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Pedrito

Nikonlander Veterano
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Blog Entries pubblicato da Pedrito

  1. Pedrito
    Alla voce "Blu" Wikipedia  recita: "Il blu è uno dei colori dello spettro elettromagnetico percepibili dall'uomo e appartenente quindi allo "spettro del visibile". Si trova tra il ciano e il violetto e ha una lunghezza d'onda di circa 470 nanometri. È uno dei tre colori primari additivi, insieme al verde e al rosso. Il suo colore complementare è l'arancione".
    Il Blu è un grande colore perché è quello della volta celeste che sovrasta il mondo intero. E' anche il colore del mare, profondo e sterminato, che si estende sulla maggior parte della terra.
    Cyanos, il blu greco, è il colore della sofferenza, tant'è che una persona pallida e sofferente viene definita "cianotica". E il blues è una forma di musica popolare legata ad una condizione melanconica, triste, depressa, che ha caratterizzato e caratterizza lo status e la cultura delle popolazioni nere americane, una volta in condizioni di schiavitù nel paese. Anche per gli antichi greci e per i romani il Blu non era un colore apprezzato in quanto associato agli occhi dei barbari e, pertanto, considerato negativamente in quanto straniero e diverso.
    Successivamente però il Blu diventa un colore pregiato, aristocratico, che traccia la differenza tra  i braccianti e i contadini che per campare lavoravano la terra ed erano abbronzati perché esposti costantemente al sole, e i nobili che potevano fare a meno di questa attività e che ostentavano orgogliosamente il pallore della loro pelle, simbolo di ricchezza e benessere, e sulla quale spiccavano le vene superficiali che apparivano blu: da qui l'equazione "sangue blu = sangue nobile".  
    Per me il Blu è semplicemente un colore che fa da filo conduttore ad una serie di scatti che ho raccolto e che voglio qui presentare.
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  2. Pedrito
    Approfittando di una rara congiunzione astrale per la quale mi è stato contemporaneamente possibile uscire di casa in quanto residente in zona gialla-Covid, contare su tempo favorevole dopo una serie di inconsuete e copiose nevicate, ed avere disponibilità di una mezza mattinata libera, ho allora approfittato per fare una breve visita al Santuario della Verna – nel Parco delle Foreste Casentinesi – e scattare le prime foto in questo nuovo Anno.
    Il Monte Verna con il suo Santuario è il luogo francescano più famoso dopo Assisi perché qui il Santo si recava per periodi di preghiera e penitenza, e qui ricevette le Stimmate nel 1224 dopo averlo avuto in dono dal Conte Orlando Cattani ed avervi fondato un romitorio nel quale soleva passare lunghi periodi di meditazione e di preghiera assieme ai suoi frati.
    Ma questo "crudo sasso intra Tevero e Arno", come lo definisce Dante Alighieri (Divina Commedia, Paradiso, canto XI), è anche uno dei luoghi simbolo di un territorio dalle bellezze naturalistiche straordinarie, tanto che è protetto dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna istituito nel 1994.
    Il Santuario con la neve appare ancora più mistico, magico, dove la spiritualità che si respira nel silenzio che lo circonda sembra potenziata dall’atmosfera che il bianco candore della neve dona a tutto il comprensorio.
    Pur tuttavia dopo tanto tempo di inattività fotografica, mi sono sentito quasi un impedito con la macchina in mano a cercare di fissare gli scatti che avevo in mente. E’ mai successo anche a voi? Ma tant’è, da qualche parte dovevo pur cominciare, e avevo forte il desiderio di fotografare e di condividere con voi questo “ritorno”.
     
    Il Santuario sorge quasi aggrappato sul Monte Verna.
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    Nel viale d’ingresso viene raccomandato il silenzio per ascoltare la spiritualità del luogo.
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    I tetti imbiancati sembrano quelli di un presepe.
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    La Basilica Maggiore, costruita a partire dal 1348 a ridosso della chiesetta di Santa Maria degli Angeli.
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    Il quadrante della Verna con la grande croce in legno che domina la vallata.
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    Il bel panorama che si gode dal quadrante.
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    La croce a tau, adottata come simbolo anche da San Francesco, è ognora presente.
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    Grazie a chi vorrà lasciare un commento.
     
  3. Pedrito
    Nel corso dell'annuale mostra fotografica "Itinerari" che il fotoclub di cui faccio parte organizza da molte stagioni in Arezzo e nella quale espongo anch'io da qualche anno, ho venduto la mia prima fotografia!
    Si tratta di questa, Il Cagnolino della Signora, esposta assieme ad altre otto in un lavoro che avevo intitolato "People In Black", una serie di immagini in b/n aventi per tema foto di street in una monocromia piuttosto "dark": un fotoamatore mi ha chiesto di acquistarla e, pur non essendo formalmente in vendita, volentieri l'ho accontentato.
    Un motivo di soddisfazione in più è stato il fatto che per la prima volta esponevo stampe in b/n da me realizzate - in passato avevo già stampato, ma a colori - e, per la difficoltà tecniche che la stampa monocromatica richiede, aver prodotto su carta delle immagini ritenute "convincenti" dai visitatori della mostra mi ha fatto ancora più piacere.

  4. Pedrito
    Come ogni anno eccomi ancora qui per un piccolo bilancio di questo 2020 che si sta concludendo. Un anno anomalo, per non dire di peggio, per la pandemia che ci ha colpiti e che ha influito anche sul nostro fotografare e sulle occasioni e possibilità che abbiamo avuto per farlo dove e come di solito. O perlomeno è ciò che è successo a me.
    Perché amo scattare per strada cogliendo situazioni di vita curiose o che attraggono la mia attenzione ma, stante la situazione, in questi mesi non ho trovato quasi nulla di spensierato da fotografare nelle città in cui la gente si muove con il viso fasciato da protezioni di ogni foggia e colore, ricordando ognora al fotografo e all’osservatore delle sue immagini il motivo di quel triste mascheramento.
    Ciò nondimeno qualcosa sono riuscito a fare nei primi due mesi dell’anno, quando la situazione sanitaria non aveva ancora stravolto le vite e le abitudini di ciascuno …
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    … e in estate, al mare.
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    Così ho provato a fare di necessità virtù e, complici degli amici con cui ho condiviso alcune uscite per fotografare, ho provato a spostare il mio interesse verso la fotografia di natura e di paesaggio. Per me una sfida nuova ed interessante, che coniuga il piacere di frequentare bei luoghi alla possibilità di portare a casa qualche scatto.
    Come queste immagini raccolte sull’Appennino Tosco-Emiliano …
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    … e sul massiccio del Pratomagno.
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    Senza salire fin sulle montagne, la Toscana offre scorci altrettanto belli anche in zone assai più facili da raggiungere. Come nelle Crete Senesi…
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    … o in Val d’Orcia.
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    Il mio bilancio? Bah, viste le condizioni non è andata male, e anzi, sono contento per aver iniziato un percorso che può regalarmi qualche soddisfazione e, soprattutto, divertimento. Con la serenità che, come tutti, spero di avere nell’Anno che sta per venire.
    Grazie a chi è arrivato fino a qui, e a chi vorrà lasciare un commento.
     
