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Silvio Renesto

Nikonlander Veterano
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Tutti i contenuti di Silvio Renesto

  1. Adesso la regia mi dice che il problema MP dovrebbe essere risolto. OT: Purtroppo in macro spesso c'è chi sconfina nell'estetica fine a se stessa, con immagini elaborate e a volte stucchevoli (per il mio gusto) come questa (presa QUI). Fatta ovviamente in un lavandino, con dietro un tessuto dorato. Senza voler creare polemiche, semplicemente io preferisco fotografare la bellezza della natura in natura, con tutta la pp che può servire a rendere l'immagine accattivante, non c'è problema, ma con rispetto per i soggetti. Queste creazioni estetiche ma innaturali non mi interessano. Chiuderei qui la discussione sui significati, perchè la pensiamo allo stesso modo, è OT e potrebbe finire chissà dove, (di solito in un flame) mentre inviterei a ritornare al discorso pp se interessa
  2. Questo articolo è stato originariamente scritto e pubblicato da Silvio Renesto il 27 giugno 2017 su Nikonland.eu Ho incontrato Minor White mentre cercavo commenti ad un enigma Zen intitolato "il suono di una mano sola", per caso ho scoperto che una sua foto aveva lo stesso titolo . Da lì è nata la mia curiosità, e successivamente il mio sincero interesse per questo singolare personaggio, che ho scoperto essere fra i più significativi della fotografia americana, vorrei dire internazionale. Minor White Nacque a Minneapolis nel 1908, prese un bachelor in Botanica nel 1937, poi iniziò a lavorare come fotografo nel 1937 per la Work Progress Administration, l'agenzia che durante il New Deal contribuì in modo sostanziale alla ripresa economica degli Stati Uniti. Iniziò ad insegnare fotografia fino alla chiamata alle armi nel 1942. Al termine del conflitto, si trasferì a New York dove studiò storia dell'arte ed estetica, incontrò numerose persone di spicco della fotografia artistica dell'epoca. Fra i tanti Alfred Stiegliz, con il suo concetto di "equivalenza" esercitò una profonda influenza sul pensiero di White Nel 1946 inizò ad insegnare nel programma di fotografia alla California School of Fine Arts tenuto da Ansel Adams. Adams e White divennero amici e nel 1952 fondarono la rivista Aperture magazine con Dorothea Lange, ed altri . Dal 1953 al 1957, White lavorò alla George Eastman House in Rochester. Insegnò fotografia al Rochester Institute of Technology e al Massachusetts Institute of Technology, fu co fondatore della Society for Photographic Education. Gli fu conferita una Guggenheim Fellowship nel 1970, le sue opere furono esibite in numerose mostre in musei a San Francisco, Philadelphia e Princeton. Morì nel 1976 ed è oggi considerato uno dei massimi fotografi statunitensi. La sua opera comprende vari generi, paesaggi Ritratti e studi di figure, alcuni molto intensi: Spesso i soggetti erano suoi studenti o uomini con cui aveva una relazione (White era gay, anche se data l'epoca non lo esternava, ed ebbe una vita sofferta a causa di questo). Ma le sue foto più significative sono quelle influenzate dal pensiero di Stieglitz, come ho scritto sopra: Stieglitz sosteneva che una fotografia poteva avere molti significati differenti (o che il significato di una fotografia poteva avere differenti aspetti) per cui chiamava le sue foto di nuvole e altri soggetti comuni "equivalenti", suggerendo che possedessero diversi significati alternativi che si equivalevano. White si ispirò a questo per fotografare oggetti o paesaggi formando immagini astratte che disorientavano, conducendo chi osservava, nelle intenzioni dell'autore, in profondità, oltre la superficiale percezione del soggetto. Un paesaggio (?) Nothom, Utah Nelle fotografie di White's spesso non si riesce ad essere sicuri di che cosa è rappresentato, a dispetto della descrizione fotografica precisa: Pietre,ghiaccio, vecchie ossa, foglie secche, cortecce o che? Molte sue foto riprendono il vetro ghiacciato delle finestre d'inverno: Inizi Testa vuota Faccia stupida fascia luminosa Il suono di una mano sola, la foto che mi ha fatto venire voglia di saperne di più su White. Il titolo è quello di un famoso Koan (enigma) Zen che dice: due mani quando battono insieme producono un suono, ma qual'è il suono di una mano sola ?"