Vai al contenuto

Classifica

Contenuto Popolare

Mostra il contenuto con la massima reputazione da 06/08/2017 in tutte le aree

  1. focus stacking eseguito con la Zfc e il 16-50 con tre flash di studio D'accordo, dimentichiamoci per un minuto del fatto che esiste la Nikon Z9. La nuova Nikon Z8 rappresenta in tutto, ciò che è sempre stata l'ammiraglia Nikon fin dalla prima reflex del 1959. Quella Nikon F che ha dato origine alla lunga stirpe di fotocamere professionali adatte ad ogni genere, in ogni cirocostanza e ad ogni latitudine. E proprio alla Nikon F mi pare che si richiami la Z8, non alla D700, riduzione in scala con molte lacune della D3. Se, appunto, non ci fosse la Z9, non avremmo proprio nulla di cui lamentarci della Z8. Ha un mirino che più efficiente non ce n'è. Un sensore capace di riprendere qualsiasi cosa. Un corpo ben modellato, dal giusto peso e dall'ergonomia adeguata all'uso impegnato. Prestazioni allo stato dell'arte in ogni settore, sia in fotografia - raffica, buffer, risoluzione, rumore, dinamica - che in video - alta risoluzione, alta frequenza, formati evoluti, opportunità di editing sofisticato. Non le manca proprio nulla. Ideale per il matrimonialista, per il reporter, per il fotografo di scena - con la sua modalità totalmente silenziosa - e più che capace di sostituire con vantaggio praticamente ogni altra Nikon presente e passata. Probabilmente la prima Nikon che toglie ogni possibile alibi a chi è rimasto fedele alla sua reflex perché le prime Nikon Z non lo convincevano. E tutto sommato offerta ad un prezzo che pur molto elevato, è in linea con quello della Nikon D850 che all'uscita fece registrare record di vendite e di lista di attesa per averne una. Solo 6 anni fa. Si, Nikon ha pensato questa mirrorless proprio per convincere gli irriducibili fans della D850 a fare il passo o a completare il passo verso i nuovi strumenti. Ma anche a chi cerca una evoluzione decisiva dalle varie Nikon Z6-Z7 sia di prima che di seconda serie, macchine di buone caratteristiche ma decisamente inferiori alla nuova Z8. Ecco, se non ci fosse la Nikon Z9, la nuova arrivata non avrebbe bisogno di altro per dominare la scena. Ma la Z9 c'è e per alcuni di noi continua ad essere la prima scelta, con la Z8 possibile secondo corpo più compatto. Ma la Z9 che si rifà alla tradizione parallela delle "nuove" ammiraglie che sono partite con la Nikon F5 del 1995, è una macchina di un'altra fascia, concepita senza compromessi e dichiaratamente inarrestabile. Si giustificano così - per l'esistenza della Z9 - le scelte di compatibilità fatte da Nikon sulla batteria - meno performante di quella della Z9 ma già ampiamente diffusa su tutto il corredo Nikon - e sulle schede di memoria - una soluzione ibrida, che va incontro a chi ha un patrimonio di schede SD e vuole continuare ad usarle per i compiti meno impegnativi dove una CFExpress non sarebbe necessaria - ma anche su un corpo più compatto, come richiesto da un'ampia fascia di Nikonisti che però alla fine risulta meno "quadrato" nell'uso di ottiche pesanti, rispetto alla mamma Z9. Ecco le mie prime impressioni di uso e di impiego, in tutte le occasioni in cui l'ho già potuta sfruttare, coincidono con questa anteprima. La Nikon Z8 è probabilmente la migliore Nikon dai tempi della Nikon F. E all'anziana nonna si rifà per polivalenza, costruzione, efficienza, potenzialità e prestazioni. Senza detronizzare la Z9 per quelle che sono le sue peculiarità specifiche, per chi ne abbia bisogno e sappia servirsene. Per il resto, chiudendo gli occhi e dimenticando che il baricentro è più alto e che scattando in verticale le macchina è meno bilanciata della Z9, chi conosce la Z9 si troverà a casa. Mentre chi è abituato ad usare una qualsiasi altra Z, troverà un salto di esperienza fotografica così spinto che difficilmente sarà possibile per Nikon replicare durante questa vita. In sintesi, mi aspetto un grandissimo successo di vendite per la Nikon Z8 che farà felici migliaia e migliaia di nikonisti in giro per il mondo e che la stavano aspettando oramai da due anni. Un problema per Nikon perché sarà difficile questa volta, maledettamente difficile sostituirla con qualche cosa di altrettanto sorprendente, quando avrà qualche anno. Perché la scusa dell'usura meccanica non c'è. E si possono accumulare centinaia di migliaia o milioni di scatti con una Z8 senza sentire il bisogno di farla vedere da un tecnico ... La Nikon perfetta ? Quasi. Quella ideale ? Si, questo si, è indicata praticamente per tutti i fotografi, trovando così una compagna capace di assecondarne le necessità offrendo un percorso di crescita fotografica che finalmente non richiede ulteriori avvicendamenti anche per un tempo molto lungo. Lustri, non bienni. In un corpo che pesa il giusto, robusto il giusto, che costa si, ma il giusto. La macchina giusta. focus stacking eseguito con la Zfc e il 16-50 con tre flash di studio dettaglio dell'impugnatura della Nikon Z8. Adeguata a non far annaspare per aria il mignolino di ogni mano normale il vano connessioni della Nikon Z8. Rispetto alla Z9, spiccano le due porte USB-C, una delle quali abilitata alla ricarica/alimentazione con Power Delivery e l'assenza della porta Ethernet il vano schede di memoria della Z8. Analogo a quello di Z6 II e Z7 II, diverso rispetto a quello della Z9 che invece porta due CFExpress nei due slot. Qui invece abbiamo una CFEx e una Sd. A corredo dell'articolo metto solo poche foto in quanto in termini di qualità di immagine non c'è molto da aggiungere. Le foto scattate con la Z8 saranno identiche a quelle riprese con la Z9 e molto simili a quelle ottenute con la Z7 II e la D850. Ma rispetto a queste ultime due l'esperienza d'uso sarà abissale, mentre per il confronto con la Z9 le cose sono più legate alle abitudini e attitudini del fotografo. Giada. Nikon Z8, Nikkor Z 85/1.2 S, ISO 500, f/1.2, 1/1250'' Ferrari all'Autodromo Nazionale di Monza. Nikon Z8 e Nikkor Z 100-400/4.5-5.6 S, panning ad 1/320'' e ad 1/80'' Porsche 935, Concorso di Eleganze Villa d'Este di Cernobbio. Nikon Z8, Nikkor Z 24-120/4 S, flash Godox V1 ISO 500, f/14, 1/80'' Conclusioni Circa 25.000 scatti in poche occasioni ma mi bastano per esprime dei giudizi complessivi basati sulla mia lunga esperienza con tutte le altre Nikon. Voi potreste avere altre opinioni, ci mancherebbe, giusto così. La cosa che vi consiglio è di non stare a sentire troppo i punti di vista degli "influencer" su Youtube. Non tutti sono persone di specchiata esperienza, conoscenza del mondo Nikon, E pochi sono schietti ed aperti come noi. A favore è la Nikon Z9 in un corpo più maneggevole, più leggero, meno da paparazzo, più giustificabile alla moglie e a chi viene inquadrato, meno interessante per i malintenzionati (ma stateci attenti ugualmente) ha le stesse identiche prestazioni della Z9, salvo la durata della batteria e la capacità della Z9, unica per Nikon, di essere inarrestabile ha il prezzo giusto : per avere le stesse prestazioni sia da Nikon che da altri marchi si deve spendere molto di più. Il prezzo è esattamente quello della Nikon D850 del 2017 rivalutato con l'inflazione del periodo è adatta a tutti i fotografi esigenti durerà a lungo perché non ha usura meccanica ed ha caratteristiche sovrabbondanti per quasi tutti i fotografi. Sarete voi a crescere con lei e lei difficilmente si rivelerà non all'altezza di voi pensata sia per chi è ancora legato alla reflex ed aspettava il modello "professionale" per fare il passo sia per chi trova oramai inadeguate le altre Z di prima generazione Contro l'essere così "identica" in tutto alla Z9 per qualcuno può essere una delusione. Qualcuno si sarebbe aspettato un mirino più dettagliato o qualche caratteristica di terza generazione. Ma la Z8 è la sorella minore della Z9, niente di più e niente di meno. Se è la macchina che fa per voi, sposatevela e dimenticate le altre sorelle ! il corpo è fantastico e ricorda tutte le precedenti Nikon professionali. Ma chi fa uso di ottiche pesanti e spesso fotografa in verticale, troverà la Z8 un pò più scomoda della Z9. A ciascuno il suo corpo macchina la batteria. Le prestazioni sono identiche a quelle della Z9. Ma non lo è la batteria. Per cui se fotografate o filmate tanto e molto a lungo, sappiate che l'autonomia è da 1/3 al 50% inferiore a quella della Z9 la macchina dissipa il calore generato dall'elettronica per convezione, scambiando calore con l'ambiente attraverso il corpo. Se la usate a lungo e in modo impegnativo la sentirete tiepida. Più della Z9 che ha superfici radianti e masse superiori mancano alcuni dettagli presenti nella Z9 (GPS integrato, presa sincro-flash, porta Ethernet. Si vi necessitano quelle e se in generale la Z9 fa più al caso vostro della Z8, sappiate che con la Z8 la Z9 non esce di listino) Ecco, a me è piaciuta molto. Ammetto che mi trovo meglio con la Z9 ma l'esperienza con la Z8 non la fa rimpiangere troppo. Se non fossi già sposato con la sorella maggiore non avrei proprio nulla di cui lamentarmi. E così sono sicuro sarà per voi. Non indugiate troppo e non state a sentire troppo i saputoni del web. E' una macchina fantastica. Speriamo solo che Nikon ne produca abbastanza e che continui a stupirci con aggiornamenti firmware delle sue funzionalità in parallelo con quanto fa con la Z9. *** Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti *** Vi invitiamo a visitare il Club dedicato alla Nikon Z8 nelle pagine interne del sito per avere maggiori informazioni o scambio di opinioni. Si trova qui
    63 punti
  2. La Namibia non è esattamente il primo paese che viene in mente pensando all’ Africa, moltissimi scelgono altre destinazioni più note (Kenia, Tanzania, Sud Africa,….). Io l’ho scelta perché, documentandomi, ho scoperto che è contemporaneamente ricca di cose interessanti da vedere e molto sicura, entrambi requisiti indispensabili per un viaggio di famiglia come sono state le mie vacanze agostane. Così sicura che ho fatto tutto in self-drive, guidando un 4x4 a noleggio per oltre 4.000Km effettivi di cui la maggior parte, direi i 3/4, su piste sterrate ma prevalentemente, nel pieno della stagione secca, in ottime condizioni. Per l’organizzazione mi sono appoggiato a HB Safaris, un tour operator con sede a Windhoek (la capitale della Namibia) ma gestito da italiani: Emiliano e Stefania. Qui il loro sito, che in verità è un po’ scarno ma non fatevi trarre in inganno: sono molto capaci e professionali ed hanno fatto un lavoro splendido. Con loro abbiamo pesato con attenzione cosa includere, cosa escludere e quanto tempo passare nelle diverse zone, definendo cosa fare giorno per giorno tra le varie opportunità disponibili e prenotando le attività per le quali un supporto è indispensabile (es. Il driver per le dune della skeleton coast o l'interprete-accompagnatore per il villaggio Himba). Un lavoro che ha portato ottimi risultati, devo dire che è stata proprio una vacanza fantastica a 360°, che loro hanno davvero reso facile, risolvendo anche i casini combinati dalla compagnia aerea (che ci ha fatto arrivare il giorno successivo rispetto al previsto, con necessità di "ripianificazione al volo" della prima notte). Mi hanno anche dato alcune utili "dritte" per il safari in Etosha, dove siamo stati 4 giorni, cercando gli animali da fotografare, cosa di grande soddisfazione e divertimento non solo per me ma anche per Anna e Margherita (NDR: Etosha non è una game reserve privata zeppa di animali, ma un parco nazionale di 22.000km quadrati. Per riferimento: il Parco del Gran Paradiso è 700km2, la Valle d'Aosta è 3.300km2). Il materiale fotografico. - 2 Z9 - 24-120/4 - 100-400/4.5-5.6 - 600/4TC - una batteria di scorta (mai usata). - 2 CFExpress da 512GB, una per corpo, ed 1 da 325GB in riserva (in realtà ho fatto molte meno foto del solito, complessivamente circa 6.000, avrei avuto bisogno di molto meno spazio).- materiale per la pulizia del sensore (pompetta, liquido e palette. Mai dovuti usare: la tendina protettiva della Z9 è impagabile!). Tutto dentro uno zaino Kiboko 30L+, che consente un uso ottimale delle dimensioni ammesse dalle compagnie aeree come bagagli a mano, un’ottima capacità di stivaggio ed un notevole confort nell’uso a pieno carico. Per la cronaca, conteneva anche un numero notevole di altre cose (kindle, cuffie, telefono, documenti, i blister dei medicinali che assumo, una maglia per la notte in aereo,…). Con i suoi 12kg eccedeva di 4 il peso ammesso dalla compagnia, ma l’ho gestita dando i due corpi a mia moglie al momento del check-in (il suo zainetto era decisamente entro la franchigia). Non avessi avuto questa opportunità avrei utilizzato, come al solito, una borsa porta PC (per la compagnia che ho usato, e pressoché per tutte quelle non discount, è ammesso, oltre ad un bagaglio a mano, un PC o un “personal item”). Ovviamente qui fanno premio due cose: - l’incredibile leggerezza del 600/4TC e del resto degli oggetti rispetto all’equivalente materiale dell’era DSRL. - la disponibilità di schedine molto capienti, performanti e sicure, tali da non rendere più necessario “svuotarle” giornalmente sul PC, che non ho portato anche per evitare la tentazione di “distrazioni serali” dal godermi la vacanza con la famiglia. Come dicevo il giro è stato molto vario così come le situazioni di ripresa, per luce e soggetti. Siamo in Nikonland, quindi iniziamo a parlare di tools. Il 24-120/4S è LO zoom transtandard, grandissima utilità e qualità. Perfettamente a suo agio nel fotografare i paesaggi, anche nel vento forte del deserto, nel fotografare le persone, purché si abbia adeguata sensibilità ed educazione nel proporre la fotografia invece di cercare di rubarla, e nel reportage. Letteralmente un pilastro del mio corredo, una delle lenti dalle quali faticherei di più a separarmi. E dire che i 24-xxx usciti tempo per tempo con bocchettone F li ho provati tutti non gradendone nessuno. § Il 100-400/4.5-5.6 è lo zoom per le fotografie di animali ambientate. Suonerà strano a chi ne ha letto i test su Nikonland, compreso il mio, ma era l’oggetto meno performante che avevo con me. Questo perché in termini di focali, maneggevolezza, stabilizzazione, nitidezza è eccellente. Ma nelle situazioni di scatto nelle quali l’ho usato le immagini hanno spesso risentito di uno sfocato nervoso, che è il suo punto di debolezza. Certo, tutto non si può avere ed un 100-400 meglio di questo sul mercato non c’è. Non di meno, lo sfocato del 70-200/2.8 o del 400/4.5 è di un’altra categoria e se devo dire cosa vorrei che Nikon tirasse fuori adesso è una miglior soluzione in questo range di focali (magari un 100-300/4?). E siamo al 600/4 TC VR S. La qualità delle fotografie che produce questo oggetto è stratosferica, sotto ogni profilo. Non c’è bisogno di guardare i dati di scatto per riconoscere quali immagini sono prodotte dalle sue lenti. Ma, visto il prezzo, sono considerazioni sicuramente attese. La sorpresa vera, a portarlo sul campo, è quanto sia facile da usare. Non è facile spiegarlo, questa opinione deriva da una grande quantità di dettagli che si toccano con mano nell’uso quotidiano. Provo a fare sintesi di quelli che più mi hanno conquistato: - TC integrato: dove c’è polvere e senza avere la lente su treppiede (e quindi mancando di una terza mano….) non è solo il modo velocissimo e silenzioso di cambiare focale, è l’unico modo di farlo! E senza avere apprezzabili penalizzazioni in qualità (e qui andrebbe fatto un discorso legato alla qualità dell’aria tra la lente ed il soggetto, che spesso porta a spasso gli youtubber). Davvero questo è sia un 600/4 che un 840/5.6. - Stabilizzazione: dominando la tecnica, il tempo di scatto necessario si determina davvero solo in base al movimento del soggetto. - Manegevolezza: ok, non vi voglio convincere che sia piccolo. Non lo è. Ma è perfettamente bilanciato e si usa benissimo sul beanbag appoggiato al finestrino, anche grazie al fatto che si può disattivare la ghiera di messa a fuoco. Si usa benissimo a mano libera, inquadrando attraverso il finestrino aperto dall’altra parte dell’auto. E viaggia bene in aereo, come nessun altro 600/4 Nikon (direi che vicino gli sta solo il 600/4 Sony…. Che però non ha il TC integrato). Per cui si, questo 600/4TC è a pieno titolo un altro dei pilastri del mio corredo. La Z9 è fantastica, ormai lo sappiamo tutti. Senza alcun dubbio è la migliore Nikon che io abbia mai usato, sotto ogni aspetto. In un viaggio del genere, considerata la molteplicità dei soggetti, ha distanziato la D5 (e la D6) nel mio gradimento ancora più del solito. Molti i motivi: Innanzi tutto la gamma dinamica del sensore, l’efficacia dell’autofocus, la silenziosità e la capacità di vedere a mirino come cade la luce. Ho apprezzato molto anche un ulteriore aspetto: le ricaricavo, a sere alterne, con il cavetto USB-C ed il “carichino” del telefono. In questo modo si risparmia ancora peso. Aggiungo anche che per prudenza ho portato il materiale per pulire il sensore ma non ho mai dovuto usarlo: la tendina a protezione del sensore è fantastica! Come d’uso, qualsiasi commento o domanda su viaggio, strumenti e... emozioni è molto gradito. Massimo per Nikonland (c) 17/9/2023
    52 punti
  3. Si è fatto aspettare anni in roadmap (é uno dei motivi per cui probabilmente la roadmap non sarà più aggiornata ...) e poi anche una volta annunciato, chi lo ha ordinato lo sta ricevendo solo adesso, oltre due mesi dopo il lancio. Ed eccolo qua, appena consegnato dal corriere GLS, ordinato dal Nikonstore.it da Mauro Maratta e pagato di tasca sua in anticipo con Paypal. Ne parliamo qui in anteprima, per una prova approfondita ci vorrà un mesetto, noi non siamo soliti scrivere opinioni scolpite nella pietra dopo mezz'ora di utilizzo come certi recensori di Youtube che un attimo dopo sono già passati ad un microfono o ad un gimbal. Anzi, non contenti di provarlo qui dalle nostre parti, poi lo spediremo a dove solo Max Aquila lo potrà da par suo provare a mare, con i suoi amici surfisti. Ne valeva la pena ? La versione breve è si. In due frasi. Se fosse un Nikkor S, nessuno si scandalizzerebbe. E ... si, non vi offendete, ma è un obiettivo che è meglio di quanto il tipico proprietario di zoomone Sigma/Tamron si aspetterebbe di comperare con 2000 euro. Anzi, se costasse 2.559 euro, non sarebbe nemmeno questo uno scandalo. Perché questo è un Nikon. Il vero erede aggiornato del Nikkor F 200-500/5.6. Che una volta ... aggiornato con il nuovo, diventerà rapidamente un lontano ricordo. Senza andare a spaccare troppo il capello in quattro o a fare confronto a livello di pixel, l'immagine fino a 400mm non è troppo dissimile da quella offerta dal 100-400. E oltre, meglio di quella offerta dal 100-400 telemoltiplicato. Supera i due vecchi 200-400/4 e se non arriva - ci mancherebbe ! - al livello dello straordinario 180-400/4 TC, è anche vero che per dimostrare tutto il potenziale, il 180-400/4 dovrà essere impiegato in condizioni ideali. Mentre un obiettivo che spara fino a 600mm per la maggior parte sarà impiegato in condizioni limite, con la qualità dell'aria, i vortici di calore e i bagliori, che faranno veramente la differenza. Il Nikkor Z 600mm f/4 TC è meglio ? Ma certamente, certo. E per fortuna, anche se ancora difficile da avere, permane e permarrà a catalogo anche dopo l'uscita di questo super-zoom-tele. Ma ancora più che per il 180-400/4 che si ferma a 560mm mentre il 600/4 può arrivare a ben 840mm, esprimere tutto il potenziale di questi superteleobiettivi (considerazione valida anche per il pregiatissimo 400/2.8 TC) è ancora più difficile. E richiede superfotografi per superteleobiettivi. Dimenticando per un attimo il fatto che con i soldi che vi costerebbe un 600/4 TC, vi potete comprare due Z9, un 100-400 S e con gli avanzi, questo 180-600, per un corredo tele della massima potenza. Si chiude il mercato per i supertele con l'uscita di questo 180-600 ? No, certo che no. Ma per il fotografo di tutti i giorni, sarà veramente difficile giustificare un investimento 8.5x a fronte di un reale guadagno in termini di immagine in condizioni di scatto da mondo reale nelle foto di tutti i giorni. E questo al di là dell'ovvia differenza di luminosità massima tenendo a mente che a 600mm lo zoom è meglio che sia un filo più chiuso (f/7.1 o f/8, insomma) per avere il massimo della nitidezza. No, proprio in termini di messa a terra di tutta la potenza per quel prezzo da citycar accessoriata. Bene, dette tutte queste ovvietà andiamo ad aprire lo scatolone. Si, perché uno scatolone così mette in soggezione, come dimostra la "piccola" Z8 messa davanti a fare da paragone : e anche coricato, non è da meno ma una volta tolto l'obiettivo, invece, finiscono le ansie, è compatto, se non proprio piccolo, con i suoi 315mm senza paraluce. ecco tutta la dotazione che conta, noi l'abbiamo avvolto nel panno nel metterlo nello zaino, così per conservarlo così bello. Si, perché è bello. Nikon con i suoi Nikkor Z ha imposto uno standard estetico che è coerente al di là delle differenti linee di prodotto. E questo sembra uno Z di classe S per finiture a dettagli, in ogni sua espressione. Bello, ben fatto, notevole ! Comunque, vediamolo uscire dalla scatola : che è tutta in cartone, distanziali compresi l'obiettivo è avvolto in un panno di spugna e poi in un bugnato. Il paraluce è dentro una scatoletta separata. I manualetti sono del tutto trascurabili. La dotazione completa è questa : il collarino per il treppiedi, rimovibile, è incluso ! si toglie svitando quel vitone. E' una operazione agevole. Non ci sono guide a perni come nel 200-500/5.6 ma la logica è la stessa. Il movimento è accettabilmente fluido, meglio di quella del 200-500/5.6 ed infinitamente meglio per esempio, di quello del Sigma 150-600mm Contemporary che qui possiedono in tanti. Toglierlo o tenerlo ? Dipende dall'uso. E' compatto e leggero, sta dentro ad un vecchio zaino Tamrac Expedition 5, sufficiente per superare i controlli degli ingressi del Gran Premio di Formula 1 ma comunque supera i due chilogrammi. Quindi a seconda del tempo che lo si dovrà tenere in mano, meglio avere anche almeno un monopiedi. Servirà a riposare le stanche membra dopo una lunga camminata. Anche per chi fa tanta palestra ed è in formissima. il tappo è da 95mm, analogo a tutti gli altri. Il paraluce é un cilindro semplice. non sta in piedi da solo, si sbilancia verso il davanti. Ma basta montargli dietro una Z8 perché resti in bilico da solo qui lo vediamo col paraluce, con e senza il collarino del treppiedi mentre qui è montato su una testa video tramite slitta aggiuntiva Arca Swiss Non è bellissimo ? Noi ne siamo entusiasti ! Qualche dettaglio costruttivo in più. da dietro, con la scritta 180-600mm analoga a quella che hanno sul piedino gli altri teleobiettivi Nikon moderni. serigrafie e ghiere di controllo altro dettaglio della finitura impeccabile le tacche della lunghezza focale. La corsa della variazione di focale é sorprendentemente breve a vantaggio della velocità operativa. il tasto funzione programmabile dettaglio del lato con la scritta Nikon, il collarino e la ghiera programmabile che funge, servisse mai, da messa a fuoco manuale la parte sotto del piedino per il treppiedi con i due passi di filettatura. E' in lega leggera, quindi è probabile che qualcuno metterà un collarino alternativo opzionale in alluminio, con binario Arca Swiss. made in Cina, come c'era da attendersi. gli unici due selettori. Messa a fuoco Manuale o Automatica e limitatore di messa a fuoco tagliato a 6 metri, piuttosto che piena corsa da minimo a infinito. Aggiungiamo per pronta consultazione, lo schema ottico, complesso, con una bella articolazione delle lenti e largo uso di vetro speciale che permette un MTF interessante nonostante la focale estrema massima ottenuta non con pochi compromessi progettuali per mantenere compatto l'oggetto e il costo così contenuto. ma soprattutto una comparativa dimensionale che permetta di scegliere cosa sia meglio per il singolo fotografo : per super-teleobiettivi, il 180-600 é il terzo, l'ultimo a destra è l'800/6.3 [courtesy Camera Decision] mentre qui abbiamo tutti zoom, compreso il recente e compattissimo 70-180/2.8. Questo 180-600 è appena più lungo del 100-400/4.5-5.6 tutto esteso ed è addirittura più sottile. Resta più compatto del 800/6.3 che è appena più pesante, mantenendo il collarino del treppiedi. Mentre il 180-600 è di poco più pesante di 70-200/2.8 e 100-400mm, pur portando tutta quella focale in più. Se aggiungete i cartellini con il prezzo e tenete a mente che oltre i 400mm, molta parte della qualità dell'immagine non sempre dipende più dall'ottica ma dalla giornata, avrete un quadro orientativo più completo. *** Le prime impressioni sono molto positive. Oltre all'aspetto, anche la costruzione e il dettaglio sono premium. L'obiettivo vale ogni euro che costa, anzi, sembra a buon mercato. 2.500-3.000 euro non sarebbero sembrati eccessivi, visto il costo di 100-400 e 70-200/2.8. L'operatività è semplice e l'obiettivo, non variando lunghezza con la variazione della focale, non si sbilancia, rendendo agevole usarlo anche a mano libera. La velocità di messa a fuoco non è quella del 70-200/2.8 o del 400/2.8 ma è accettabile, considerando che non è un obiettivo della stessa classe merceologica. Le qualità ottiche ci sono tutte, sia in termini di nitidezza che di sfuocato e di colori. Ma soprattutto l'impatto (il punch), la matericità dell'immagine, sono ottime. E anche in autodromo, con il caldo e 6-7 megawatt di potenza scaricata da monoposto in accelerazione, le immagini alle distanze elevate obbligate per motivi di sicurezza vengono buone. Ma in termini di prova approfondita ci riserviamo il tempo necessario per farci un'idea più completa, per ora questi sono solo i nostri primi pensieri. In estrema sintesi, concludiamo come abbiamo iniziato. Se fosse un Nikkor Z di classe S non ci stupiremmo in termini costruttivi e di aspetto. Se costasse di più, se ne venderebbero meno ma nessuno avrebbe troppo da recriminare. La sua qualità è superiore a quella che molti fotografi possono sostenere sul piano della loro tecnica fotografica individuale. Meditate, cari fotografi ... meditate ... *** Ricordate di mettere un like se questo articolo vi è stato utile. A voi non costa nulla ma noi teniamo conto del numero dei like per decidere che articoli pubblicare. Mentre i vostri commenti saranno sempre preziosi per chi ci legge.