  5. Pedrito
    La Fiera Antiquaria di Arezzo è la prima e la più grande manifestazione del genere in Italia. Fu ideata nel 1968 da Ivan Bruschi, appassionato e competente collezionista d’arte aretino, per riqualificare – oggi si direbbe così – la parte alta (e la più antica) della città dopo un periodo di abbandono e di emarginazione a seguito della seconda guerra mondiale durante la quale molti palazzi erano stati rasi al suolo dai bombardamenti.
    L’obiettivo di Bruschi era anche quello di dare nuova vita a Piazza Vasari (per gli aretini Piazza Grande) che agli inizi degli anni Sessanta era stata abbandonata anche dal suo storico mercato ortofrutticolo che indegnamente occupava questi spazi rinascimentali.
    Col tempo la manifestazione è diventata sempre più grande ed importante grazie alla frequentazione via via crescente degli appassionati, portando in città sempre più espositori di pezzi di antiquariato (ma anche di modernariato) che con i loro banchi e stand ogni week-end arrivano ad occupare buona parte del centro storico della città.
    La Fiera si tiene per due giorni ogni prima domenica del mese a partire dal sabato precedente, e per molti fotografi è anche un’ottima occasione o semplicemente un pretesto per scattare qualche istantanea alla varia umanità che popola la manifestazione e agli oggetti di ogni tempo e provenienza che gli espositori mettono in mostra. E fra questi fotografi ci sono ovviamente anch’io.
    Dico la verità: dopo tanti anni di frequentazione e di tanti appassionati che con le loro foto hanno raccontato questa fiera, trovo sempre più difficile portare a casa qualcosa di nuovo o perlomeno di non già visto, e quindi quando vado è più che altro per fare una passeggiata. Tuttavia ogni tanto mi sembra di notare qualcosa di meno banale e provo a fare qualche scatto. Quella che segue è una selezione di questi tentativi, in bianco e nero, che aldilà delle mie note preferenze personali trovo particolarmente indicato per rappresentare questa manifestazione.
    Fra i soggetti che catturano la mia attenzione ci sono i mobili e le varie tipologie di oggetti …
     
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    … ma amo anche ritrarre gli espositori tra la loro merce …
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    … e pure la gente che frequenta la fiera.
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    Grazie a chi è arrivato fino a qui e soprattutto a chi vorrà lasciare un commento.
  6. Pedrito
    In questo articolo vorrei parlare di uno dei soggetti maggiormente ritratti dai fotografi di quasi tutto il mondo: i muri.
    Come? Dite che sono altri i generi più frequentati, come il ritratto, il paesaggio, il reportage di viaggio? Vero, vero, ma i muri possono a ben ragione essere inseriti in questa particolare classifica come soggetti maggiormente ripresi dai fotografi.
     
    Basta peraltro navigare un po' sul web, sui siti specializzati più frequentati, per accorgersi che i muri sono oggetto di centinaia di migliaia di foto, soprattutto quelli dove sono presenti geometrie di mattoni, mattonelle e cornici di cemento, così come quelli costituiti da assi di legno o altri materiali di forma regolare, ma anche muri dove serie di finestre, finestrelle o aperture diverse si ripetono con continuità sulla propria superficie.
     
    Sembra che queste pareti siano oggetto delle attenzioni di migliaia di appassionati di fotografia (ma anche di tecnici del settore o presunti tali) i quali, per testare i propri obiettivi appena acquistati e valutarne la distorsione ottica, si dedichino con maniacale attenzione a riprenderli per le misurazioni del caso e per i successivi confronti con le altre lenti presenti sul mercato. Davvero un gran divertimento per questi fotografi...
     
    Ebbene, approfitto di queste pagine per dichiararmi con la massima sincerità, mettendomi completamente a nudo e mostrando il mio pensiero quale esso è, a costo di sembrare un originalone, uno snob, un eccentrico o un anticonformista a tutti i costi. Insomma, voglio fare outing, e affermare - accettandone tutte le conseguenze - che io non fotografo i muri per prove o esperimenti di sorta, né li ho mai fotografati a questo scopo!
     
    E accetto anche di essere tacciato come uno che si crede di essere più figo degli altri, o addirittura politicamente scorretto, ma è così: io non fotografo i muri. Sono un fotoamatore appassionato dell'immagine digitale, ma non fotografo i muri pur avendo acquistato negli anni decine di obiettivi. O meglio: i muri qualche volta li fotografo, ma non per studio né per confronti tecnici, ma solo perché alcuni li trovo interessanti.
     
    Come faccio a trovare interessanti dei muri senza il fine di cui sopra? Vabbè, scorrete le fotografie che seguono, e ditemi se non è vero che qualche parete che si vede per strada, qualche muro che ci scorre vicino quando camminiamo a piedi o in auto lungo le vie delle nostre città non sono dei soggetti stimolanti da fotografare, soprattutto quando poi li raccogliamo insieme in una serie dove possiamo apprezzarne i colori, confrontarne le fogge o coglierne l'originalità.
     
    Scherzi a parte, aldilà dell'idea - alla fine neanche tanto originale - di presentare una serie di scatti più o meno omogenei su un tema, vorrei solo mostrare che realizzare una sequenza di immagini avente come dominante un soggetto qualsiasi non sia affatto difficoltoso, senza la pretesa di definirlo un portfolio, un progetto, un lavoro. Alla faccia di chi non trova l'ispirazione per fare fotografie o non riesce a pensare ad un soggetto quale che sia e a svilupparlo per immagini...
     
    Basta osservare con occhi attenti quanto ci circonda, liberare la propria immaginazione e dare libero sfogo alla propria creatività. In altre parole, come si cantava nelle fiabe sonore di qualche decennio fa, basta un po' di fantasia e di bontà (fotografica!).
     
    Enjoy!
     