(I Koan sono degli enigmi che servono a risvegliare la mente, ma non approfondiamo oltre, è meglio ). La foto di White diventa sempre più solo rapporto di forme e superfici che danno, o cercano di far vedere, significati multipli, universali, in oggetti specifici. White creò delle sequenze per queste fotografie, che implicavano la possibilità di una lettura meditativa, la foto, come mezzo per una conoscenza spirituale di sè, una pratica che ispira ancora oggi molti seguaci ed è molto vicina a certo pensiero orientale. Manifestazione dello spirito (sempre vetro ghiacciato) Spesso, il titolo dela foto spiega le intenzioni, questa si intitola, "Nella gioia come nella tristezza i fiori sono sempre amici". Edera Concludo citando alcune sue frasi: Non importa quanto sia lenta la pellicola, lo Spirito sta sempre immobile abbastanza a lungo per il fotografo che lo sceglie. Lasciate che il soggetto crei la sua foto, diventate una fotocamera. Io sto sempre fotografando tutto con la mente, come esercizio. Lo stato mentale del fotografo che crea è il nulla, per chi pensasse si tratti di un vuoto statico, devo spiegare che è un vuoto molto speciale, attivo, molto recettivo pronto a cogliere l'immagine... Tutte le foto sono autoritratti. Minor White fotografato da Robert Haiko nel 1973. Le foto sono riprese dal web a solo scopo illustrativo per divulgare l'opera di Minor White Silvio Renesto
  3. Concordo pienamente con te. Io vorrei capire come ottenere il meglio in ripresa e pp ma senza manipolare i soggetti. Altrimenti, oltre a rischiare di far danni, diventa a mio parere un'esercizio estetico fine a se stesso. L'autrice è veramente brava ed ha avuto buoni maestri, penso anche l'admin di Macroforum .... chissà se esiste ancora (il forum intendo) .
  4. Grazie! Cerco qualcosa di adatto e poi ci proviamo (come te lo posso fare avere?)
  5. Fino a qualche anno fa avevo (ce l'ho ancora, confesso) il desiderio di farmi un portfolio di foto il più possibile belle, di tutte le libellule italiane. Anche perchè a fotografare sempre les tesse specie dopo un po' si arriva a sazietà. Mi ero così messo in testa di fotografare una libellula molto rara da noi e forse la più bella libellula europea. Per me è la più bella che ci sia. Una sola specie al mondo: Lindenia tetraphylla.E' grande ed è fra le specie più rare d'Italia, forse la più rara, presente in una manciata di siti nel nostro paese e sporadica in pochi altri paesi del Mediterraneo orientale.Minacciata da collezionisti senza scrupoli e da una gestione poco intelligente di certe aree umide.Così dopo accurate ricerche sui possibili siti, e dopo aver ricevuto alcune "dritte" sono riuscito ad organizzare la mia "spedizione", il sito era a 500km più o meno da casa mia.Un esperto naturalista del luogo, persona di grande simpatia e dalla conoscenza profondissima del suo territorio (apparso anche su Nikonland.1 col suo nome di battaglia... ciao Tarkus! dove sei finito?), nonchè ottimo macrofotografo, mi ha accompagnato ad uno dei siti, mostrandomi gli spot (i "dove" si hanno le maggiori possibilità di incontro), perchè non basta sapere il luogo, la libellula non è un elefante, se ti sposti di 100m puoi non trovarla affatto benchè si sia in una delle zone in cui è segnalata. Visto che siamo in un contesto più fotografico che naturalistico, ecco qualche dettaglio sul come e cosa: Ha dei posatoi preferiti, da cui sorveglia il territorio, o su cui si riposa, sarebbero ottime occasioni per fotografarla ma chiaramente nel suo ambiente ci sono molte altre specie di libellule, quasi tutte territoriali, per cui è un continuo scacciarsi a vicenda e spesso si hanno pochi secondi per inquadrare e scattare. In questo contesto dinamico il cavalletto può aiutare ma per la prima volta ho sentito il bisogno della versatilità del monopiede.In questi casi una volta trovati gli spot migliori, è un po' come pescare o la foto da capanno. conviene sedersi ed aspettare piuttosto che seguire il soggetto, perchè si otterrebbe l'effetto di allontanarlo