    51 punti
  4. per le specifiche della Nikon Z8 rimandiamo alla prova completa pubblicata su Nikonland.it la settimana scorsa (qui) mentre per le peculiarità delle sue caratteristiche abbiamo un approfondimento pubblicato al suo annuncio (qui). Qui vogliamo sintetizzare le sue specifiche come sostanzialmente identiche a quelle dell'ammiraglia Nikon Z9, in un corpo più compatto ma comunque di taglio professionale, basato per la parte di alimentazione sulla nota batteria EN-EL15C e su un misto di schede di memoria CFExpress/XQD ed SD. Ma questo articolo vuole più che altro evidenziare le motivazioni di passaggio alla Nikon Z8 a seconda della base di partenza. Ovviamente nessuno è obbligato ad acquistare una nuova macchina, meno che meno una fotocamera il cui costo di acquisizione sfiora i 5.000 euro. Prezzo molto elevato sebbene purtroppo allineato a quello della Nikon D850 - ultima reflex di grande successo Nikon - rivalutato per l'inflazione. Oppure a quello della mitica Nikon D700 del 2008, riportato ai prezzi attuali ... Non è obbligato perché nella realtà le sue caratteristiche sono per la gran parte dei fotografi sovrabbondanti. Questo non significa che siano superflue ma che probabilmente non saranno sfruttate a pieno. Sprecate ? No, perché ogni fotografo deve sentirsi libero di intraprendere ogni genere di fotografia con la sua fotocamera. Ma è indubbio che la gran parte delle specificità della Z8 siano meglio esplicitate nella fotografia d'azione, dove è necessario avere il controllo della scena in tempo reale scattando rapidamente, e nel video, specialmente quello ad alta risoluzione ed elevato numero di frame al secondo. Insomma, le qualità della Nikon Z8 sono onestamente superiori a quelle necessarie per ogni singolo fotografo per la sua fotografia di tutti i giorni. Ma è bello pensare di avere una fotocamera capace di accompagnarci - per molti anni - in qualsiasi tipo di avventura fotografica vorremo affrontare al presente e in futuro. *** Bene, con queste premesse addentriamoci meglio nel discorso. Immaginiamo di essere in possesso di una bellissima reflex come la Nikon D850 o una delle sue sorelle, D800/D810. Persino di una vecchia D700, ce ne sono ancora molte in attività nonostante i 15 anni trascorsi dal suo lancio. Ma anche una D500, ultima "ammiraglia" in formato DX, in servizio dal 2016. La Z8 offrirà tutte le potenzialità delle mirrorless Nikon Z. Il sistema di obiettivi Nikkor Z (i cui componenti sinora si sono tutti dimostrati superiori ai corrispondenti per reflex), un corpo più compatto e più leggero (almeno pensando alle full-frame). Lo stabilizzatore sul sensore, una cosa che sin che non l'hai provata non ti rendi conto di quanto sia preziosa, la mancanza di specchio con tutte le vibrazioni indotte dal suo meccanismo. Ma soprattutto, un autofocus preciso e con la disposizione dei punti di messa a fuoco praticamente su tutto il frame e che non necessita di essere registrato, obiettivo per obiettivo, focale per focale, distanza per distanza, per essere sempre affidabile. Senza scordare che ogni sistema meccanico nel tempo perde di precisione con scadimento delle prestazioni. L'autofocus in una reflex dipende dall'immagine riflessa su un sensore separato da quello di immagine. Con ovvie conseguenze in termini di differenza di precisione, oltre che per l'impossibilità per le reflex di allargare la matrice dei punti di messa a fuoco. Ecco, a questo aggiungiamo le specifiche della Nikon Z8 che grazie al suo sensore velocissimo di tipo stacked e al suo doppio canale di lettura permette : visione in tempo reale senza ritardo tra la scena e la visione a mirino visione senza oscuramenti dovuti all'alzarsi e all'abbassarsi dello specchio visione senza oscuramenti dovuti alla ... chiusura dell'otturatore : perché la Z8 l'otturatore meccanico non ce l'ha assenza di vibrazioni totale per assenza di componenti meccaniche in movimento assenza di usura meccanica (per l'assenza di componenti soggette ad usura) capacità di raffica ben superiori alle necessità ordinarie (fino a 120 scatti al secondo) virtuale assenza di fenomeni di artefatto dovuto alla lettura del sensore in scatto silenzioso con la conseguenza che si può scattare in silenzioso praticamente sempre ed in ogni circostanza senza essere notati e sentiti (immaginiamo situazioni in cui i fotografi sono mal sopportati, tipo le cerimonie, le conferenze stampa, i riti religiosi, la fotografia wildlife alla macchia etc.) E oltre a questo, una capacità di gestire tutti i parametri di scatto in tempo reale anche a velocità molto elevate. Uno su tutti, il riconoscimento del soggetto, con autofocus che si adatta seguendo - nel caso di persone o animali - torso, viso oppure occhi, fino a 120 scatti al secondo. Nel caso in cui la vostra reflex fosse di fascia inferiore, tipo una D750/D600/D610, il passaggio alla Z8 vi sarebbe anche un corpo di qualità superiore per costruzione ed ergonomia (l'impugnatura della Z8 è pari a quella della Z9 e discende dalle ammiraglie Nikon D3->D6). Ogni caratteristica della Z8 sarebbe nettamente superiore a quella a cui siete abituati con un passaggio ancora più sconcertante rispetto a quello di chi invece è abituato ad una reflex superiore. Sottolineiamo come la visione al mirino elettronico della Z8 sia luminosa, chiara e precisa, offrendo al contempo anche molte informazioni in più rispetto al mirino reflex, specie delle macchina di fascia media e bassa ma anche nel caso di reflex di classe elevata come una D5. Dopo un breve periodo di acclimatamento si è portati ad apprezzare il mirino di una Z, specialmente se è una Z8/Z9. Che riporta in visione quello che verrà effettivamente ripreso, consentendo di variare i parametri di esposizione e di bilanciamento del bianco avendo direttamente a mirino la prova reale mentre una reflex vi farà sempre vedere quello che arriva al mirino, non sul sensore di immagine. *** Andiamo invece a chi si è già avventurato nel mondo Nikon Z con una delle altre macchine sul mercato. Rispetto a quanto già evidenziato sopra, vorremmo sottolineare in particolare l'assenza dell'otturatore meccanico con tutti i vantaggi pratici che ciò comporta (assenza di vibrazioni, assenza di oscuramento, assenza di usura meccanica) con la possibilità di ridurre al minimo gli effetti della lettura del sensore per via esclusivamente elettronica. Il sensore della Z8 viene letto in circa 3.7 millisecondi, quasi 10 volte più rapidamente di quello della Z6 e oltre 20 volte più velocemente di quello della Z7. Questo consente di ridurre al minimo, rendendolo quasi ininfluente, l'effetto del rolling shutter (letteralmente otturatore a tapparella) che invece nello scatto seguente è chiaramente evidenziato : qui sopra abbiamo un caso di artefatto dovuto alla differenza di velocità di movimento del soggetto (o almeno, le sue ali) e quella di lettura del sensore in otturatore elettronico/scatto silenzioso. Evitabile solo utilizzando una Nikon Z8 (o una Nikon Z9) mentre sono presenti usando una mirrorless Nikon come Z6/Z7/Z5/Z50 etc. Andando alle altre caratteristiche salienti, la Z8 porta in dote il riconoscimento del soggetto, con inseguimento automatico in tempo reale (che per persone e animali punta al torso, viso e occhio se questi sono visibili o riconoscibili) e questo alla velocità massima di 120 scatti al secondo, sia in fotografia che in video. Se questo vi da una idea solo vaga di cosa significhi, proviamo ad esplicitarlo con un esempio. Un caso tutt'altro che esotico, semplicemente una persona che cammina per strada, il fotografo ad alcune decine di metri di distanza che la inquadra con un 600mm e scatta a 30 scatti al secondo. A 30 fps la Nikon Z8 utilizza tutte le sue capacità di messa a fuoco e di inseguimento del soggetto, applicando ogni parametro di scatto del fotografo. Il fotografo deve limitarsi a seguire l'azione durante il movimento, tenendo premuto il pulsante di scatto. La macchina continuerà a registrare ininterrottamente finché il pulsante resta premuto o finché si esauriscono batteria o spazio su scheda. questo è uno scatto scelto a caso da una sequenza di 133 scatti tutti a fuoco. Sono scatti fotografici da 8256x5504 pixel, in formato jpg da circa 10-15 megabyte l'uno, perfettamente editabili, stampabili, etc. Qui, solo ai fini di fare dimostrazione delle funzionalità di inseguimento e di scatto, li abbiamo montati in time-lapse rallentando la visione. Ma, lo ribadiamo, non si tratta di un video, sono foto singole ad alta risoluzione, tutte accuratamente salvate singolarmente sulla scheda di memoria. Z8X_1335.mp4 l'azione nella realtà è durata circa 4 secondi e mezzo mentre qui al rallenty impiega per svilupparsi, 15 secondi. Abbiamo scelto i 30 fps per non appesantire la visione ma a 60 o a 120 fps non sarebbe cambiato nulla per la Z8, tranne il formato del file in uscita. E nel video ? Praticamente uguale, anche a 8K ! La Nikon Z8 è più veloce del fotografo nel riconoscere un soggetto e nel metterlo a fuoco appena viene inquadrato. Il fotografo dovrà solo abituarsi a fidarsi e troverà i suoi scatti perfettamente a fuoco anche quando, mentre li scattava, non riusciva a rendersene conto. E se sopra abbiamo una discreta profondità di campo permessa da un diaframma di f/6.3 ad alcune decine di metri, anche con il meraviglioso Nikkor Z 85/1.2 S e un soggetto che vi si muove di fronte, la sua iride sarà per lo più a fuoco anche se scattate a raffica da un metro di distanza. Magari non pretendete che la Z8 faccia le foto per voi ma per il resto, dopo i primi giorni capirete che vi potete fidare e consentirle di esprimere il suo pieno potenziale. Vi ricordiamo inoltre che le altre Z (esclusa la Z9) non hanno una visione in tempo reale (c'è un ritardo tra ciò che succede al vero e ciò che passa sul mirino), specie alle alte velocità di raffica (che a mirino vengono presentate in ritardo, in una sorta di moviola), un effetto che impedisce a chi fotografa azione di seguire effettivamente ciò che sta succedendo, piuttosto di sperare di aver inquadrato correttamente il soggetto che intanto si è mosso. *** In conclusione, pensiamo che la Nikon Z8 offra un complesso di prestazioni elevate per ogni fotografo Nikon e che valga la pena di considerarne l'acquisizione, qualunque sia la macchina attuale, salvo che non si abbia già la Z9 ... discorso più sottile e che sarà oggetto di ulteriore approfondimento. Si otterrà una fotocamera già matura, con caratteristiche sovrabbondanti per ogni necessità, anche estrema (ci sono già fotografi che sono andati nell'Artico o in Amazzonia con la Z8), capace di assecondare il fotografo in tutti i generi e in tutte le circostanze. Anche il fotografo più stanziale, avrà nella Nikon Z8 una compagna di livello inappuntabile e longeva, seppure nella vita raramente sfrutterà tutte le sue capacità. Nel valutarne il costo di acquisto, considerate nella vostra mente che - certo Nikon farà ulteriori aggiornamenti, magari anche molto performanti - ma che il salto prestazionale che vi offre oggi la Z8 difficilmente potrà essere replicato in questi termini. E quindi un suo avvicendamento non sarà raccomandabile per molti, molti anni a venire. E l'assenza di parti meccaniche insieme alla sua caratteristica di elevata riparabilità, ne dovrebbero consentire una vita utile mediamente molto lunga. Da non sottovalutare anche come, nel recente passato, molti di noi possedessero più di una fotocamera specializzata per fotografare nelle varie circostanze. Una full-frame, una APS-C, e magari anche una D500. Oggi tutti quei compiti possono essere assolti con efficacia da una singola macchina : la Nikon Z8. Quanti soldi abbiamo speso negli ultimi 10 anni comperando tante macchine, nessuna delle quali così polivalente ? Bene, questo è tutto ma vi ricordiamo che nelle pagine interne del sito, abbiamo messo a disposizione di tutti un Club dedicato alla Nikon Z8 (qui) *** Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti o a fare domande.
    43 punti
  5. Questo articolo esce qualche ora in anticipo rispetto all'annuncio ufficiale. E da per scontato che ciò che sappiamo (ovvero che la Z8 sia una Z9 compatta) della nuova macchina sia confermato. Mentre è ovvio che chi è passato da una Z6 ad una Z9 sa di cosa stiamo parlando (e anche chi ha potuto toccare la Z9 ed è stato illuminato dalla Luce Eterna) Me per tutti gli altri, possiamo dare qualche informazione supplementare che aiuti a comprendere per dare una risposta effettiva. Naturalmente se siete appassionati di tecnologia applicata alla fotografia, la risposta sarà SI, convintamente SI, potete anche smettere di leggere l'articolo. *** Il Sensore Stacked Nei cataloghi dei principali marchi di fotocamere - Sony, Canon, Nikon e Fujifilm - si è creata una frattura effettiva, non solo di posizionamento di prodotto tra i corpi macchina in catalogo. Esiste una linea di macchine dotate di sensore tradizionale a singolo strato e una linea che invece dispone di sensori a doppio strato. I sensori a strati - o stacked in inglese - sono sensori che hanno una sovrapposizione di chip, allineati tra loro con compiti speciali. Il primo strato è comune con quello dei sensori normali, è composto dai diodi fotosensibili, quelli che catturano la luce convogliata dall'obiettivo sul sensore stesso attraverso la matrice di microlenti. Nei sensori normali, sotto ai fotodiodi c'è il complesso dei convertitori di segnale AD e gli amplificatori di linea che aumentano la tensione di quel segnale. I sensori a strati invece hanno una ulteriore logica, composta da banchi di memoria e ulteriori booster di segnale. Questo accorgimento permette di memorizzare localmente i dati luminosi convertiti in bit prima del trasferimento al motore di processamento delle immagini. Qui la stiamo facendo ovviamente semplice ma nella sostanza basta questo perché il sensore offra così una più elevata velocità di lettura delle informazioni. Sappiamo che tutti gli attuali sensori di immagine delle fotocamere commerciali di tutti i produttori funzionano simulando l'otturatore meccanico (rolling shutter). Il sensore viene letto a striscioline successive, dall'alto verso il basso. E' l'unico modo per cui si riescano a trasferire le informazioni dal sensore al processore quando si utilizzano tempi di scatto più veloci della velocità di lettura del sensore. Che per quanto possa essere veloce non sarai mai a livello dei tempi di scatto più brevi necessari per bloccare il movimento dei soggetti che inquadriamo. Il numero di striscioline per cui è necessario suddividere un sensore dipende dalla velocità del sensore. Un numero ridotto di striscioline (tempo di lettura lento) rende la macchina più sensibile a registrare artefatti dovuti al movimento del soggetto durante il processo di lettura. Un numero molto elevato di striscioline lo rende via via meno interessato dal fenomeno. Un numero infinito di striscioline, teoricamente sarebbe esente da questo difetto (global shutter) ma al momento non è una via praticabile per questioni di costo di produzione e di generazione di rumore di lettura indotto dal maggior calore prodotto dal sensore stesso. Comunque siamo arrivati allo scopo del sensore a strati, rendere la velocità di lettura abbastanza elevata da rivaleggiare con le tendine di un otturatore meccanico professionale. La velocità di lettura (readout) dei sensori tradizionali varia dal più lento di 1/15'' (Nikon Z7, Sony a7R) al più veloce (Canon R6 ed R5) di circa 1/60''. Il sensore di Z8 e Z9 è accreditato di un tempo di lettura di 1/270'', pari a poco meno di 4 millisecondi per leggere tutto il sensore e sufficiente per sincronizzare con un flash. Ampiamente sufficiente a rendere trascurabile il rolling shutter. Ma tanto da poter fare a meno addirittura dell'otturatore meccanico ! 1 Nikon ha usato un sensore tanto rapido in lettura da poter fare a meno dell'otturatore meccanico Non avere l'otturatore meccanico significa non avere usura e significa soprattutto non avere shock meccanici di nessun tipo cosa che, unita ad un efficace sistema di riduzione delle vibrazioni sul sensore, azzera di fatto le possibilità di oscillazioni indotte (salvo che dal fotografo) con tempi di scatto che possono essere anche molto lunghi senza micromosso. Non essendoci l'otturatore, Nikon ha anche scelto di inserire una protezione meccanica a tendina che si chiude sul sensore quando la macchina è spenta. In modo da impedire che polvere o impurità finiscano sul sensore. Chi sta usando la Z9 sa che il problema della pulizia del sensore è enormemente ridotto da questo accorgimento. Ma se fosse tutto qui non avremmo avuto bisogno di scrivere un intero articolo, no ? La velocità del sensore ha permesso ai progettisti Nikon di strutturare un percorso del segnale particolarmente efficiente tale da rendere completamente fluido il flusso dei dati. In particolare, come si vede in questo schema a blocchi ipotetico : abbiamo una separazione delle linee di segnale a livello di percorso. Il video estratto dal sensore (già, perché le Nikon Z sono delle videocamere come la loro progenitrice Nikon 1, le Z8 e Z9 lo sono ancora di più) viene inviato, regolato per le impostazioni di scatto al mirino/display su una linea separata rispetto a quella di estrazione ed elaborazione dei dati destinati a trasformarsi in file e salvati sulle schede di memoria. Sembra una banalità con questa struttura otteniamo la principale differenza rispetto alle altre Nikon Z con sensore tradizionale. 2 Il flusso così è veloce e lineare dal sensore fino al terminale e l'assenza dell'otturatore completa il cerchio. Abbiamo quindi visione in tempo reale a mirino, senza oscuramenti e "virtualmente" senza ritardo rispetto alla scena inquadrata (sappiamo ovviamente che un ritardo di qualche millisecondo ci sarà comunque, ma abbastanza ridotto da ingannare il cervello del fotografo). In questo modo è facilissimo seguire in modo fluido l'azione mentre questa si svolge. E grazie alla velocità di processamento del motore di immagini della Z8 è possibile salvare porzioni di video, pardon, sequenze di scatto a 20-30-60-120 scatti al secondo con autofocus, esposizione e applicazione di tutte le regolazioni impostate, comprese quelle più sofisticate. La velocità del processore che è naturalmente di una classe di un ordine di grandezza superiore a quello delle Z6/Z7/Zdx, consente l'elaborazione di tutte queste informazioni in tempo reale, la loro visione a mirino/display come se fosse una televisione HD e il salvataggio su scheda a oltre 400 megabyte al secondo. E con un autofocus che include algoritmi ben più sofisticati di quelli messi a disposizione nelle macchine di fascia inferiore appena citate. Chi ha provato lo sa, ma ognuno dovrebbe provare la differenza. Pur con un mirino apparentemente non così sofisticato, la visione è tra le più naturali, fluide e gradevoli che ci siano sul mercato. Merito del processo che c'è a monte e probabilmente già questa, uno dei motivi di acquisto più importanti di una Z8/Z9. Ovviamente in un mondo ideale tutti compreremmo una Z8 o una Z9, perchè no ? Non vorremmo annoiarvi ulteriormente con annotazioni tecniche ed andiamo quindi ad una conclusione invitandovi eventualmente ad estendere il discorso nei commenti. A chi è consigliata una Nikon Z8 ? La risposta semplice sarebbe a tutti. Racchiude in un corpo abbastanza compatto le migliori capacità che Nikon al momento è capace di offrire in campo fotografico. Ma in particolare è indirizzata ai fotografi che fanno, anche sporadicamente, azione. Quindi sport, wildlife di soggetti in movimento (tipo uccelli in volo o animali in corsa molto veloce), motori, persone in azione. Ci sono controindicazioni ? Si, come in tutte le cose. Un sensore stacked produce più calore di un sensore a singolo strato. Questo calore è più difficile da dissipare e si traduce in maggiore rumore di lettura rispetto ad un sensore tradizionale. Chi fa paesaggio probabilmente apprezzerà di più un sensore come quello della Z7 e non avendo necessità di scattare a raffica in situazioni di dinamica esasperata, finirà per non apprezzare le altre capacità della Z8. E l'assenza di otturatore meccanico ? Come nella visione fluida, l'assenza di rumore di scatto per la mancanza di otturatore meccanico si apprezza praticamente in ogni situazione. Sia quando è meglio non fare rumore (come in certe situazioni particolari, tipo la fotografia di cerimonia o durante conferenze e convegni, oppure quando si è alla macchia appostati nel wildlife) sia quando si scatta a raffiche così rapide che ... creerebbe imbarazzo il rumore di scatto. Il vantaggio lo abbiamo detto viene anche dall'assenza di usura, di manutenzione dell'otturatore stesso e dall'eliminazione di ogni vibrazione. Ma con il caveat indotto dalle oscillazioni ad alta frequenza nelle situazioni di scatto in interni con luci led particolari che sul sensore della Z8 tendono a creare bande colorate tali da rendere inservibili gli scatti. In queste condizioni o si trova una frequenza di scatto tale da mettersi al sicuro dall'interferenza, oppure non c'è alternativa ad usare una reflex o una mirrorless dotata di otturatore meccanico. Ma è l'unica condizione limite, perché anche con il flash, l'assenza di otturatore meccanico non crea alcun problema di sincronizzazione in nessuna modalità o tempo di scatto. C'è un costo Pur con gli ultimi processi di stampa dei sensori messi a punto da Nikon con gli stepper recenti, la produzione di sensori stacked ha un costo elevato e uno scarto altrettanto elevato. Ciò si traduce in un costo di acquisto che per molti è al di sopra del limite e che crea una frattura nel listino delle Nikon Z. Una Z8 costa praticamente il doppio di una Z6 II e per molti non è una spesa giustificabile. Non solo. Per avere queste prestazioni e mantenerle dal vero, ci si dovrà dotare di schede di memoria di qualità. Impensabile usare le schede SD per la Z8, tranne che non si sia sbagliata fotocamera. Per paesaggio, still life e macro, le migliori caratteristiche della Z8 vanno perse e si affronta un costo inutile che meglio sarebbe investito in ottiche migliori. *** Bene, non andiamo oltre per non annoiare chi ha avuto l'indulgenza di arrivare fino a qui. Sappiamo già che molti hanno deciso - a prescindere ! - di acquistare questa nuova Nikon Z8. Perchè la vogliono e basta. E bene sia. Ma forse altri indugiano oppure hanno deciso che non fa per loro mentre ne avrebbero effettivamente bisogno. Speriamo di aver chiarito qualche punto essenziale. Come vedete in nessun caso abbiamo parlato di risoluzione o di altre caratteristiche di immagine. L'intero concetto della Z8 non è quello di permettere foto migliori rispetto ad una Z7 o ad una D850 ma di consentire di fare scatti che le altre due non vi aiuterebbero a fare. Per raggiungere questo obiettivo bisogna sapere cosa ci serve e cosa cerchiamo. Ed avere la razionalità di affrontarne il costo, oppure di rivolgerci ad altro se quello ci può servire altrettanto bene o meglio. Ma siamo certi che non mancheranno le occasioni, appena provata la nuova Z8, di approfondire questi argomenti. Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti o a fare domande.