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  7. Pedrito
    Dopo una lunga estate più dedicata al lavoro che alle vacanze, era venuto il momento di prendersi una breve pausa e un po' di svago. Con Paoletta abbiamo così deciso di mollare per un attimo i nostri impegni per ritagliarci una romantica tre giorni a Venezia, tornando in quella che è una delle più belle città del mondo e che, tra l'altro, possiamo facilmente raggiungere con poche ore di treno.
    Senza una meta particolare proprio perché desiderosi di riposo e di puro svago, ma decisi comunque a visitare oltre che i monumenti più famosi le zone della città turisticamente meno note e conosciute, ci siamo quindi abbandonati per le calli veneziane in lunghe passeggiate per godere delle bellezze della Serenissima e del tepore delle ultime giornate d'estate.
    Ovviamente per me è stata anche l'occasione per scattare qualche fotografia alla varia umanità che si incontra in un luogo così visitato ed affollato, indirizzando il mio obiettivo più verso la gente che popolava la città che ai suoi meravigliosi monumenti arcinoti e fotografati ogni giorno da migliaia di turisti.
    Così, dopo aver girato per un po' fino a raggiungere San Marco, osservata l'enorme folla scomposta e vociante che gremiva la piazza ...
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    ... è stato un tutt'uno scappare di là alla ricerca di qualche angolo più tranquillo e silenzioso, ed osservare come altri vivono questo straordinario luogo con maggiore rilassatezza e distacco così come volevamo fare noi.
    Girare per Venezia significa anche scoprire scorci che non ti aspetti di vedere se non in qualche vecchia città anglosassone della rivoluzione industriale dei primi dell'Ottocento (o almeno a me ha dato questa impressione) ...
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    ... dove la passione per il football dei suoi residenti è ben nota, così come l'abitudine a sostare lungo le strade a rilassarsi.
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    Ma anche i pontili lungo i canali possono ispirare la voglia di farsi un sonnellino per riposare dalle fatiche di un lungo viaggio (Municipale permettendo) ...
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    ... così come un prato può diventare il posto giusto per un momento di raccoglimento e meditazione.
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    C'è poi chi preferisce passare il tempo a contemplare il via vai nel Canal Grande ...
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    ... e chi approfittando dell'ultimo sole del pomeriggio se ne va a passeggio nei campielli silenziosi grazie al giorno di chiusura dei locali che vi si affacciano.
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    Anche gli operatori ecologici trovano il momento per una pausa durante il loro faticoso lavoro quotidiano ...
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    ... mentre un bambino non perde l'occasione per giocare fra i cuscini di una panca nel ristorante dove ha mangiato.
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    E intanto che un gondoliere effettua le sua ultima corsa prima della sera ...
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    ... e gli immancabili piccioni della città sostano nei pressi di un mercatino vicino al suo orario di chiusura ...
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    ... anche i madonnari abbandonano il loro "luogo di lavoro" in una calle che appare ormai deserta.
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    E' arrivata la sera e si fa ritorno a casa ...
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    ... e mentre alcuni turisti completano gli ultimi acquisti ...
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    ... un altro (texano?) è attratto da ciò che ha visto in una calle cieca.
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    E' allora arrivato anche per noi il momento di terminare il lungo peregrinare per la città. E mentre una inaspettata Monna Lisa campeggiante su una parete sembra interrogarci con in mente la stessa città che abbiamo in lungo e in largo visitato ...
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    ... stanchi, ma felici ed appagati dall'aver goduto di un luogo così straordinario, facciamo ritorno in hotel con in macchina un bel po' di scatti raccolti durante la giornata. Però che fatica inseguire i soggetti delle nostre fotografie!
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  8. Pedrito

    Paesaggio
    Ci sono pomeriggi in cui il lago è così placido, immobile, silenzioso che sembra incantato.
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    Il sole al tramonto colora tutto di arancio, totale assenza di vento, neanche un'onda che increspa l'acqua, nessun rumore che possa turbare quello che sembra un mondo sospeso, un paesaggio irreale, quasi fiabesco.
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    Nell'aria solo qualche lontano starnazzare di anatre, il garrito di un gabbiano che vola solitario e poi di nuovo il silenzio, mentre il sole si corica sull'orizzonte e la luce si fa via via più tenue.
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    Due pescatori gettano le reti, e il piccolo motore del loro barchino risuona appena nell'aria per poi perdersi di nuovo nella quiete del grande lago adesso quasi addormentato.
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    Buon riposo, Trasimeno.
  9. Pedrito
    ... piovigginando sale.
    Ma questa mattina non c'era né il maestrale né il mare sotto ad esso, come invece racconta il Carducci nella sua celeberrima San Martino.
    Si è però in Toscana, rigorosamente all'interno del comune di residenza dal quale ormai da giorni per le attuali disposizioni del governo non ci si può allontanare.
    Così, facendo di necessità virtù, stamani ho preso zaino e scarponcini e nella nebbia che mi avvolgeva ho salito a pochi passi da casa una delle colline che sovrasta la città per fare qualche scatto, confidando di trovare il sole al di sopra della soffice coltre che copriva le case.
    E sono stato premiato, potendo assistere al dissolversi della nebbia mentre saliva un bel sole decembrino che, pur non scaldando più di tanto, ha via via asciugato l'aria scoprendo gradualmente ciò che si nascondeva sotto. Ho così raccolto queste immagini, sviluppate senza troppa difficoltà in bianco e nero, quasi con la stessa monocromia con cui sono sono uscite dalla macchina!
     




  10. Pedrito
    Quando vedi un ombrellone, a dispetto dell'accrescitivo della parola, non pensi ad un grande ombrello per ripararti dalle piogge forti dell'autunno o dalla neve dell'inverno ma, al contrario, pensi subito al tepore dell'estate, al sole, al caldo del nostro agosto mediterraneo.
     
    Lo accomuni alle vacanze tanto sospirate dopo una lunga stagione di freddo e di lavoro, lo associ al riposo, al relax che puoi godere sotto di esso mentre leggi un buon libro o assapori una bibita fresca per ristorarti dal caldo estivo, e ami la sua compagnia quando provato dalla calura lui ti protegge dai raggi del sole, ti fa respirare sotto la sua fresca ombra, ti dona sollievo.
     
    L'ombrellone è anche allegro: è sempre tutto colorato, la sua stoffa ricca di motivi geometrici variopinti più o meno ricercati, o di disegni buffi o di scritte strane e divertenti porta i tuoi pensieri verso territori sereni, leggeri, disimpegnati. E quando è aperto sotto i raggi del sole e dispiega i suoi colori ti dona buonumore: hai mai visto un ombrellone triste?
     
    Ma l'ombrellone sa anche essere romantico: alla fine del pomeriggio quando il sole è al tramonto e lascia spazio alle ombre della sera, quando i rumorosi bagnanti fanno ritorno a casa, lui nel silenzio della spiaggia semideserta risplende dell'ultima luce. E nella frescura dell'imminente crepuscolo ti accoglie sotto di sé e ti veglia, quando sul lettino prendisole ti attardi a parlare con la ragazza che hai conosciuto in spiaggia e di cui sei già innamorato, fantasticando sulla serata che passerai con lei.
     
    Poi, quando davvero tutti hanno lasciato l'arenile, lui rimane lì ad attenderti fino al mattino seguente, facendo da stampella ai lettini e alle sdraio chiuse che gli sono appoggiate, qualche volta aperto come lo hai lasciato oppure ripiegato sul suo gambo dopo il passaggio del bagnino.
     
    E dritto e ordinato nella sua fila assieme ai suoi tanti compagni allegri e colorati come lui, si prende l'ultimo raggio di sole prima della sera, osserva i gabbiani che fanno ritorno al loro nido, e ti dà appuntamento all'indomani, o all'estate seguente. Perché sa che tornerai a cercarlo, e si farà trovare lì, come un buon amico su cui sai di poter sempre contare.
     
    Alla prossima estate, amico ombrellone.
     
