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Valerio Brustia

Nikonlander Veterano
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  1. Bernardo, sì l'interpretazione è soggettiva, ma concorderai che esiste una base COMUNE altrimenti non riusciremmo nemmeno a comprenderci? Sono stato un po' impreciso in quanto ho scritto sopra: c'è sì una buona fetta innata nella decodifica di un'immagine, ma ad essa si aggiunge quel che in prima battuta avevo definito come fattore della crescita Culturale. E' mica come nella musica? Che più se ne ascolta, più si diventa palati esigenti si scava si scava, si accumulano tesori e se ne cercano di nuovi. Però è innato riconoscere un'accordatura stonata, nevvero?
  2. Sì Dario, peccato che quel "piccolo" upgrade lo facciano pagare in modo insulso. Superato un certo limite di costo mi si configura la TASSA, e già ne paghiamo poche no?
  3. Si, forse cominciavano ad infastidirsi per il fatto che Microsoft con il suo surface chiedesse di piu di un buon iMac 27" carrozzato bene. Con questa nuova linea sono tornati davanti. Bravi.
  4. Appero! Hai visto che ho fatto bene ad aspettare? Ecco, campa cavallo
  5. Beh senti, io ho letto le tue parole e qui ho evidenziato il passaggio e non so .. forse capisco fischi per fiaschi, ma se leggo così com'è ti dico che NO quel ritratto ben difficilmente sarà meraviglioso. Ovviamente dipende da quale base di dati partiamo perchè "le regole di base dei ritratti" sono un campionario piuttosto vasto che parte dagli Assiri per arrivare a stamattina ed in esse troveremo sostanzialmente le modalità di osservazione di un'immagine. Se il tuo ritratto non rispetta NON LE REGOLE DI BASE DEL RITRATTO, ma la struttura di lettura di un'immagine dubito serenamente che darà soddisfazione a chiunque, te per primo. Il concetto che sto cercando di sgranare è che non posso pensare alla composizione come ad una somma di norme il cui risultato è matematicamente una buona immagine, al contrario la buona immagine posso decomporla in strutture di disposizione delle forme che ritornano, che sono comuni. Su questo non mi pare che noi si stia esprimendo lo stesso pensiero. Personalmente, nella pratica, la "regola" non la applico consciamente: "ah qui ci va l'incrocio dei terzi e qui una linea prospettica di fuga", no no non l'ho mai fatto nemmeno agli inizi. Nei fatti me la trovo nelle foto e credo sia normale perché riproduco, ci provo, quello che vorrei vedere secondo l'architettura compositiva che ho acquisito guardando. Quegli schemi sono innati, sono istintivi e sono comuni al pensiero umano, si alimentano e crescono, maturano, attraverso l'osservazione. Questo è il fondamento della formazione di un fotografo, il punto di partenza del post di Fabio.
  6. Mi sa che non ci intendiamo, l'immagine "buona" dritto o storto rispetterà le regole compositive, ma lo deduciamo a valle e non a monte. Non è solo questione di ordine degli addendi, ma di modo di operare. Preoccupiamoci di fotografare cose che suscitano il nostro interesse, giriamoci intorno, esploriamo visivamente. Alla fine se ne caveremo foto buone sicuro che queste avranno dei caratteri "grammaticali" aderenti alla "norma". Fare l'inverso è assolutamente disgraziato.
  7. Dai Mauro! Cortesi intende con "messaggio" la carica emotiva che un'immagine sa veicolare. Il mezzo fotografico è un modo.
  8. Benvenuto Tarcisio, felice di fare la tua conoscenza (va beh, telematica ma meglio di niente) E' proprio il punto 2 che tu dai per scontato come regola che mi fa strascicare i piedi. Impariamo a parlare in tenerissima età solo per semplice emulazione cioè senza studiare la grammatica e l'analisi logica del periodo. Così per VEDERE serve avere gli occhi ed un cervello attaccato, poi per carità ci sta anche l'analisi a posteriori e lo studio analitico, così come per la grammatica il participio passato ed il congiuntivo, ma la comunicazione è già bell'eservita. Recentissimamente (oddio, marzo?) ho avuto uno scambio di opinioni con un socio del club che insisteva su una sua foto compositivamente ineccepibile, secondo i "dogmi" dei terzi delle regole della sezione aurea, delle diagonali e ti tutte le geometrie di Pitagora; fatto sta che tecnicamente aveva ragione, ma quella foto era da CESTINO, perché? PERCHE' NON DICEVA UNA MINKIA! E non so dirlo se non in francese Sulle foto di guerra: scusate, ma mica sta scritto da nessuna parte che un buon fotografo deve per forza picchiare il muso sulla terra insanguinata. Ci sono 1*10^15 contesti di racconto micidiali che vale la pena narrare senza necessariamente tirare in ballo per la millesima volta le disgrazie del medio oriente (!) o altri luoghi disgraziati; sta roba sta diventando stucchevole e, lo dico per i palestinesi, a lungo andare poi la gente si abitua e l'opinione pubblica diventa permeabile alle notizie come un cartone del latte. Insomma son vent'anni che "vinci il WPP" solo se hai struggenti immagini dalla striscia di Gaza. Quando qualche anno fa vinse uno che fotografò le evoluzioni parcour tra le rovine della palestinesi, mi dissi: "ok abbiamo superato in abbondanza la soglia del grottesco ed entriamo di diritto nel ridicolo". Detto questo, vediamo oltre e ampliamo lo sguardo su TUTTO. E ripeto, professional/enthusiast/amatour/ non ha alcuna rilevanza nel discorso che stiamo facendo.