    43 punti
  6. Ne abbiamo parlato già in questi anni ma mai in termini di recensione completa. Troppo spesso ci dimentichiamo di parlare bene delle esperienze positive di acquisto o di fruizione di servizi. E' un male perché scrivere recensioni positive in questi casi, rende un grande servizio sia al fornitore che ai suoi eventuali nuovi clienti. Clienti soddisfatti fanno più grande il fornitore, che così può servire meglio i suoi clienti in un ideale circolo virtuoso che va a vantaggio di tutti. Quindi facciamo ammenda. il Nikonstore.it è motorizzato da Nital. E' un negozio online che offre anche servizi aggiuntivi oltre alla vendita diretta dal distributore al cliente finale. Cominciamo dalla normale vendita. il negozio è organizzato in sezione ben definite e copre tutti i prodotti Nikon. Le sottocategorie sono altrettanto ben espanse e si trova abbastanza rapidamente ciò che si sta cercando. I prezzi praticati sono quelli di listino. L'ACQUISTO La procedura è la solita, si sceglie un prodotto : si valutano le offerte e si scegli quello che ci interessa poi si va alla cassa e si paga. E' possibile pagare con carta di credito, con bonifico, via Paypal e anche con finanziamento a ZERO interessi da 10 o da 20 mesi. Spesso ci sono dei bundle, ovvero delle offerte di prodotto combinato a prezzi scontati. A volte ci sono proprio offerte di prodotti scontati, sia durante specifiche campagne che per periodi speciali, sotto forma di offerta flash. Le offerte vengono segnalate via mail se ci si iscrive alla newsletter. E' possibile anche farsi avvisare dell'arrivo di un prodotto che per il momento non è ordinabile. Perfezionato l'acquisto si ricevono tutte le conferme del caso. Nella maggior parte dei casi, se l'ordine è stato fatto al mattino, il prodotto acquistato parte entro la giornata. E la consegna per l'Italia continentale è generalmente il giorno dopo, a mezzo corriere espresso. Senza spese per acquisti oltre i 49 euro. Se l'ordine è perfezionato (anche come pagamento) in mattinata, il pacco parte nel pomeriggio. Se inserito al pomeriggio, il corriere parte il giorno dopo. Ma c'è anche un servizio molto importante per i prodotti la cui richiesta supera l'offerta oppure per i prodotti che sono in fase di lancio. IL PREORDINE Il Preordine è come un acquisto online, solo che per il momento mette l'acquirente in graduatoria di assegnazione. in questo elenco di teleobiettivi, abbiamo alcuni modelli disponibili e quindi acquistabili immediatamente, altri non disponibili, probabilmente perché non si prevedono arrivi imminenti, altri potrebbero essere disponibili solo come Preordine, come il caso del meraviglioso Nikkor Z 58mm f/0.95 non tragga in inganno la scritta disponibile. Si riferisce al fatto che è possibile fare il Preordine (il Noct arriva solo su ordine speciale, non è mai in pronta consegna). Quindi si fa il pagamento etc. etc. come per un qualsiasi acquisto. E si attende. Con la certezza di essere in graduatoria e di poter ricevere l'oggetto alla prima data di possibile disponibilità (che dipende dagli arrivi dal Giappone e per alcuni modelli, dalla effettiva produzione). Abbiamo sperimentato personalmente ogni opzione e possiamo confermare che : l'acquisto di un prodotto viene gestito con grande professionalità la spedizione è celerissima e generalmente il pacco arriva il giorno dopo, ben confezionato in un cartone robusto ci sono tutte le garanzie rituali, come il soddisfatto o rimborsato, oltre ai 4 anni Nital dopo registrazione il preordine fa dormire sonni tranquilli; fatta la transazione si entra in graduatoria e appena il prodotto è disponibile, parte per casa vostra ! L'OUTLET Ma non è finita. Nel Nikonstore.it c'è anche l'outlet, ovvero il reparto del ricondizionato. Due parole sulla definizione. Ricondizionato non è usato. Ricondizionato è un prodotto che è stato impiegato per dimostrazioni o portato a Nikon Day o giornate divulgative. E' stato appena maneggiato oppure ha pochi o pochissimi scatti. E Nital/LTR lo ricondizionano pari al nuovo. Letteralmente. L'Outlet è organizzato a sua volta come un negozio nel negozio Con ulteriori reparti e sottoreparti. Solo che, ovviamente, non c'è tutto l'assortimento del negozio del nuovo. C'è solo la selezione di prodotti effettivamente disponibili, tempo per tempo, a seconda delle opportunità. questa è una fotografia di quanto disponibile stamattina. Nove mirrorless Serie Z, 12 obiettivi Nikkor Z, 5 accessori, 1 flash, 12 obiettivi Nikkor F, 4 reflex, 10 binocoli o simili. Accanto ad ogni prodotto c'è un'etichetta. REF A o REF B Le due tipologie sono valutate attentamente dagli specialisti di Nital e dipendono dal grado di "apparente" differenza rispetto al prodotto nuovo e immacolato. Ovviamente la versione B, sarà più conveniente di quella A (REF sta per l'inglese refurbished, che in italiano diciamo ricondizionato). questo è il caso di un Nikkor Z 35/1.8 S, indicato come REF B e proposto a € 685 contro gli € 1.029 di listino per il nuovo (e quindi con uno sconto di € 344, pari al 33,4% del prezzo di listino). A volte vengono attuate campagne flash di sconto ulteriore del 10% su quanto presente in stock nell'outlet. Così qualche fortunato lettore attento di Nikonland si è riuscito ad aggiudicare qualche fiammante Nikon Z9 ad un prezzo eccezionale : prezzo del ricondizionato, livello REF A pari a € 4.935 ( 1.164 euro di sconto sul nuovo) che sono scesi a € 4.441 per un totale di e 1.658 euro (pari al 27%) di sconto complessivo. Su questi prodotti, è bene ricordarlo, non può essere data la garanzia piena ma è comunque assicurato un anno di garanzia da difetti. Oltre alla usuale tutela del consumatore per le vendite online. Anche in questo caso possiamo fare la recensione effettiva e non solo segnalare il servizio. Perchè noi redattori abbiamo acquistato più volte prodotti ricondizionati dal Nikonstore.it riscontrando la conferma della qualità del servizio ma soprattutto del prodotto. I prodotti ricondizionati dell'outlet del Nikonstore.it sono praticamente pari al nuovo. ricondizionato non è usato, ricondizionato è materiale con scatola aperta, o ex-demo, riportato a livello del nuovo direttamente dal distributore Lo dimostriamo con questo unboxing di un Nikkor Z 50/1.8 S pagato € 441 al posto di 739. E' un REF B; per un REF A è del tutto analogo. scatola come nuova (ravvisiamo solo un graffietto a destra del sigillo e qualche puntinatura sulla vernice nera) il marchio del ricondizionato con 1 anno di garanzia. molto diverso dal sigillo dei 4 anni di garanzia del prodotto nuovo dentro alla scatola il certificato di garanzia ma poi il resto è indistinguibile dal nuovo. E stiamo parlando di un REF B, cioé la versione meno pregiato dei prodotti ricondizionati. imballo e protezioni sono come nel nuovo e il prodotto nel complesso non presenta segni se non ... nel residuo di colla di una etichetta posta sul paraluce probabilmente per non confonderlo con un altro su una tavola piena di Nikkor. Non l'abbiamo levata con un normale detergente soltanto per mostrare quali possano essere "i difetti" di un ricondizionato Nikonstore. Inutile confermare che l'obiettivo è come nuovo e funziona perfettamente come da attese. Il vantaggio é fruttato all'acquirente un risparmio di 298 euro pari al 40% sul prezzo del nuovo. Che ve ne sembra ? *** Bene, speriamo di aver fatto cosa gradita con questa recensione cumulativa di un servizio che si sta sempre più espandendo per offrire a tutti i nikonisti possibilità di accesso sempre più facilitate, anche in confronto agli altri venditori online e alla usuale rete di vendita fisica nazionale. Nikonland ritiene che la vendita diretta produttore-fotografo sia il futuro e non mancheremo di rimarcarlo nel tempo. Ma già oggi i servizi aggiuntivi, esclusivi, come il PREORDINE e l'OUTLET rendono il Nikonstore.it un punto di riferimento per l'Italia. Dategli una occhiata e ... preparatevi al lancio dei prossimi prodotti. Li troverete facilmente disponibili qui Se avete esperienze nel Nikonstore.it, sia sul nuovo che sull'usato, fareste cosa utile a chi ci legge se voleste gentilmente inserire due righe di commento che raccontino come è stata la vostra esperienza. E non dimenticate di mettere un bel like a questo articolo se siete d'accordo. Vale come sondaggio !
    40 punti
  7. Scrivo io questo editoriale, perché l'amministratore non sa certe cose. Oramai tanti anni fa, Max Aquila ed io, fummo contattati sul forum Nikon di Nital da un personaggio che diceva di agire a nome di una allora nascente, associazione nazionale di nikonisti italiani. Lo seguimmo con curiosità. Noi due nemmeno ci conoscevamo allora. Su quel nuovo sito, quello dell'associazione di cui ho appena fatto cenno, ci siamo fatti le ossa in materia con contatti social. Avendo io solo una recentissima presenza sul web e nessunissima esperienza in fatto di forum, club, incontri, adunate, pranzi e incontri conviviali. A quel modo abbiamo conosciuto tanta gente. Ed abbiamo imparato alcune cose. Io intanto avevo aperto una catena di siti ad indirizzo ferromodellistico e fatto esperienza con la parte software del web. Poi scoprendo con un certo disappunto che l'invito non era del tutto disinteressato. Che il sito da noi animato con la nostra passione diventava un recipiente di pubblicità, offerte commerciali - anche lontane dalla fotografia - soprattutto, quote di iscrizione, denari. Per questo, dopo qualche anno, decidemmo di mettere a frutto l'esperienza positiva per creare una cosa tutta nostra. Con un presupposto che non è mai venuto meno : scevro da interessi economici, nessuna influenza, nulla a che vedere con vendite e promozioni. In una parola Nikonland. Ma in quegli anni, 2003-2008, venimmo anche a contatto personale con Nital, distributore nazionale del nostro marchio in Italia. O, almeno, è quanto è capitato a me che i miei primi acquisti di apparecchi Nikon erano tutti caratterizzati da importazione parallela dalla vicina Svizzera Italiana, acquistati a Varese. Non sapevo né chi fosse Nital né da chi fosse rappresentata. Ed ammetto che ogni generò una sana e pertinace e ricambiata antipatia. Che il tempo fino al 2016 non ha affatto alleggerito. Erano gli anni in cui il mercato tirava, a vedere la D700 ci andavamo in 2000, non 200, Nital era forte e si comportava con grave spocchia e distacco. In mezzo c'è stata la lunga collaborazione con Mtrading - ci sono le tracce qui su questo sito e sul precedente - con il sottoscritto operante per un certo periodo, nelle immeritate vesti di Ambassador per l'Italia, con testimonianze e partecipazioni a workshop e Sigma Day. Per questo mi veniva sempre chiesto quale fosse la mia pretesa di onorario e la mia risposta è sempre stata : partecipo a titolo di appassionato, non parlate con me di soldi o di percentuali. La prima cosa che mi chiese il pm di Sigma di Mtrading fu : ma quanto costa una inserzione su Nikonland ?La mia risposta : "è una cosa che non esiste", mi ricordo che lasciò sbigottiti tutti i presenti. Ma non potevo accettare che un sito che tratta Nikon in Italia come il nostro, non potesse parlare d'altro se non di quanto le nostre capacità economiche (mie e di Max) ci potevano permettere o di ... Sigma (!), Sony o Fujifilm. Salvo qualche raro "prestito" da parte di amici ed iscritti (uno dei quali, mal me ne incorse, mi costò l'indispensabile necessità di acquistare un obiettivo rottosi per incidente, da restituire al proprietario come era). Perciò, nell'unica occasione di "collaborazione" con Nital - il lancio di Nikon D5 e D500 - patrocinato dagli amici di Newoldcamera (l'altra fonte pro tempore di materiale da provare a titolo amichevole, non come "marchetta" ricambiata da altro che una stretta di mano), presi il coraggio a quattro mani e scrissi una mail di protesta a tutte le loro Sante Sacrestie. Mi chiedevo come mai un sito - amatoriale ! - come il nostro non avesse il patrocinio del distributore nazionale, in termini di disponibilità di materiale da testare in visione gratuita, senza obblighi materiali o morali di sorta. Una cosa di cui tutte le riviste e poi i famosi influencer hanno sempre potuto disporre. Il tentativo fece presa. Prima molto timidamente, poi con il lancio della D850 più concretamente, si è consolidata una collaborazione che riteniamo assolutamente proficua. Di nostro interesse, perché desso disponiamo dell'interlocutore principe in Italia per il mondo Nikon e per i lettori di Nikonland che hanno poi potuto vedere praticamente tutto quello che era di comune interesse. E non solo quello che c'è nelle borse di Max e Mauro. Ovviamente anche di Nital/Nikon che vede prove ed articoli competenti - e non da parte di improvvisati tester senza un passato nikonista - gratis et amor dei. *** Questa è la base della collaborazione con il distributore nazionale di Nikon in Italia. Che - sebbene oggi sia improntato a reciproca simpatia e collaborazione - non è un matrimonio. E nemmeno una relazione di affari. Non corrisponde a flussi commissionali o a parcelle. Nemmeno ad informazioni riservate. In quanto in 7 anni di recensioni, l'unica volta in cui ci è stato dato un apparecchio con sottoscrizione di NdA (patto di non divulgazione di informazioni riservate), è stato adesso, con la Nikon Zf e per una fortuita ed irripetibile circostanza. Voi ci date una cosa da provare e noi ne scriviamo (e la prima cosa fu un portentoso Nikon 10-20 AF-P ... affidato al sottoscritto, noto amante di superwide !). Se non ci piace, nemmeno ne parliamo, e comunque se ne parliamo non taciamo le cose che non ci piacciono. Se invece ci piace tanto, magari ce lo compriamo, con i soldi nostri. Ma non ci sentiamo obbligati a farlo se non ci interessa. a scanso di equivoci, non ometto in questa circostanza le mie/nostre esacerbate discussioni con l'allora responsabile informatico/relazioni con il mondo social di Nital nel 2014, che alla richiesta : "si può avere una D600 in prova ?", ci rispose "sono state tutte vendute e non ce ne sono disponibili". E nemmeno le osservazioni quando la politica dei prezzi non ci è sembrata intonata verso l'acquirente italiano. Anche oggi, quando, a fronte di una campagna promozionale continentale (i "fino a 600 euro di sconto fino al prossimo gennaio 2024"), facciamo notare la presenza di eclatanti differenze di trattamento tra il pubblico italiano, quello tedesco e chi, in Italia, è disposto a comprare con garanzia tedesca. Qualche esempio di prezzo nelle prossime schermate. Non sfuggirà a chi ci legge di fare il confronto con i prezzi praticati da Nital. A noi sfuggono le dinamiche di formazione del prezzo per l'utente finale ma sappiamo che il fornitore è lo stesso. Nital non è una Filiale Nikon, mentre, ovviamente, lo è Nikon Deutschland. Ma non è cosa che ci riguardi, se non l'interesse dell'eventuale acquirente nikonista. E quindi quando ci sono 6-700 euro di differenza di prezzo tra lo stesso corpo macchina Z acquistato di distribuzione ufficiale, e quello importato diversamente, oppure acquistato direttamente da un venditore autorizzato tedesco che versa l'IVA in Germania, ci sembra opportuno e doveroso segnalarlo. Come, nell'interesse degli utenti di Nikonland, abbiamo nel tempo segnalato occasioni di acquisto in Italia, sul Nikonstore.it o altrove. Qui testimoniamo la differenza. Non la Fede. la campagna di ribassi in corso su Calumet.de, noto venditore tedesco con filiali sul territorio e sito online. Spedisce in Italia alcune proposte di Foto Erhardt, suo principale concorrente tedesco di cui io stesso sono cliente (acquistato monopiedi Manfrotto) E due proposte di un negozio online romano, che importa dalla Germania con garanzia europea ed assicurazione opzionale a copertura dei due anni successivi a quelli di legge L'acquirente ne sia quindi informato ma attento all'applicazione della garanzia in caso di necessità. Conosciamo efficienza ed inefficienza della garanzia italiana. Non necessariamente possiamo essere sicuri di quella straniera o di un venditore la cui permanenza sul mercato non è assicurata. *** Tutto questo scritto per amore di verità e chiarezza di informazioni. Nikonland è e resta, resterà un sito amatoriale, indipendente, senza alcuna relazione commerciale con nessuno. Nital inclusa. Cosa testimoniata dalla totale assenza dei banner e proposte pubblicitarie che infestano ogni altro sito esistente. Ho accettato per un breve periodo di tempo un contributo da parte di alcuni iscritti per il pagamento delle spese di mantenimento dei siti. Ma me ne sono pentito, ed ho subito rinunciato anche a questo per non creare equivoci Chi la pensa diversamente ha visto/partecipato ad un film diverso dal nostro. Ed é bene sappia che non avrà più il nostro saluto.
    39 punti
  8. Si narra che da qualche parte sul pianeta terra, una Nikon FM3a, nuova come il giorno in cui è stata costruita, stanca di attendere in vetrina che qualcuno l’acquistasse, sia fuggita dal negozio con l'aiuto di un ingegnere visionario che l'ha portata nel suo laboratorio. Potendo accedere alle tecnologie Nikon più aggiornate, l'ingegnere le ha spiegato che con una serie di interventi radicali, lei sarebbe potuta diventare la pioniera di una nuova generazione di Nikon. Non più un cimelio trascurato, retaggio di un passato glorioso ma lontano, ma un riferimento ipertecnologico per i giorni a venire, senza nemmeno dover rinunciare a tutto ciò che faceva di lei una vera Nikon. Coraggiosa e audace, come sempre una Nikon è stata, lei ha gettato il cuore oltre ogni ostacolo e ogni impedimento ed ha risposto convintamente “si, voglio farlo, fosse l'ultima cosa che farò”. Ci sono voluti lunghi mesi di esperimenti, tentativi e messe a punto meticolose ma alla fine il risultato è andato al di là di ogni aspettativa. E il travaso di tecnologia é completamente riuscito. Tanto che ha deciso persino di cambiare nome. Adesso lei è la Nikon Zf, ed è già una leggenda. *** E adesso usciamo dalla narrazione per andare alla cronaca di questi giorni Abbiamo avuto l'onore, la fortuna e il privilegio di avere a disposizione un campione di preproduzione della nuova Nikon Zf. Sapete, uno di quei modelli con la pecetta sul marchio per impedire che qualcuno per strada vi veda e la riconosca. No, quando sono uscito con la Zf devono avermi scambiato per un vecchio fotografo che crede ancora nella poesia della pellicola ... quanto si saranno sbagliati. Perché questa macchina, nasconde nel suo aspetto classico ma in fondo senza tempo, ogni tecnologia disponibile nei laboratori Nikon, o almeno, tutta quella che è già trasferibile in un modello di produzione. Tanto da potersi permettere più di una specifica che persino Z8 e Z9 non possono vantare. Che abbiamo potuto testare fotografando in condizioni reali. Che cos'è ? E' una fotocamera moderna, attuale nelle prestazioni generali, capace di scattare a raffica fino a 30 fotogrammi al secondo e di registrare video fino al formato 4K60p. Ha un sensore da circa 24 megapixel, simile a quello di Z6/Z6 II, messo a punto per questa macchina. La batteria standard per le macchine semi-professionali Nikon, quella EN-EL15 adesso arrivata alla versione c, più potente e ricaricabile via porta USB-C. Il motore di elaborazione Expeed 7 ereditato da Nikon Z9 e Nikon Z8. Un sistema di autofocus con tracking 3D automatico e riconoscimento del soggetto analogo a quello di Z9 e Z8. Un vano memorie con due schede diverse, capaci di operare in sincrono o in serie. Il tutto dentro un corpo che sta alla Nikon FM2/FM3 come l'attuale Totem GT sta a quello della originaria Alfa Romeo GT. la Totem GT del 2023 si rifà alla Alfa Romeo Giulia GT originale del 1963 ma di fatto è una supercar con prestazioni più simili a quelle dell'attuale Alfa Romeo Giulia GTAm di quelle della Giulia di un tempo. Ha carreggiate allargate, passo allungato, sospensioni moderne, meccanica alleggerita con un biturbo V6 da 540 CV e albero di trasmissione in fibra di carbonio. Anche la scocca è in fibra di carbonio. Ne esiste anche una versione tutta elettrica da 620 CV con una batteria alleggerita che supera a stento il peso di un serbatoio di benzina da 80 litri (e che fa lo 0-100 Km/h in 2.7''). E' nata per pochi (30 esemplari a circa 500.000 euro) ma vuole dare all'appassionato le sensazioni di un tempo, aggiornate alle aspettative ed esigenze di un moderno gentleman driver. La stessa cosa che può aspettarsi il nikonista appassionato, innamorato della sua Nikon di quaranta anni fa ma intanto viziato dalle capacità delle Nikon attuali. A prezzi più abbordabili perché la Zf è prodotta in grande serie e si potrà presto tranquillamente comperare nel negozio di fiducia ... Cosa non è ? Non è una replica di una fotocamera degli anni '80 del secolo scorso. Non è una fotocamera pensata necessariamente per adattare obiettivi del secolo scorso via adattatori più o meno intelligenti. Al contrario, può impiegare ogni obiettivo Nikkor Z e ogni obiettivo Nikkor F delle ultime generazioni in pieno automatismo, autofocus e stabilizzazione d'immagine. Non è un esperimento di estetica. Non è una mera replica della Nikon Zfc in formato full-frame. Per niente ! la Zf è più larga, più alta, più profonda, in una parola più grande della Zfc del 2021. E' anche più grande della mia Nikon FA del 1983. Ed è molto più comoda da usare e da impugnare di entrambe. Si permette anche di essere più robusta, costruita con materiali migliori. Destinata probabilmente a durare in eterno o almeno, quanto può essere la vita utile di una fotocamera digitale di oggi. Perché offre prestazioni attuali, anzi, più avanzate di quanto si possa immaginare guardandola. Che difficilmente, restando nella filosofia di questo apparecchio, potranno diventare obsolete nel medio periodo. Specialmente se Nikon continuerà ad affinare il suo firmware come ha fatto sinora con la Nikon Z9, la prima ad adottare l'Expeed 7. Come una GT, non è una macchina per compiti professionali o di routine, è una macchina pensata per il divertimento. Che unisce la bellezza - senza tempo, come la GT originale disegnata da Giugiaro per Bertone - tipica delle Nikon del finire dell'era manual focus, alle capacità tecnologiche delle attuali mirrorless digitali più avanzate. In questo surclassa la Zfc, pensata più come operazione nostalgia all'insegna del "piccolo è bello" (e colorato), strizzando l'occhio anche a chi, con pochi soldi, vuole apparire diverso. Che naturalmente la affiancherà nel catalogo Nikon ma senza nemmeno per un momento, pensare di impensierirla. Perché cito sempre la Nikon FA al posto della FM2/FM3a ? Perché tutte le Nikon moderne si rifanno alla FA per l'impostazione generale, mentre le FM erano macchine principalmente meccaniche e pensate per una impostazione manuale. La FA ha introdotto in Nikon la priorità dei tempi e il Program. Zfc e Zf mantengono il selettore della modalità di funzionamento - PASM - eredità diretta della FA. La FA aveva già una cellula esposimetrica a matrice, un processore digitale e i display a cristalli liquidi. Le FM erano molto più spartane. Si, naturalmente, una Zf può essere usata esattamente come una FM/FM2, regolando ogni impostazione a mano e a occhio se uno vuole. Ma può anche funzionare in totale automatismo, avvalendosi di sistemi automatici che quasi dispongono di intelligenza propria. Come è fatta ? il pulsante morbido di rilascio è un'aggiunta vezzosa personale (in commercio ce ne sono di tutti i tipi e colori), per avere un punto di rosso su tutto quel nero. E' anche più comodo per chi come me è solito scattare tanto e tanto di seguito. Ma il pulsante di scatto della Zf è il più classico di quelli con filettatura per il comando di scatto flessibile ... L'architettura è quella che ben conosciamo, con i quadranti di controllo distribuiti sulla calotta (in metallo, a differenza di quella in plastica della mia FA). Sono al tatto più solidi e sostanziosi di quelli delle mie Zfc. Però non aspettiamoci la solidità di acciaio e ottone della Nikon F. Le torrette ben dimensionate, il tutto è sovradimensionato rispetto alla Zfc per una migliore comodità operativa. Restano i blocchi sia per il quadrante dei tempi che per quello della sensibilità. Sensibilità che guadagna i 64.000 ISO in campo lineare. E se non vi bastano quelli ... il vano batteria resta sul fondello ma la batteria è orientata ortogonalmente rispetto alle altre Nikon Z che dispongono della EN-EL15. Ciò ha permesso di limitare la profondità dell'impugnatura che ha solo un piccolo grip sulla parte anteriore del corpo. Con la Zf sarà commercializzato un grip opzionale che consente una presa ancora più ergonomica (da SmallRig). sul lato opposto all'impugnatura, le classiche prese. La USB-C permette la ricarica della batteria. il fondello, bello e ben fatto ma apparentemente in plastica. Peculiarità C'è il selettore per il bianco e nero sulla stessa ghiera del selettore FOT/VIDEO è stata aggiunta la posizione B&W che permette di commutare rapidamente dalla ripresa a colori a quella in bianco e nero. Rispetto al solito, al normale profilo di Picture Control Monocromatico sono stati aggiunti due ulteriori profili dedicati, uno denominato Monocromatico uniforme e uno Monocromatico toni profondi. E' una novità molto ben accetta che elimina la necessità di passare per il menù per passare in bianco e nero. L'intenzione è quella di consentire al fotografo di cambiare idealmente pellicola continuando a scattare magari con il display posteriore chiuso a portafogli con il monitor nascosto e il dorso in similpelle a vista. Ma attenzione che a livello elettronico ci sono diverse altre peculiarità che nelle altre Z (ancora) non ci sono ! Che però si possono scoprire solo trafficando con i menù. A confronto con Z8 e Zfc Zf é più grande, più larga, più alta, più spessa, più pesante e con comandi più comodi di quelli della Zfc. L'impostazione è identica ma è più facile da usare. E anche da impugnare per lungo tempo. A prima vista sembra una lacuna importante la mancanza del joistick. Ma l'impostazione è tale che non se ne sente la mancanza. Per chi è capace di sfruttarla, c'è una modalità di utilizzo del touchscreen che consente di avere funzioni aggiuntive a sfioramento da usare mantenendo l'occhio al mirino. Rispetto alla Z8 invece si mantiene più compatta e meno "importante" ma in termini di consistenza e di peso, somiglia più a questa che alla piccola Zfc. E' anche meglio di Z6 e Z7. Quindi una completa reingegnerizzazione del corpo che non è un semplice ingrandimento di quello della Zfc. Basti pensare alla necessità di alloggiare un sensore più grande, dotato di stabilizzatore evoluto, una scheda madre più potente e un alloggiamento per due anziché una sola scheda di memoria. Il coprioculare é praticamente identico a quello di Z8, completamente diverso - salvo la forma tonda - di quello un pò giocattolo della Zfc. Si può staccare con un pulsantino, per montare un diverso modello, magari a conchiglia. Quello della mia Nikon FA, al confronto, sembra una versione economica. Anzi, nel complesso la FA sembra una macchina economica rispetto alla Zf (eppure a suo tempo, la FA mi costò uno stipendio ...). Come va alla prova dei fatti ? Va sorprendentemente bene. Per chi proviene da Z6/Z7 o da Z50/Zfc sarà una sorpresa. Mentre per chi già conosce Z8 e Z9 si troverà a casa, ritrovando tutte le modalità evolute di autofocus introdotte dalla Z9 ed adottate dalla Z8. In mano sta benissimo e anche senza grip opzionale non ci si stanca. Ho fotografato per un giorno intero, con due batterie, la sola microSD interna senza accusare la stanchezza (e il dolore alla mano destra) che le Zfc mi procurano dopo una manciata di minuti di utilizzo impegnativo. Le prestazioni sono elevate, combinando per la parte AF quelle della Z9 con la pastosità conosciuta del sensore della Z6/Z6 II, sia in foto che in video. Il DUAL GAIN interviene a 800 ISO, quindi le due modalità consigliate sono 100/200 e 800 ISO (e oltre). Per chi adora usare ottiche manuali, segnalo che è la prima Nikon Z (ma forse la prima mirrorless in generale) che è in grado di mantenere tutte le funzionalità autofocus (riconoscimento dei soggetti, volto, occhi, torso, etc.) anche mentre si focheggia a mano. In pratica la macchina riconosce il punto da focheggiare e piazza la il cursore, aiutando nella messa a fuoco il fotografo. L'unica condizione è che l'obiettivo abbia la cpu e i contatti elettrici (quindi sono escluse le ottiche manuali tradizionali che non comunicano con la fotocamera ma sono inclusi tutti gli AF/AFD, gli Zeiss ZF, i Voigtlander, i Viltrox). Nella pratica è divertente ma nulla che possa somigliare alla capacità di mettere a fuoco in automatico che rende l'esperienza fotografica non tanto lontana da quella con una Z8. Ecco, idealmente la Zf può diventare un bel secondo corpo per la Z8, con cui non si troverà a disagio, potendo sostituirla per tutte le volte i cui la professionale è eccessiva. Dando al fotografo quelle capacità di scomparire che le fotocamere moderne, tutte muscoli e curve, ci hanno levato. Con obiettivi compatti, tipo 28/2.8 e 40/2, tutti i fissi f/1.8, il 24-120/4 e il 26/2.8 si trova perfettamente a suo agio, salvo, naturalmente l'estetica non troppo ben assortita. Ma a questo non c'è rimedio finché Nikon non capirà che deve fare una linea di obiettivi dedicati a questa bella fotocamera che nasce già al di fuori del suo tempo, un instant classic come dicono gli anglosassoni. In poche parole : una leggenda. Infine, sembra una trovata del marketing, ma il selettore del B&W a portata di occhio così come tutte le altre regolazioni sulla calottina, veramente porta ad una esperienza di scatto quasi completamente senza entrare nei menù. Mentre il display posteriore completamente articolato, non sarà robusto come quello di Z8 e Z9, pensate per operare in ambiente ostile, ma è tanto, tanto più comodo (tranne in esterni dove si vede veramente poco). Quindi, c'è la batteria, c'è la potenza del processore, c'è l'autofocus, c'è la raffica, c'è il video. C'è l'estetica e c'è l'impostazione d'uso tradizionale che abbiamo imparato ad usare in gioventù. Sinceramente io fatico a trovarle difetti. Come potete leggere nella lunga lista di punti di forza a confronto con quella più ridotta - indulgente, direte voi, dei punti di debolezza. Sport motoristici con una macchina pensata per sembrare vintage ? Con la potenza dell'Expeed 7 si può e più facilmente di quanto non si direbbe. Nikon Zf e Nikkor 24-200 VR, jpg, 30 scatti al secondo Oltre 12.000 scatti in quattro ore, con il 10% di carica residua. Appena un accenno di riscaldamento con la spia sul giallo (avvisi mantenuti sul valore standard, per cautela). Nikon Zf e Nikkor F 58/1.4G@f/1.4, ISO 800, luce disponibile Nikon Zf e Nikkor Z 85/1.8@f/1.8, ISO 800 Nikon Zf e Nikkor F 58/1.4G@f/1.4, ISO 100, luce disponibile Ma naturalmente, forte del suo NEF malleabile eppure molto leggero (circa 10 megabyte a file con compressione più elevata), e il suo mix di possibilità espressive, si adatta a qualunque genere. Qui ho fotografato due modelle in una location ottocentesca, facendo oltre 7.000 scatti in tre ore restando con il 24% di carica residua nella batteria inserita al mattino. Ma avevo un'altra batteria fresca con cui eventualmente affrontare un altro shooting al pomeriggio. Fresco come una rosa. Punti di forza 1) pur ricordando nella impostazione la Zfc, la Zf è di fatto più vicina ad una ipotetica Z6 III 2) rispetto alla Zfc è stata completamente riprogettata a partire dal corpo che è più solido, sostanzioso, robusto, fatto con materiali più solidi ed ha un aspetto visibilmente più premium. Ghiere, quadranti, il pulsante di scatto, la finitura, tutto è dimensionato adeguatamente e trasmette una sensazione di qualità superiore, sia alla vista che all'uso. L'otturatore promette il doppio degli scatti della Zfc. La batteria è quella affidabile, potente e conosciuta di Z6/Z7/Z8, la EN-EL15c. Alla prova dei fatti si possono fare migliaia di scatti con una batteria carica. Con due batterie si lavora per l'intera giornata. La Zfc al confronto ti lascia a terra senza troppo preavviso. 3) la presa in mano, pur non essendo "perfetta" come quella di Z8 e Z9 è abbastanza naturale da poter essere usata per ore senza stancarsi; anzi, per una intera giornata. 4) è la prima Z che porta su un sensore tradizionale di tipo BSI, le capacità dell'Expeed 7. L'autofocus è analogo a quello di Z8 e Z9 per funzionalità e quasi sullo stesso piano per prestazioni 5) l'oscuramento a mirino è stato ridotto al minimo rispetto a tutte le Z (tranne Z8 e Z9 che non ne hanno) e non c'è più "l'effetto moviola" nelle raffiche ad alta velocità 6) sono stati implementati i formati NEF compressi con TicoRAW e il formato HEIF mutuati da Z8. Un NEF compresso è più compatto dei JPG di altre macchine. 7) più simile a Z8 nell'architettura generale del firmware e più aggiornata di Z9 su questo piano 9) il VR sul sensore è stato raffinato. Adesso la sua azione viene modulata per avere la massima efficienza sul punto di messa a fuoco. Una funzionalità utile quando si decentra il punto di messa a fuoco rispetto all'inquadratura complessiva (con obiettivi con VR incorporato) 10) usandola si apprezzano capacità di categoria professionale, ben oltre quello che l'aspetto vintage autorizzerebbe ad immaginare 11) chi preferisce agire su leve, quadranti e ghiere apprezzerà la posizione di ripresa B&W aggiunta a quelle di "foto" e "video" che permette di "cambiare pellicola" senza andare nel menù 12) sono stati aggiunti due ulteriori Picture Control ( bianco e nero FLAT e DEEP) oltre al Monocromatico Standard, una sorta di "simulazione pellicola" 13) il touch pad può essere configurato per estendere le funzionalità tipiche dei tasti Funzione 14) il riconoscimento dei soggetti e la modalità di ripresa ad alta velocità a 30 fps sono paragonabili a quella di Z8 e Z9 anche nel motorsport 15) la copertura del Auto Area AF è la maggiore di tutte le Z (superiore anche a Z8 e Z9) e rispetto a Z6 il numero dei punti direttamente indirizzabili passa da 81 a 299 16) è la prima Z ad implementare anche il Pixel Shift oltre al Focus Shift (prima assoluta per Nikon) 17) per chi scatta ritratti in JPG sono state migliorate le novità introdotte con la Z8 (bilanciamento del bianco, trattamento della pelle del viso, riduzione del clipping delle luci sul volto) 18) modalità video complete, da macchina professionale, fino a 120p per riprese slow motion ed estensione della durata massima della ripresa 19) rispetto a Z6 II e Z7 II la registrazione audio PCM avviene in formato 48 KHz/24 bit 20) al momento è l'unica mirrorless full-frame con architettura "vecchia scuola" [vintage] ad avere queste prestazioni, presente sul mercato. Target di mercato allargato anche al bacino di nikonisti migrati a suo tempo su Fujifilm (ottiche permettendo) 21) prezzo. A 2.500 euro viene offerta una macchina "solida" che strizza l'occhio alle professionali Z8/Z9 per prestazioni e stacca nettamente tutto il resto della gamma Z 22) perfetto mix tra risoluzione disponibile e prestazioni agli alti ISO, unite ad ottime capacità di autofocus in "luce disponibile". *** Punti di debolezza 1) la presa USB-C é molto lenta. Ciò rallenta lo scaricamento dei file. Se fosse adeguatamente veloce invece, la scheda microSD potrebbe essere usata come una memoria interna permanente da non rimuovere mai 2) solo due obiettivi in stile con la fotocamera disponibili a catalogo e peraltro, non dotati di ghiera dei diaframmi (cosa che rende monca una modalità d'uso che replichi in tutto la ripresa in stile "iconico" FM", ovvero regolare anche il diaframma senza usare ghiere sul corpo macchina), peraltro tutti in plastica. La Nikon Zf pretende a gran voce una nuova serie di obiettivi importanti, pensati solo per lei (come invece potrebbero essere i Voigtlander dedicati Z se solo fossero autofocus). Al momento solo Viltrox propone obiettivi Z con autofocus e ghiera dei diaframmi funzionante. Quindi pensate che la comprerò anche se ho già ben tre Zfc, oltre a Z9 e Z8 ? Ma certo, che Nikonista innamorato sarei ? A metà ottobre per "San Cristoforo Colombo", sarà certamente mia.