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  11. Pedrito
    Bologna, febbraio 2018, Artefiera, la fiera internazionale dell'arte contemporanea.
    Vado con degli amici appassionati di fotografia (ma anche di arte) a questa importante manifestazione, la prima del genere che abbia mai visto. Davvero interessante per chi come me ha spesso frequentato musei o mostre d'arte, ma mai una fiera internazionale del settore.
    Appena arrivato mi colpisce - favorevolmente - la tanta gente accalcata alla biglietteria e in fila per entrare: non pensavo che una manifestazione di questo tipo, sia pure di livello internazionale, potesse richiamare tanti appassionati o curiosi o comunque interessati (e di tutte le età) ad osservare opere contemporanee di pittura, scultura, fotografia, ecc. Tra l'altro i ticket d'ingresso non sono neanche a prezzi per così dire popolari.
    Una volta dentro scopro un mondo nuovo ma anche affascinante: per me dilettante assoluto, quasi intruso in questo tipo di ambiente, si spalanca un panorama del tutto inaspettato. Sarà che - mi dicono - gli stand in questo tipo di fiere sono molto cari e per questo sia ha a monte una notevole selezione degli espositori: vi partecipano case d'arte di grande livello, le sole che per il proprio giro di affari possono permettersi di pagarseli. Sarà che il respiro internazionale della manifestazione richiama il meglio della produzione artistica su piazza, ma rimango subito colpito dalla qualità (oltre che dalla quantità) dei pezzi esposti.
    Osservare opere d'arte contemporanea per un non addetto ai lavori è un po' come per uno delle nostre parti assistere ad una gara di cricket o di badmington: difficile all'impronta capirci qualcosa! E invece avvicinarsi ad un'esperienza simile penso debba essere come ascoltare per la prima volta un concerto di un cantante o un'opera lirica di un compositore straniero: non è importante capire le parole o conoscere il libretto dell'opera, l'importante è lasciarsi coinvolgere dall'atmosfera creata della musica, dalle luci, dalla coreografia, dalle scene, e abbandonarsi alle sensazioni che si provano durante lo spettacolo.
    Ecco, per me è stato subito così: forse è ciò che accade quando è la "prima volta", ma mi è subito piaciuto ciò che vedevo, e ho divorato con gli occhi con un misto di stupore e curiosità le pitture più strane, le sculture più inconsuete, le composizioni artistiche create con i materiali più diversi, lasciandomi trasportare fra i numerosi stand come un bambino che per la prima volta vede la neve o si tuffa fra le onde del mare.
    Ovviamente le case d'arte che esponevano fotografie sono fra quelle su cui mi sono maggiormente soffermato, e dopo aver osservato le opere di Fontana, Salgado, Araki, Kenna, Basilico, Jodice, e di tanti altri mi sono sentito più arricchito e, forse, più consapevolmente ispirato per la mia personale passione fotografica.
    Alla fine della fiera, però, le mostre d'arte costituiscono anche un mondo di soggetti e situazioni più o meno interessanti da fotografare: potevo quindi perdermi un'occasione simile?
    Ecco quindi alcune immagini scattate fra gli stand della manifestazione, molte delle quali con la fotocamera ad altezza del grembo e in condizioni di luce un po' al limite, quindi leggermente mosse o fuori fuoco: ma l'affollamento, le corte distanze imposte dalla situazione e un settaggio della macchina che poteva essere un po' più accurato non mi hanno permesso di fare meglio.
    Ma tant'è: vuoi mettere il divertimento a farle e a condividerle poi con gli amici fotografi?
     
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  12. Pedrito
    … non entrerete nel regno dei cieli, recita il Vangelo di Matteo.
     
    Questo bambino che guarda incuriosito ed ammirato l’artista che si esibisce in una piazza mi ha fatto venire in mente questo famoso passo della Bibbia, e mi suggerisce la meraviglia di tutti i bambini del mondo quando scoprono qualcosa che non hanno mai visto, o che rimangono attratti e spesso quasi ipnotizzati da ciò che colpisce particolarmente la loro attenzione.
     
    Aldilà del senso ben più profondo che nel Vangelo viene dato a queste parole, mentre scattavo queste foto mi sono rivisto in quel bambino, in fondo anch’io come lui attratto dai lazzi e dalle acrobazie dello street artist, e riflettevo sulla bellezza di farsi stupire dalle cose, siano esse un gioco, un paesaggio al tramonto, un animale nel bosco o un fiore in un prato. Proprio come fa un bambino.
     
    E forse è proprio con gli occhi di un bambino che dovremmo guardare attraverso il mirino della nostra macchina quando scattiamo le nostre foto. Ancora meravigliati e rapiti dalle piccole cose che ci circondano.
     
    Se le sappiamo guardare.
     
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  13. Pedrito
    Può essere divertente una trasferta di lavoro nell'assolata provincia senese in una calda giornata di agosto? Dipende.
    Se però nei giorni precedenti la pioggia ha rinfrescato l'aria rendendo piacevole il sole che splende alto nel cielo, se hai un po' di tempo per fermare la macchina e scendere ad osservare il meraviglioso paesaggio che hai dinanzi, se la luce del pomeriggio appare stranamente pulita e benevola e, soprattutto, se hai avuto l'intuizione di portare con te la tua piccola fotocamera perché prima di partire hai pensato che "chissà, non si sa mai", ecco che allora una giornata di lavoro come tante può magicamente trasformarsi in un'esperienza piacevole ed appagante.
    Le Crete Senesi offrono paesaggi e scorci nuovi ed interessanti in ogni periodo dell'anno: bisogna solo saperli cogliere quando la luce lo consente. Anche in estate, quando la grande calura che avvolge questi territori non sempre permette di ben rappresentare in immagini lo straordinario paesaggio che si offre ai viaggiatori attenti (o ... innamorati, dipende).
    Gli scatti che propongo sono stati ripresi in circa 30 minuti fra San Giovanni d'Asso e Trequanda con una piccola Olympus E-M10 Mk II ed il 14-42mm di kit, quasi tutte a f/18, e sviluppate con LR a partire dal profilo Adobe Paesaggio.
    Enjoy.
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  14. Pedrito
    La Valdichiana senese e aretina, ricca di terreni agricoli sottratti alle paludi dopo la grande bonifica promossa dal granduca di Toscana Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena nella seconda metà del Settecento, è anche piena di casolari dove i coloni abitavano e svolgevano la propria attività.
    Queste costruzioni dalla caratteristica architettura diventate parte integrante del paesaggio chianino vengono affettuosamente chiamate leopoldine in onore appunto del granduca Pietro Leopoldo, non solo perché furono edificate sotto il suo governo, ma anche perché egli le fece appositamente progettare e realizzare per dare migliori condizioni di vita agli agricoltori e ai numerosi familiari e braccianti che con loro conducevano i terreni bonificati.
    Sparse come detto nelle campagne aretine e senesi, sono anche soggetti fotografici molto rappresentati sia quando vengono ritratte fra le foschie e le nebbie invernali che spesso scendono su questi territori, sia quando spiccano fra le vigne e i frutteti nelle assolate giornate estive.
    La leopoldina qui proposta io l’ho invece voluta fotografare con un taglio diverso.
    Abbandonata da anni ma ancora integra nella sua struttura, i muri diseguali frutto probabilmente di successive modifiche e rifacimenti, le finestre protette da curiosi pannelli in legno, aggredita da rampicanti e vegetazione spontanea a cui non sembra sottomettersi, si erge austera come se non volesse arrendersi alle ingiurie del tempo, forse in attesa di chi possa prendersene cura riportandola ai fasti del suo passato.
    Per questo ho scelto di ritrarla con i suoi annessi in una monocromia molto dark, ciò che mi ha ispirato quando l’ho fotografata, assistito dal picture control matita con cui ho settato la mia fidata Z6.
    Grazie a chi vorrà lasciare un commento.
    (aprire le foto)
     
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  15. Pedrito
    Estate. In riva al mare. Mattina presto.
     