  9. Assolutamente! Questo è un esempio calzante del concetto di strada personale, ma non scevra (assolutamente no) da precedenti ed altre produzioni di fotografia di comunicazione. Prima del Vietnam c'è stata qualche altra guerretta e quelle tipologie di immagini eran già parte dell'immaginario collettivo. McCullin ha stretto di più, è andato dentro e davanti alla scena. La potenza delle immagini di quest'uomo rimane un esempio folgorante di contenuto iconografico. Nella vecchia dispensa che ho a casa e che ho sfogliato per la prima volta negli anni 70, c'è uno scatto che ho registrato nel mio database di "cose da ricordare" solo molti anni dopo, quando già sparacchiavo foto qui e là. Si tratta di un pastore con le sue pecore fotografate nel solito BN rozzo e violento, riprese nella prima luce del mattino. La pecora che sta in testa, davanti al gregge, guarda dritto il fotografo, e non si può non antropizzare quello "sguardo". La scarna didascalia recitava "pecore portate al macello, Inghilterra millenovecentoe qualcosa". Questo è un esempio di immagine che si amplifica e incide la memoria grazie alla contestualizzazione offerta da due parole due di didascalia (da che ci conosciamo, quante volte l'avrò scritto che mettere la "dida" serve tantissimo a CHI LEGGE??) Per ripiombare alla valenza di "osservare" faccio noto che quella dispensa di McCullin non la aprirò da almeno mmmm 10 anni. La descrizione di cui sopra è fatta a memoria, non sono andato a rivederla per l'occasione. Il Mac ha provato a fare anche altro, foto "artistiche" .. di natura ... LASSASTA', stendiamo un velo "peloso". Restando sempre su McCullin ragioniamo un attimo sulla prima foto postata da Enrico. Prendo l'occasione per evidenziare come l'effetto Re Mida sia sempre, subdolamente, presente in tutti noi. Quello scatto di McCullin è sostanzialmente una MERDA che è arrivata a noi, ha avuto privilegio di diffusione, perchè Mac si è conquistato un prestigio assolutamente indiscutibile; il fatto che gli uomini ritratti fossero i suoi amici magari aiuta un po', ma non non è abbastanza per far crescere di valore quell'immagine che rimane una cagata intelligibile. Quindi OCIO: che quello scatto XYZ lo abbia fatto Mastro Lindo piuttosto che la regina Elisabetta non deve importare. La questione è sempre la stessa: a noi come lettori CHE DIAVOLO CI DICE? Come lo leggiamo, come lo interpretiamo, che strumenti abbiamo per decodificarlo? C'è una linea comune interpretativa? Se non c'è, sarà una novità assoluta che manco io capisco o semplicemente, per citare lo scomparso ragionier Ugo Fantozzi, si tratta di una CAGATA PAZZESCA?? Ce ne sono in giro tante uuuuu, pubblicate su fior di giornali. E non lo dico io che non son nessuno, ma persone un po' più quotate ed abilitate di me. E in tutto questo non ho parlato di professionismo/dilettantismo/tempopienismo/doppiolavorismo, non c'entra un H. Qui parlo da lettore, da acquirente di giornaletti che li compra per leggerli.