    38 punti
  9. Ci è arrivato in visione uno dei primi esemplari di Nikkor Z 70-180/2.8 che abbiamo provato per una quindicina di giorni nelle circostanze più varie. Alcune decine di migliaia di scatti per formarci un'opinione diretta, al di la delle specifiche e dei "si dice" del web. Ma prima vediamolo insieme. la scatola non desta sorprese, è la classica in cartone colorato di nero e dorato. tutti gli esemplari di normale importazione hanno queste etichette sul lato della scatola. In particolare il codice EAN : diffidare di quelli che non le hanno, sono di importazione "alternativa". naturalmente poi ci deve essere il marchio che assicura la garanzia Nital di 4 anni oltre all'adesivo Nital vip. aprendo la scatola sporgono i manualetti multilingue. sotto al primo separatore bianco c'è una scatoletta in cartoncino che contiene il paraluce, confezionato a parte. che funge anche da fermo per l'obiettivo che è posto al di sotto, avvolto in un foglio di schiuma bianca l'obiettivo e il suo paraluce. Qui siamo nella posizione a 70mm. Come sappiamo questo zoom si allunga all'aumentare della focale, come evidenziato in questo montaggio : alla fine è poca cosa ma è bene saperlo. Nell'uso non si nota, non c'è una netta sensazione di spostamento del baricentro. l'obiettivo è fabbricato in Cina mentre il paraluce nelle Filippine. Sappiamo che Nikon non ha fabbriche nelle Filippine e ufficialmente ha dismesso anche quelle cinesi dopo la chiusura delle linee di Coolpix e Nikon 1. esteticamente l'obiettivo è del tutto omogeneo con la restante linea Nikkor Z. In particolare facciamo notare l'anello programmabile, con la sua finitura diamantata, la scritta Nikkor argento, le serigrafie in rilievo e il grosso punto bianco in corrispondenza con l'innesto dell'ottica sul corpo fotocamera. ancora più evidenti in questo dettaglio. lo zoom ha una posizione di blocco in corrispondenza dei 70mm che serve a non far allungare inavvertitamente l'obiettivo quando è a riposo. Ovviamente va sbloccato prima per poter cambiare la lunghezza focale. queste riprese non fanno risaltare con immediatezza quanto sia compatto questo obiettivo. Nella realtà è lungo quanto il Nikkor Z 105/2.8 S e giusto un paio di centimetri più lungo del Nikkor Z 24-120/4 S con il quale si accompagna bene in un eventuale kit da vacanza compatto e prestazionale (cui magari associare quando necessario un Nikkor Z 14-30/4 S). Per questo lo abbiamo fotografato vicino al Nikkor Z 70-200/2.8 S VR : a 70mm a 180mm. Sappiamo che il 70-200/2.8 S non modifica la sua lunghezza al variare della focale. Andando alle specifiche effettive, il peso è inferiore agli 800 grammi, il passo filtri è di 67mm, mette a fuoco a 27cm in posizione 70mm e a 85cm in posizione 180mm. Ha un motore elettrico passo-passo, è composto da 19 lenti in 14 gruppi di cui 5 in ED, una in Super ED e tre asferiche. Il diaframma è a 9 lamelle ed è lungo, a riposo, 151mm. il passo filtri da 67mm è coerente con una parte della linea di obiettivi Nikkor Z di secondo equipaggiamento, come ad esempio, il Nikkor Z 28-75/2.8 e il Nikkor Z 17-28/2.8 con cui compone un ottimo trio di ottiche luminose in grado di creare un intero corredo. La lente anteriore è trattata in modo da essere repellente e facilitare la pulizia. é ovviamente dotato di anelli a tenuta di polvere e umidità ed è anche compatibile con i teleconverter Nikon TC 1.4x e TC 2.0x con i quali mantiene il totale automatismo. lo schema ottico, piuttosto sofisticato, che però non integra il classico gruppo di stabilizzazione dei teleobiettivi. In effetti questo obiettivo conta sullo stabilizzatore integrato alla fotocamera per compensare le vibrazioni e i movimenti indotti dal fotografo. MTF sintetico, piuttosto lusinghiero che promette buone prestazioni al centro, specie alla focale più lunga. *** Esaurita la panoramica, due parole su aspetto e consistenza. E' una costruzione leggera ed economica ma non in termini dispregiativi, anzi, prima di sentire quanto sia leggero, ha in verità un aspetto premium, merito della finitura sobria ma ben disegnata dei Nikkor Z. La ghiera dello zoom è consistente e ruota bene soprattutto grazie alla sua corsa molto breve. Anche il block Lock è solido e rassicurante. E' buono anche il paraluce che all'interno ha una finitura zigrinata per assorbire meglio i riflessi. Sappiamo - è inutile girarci intorno - che le origini di questo obiettivo sono Tamron, la prima apparizione di questo 70-180/2.8 é proprio avvenuta con marchio Tamron per Sony alcuni anni orsono. Il suo lancio, considerando il mix di caratteristiche e di prestazioni unite ad un prezzo aggressivo hanno fatto a suo tempo scalpore, tanto da convincere in un certo qual modo Sony a riprogettare (e riprezzare) i suoi due 70-200/2.8 ed f/4 per distanziarlo. L'ingresso nel sistema Nikon è per noi quindi ragione di curiosità, visto che i due ecosistemi non sono simili. Nikon qui ha fatto del suo meglio - diciamo anche che ci è riuscita - per integrare il progetto Tamron nel sistema Z, tanto che risulta indistinguibile esteticamente dagli altri obiettivi. Ma anche funzionalmente dobbiamo sottolineare il "miracolo" di renderlo compatibile con i due teleconverter (il Tamron per Sony non li accetta, per quanto ci consta) ma soprattutto di omologarlo al mondo Z via firmware. A dispetto dell'elemento frontale compatto (solo 67mm di passo filtri) non c'è accenno di vignettatura, nemmeno ai diaframmi più aperti. Non si vede alcuna aberrazione cromatica, almeno ad occhio nudo e se c'è distorsione, sinceramente sarà a livello strumentale. In quanto alle prestazioni generali, l'autofocus non è un fulmine, diciamo che è in linea con quello del Nikkor Z 24-200mm ma è preciso. Però di questo ed altro ancora parlerà in un inciso il nostro tester. complessivamente noi esprimiamo un giudizio positivo con alcuni caveat che confermano, se ce ne fosse stato bisogno, che il Nikkor Z 70-200/2.8 S non deve temere nulla da questo lancio. Si tratta di due obiettivi concepiti per fotografi differenti che appartengono a due categorie di prodotti molto diverse. Qui l'abbiamo voluto riprendere montato sulla Nikon Z9 ma nella realtà si trova più a suo agio sulla Z8 o su una delle altre Z full-frame che sono quelle che possono accoppiare l'obiettivo con il loro stabilizzatore integrato sul sensore. Escluderemmo di usarlo con Z50/Z30/Zfc salvo che con tempi di scatti veramente veloci. L'assenza di aggancio del treppiedi (perfettamente intonato con la filosofia del progetto "compatto e leggero"), non ci pare che vada incontro alla capacità di messa a fuoco molto ravvicinata e al rapporto di ingrandimento favorevole. Salvo, appunto, scattare con tempi di sicurezza molto elevati e/o con l'ausilio di illuminazione sempre adeguata. Ma questo è un campo che abbiamo volutamente evitato di esplorare ritenendo questo obiettivo un oggetto più indicato per la fotografia generale, mai quella specialistica, per la quale, per fortuna, il corredo Nikkor Z, offre opportunità più adeguate. Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    38 punti
  10. Ready to Z8 Party Tour è l'evento Nikon di inizio estate Per adesso non comprerò la Nikon Z8, ma sono fermamente convinto della sua eccellenza, possedendo già da un anno la mia Z9 e sono quindi molto curioso di molte delle sue caratteristiche che dalla 9 la diversificano: ho voluto approfittare della tappa palermitana del tour e in questa assolato pomeriggio di lunedì 26 giugno, sono andato molto volentieri a Villa Lampedusa, dove Fotoluce di Palermo, insieme a Nital, ha organizzato l'evento. Posto molto suggestivo ed in auge a Palermo, con una villa Settecentesca appena finita di essere restaurata ed una gigantesca Torre dell' Acqua araba, che insieme a decine di altre sparse su tutto il territorio cittadino e campagnolo (nel 1000 DC) consentiva distribuzione dell'acqua potabile con un ingegnoso sistema di capillarità. Azzeccatissima la scelta, così come l'accoglienza gastronomica oltre che fotografica, grazie ai maitres del resort organizzato in questa villa. Non certo da meno la batteria di ottiche e corpi macchina Z ed F, portati qui in tour da Nital: in modo tale da reggere ad affollamenti ben superiori a quello del primo pomeriggio di oggi, causa il sole palermitano, ben caliente ancora alle 17 e la campagna sconti in atto bene in vista Cosa potevo fare? Probabilmente sarebbe stato lineare chiedere insieme alla Z8 uno degli 11 obiettivi Nikkor Z che popolano la mia attuale borsa, oppure uno dei pochi nel frattempo rivenduti... invece mi sono fatto prendere dalla bramosia del vorrei-ma-non-posso e ... le ho messo davanti tre obiettivi che non ho e però erano proprio li...: per primo isso...! Approfittando del barman giocoliere, con il quale mi sono dedicato ad una serie di sequenze che volevano essere anche uno stress-test per la Z8 che stavo utilizzando: un migliaio di scatti in poco più di alcuni minuti a 30 ftg/s dei quali, ovviamente pubblico solo alcuni... ...alla fine dei quali la CF Express Prograde di prima serie da 128GB chiedeva anche pietà, nonostante si fosse a non più di 30° di temperatura ambiente (emergenza che non ha impedito di continuare a scattare e peraltro, subito rientrata) un obiettivo sul quale non si possono che usare termini che richiamano all'eccellenza, ma che chiama a gran voce in verticale un battery grip sulla Z8 per le dimensioni ponderose, pur se studiate per una ottima dislocazione del peso Interazione perfetta con la Z8: per esempio nell' eyeAF osservate come a dispetto del soggetto disturbante che entra in primissimo piano, la messa a fuoco resti ostinatamente sull'occhio di Roberto Bachis di Nital, addetto alle spiegazioni al pubblico. E che potevo fare poi, di fronte all'eccellenza dei mostri sacri in montatura Z ? Mi sono fatto prestare lui: Sua Santità il Nikkor Z 400/2.8 TC VR... esagerato, vero ??? Anche il Barman era stupito: pur continuando a restare preda dell' EyeAF tempi di scatto da Z8 (Z9) che arrivano a 1/10millesimo ed oltre, per congelare sotto al sole... Fortissime sensazioni di potere... e al tempo stesso, di enorme maneggevolezza a mano libera, grazie sempre alle potenzialità immense dell'otturatore elettronico di questa generazione di fotocamere Z nitidezza, contrasto e distacco del soggetto dallo sfondo, insieme alla cromia da ritratto di questa Z8, sono a livelli difficilmente raggiungibili: siamo davvero al TOP !!! anche i 5000 ISO di uno scatto in piena ombra, ma con tempo veloce, per mantenere la sensazione di mosso sui capelli scatti rubati, si: data la circostanza e l'impossibilità di gestire meglio ciò che queste fotocamere ed obiettivi meritano di certo. Ma pur sempre uno spunto, un'idea del risultato ottenibile altrimenti Ecco: essendo nel frattempo arrivata una ragazza per fare da modella, mi sono deciso a cambiare ancora ottica sulla Z8, ritornando ad un vecchio amore, mai rinnegato: Lui: l'antagonista dell'85/1,2 utilizzato prima.... Il mio Shaper di due anni fa... perdonatemi l'approssimazione e la mancanza di ricerca, ma queste foto mi sono servite per testare la Z8 utilizzata prevalentemente a monitor a 90° in verticale, continuando a scattare dal pulasante, senza mai inquadrare a mirino... Esperimento riuscito, questo della gestione dal basso dell'inquadratura, nella quale la Z8 è molto più agile della Z9 per gli ovvi motivi di peso: ma anche per un miglior bilanciamento dei pesi a monitor estratto. son d'accordo anche loro Nulla di definitivo o di asseverante, ma questi (5mila ed oltre) scatti dei quali vi ho presentato una ristretta selezione, mirata non alla qualità in assoluto ma ai fattori che secondo me hanno portato Nikon a replicare in 8 la Z9 (pur con le presenti e future diversificazioni) Ecco a mio avviso gli aspetti salienti che un'ora e mezza di divertimento mi hanno sollecitato: prima di tutto: plancia comandi torretta di sinistra la differenza sta nel WB tirato su dai retropulsanti bassi della 9 al posto del pulsante flash: avrei preferito se avessero eliminato invece il superfluo (in torretta) BKT altra strana sensazione, quella di trovare solo pulsanti e non la torretta della 9 con i modi di scatto che nella 8 vanno gestiti da menù: questo non mi è piaciuto in termini di equiparazione dei due modelli Z di vetta seconda sensazione: eye AF differente che nella Z9... iperattivo in Auto AF, meno reattivo nelle due aree Auto Small e Large, che nella Z9 adesso sono ugualmente pronte Va detto comunque che non ho trovato scatti fuori fuoco o con aggancio non riuscito, neppure fotografando con il 50/1,2 a distanza di diversi metri dal soggetto. Assolutamente tutti a fuoco gli scatti con il super tele 400/2.8 TC: una forza della natura in abbinamento alla Z8 (immagino con la Z9: fortunato chi lo ha comprato) terza notazione: in verticale mi manca tanto la presa della Z9 o di una ZxII con il riuscito MB-N11 che poi è stato travasato nel malriuscito e sgraziato MB-N12 per questa Z8: un vero autogol ! La prova di una simile fotocamera prevede lunghe sedute di applicazione e considerazioni ben più serie delle mie di stasera. Volevo solo dire che questa Nikon Z8 mi è piaciuta tantissimo e confermo che prima o poi riuscirò a fare spazio per prenderne una per i miei Nikkor Z. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2023 Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    38 punti
  11. Si, lo sappiamo, la platea di Nikonland è "in età". E la maggior parte non frequenta o evita come la peste bubbonica i social network. Ma non vi chiediamo di arrivare a tanto. Solo di ricordarvi, se commentate o anche se non commentate, di premiare con un LIKE un qualche cosa che avete visto o letto su Nikonland e che incontra la vostra approvazione (o disapprovazione). E' un piccolo gesto col mouse o col dito se navigate con un dispositivo portatile che non vi costa assolutamente nulla. Ma può dare un segnale concreto a chi ha fatto quell'intervento. Motivandolo per il futuro, premiandolo oppure facendogli capire che siete in accordo o in dissenso con lui. Ci vuole un attimo. Sotto a qualunque contenuto di Nikonland che non abbiate scritto voi stessi [ ] compare sulla destra un cuoricino in grigio, questo qui. Vi sarete domandati perché alcuni messaggi, foto, contenuti, blog, articoli invece riportano in quella posizione, non il cuoricino grigio ma una o più iconcine con il pollice su o giù, il cuoricino o la coppa ? Perché qualcuno prima di voi ha messo un like. Ecco, quello è il metodo di consenso di Nikonland. Mettere il vostro è materia di un attimo, consumo nemmeno un miliardesimo di watt. Se portate mouse o dito sopra a quel cuoricino, comparirà una barra orizzontale : da cui potete scegliere il vostro responso. Dal semplice cuoricino rosso [mi piace], al pollice retroverso [non sono d'accordo], alla faccina perplessa [sei sicuro ?], al pollice verso [sono d'accordo] e finalmente la coppa, il premio speciale per un contenuto speciale ! A voi costa un microsecondo farlo ma spesso ve ne dimenticate. Ricordatevene quando una cosa vi piace (qualsiasi cosa, da un commento ad un articolo/blog/foto etc.) e vedete se non riteniate di premiare l'autore con il vostro LIKE, anche se ritenete di mettere un commento. Fatelo per Nikonland, quindi per voi stessi, non solo per l'autore, quale esso sia ... Se volete esercitarvi, cominciate con questo articolo. Mettete un bel LIKE al vostro infaticabile Admin ...
    37 punti
  12. E' vero, non partecipano assiduamente alla vita di Nikonland. E quando lo fanno, è con brevi passaggi. Però sempre lasciando una testimonianza. Una testimonianza che, per fotografi veri come sono, non può che essere fotografica. Entrambi non usano materiale fotografico di ultimissima generazione. Anzi, il loro corpo macchina è una vecchia reflex di due generazioni fa. Gli obiettivi ? Apparecchi di fascia media. Ma che usano con passione, con sensibilità, con gli occhi di chi adora fotografare. I loro segni sono a chilometro zero, appena fuori casa. Uno nelle località della pianura e delle prime Prealpi Lombarde, l'altro tra le montagne del Veneto. In fondo solo questo li accomuna. Oltre al sapere essere là, al momento giusto, dove la fotografia chiama. Perché ne stiamo parlando in un editoriale ? Perché dovrebbero essere un modello per molti altri fotografi. Non solo di Nikonland. Troppo spesso accumulatori di ultime meraviglie tecnologiche che passano inesorabilmente il più del tempo in vetrina. Oppure aggrappati al sogno del viaggio esotico alla ricerca della Shangri-La dei fotografi. Che certamente esiste ma che, in fondo, solo pochi sanno trovare. Ecco, qualcuno la sua Shangri-La la trova appena fuori casa, con una reflex da 600 euro. @Alberto Capitanio @Andrea Zampieron Alberto Capitanio e Andrea Zampieron non sono nemmeno troppo addentro alle raffinatezze dello sviluppo dei file digitali, non sappiamo se siano ferrati in fatto di stampa o si esprimano quotidianamente utilizzando termini stranieri. Ma genuinamente crediamo che ciò sia indifferente. Ci premeva con queste poche ma sentite parole, ringraziarli di essere qui con noi. Per il poco tempo che possono dedicarci. Soprattutto per le loro fotografie. *** PS : le foto selezionate sono solo un piccolo assaggio. Potete sfogliare gli album con le loro fotografie, semplicemente selezionando il loro profilo ed andando alla linguetta Images.