    Con il fresco delle primissime ore del giorno è bello passeggiare sulla spiaggia. Sulla battigia o appena dentro l’acqua che vicino alla riva ti massaggia delicatamente i piedi.
    Il sole ancora basso sull’orizzonte splende già nel cielo, ma i suoi raggi sono piacevoli e la temperatura dell’aria è ancora indulgente dopo una nottata decisamente fresca.
    Alcuni bagnanti che si accompagnano sulla riva in una passeggiata lenta e pigra appaiono come figurine stagliate fra cielo e mare, i tratti indistinguibili per la forte luce del sole che inonda le loro sagome, come in una rappresentazione di ombre cinesi.

     

    Altri hanno scelto di allontanarsi un po’ dalla spiaggia per pagaiare lentamente su una tavola, godendo della bonaccia che rende il mare un olio e la navigazione rilassata nella totale assenza di onde.

     

    Un bambino ha già preparato i suoi giochi sulla sabbia, abbandonandoli momentaneamente perché rincorso dalla madre che cerca di applicargli la crema per proteggerlo dal sole.

     

    Due innamorati si tengono per mano per il loro primo bagno della mattina e sembrano saggiare la temperatura del mare con l’acqua che già arriva alle ginocchia. Lei è incerta e si affida a lui e insieme si allontanano, per scambiarsi qualche tenero bacio una volta lasciato un po’ di spazio fra loro e gli occhi indiscreti sulla riva.

     

    Un anziano guarda il mare, solo, forse ripensando alla sua vita e a ciò che è stato, o sognando ciò che non potrà più essere.

     

    E mentre la spiaggia si popola progressivamente di uomini che ragionano di sport e di politica, donne che si scambiano confidenze e discorrono sui propri figli, adolescenti che giocano e bambini urlanti, il sole si arrampica alto rendendo sempre più forte la propria luce e accorciando le ombre sulla sabbia, disegnando nel cielo la sua calda parabola estiva.
    Tutta la varietà, tutta la delizia, tutta la bellezza della vita è composta d’ombra e di luce.
    (L. Tolstoj)
     
  16. Pedrito
    A poco più di un mese dalla mia visita in questa splendida città e a pochi giorni dal vile attentato che tante vittime e feriti vi ha mietuto, voglio dedicare alcune righe e questi scatti presi nelle strade di Barcellona a tutti coloro che rifiutano ogni forma di violenza, a tutti coloro che credono che si possa convivere pacificamente nel reciproco rispetto e nella tolleranza di culture, razze e credo religiosi diversi dal proprio e, soprattutto, a quanti in questi giorni hanno conosciuto il dolore e la sofferenza per una brutalità  che non ha senso e che non può trovare giustificazione alcuna.
    Durante la mia permanenza sotto un bel sole estivo ma dalla temperatura gradevole ho girato a lungo in una città che mi è parsa solare, accogliente ed aperta a tutti pur nella sua superba eleganza, una città ricca di vitalità e di colori come molti centri che ho imparato a conoscere nel Mediterraneo, e che durante la sua storia grazie al suo porto ha potuto scambiare merci, esperienze, culture, uomini con ogni parte del mondo, aprendosi appunto a tutto quanto era diverso da essa.
    E mi è stato facile sentirmi come a casa. Per questo dopo i recenti tragici fatti, assieme a quanti rivendicano il diritto a vivere lontano dalla violenza e dalla sopraffazione non solo fisica in una pacifica coesistenza con tutti, mi unisco anch'io al grido Tots som Barcelona, Sono anch'io Barcellona.
    E' stato un piacere percorrere i bei viali di questo centro della Catalogna, a cominciare da La Pedrera, uno dei capolavori del famoso architetto Antoni Gaudì, lo stesso della Sagrada Familia.
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    Ma sono molti i palazzi che nella loro modernità ben si adattano  allo "spirito" della città.
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    Barcellona è davvero un tripudio di colori a cominciare dal Mercato di Santa Caterina (la cui rivoluzionaria e policroma copertura è opera degli architetti Enric Miralles e Benedetta Tagliabue, quest'ultima italiana) ...
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    ... per continuare con i negozi che si affacciano lungo le trafficate vie del centro ...
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    ... fino alla stessa segnaletica orizzontale presente nelle strade ...
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    ... per finire alle stazioni della metropolitana ...
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    ... e alle sue rampe di uscita.
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    E con un po' di attenzione è possibile individuare ai piedi dei grandi cartelloni pubblicitari addossati ai palazzi sui viali il naturale contrappunto  al messaggio promozionato.
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    Ma la città permette anche di vivere quasi appartati la propria solitudine. Come nel tardo pomeriggio alle spalle della Boqueria, il più famoso e frequentato mercato di Barcellona ...
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    ... o in un vicolo del Barrio Gotico, abbastanza lontano dai rumori per godersi un po' di riposo ...
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    ... o semplicemente passeggiando fra l'antico e il moderno di un viale del centro ...
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    ... per poi tuffarsi nella Rambla prima del calare del sole.
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    (Per inciso, qui è dove qualche giorno fa è stato dato un allarme bomba, rivelatosi fortunatamente falso, che ha determinato l'evacuazione del fast food e delle strade limitrofe e aggiunto istanti di terrore alle persone ancora scosse per quanto accaduto nei giorni precedenti).
    Ma Barcellona è anche accogliente e tollerante verso chi ogni giorno cerca di sbarcare il lunario spostandosi in metropolitana da un punto all'altro della città ...
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    ... o semplicemente di chi approfitta della bella stagione per visitare questo capoluogo passeggiando per i viali nei pressi della Sagrada Familia.
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    Ringraziando l'amico Fabrizio Cortesi e la sua compagna che mi hanno guidato per i luoghi più caratteristici del centro storico aiutandomi a conoscerli ed apprezzarli, e ringraziando anche chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui, vorrei terminare queste righe con uno scatto che non ho potuto fare a meno di cogliere.
    Un gabbiano che, chissà come e chissà perché, si è avventurato fino nel pieno centro della città per volare fra i suoi viali, sfiorando l'asfalto della strada tra alberi, passanti, semafori ed auto ferme all'incrocio.
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    Mi piace pensare che per il candore del suo piumaggio si trattasse di una colomba, una grande colomba bianca che, volteggiando fra i palazzi di questa città, abbia voluto trasmettere una sorta di messaggio di pace da riprendere e ricordare oggi, un messaggio di pace per tutti.
  17. Pedrito
    Con l'amico Gianni54 e due altri suoi simpatici amici mi sono recato a San Quirico d'Orcia ad assistere al passaggio delle auto della 1000 Miglia storica, forse l'appuntamento più atteso dagli appassionati di tutto il mondo di questo tipo di manifestazione.
    Mi aspettavo una ressa di gente (e di fotografi) nella bella e famosa cittadina senese da sempre tappa obbligata della 1000 Miglia stante anche la bella giornata di sole, e invece - perlomeno dove mi ero appostato io, all'ingresso del corso principale - i pochi curiosi e turisti presenti non creavano disturbo a chi come me voleva immortalare con la sua fotocamera la carovana di auto rombanti che passava di là: una bella fortuna!
    Aldilà del divertimento per la spensierata giornata trascorsa e per la visione contemporanea delle più belle auto storiche da corsa che si possano vedere - la 1000 Miglia è un appuntamento di rilevanza mondiale a cui i proprietari di questi gioielli fanno a gara per partecipare - a posteriori direi che, se vi dovessi tornare, sceglierei di spostarmi in punti diversi del tracciato per variare le inquadrature e per fare magari anche qualche scatto "di contorno" non necessariamente legato alla manifestazione. Sì, insomma, qualcuno dei miei "street shot" che per la verità ho provato a fare ma che in quel contesto non mi è stato possibile effettuare per la mancanza di soggetti interessanti.
    Le foto portate a casa sono quindi poco variate, ma d'altra parte il timore di perdere quel buon punto di osservazione mi ha fatto desistere dal cercarne altri dove forse avrei potuto avere più difficoltà a muovermi in libertà e a scattare con una visuale ottimale. Vabbé, la prossima volta mi farò meno scrupoli e proverò scorci diversi necessari ad ottenere immagini più accattivanti ed interessanti.
    Buona visione della galleria!
  18. Pedrito
    Uscito di casa la mattina con borsa da lavoro di ordinanza, un’agenda piena di appuntamenti e un bel po’ di chilometri da fare, ho volutamente lasciato nell’armadietto sia la Z6 con tutta la sua artiglieria che la piccola Olympus, il back-up disimpegnato della mia Nikon.
    Ho così tanto lavoro da fare, la luce in questa stagione fa pure schifo, figurati se avrò tempo e modo anche solo di tirare fuori dalla custodia la macchina per uno scatto o due, mi sono detto. Ma avevo scordato che vale sempre la regola che quando non si ha la fotocamera con sé si osservano le migliori occasioni per fotografare. E naturalmente così è stato anche stavolta.
    Complice il cliente (stronzo) che non si fa trovare all’appuntamento, un’ora abbondante a disposizione da passare possibilmente senza imprecare contro chi ti fa perdere tempo e la vicinanza di un sito che stuzzicava la mia inguaribile curiosità per i luoghi sconosciuti o non frequentati da tanto, ho deciso di dirigermi al piccolo Lago di Chiusi poco distante, desideroso di esplorarlo un po'. Sceso fino lì, wow! mi è sembrato di essere capitato in un paradiso, e assieme alle poche persone che c'erano ho pensato che fossimo chiusi in una bellissima bomboniera, adagiata fra Umbria e Toscana!
    Sarà stato per il fatto che in questo periodo post pandemico c’è poca gente in giro anche nei siti più votati al turismo, sarà che il Comune o le associazioni di volontari del luogo avevamo reso un giardino elegante e ben curato il porticciolo e le aree limitrofe che ricordavo invece disordinate e trascurate, sarà stato che una leggera e piacevole brezza aveva reso l’aria più tersa di quanto non sia in questo periodo, sarà stato che il cielo era costellato di bellissime e fotogeniche nuvolette desiderose di fare da sfondo a delle fotografie, che mi sono detto: eccheccacchio, per una volta che ho lasciato a casa la fotocamera ecco un fantastico set con soggetto e luce giusta per tanti begli scatti, ma a cui devo rinunciare!
    Tuttavia non mi sono perso d’animo e, tirato fuori il mio smartphone, ho provato a vedere cosa riuscivo a portare a casa. Ed ecco qui il risultato.
    Non sembra male, vero?
     