sempre di più dato che è sensibilissimo ai movimenti. Ecco un'immagine del set fotografico (a destra il 400 Sigma) e delle distanze di partenza, poi con il "passo del giaguaro" si cerca di arrivare sempre più vicino, col cavalletto o a mano libera cercando appoggi di fortuna.La libellula indicata dalla freccia non è una Lindenia. E' solo indicativo. Quando si posa, bisogna inquadrare con calma e se il soggetto non è ben parallelo, aggiustarsi con estrema lentezza e senza movimenti bruschi, pena la fuga. Una lunga focale, in questo caso il 400mm F5.6 Sigma Apo Macro, è utilissima, sia per non spaventare il soggetto che perchè tra me e il soggetto poteva esserci di tutto, compresa in un caso una pozza di acqua bassa in cui si abbeveravano decine e decine di vespe. Avessi avuto più tempo o l'occasione giusta avrei provato anche con il 200 micro.La D800 si è rivelata una macchina perfetta allo scopo. Ha sopportato insieme a me il sole diretto (32 e passa all'ombra, non so quanti al sole), Anche il Sigma se l'è cavata benissimo.Ho impostato Auto ISO, esposizione manuale, tempi il più breve possibile e diaframmi chiusi il giusto per avere il soggetto nitido e lo sfondo non invadente. Ma veniamo alle foto. Mentre aspettavo la Lindenia faccio un incontro interessante: Trithemis annulata, una specie africana, non tanto grande, che da qualche anno ha colonizzato la fascia mediterranea. L'unica libellula viola (il maschio) d' Europa. Poi... Finalmente Lindenia! Un maschio maturo, per cui piuttosto scuro. Un altro maschio, questo abbastanza "nuovo" per cui più chiaro. L'eleganza di questo insetto secondo me è senza eguali, con quei "flap" all'estremità dell'addome. Un'eleganza che si moltiplica quando si assiste alla sua efficienza nel volo. Mi fa venire in mente i più bei caccia moderni (o elicotteri d'assalto...). La Lindenia tetraphylla è anche fra le pochissime libellule in cui la femmina è più appariscente del maschio (putroppo l'ho vista sfrecciare lontana una sola volta). Quell'estate mi sono fatto quasi 500Km, ho passato tre mattinate a lessare al sole più che mediterraneo.. africano, ma ne sono stato felice. E adesso? Ogni tanto mi ripiglia il desiderio di "finire il lavoro", ma ho molte meno possibilità di andare in giro a giocare, purtroppo. E sì che di libellule più o meno rare (o che "mi mancano") ce ne sarebbero ancora tante! La più rarissima è un'altro invasore africano, bello e grosso: Zygonyx torridus: è stato segnalato in un paio di posti misteriosi in provincia di Trapani. Il mio altro grande desiderio vive in due o tre laghetti della Val D'Aosta (l'ho vista, ma non stava ferma un attimo) , la più vicina sarebbe La libellula "spettro", Boyeria irene, sta anche dalle parti di Valerio Brustìa, ma non sono ancora riuscito a vederla (è uno spettro appunto), Valerio se la incontri fammi un fischio!!!. Spero che questi miei ricordi e sogni (un po' anche desideri) vi siano sembrati interessanti, o almeno vi abbiano divertito e non annoiato.
  6. Ho incrociato molti anni fa l'autrice di questa foto: https://www.juzaphoto.com/galleria.php?t=2443094&l=en Su un forum che, guarda caso, si chiamava Macroforum. Ai tempi le sue foto non erano dissimili dalle mie. Adesso vedo questa sua foto e oltre a essere contento della sua evoluzione, non mi spiego cone sia riuscita a ottenere questa sensazine di incisione quasi irreale. Siccome non sono in confidenza non lo chiedo a lei, ma spero che qualcuno di voi mi sappia dire se c'è qualcosa oltre quel che si evince dai dati exif. Lei non è l'unica, c'è tutta una scuola "iperrealista" su Juza. Mi piacerebbe provare, se qualcuno di voi ha sperimentato o ha idee, gli sarò grato.
  7. Il baffo più stretto e la fronte chiara lo fa somigliare ad un ssp calidus, ma ripeto non sono così esperto. Temo però che abbia ragione Gianni, la discussione sta prendendo una piega molto specialistica. Magari chiaritevi in privato, o chiedete opinioni ad altri e poi però fateci sapere cosa avete concluso che siamo curiosi.
  8. Come dici tu non buone in assoluto, ma buone per la situazione di ripresa e l'attrezzatura usata. Mi pare che l'ultima anche se croppata sia meglio.