    37 punti
  13. Come diventare un fotografo migliore ? Come fare foto migliori ? Devono essere quesiti comuni, a giudicare dai tanti "tutorial" che si trovano per il web. Ne è prova la risposta - molto più articolata delle attese - propostami da Copilot che riporto qui di seguito (ho omesso i link alle fonti citate nel testo) : Diventare un fotografo migliore richiede impegno, passione e costante apprendimento. Ecco alcuni consigli che potrebbero aiutarti nel tuo percorso: Leggi libri sulla fotografia: Esistono molti libri che insegnano le basi della fotografia, dalla composizione all’esposizione alla gestione della luce. Cerca guide generiche o testi mirati che approfondiscano specifici aspetti fotografici Segui fotografi famosi: Molti fotografi contemporanei condividono il loro lavoro su blog e siti web. Studia le loro opere, leggi i loro pensieri e impara dai loro stili. Anche se l’inglese potrebbe essere necessario per accedere a risorse più ampie, vale la pena esplorare il mondo della fotografia attraverso le parole e le immagini di esperti Partecipa a corsi o workshop: Se desideri una formazione strutturata, considera l’iscrizione a corsi di fotografia o workshop. Questi ti forniranno una solida base e ti aiuteranno a sviluppare le tue abilità tecniche e creative Sperimenta e pratica: Non aver paura di sperimentare con la tua fotocamera. Scatta molte foto, prova diverse impostazioni e stili. La pratica costante è fondamentale per migliorare le tue capacità fotografiche Studia la luce: La luce è l’elemento chiave nella fotografia. Impara a riconoscere la luce naturale e artificiale, e scopri come influisce sulle tue immagini. Gioca con l’illuminazione e osserva come cambiano le tue foto Analizza le tue foto: Dopo aver scattato, analizza le tue foto criticamente. Cosa funziona bene? Cosa potrebbe essere migliorato? Questo ti aiuterà a sviluppare un occhio più attento e a identificare aree di crescita Condividi il tuo lavoro: Mostra le tue foto ad amici, familiari o altri fotografi. Ricevere feedback e opinioni esterne ti aiuterà a crescere e a vedere le tue immagini da prospettive diverse Mantieniti aggiornato: La tecnologia e le tendenze fotografiche cambiano rapidamente. Segui blog, riviste e canali social per rimanere informato sulle ultime novità e ispirazioni nel mondo della fotografia Esplora diversi generi fotografici: Prova a scattare paesaggi, ritratti, street photography, macro, ecc. Ogni genere ha le sue sfide e ti aiuterà a sviluppare abilità diverse Crea una tua visione: Oltre alle tecniche, sviluppa uno stile personale. Che messaggio vuoi trasmettere attraverso le tue foto? Qual è la tua visione unica? Rispondi a queste domande e lavora per esprimerle attraverso il tuo lavoro fotografico Ricorda che diventare un bravo fotografo richiede tempo e dedizione. Continua a esplorare, imparare e divertirti con la tua passione per la fotografia! Mentre qui di seguito riporto "un decalogo", praticamente le tavole della Legge, scritte da un paesaggista anglosassone : Padroneggia la tua attrezzatura Studia la Composizione Esercitati regolarmente Cerca feedback Studia il lavoro degli altri Sperimenta stili diversi Impara dal fallimento Approfitta delle offerte educative (corsi, workshop, mostre) Avvia un progetto personale Resta ispirato Crescere come fotografo è un processo continuo che richiede dedizione, pratica e volontà di uscire dalla propria zona di comfort. Padroneggiando la tua attrezzatura, studiando la composizione, cercando feedback e sperimentando stili diversi, puoi portare la tua fotografia a nuovi livelli. Ricorda di rimanere ispirato, rimanere curioso e non smettere mai di imparare. Con il tempo e la perseveranza, continuerai a crescere ed evolverti come fotografo. Guardare indietro alle tue origini è anche un ottimo modo per vedere quanto sei migliorato, poiché quando lo viviamo quotidianamente, è difficile vedere quei macro miglioramenti. *** Onestamente non mi sento in grado di dettarvi la mia ricetta anche io. Sicuramente non sarei capace di definire una formula da applicare con costanza, con le proporzioni di questo e di quello. In fondo, la ricetta, lo ammetto, non la conosco nemmeno io. E allora vi chiederete il perché di questo editoriale quando sul web ci sono così tante ricette di bravi chef che persino un algoritmo automatico (non dei più evoluti) è in grado di declinare con nonchalance. Perché se sono convinto che due-tre dei punti elencati (in comune) siano proficui e consigliabili, credo in assoluta buona fede che nessun "metodo di lavoro razionale" possa portare a risultati consolidati e "sostenibili" - come è di moda dire oggi - senza un ingrediente fondamentale. La Passione ! Non la passione di Gesù Gristo, siamo in Quaresima ma ancora c'è tempo per Pasqua, ma la passione per la fotografia. Che non possiamo considerare semplicemente un hobby (ovvero un passatempo) alternativo ad altri, che so, alla bicicletta, alla motocicletta, alla serata poker con gli amici. Ma una necessità espressiva di ogni fotografo, equivalente a quella che muove un qualsiasi artista figurativo. Restando online, la prima definizione di Passione che ho trovato : - Vivace e lodevole inclinazione : passione per la musica, per la pittura, per la caccia; anche, l'oggetto che suscita interesse. "la fotografia è la mia passione" - Con passione, con intensità di sentimento (fotografare con passione), che può anche tradursi in entusiastica e totalitaria dedizione. Secondo me - mi sbaglierò - ma se c'è la passione (e c'è l'inclinazione, ovvero una certa predisposizione per ... la fotografia), abbiamo già due terzi del necessario. Poi naturalmente questa passione la dobbiamo coltivare. La dobbiamo coltivare nel tempo, dedicandole il tempo necessario, per il tempo necessario. Quanto di tutto questo ? E quanto basta, restando in tendenza culinaria. Anche qui non ci sono ricette adatte a tutti. Ognuno saprà/potrà/vorrà. Da 0 a 100. La fotografia è "luce". La luce è amica o nemica del fotografo. Saper vedere, leggere, sfruttare, creare, la luce giusta, consente di fare foto migliori. Tra uno scatto mediocre ed uno eccezionale quasi sempre, al di là dell'attrezzatura e del soggetto, ci sta sempre la luce giusta. Puoi usare un 600/4 ed avere di fronte una tigre del Bengala, ma se la luce ti è contraria, farai una foto mediocre come se avessi di fronte una gatta spelacchiata e il più scadente zoomone cinese. Se sai guardare bene, riesci a capire ben prima di scattare ... se è il caso di scattare o no. Sai già se la foto sarà come te la aspetti o se sarà priva di interesse. La fotografia è "pratica". Come per qualsiasi altra attività pratica, è necessario praticare la fotografia. Non si può studiare ogni libro disponibile, partecipare ad ogni workshop che ci possiamo permettere, disporre della migliore attrezzatura che il denaro può comprare, se non facciamo pratica. Bisogna fotografare ogni volta che è possibile, bisogna fotografare tanto, in tante situazioni diverse, anche mettersi alla prova in circostanze sfidanti, aggiungendo sempre un tassello al proprio bagaglio di esperienza. Che dovrà essere costantemente rinfrescata perché se non si ripetono continuamente, le esperienze accumulate si perdono, disperdono, annacquano. L'attrezzatura deve diventare una "seconda pelle", non ci deve dominare. Con la pratica la nostra attrezzatura deve diventare di utilizzo automatico. La scelta di questo o quell'apparecchio e le loro modalità di utilizzo devono diventare immediate, quasi senza pensarci. La focale, il diaframma, il tempo, la potenza etc. non devono essere oggetto di considerazione ma meccanismi intuitivi e istintivi. Senza condizionamenti e senza che il risultato ne possa essere negativamente influenzato. Non siamo fotografi mediocri perché ci manca il tal obiettivo. Non diventiamo fotografi eccezionali perché abbiamo comprato l'obiettivo eccezionale. Fotocamere e obiettivi sono solo strumenti. Dobbiamo saperli utilizzare ad occhi chiusi, senza nemmeno pensarci. a questo stadio ci si arriva esclusivamente con la pratica. E spesso, ogni volta, è necessario riprendere perché le mani seguano l'ispirazione senza influenzarla ma essendone solo duttile strumento. Gli strumenti devono essere totalmente al servizio del risultato atteso. La fotografia è "ispirazione". Chi immagina che i grandi artisti del passato si immaginassero quello che poi dipingevano sulle loro tele o nei loro affreschi, sogna. Avevano davanti modelli reali. E questi modelli li sceglievano secondo quelli che li ispiravano. Solo osservando la scena - quale che sia il nostro genere fotografico - si trova l'ispirazione. Vermeer posava diverse stoffe sulle sedie del suo studio e le lasciava là per mesi, per osservare come cambiavano con la luce diversa di ogni stagione. E noi, solo studiando le fotografie degli altri, migliori di noi, quelli che ci ispirano di più, troviamo l'idea per il nostro prossimo progetto. La fotografia è "confronto". Studiare le foto degli altri - grandissimi, grandi e meno grandi - è fondamentale per valutare le nostre fotografie. Mostrare e condividere le nostre fotografie agli altri per ascoltarne il pensiero al riguardo - che sia o meno coincidente con il nostro - è altrettanto importante. Avere spirito critico sia per le proprie foto che per quelle degli altri. Per imparare dai propri - e dagli altrui - errori, e fare meglio la prossima volta. *** Ma tutto questo promana esclusivamente dalla passione, dalla dedizione e dalla voglia di dedicarsi alla fotografia. Questo in fondo è l'unico consiglio che mi sento di offrirvi. Dedicatevi appassionatamente e con grande applicazione di autocritica alla vostra passione. Di fronte a questo non ci sono algoritmi che tengano. E non sono necessarie proporzioni, percentuali e disequazioni, Né alcun "vai al punto 2 del flowchart e reitera". Buone fotografie a tutti.
    36 punti
  14. Ovvero la pianura sconfinata, il mare d’erba. Z9 su 100-400@100 1/640 f5.6 ISO 100 È qui che, ad inizio aprile di quest’anno, ho il mio primo contatto con l’Africa degli animali: un safari, in Tanzania! L’occasione è un “safari di Memy”, l’amico che, ormai molti anni fa, aveva organizzato il mio primo viaggio fotografico in Finlandia. Un segno del destino? Credo di si, il motivo lo capirete anche voi proseguendo nella lettura. Z9 su 100-400@400 1/1000 f11 ISO 450 Un’esperienza molto profonda, per scriverne ho dovuto aspettare alcuni mesi per metabolizzarla. I ricordi a cui tengo di più sono la sensazione di spazi sconfinati, senza costruzioni a 360°, e la quantità di animali che abbiamo avuto intorno a noi. Due cose davvero incredibili e difficili da descrivere. Che mi hanno così stupito da… quasi non avere fotografato! Davvero, tornato a casa mi sono accorto di non avere che pochi scatti capace di raccontare decentemente queste due cose, finendo per fotografare l’individuo e non il branco, la situazione e non il contesto. Questo anche perché, venendo meno ad una delle mie più consolidate convinzioni, non ho portato con me il laptop e quindi me ne sono accorto solo a casa. Z9 su 600/4 1/800 f5.6 ISO 64 Ma ce n’è un altro che mi ha impressionato in modo indelebile: i grandi predatori. Lo sguardo di un leone o di leopardo è una cosa molto difficile da dimenticare. Così come il loro ruggito, specie se vi capita di sentirlo, vicino, nella notte. Z9 su 600/4@840 1/1000 f5.6 ISO 1250 Z9 su 600/4 1/1000 f4 ISO 180 Ma non sono solo loro, una notte uscendo dalla tenda per un bisogno fisiologico ho illuminato con la pila, a pochi metri, una iena. Ci siamo guardati per un tempo che mi è sembrato infinito, poi, con indolenza, si è allontanata. Sembrava dirmi “sei a casa mia, la notte non è per te”. Messaggio che ho capito con più chiarezza qualche giorno dopo, quando ne ho vista e sentita una mangiare una giovane gazzella predata da un ghepardo. Si, sentita. La iena ha una delle dentature più forti in natura e sgranocchiava le ossa delle zampe di quella povera gazzella come noi facciamo con i grissini. Ma la la forza è nulla senza controllo, lo so sembra una battuta che scimmiotta la pubblicità. Ma... Z9 su 100-400@190 1/640 f5.6 ISO 5600 Come può la stessa specie avere questa differenza di... sguardo e fine?!? Z9 su 600/4@840 1/1000 f5.6 ISO 220 Z9 su 100-400@400 1/125 f8 ISO 400 Oppure guardando i ghepardi in caccia, le Ferrari della natura all’opera. Difficilissimo vedere una loro caccia in situazioni non controllate da abbastanza vicino da fotografarla. Corrono troppo veloci, oltre i 100km/ora che raggiungono in pochi secondi con una accelerazione pazzesca. Ma non è stato solo questo ad impressionarmi. Lo ha fatto di più vedere che se le prede scoprono l’avvicinamento del ghepardo, si allontanano…. ma non di molto. E si dimenticano di lui in pochissimo tempo, rimettendosi tranquillamente a mangiare. Così che il predatore ci possa riprovare! Insomma un equilibrio naturale sorprendente! Z9 su 600/4 1/1000 f4 ISO 72 Z9 su 600/4 1/1000 f6.3 ISO 220 A chi pensa che questa sia una scena triste, "povera gazzella", occorre ricordare che le probabilità di diventare adulto di un giovane ghepardo sono molto più basse. Già. Come sempre la Natura ha i suoi trucchi ed i suoi segreti. Difficile pensare che questo gattino possa, se la madre sarà una brava cacciatrice e la fortuna sarà dalla loro, diventare un grande predatore. Z9 su 100-400@400 1/500 f5.6 ISO 64 In questo viaggio è stata la prima volta che ho percepito, con questa chiarezza, quanto la civilizzazione dei luoghi dove viviamo ci abbia privato della consapevolezza di quello che dovrebbe essere la vita animale. Perché nei miei molti viaggi al nord, nelle mie molte giornate in montagna, ho sempre sentito la forza della natura nel suo insieme, il suo essere severa tanto quanto il nostro essere piccoli e deboli di fronte a Lei. Ma in Africa, nel Serengeti, attraverso la moltitudine di animali ed il loro comportamento, attraverso un ecosistema completo di prede e predatori, ho percepito la forza della vita. Incredibile come da noi non si capisca, ad esempio, che un lupo è una ricchezza! È difficile da spiegare e devo fare attenzione, non voglio girare questo articolo verso la “filosofia naturalistica”, è ora di tornare su un terreno più solido, meno introspettivo. Quindi la chiudo qui. Alcuni consigli sulla logistica: - Treppiede o monopiede non servono perché non si può scendere dall’auto, molto utile un bean bag. Occorre anche avere lenti che siamo capaci di utilizzare a mano libera. - Due corpi macchina sono utilissimi - direi indispensabili, perché cambiare lente è problematico per la polvere. Una cosa molto utile da avere è una sacca o un telo di cotone o nylon con la quale coprire l’attrezzatura durante i continui trasferimenti. Riporre tutto nello zaino è sconsigliato (è lento e finisce per riempire lo zaino di polvere e sabbia). - Portare un kit di pulizia per lenti e sensori, assolutamente indispensabili pompetta e pennellino. - Come lenti, su FX servono focali da 100 a 600mm, meglio se si ha qualcosa anche più corto e più lungo. In molti mi hanno detto “la lente ideale per l’Africa è il 400/2.8 o il 180-400, il 600/4 è lungo”. Ho troppa poca esperienza per essere assertivo ma con 100-400/4.5-5.6S su un corpo e 600/4TC S sull’altro mi sono trovato benissimo. Alla fine le fotografie che ho fatto sono divise sostanzialmente a metà tra le due lenti, qualcosina in più per il 600, che in 1/3 dei casi ho moltiplicato. - Se, come me, andrete in tenda pensate bene alle batterie considerando che la loro durata dipende molto più dal tempo di accensione/osservazione che dal numero di scatti. Io ho fatto campeggio libero le prime due notti, con assenza totale di energia elettrica, poi campeggiato in strutture attrezzate, ma con corrente elettrica disponibile solo nelle zone comuni, incustodite (3 prese per tutto il campeggio). Con 3 batterie per la Z9 ed un Power Bank con PD da 10.000mAh non sono mai stato in difficoltà, ricaricando qualcosa giorno per giorno dall' inverter della Jeep (che si usa a turno). Con le batterie piccole della Z8/Z7/Z6/… credo che il numero giusto nelle stesse condizioni sia 5-6. Z9 su 100-400@290 1/1250 f5.6 ISO 320 Z9 su 100-400@290 1/1000 f5.6 ISO 100 Z9 su 600/4 1/320 f16 ISO 450 In relazione alla fotografia, mi sento di dare questi consigli: - Cercate un’organizzazione che vi garantisca di stare fuori da subito dopo l’alba a subito prima del tramonto. Nelle ore centrali della giornata la luce è dura ma soprattutto l’aria diventa pessima per la fotografia. Io ho fatto un viaggio pensato per fotografare e tutto ruotava intorno a quello, pasti e soste compresi: è il modo che consiglio di più. - Parlate con il vostro driver e con gli altri passeggeri. Il driver cercherà di portavi più vicino possibile, cosa che non necessariamente è la migliore perché conduce ad immagini prese dall’alto verso il basso. Spesso è meglio stare un po’ più lontani ed usare focali più lunghe… Inoltre, di solito questo viene fatto senza tenere conto della direzione della luce che, inutile dirlo, è la cosa più importante di tutte. - Mentre inquadrate e fotografate fate molto attenzione a rami/erba/vegetazione: i fili fuori fuoco dietro o davanti al soggetto possono aggiungere ma spesso, in particolare davanti agli occhi, tolgono interesse alle immagini (e quindi parlate con il driver e con gli altri passeggeri per farlo spostare, spesso basta meno di un metro). - Cercate di stare più bassi possibile: anche nei safari vale la regola di fotografare all'altezza del soggetto che si fotografa. Quindi, evitate il più possibile il tetto della Jeep: si hanno invariabilmente punti di ripresa troppo alti. Fotografando da dentro, dai finestrini, si usa il Bean bag o a braccia stese fuori, verso il basso, inquadrando e componendo sullo schermo (e qui dire che l’AF con riconoscimento dell’occhio è utile è un eufemismo). - Quando l’aria/luce fa schifo godetevi la situazione, non c’è nulla di meglio da fare. Portando un binocolo risparmierete le batterie Ma quando la luce è questa... Z9 su 100-400@100 1/100 f8 ISO 64 Z9 su 600@840 1/250 f8 ISO 1100 Z9 su 100-400@400 1/1250 f5.6 ISO 2200 Il kit che avevo con me, e che è diventato un grande classico: - 2 Z9 (utilissimo avere le stesse batterie e prestazioni allineate tra i due corpi, non indispensabile che siano 2 corpi pro anche se le Z9…. - 24-120/4S (usato pochissimo, ma lo riporterei per fare foto che questa volta bovinamente non ho fatto) - 100-400/4.5-5.6S - 600/4TC S - 2TB di CFexpress (in 10 giorni e senza laptop le ho usate quasi tutte) - 1 batteria di scorta - 1 Power bank 10.000mAh - Kit di pulizia per lenti e sensore Il tutto in uno zaino Kiboko 30L+, che costa un occhio ma ha il miglior equilibrio tra protezione dell’attrezzatura e peso del mercato, ha dimensioni perfettamente nei limiti e… contiene il 600/4TC con il paraluce in modo perfetto. NB: non fate mai, MAI, viaggiare le lenti lunghe montate sui corpi!! Credo proprio che sul mercato non ci sia niente che raggiunga questa somma di prestazioni e usabilità. Chiudo con lui, arrivederci RE. Z9 su 100-400@210 1/800 f5.6 ISO 1600 Massimo Vignoli per Nikonland (c) 14/10/2023
    36 punti
  15. Supporta la copertura per la gamma di lunghezze focali da 180 mm a 600 mm con un peso di soli 1.955 g* 1 . Una breve distanza minima di messa a fuoco di 1,3 m nella posizione grandangolare massima consente riprese ravvicinate di fiori e insetti ai piedi dell'utente. Le prestazioni VR equivalenti a un aumento di 5,5 stop della velocità dell'otturatore riducono efficacemente la sfocatura in ambienti scarsamente illuminati e/o con scatti a mano libera. L'adozione di un motore passo-passo (STM) garantisce una messa a fuoco automatica rapida e silenziosa. L'adozione di un meccanismo di zoom interno aumenta la stabilità dello zoom e le prestazioni di resistenza alla polvere. Quattro pulsanti Fn dell'obiettivo, ai quali è possibile assegnare una varietà di funzioni, all'estremità anteriore del barilotto dell'obiettivo, facilitano il funzionamento durante le riprese a mano libera. L'adozione di un paraluce bloccabile, con un pulsante di rilascio del blocco del paraluce, mantiene il paraluce saldamente fissato. Oltre a un design che tiene conto della resistenza alla polvere e al gocciolamento* 2 , sulla lente frontale è stato adottato un rivestimento antivegetativo al fluoro per consentire una facile rimozione di polvere e sporco. Ideale per la registrazione video con una ghiera di controllo senza clic che supporta un funzionamento fluido e riduce al minimo il rumore di funzionamento, nonché l'adozione di un design che considera la soppressione della respirazione della messa a fuoco. Mantiene una risoluzione superiore quando si utilizza il MOLTIPLICATORE DI FOTO Z TC-1.4x o il MOLTIPLICATORE DI FOTO Z TC-2.0x per estendere la lunghezza focale massima fino a 840 mm o 1.200 mm, rispettivamente.* 3 L'adozione di sei elementi in vetro ED compensa efficacemente l'aberrazione cromatica. *1 Escluso l'anello del collare del treppiede. *2 La completa resistenza alla polvere e al gocciolamento non è garantita in tutte le situazioni o in tutte le condizioni. *3 A seconda del soggetto, delle condizioni di illuminazione ambientale e del punto AF selezionato, la fotocamera potrebbe non essere in grado di mettere a fuoco utilizzando l'autofocus o l'indicatore di messa a fuoco per il telemetro elettronico potrebbe sfarfallare mentre è collegato un moltiplicatore di focale. Le specifiche, il design, il nome del prodotto e gli accessori in dotazione possono variare in base al paese o all'area geografica. Le specifiche e le attrezzature sono soggette a modifiche senza alcun preavviso o obbligo da parte del produttore. LE PRESTAZIONI DA SUPER TELE SONO PIÙ VICINE CHE MAI CON L'INTRODUZIONE DELL'ATTESISSIMO OBIETTIVO NIKKOR Z 180-600mm F/5.6-6.3 VR Presentazione anche del NIKKOR Z 70-180mm f/2.8, che completa il trio di zoom F/2.8 convenienti MELVILLE, NY – Oggi Nikon ha annunciato il rilascio del NIKKOR Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR e del NIKKOR Z 70-180mm f/2.8, due nuovi super teleobiettivi NIKKOR Z per gli appassionati che combinano eccezionali capacità di zoom con un design leggero . Il NIKKOR Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR è stato molto richiesto dagli utenti della serie Z, in particolare quelli che catturano la fauna selvatica, la natura e l'aviazione, mentre il NIKKOR Z 70-180mm f/2.8 completa il trio di zoom f/2.8 di Nikon a prezzi accessibili per appassionati. "In un periodo di tempo relativamente breve, abbiamo costruito una vasta serie di obiettivi per il nostro sistema mirrorless con una selezione di obiettivi che si differenzia con opzioni per tutti i tipi di utenti", ha dichiarato Jay Vannatter, Executive Vice President, Nikon Inc. "Noi disponiamo già di una collezione di super teleobiettivi di livello professionale estremamente veloci e, con questi due nuovi obiettivi, credo fermamente che Nikon si basi su quella che era già la più interessante collezione di teleobiettivi disponibile oggi sul mercato per gli appassionati e i professionisti". NIKKOR Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR – Creatività illimitata con una gamma focale estrema Il NIKKOR Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR è il seguito completamente modernizzato del popolare AF-Mount AF-S 200-500mm f/5.6 di grande successo, un obiettivo che ha conquistato i cuori di tutto il mondo per la sua potente portata e l'attraente prezzo. Il nuovo NIKKOR Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR migliora questa formula vincente offrendo ancora una volta un super teleobiettivo leggero e ad alte prestazioni con una gamma focale ancora più versatile, destinato a diventare sicuramente uno dei preferiti per chi fotografa uccelli, aerei , sport e altro ancora. Con una messa a fuoco rapida, una maneggevolezza superiore e un equilibrio che non cambia mai grazie allo zoom interno, questo obiettivo consente l'acquisizione di potenti scatti ravvicinati di soggetti in rapido movimento. Dispone inoltre di una distanza minima di messa a fuoco di 4,3 piedi (1,3 metri) nella posizione grandangolare, ideale per catturare primi piani di fiori e insetti, anche ai piedi dell'utente. L'ampia gamma di lunghezze focali consente agli utenti di divertirsi a riprendere un'ampia varietà di scene e soggetti, tutti con questo unico obiettivo. Caratteristiche principali del NIKKOR Z 180-600mm f/5.6-6.3 VR Lente ultraleggera facilmente maneggiabile, con un peso di soli 1955 g (4,3 libbre).1 Copre una gamma focale estremamente ampia, da un versatile 180 mm a un estremo 600 mm. Ciò equivale a 270-900 mm quando è attivo il ritaglio DX. Una breve distanza minima di messa a fuoco di 4,3 piedi (1,3 m) in posizione grandangolare e 7,9 piedi (2,4 m) in posizione teleobiettivo consente scatti ravvicinati di fiori, insetti e altro ancora. Le prestazioni di stabilizzazione dell'immagine con riduzione delle vibrazioni (VR) equivalenti a un aumento di 5,5 stop della velocità dell'otturatore riducono efficacemente la sfocatura in ambienti scarsamente illuminati e/o con lo scatto a mano libera.2 L'utilizzo di un motore passo-passo (STM) garantisce una messa a fuoco automatica rapida e silenziosa. Il meccanismo di zoom interno mantiene l'equilibrio, aumenta la stabilità dello zoom e le prestazioni di resistenza alla polvere. I pulsanti Fn personalizzabili all'estremità anteriore del barilotto dell'obiettivo sono facili da usare quando si scatta a mano libera. Progettato tenendo conto della resistenza alla polvere e al gocciolamento3, oltre a un rivestimento antivegetativo al fluoro sull'elemento frontale dell'obiettivo, consente una facile rimozione di polvere e sporcizia. Ideale per la registrazione video con una ghiera di controllo senza clic che supporta un funzionamento regolare e riduce al minimo il rumore operativo, nonché l'efficace soppressione della respirazione della messa a fuoco. Mantiene una risoluzione superiore quando si utilizza il MOLTIPLICATORE DI FOTO Z TC-1.4× o il MOLTIPLICATORE DI FOTO Z TC-2.0× per estendere la lunghezza focale massima fino a 840 mm o 1200 mm, rispettivamente.4 La costruzione di 25 elementi in 17 gruppi, utilizzando sei elementi in vetro ED, compensa efficacemente l'aberrazione cromatica, con nove lamelle del diaframma per un bokeh rotondo e naturale. Lancio dell'anello estremamente corto di soli 70 gradi per regolare dalla lunghezza focale più ampia a quella più lunga. *1 Escluso l'anello del collare del treppiede. *2 La completa resistenza alla polvere e al gocciolamento non è garantita in tutte le situazioni o in tutte le condizioni. *3 A seconda del soggetto, delle condizioni di illuminazione ambientale e del punto AF selezionato, la fotocamera potrebbe non essere in grado di mettere a fuoco utilizzando l'autofocus o l'indicatore di messa a fuoco per il telemetro elettronico potrebbe sfarfallare mentre è collegato un moltiplicatore di focale. *4 A seconda del soggetto, delle condizioni di illuminazione ambientale e del punto AF selezionato, la fotocamera potrebbe non essere in grado di mettere a fuoco utilizzando l'autofocus o l'indicatore di messa a fuoco per il telemetro elettronico potrebbe lampeggiare mentre è collegato un moltiplicatore di focale. Disponibile a partire da agosto 2023 al prezzo proposto di € 2.049 Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    36 punti