    (Tutti le immagini sono state riprese con Redmi Note 8 Pro, postate qui così come uscite dal telefono e ridotte nelle dimensioni per la pubblicazione sul web. Alcune hanno subito una raddrizzatina.)
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  19. Pedrito
    Alla voce "Giallo" Wikipedia recita: "Il Giallo è uno dei colori dello spettro che l'uomo riesce a vedere. Ha la lunghezza d'onda compresa tra 565 e 590 nanometri. È uno dei tre colori primari sottrattivi, insieme al ciano ed al magenta, il suo colore complementare è il blu". Bene.
     
    E aggiunge anche che "dal punto di vista etimologico in italiano la parola Giallo deriva dal francese antico jalne a sua volta derivante dal latino gǎlbinum e gǎlbus con significato di "verde pallido, giallo". Benissimo.
     
    Il Giallo è il colore dei taxi di molte città, così dipinti per essere più facilmente distinguibili da lontano, degli scuolabus, che così colorati sono più visibili dagli altri veicoli e quindi più sicuri per i bambini che li utilizzano, e di piante e fiori come il girasole, la mimosa e la ginestra. Ottimo.
     
    Il Giallo è pure un segnale di avvertimento: nel semaforo avvisa che sta per scattare il rosso, nelle corse automobilistiche indica un generico pericolo e impedisce ai concorrenti di effettuare un sorpasso, e nei pronto soccorso degli ospedali è utilizzato per identificare i pazienti non in pericolo di vita che necessitano di cure immediate. Eccellente.
     
    E il Giallo è anche il colore che identifica il genere letterario dei libri polizieschi, gli elenchi telefonici dedicati alle attività commerciali, la maglia del concorrente che guida la classifica del Tour de France, ed è il colore tipico del frutto della banana e dello zafferano.
     
    Ok. E allora?
     
    Allora niente! Un po' di cultura generale in un blog di fotografia non disdice.
     
    Per me il Giallo è semplicemente un colore, per la verità molto fotogenico, che attira la mia attenzione quando scatto fotografie e che mi piace ritrarre. Così, come "divertissement",  ho pensato di pubblicare qualche istantanea in cui ne è il principale protagonista o dove ne appare un bel po'.
     
    Enjoy.
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  20. Pedrito
    Molti di questi scatti li ho già pubblicati su Nikonland, ma non raccolti insieme in questo blog dove ho via via raccontato di "Itinerari", la periodica mostra fotografica del fotoclub aretino di cui faccio parte nella quale, assieme a quelle degli amici del circolo, espongo annualmente alcune tra le foto che più mi rappresentano.
    Back in Black è stato appunto il titolo del lavoro che ho presentato nel 2021 e che mi piace raccontare (fotograficamente) qui.
     
     
    (Il titolo che gli avevo dato non è stato particolarmente originale ma, trattandosi di stampe in bianco e nero ed essendo io un fan degli AC/DC, il famoso gruppo hard rock australiano il cui uno degli album di maggiore successo è stato appunto Back in Black, non ho potuto fare a meno di prenderlo in prestito per dare un titolo al lavoro ).
     