  9. Ai tempi in cui le focali fisse dominavano incontrastate e gli zoom "lunghi" (abbordabili) erano rari e guardati con sospetto, perchè alla massima focale di solito le prestazioni non erano entusiasmanti, Sigma aveva in catalogo due ottimi telobiettivi un 300mm f4 un 400mm f5.6 denomimati APO MACRO perchè possedevano lenti a bassa dispersione e una distanza di messa a fuoco minima veramente ridotta (1,2m il 300mm, 1,6m il 400mm) rispetto a focali simili di altre marche. I "veterani" Sigma 300mm f4 e 400mm f5.6 APO MACRO La dicitura APO era forse un po' troppo ottimistica, pur essendo lenti di buona qualità, La definizione Macro se non precisa, in quanto il rapporto di riproduzione massimo era 1:3 per entrambi gli obiettivi, però indicava la possibilità di fare foto ravvicinate a grossi insetti, anfibi, rettili, fiori ed altri piccoli soggetti, staccandoli perfettamente dallo sfondo e mantenendo una distanza di sicurezza (per noi o per il soggetto, dipende :)) considerevole. Montati su una reflex digitale APS-C si arrivava, grazie al "fattore di crop" ad avere ingrandimenti "equivalenti" quasi macro (quasi 1:2) con una qualità di immagine molto buona. Foto scattata con il Sigma 300mm f4 APO MACRO Purtroppo oltre ad essere usciti di produzione prima dell'avvento del digitale, la compatibilità con i corpi macchina digitali era scarsa, soprattutto per quanto riguarda la precisione di messa a fuoco, alcuni esemplari presentavano minimi errori correggibili con la regolazione fine della messa a fuoco, ma molti altri avevano back o front focus estremi, assolutamente incorreggibili. A questi teleobiettivi si sono succeduti degli zoom economici da 70-300mm sia in casa Sigma che Tamron, che arrivano addirittura ad 1:2 ma la qualità dell'immagine specie su corpi macchina con sensori nemmeno troppo densi, non è accettabile. Ed ecco che Sigma ci sorprende con il 100-400mm f 4-6.3 Contemporary dalle prestazioni eccellenti, come già illustrato da Mauro Maratta nei suoi articoli. Oltre alle qualità descritte da Mauro, il 100-400 Sigma ha una distanza minima di messa a fuoco identica al vecchio 400mm f 5.6 APO MACRO, ossia circa 1,6m. Il che mi ha suscitato la curiosità di provarlo nella fotografia ravvicinata (close-up photography). Il Sigma 100-400 è maneggevolissimo anche nella fotografia ravvicinata. Foto di RobyC. Ad illustrare le differenze tra il vecchio 400mm e il nuovo zoom (a parte il fatto ovvio che uno è zoom e l'altro no) nella fotografia ravvicinata si fa presto, anzi prestissimo: La qualità di immagine dello zoom è notevolmente superiore al fisso (!) mentre il rapporto di riproduzione (a 400mm) è inferiore (1:4 lo zoom; 1:3,3 il fisso). Quest'ultimo aspetto è dovuto ad una maggiore riduzione della focale effettiva col diminuire della distanza (focus breathing); in pratica lo zoom a 400mm alla minima distanza di messa a fuoco è un 256mm effettivi, mentre il vecchio teleobiettivo era un 330mm effettivi, la differenza si vede, anche se non è molta. Quindi la possibilità di fare fotografia ravvicinata è relativamente inferiore, specialmente su corpi con sensore a pieno formato (FX). Per soggetti relativamente grandi non ci sono problemi: Focale 400mm, qui è sufficiente. Per questa Licenide il rapporto di riproduzione è un po' piccolo (a sinistra un insettino in volo). Focale 400mm La musica cambia (e molto) se si monta lo zoom su un corpo Dx, il fattore di crop aiuta molto e si possono ottenere inquadrature più che soddisfacenti. Differenza di campo inquadrato a 400mm Crop 100% della foto scattata con la D7100. Nitidezza esemplare. Volucella (l'insetto) ripresa con la D610 a 400mm, non siamo alla distanza minima di messa a fuoco, ma in natura non si può sempre gestire tutto. Volucella ripresa con la D7100 dalla stessa posizione, sempre a 400mm. Orthetrum ripreso con la D610 a 400mm Orthetrum ripreso con la D7100 a 400mm Crop 100% della foto precedente Questo non vale solo per la fotografia ravvicinata, penso che un 200-600 equivalente su un corpo Dx prestante come la D500 sia una combinazione perfetta per il BIF (mamma, che è? Bird in Flight, fotografare uccelli in volo). Birds (Ibis) non proprio in flight, ma comunque in ambiente non controllato. Sigma 100-400 su Nikon D7100. Focale 400mm. E se ci mettessimo una lente addizionale? Un modo per aggirare il minor rapporto di riproduzione, è usare una lente addizionale acromatica con lo zoom impostato alle focali intermedie (200-300mm) dove la combinazione può dare il meglio di sè. Ho usato la lente addizionale Canon 500D da 2 diottrie che unisce una ottima qualità ad una potenza non esagerata. I risultati sono stati entusiasmanti proprio su corpi Fx, anche a mano libera e in af. Exuvia (spoglie abbandonate della larva) di libellula, Zoom 100-400 (alla focale 210mm) con lente addizionale Canon 500D e corpo Nikon D610. Formica a sinistra. Mano libera. Libellula fulva ripresa con lo zoom Sigma 100-400 (alla focale 210mm) con lente Canon 500D su corpo Nikon D610. Crop 100% della foto precedente, si vedono gli ommatidi (cellette dell'occhio composto). In queste foto la messa a fuoco era all'infinito (distanza reale dalla lente frontale 50cm) , regolando la messa a fuoco su distanze minori si può entrare nel campo della macro, specialmente alal focale di 300mm. Però conviene accontentarsi perchè più ci si avvicina, più è difficile gestire la profondità di campo, lo stesso se si aumenta la focale. Comunque l'accoppiata zoom più lente è entusiasmante. E siamo con un corpo FX. In conclusione. Nel campo della fotografia ravvicinata lo zoom su corpo FX permette riprese soddisfacenti a fiori ed animali non troppo piccoli, ma è un po' limitato per soggetti di dimensioni minori, mentre è soddisfacente su corpi Dx. In alternativa accoppiandolo ad un accessorio per nulla ingombrante quale una lente addizionale (mi raccomando acromatica) si ha un kit estremamente versatile per per la fotografia ravvicinata e naturalistica in generale, indipendentemente dalle dimensioni del sensore che si usa. Ringrazio Mauro Maratta per avermi prestato l'obiettivo per il test (anche se così mi ha fatto venire voglia di comprarlo...) Ringrazio Mtrading per aver messo cortesemente a disposizione l'obiettivo per i test.