  10. Si, in buona sostanza "NON SO COME CHIAMARTI" (THEqualcosa), volevo solo richiamare il fatto che non è lo "studiare fotografia" ad aiutare a fare buone immagini, ma è vedere le immagini, tante, nella loro applicazione, accumulare negli anni bagaglio di visioni cioè di contenuti, crescere ed invecchiare con loro fino ad arrivare ad intuire naturalmente perché di quel particolare taglio ci conquista e quell'altro no e, sopratutto, calare questa consapevolezza nell'applicazione pratica. In questo ultimo passaggio serve la tecnica, la padronanza del mezzo, per il resto mi sembra opportuno parlare di costruzione di vocabolario di parole con cui comporre frasi piuttosto che di "regole compositive". Come al solito gli anni migliori "ricettivamente parlando" son quelli della formazione, dall'infanzia alla prima adolescenza. Lo vedo su di me, che sbarello per i tagli di NGM d'annata mentre quelli correnti non mi catturano allo stesso modo, non sono (chissà come mai) nelle mie corde. Anche oggi però c'è ancora chi fotografa con quel "taglio" che mi piace da morire; evidentemente c'è qualcosa nel linguaggio fotografico che prevale sulle moda corrente e credo, senza troppo rischio di sbagliarmi, che ci sia una formulazione della comunicazione fotografica che non ha tempo, una sorta di zoccolo duro inossidabile. Lo vedo nei lavori di Majoli come di Unterthiner per citare due italiani ancora giovani, che parlano la stessa lingua di chi li ha preceduti 30 anni prima e che disponeva di mezzi fotografici più limitanti. C'è un filo conduttore tra Seymour e Pellegrin, un filo su cui una tempo appendevamo le stampe ad asciugare, oggi è di fibra e porta alla velocità del lampo le foto in ogni punto del mondo. Ma in quei rettangoli (frame) le forme di decodifica rimangono quelle. Non so se mi sono capito.
  11. Nessuno ma proprio nessuno è libero da influenze e contaminazioni esterne, e meno male se no a quella cosa che chiamiamo Cultura non avremmo bisogno di darle un nome, sugli alberi dove ancora abiteremmo. In fotografia non si può fare a meno di dominare lo strumento tecnico, il mix tra creatività e tecnicismo secondo me è estremamente affascinante. In molti però commettono l'errore (e poi guarda caso son quelli che alla lunga si stufano) di voler tradurre analiticamente, trasformandola in tecnicismo, anche la parte creativa. Ecco che spuntano le "regole" compositive i dogmi aurei. Ciaoneeee! Fabio preoccupati di raccontare delle storie con le tue foto, tanto più saranno interessanti le foto maggiore ed incisivo sarà il racconto. Ma collegale, dai un filo logico. Varia cambia punti di vista sbaglia e ritenta. Cosi si progredisce. E non finisce mai! fico.
  12. CI LEGGONO ??????? sottoscrivo quanto sopra enunciato
  13. Beh dai, non è così grama la faccenda. Quel 500 è veramente ben riuscito. A completare la tripletta serve un 300/2.8 della stessa fatta (sì verrà sicuramente) MA ANCHE UN 800, ti ricordo che la tripletta la realizzò Canon quasi 40 anni fa con gli FD-L 300/500/800 e creò uno standard. I 600/4 e 400/2.8 arrivarono dopo. Comunque io aspetto, ti sembra che ho fretta? Che non ho da fotografare? Ma va là, mi manca solo il tempo, ma conto che prima o poi riuscirò a trovarlo (mmmmm comincio a dare segni di cedimento zzott- squilibrio -zzzzott)
  14. Guarda che sul 300/2.8 vale lo stesso discorso dell'usato di pregio. Non è così per quegli obiettivi assurdamente cari e di scarsa diffusione e tali non perché di scarso utilizzo , ma perchè carissimi alla fonte. Hoi non mi aspetto un regalo ma 7.5 k per un ottimo 800/5.6 si possono ipotizzare. Siamo ben sotto alla tassa di sangue del Nikon.
  15. Ah, nel mercato non lo so, ma sulla mia Panda ci sta con comodo.
  16. Oh beh mica solo terreni inesplorati ma anche praterie occupate da monoliti assurdi (24 e 35/1.4) Vedi che faccio bene a sperare in un 800/5.6 Sport
  17. Bah, quando lavoricchiavo non avevo nemmeno uno zoom ma tante belle macchine. Adesso ho degli zoom , ma ancora uso un sacco di macchine. Lo zoom non è solo comodo devo dire che in certi frangenti consente riprese altrimenti impossibili.
  18. sì purtroppo per Sigma i conti li devono fare con il mercato dell'usato e devono stare molto molto attenti. Anche se producessero due fenomeni a livello del Nikon FL saranno costretti a tener la testa bassa. E' sempre Sigma, non produce il vetro a Wetzlar
  19. hiiiiii mi sa che il nuovo Nikon 24-70 VR è stato un bel foro nell'acqua. E se dovessi acquistare un 24-70 oggi sarei indeciso tra Tamron e Sigma, le svanziche chieste da Nikon per la sua bomba a mano stile wehrmacht sono veramente soldi spendacciati senza razionalità.
  20. E se, mettiamo il caso del "SE", questo nuovo Sigma 70-200/2.8 si piazza un pelino sotto, ma giusto un pelino da misuroni, al Nikon FL ? Qui effettivamente pagherebbero dazio alla loro storia non specchiata e quindi dovrebbero PIEGARSI ai prezzi che dici tu altrimenti la faccenda non giocherà affatto a loro favore. Con tutto vantaggio di chi fotografa.
