giappone ufficialmente gli stranieri occidentali non potevano entrare. Fu solo dopo l'azione di forza di quattro unità navali dell'US Navy comandate dal Commodoro Perry nel 1854 che gli approdi giapponesi furono aperti. Mitsubishi nasce in quel periodo (siamo intorno al 1870) e rapidamente diventa una delle conglomerate più importanti del "nuovo" corso del Giappone. Dai trasporti terrestri e navali si espande alle costruzioni, all'industria del vetro, ai mezzi di trasporti e alle navi. Fonda una delle banche più importanti, società assicurative e fiduciarie. Macchinari agricoli, produzione di energia. E naturalmente forniture per l'Esercito Imperiale. A cavallo del nuovo secolo il Giappone si presenta come potenza imperialista globale venendo allo scontro con la Russia e si impadronisce di insediamenti in Cina a seguito della rivolta dei Boxer. Ma per ogni fornitura specializzata, l'industria giapponese deve dipendere da Gran Bretagna e Germania : la celebre ammiraglia Mikasa, nave da battaglia che guidò la flotta giapponese alla battaglia di Tsushima nel 1905 contro i russi, fu costruita nei cantieri Vickers dalle parti di Blackpool nel 1898. Così nel 1914, quando i cugini anglo-tedeschi vennero alle mani, entrambi posero un embargo nei confronti del Giappone ed ogni fornitura militare sospesa. Navi intere, già pagate, restarono ferme in Inghilterra o vennero sequestrate; non parliamo di strumenti ottici tedeschi, con la Germania impegnata su tutti i fronti e per di più strangolata dal blocco navale inglese. Per ovviare a questo problema e proseguire la proiezione di potenza nei decenni successivi, venne presa la decisione di acquisire direttamente conoscenze e tecnologie capaci di produrre in Giappone tutto il necessario. Mancando ogni competenza in campo ottico di precisione, Mitsubishi - allora come oggi - principale fornitore di Marina, Aviazione ed Esercito giapponesi, costituì con un capitale iniziale di 2 miliardi di Yen la Nippon Kokaku che all'avvio usò i suoi mezzi per incorporare tre piccole società ottiche pre-esistenti. Sin da quel giorno, Nippon Kogaku fu inserita nel keiretsu di Mitsubishi, nella seconda fascia; le società del keiretsu si riuniscono dal 1921, ogni ultimo venerdì del mese per parlare di affari importanti. E Nippon Kogaku/Nikon non è mai mancata. Negli anni 1919-1921, vennero invitati in Giappone un gruppo di tecnici ed ingegneri ottici tedeschi di Zeiss, che in patria a guerra finita facevano la fame. Questi trasferirono ai loro colleghi nipponici capacità di calcolo ottico, di molatura di precisione del vetro e di tecniche moderne di fusione del vetro ottico. Nel 1923, appena prima del grande terremoto che devastò il Giappone per la cui ricostruzione ci vollero tutti i restanti anni '20, Nippon Kokagu stabilì la propria fonderia nello stabilimento di Ohi, (storico insediamento Nikon dal 1918) con piccole capacità. Dopo il dissesto economico e la ricapitalizzazione successiva al terremoto, le capacità produttive vennero incrementate a seguito degli ordini ricevuti dalla Marina Imperiale. Da una fusione quanto un bicchiere si riuscì ad arrivare a masse di centinaia se non di migliaia di chilogrammi per carico. Seguendo le commesse governative di Mitsubishi, Nippon Kogaku produsse periscopi, binocoli, cannocchiali e telemetri. Per la classe Yamato (in particolare per la Musashi, costruita interamente da Mitsibishi) Nippon Kogaku produsse i più grandi telemetri della storia (cose da 15 metri di campata e portate di decine di chilometri). Quindi fornitore militare quasi esclusivamente, con ufficiali della marina direttamente nel suo organico. Solo negli anni '30 venne avviata una produzione parallela di apparecchi ottici civili, come microscopi, telescopi, binocoli. Il primo obiettivo Nikkor, fu prodotto dal 1933, e cominciarono in quegli anni a comparire marchi come Nikko e Nikkon. Nomi di fantasia creati ad arte come crasi di parole giapponesi ed europee per facilitare la pronuncia dai non giapponesi. Ma sempre in campo militare, in particolare per le fotocamere di grande formato installate sugli aerei da rinognizione. Negli anni 1936-1938, per un caso particolare, una nuova società denominata