  10. Years ago, when fixed focal lenses ruled undisputed, and tele- zooms of the 100-400 range were rare and regarded with suspicion, because at the longest end image quality was rather so-so, Sigma had in its list two very good tele lenses: a 300mm f4 and a 400mm f5.6 labelled as APO MACRO because they had low dispersion lenses and minimum focusing distance (1.2m for the 300mm, 1.6m for the 400mm) that was really short in comparison to similar teleobjectives of other brands. The definition MACRO, if not precise (the maximum reproduction ratio was 1:3,3 for both lenses, thus not in the field of real macrophotography), indicated however that these lenses allowed to make very good close-ups to big insects,, frogs and salamanders, reptiles, flower and other fairly small subject, that stood out of the background and keeping a good working distance (safe for us or for the subject it depends ) . When mounted on a APS-C Dsrl, a nearly true macro reproduction ratio (approx. 1:2) could be reached, thanks to the crop factor of the smaller sensor. And the image quality was very good. Unfortunately these lenses were off list before the digital era and only used samples were available, but they had compatibility issues with digital cameras, mainly concerning focus accuracy. Only in few samples focus errors could be corrected by in-camera fine tuning, some others were unusable due to extreme back/front focus. It was a pity because with a good sample excellent images could be obtained. This picture of a male Banded Darter (Sympetrum pedemontanum) was taken with the old Sigma 300mm f4 APO MACRO These tele lenses were replaced by 70-300 Macro zooms of different brands, that allowed to reach even 1:2 reproduction ratio, but image quality did not keep uo with new high density sensors. And now Sigma suprised all with the new 100-400mm f 4-6.3 Contemporary that shows very good to excellent performances especially at the long end as demonstrated by Mauro Maratta in his reviews here on Nikonland. In addition to the good things already described by Mauro, the 100-400 Sigma has a minimum focusing distance nearly identical to the old Sigma 400mm f 5.6 APO MACRO, that is about 1.6m. This made me curious to try it in close-up photography. The Sigma 100-400 can be easily used hand held even in close-up photography The differences between the old 400mm and the new 100-400 zoom (other than the obvious fact that one is a fixed lens and the other is a zoom) can be quickly and easily explained for what concerns close up photography: Image quality is visibly better in the zoom , with respect to the old 400mm, while the the reproduction ratio (at 400mm) is somewhat lower (1:4 for the zoom vs 1:3,3 for the old 400mm).This is due to a greater reduction of the actual focal length at closer distances (focus breathing) where the zoom at 400mm at the minimum focusing distance is actually a 256mm, while the old 400mm became a 330mm , the difference is not great, but visible. Thus the performances in close-up photography are somewhat lower, especially on full format sensor cameras. For relatively big subjects there are no real problems and the versatility of the lens remains amazing: While for little subjects like the Licenid butterfly below, it shows some limits. Things improve a lot when the zoom is coupled with an APS-C Dsrl camera. The crop factor allow to take more than satisfying close-ups. 100% Crop of the image taken with D7100. Great image quality. Southern Skimmer (Orthetrum brunneum); above, taken with Nikon D610, below with Nikon D7100, same distance. Crop 100% of the image above. You can see elements of the compound eye (ommatidia). Volucella, a large fly. Above D610, below D7100, same distance. The same applies for wildlife. On an APS-C Dsrl the zoom becomes a 200-600 equivalent , light and portable. Coupled with an high performance Dx camera like the Nikon D500 , the zoom may make a perfect combination of good quality and portability especially for BIF (Bird in Flight) photography. These Ibises aren't really in flight, but they give an idea. Performance with