  21. Ma pensa te vent'anni fa chiedevo ai citroni dello stand Nital dove diavolo finissero i loro tele smanazzati, che a rivenderli ad uno come me (con le pezze al ..) avrebbero fatto un affare oltre che rendermi smodatamente felice. Risposta: gne gne (leggasi supercazzola) Ora che il mercato è alla canna del gas si sono accorti che stavano SPRECANDO. Meno male per tutti, ma gne gne adesso lo faccio io (e pure marameo). Comunque: c'è un 500 / 4 VR a 4400 euro, direi di correre se interessati all'articolo.
  22. Eh beh, diciamo che Sigma ci ha messo del suo. Onestamente di "specchietti per le allodole" tra gli '80-'90 e i primi 10 anni del 2000 ne ha distribuiti in gran quantità. Tutto è cambiato con il nuovo corso, ma l'eredità lasciata è veramente pesante. E' da sottolineare come stiano combattendo questa zavorra del passato con una qualità ottica e costruttiva eccezionale oltre che con prezzi veramente vantaggiosi o forse semplicemente ONESTI. Fatto sta che nei miei sogni di oggi 2 obiettivi su 4 sono Sigma, il che impressiona me per primo; faccio notare che si tratta di obiettivi che Nikon non fa, non ci sono nel suo catalogo oppure, quando ci sono (35-24-50), c'è da essere veramente dei Fan Boy accecati dall'amore per la casa gialla per scegliere questi al posto dei Sigma. Trovo però più interessante far osservare con un esempio l'effetto che il nuovo corso di Sigma ha su persone come me: sono fiducioso che Sigma sostituisca il suo attuale 800/5.6 con un modello nuovo costruito come il 500/4 sport. Per il Nikon la richiesta di 14.500 euro (da grey market, se no credo che non bastino 17.000) è solo vessatoria e sa anche di presa per i fondelli. Forse è meglio che Nikon provi a scherzare con qualcosa d'altro (action camera ad es.) perché ormai è assodato che un'alternativa esiste ed è lecito aspettarsi nuove gradite sorprese. Questo esempio, che si basa su un presupposto di ordinaria follia (800/5.6), dovrebbe far tremar le chiappe ai Nikon manager perché è impattante sul trend futuro e il rumor di questo post sui due zoom 70-200 è perfettamente incastrabile in questa logica
  23. Su questo tread stavo per fare anche io la citazione: "ma si fotografa lo stesso e bene con quel che abbiamo in mano" con l'aggravante peggiorativa de: "non abbiamo mai avuto una potenza di scatto cosi elevata in qualità e flessibilità come oggi, come facevamo, e lo facevamo, prima??? Di che abbiamo da lamentra ancora!" ma non c'è connessione, è un altro tema. Nikon mi deve convincere se vuole che le dia del denaro; i suoi nuovi prodotti devono solleticare desideri che vanno ben oltre il bisogno razionale. Come fa Sigma che parlando la lingua dei fotoamatori ha conquistato i professionisti e lo ha fatto brillantemente con un'offerta tale da poter realizzare un corredo completo (manca solo un 70-200 all'altezza e ... un cacchio di fisheye Art !!!!!!). Razionalmente a me un 24/1.4 serviva ben poco, ma quella bomba a mano di Sigma ha scatenato un non so che tale da farmi fare foto diverse (o le stesse ma con luce indecente) Devo essere onesto, qui abbiamo parlato fin troppo bene del 10-20 di plastica, otticamente un buon prodotto ma per il resto semplicemente indegno. Badate bene non degno, intendo, del nome Nikon che vorremmo vedere, una Nikon che in parallelo lancia un 28/1.4 come non se ne erano mai visti, da affiancare ad un altro elemento spettacolare come il 105/1.4. Coprire segmenti di mercato differenti è ok, sta bene, ma nikon dovrebbe farlo con un minimo di decenza perché all'utenza come me e Massimo non fa un bell'effetto sapere che una fotocamera che a noi è costata 5 litri di sangue porta lo stesso nome delle entry level -todo plastico- vendute a peso al supermercato. Nikon è tempo che si renda conto che ha avuto successo perché alternativa valida e più potente di Leica e non come ripiego fatto col culo ed in assoluta economia. La D850 è la fotocamera che doveva essere la D800, ci siamo oggi "scurdiammoce" il recente passato e guardiamo avanti. Questo sembrerebbe il motto corrente di un pezzo di Nikon, non tutta.
  24. Intanto tira giù il morsetto da sostituire, poi vediamo. Prima di dare oltre 100euro alla multinazionale di Bassano indaghiamo un attimo..
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