Kwanon, poi Hansa Canon, chiese a Nikon di progettare una serie di obiettivi in "formato 35mm" per una nuova fotocamera telemetro stile Leica/Contax, con innesto a vite. Per Canon, Nippon Kogaku progettò e produsse i suoi primi obiettivi per impiego "intrattenimento" e non militare, fino a tutto il 1946. Durante la guerra con gli Alleati, Nippon Kogaku raggiunse la massima espansione con circa 25.000 addetti. A guerra finita, sia Mitsubishi che Nippon Kogaku subirono processi per crimini di guerra a causa dell'impiego di manodopera in stato di schiavitù (nella Manciuria occupata). Comunque, nel dopoguerra Nippon Kogaku si riprese grazie alla produzione di binocoli e si reinventò come società di produzione civile. I binocoli vendevano bene e i soldati americani della forza di occupazione li compravano per portarli in patria. Con questo piccolo successo si pensò di finanziare la progettazione di una linea di fotocamere ed obiettivi in formato piccolo. Nasce da qui la produzione fotografica di Nippon Kogazu, con la Model One del 1948 e i suoi obiettivi ad innesto che si riveleranno più incisi dei Leica e dei Contax per alcuni reporter di americani durante la guerra di Korea. Nel 1953 terminò l'occupazione militare e si avviò la ricostruzione industriale giapponese. Dagli anni '60 il boom economico trainò l'industria elettronica - le famose radioline a transistor - e con il benessere Mitsubishi riprese del tutto il suo ruolo di grande fornitore sia militare che civile. Mitsubishi produsse tutti i carri armati per l'esercito, gli aeroplani (su licenza USA e poi su progetto locale) per l'aviazione, i sottomarini e i cacciatorpediniere per la marina. Ma radar ed impianti elettronici avevano sostituito i telemetri e i cannocchiali, almeno nelle operazioni principali. Il periscopio durò ancora qualche decennio ma oramai è un retaggio del passato. La valenza industriale di Nippon Kogaku si rimise quindi a servizio del gruppo di appartenenza, raggiungendo l'eccellenza in un settore nuovo e particolare, quello della microlitografia, ovvero la tecnologia di produzione dei macchinari necessari per stampare i circuiti integrati dei microprocessori. Processo che è analogo a quello di stampa degli schermi a cristalli liquidi. La diversificazione si avvia e nel 1988 a questo scopo la società viene divisa in sezioni, e cambia denominazione in Nikon Corporation. Negli anni 1995-2010, Nikon è il primo produttore al mondo di macchinari per la microlitografia. I suoi clienti si chiamano Intel, Samsung, Sony Corporation, TSMC, Texas Instruments, Hitachi, Matsushita, Toshiba, Omnivision, Fujitsu ... Ad esse fornisce macchinari grandi quanto una cabina di trasformazione dell'alta tensione, i cui componenti viaggiano per nave e che richiedono squadre di tecnici per l'installazione, la messa in opera e l'addestramento del personale. Del costo unitario di 1000/2000/3000 Nikon Z9 ... Nel 2004 c'è il vero punto di inversione, il grosso del fatturato Nikon viene dalla produzione industriale, il settore fotografico viene visto come cedente. Si pensa di smettere di produrre fotocamere. E' solo il successo - sperato ma inaspettato nelle dimensioni - della Nikon D70 (non della più famosa D1 !) che fa cambiare strategia. Viene cavalcata l'onda del boom del digitale, spingendo al produzione sul segmento consumer. Coolpix e reflex digitali entry-level, spesso prodotto da terzi che di Nikon hanno solo il marchietto. Dura poco, nel 2012-2013 la bolla si sgonfia, il fatturato precipita. A complicare le cose ci sono lo tsunami indotto dall'incidente nucleare di Fukushima e l'alluvione in Tailandia dove Nikon ha delocalizzato parte della produzione consumer. Tutto il resto è storia più recente e ne riparleremo in fondo all'articolo. *** cronologia essenziale 1917 : viene fondata la società che poi diventerà Nikon, denominata Nippon Kōgaku Tōkyō KK come produttore unico di munizionamento militare ottico del gruppo Mitsubishi. 