close up achromat lenses. A way to bypass the smaller reproduction ratio is to mount a close up achromat filter/lens, with the zoom set at mid-range (200-300mm) where the combo works at its best. In the following images I coupled the zoom with a Canon 500D achromatic close up lens ( 2 diopters) that combines excellent quality with moderate strength. Results made me enthusiast, also on full format cameras, free handed and with af. A dragonfly Exuvia (remains of the larva after the adult emerged). Nikon D610, Sigma 100-400 (at 210mm), Canon 500D close up lens , and an ant on the left. Blue Chaser (Libellula fulva) Sigma 100-400 (at 210mm), Nikon D610, Canon 500D close up lens. Hand held. Crop 100% of the image above , again you can see the elements of the compound eye . In these photos focus was set to infinity (actual distance from the front element was 50cm) , by focusing at closer distances it becomes possible to get into the range of true macro, especially at 250-300mm. It is advisable however to stay at infinity because the more you get close the harder it becomes to manage depth of field, vibrations and the like. The same problems occur if you zoom beyond 300mm. Anyway, let me repeat it: the combo made by this zoom plus a moderate achromat close-up lens is stunning. Even of a full format body. In conclusion. For close up photography, the zoom on a full format (Nikon:Fx) camera body allows to obtain satisfactory results with flowers and small mammals, while it shows some limitations for smaller subjects. On a APS-C (nikon:Dx) instead it is very good also for dragonflies , butterflies and other not too small critters. Alternatively it can be coupled with an unobtrusive good quality close up lens (same size of a filter) to obtain an extremely versatile kit for close-up, but I would say for nature photography in general, no matter what is the size of the camera sensor. Thanks to Mauro Maratta for the loan of the lens for the test (even if it make me want one!) Thanks to Mtrading, the Italian dealer of Sigma products, for kindly making the lens available for testing by Nikonland staff.
  11. La mia cultura fotografica al di fuori del mondo naturalistico e di qualche nome "storico" è molto limitata, per cui di Sieff sapevo pochissimo, questo tuo articolo e soprattutto le foto che hai proposto mi hanno fatto vedere un mondo nuovo. Ammiro e sono grato.
  12. Una storia tenera e gioiosa. PS sembra che tre foto non si vedano.
  13. Hai saputo trasmettere il tuo sentire con le parole e con le foto, è una cosa molto personale, la passione si sente. Alcune foto sono molto suggestive. Luci e atmosfere.
  14. Grazie del contributo. Incontro fortunato, E' una serie interessante soprattutto, per l' importanza dell'avvistamento se hai ragione (io non ho la competenza necessaria). Immagino tu sia membro di EBN, LIPU o qualcosa del genere, a cui potrebbe interessare la segnalazione (penso soprattutto EBN) e ti potrebbero confermare o meno l'identificazione.
  15. E' come dici. Ne ho scritto qualcosa in un mio altro intervento qui: http://www.nikonland.eu/forum/index.php?/blog/16/entry-563-natura-di-tigri-e-di-sciabole-a-gentile-richiesta/ se sei interessato ai felini ti consiglio di leggerlo. I felini moderni hanno tutti una presa molto forte. Basta guardare lo sviluppo del processo coronoide della mandibola (vedi il mio articolo citato sopra ). Tra quelli col morso più potente c'è il giaguaro che riesce a perforare il cranio delle prede (caimani compresi) con i canini superiori per ucciderle. Il mistero è perchè il Leopardo nebuloso abbia canini così lunghi in proporzione. Forse, come si pensa facessero le tigri dai denti a sciabola, li usa per uccidere sul colpo la preda : mordendo al collo riuscirebbe a tagliare trachea, vene e arterie in un colpo solo semplicemente chiudendo le fauci (anzichè usare i muscoli del collo come le tigri dai denti a sciabola). Gli altri felini di solito soffocano la preda con la stretta delle fauci, che richede più tempo. Ma purtroppo non si sa nulla di certo. PS Il gatto del tuo precedente avatar era stupendo...