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  21. Pedrito
    Il mio nuovo Nikkor Z MC 50mm f/2.8 l’ho acquistato giusto in tempo per averlo disponibile in una breve vacanza in Puglia: 7 giorni 7 di puro svago, sole e mare sulle belle spiagge del Gargano, privilegiando per una volta relax, bagni di mare e piacevoli serate nei ristoranti di pesce della zona alle uscite per girare il territorio a fotografare.
    Quelli che presento sono quindi pochi scatti effettuati in condizioni di luce e situazioni non sempre ideali: ma per chi fosse curioso delle opinioni di un fotografo che lo usa davvero e sul campo, o per chi avesse l’intenzione di dotarsene, ci tenevo a condividere le mie personali impressioni.
    Inizio col dire che il negozio presso cui l’ho acquistato pochi giorni dopo la messa in commercio ne aveva solo due pezzi: il primo l’ha acquistato un tizio che lo doveva regalare e che quindi non l’ha neanche tirato fuori dalla scatola. Il secondo l’ho preso io lasciando di fatto il rivenditore sprovvisto di questo obiettivo: per questo ho dovuto fare là l’unboxing e mostrarglielo per una breve presa di contatto. In cambio però sono stato “ricompensato” con in regalo un’utile lente protettiva Hoya da 46mm, da usare davanti il piccolo obiettivo che fuoriesce dal barilotto quando utilizzato in modalità macro.
    Motivo principale dell’acquisto era avere una lente standard sufficientemente leggera e compatta ma anche prestazionale per la mia Z6, da utilizzare sempre: disponendo questo 50mm anche della funzione macro ho poi ottenuto un vantaggio in più, che peraltro non ho sfruttato in questi primi giorni di utilizzo.
    Nell’uso ciò che mi ha colpito maggiormente è la sua grande qualità ottica rispetto a tutti gli altri obiettivi standard che ho fin qui utilizzati: in soli 260 grammi ho una lente con 10 elementi in 7 gruppi, inclusi 1 elemento ED, uno asferico e un elemento anteriore con trattamento al fluoro, un diaframma a 9 lamelle e una funzione macro con RR 1:1 con limitatore di messa a fuoco. Dopo averlo provato posso affermare che con la mia Z6 costituisce un kit letale!
    Ne è una dimostrazione questa veduta della baia di Vieste al tramonto con la scogliera rocciosa su cui sorge la Chiesa di San Francesco sullo sfondo distante circa 800 metri dal mio punto di osservazione: sul raw originale riesco quasi a contare le file di pietre dei bastioni su cui sorge l’edificio. Fantastico!
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    Mi è sembrata altrettanto buona la tenuta nei controluce. Qui un paio di scatti ai trabucchi, antichissimi strumenti di pesca diffusissimi lungo tutta la costa da Vieste a Peschici, nati in tempi lontani per l’esigenza di procurarsi da vivere in sicurezza da un mare fonte di sostentamento ma anche di pericolo, tra naufragi, mareggiate e incursioni piratesche.
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    La silhouette di questo trabucco mi suggerisce un antico veliero che solcava i mari nei secoli scorsi.
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    Eccellente a mio giudizio anche la definizione dell’immagine in condizioni di scarsa luce, dove se l’ottimo sensore della Z6 ci mette del suo, l’obiettivo consente di cogliere particolari altrimenti invisibili con altri 50mm fin qui utilizzati.
    In questi quattro scatti “stradali” effettuati a Peschici (tra 4000 e 6400 ISO) la poca luce presente dona degli effetti quasi commoventi, soprattutto nelle ultime 3 immagini.
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    Qui ancora la baia di Vieste in piena notte.
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    Di solito non amo presentare foto a colori con altre in bianco e nero nella stessa discussione, ma in questa sorta di impressioni sul campo del mio nuovo Nikkor Z MC 50mm f/2.8 vorrei testimoniarne la versatilità in quello che è il mio genere preferito, la street photography, per la quale ho trovato un efficace strumento in kit con la Z6.
    Per cui a completamento di questa breve carrellata di immagini, chiudo con un paio di scatti colti al volo ancora a Vieste.
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    Grazie per essere arrivati a leggere fino a qui.
  22. Pedrito
    E' sabato, sono finalmente libero da impegni, è una bella giornata autunnale di sole, la notte ho ben riposato e così posso "permettermi" di salire di nuovo in macchina per un bel giro, questa volta non per lavoro. Quindi? Si va a fotografare!
    Preso lo zaino con tutta l'attrezzatura metto in moto e parto, direzione il Parco delle Foreste Casentinesi ed il foliage autunnale dei suoi meravigliosi boschi.
    Ma che succede? Avvicinandomi alla meta vedo il cielo sempre più nero, poi un po' di foschia, quindi qualche goccia di pioggia e poi, giunto sul posto, acqua a catinelle!
    Sconsolato, attraverso il parabrezza fotografo il bosco che pensavo mi avrebbe accolto con ben altro benvenuto in fondo al quale, in lontananza, si intravede il sole che ho inopinatamente lasciato partendo da casa.

    Poi però la pioggia si fa un po' meno fitta. Così guardo il giubbotto poggiato sul sedile di fianco e il suo bel cappuccio, la mia Nikon e i suoi obiettivi nello zaino aperto sul pavimento che mi ricordano che non temono né l'acqua né l'umidità e, quasi con un moto di rabbia, indossato il giubbotto ed imbracciata la fotocamera apro lo sportello ed esco nel bosco. Ecchecacchio, ho fatto un'ora di macchina per venire fin qui, e adesso voglio fotografare!
    Alla fine in un'oretta o poco più - prima che tornasse a diluviare - sono riuscito a portare a casa gli scatti che volevo e che, forse, risultano un po' diversi dai soliti nei quali il sole esalta oltremodo i colori delle foglie d'autunno.
    Ma questo lo giudicherà chi osserverà questi scatti e avrà voglia, bontà sua, di commentarli qui.
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    Tutti gli scatti sono stati effettuati con Nikon Z6 + Nikkor 14-30/4 S
     
  23. Pedrito
    E' il mio personale resoconto dell'anno fotografico appena passato e di come l'ho vissuto. Si tratta semplicemente di una piccola retrospettiva sul mio 2016 passato con la fotocamera in mano, stilata in un giorno per raccontare un anno.
     
     Sono circa 6000 le foto che ho scattato nell'anno appena passato, il 20% meno di quello precedente ma, credo e spero, di maggiore interesse e qualità se è vero che in questa attività il tempo e l'esperienza generalmente contribuiscono a migliorare le proprie capacità e quindi anche i propri risultati. 
    Stranamente nei primi sei mesi ho scattato solo un quarto del totale delle foto dell'anno, e pochissime sono state quelle che ho ritenuto essere meritevoli di una menzione nel mio catalogo, cioè proponibili per una stampa o per essere mostrate qui o al fotoclub. Chissà, forse le rigide temperature dell'inverno mi hanno scoraggiato ad uscire a scattare, o forse non avevo la giusta ispirazione, o più probabilmente gli impegni lavorativi e familiari mi hanno impedito di dedicarmi "seriamente" alla fotografia. Fatto sta che mi sono poi abbondantemente rifatto nei secondi sei mesi dell'anno, perlomeno sotto l'aspetto del numero degli scatti effettuati.
    Come detto, ritengo di aver trascorso un anno assai proficuo e ricco anche di qualche soddisfazione.
    Ad aprile ho potuto esporre per la prima volta una serie di scatti in una vera mostra fotografica, con l'onore di averne uno scelto per essere pubblicato sul manifesto che annunciava l'iniziativa.
    E nella settimana seguente, all'interno della stessa manifestazione, ho potuto bissare esponendo 11 mie stampe nella sala principale della mostra, in quello che è il luogo dove durante l'anno artisti di ben altro valore espongono le proprie opere.
     