1919-1921 : vengono acquisite competenze ottiche tramite tecnici Zeiss residenti in Giappone 1923 : terremoto devastante che ferma per un lustro lo sviluppo anni '20 : viene ricostruita l'attività industriale, si arriva alla capacità di fusione del vetro ottico ai livelli necessari per la produzione di strumenti di misura di dimension mondiali 1933 : il primo obiettivo Nikkor per fotocamere di grande formato destinate ad aerei militari da ricognizione 1938 : collaborazione con Hansa Canon per la produzione di obiettivi formato 35mm per fotocamere telemetro civili 1940 : la costruzione dei più grandi sistemi ottici per le più grandi navi da battaglia della storia 1946 : ricostruzione della società come industria civile, per la produzione di strumenti ottici per uso personale (binocoli, microscopi, telescopi) 1948 : viene sviluppata la Nikon One, la prima telemetro di piccolo formato Nikon 1948-1957 : le ottiche Nikkor ottengono riconoscimento internazionale, vengono sviluppate le telemetro serie S 1959 : lancio della Nikon F, fotocamera reflex formato 35mm e le sue ottiche anni '60/'70 : ripresa della produzione di fornitura industriale per il gruppo Mitsubishi (campo civile e militare) anni '80-'90 : boom della fotografia personale, discesa verso segmenti più consumer anni '80 : avvio della produzione di macchine per la stampa microlitografica di circuiti integrati. Nikon diventa rapidamente il primo produttore al mondo del settore 1999 : lancio della prima reflex digitale professionale al mondo (la Nikon D1) 2004 : lancio della consumer Nikon D70 che rappresenta la svolta per il numero di pezzi venduti (oltre un milione) 2006-2012 : bolla consumer con Coolpix e reflex Dx000 da pochi soldi prodotte spesso da sub-fornitori. 2011 : lancio della prima mirrorless Nikon. La V1 e le successive V2 e V3 portano per la prima volta la messa a fuoco a rilevazione di fase sul mercato 2015 : il congresso USA vieta per motivazioni geopolitiche l'esportazione di tecnologia per la produzione di macchinari a lunghezze ultracorte verso Nikon. Viene favorita invece la olandese ASML (Philips) che diventa il primo produttore al mondo mentre Nikon resta seconda ma viene marginalizzata. 2016-2019 : Nikon avvia una profonda ristrutturazione industriale che produce la contabilizzazione di perdite record dovute a svalutazione di impianti e a spese di riduzione del personale e trasferimento di linee produttive 2019-2021 : Nikon diversifica la produzione industriale espandendosi verso i più promettenti settori di componentistica specializzata, robotica, strumenti di misura, sistemi laser, stampa 3d di metalli, sistemi medicali per la cura rigenerativa, intelligenza artificiale. Sistemi di misura laser capaci di valutare micrometricamente la chiglia di una nave da 50 metri di distanza. A discapito dei settori tradizionali visti in consolidamento come la fotografia e la stampa di microchip. Viene approvato il piano Vision 2030 che prevede l'espansione dei settori in crescita e il mantenimento degli altri a condizione che producano il 10% di utile netto. La divisione "immagine" incorpora anche quella "ottica sportiva" e resta l'unica che si rivolge direttamente all'utente finale. 2022 : il fatturato Nikon è per il 25-28% prodotto dalla fotografia, per la restante parte da produzione per l'industria. L'utile è ripartito 20% e 80%. 2018-2XXX : Nikon riversa le sue competenze fotografiche dalle reflex alle mirrorless serie Z, proponendosi di ricostruire un corredo simile a quello del massimo splendore reflex con il nuovo attacco. Ma servendo sostanzialmente solo il segmento alto del mercato. In sostanza meno pezzi, prezzi più alti, margini minimi incomprimibili. Attualmente Nikon è guidata da ingegneri senior che hanno fatto carriera nei settori industriali di Nikon. Il personale della divisione fotografica è di livello junior ed ingresso nel gruppo più recente. Produce da se solo l'indispensabile, acquista il resto all'esterno. Il vetro ottico speciale arriva da Hoya e da Schott. Quello ultraspeciale viene prodotto in casa. I microchip e i sensori li acquista dalle società che acquistano i propri macchinari. Negli anni passati ha tentato di acquistare Schott ma il governo tedesco si è opposto. Oggi sta costruendo una nuova sede futuristica e riallestendo la vecchia fabbrica di ottiche Nikon Tochigi per delocalizzare da Cina e Tailandia le produzioni importanti, in caso di rischio e blocco politico