  16. Quando esce dal Lario (lago di Como) il fiume Adda forma altri due piccoli laghi, quello di Garlate e dopo una strozzatura, quello ancora più piccolo di Olginate.La conformazione del territorio fa sì che la parte a Nord/Nord Est, nei dintorni di Calolziocorte, sia riparata dai venti che d'inverno spesso imperversano sui laghi superiori, per cui le acque sono quasi sempre tranquille e la temperatura leggermente superiore. Questo fa di quell'angolo di lago un "dormitorio invernale" per molti migratori, un paradiso soprattutto per gli anatidi. Se uniamo a questo la presenza di un paio di canneti con una certa abbondanza di fauna, tanto che è considerato area protetta, diviene un luogo interessante per quei fotografi naturalisti appassionati di avifauna, i cosiddetti birders.La fauna è ricca, ma ci sono dei problemi, si fotografa allo scoperto da un pontile oppure da un moletto abusivo in disuso che offre un po' di riparo. Quando l'acqua è bassa si può fotografare anche da una piccola penisola temporanea, poco più di una lingua di terra. Servono focali lunghe quindi, 500mm a volte con un moltiplicatore 1.4x , a meno che ci si accontenti dei moriglioni, relativamente confidenti e presenti a centinaia, oppure non si abbiano dei colpi di fortuna, come capita con il porciglione, che quando meno te lo aspetti ti compare a tre metri, per rovistare per un po' nel limo e sparire di nuovo.La varietà dei soggetti è discreta, oltre al moriglione, fra gli anatidi abbiamo le morette e le morette tabaccate, a volte il fistione turco, e ovviamente i comuni germani reali.I rallidi abbondano con folaghe e gallinelle d'acqua. Svassi e tuffetti pescano in continuazione. Il martin pescatore si fa vedere spesso, ma non è semplice da "catturare". Qualche ardeide si ferma aironi bianchi e garzette. Ospiti fissi invernali i cormorani.Raramente, e solo negli inverni più rigidi, si presenta la star del lago, la strolaga mezzana, il che manda in fibrillazione i birdwatcher della zona (quest'anno non si è vista). Nel canneto è presente il porciglione e numerosi passeriformi di palude, e nelle siepi e sugli alberi che circondano il laghetto separandolo dalla paseggiata, pista ciclabile e dalla strada ci sono cince, fringuelli e la più elusiva capinera. Lungo la riva ballerine bianche e gialle cercano insetti.Gabbiani e cigni reali completano il quadro di questo piccolo, tranquillo angolo di lago. Una vista dell'angolo Nord -Est del lago. Sullo sfondo il pontile, spesso affollato di fotografi naturalisti (birders) Il moletto abusivo abbandonato. Altro punto di osservazione, ottimo per il Porciglione. Moriglioni e morette che svernano. Una Moretta (maschio). Volo di Moriglioni. Un'Oca canadese, insolito ospite fisso (probabilmente fuggita da qualche privato). Cigno in decollo. L' onnipresente Nutria. Cormorano che asciuga le ali. Quando l'acqua è bassa è più facile vedere il Porciglione Capinera nel canneto. Non è il suo ambiente ma vicino ci sono molte siepi e cespugli. Ballerina gialla sulla riva. Lago di Olginate all'alba.
  17. Articolo completissimo, obiettivo interessantissimo, che mi viene voglia di acquistare. Magari in futuro. Il 70-300 se per sovrapponibile intendi che è un'altra cosa, per usi differenti, posso essere d'accordo e infatti non mi fa venire nessuna voglia di acquistarlo. Tornando al 100-400 e a quel che hai risposto a Valerio, dici che si potrebbe montare su treppiedi fissato al corpo macchina senza timore di danni alla baionetta, all'innesto o che?
  18. Concordo con tutti quelli che mi hanno preceduto. Non ho notato differenze tra il TC14 E II ed E III, non conviene fare il cambio. Io l'ho preso usato quando ho preso il 300 f4 PF., avendo in precedenza venduto ... lasciamo stare Concordo anche che un corpo Dx è il miglior TC 15 che esista. Nel presente articolo però sono già partito da un corpo Dx ed ho aggiunto in qualche caso il TC 14 per "forzare la mano". Altrimenti i soggetti potevano risultare un po' troppo piccoli, almeno in alcuni casi. Come ho scritto all'inizio ed alla fine dell'articolo, questa non è la destinazione d'uso normale del 200-500 è una (leggera) forzatura. Con qualche compromesso. Accettabile? Ognuno ha il suo metro. Io ho voluto sperimentare. Ma per le libellule preferisco il 300 PF con o senza TC, dipende.
  19. Bel reportage, interessante, spaccati e motorizzazioni sono un valore aggiunto e aiutano a seguire i passi dell'evoluzione di queste supersportive, rendendo il reportage più completo. Per le auto, quelle nuove sono stupende, ma la Miura ha un'eleganza unica, un sogno.