  16. Il 2022 è per me un anno fotograficamente molto speciale, iniziato a febbraio con una grande avventura in Norvegia, in cerca dei Musk Ox al Dovrefjell NP. Ma è nei mesi successivi che si fa ancora più interessante quando, sbirciando i soliti siti, vedo che incredibilmente - di solito occorre prenotare con grandissimo anticipo, sono disponibili posti per un viaggio che sogno di fare da anni, in giugno 2022!!! Si tratta di andare alle isole Svalbard, territori di oltremare incorporati alla Norvegia, che, posizionate tra i 74 e gli 81° di latitudine nord, sono le terre abitate più a nord del pianeta Terra. Ad un passo dal polo nord! Lì è tutto coperto dai ghiacci per la maggior parte dell’anno e, anche dove in estate questi si sciolgono, la terra si scongela solo in superficie consentendo la crescita di nient’altro che piccola vegetazione - poca erba, muschi e licheni - nelle zone più riparate e soleggiate. Insomma, un ambiente veramente severo, anche in estate, che mi attrae in particolare per la presenza dell’Orso Polare. Vederlo, e auspicabilmente fotografarlo, è un sogno che ho da anni. E pur essendo le Svalbard abitate da altri bellissimi animali, se andiamo è proprio per lui. Plurale, perché è della partita anche il mio amico Alberto, guarda caso conosciuto diversi anni fa in Finlandia a fotografare orsi… Come avete visto dalla cartina, il viaggio è piuttosto lungo: da Malpensa via Francoforte ed Oslo si arriva a Longyearbyen. Ma non è finita, perché sostanzialmente è tutto un viaggio: da li proseguiremo su una piccola nave, appositamente attrezzata per queste spedizioni, la MS-Malmo, che è un guscio di noce di 37 mt di lunghezza e 8.8 mt di larghezza. Eccola in azione in una delle serate del nostro percorso insieme: Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/1000 f8 ISO320 La MS-Malmo è un vascello storico, costruito nel 1943 con la struttura rinforzata necessaria ad operare sul mare ghiacciato, che ha servito la Swedish National Maritime Administration come nave pilota e nella manutenzione dei fari. A fine servizio, nei primi anni 2000, è stata convertita in nave da spedizione ed è in grado di imbarcare 12 fotografi, 2 guide e 7 persone di equipaggio. Essere accompagnati da guide esperte è fondamentale, non solo perché nonostante si dica che qui ci siano più orsi polari che persone, incontrarli non è così semplice, ma anche perché gli animali sono protetti e la guida ha l’obbligo di rispettare, e far rispettare, rigide regole di comportamento. In questo viaggio, noi siamo particolarmente fortunati perché oltre a Svein Wik, il capo spedizione che da oltre 10 anni organizza questi viaggi, abbiamo Audun Rikardsen, che è professore di biologia marina all’università di Tromso e un fotografo piuttosto bravo ed affermato (ad esempio, nel 2015 ha vinto il Wildlife Photographer of the Year nella categoria portfolio). Compito delle guide è sia indicare al capitano dove portare la Malmo che guidare i gommoni. Ne abbiamo 2, che imbarcano ciascuno 6 fotografi ed una guida, da dove si fanno la maggior parte delle fotografie. Quindi tutto a mano libera! Giusto per farvi un’idea: Z6II su 100-400/4.5-5.6S@100mm 1/400 f8 ISO100 Anche sulla nave si va a mano libera: il motore fa vibrare notevolmente tutta la struttura e, compatibilmente con la capacità del fotografo di usare lenti lunghe in questo modo, è più semplice così. Z9 su 24-120/4S@24mm 1/320 f10 ISO200 Come il titolo di questo articolo lascia già intendere, la mia attrezzatura era - quasi - tutta Z: Z9 e Z6II 14-24/2.8S 24-120/4S 100-400/4.5-5.6S L’unica lente F il 500/4E, con il suo TC14EII. Sarebbe stato bellissimo avere nello zaino anche un fiammante 400/28S, ma le consegne di Nikon non avranno volumi adeguati ancora per molto tempo e non è stato minimamente possibile averne uno, chissà se per la prossima volta… Il materiale si è comportato benissimo e ho avuto modo di apprezzare l’utilità di alcuni elementi di design capaci di semplificare molto la vita del fotografo in viaggio, come la possibilità di caricare rapidamente le batterie attraverso il cavo standard USB-C e l’alimentatore del portatile, evitando di aggiungere al bagaglio 2 carica batterie. O la saracinesca a protezione del sensore della Z9, che con il vento che tirava ha fatto il proprio dovere in più di una occasione. O, sempre per la Z9, la grande semplicità ed efficacia nel passare al formato DX, con il quale ho fatto circa il 15% delle immagini. O la sua ergonomia.... insomma potrei andare avanti a descrivere cosa mi piace per un mucchio di tempo. Per dare qualche elemento quantitativo del materiale alla base di questa experience, in totale ho scattato quasi 20.000 immagini in poco meno di 2 settimane, di cui 3/4 con la Z9, che cercavo di avere, situazione per situazione, sulla lente principale nell'occasione. Ma senza farne una ossessione, vi assicuro che, con tutti i propri limiti, la Z6II non ha affatto sfigurato, anzi si è confermata essere un ottimo secondo corpo, migliore nell’operatività della D810 che accompagnava la D5 prima della mia transizione mirrorless. A ogni modo, l'evidenza del beneficio nella transizione credo sia chiara a tutti: la D5 era macchina ottimizzata per fotografare l'azione in bassa luce, mentre la Z9 sa fare tutto! In relazione alle lenti: la parte del leone l’hanno avuta il 500/4 (44%) ed il 100-400 (38%). Direi che questa, come attestato della qualità del 100-400, sia una informazione da valutare. Il resto lo ha fatto il 24-120 mentre il 14-24 è restato li ad aspettare il suo turno… che non è mai venuto. Ci fosse stata la giusta situazione, grazie a lui avrei potuto fare immagini stratosferiche, per cui nessun pentimento per averlo portato. Tornando alla fotografia, i primi scatti li facciamo prima di imbarcarci, su una piccola laguna vicino all’aeroporto. Servono ad acclimatarci e a smaltire un po’ di stress: il viaggio era partito subito in salita, con la perdita dei bagagli miei e di Alberto… fortunatamente ritrovati e recapitati dopo un giorno e mezzo. Cosa che, grazie alla prudenza di arrivare a Longyearbyen 2 giorni prima dell’imbarco, fortunatamente non avrà conseguenze. Z9 su 500/4E+TC14II@700mm in DX mode 1/1600 f5.6 ISO720 Z9 su 500/4E+TC14II@700mm 1/3200 f5.6 ISO800 Ma per i nostri standard, è già natura selvaggia praticamente già tra le case di Longyerabyen... Z9 su 500/4E@500mm 1/500 f5.6 ISO140 Z9 su 500/4E@500mm in DX mode 1/1600 f5.6 ISO320 ...anche perché l’area dove è possibile muoversi liberamente è decisamente ristretta e per uscirne occorre essere armati o accompagnati da una guida armata. l’Orso Polare è il più grande carnivoro terreste (un maschio è alto 2.5-3 mt, pesa 500-600kg) e non ha paura dell’uomo, anzi lo considera una preda possibile se non trova di meglio (nel senso che le foche sono più gustose di noi, ma la fame è brutta). Nel passato, anche recente, sono capitati numerosi incidenti, in apparente intensificazione anche nella zona cosiddetta sicura (nel 2020 un uomo di 38 anni è stato attaccato ed ucciso nel piccolo campeggio che è in paese). Uno dei tanti effetti del cambio climatico che qui si vede in modo ancora più chiaro che da noi. Ma, come dicevo, il motivo per cui siamo qui è raggiungere la natura più selvaggia ed auspicabilmente avere l’occasione di vedere e fotografare non solo l’orso polare ma anche altri animali iconici dell’Artico. Per farlo navigheremo un sacco, qui vedete la cartina con gli appunti di pugno di Svein, affissa in salone. Avrei potuto ricostruire tutto su Google maps grazie alle coordinate GPS registrate da Alberto e fare un file perfetto... ma sintetico. È stata una fantastica avventura! Spero che, attraverso questa istantanea, possiate percepire un po’ del fascino che hanno quegli appunti. Immaginate vederli crescere, giorno dopo giorno, fissando nella memoria situazioni ed emozioni che saranno per sempre con me. E che spero le mie fotografie siano almeno un po' in grado di evocare. C’è anche l’annotazione di dove ci siamo fermati con il motore in avaria. Credo che non dimenticherò mai il momento in cui il motore si è spento ed è suonato l’allarme. Ero in cuccetta a rivedere un po’ di foto, sono saltato giù e ho raggiunto tutti gli altri che si stavano radunando nel punto di raccolta, in salone. Il capitano ci ha riferito che, per un guasto alla pompa di raffreddamento, eravamo senza motore. Ci ha trasparentemente spiegato che non avevano il ricambio e che non potevano ancorare la Malmo perché lì l’oceano era troppo profondo. Ma che, ovviamente, avrebbero cercato di gestire la situazione al meglio. Non lo abbiamo visto per diverse ore, chiuso in sala macchine con l’ingegnere di bordo. Questo era l’ambiente in cui andavamo alla deriva: Z6II su 24-120/4@69mm 1/400 f8 ISO100 Poteva andare malissimo, ma fortunatamente non c’era vento forte o mare grosso e il fenomenale ingegnere di bordo è riuscito, cannibalizzando la pompa del circuito antincendio (!) a ripristinare il circuito di raffreddamento del motore. In caso di condizioni avverse e/o di impossibilità di riparazione, la via di uscita sarebbe stata quella di essere evacuati con elicottero militare, sul quale salire via verricello. Insomma non proprio una cosa piacevole, non solo perché avrebbe rappresentato la fine anticipata della vacanza (il rischio era concreto e le istruzioni, in quella eventualità, sarebbero state di lasciare tutto sulla MS-Malmo ed indossare le tute stagne). Abbiamo capito l’ultima notte e giorno di navigazione, dentro una tempesta con 20 m/s di vento e le onde che spazzavano il ponte, quanto nella sfiga fossimo stati fortunati che, al momento del guasto, il tempo fosse stato buono. Ma forse è solo perché non sono un marinaio. Il capitano quella tempesta l’ha definita “a day in the office for the crew, you have to be prepared to stand it”… ma il suo viso e quelli dell’equipaggio, che evidentemente la notte non l'avevano passata come me in cuccetta imbottito di xamamina, raccontavano una storia diversa. Ma parlavamo di paesaggi un po’ speciali, no? Z6II su 24-120/4@48mm 1/640 f8 ISO200 Z9 su 24-120/4@70mm 1/500 f8 ISO64 Z6II su 100-400/4.5-5.6@100mm 1/640 f11 ISO160 E questo è il primo orso polare che io abbia mai visto. Fotografato, grazie al sole di mezzanotte, alle 1:56:40 di mattina. Anche qui un ricordo emozionante. L'orso lo abbiamo visto per ora di cena, dormiva pacifico. Abbiamo fatto un giro, e lui continuava a dormire. Allora si è deciso di fare la stessa cosa.... una mezz'ora al massimo di sonno e poi "Polar bear... Polar bear... GET UP!". In 10' netti sono vestito ed attrezzato di tutto punto seduto nello zodiac. Ovviamente nel frattempo l'orso non si vede più e giriamo in gommone una mezz'ora buona per ritrovarlo. Ma eccolo! Z9 su 500/4E+TC14II@700mm 1/2000 f6.3 ISO1250 Uno splendido maschio. L’orso polare come nome scientifico ha Ursus maritimus. Indovinate perché? Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO900 Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1000 Ma non è stato l’unico incontro, abbiamo visto un altro maschio e questa bella famigliola, impegnata a fare incetta di uova di edredone su un' isoletta - ovviamente raggiunta a nuoto - e poi a farsi un mucchio di coccole. Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1800 Ma come dicevo non ci sono solo orsi....Questa è l’emersione del più grande mammifero del pianeta, fotografato dallo Zodiac: una balenottera azzurra (33metri di lunghezza, 190 tonnellate di peso). È poco più piccola della Malmo. Impossibile avere un’idea precisa della sua enorme dimensione senza essere in posizione molto elevata. Ed un incontro piuttosto fortunato, visto che è la prima anche per Audun! Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f8 ISO400 Si naviga con condizioni di luce sempre mutevoli... Z6II su 24-120/4@49mm 1/800 f5.6 ISO100 E si fanno incontri (i più attenti vedranno che questa famigliola è anche nello scatto precedente, che di fatto è di pochi minuti prima). Z9 su 500/4ES@500mm 1/1000 f4 ISO100 A volte si scende a terra... Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f5.6 ISO320 Z6II su 24-120/4@120mm 1/400 f16 ISO900 Ma solo dopo aver verificato con cura l'assenza di orsi nei paraggi e sotto l'occhio vigile delle guide, che non si separano mai dal fucile e dai dispositivi per spaventarli - dover sparare ad un orso per salvarci la vita solo per aver fatto fotografie nel momento sbagliato sarebbe una tragedia che nessuno di noi vorrebbe vedere mai. Z9 su 500/4E@500mm 1/500 f4 ISO110 La Z9, consente di fare cose che mai avrei potuto fare con la D5. Prima ero sulla spiaggia, quindi era un po' più facile. Mentre qui sono sporto fuori bordo, sdraiato sul tubolare del gommone, e la Z9 con montato il 100-400 è a pelo d’acqua. Perché solo con la Z9? Impugnatura ergonomica e monitor basculante… Oltre al coraggio di abbassarla sull’acqua fino a quando le dita non la toccano (dritta di Audun e questo sarebbe un altro filone da trattare...)! Z9 su 100-400/4.5-5.6S@230mm 1/500 f8 ISO250 La varietà di soggetti e situazioni nelle quali ho usato con successo l'attrezzatura è lunghissima, impossibile sintetizzarla in un solo articolo: Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/1600 f5.6 ISO360 Z6II su 500/4E@500mm 1/3200 f4.5 ISO100 Z9 su 100-400/4.5-5.6S@290mm 1/160 f16 ISO200 Z9 su 500/4E@500mm 1/2000 f5.6 ISO1000 Z6II su 24-120/4S@70mm 1/320 f11 ISO160 Z9 su 100-400/4.5-5.6S@400mm 1/2000 f5.6 ISO500 Chiudo con una foto che, ancora, suscita in me una forte emozione. Lo so, quelle che la precedono sono più spettacolari, ma questa è la fine del mare navigabile e l’inizio della banchisa. Almeno dove era il 19/6/2022, 80° 00'N 015° 00'E off Moffen Island. Il punto più a nord che io abbia mai raggiunto, con il Polo a circa 1000Km da noi. Z9 su 24-120/4S@49mm 1/200 f11 ISO64 Ci siamo volontariamente incagliati qui un giorno intero, sperando che 3 lontanissimi orsi, appena visibili con il binocolo, in caccia di foche, si avvicinassero. Spesso capita addirittura di incocciare in qualche orso curioso che si avvicina moltissimo alla nave. Purtroppo non è successo. È l’unica cosa che avrei voluto avere in più da questo viaggio: vedere un orso in caccia sulla banchisa, ma alla fine è meglio così: ho un validissimo motivo per tornare! Questo probabilmente è l’articolo più lungo che io abbia mai scritto, è ormai tempo di bilanci. Dopo il 2021, quando vendendo le reflex avevo un po’ buttato il cuore oltre l’ostacolo, il 2022 lo ricorderò come l’anno della raggiunta maturità del mondo Z. Ho fotografato molto e fatto due spedizioni fotografiche decisamente impegnative, usando con grande profitto solo corpi Z, lenti Z e residuando con bocchettone F unicamente i miei 500mm. Senza dubbio, la Z9 è l’ammiraglia che aspettavamo. Occorre solo lasciarla correre come preferisce e non forzarla a fare la reflex senza specchio. Se lo farai, ti darà risultati fantastici e ti aiuterà a portare la tua fotografia oltre ai tuoi precedenti limiti. La Z6II ha ottime qualità, ma non è un'ammiraglia. Sfido chiunque a capire delle immagini fatte sopra cosa è scattato con quale corpo, senza guardare le mie note. Ha qualità di immagine da vendere. Solo corre molto meno della sorellona, ma non sempre serve correre. Il 24-120 è il tuttofare di qualità che risolve tutte le situazioni, un must have per chi fotografa come me. Paesaggi, reportage, animali: è buono per tutto. Il 100-400 ha una qualità eccellente, è semplicissimo da usare a mano libera ed ha un AF estremamente veloce. Il range di focale è enormemente comodo ma non fa rimpiangere minimamente zoom meno spinti come il 70-200. C’è solo una cosa che vorrei chiedere a Nikon: un supertele con cui sostituire il 500/4E e abbandonare l’FTZ. Nikon? Mi senti? Massimo Vignoli per Nikonland (c) 11/9/2022
    33 punti
  17. Il mio test sul campo della Z9 (e di qualche lente). Eccomi qui, a raccontarvi di una bellissima avventura. La prima, dopo anni di covid, di incertezze e paure. Paure che hanno condizionato la scelta del dove, del quando e del come questa avventura si sarebbe materializzata, ma non la mia voglia di andare. Un racconto che però contiene anche una milestone importante: il mio primo viaggio fotografico privo di reflex. Si, perché sono andato con la Z9 - quella di Mauro, ancora fatico a credere che il suo altruismo sia arrivato a propormi di prestarmela - la Z6II come back-up e secondo corpo, il 24-120/4S, il 100-400/4-5.6S (sempre di Mauro) ed il 500/5.6PF su FTZ. La destinazione il parco Dovrefjell, in Norvegia. Obiettivo fotografico riprendere i Musk Ox, un relitto dell'era glaciale che vive qui ed in pochi altri posti al mondo, nel loro trascorrere l'inverno sulle montagne. C'ero già stato nel 2016, ne raccontai sul vecchio sito, portandone a casa un vivido ricordo, che con questo viaggio ho aumentato esponenzialmente. Ma non è stato facile, io e Marco, l'amico con il quale ho condiviso tante giornate sul campo, abbiamo dovuto guadagnarcela. A cominciare dall'inizio: la guida che avrebbe dovuto accompagnarci il primo giorno, in modo da assicurarci di trovare gli animali, non può più farlo e ci propone di andare insieme il mercoledì. Perdere metà settimana per noi non è solo inopportuno, è impossibile. Non ci perdiamo d'animo. Ho la traccia GPS per raggiungere il posto dove li trovammo nel 2016: cominceremo da li, da soli. La giornata non è delle migliori. O forse si se piace la montagna. Dove erano nel 2016 ora non ci sono e, per trovarli, camminiamo oltre 10km solo andata, sbinocolando qua e la. È pomeriggio inoltrato, siamo disidratati e stanchi, preoccupati dal ritorno. Ma il cielo è fatto di luci epiche e contiene una sorpresa: una bellissima Golden Eagle. Questa non è solo la prima immagine ripresa lassù con la Z9, ma quasi un manifesto di cosa può fare il suo sensore in luce che definire sfidante è poco. E pure il suo autofocus. Il tutto anche a chi è al suo primo giorno di utilizzo, purché sappia come usare una Nikon! Z9 su 100-400/4-5.6S@280mm 1/500 f8 ISO64 Ah, i Musk Ox. Si, trovati! Z6II su 80-400/4.5-5.6@220mm 1/320 f7.1 ISO140 Lo dico subito, non è una cosa da super uomini. Ma a chi dei lettori vorrà andare lassù consiglio di allenarsi ed equipaggiarsi con cura. Quel giorno all'auto la temperatura era di -17°C, lassù di sicuro diversi gradi in meno. Ma spesso in quota, a noi è capitato ogni pomeriggio e l'ultimo giorno già dal mattino, c'è vento molto forte e la temperatura percepita è inferiore. Ancora di più quando si è stanchi. Ma è bellissimo. Almeno per me. Z9 su 100-400/4.-5.6S@100mm 1/400 f5.6 ISO100 Z9 su 100-400/4.-5.6S@400mm 1/400 f8 ISO400 Z9 su 100-400/4.-5.6S@100mm 1/125 f11 ISO180 Z9 su 100-400/4.-5.6S@400mm 1/400 f8 ISO640 In breve il tempo è peggiorato, la neve scende fitta ed il vento continua a montare. Cosa che scopriremo essere abituale nella settimana in cui siamo stati li: tutti i pomeriggi il tempo è stato variamente.... orribile. Ed il vento è passato da raffiche forti a costantemente forte. Z9 su 100-400/4.-5.6S@185mm 1/640 f8 ISO400 Le nostre energie sono finite, tempo di scendere. Sarà dura, siamo veramente stanchi e la distanza da percorre per tornare enorme. Gambe di piombo, ma cuore leggero: li abbiamo trovati. E senza aiuto. Per noi vale doppio, anzi quadruplo. Io ho un sorriso in più: la Z9 mi sta già conquistando. Davvero ho tra le mani la mirrorless capace di farmi dimenticare la D5! E pure il 100-400, unica lente che ho portato con me in questa prima esplorazione, mi sembra lo strumento professionale solido e capace di produrre costantemente risultati. Il giorno successivo lo trascorriamo riposando, mangiando per recuperare le energie e cercando un passaggio più diretto per raggiungere gli animali camminando meno. Ci riusciamo, prima attraverso un attento esame delle cartine poi con una risolutiva conversazione con un ranger. In un attimo è già mattina....Questa immagine è una nuova testimone delle qualità del sensore di questa Z9. Francamente non sono sicuro che questo JPG sia capace di restituire le delicatissime sfumature di colore in quelle nuvole di neve portata dal vento attraverso i primi raggi del sole. Z9 su 100-400/4.-5.6S@400mm 1/400 f5.6 ISO100 Ma è una mattina piuttosto diversa dalla giornata soleggiata che abbiamo avuto lunedì. La prossima, correggetemi se sbaglio, è la prima immagine con il 24-120/4S. Per me è diventato un must have, niente di meno. Non so se publicherò un test "scientifico". Ma credetemi: va benissimo, a tutte le focali e diaframmi. Vignetta un poco, mi da fastidio l'idea ma è totalmente risolvibile in post produzione. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/200 f5.6 ISO64 Stiamo tornado su per il nuovo percorso che abbiamo trovato. Non siamo soli e confesso che a me fa quasi piacere: Sono spazi immensi, l'uomo si sente piccolo. Di fatto, in una natura così, lo è di sicuro. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/200 f13 ISO64 Loro sono tre norvegesi, una guida e due clienti. Passeranno 2 notti lassù in tenda, per farlo salgono con le pulkas, le famigerate slitte, per trasportare tutto il necessario. Le ho provate nel 2016, molto dura tirarle su. La frase "Quanto ti senti vivo, eh?" che mi ha ispirato il titolo di questo articolo è sua. Me l'ha chiesto appena ci siamo incrociati, probabilmente avevo una espressione strana sul volto. "Un sacco!" gli ho risposto sorridendo E questo è il quarto essere umano incontrato. Un norvegese in sci. Scende. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/250 f11 ISO64 Ma prima ci si è avvicinato per darci due notizie, entrambe interessanti. La prima è che i Musk Ox sono spariti. La seconda è che lui torna subito giù, le previsioni del tempo dicono SNOWSTORM e lui non vuole trovarcisi in mezzo. Capito che noi proseguiremo nonostante tutto, ci dice dove non li ha trovati (che è dove li abbiamo trovati lunedì, per oltre 1km a seguire e più sotto) e ci augura "good luck". In pochissimo, scivolando, è lontano. Siamo divisi tra il fatto che le previsioni del tempo che abbiamo visto noi sono decisamente migliori delle sue (ERRORE maiuscolo, vedremo poi) ed il senso di disperazione di trovarsi di nuovo senza soggetti da fotografare. Ma dura poco, tiriamo fuori i... la voglia di fotografare e decidiamo di salire ben più su, in modo da avere un punto di vista elevato. Chissà, alla fine sarà un posto diverso e magari saranno là. O forse da lassù riusciremo a vederli con i binocoli. Beh, bisogna crederci. E lo facciamo. Un'ora dopo troviamo questo: un Musk ox è passato di qui (già, per chi non lo sapesse il bue muschiato appartiene alla famiglia delle capre e le sue fatte sono a pallini; più o meno un ungulato e Silvio sa che vuol dire)! Z9 su 24-120/4S@29mm 1/250 f11 ISO64 Nel frattempo la Z9 si conferma sempre più come tool ideale, in quanto capace di essere a proprio agio sia fotografando animali sia fotografando paesaggi. Vedremo, per chi ha la pazienza di arrivare in fondo, i punti di forza che ho trovato in questo intenso test sul campo. Insomma, avanti avanti avanti.... li troviamo ancora! sono laggiù. Provo a scendere ma è troppo ripido per le ciaspole che abbiamo affittato, senza ramponi posteriori. Ed allora le togliamo, scendiamo solo con gli scarponi. Ripido e lungo, poi sarà da risalire. Ma li abbiamo trovati ancora!!!! Z9 su 100-400/4-5.6S@400mm 1/400 f5.6 ISO72 Z9 su 100-400/4-5.6S@400mm 1/500 f5.6 ISO64 Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/500 f8 ISO360 Il tempo sta peggiorando velocemente, ancora una volta il pomeriggio porta neve e vento. Ma non è come lunedì. È molto, molto più forte. Aveva ragione lo sciatore norvegese. Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/800 f8 ISO1100 I Musk Ox sembrano averlo sempre saputo, sia perché sono diversi Km lontano da dove erano ieri sia perché stanno fermi, come a risparmiare le energie. Il maschio dominante sta un poco discosto dal resto del branco. È il più forte e lo sottolinea agli altri che cercano riparo dal vento l'uno a ridosso dell'altro. E così controlla noi che siamo lontani e pur sempre degli intrusi nel loro mondo. Z9 su 100-400/4-5.6S@100mm 1/100 f16 ISO320 Incontriamo i tre norvegesi, hanno allestito il campo e seguito le nostre tracce per trovare gli animali. Stiamo insieme pochi minuti, noi dobbiamo assolutamente scendere. La velocità con cui la tempesta si abbatte su di noi preoccupa tutti e la guida ci chiede conferma di essere in grado di scendere, di conoscere il percorso da seguire e di poterlo fare con quel tempo. Lo rassicuriamo, siamo esperti di montagna ed abbiamo 2 GPS. Z9 su 100-400/4-5.6S@400mm 1/200 f11 ISO800 Ma fa davvero paura... "Quanto ti senti vivo, eh?" Qui è Marco, che bilancia la necessità di fare in fretta con quella evitare di prendere dei rischi. Una distorsione, qui ed ora, sarebbe veramente un problema. Z9 su 100-400/4-5.6@100mm 1/400 f5.6 ISO500 Continua a peggiorare. Non ho fotografie di come sono state le ore successive. Mai sperimentato una tempesta di questo genere, all'aperto senza alcun riparo. Il vento ti spara in faccia la neve orizzontalmente, senza le maschere sarebbe impossibile camminare nella direzione che dobbiamo seguire. Ma le raffiche, la totale assenza di visibilità - 2 o 3 metri al massimo - ed il terreno che poco dopo torna piatto rendono molto difficile capire dove andare. Il GPS è ostacolato dal fatto che, bersagliati dalle raffiche, continuiamo a zigzagare e non ci da indicazioni chiare. Questo il meglio che siamo riusciti a fare, registrato dal GPS. Il ricciolo è nel centro del pianoro. Scopriremo che è stata una tempesta fortissima e che gli animali, evidentemente percependone l'arrivo, si sono spostati così tanto per cercare un minimo ridosso. La statale E6 - collega OSLO a Trondheim, una delle arterie principali del paese - chiusa per ore perché gli spazzaneve non riuscivano a passare. Al punto che tornati all'auto saremo obbligati ad andare in direzione opposta a quella necessaria a raggiungere il nostro Cabin. Ma abbiamo assoluto bisogno di bere, mangiare e dormire. Siamo esausti. Ancora. Ma niente che una buona cena ed una notte di sonno non possano risolvere! Questa è l'alba del giorno dopo, dalla finestra dell'hotel dove abbiamo trovato da dormire. L'ho già detto che la Z9 ha un sensore che incredibile? Z9 su 100-400/4-5.6@100mm 1/400 f5.6 ISO140 Al mattino, la strada che ci riporta al Cabin, finalmente pulita dallo spazzaneve, si presenta così. C'e molto meno vento di ieri, anche se 17m/s sono 61km/h! Z9 su 24-120/4S@83mm 1/800 f11 ISO400 Altro giorno di riposo, anche dallo stress psicologico. Ma non rinunciamo ad un giretto dietro casa. C'è una luce molto speciale. Questo tempo, a queste latitudini ed in questa stagione è una miscela unica. Z9 su 24-120/4S@51mm 1/50 f11 ISO64 La Z9 favorisce riprese ad angoli estremi, come questa: Z9 su 24-120/4S@24mm 1/25 f16 ISO64 Ottenuta così, grazie allo schermo estraibile e basculabile. Z6II su 24-70/4S@28mm 1/80 f11 ISO100 Ma il richiamo della montagna è troppo forte, vogliamo fotografare ancora i Musk Ox. Allora il giorno dopo si torna su. Questo sono io, sul pianoro dove non riuscivamo ad orientarci mercoledì. Di nuovo vento forte, maschere indispensabili, ancora. Ma non nevica. Z6II su 80-400/4.5-5.6@80mm 1/250 f8 ISO100 Non nevica dal cielo, ma il vento è fortissimo. E spazza i pendii senza tregua. Difficilissimo inquadrare e comporre. Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/1000 f8 ISO320 Gli animali sono molto irrequieti. In questa stagione non corrono, per risparmiare energie. E non siamo certo noi a spaventarli (siamo a circa 200mt, impossibile tentare un avvicinamento in queste condizioni) anche perché questo maschio corre verso di noi. Z9 su 500/5.6PF+TC14@700mm 1/1000 f8 ISO400 Tanto vento cancella ogni traccia in pochi minuti. Z9 su 24-120/4S@24mm 1/1250 f16 ISO64 I tre norvegesi hanno trascorso con noi le ultime ore. Il freddo è molto intenso ed oggi mollano prima loro, tornano finalmente in valle. Non riesco ad immaginare come debba essere stata la loro notte in tenda! Probabilmente loro non si spiegano come facciamo a fare avanti ed indietro, a macinare tutti quei Km e quei dislivelli con quello zaino. Z9 su 24-120/4S@120mm 1/1600 f13 ISO64 Dopo pochi minuti faremo la stessa cosa, l'avventura è alla fine anche per noi. Ora, una settimana dopo essere rientrato a casa, al caldo, è tempo di bilanci. È tempo di farsi domande e trovare, non solo nei ricordi ma anche nei file, le giuste risposte. Come va la Z9? Ho trovato i seguenti punti di forza: - Dimensioni adeguate, anche nell'uso con i guanti - Impugnatura confortevole, anche con lenti lunghe - Grande reattività, è un purosangue come la D5 - Batteria di grande capacità, anche nel freddo intenso - 1500 scatti con il 60% di una carica a -20°C - Lo spostamento del bottone di riproduzione immagini (da in alto a SX ad in basso a DX), che a primo impatto mi è parso un errore, rende possibile vedere a mirino le immagini scattate senza spostare la mano sinistra (che sorregge l'obiettivo) - Possibilità di ridurre l'area usata nel mirino, rendendo più semplice fotografare a chi porta gli occhiali (e con la maschera). - Migliori sensori di prossimità sull'oculare, non impazziscono con la neve come quelli della Z6II - Migliori ghiere di regolazione tempi e diaframmi - Migliore possibilità di personalizzazione delle informazioni visibili a mirino, compresa la visione dell'avvenuto scatto (e sfido chiunque fotografi al vento con i guanti a dire che sia inutile) - Area di messa a fuoco che diventa verde a fuoco raggiunto anche in AF-C (una delle peggiori mancanze di Z6II e Z7II) - Area AF Wide che veramente mette a fuoco sul soggetto più vicino, come i gruppi della D5 - Eliminata la tendenza a "cadere sullo sfondo" se più luminoso del soggetto - Migliore qualità del mirino, evidentissima nell'uso "fianco a fianco" - avendo l'accortezza di impostare un PC FLAT - Tendina a protezione del sensore al cambio di lente, di enorme utilità in ambienti ostili come questo - File molto belli, pastosi. Almeno tra 64 e 3200 ISO. Punti di debolezza? - Peso ed ingombro. Dopo tanto uso di corpi piccoli, soprattuto in montagna, si fanno sentire. Per chi ne fa un uso come il mio più che difetti questi sono caratteristiche e sono ampiamente compensati dai vantaggi che un corpo così garantisce. Per gli altri? l'ho già scritto: è grossa e pesante, secondo me ne vedremo un sacco in vendita appena uscirà un corpo più piccolo con questo sensore. In sostanza, non ha battuto ciglio. Sui 3000 scatti fatti ne ho fuori fuoco poche decine, nonostante aver sempre fotografato a mano libera, con focali da 24 a 700mm ed in un vento micidiale. Un vero strumento professionale Nikon. Qui mi aspetta fedele mentre bevo una tazza di te dal thermos. Quindi è promossa? A pieni voti! Ora qualche mese di pazienza, aspetto buono buono che Nital si decida a mandare da NOC la mia!!!! Massimo Vignoli per Nikonland(c) 8/3/2022
    33 punti
  18. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Qualche anno fa biasimavo con vigore l'abitudine ormai consolidata di utilizzare qualsiasi mezzo per scattare immagini ai selvatici; complice un'occasione di gruppo, con gli amici Massimo, Marco e Andrea mi sono ritrovato proprio nel luogo che 5 anni fa mi produsse brutti pensieri ed amare constatazioni (per i chi vuole approfondire, QUI i miei ragionamenti di allora). Questa volta ho bellamente ceduto alla lusinga fotografica, lasciandomi andare ad gioco che, in tutta onestà, è piuttosto divertente, ma che rimane un gioco (appunto). La questione si è articolata così: un'uscita fotografica flash in quel di Pont in Valsavarenche con l'intenzione di inquadrare il gipeto che qui è segnalato ed avvistato con una certa regolarità. Massimo, abituè della zona, mi ha convinto con poco sforzo, così ho infilato nello zaino il mio nuovissimo Nikon Z 400/2.8 S TC per la sua prima uscita montanara. Eccoci quindi di buon mattino al parcheggio di Pont pronti alla salita verso una fantomatica "paretina" un muro di granito su cui scivolano le correnti ascensionali. I veleggiatori come il gipeto sfruttano combinazioni di questo genere per attraversare le valli, battendo con poco sforzo centinaia di chilometri al giorno alla ricerca di qualche carcassa da "disossare". I miei soci sono preparatissimi, conosco Massimo da un diversi anni e so che non lascia nulla al caso. E' attentissimo ad ogni minimo particolare, dalla calza ai piedi al cappello in testa passando per tutto ciò che è utile per ottimizzare una ripresa fotografica. Io, con il mio corredo Decathlon in offerta fine serie, a paragone sono decisamente un "cazzone". In comune abbiamo le scarpe, su quelle non ho mai lesinato. La salita è abbastanza breve da non stancare troppo, ma lunga a sufficienza per sudare un po', anche perché, appena usciti dall'ombra delle montagne, il sole è bello caldo. E' tutto un togli e metti di strati di vestiti, salvo i ramponi che terrò ai piedi fino al ritorno a Pont; sono utili mi danno grip e sicurezza, ho fatto bene a comperarli la sera prima, alla Decathlon ovviamente. A mezza mattina raggiungiamo il punto di osservazione dove troviamo altri fotografi in attesa, Uno di questi si chiama Andrè ed è amico di Marco, l'appuntamento era programmato. Restiamo sulla balconata ad aspettare per diverse ore, sotto di noi la valle con la pista di fondo che pian piano si popola. Del gipeto avremo solo una breve apparizione, lontanissimo più in basso; ci sorprende invece un'aquila in volo radente di cui salvo qualche scatto solo dopo aver ripreso il controllo dell'autofocus della Nikon Z9. Gli stambecchi sono lontani, le montagne sono bellissime ed i camosci ci vengono a vedere. Le ore volano ed è già tempo di rientrare. Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Il massiccio dell'Herbetet. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Cima della Tresenda. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Versanti del col del Nivolet. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 in DX ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Ridiscesi al parcheggio, mentre carichiamo gli zaini in auto, percepiamo del trambusto intorno al rifugio di Pont. I miei compagni sanno di che si tratta, io intuisco che, come 5 anni fa, un visitatore sta attirando l'attenzione dei fotografi: la volpe di Pont è scesa al ristorante. E così è infatti, dietro al locale tra i bidoni della spazzatura, un discreto gruppo di fotografi sta puntando i tele verso uno splendido piccolo cane rosso. Con la scusa di aver con me il nuovo Nikon 400/2.8 Z, CEDO ALLA DEBOLEZZA, mi unisco alla banda e mi concedo al gioco. Effettivamente è fantastico disporre di un selvatico così docile all'obiettivo, ma non nascondo nulla delle modalità di ripresa che sono descritte nelle immagini finali. Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC a 560mm, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 400/2.8 S TC, mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Nikon Z9 ob. Nikon Z 24-70/4 S , mano libera Va bene, è stato divertente, ma c'è di più, ed il di più, come al solito, lo fanno gli incontri e le persone. Così è avvenuto che ho conosciuto Andrè, amico di Marco.; sapevo di questi due giovani fotografi valdostani, di una loro pubblicazione, ma non avevo messo in cantiere l'ipotesi di tornare a casa con un libro nuovo, ed invece... Nuovi Equilibri, storia di incontri con il Lupo Un libro deve raccontare una storia, se questa è avvincente e sorprendente allora resterà a lungo nella memoria diventando cultura propria dell'individuo. Se il libro è fotografico allora quella storia si leggerà velocemente, ma poi si espanderà "nell'immaginario" del lettore che tornerà più e più volte a cercare quelle fotografie. Il "Nuovi Equilibri" di André Roveyaz e Francesco Guffanti è un volume che aprirò molto spesso, le immagini che i due fotografi hanno raccolto sono spettacolari, il lupo è ripreso nell'ambiente montano, in ogni stagione e con ogni meteo, così come gli altri piccoli e grandi animali che popolano le nostra Alpi a cui Andrè e Francesco hanno dedicato doverosa attenzione. Nella scelta degli scatti di questa raccolta si percepisce un forte il desiderio di mostrare il lupo in connessione con la montagna su cui è tornato ad abitare. E questa montagna è il massiccio del Bianco e le valli della profonda Val D'Aosta in cui mezza Italia si inerpica solo per raggiungere le piste da sci. Al chiaro di luna, nel bagliore giallo delle luci degli abitati zeppi di turisti, il lupo porta Equilibri che, più che "Nuovi", sono "Ristabiliti". Le immagini testimoniano incontri vis a vis tra fotografo e lupo, segno concreto di una popolazione in crescita ed in salute, stabilmente arroccata sulle Alpi italiane, ma anche di una relazione con l'uomo priva di conflitto. I lupi ci osservano invisibili ed incontrarne uno è un evento molto speciale: Francesco ed Andrè questo privilegio lo hanno vissuto molte volte, li invidio apertamente. Il volume "Nuovi Equilibri" non è in vendita in nessuna libreria, l'editore non lo può distribuire quindi il lavoro di diffusione e smercio è a carico dei due fotografi Andrè e Francesco. In una società iperconnessa e ipertecnologica per distribuire un libro siamo regrediti al tempo dei pizzicagnoli di quartiere. Ottimo. Ciò detto, da fotografo A fotografi, ve lo consiglio, perchè è un lavoro ben fatto da cui possono scaturire grandi ispirazioni e soprattutto dona la vertigine di un'avventura del fuori porta come mai se ne potevano vivere (nemmeno ai tempi del Pilone centrale di Walter Bonatti). Per qualsiasi informazione di dettaglio non esitate a contattarmi via MP, vi metterò in contatto diretto con i due fotografi (Nikonisti pure loro) Attendo vostre
    32 punti
  19. Sarà tre volte Natale e festa tutto l'anno Nella realtà non sappiamo se sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno né nulla del resto della canzone del fu Lucio Dalla. Ma qualche certezza l'abbiamo. Il 2024 sarà un anno bisestile. E come ogni anno bisestile - tranne quando certi filantropi miliardari creano una pandemia dal nulla e impediscono lo svolgimento delle competizioni internazionali - ci saranno le olimpiadi estive (n passato sempre vetrina di novità fotografiche) e le elezioni del presidente degli Stati Uniti d'America. Pare inoltre, che dalle statistiche di vendita, oramai le reflex siano un ricordo del passato e che le mirrorless, pur con numeri più ridotti, siano in rampa di lancio. E' possibile che, come da abitudine delle società di elettronica di consumo giapponesi, da questo momento parta la curva di sviluppo che porti al picco di vendite. Che presumiamo ci sarà nel 2026, per poi avere un declino lento ma costante. Come è stato per le compatte prima e le reflex poi che hanno avuto il picco tra il 2011 e il 2012 e poi sono molto repentinamente scomparse. Questo è il modello di sviluppo che hanno scelto sin dai tempi dei compattoni audio e degli stereo coordinati con le lucine e i pulsantini tutti uguali a fine anni '70. Per cui è più che probabile che la concorrenza sarà aggressiva nel 2024. Anzi, molto aggressiva. Lo vediamo dalle (s)vendite, i ribassi, i chilometri zero, le campagne di cash-back, regalo, registrazione prodotto e promozioni varie con premi e voucher corso di formazione. Una volta terminata la spinta della stagione dei regali e quella degli sconti, orcomondoboia, che altro resta da fare ? Ma naturalmente lanciare novità. E così sarà. Per tutti. Anzi, Sony è già partita tentando di sbomballare le carte con la Ilce9_3 I rumors parlando di sei nuove mirrorless di Canon. E probabilmente altrettante, comprese le videocamere da Sony. Qualche cosa si inventerà anche Fujifilm, anche se nel 2023 ha già dato. E Panasonic sembra che sia intenzionata a resuscitare il microquattroterzipigrecomezzi anche senza l'ausilio della fu Olympus. Oltre a tanti, tanti obiettivi, anche mai visti. Come il prossimo Laowa rettilineare full-frame autofocus 10millimetrieffedueeotto. Una roba che se me l'avessero detta da ragazzo avrei preso mazzi di aglio e aspersori con l'incenso per fare esorcismi e scacciare i demoni da quel folle ... Potrà essere da meno Nikòn ? Assolutamente no ! Sarà l'anno della Z6 III ? Peter di Nikonrumors ha pubblicato un mockup credibile della Z6 III a confronto con la Z8. La Z6 III viene descritta come una intermedia tra Zf e Z8, un mini-ammiraglia di segmento. Ottima macchina ibrida e candidata ideale a sostenere le vendite di Nikon. Che al momento tirano solo su due macchine : Z8 e Zf. Con la Z8 che però è già entrata nella fase di scontistica e la Zf che probabilmente non tirerà per molto ancora, esaurito il bacino di utenza potenziale che è ridotto per questioni di "immagine". Quindi la Z6 III è credibilmente la candidata ideale al lancio giusto sull'inizio dell'anno fiscale 2025 che si aprirà il primo aprile del 2024 e che porterà al primo consuntivo importante del piano a medio termine "Vision 2030" voluto fortemente dall'attuale presidente di Nikon e che prevede una stabilità di fatturato e di margini per ogni divisione. Nikon è alle prese con l'embargo di materiale elettronico strategico alla Cina e sta cercando di ovviare convertendo tecnologia anni '90 alle esigenze di oggi attenta a non violare le disposizioni del governo (che parla per conto del Segretario di Stato degli Stati Uniti. Dove a novembre ci saranno le elezioni ... e che è alle prese con magagne che partono dal Mar Nero, per arrivare al Mar Giallo, passando per il Mar Rosso ). E deve essere sicura che la vacca da mungere divisione imaging produca margini e fatturato. questa è, secondo Nikonrumors, la possibile forma della Z6 III Qui messa di fianco alla Z8 possibile ? Possibilissimo. Dopo 6 anni dal lancio (la Z6 II non è altro che un aggiustamento del concetto iniziale) è il momento di una riprogettazione radicale che passi anche dall'ergonomia e dalla forma. Ammettiamolo, tutte le varie Z6-Z7-Z5-Z50 sono scarrafoni belli solo a mamma loro ! Cosa ci sarà dentro alla Z6 III non lo sappiamo. Ma un modello strategico che dovrà stare sul mercato almeno 4 se non 6 anni - e quindi fino al 2030 - deve essere avanzato. Con un sensore nuovo e prestazioni allo stato dell'arte. Anche se distanziato da Z8 e Z9. Ma non troppo. Ma non sarà sola Noi pensiamo che le nuove Nikon Z nel 2024 saranno tre. Una, due e tre. Distanziate tra loro di quanto basta per poterle produrre e commercializzare. Delle fotocamere a listino, solo la Zf pensiamo sia realmente in produzione. Le altre vendono dalle scorte di magazzino. Quindi se quello che sentiamo è vero anche solo a metà, la Z6 III deve già essere in produzione e in fase industriale pronta per la produzione da gennaio. E le altre a seguire. Cosa saranno ? Di certo una macchina DX. E forse una macchina ad alta risoluzione con un sensore imparentato con quello DX. Della Z9h di cui ha parlato Nikonrumors, per quanto plausibile, noi dubitiamo. Nikon continuerà a spingere sul firmware Non vi preoccupate è tutto marketing. Tenere disallineati i firmware dei modelli con l'Expeed 7, serve ad alimentare aspettative che poi vengono colmate solo per creare altri divari. E intanto la Z9 arriverà al firmware 5.0 e la Z8 e la Zf alla versione 2.0 Z8 e Z9 probabilmente acquisiranno il pixel-shift e Z8 e Zf il riconoscimento degli uccelli. La Z8 anche lo scatto automatico. E via spropositando. E gli obiettivi ? Nel 2023 sono stati otto i nuovi Nikkor lanciati. Uno se lo sono conservato per il 2024 (il 35mm f/1,2) probabilmente perché hanno sentito che anche Canon lancerà nel primo semestre 2024 il suo 35/1.2 E poi ci sarà - come dice Nikonrumors - un superzoom 28-400. Ma non finirà certo li. Ci aspettiamo almeno altri 6 obiettivi nuovi nel 2024. Se non di più. E tutti a sorpresa, dato che la roadmap è stata accantonata. Ci siamo rimessi a fare gli indovini ? No, sono solo ragionevoli previsioni, basate sullo stato dell'arte di Nikon e sullo stato dell'arte del mercato e le mosse della concorrenza. Che sarà una marcatura a vista. Con Nikon che è tornata a puntare solo Canon e Sony che cerca di differenziarsi a modo suo. Come le sue scelte alternative in fatto di corpo macchina e formato di schede di memoria che sostanzialmente la tengono lontana dal grosso del mercato professionale. Che non conterà molto ma se una agenzia passa da un marchio ad un altro, può fare male. Quindi, in sintesi, come sarà l'anno che verrà ? Frizzante ! E noi di Nikonland ? Ci divertiremo un mondo a provare tutto quello che ci capiterà per le mani. Insieme a voi e con la vostra partecipazione, se vi andrà E se no, con le sole nostre forze. Max, l'infaticabile Admin e me medesimo. Ma, intanto, accettate in anticipo, già da oggi 20 dicembre, i migliori auguri di un effervescente e nikonissimo 2024. E che ad ognuno Nikon esaudisca almeno un desiderio ancora insoddisfatto. Z, naturalmente !
    32 punti
  20. [immagine creata con Leonardo.ai] Martedì 1/8/2023 ? In genere Nikon fa gli annunci al martedì … Macchina registrata il 16/6/2023, pensavamo sarebbe stata annunciata il 25 luglio, martedì scorso, anniversario della fondazione Nikon ma ci siamo sbagliati. Per quello che sappiamo, la nuova Nikon avrà : il sensore della Nikon Z6/Z6 II, un 24 megapixel BSI CMOS non stacked i comandi "vecchia scuola", stile Nikon Zfc il processore di Z8/Z9, Expeed 7 il nuovo autofocus con il riconoscimento degli oggetti altre sorprese .... per ora imprecisate. Probabilmente a giorni l'annuncio ufficiale. ZeFi, madrina di Nikonland per la Nikon Z f [fonte delle anticipazioni : Nikonrumors per la notizia in se e Thom Hogan per il processore e il sensore] Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    32 punti
  21. simulazione pellicola Ilford FP4 125 ma scatto nato così, guardando questa costruzione dal cancello di casa [consiglio di ingrandire le foto per vederle meglio] Un famoso fotografo, reso celebre dai suoi ritratti esotici, anni fa, a Roma, ad una "personale" consigliò ad un nostro amico di "riconnettersi con le radici della fotografia". L'unica cura per l'ipertecnologia delle fotocamere proposte dal trio NiSoCan. Il modo migliore per farlo ? Acchiapparsi una Fj o una Le. Ed usarle come una volta, con i quadranti, le manopole e le ghiere. Perché una Fj Xo una Le QM anzichè una GFX o una SL ? Perchè solo quelle fotocamere consentono etc. etc. etc. Incidentalmente, potremmo essere maligni ma non lo siamo, quel fotografo che con le sue Nikon ha percorso i sette mari, i deserti e le montagne più impervie, pubblicando reportage con FM2 e ritratti con F5 e D3, oggi in età matura è Le Ambassador. Ma non conta, conta il concetto. Riconnettersi. Le radici della fotografia. La fotografia è nata in bianco e nero quando la pittura era a colori già da millenni per questioni tecnologiche. La fotografia è comunque, sia a colori che in bianco e nero, luce, contrasto, forme, composizione, impatto. Probabilmente questa era la noce del consiglio, la scusa del mezzo, quello più tradizionale e - immagino io - semplice da usare come intermediario. ieri mattina, nebbioso. Nikon Zfc con Nikkor Z 24/1.7 ad f/10. Scatto pensato in bianco e nero esplorando il mondo davanti a me con il mirino della Zfc. Volevo che affiorassero dalla nebbia le sagome degli alberi lontani, con la quinta formata dai pali elettrici. Se immaginiamo bene, è possibile che il senso fosse quello di tornare a riconsiderare gli aiuti della fotocamera - sempre più esasperati e soverchianti le capacità del fotografo - per riprendere il proprio potere fotografico. ieri mattina, nebbioso. Nikon Zfc con Nikkor Z 24/1.7 ad f/10. Scatto pensato in bianco e nero esplorando il mondo davanti a me con il mirino della Zfc. Il sole comincia a farsi spazio Vedere a mirino ciò che si sta "creando", al di là del soggetto, che può essere banale o minimalista, regolando la fotocamera e l'obiettivo con le proprie mani, infischiandosene di quello che direbbe l'esposimetro. Guardando la luce e come si formano i contrasti e le luci e le ombre. ieri mattina, nebbioso. Nikon Zfc con Viltrox 13mm f/1.4 ad f/4. Scatto pensato in bianco e nero esplorando il mondo davanti a me con il mirino della Zfc e regolando tempo e diaframma a mano, senza guardare l'esposimetro. Dietro la sagoma dell'albero verde ma reso nero dalla luce del sole incidente in raffronto alla nebbia retrostante Guardare, Pensare, Regolare, Inquadrare. Ecco l'immagine. A casa si tratterà solo di "tirarle" (dal termine francese che comprende l'esposizione della carta che le eventuali sovra e sotto esposizioni o regolazioni di contrasto e tono ... in stampa) per ottenerne vere fotografie. E' un ambiente familiare, dove passeggio ogni giorno, è il circuito dove la gente porta a giocare i cani. Sono campi agricoli, alcuni coltivati altri messi a disposizioni delle greggi in transumanza durante l'inverno. Il sole prende sempre più forza e il contesto cambia. La nebbia si alza e si dissolve. Le sagome, anche con il semplice Nikkor Z 24/1.7 descrivono un orizzonte che sembra lontano ma sono pochi passi. una copertura per il maneggio coperto si offre ad una foto strutturata. Gli elementi sono semplici e per lo più composti da grafismi. La resa complessiva vuole ricordare una pellicola 50 ISO Ilford. giro lo sguardo, l'uomo col cane che mi ha appena superato è più avanti nella stradina che costeggia il maneggio. Il tempo di questo scatto e gli alberi di fianco mi attirano. sono presi a 24 e a 13mm con diaframma f/8 e il classico 1/125'' ad ISO 100. Le stesse impostazioni che usava mio padre con la sua Zeiss Contessa quando io avevo 4 anni. gli stessi alberi, qui inquadrati solo parziali, si spogliano. L'ultimo scatto mi ha ricordato certe foto d'autore dei Joshua Tree più avanti uno specchio di sicurezza stradale mi offre questa forma che trovo irresistibile in questa situazione di luce. di questa casa, solo in apparenza abbandonata mi ha richiamato la muffa sulla parete a nord, più che la sua banalità. Che volevo sembrasse alla fine quasi un HDR. mentre più avanti la copertura sintetica del campo di calcetto riflette il sole pieno e calda in una giornata partita da - 4°C. La parete anteriore sembra l'entrata di un bunker minaccioso. Ma siamo solo a "35mm", nulla di spaventoso. io adoro le panchine e ciò che le ricorda. Posso immaginare di parlare con le persone che ci si sono sedute sopra, senza il disturbo di averlo fatto sul serio. La rete che mi separa nel primo (visibile) e nel secondo (sotto di me) mi lascia osservatore anziché attore della scena. ma una macchina così piccola e un obiettivo così compatto si possono anche avvicinare per attraversare la rete. La scena diventa così più personale e meno voyeuristica. Altri elementi banali, consueti per me, che la luce può descrivere diversamente, come voglio vederli io in questo momento sono rientrato a casa. Il giro è finito, è durato una mezz'ora. Mi sono riconnesso con la fotografia ? Io credo di si, ammesso che me ne fossi mai disconnesso. E quanto ha contato lo strumento che ho utilizzato ? Devo essere franco ? Sul serio ... credo ZERO MENO MENO. Con qualunque fotocamera avrei potuto fare le stesse cose che avevo in mente. qui ho scelto di usare la mia Nikon Zfc "interista" con il Nikkor Z 24/1.7 prestatomi da Max, portandomi dietro anche il Viltrox 13/1.4 per poter avere una visione alternativa ancora meno normale .... del normale. Gli obiettivi Viltrox (come i Voigtlander) hanno l'anello del diaframma attivo, quindi si lavora ancora più "riconnessi con le radici della fotografia". la Nikon Zfc ha ghiere, quadranti, manopole e per me è naturalmente impostata in Manuale. Il suo Bianco e Nero - standard, senza bisogno di fare i creativi - è già di ispirazione. E il suo sensore ha una gamma dinamica che non ha proprio nulla da invidiare ad una Leica o ad una Fujifilm. E' compatta, leggera, prestazionale, soprattutto Nikon. E non ha un obiettivo fisso ma permette di cambiare obiettivo per permetterci di essere ancora più creativi senza contorsioni mentali tipo il ritaglio, le cornicette, lo zoom digitale. Normalmente si lavora bene anche a 6400 ISO (il 100% delle foto che realizzo a corredo degli articoli per Nikonland è fatto dalla Nikon Zfc Red&Silver con il 16-50 a 3200 ISO quando non ho voglia di usare il treppiedi come invece ho fatto in questo caso). E volendo, si può andare anche oltre e poi intervenire in Lightroom. Così come sempre da Lightroom si può portare la sua risoluzione a 80 megapixel. Come ben sa Max che ha stampato in grande i suoi tulipani scattati con la Zfc Mint&Silver e il Trioplan la primavera scorsa, poi portati a risoluzioni esagerate senza colpo ferire. Insomma, abbiamo strumenti estremamente duttili in casa. Dobbiamo cercarne altrove ? Io credo di no. E poi Nikon ci ha proposto due macchine che si connettono naturalmente alle radici della fotografia. Non bastasse la Zfc c'è la Zf che va 10 volte oltre. Alla Zfc ? No, a qualsiasi Fujifilm e/o Leica. Serve una medioformato da 100 megapixel e 10.000 euro per fare foto "ispirate al fineart" come queste con soggetti banali di tutti i giorni ? Ma va là, va là, va là. Serve una cosa sola. un fotografo ispirato dalla propria esperienza. E una Nikon Camera, come cantava Paul Simon già nel 1973