o bellico (investimenti per 250 milioni di euro). A livello finanziario e contabile Nikon è gestita da funzionari senior di Mitsubishi Bank. L'azionariato è polverizzato come consuetudine giapponese ma saldamento controllato da banche, assicurazioni e fiduciarie del gruppo Mitsubishi. Si è pensato brevemente a livello politico di fondere Nikon con Fujifilm Holding ma la famiglia che controlla Mitsubishi si è opposta. E' stata dotata la società di capitale aggiuntivo per potersi difendere in caso si scalate ostili, con l'emissione di prestiti obbligazionari acquistati da società Mitsubishi. Oggi ha completato un programma di acquisto di azioni proprie per ridurre il flottante di borsa. Non è esclusa una futura uscita dalle contrattazioni borsistiche pubbliche. Nikon è una società relativamente piccola con circa 5 miliardi di euro di fatturato (per capirci, meno della metà di Luxottica) ma strategica. Lo scorso mese di febbraio, il Dipartimento di Stato USA ha invitato i suoi omologhi giapponese e olandese a Washington nell'ambito di un trilaterale, mentre il Presidente Biden intratteneva da par suo ... i primi ministri giapponesi e olandesi. E' stato chiesto alle due delegazioni di invitare Nikon e ASML a non cedere tecnologia vitale alla Cina. Il 23 marzo 2023, il ministero dell'industria Giapponese ha imposto a Nikon il divieto di esportare macchinari e dispositivi strategici a società cinesi o di diretta emanazione cinese. Sono passati 100 anni, il governo giapponese è tornato aggressivo. Mitsubishi ha ripreso a costruire portaerei (la nuova ammiraglia ha avuto la certificazione per il lancio degli F35B lo scorso settembre). Mitsubishi ha siglato l'intesa con Leonardo e Bae System per la produzione del caccia di 6a generazione Tempest destinato a sostituire in Italia e Gran Bretagna il vetusto EF2000 Typhoon e in Giappone gli ancora più vetusti Mitsubishi F1, F2 e gli F-15J Eagle costruiti su licenza da Mitsubishi. Insomma, c'è da fare e la capogruppo vuole che Nikon si dedichi interamente alle sue necessità. E Nikon resta una società strategica inserita in un sistema strategico internazionale. La sua vocazione è nella produzione industriale, non al dettaglio. La fotografia ? Uno svago di prestigio perché Nikon è ancora oggi nell'immaginario collettivo sinonimo di immagine di qualità. Ma solo a livello altissimo, come era nel 1959, quindi appena sotto Leica ed Hasselblad in termini di fascia di prezzo. Per intenderci meglio, nel 1962, Nikon produceva solo la F, per il suo modello "economico" Nikkormat ancora ce ne voleva. Una Nikon costava circa 220 dollari. Nel 1960 un operaio italiano aveva un salario di 47.000 lire e una Fiat 500 base costava 490.000 lire. Il dollaro stava a 620 lire. Calcolatrice alla mano, una Fiat 500 costava come 3 Nikon F. Oggi una Fiat 500 "base" costa 18.000 euro. Esattamente come 3 Nikon Z9. Le cose sono ritornate come erano all'origine della parabola. Se dovessimo immaginare il futuro di Nikon sarà più con questa immagine : che con questa : per tranquillizzare di chi immagina Nikon fallita o ridotta a produrre compattine e mirrorless da 500 euro o peggio, radiosveglie e tostapane.
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Come ogni anno eccomi ancora qui per un piccolo bilancio di questo 2020 che si sta concludendo. Un anno anomalo, per non dire di peggio, per la pandemia che ci ha colpiti e che ha influito anche sul nostro fotografare e sulle occasioni e possibilità che abbiamo avuto per farlo dove e come di solito. O perlomeno è ciò che è successo a me. Perché amo scattare per strada cogliendo situazioni di vita curiose o che attraggono la mia attenzione ma, stante la situazione, in questi mesi non ho trovato quasi nulla di spensierato da fotografare nelle città in cui la gente si muove con il viso fasciato da protezioni di ogni foggia e colore, ricordando ognora al fotografo e all’osservatore delle sue immagini il motivo di quel triste mascheramento. Ciò nondimeno qualcosa sono riuscito a fare nei primi due mesi dell’anno, quando la situazione sanitaria non aveva ancora stravolto le vite e le abitudini di ciascuno … 1. 2. 3. 4. … e in estate, al mare. 5. 