  20. No, non sono andato in Myanmar o in qualche altra foresta tropicale dell'Estermo Oriente (anche se temperatura e umidità erano più o meno quelle), purtroppo.Le foto le ho scattate in un parco faunistico (uno un po' speciale, ma lo spiego dopo).Normalmente non faccio foto allo zoo perchè ...non mi interessa. Non le considero fotografie naturalistiche, giusta o sbagliata che sia, è la mia opinione.Questa volta ho fatto un'eccezione per un soggetto... d'eccezione. Durante le mie lezioni sull'evoluzione dei Felidi, parlo del Leopardo Nebuloso perchè ha dei tratti unici che ricordano le tigri dai denti a sciabola, C'è chi ha pubblicato bei lavori scientifici in merito.A lezione uso immagini da internet che vanno bene, ma.. . siccome non avevo mai visto dal vero un Leopardo Nebuloso, mi era rimasta una certa curiosità. Così, quando ho saputo che un centro Italiano fa parte di un progetto internazionale per fare riprodurre in cattività questi animali (gravemente minacciati di estinzione), e ne ha tre, nati in altri zoo, sono andato subito a vederli. E, naturalmente fare qualche foto ricordo . Niente di troppo bello perchè ho dovuto districarmi fra decine di visitatori, di ogni età e livello di chiassosità, vetrate e quant'altro, ma qualcosa ho portato a casa ed eccolo qua. Il Leopardo Nebuloso è una specie diversa dal Leopardo . Non è nemmeno il Leopardo delle Nevi, E' una bestia a sè, Anche il nome scientifico è differente: Neofelis nebulosa. Non è tanto grande, un grosso maschio è lungo poco più di un metro, al massimo un metro e venti, più la coda, che è altrettanto lunga. Un maschio adulto pesa sui 25 kg, la femmina è molto più piccola. Ha un manto con grandi macchie che ricordano le nuvole, da cui il nome. Perchè mi interessa? Perchè come ho scritto, ha qualche carattere che ricorda le tigri dai denti a sciabola, soprattutto le più antiche (di tigri dai denti a sciabola non ce n'era una sola, ma c'era una varietà altettanto grande come grossi felini attuali e no, non sono antenate dei felini attuali ma evolute in parallelo). Il Leopardo Nebuloso ha i canini in proporzione più grandi di tutti i felini viventi, pur pesando dieci volte meno di una tigre, ha i canini lunghi uguale.Per poter snudare questi canini l'apertura delle sue fauci arriva quasi a 90° contro i 65° nei felini attuali, e vicino ai 110-120° nelle tigri dai denti a sciabola. Da un lavoro di Per Christiansen, Il leopardo Nebuloso è a sinistra, i disegni non sono in proporzione. Per Christiansen è un mio collega Danese che si occupa di queste cose, Se guardiamo il muso del Leopardo Nebuloso possiamo farci una vaga idea di come poteva essere quello di una tigre dai denti a sciabola, meno tondo, più allungato e spiovente, forse anche più che nel Leopardo Nebuloso .Sempre come le Tigri dai denti a Sciabola le spalle e le zampe anteriori in proporzione sono robustissime. Più che negli altri felini attuali. Il muso è spiovente e le zampe anteriori sono muscolose Per Christiansen sostiene che se si sapesse di più sul modo di vivere e cacciare del Leopardo Nebuloso, potrebbe essere di aiuto nel valutare le teorie che si sono fatte sul modo di cacciare delle tigri dai denti a sciabola. Purtroppo si sa pochissimo perchè è un animale timido e braccato. Le foto sono state tute scattate al Parco faunistico La Torbiera ad Agrate Conturbia (NO).Come ho scritto all'inizio la considero un parco faunistico un po' differente dai soliti perchè fa parte di un circuito di zoo e parchi faunistici a livello internazionale in cui si tenta di far riprodurre specie ad alto rischio di estinzione non sempre per reintrodurle in natura (a volte sì, in alcuni centri specializzati si tenta con i cuccioli, ma per gli adulti, soprattutto predatori, vissuti in cattività fino all'età adulta difficilmente riuscirebbero a sopravvivere nel loro ambiente originario) ma per preservarle dall'estinzione totale. Per evitare incroci con consanguinei che porterebbero a tare ereditarie, alcuni degli esemplari che nascono in uno zoo/parco vengono mandati in zoo/parchi di altri paesi per accoppiarsi con gli esemplari che là risiedono, in modo da cercare di garantire una varietà genetica che mantenga sana la discendenza. Come ho detto solo in pochissimi centri specializzati (di solito vicini all'area di diffusione naturale della specie) si può poi tentare la reintroduzione.Alla Torbiera l'anno scorso sono nati due cuccioli di Leopardo dell'Amur o della Manciuria, una varietà del Leopardo "normale" adattata ai climi freddi. In natura si ritiene che ne siano rimasti meno di settanta. Sono bellissimi (vedi la prima foto della serie)Da tempo si tentava di far riprodurre il leopardo nebuloso, ma tra la coppia non c'era feeling; ora è arrivata una terza femmina, si vedrà se "funziona". Le foto sono state scattate attraverso vetrate e c'erano dominanti fortissime, ho fatto qualcosa in pp per rimediare, ma so che sono così così. Mi interessava però condividere l'argomento, perchè a me appassiona. Se vi ho annoiato, me ne scuso fin d'ora. Ho fotografato una Tigre dai Denti a Sciabola una volta, ma solo le ossa .
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