    Ma è con l'estate che finalmente riesco a combinare qualcosa di interessante con le mie fotocamere. Il Salento evidentemente mi ispira (o è il periodo di ferie che mi dà il tempo che ci vuole e la giusta capacità creativa?) e diverse foto mi appaiono un po' più meritevoli di altre di essere mostrate.



     
    In particolare, abbandonando per un attimo il genere che più amo praticare, la street photography, ho tentato di cogliere altro attorno a me, cercando di osservare con occhi diversi quanto vedevo in giro per provare a fissarlo in uno scatto, in quella che secondo me deve essere la ricerca di nuove prospettive e strade da percorrere per non fossilizzarsi nel consueto, la ricerca nel mettersi in gioco per uscire dalla propria area di confort e rapportarsi con nuove sfide.
    Così, complici le ferie e più tempo disponibile, anche in altre località marine ho potuto proseguire il percorso intrapreso ...



     
    ... senza dimenticare però il genere che più amo praticare, la street photography, sia a colori ...

     
     
    ... che in bianco e nero.


     
    L'anno si è poi chiuso con la sorpresa di vedere pubblicata sul catalogo ufficiale di Arezzo&Fotografia, la biennale fotografica che si tiene nella città che abito, una mia foto che era stata richiesta per presentare fotograficamente il Circolo di cui faccio parte sulle pagine web della mostra, e che avrebbe concorso con quella degli altri soci nella selezione degli organizzatori.

     
    Concludendo questo breve bilancio personale, mi ritengo complessivamente soddisfatto della stagione fotografica appena trascorsa, e ho già cominciato la nuova mettendo nel mirino le prossime sfide, a partire dalla nuova stampante che ho acquistato con cui ho da poco iniziato a... combattere per rendere concreti e subito visibili i migliori file delle mie fotocamere, fino a dare corpo ad alcuni progetti che ho in mente e che desidero realizzare.
     So comunque che, in ogni caso, il piacere e le emozioni che mi darà il solo click della macchina quando uscirò a fare fotografie sarà il premio più bello e soddisfacente in questa nuova stagione fotografica, e quella sarà la vera... vittoria.

     
  24. Pedrito
    I bilanci di un anno si fanno spesso a dicembre, ma io ho atteso questo gennaio per sedermi a riflettere e a fare il punto della situazione sul mio personale 2019 appena trascorso. Proprio per il bel fine anno (fotograficamente parlando) passato dietro le mie fotocamere che ha un po’ mitigato l’insoddisfazione per quanto fatto – o meglio, non fatto - durante gli ultimi dodici mesi.
    Sì, perché in realtà il 2019 che mi sono messo alle spalle non è stato un granché dal punto di vista fotografico. Pochi scatti come mai in passato, poco tempo da dedicare alla ricerca di nuovi spunti e di nuovi progetti, e forse anche poca voglia di farlo se con la testa si è impegnati nel lavoro, si è distolti dagli imprevisti o non si ha abbastanza tempo libero.
    Eppure ad inizio agosto era arrivata la Z6 e la curiosità di conoscere e testarne pregi e potenzialità. No, non mi mancava l’entusiasmo per fotografare che la nuova macchina avrebbe dovuto riaccendere: come detto, è semplicemente mancata la possibilità di dedicarmi a pieno a cercare gli scatti che avevo in mente e che solitamente trovo quando ho tempo per farlo. In ogni caso quel poco che sono riuscito a “produrre” per certi versi mi ha soddisfatto, sebbene resti il rammarico per non aver potuto fare meglio e quantitativamente di più.
    Detto questo, voglio raccogliere di seguito alcuni scatti che hanno segnato il mio 2019 fotografico in termini di divertimento e soddisfazione. Chi vorrà aggiungere qualche commento sarà il benvenuto. 😉
     
    Cominciamo dalle poche foto a colori che ritengo interessanti. Fra queste:
    1. (che avete premiata nel contest "Nella penombra")

     
    2. (pubblicata nel contest "Suburbia")

          
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    Ma il bianco e nero è più vicino alle mie corde, e in proporzione sono molto più numerosi questi scatti rispetto a quelli a colori ad avermi dato una qualche soddisfazione.
    A partire da quelli che nel 2019 appena trascorso ho cominciato a raccogliere per un progetto in controluce che probabilmente presenterò all’annuale mostra fotografica dei soci che il mio fotoclub organizza ogni primavera. Fra i quali:
    4. (che avete premiato nel contest "La nostra estate in controluce")

     
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    Altro oggetto di ricerca fotografica sono scorci dove non sono presenti persone (generalmente per me imprescindibili negli scatti che cerco) ma che in qualche modo possono risultare interessanti. Fra questi, mi sono sembrati tali:
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    Alcune immagini interessanti le ho raccolte alla Fiera Antiquaria che, svolgendosi nella mia città ogni prima domenica del mese, costituisce (per me come per molti altri appassionati come me) una buona occasione per provare a portare a casa qualche scatto “di strada” singolare o almeno non banale:   
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    Chiudo questo mio personale bilancio fotografico dell’anno appena passato con alcune istantanee di street photography come la intendo io, ovvero con le immagini che più mi sono piaciute e che vorrei riuscire a fare ogni volta che esco in strada a fotografare. Immagini che, con un po’ di fortuna, riuscirò sperabilmente  a fare anche quest’anno.
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    Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui.
     
     
  25. Pedrito
    Eccomi qua dopo lungo tempo a scrivere due righe sul mio blog, in una pausa dal lavoro diventato purtroppo sempre più frenetico e totalizzante. E' per tale motivo che nella prima metà di quest'anno ho scattato un numero ridicolo (leggi: minimo) di foto, nelle quali probabilmente ci sarà un numero di buone immagini altrettanto esiguo in considerazione del genere di fotografia che pratico.
     
    In effetti nella street photography la possibilità di portare a casa qualche buona istantanea è spesso direttamente proporzionale al tempo che vi si dedica, alle occasioni che si ricercano e che si realizzano, e al numero di scatti (nel mio caso mirati) che si effettuano, e dove altrettanto spesso si torna alla base senza neanche qualche immagine che possa dirsi almeno interessante.
     
    Vabbè: in ogni caso girare per una città con la fotocamera in mano libero dai pensieri è già di per sé (intendo per me  ) un divertimento, a prescindere dai risultati che riesco ad ottenere.
     
    Tuttavia il recente Nikonland Day di Milano mi ha dato la possibilità di dedicarmi - dopo un periodo davvero lungo - a un week end di foto (e di svago) in piena libertà e rilassatezza nei quali mi sono portato a casa in due giorni circa 300 scatti, ovvero quanto ultimamente riuscivo a fare nel tempo di un intero mese.
     
    Due giorni a Milano con la reflex in mano sono stati circa un giorno più o meno effettivo di foto effettuate un po' dovunque, dalla mattina finanche alla sera, considerato che durante buona parte del viaggio, durante i pasti e le ore di sonno le occasioni per le foto di strada si fanno ... un po' meno facili!
     
    Eccovi dunque in foto la mia personale 24 Ore di Milano: pochi scatti selezionati fra i tanti fatti, ma per questo pensati e, spero, di un qualche interesse.
     
    Critiche e commenti sono come sempre graditi, purché più dettagliati di un "Mi piace" o "Non mi piace": mica siamo su Feisbuc!
     
    (aprire le foto)
     
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    Wagner

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