6. Così ho provato a fare di necessità virtù e, complici degli amici con cui ho condiviso alcune uscite per fotografare, ho provato a spostare il mio interesse verso la fotografia di natura e di paesaggio. Per me una sfida nuova ed interessante, che coniuga il piacere di frequentare bei luoghi alla possibilità di portare a casa qualche scatto. Come queste immagini raccolte sull’Appennino Tosco-Emiliano … 7. 8. 9. 10. … e sul massiccio del Pratomagno. 11. 12. Senza salire fin sulle montagne, la Toscana offre scorci altrettanto belli anche in zone assai più facili da raggiungere. Come nelle Crete Senesi… 13. 14. 15. 16. 17. … o in Val d’Orcia. 18. 19. 20. Il mio bilancio? Bah, viste le condizioni non è andata male, e anzi, sono contento per aver iniziato un percorso che può regalarmi qualche soddisfazione e, soprattutto, divertimento. Con la serenità che, come tutti, spero di avere nell’Anno che sta per venire. Grazie a chi è arrivato fino a qui, e a chi vorrà lasciare un commento.
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I bilanci di un anno si fanno spesso a dicembre, ma io ho atteso questo gennaio per sedermi a riflettere e a fare il punto della situazione sul mio personale 2019 appena trascorso. Proprio per il bel fine anno (fotograficamente parlando) passato dietro le mie fotocamere che ha un po’ mitigato l’insoddisfazione per quanto fatto – o meglio, non fatto - durante gli ultimi dodici mesi. Sì, perché in realtà il 2019 che mi sono messo alle spalle non è stato un granché dal punto di vista fotografico. Pochi scatti come mai in passato, poco tempo da dedicare alla ricerca di nuovi spunti e di nuovi progetti, e forse anche poca voglia di farlo se con la testa si è impegnati nel lavoro, si è distolti dagli imprevisti o non si ha abbastanza tempo libero. Eppure ad inizio agosto era arrivata la Z6 e la curiosità di conoscere e testarne pregi e potenzialità. No, non mi mancava l’entusiasmo per fotografare che la nuova macchina avrebbe dovuto riaccendere: come detto, è semplicemente mancata la possibilità di dedicarmi a pieno a cercare gli scatti che avevo in mente e che solitamente trovo quando ho tempo per farlo. In ogni caso quel poco che sono riuscito a “produrre” per certi versi mi ha soddisfatto, sebbene resti il rammarico per non aver potuto fare meglio e quantitativamente di più. Detto questo, voglio raccogliere di seguito alcuni scatti che hanno segnato il mio 2019 fotografico in termini di divertimento e soddisfazione. Chi vorrà aggiungere qualche commento sarà il benvenuto. 😉 Cominciamo dalle poche foto a colori che ritengo interessanti. Fra queste: 1. (che avete premiata nel contest "Nella penombra") 2. (pubblicata nel contest "Suburbia") 3. Ma il bianco e nero è più vicino alle mie corde, e in proporzione sono molto più numerosi questi scatti rispetto a quelli a colori ad avermi dato una qualche soddisfazione. A partire da quelli che nel 2019 appena trascorso ho cominciato a raccogliere per un progetto in controluce che probabilmente presenterò all’annuale mostra fotografica dei soci che il mio fotoclub organizza ogni primavera. Fra i quali: 4. (che avete premiato nel contest "La nostra estate in controluce") 5. 6. 7. Altro oggetto di ricerca fotografica sono scorci dove non sono presenti persone (generalmente per me imprescindibili negli scatti che cerco) ma che in qualche modo possono risultare interessanti. Fra questi, mi sono sembrati tali: 8. 9. 10. Alcune immagini interessanti le ho raccolte alla Fiera Antiquaria che, svolgendosi nella mia città ogni prima domenica del mese, costituisce (per me come per molti altri appassionati come me) una buona occasione per provare a portare a casa qualche scatto “di strada” singolare o almeno non banale: 11. 12. 13. Chiudo questo mio personale bilancio fotografico dell’anno appena passato con alcune istantanee di street photography come la intendo io, ovvero con le immagini che più mi sono piaciute e che vorrei riuscire a fare ogni volta che esco in strada a fotografare. Immagini che, con un po’ di fortuna, riuscirò sperabilmente a fare anche quest’anno. 14. 15. 16. 17. 18. Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui.
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