    30 punti
  22. Testo e foto di Jorgos Hatziangelidis (c) 2023 - per Nikonland 1987. L’ avvoltoio sapiente che tira le pietre. “Angelo, vieni subito per favore , e’ successo un pasticcio”. 1987, Spagna, Estremadura. La voce nella radio da campo era di Marco Pavese che invitava Angelo Gandolfi al capanno. Erano trascorsi sette giorni di appostamenti senza esito. Il capovaccaio, l’avvoltoio egizio, si era visto solo da lontano sorvolare il posto ma non si era mai posato sul terreno. I due amici erano partiti alla fine di maggio di quell’ anno verso l’ Estremadura, dove i capovaccai nidificavano in quel periodo. Sei mesi dopo sfogliavo le pagine dell’ articolo sulla rivista Airone che compravo immancabilmente in quel periodo quando studente all’universita’ di Venezia. ‘’L’avvoltoio che tira le pietre’’ figurava sulla copertina del numero 79 e aveva colpito pure me. Le foto di Angelo e Marco mi avevano stregato. Nella mia testa cercavo di ricostruire la scena e viverla di persona: L’avvoltoio che tira le pietre. Infatti gli esemplari di Neophron percnopterus, nome scientifico del Capovaccaio, in particolare quelli presenti in Africa, sono noti per l'utilizzo di pietre come utensili. Quando un capovaccaio individua un uovo di grandi dimensioni, per esempio come quello di uno struzzo, si avvicina ad esso tenendo un grosso sasso nel becco e poi lancia la pietra, facendo oscillare il collo sopra l'uovo. L'operazione viene ripetuta fino a quando l'uovo non si rompe. Per tale scopo prediligono sassi arrotondati. Questo comportamento, venne riportato per la prima volta da Jane Goodall nel 1966 nella rivista Nature. Tale abilità e’ innata, non appresa da altri uccelli, e viene messa in atto ogni qualvolta gli uccelli associano uova al cibo e hanno a disposizione dei ciottoli. Tornando all’ avventura etologica-fotografica di Pavese e Gandolfi, nel 1987, in Europa era impossibile trovare l’uovo di struzzo commestibile. I due avevano deciso di costruire uova finte. Partirono avendo con loro sei uova di gesso. Purtroppo quattro si ruppero durante il viaggio a causa di un banale incidente. Una volta arrivati sul posto riempirono uno dei gusci ancora intatti con il contenuto di ben diciotto uova di gallina e si appostarono presso la carogna di una pecora, che aveva la funzione di attirare gli avvoltoi presenti nelle vicinanze. Per cinque giorni non accadde nulla, poi nelle notti successive due uova sparirono depredate da una volpe. Angelo decise di prendersi una vacanza esplorando I dintorni. Marco invece volle insistere da solo. Incollo’ pazientemente i frammenti di un uovo rotto lasciandolo vuoto per evitare tentazioni di furto. Tale espediente fu causa del ‘’pasticcio’’ accaduto in quella famosa mattina. Quando Angelo arrivo’ al nascodiglio Marco gli racconto’ il deludente esito della visita dell’avvoltoio. Decisero subito di ritentare. Incollarono nuovamente il guscio di gesso e sacrificarono il loro pranzo riempendo il finto uovo con tre etti di prosciutto crudo e yogurt all’ ananas. Da li’ in poi assisterono nei giorni successivi alla ripetuta visita di una coppia di capovaccai, con la femmina che invitava il maschio a compiere Il suo dovere di marito generoso che offre la cena. Nasce cosi l’ articolo pubblicato sulla rivista. 2023. Si riprova l’ esperimento. Maggio, 2023, Nord della Grecia. La nostra macchina entra in una strada sterrata nella campagnia sperduta fuori dal paese Pentapoli di Serres. Babis Giritziotis, mio compagno di avventure ed io, eravamo partiti da Salonicco con destinazione Madzharovo in Bulgaria. Dopo aver raccontato l’ avventura dei due italiani al mio amico e sapendo che nella localita’ Bulgara ogni anno nidificano almeno due coppie di capovaccai, abbiamo deciso di riprovare l’esperimento. Eravamo gia’ in ritardo per il nostro viaggio ma dovevamo recuperare il cibo speciale per i nostri amici avvoltoi. Avevamo un appuntamento in un allevamento locale di struzzi. Il proprietario si e’ dimostrato molto curioso quando ha saputo che fine avrebbero fatto le quattro uova fresche che aveva appena confezionato per noi. Siamo ripartiti, 308 km ci separavano dalla cittadina bulgara che ospita la Rewilder Rhodopes Foundation. Essendo in contatto con Marin Kurtev, membro onorario-fondatore dell’ associazione e gestore del capanno per l’ avvistamento degli avvoltoi, eravamo stati informati da tempo dell’ arrivo di due coppie di capovaccai. L’ avvoltoio egizio è monogamo e nidifica ogni anno nella stessa cavità, grotta o cengia rocciosa. ‘E l'unica delle quattro specie di avvoltoio in Europa che osa fare un viaggio così pericoloso! Gli uccelli che vengono in Grecia e in Bulgaria di solito trascorrono l'inverno in Ciad o in Sudan. Da lì percorrono in media 5.000 km, attraversando almeno 7 o 8 Paesi (Ciad, Sudan, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Siria, Turchia), alcuni dei quali dilaniati dalla guerra, attraversando deserti, grandi città e il mare per raggiungere la cengia preferita, dove si trova il loro nido. La sera tardi arrivammo a destinazione. La mattina successiva, molto presto, ancora col buio, entriamo nel nostro nascodiglio. Marin ci ha spiegato che la postazione del capanno in questo periodo primaverile viene visitata da tante specie di volatili e non. Oltre ai capovaccai, che si sono fatti presenti il giorno precedente, ci sono i grifoni, l’ aquila reale, l’ avvoltoio monaco e forse anche il lupo. Prima di entrare nel capanno Babis posiziona due delle quattro uova a una distanza di una quindicina di metri dalla nostra postazione. Fa in modo che le grosse uova si vedano bene e si assicura che sul posto tra l’ erba si possano trovare anche dei sassi. La macchina di Marin riparte e noi rimaniamo nel buio a preparare la nostra attrezzatura. Qualcosa va storto. La prima luce del giorno spunta fiacca e illumina lo scenario davanti a noi. Siamo ansiosi di veder realizzato il nostro progetto. Intanto speriamo nell’ incontro ravvicinato con il mitico uccello sacro all'epoca delle piramidi, utilizzato simbolicamente nei geroglifici. Da esperienze precedenti sul posto sappiamo che i primi ad arrivare sono i grifoni. Questi uccelli sono molto ansiosi e molto sospettosi. Di solito stanno ad una distanza di una ventina di metri dal capanno e non si avvicinano di piu’. Se loro avvertono un pericolo e scappano, suscitano un allarme generale. In questo caso sara’ difficile che durante il giorno arrivino altri avvoltoi o rapaci. E’ passata quasi mezz’ ora dallo spuntar del sole. Babis era distratto a preparare un po’ di caffe’, quando si sente l’arrivo di grossi uccelli. Io che facevo da guardia lo avverto sotto voce. I primi quattro grifoni erano atterrati davanti a noi alla distanza di una ventina di metri piu’ o meno. Mentre altri sorvolano sopra il capanno e un po’ alla volta atterrano anche loro. In un quarto d’ ora sono arrivati piu’ di una ventina di esemplari. Noi potevamo solo assistere al momento, stringendo le macchine fotografiche ma immobili e senza poter muovere i nostri obiettivi che spuntavano fuori dal capanno. Cominciamo a scattare in modalita’ silenziosa. I grifoni si prestano a farsi fotografare con i loro movimenti goffi. In quel momento di silenzio assoluto all’ interno del capanno sentiamo i passi saltellanti di un uccello sul nostro tetto, non diamo retta e continuiamo a scattare. All’ improvviso appare alla nostra destra e a soli quattro metri dalle nostre finestre un uccello un po’ piu’ grande di una gallina. Era lui, il capovaccaio in persona. Guardava verso di noi incuriosito dai nostri ‘’tubi’’ che fuoriuscivano dalle finestre. Potevamo solo osservarlo senza poter muovere i nostri obiettivi per riprenderlo. I grifoni avrebbero subito avvertito pericolo e sarebbero scappati via. Fa due passi curiosando senza dimostrare paura. Sono rimasto colpito, dimostrava intelligenza e sicurezza. Noi impotenti a fotografarlo abbiamo assistito al suo improvviso involo una decina di metri piu’ in la’ verso una delle due uova. Non abbiamo avuto neanche il tempo per realizzare cio’ che stava accadendo sotto i nostri occhi quando il capovaccaio solleva dal terreno un sasso e comincia a fare le prove di tiro. Una, due, tre, quattro volte. Tutte senza prendere di mira l’ uovo ma esercitandosi facendo prove di tiro. Io e Babis ci siamo guardati con grande sodisfazione, il nostro progetto di osservare di persona questo comportamento dell’ avvoltoio egizio si realizzava davanti a noi. Quasi stregati dall’ evoluzione dei fatti, assistiamo ai primi tentativi di rottura dell’ uovo di struzzo. La luce e’ buona, il nostro soggetto in piena azione si esibiva e faceva quello che noi speravamo tanto ma i nostri obiettivi, fissati su cavalletti, puntavano dalla parte opposta, verso i grifoni. Cominciamo a muovere i nostri tele con spostamenti micrometrici. Per compiere una rotazione di piu’ o meno 100 gradi ci mettiamo una eternita’ di 40-50 secondi. Il capovaccaio nel frattempo aveva gia colpito piu’ volte l’ uovo di struzzo che si dimostrava molto resistente. Al quarto-quinto tentativo riesce a romperlo e comincia a gustare il suo pasto. Avendo perso fotograficamente quasi del tutto la scena, assistevamo con interesse agli avvenimenti sperando che in un secondo tempo il nostro protagonista o un altro suo simile avrebbe tentato di rompere il secondo uovo. Gli amici del banchetto e la guest star. Nel frattempo i grifoni hanno cominciato ad essere piu’ vispi e meno sospettosi. Cualquno ha dimostrato interesse per i pezzi di carogne sparsi in luogo da Marin la mattina presto. Il capovaccaio ora figurava contento e sazio del suo pranzo e non si avvicinava piu’ alle uova. Il tempo passava. Altri rapaci cominciano ad arrivare. In alto, in cielo una coppia di cornacchie grigie infastidivano un nibbio bruno che cercava di atterrare ma esse non gli lasciavano spazio e lo cacciavano via. Le evoluzioni dgli uccelli erano magnifiche, piene di dinamismo e dimostrazione delle proprie capacita’, proprio delle vere battaglie aeree, uno spettacolo. Il capovaccaio continuava a pascolare tranquillo nel prato quando dal niente arriva, con il suo volo maestoso, un’ aquila reale adulta e atterra vicino ai grifoni. Le ore passano e scene interessanti si alternano con diversi protagonisti. Non per ultimo fa la sua comparsa anche l’avvoltoio Monaco. Il nibbio dopo tante evoluzioni e’ finalmente riuscito ad appolaiarsi su un ramo secco. Le cornacchie curiose dell’ uovo sono le uniche che hanno provato ad assaggiare il suo contenuto, tutte le altre specie non hanno dimostrato alcun interesse. Ormai e’ pomeriggio avanzato, il capovaccaio va e viene. Si tratta sempre dello stesso individuo anche se abbiamo notato un secondo esemplare svolazzare nel cielo. Una seconda aquila, un po’ piu’ giovane questa volta, si presenta e si ciba della carogna di una pecora cercando adirittura di portarsela via intera ma non ce la fa. II gruppo di grifoni, diminuito di numero, sta sempre la’ ad assistere alle scene messe in atto dalle varie specie. La luce ormai comincia a calare. All’ improvviso un movimento insolito nel gruppo degli avvoltoi lascia lo spazio libero attorno ad una delle carogne. Un nuovo arrivato fa la sua comparsa tra il gruppo. Questa volta non si tratta di un uccello ma di un animale a quattro zampe, lo sciacallo. I raggi del sole ormai sono di una tonalita’ bella calda e accarezzano la pelliccia della improvvisa guest star. Un incontro che ci ha regalato bellissime immagini completando cosi le occasioni offerte dalla prima giornata. Il secondo uovo pero’ stava ancora la’ intatto, il capovaccaio non ha voluto regalarci una seconda chance come tanto speravamo. Un inaspettato lieto fine. All’ alba del giorno dopo abbiamo ripreso le nostre postazioni, come al solito, riposizionando nel campo due uova intere, rinnovando in questa maniera le nostre speranze di riprendere la scena fatidica. Questa volta i nostri teleobiettivi puntavano direttamente verso le due uova aspettando i capovaccai. Come al solito, i primi ad arrivare sono i grifoni, le cornacchie sono anche loro presenti a disturbare un po’ tutti. Nel cielo sorvolano ben tre esemplari di capovaccai. Due di loro atterrano e cominciano a saltellare e svolazzare bassi qua e la’. Eccolo uno, e’ il nostro amico del giorno precedente. Le uova stanno la’, intatte. La mattinata ci regala scatti interessanti ma niente di eccezionale e particolare. Verso mezzogiorno il tempo diventa nuvoloso e un leggero vento, che accarezza l’erba alta, spazza via anche le nostre speranze. Ormai e’ pomeriggio, le ore che ci rimangono di questo secondo e ultimo giorno sono poche. Ma la natura e’ la’ fuori, viva, a far muovere i nostri inconsapevoli attori dentro una scena che diventa quasi drammatica e fa intrecciare i loro passi e i loro movimenti con il nostro destino di fotografi. Le spighe dell’ erba alta danzano seguendo la melodia di una canzone che non si sente. Il gruppo di grifoni conta pochi esemplari che stanno la’ come spettatori. Due capovaccai si intrufolano tra l’erba, giocando con noi un nascondino interessante come se sapessero che cosi’ diventano i protagonisti assoluti della scena. La luce anche se diffusa diventa calda. L’adrenalina fotografica sale. Cerco le inquadrature migliori dei miei soggetti. All’ improviso il capovaccaio veste il suo aspetto sacro. Anche se piccolo di taglia con l’ aria tra il piumaggio si gonfia. La criniera attorno al collo gli offre imponenza e diventa maestoso come un leone alato. Apre le ali come per equilibrare contro il vento e diventa divino ed imperiale. Questa volta non perdo la scena e la mia Z9 registra con maniacale precisione l’evolversi dei fatti. Con l’occhio nel mirino cerco il secondo capovaccaio. La natura scherza di brutto con noi. Sempre attraverso il mirino scopro la presenza di un altro rapace che pascola nel prato, probabilmente e’ arrivato senza che noi ce ne accorgessimo essendo impegnati a scattare. Un bellissimo esemplare di aquila di mare, Haliaeëtus albicilla, si muove tra l’ erba alta e il gruppo di grifoni cercando cibo. Passano parecchi minuti nei quali ci vengono offerte scene interessanti e scatti che segnano la nostra memoria. L’ attivita’ cala, i grifoni ripartono uno alla volta, lo stesso fanno anche i capovaccai. Un’aquila crhysaëtos ci regala un passaggio furtivo di qualche minuto. Messaggiamo con Marin e ci informa che sarebbe venuto a prenderci dopo un’ora. Ormai sono le 18:40 e la luce comincia a calare. Guardo le due uova che giacciono ancora intatte di fronte a noi. Il nostro progetto di ripetere l’ esperimento di Angelo e Marco e’ andato in porto con successo ma non documentato con altrettanto successo. Cominciamo un po’ alla volta a raccogliere e mettere via il nostro materiale sparso all’ interno del capanno, mantenendo pero’ fino all’ultimo una fotocamera sul cavalletto. Ci distraiamo a rivedere sullo schermo delle nostre fotocamere alcuni momenti interessanti della giornata. Marin dovrebbe arrivare fra mezz’ ora piu’ o meno. Guardo fuori, il vento si e’ calmato. Di colpo, quasi a spaventarci, arriva dal nulla il capovaccaio. E’ sempre lui, l’esemplare del giorno precedente. Capisce che siamo ancora la’, guarda i nostri obiettivi che scrutano i suoi passi, si avvicina e poi si allontana. All’ improvviso invola un po’ piu in la’ verso una delle due uova. Io e Babis ci guardiamo senza poter credere ai nostri occhi. Il nostro amico alato comincia a scegliere sassi e a fare le prove di tiro. informiamo Marin del fatto e gli chiediamo di non avvicinarsi senza il nostro consenso. E’ il momento che tanto desideravamo. L’ avvoltoio sacro e’ stato veramente generoso con noi ed ha voluto regalarci questi momenti proprio all’ ultimo istante, come un vero amico . Vivere questa esperienza e’ stato al limite del commovente.
    30 punti
  23. ...secondo Paul Nicklen. Spesso, quando vedo fotografie particolarmente creative, mi chiedo “ma come accidenti avrà fatto a pensarla?" Sempre, concludo dicendomi che l’autore è un vero genio, ha talento e lo fa per mestiere quindi riesce a dedicarci un mucchio di tempo. Di sicuro questi - talento e tempo - sono ingredienti determinanti. Ma non sono gli unici. Per migliorare, per arrivare a fare foto sorprendenti come le sue, occorre provare a fare quello che non si è capaci a fare. Uscire, a tentativi ed esperimenti, fuori dalla confort zone e fare cose delle quali non si è sicuri. A volte nemmeno un po’. Tanti anni fa, quando ho iniziato a fotografare, seguivo un consiglio del mitico, almeno per me, John Shaw, che suonava più o meno così: quando hai fotografato il tuo soggetto come hai pensato di fotografarlo…. prendi dalla borsa la lente per te meno adatta e provaci con quella. Devo dire che l’ho seguito per anni, ma da molto faccio una cosa diversa: penso all’effetto che cerco e provo a realizzarlo. Ma così niente mi sorprende se non, a volte, il riuscirci. Io credo molto che sia importante crescere come fotografi anzi, meglio, come artisti. Per questo cerco di dedicare tempo a questi argomenti. Purtroppo, la maggior parte delle volte trovi le ricettine trite e ritrite, come la regola dei terzi o l'istogramma svelato o... A volte, invece, inciampi in qualcosa di illuminante: il racconto di come Paul Nicklen è arrivato a produrre le sue immagini migliori. Lo scrive in un suo ebook, intitolato Photographing WILD insieme a molte altre cose interessanti. Lo consiglio a tutti, 20$ molto ben spesi secondo me - lo trovate qui. Questa la copertina. Che dice il buon Paul? “Get the safe shot. Make it sharp. Then put your energies into making something great, something that will draw the viewer in. And then you’ve done that, take it one step further”. Insomma metti al sicuro il risultato minimo, poi prova ad andare oltre. E poi prova ad andare ancora più in là. Era ovvio, è un artista. Non può essere un consiglio pratico su come muovere le ghiere. Non di meno l'ho trovato illuminante perché razionalizza quello che a volte provo a fare. E perché è utile farlo. Ha dato un nome a questa pratica, la chiama 20-60-20. Il primo 20 è finalizzato a mettere in sicurezza il risultato, fare in modo di non tornare a casa con le tasche vuote. Beh, lui lo fa per lavoro e deve produrre. Ma notate che questa è la parte più piccola del tempo. Quella che, se si domina la tecnica, produce fotografie che sono commentate come “Che dettaglio! Che nitidezza! Tecnicamente perfetta!”. Magari anche “ben composta!”. Insomma, una buona immagine. Purtroppo è qui che noi comuni mortali ci fermiamo troppo spesso. Dedicando tutto il restante tempo… a rifare foto sostanzialmente come quelle già fatte. Certo non sempre, perché si cambia soggetto, a volte punto di vista. Ma raramente davvero “altre foto”, perché quello che non cambiamo è la cosa più importante: il modo di fotografare. Lui, invece, cambia marcia ed entra nel secondo stadio, il 60. Che rappresenta la maggior parte del tempo della sessione. Perché una buona immagine non è il suo obiettivo, lo è una grande immagine. Questo è il momento in cui lui spinge se stesso oltre. Quando sperimenta, fa cose che non ha fatto prima…. E guarda cosa succede. Fino a quando non esce fuori qualcosa di cui è soddisfatto. Non l’immagine nitida-bene a fuoco-ben composta, ma quella speciale perché non è la solita immagine. E’ quella che stupisce, che colpisce chi la guarda. Poi c’è l’ultimo 20. Quando butta fuori le idee improbabili o impossibili. Ma le prova! Racconta “Una volta ho fatto un’esposizione di 18 secondi di un sommozzatore di notte, a mano libera con una camera subacquea mentre venivo martellato da forti correnti, e quella fotografia è una delle mie favorite di quel incarico (NDR: del National Geographic)”. Ammette che la maggior parte di quelle fotografie sono da buttare, ma dice anche che, facendole, sempre impara qualcosa e fotografando in quel modo cresce come fotografo. “That is my own personal school of growth, and that growth always expands”. Insomma, non è importante quante foto si fanno, se si vuole l’immagine speciale occorre prendere dei rischi, uscire dalla confort zone di quel che si sa fare, del "modo giusto” di farlo. Perché così si imparano altri modi di fare, che ampliano quella confort zone. Il processo si ripete e nel mentre si fanno foto speciali. Nel processo, continua, non preoccuparti se le butti quasi tutte. L’importante è provare a fare grandi immagini e, sbagliando, imparare. Il problema non è fallire, è non provare! Non ho messo didascalie sui dettagli tecnici delle immagini, ma non ho neppure tolto gli exif. Per cui chi non ha capito cosa intendo con l'articolo può andare a leggerli. Ma con l'ultima, che fa da copertina e da chiusura di questo articolo, ringrazio il mio amico Alberto. Con il suo stimolo ho provato i tempi lunghi a 840mm a mano libera, per vedere l'acqua che scorre. E con ostinazione ho cercato il tempo giusto, tra 1/10 ed 1/100, che facesse proprio quel filato li. E si, per averne con il Merlo acquaiolo nitido c'è voluta parecchia pazienza.... già, il 60! Incidentalmente, vedi l'ironia, era 1/60 . NDR - 1 Francamente non sapevo come illustrarlo questo articolo, non potevo prendere immagini di Paul e mi sentivo in imbarazzo a prendere immagini mie, temevo lo consideraste superbia. Ma non potevo non metterne. Allora ne ho scelto alcune, l’unico collante tra di loro è quello di essere “immagini provate”. NDR - 2 Spero di non avervi annoiato con queste riflessioni. E magari, una volta tanto, metterci a parlare di fotografia e non di pixel, millimetri, grammi, giga, euro, … Perché per fare fotografie migliori più della Zxyk serve essere fotografi migliori. Massimo Vignoli per Nikonland (c) 19/5/2023
    30 punti
  24. Ordinato appena il Nikonstore.it lo ha messo in preordine, circa un mese fa, eccolo qua, non appena arrivato oggi a pranzo, tirato fuori dalla scatola e subito montato sulla mia Z30, sulla quale farà corpo unico, da qui in poi... forza, taglia il sigillo... dai !!! eccolo velocemente fuori dal semplice ed essenziale imballo in cartone e politene, privo anche del paraluce, per contenere il prezzo appena sopra quello dell'entry level 16-50 niente pezzetta in microfibra, nemmeno traccia di un manuale d'uso che riporti schema e dati principali: i depliant in tutte le lingue del mondo parlano solo di istruzioni per l'uso e manutenzione... gli unici dati sono stampati sul retro del barilotto e parlano di distanza minima di maf e di Thailand come fabbrica Nikon, oltre al numero di serie tranquilli, che lo schema ve lo pubblica Nikonland: 12 lenti in 15 gruppi comprese una ED ed una asferica dimensioni contenute in 7,2x6,3cm e ghiera filtri da 67mm, peso contenutissimo in 205grammi !!! La luminosità varia da f/3,5 a f/5,6 alle focali estreme (f/4 a 15mm, f/4,5 a 18mm, f/4,8 a 20mm, f/5,3 a 24mm) ma il barilotto non si estende in zoomata, fatto molto raro in un obiettivo zoom di primo prezzo come questo. La caratteristica saliente è chiaramente la costruzione elettrica della ghiera di variazione focale, tanto da poter essere pilotata sia dai pulsanti della fotocamera che vengano deputati dall'utente a questo scopo (io ho settato i due fn1 e fn2 a fianco dell'impugnatura anteriore), oppure da quelli del telecomando bluetooth ML-L7, o anche dal professionale remote control MC-N10appositamente abilitato dall'aggiornamento fw della Z30 e della Zfc appena uscito. La velocità di zoomata è regolabile in un range di +/-5 step a cavallo di quella di default e, naturalmente, può essere condotta azionando a mano la ghiera endless che riceve a monitor anche l'indicazione della focale in uso in quel momento (molto utile visto che sul barilotto, ovviamente non è presente indicazione alcuna). Grazie all'ultimo aggiornamento firmware su Z30 e Zfc (le sole due DX abilitate all'uso con i pulsanti del power zoom, mentra nella Z50 si può usare solo in modo tradizionale) abbiamo guadagnato sulla Z30 anche la cornicetta rossa spessa durante le registrazioni video ed anche il tempo trascorso dall'inizio della registrazione, sotto quello a ritroso. Questo obiettivo PZ (power zoom) è quindi il naturale complemento della Z30, vlog oriented, presentata un anno fa e fin qui priva proprio di un obiettivo base dotato di questa importante funzione in relazione alle riprese video. La costruzione, pur economica ed in plastica anche per la baionetta posteriore, è tuttavia molto curata in apparenza (vi saprò dire nel prosieguo) ed anche graficamente piacevole Pur non essendo uno zoom di linea S, è comunque impermeabilizzato tanto da far pensare di poter efficacemente resistere a schizzi eventuali e pioggia Il sistema VR promette 4,5 stop di tolleranza oltre il tempo di sicurezza tradizionale, ciò significa che a 12mm (18mm-eq) si dovrebbe poter scattare senza problemi anche a 1" (1 secondo) a mano libera... ed eccovi qua la dimostrazione: (per i San Tommaso ecco il file) Insomma ...tutto congiura a favore di questo obiettivo zoom che si avvia a diventare un best-buy per tutti i Nikonisti Z mount possessori di fotocamere DX (e sono tanti) Anche i primi scatti di oggi pomeriggio mi confermano in questo senso la correzione delle distorsioni di una focale estrema come i 12mm vengono agevolmente compensate on camera anche in ambiti architettonici dove ci si potrà ampiamente divertire anche in ambito fotografico, non solamente in quello video anche la qualità dello sfuocato è più che dignitosa qui a f/4 qui a f/8 Nelle prossime settimane lo userò con grande entusiasmo, per preparare il mio punto di vista complessivo in proposito ed anche per realizzare un articolo che potrete leggere sul numero 7 di Nikonland Magazine. Dove diamo risalto a ciò che ci porta a fotografare divertendoci anche... Max Aquila photo © per Nikonland 2023 Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    30 punti
  25. CONFEZIONE il prodotto, è inutile nasconderlo, è del tutto analogo al battery grip MB-N11 proposto per le Nikon Z6 II e Z7 II. Lo stesso vale per la confezione che non presenta sorprese, sia nell'aspetto esterno che nell'interno. naturalmente per sfruttare la capacità di doppia batteria del battery-grip si dovrà acquistare almeno una seconda EN-EL15c. NIKONLAND RACCOMANDA L'ACQUISTO E L'UTILIZZO DI BATTERIE ORIGINALI NIKON. NON E' SUI POCHI EURO RISPARMIATI CHE E' IL CASO DI RISCHIARE FOTOCAMERE DA MIGLIAIA DI EURI DETTAGLIO Ma andiamo nel dettaglio. Esattamente come nel modello MB-N11 del quale questo replica sia l'architettura che le funzionalità generali, la contattiera che mette in comunicazione il grip con la fotocamera è rappresentata da un gruppo di pin dorati sulla sommità del protuberanza che va introdotta dentro alla Nikon Z8, ovviamente privata di batteria interna e del relativo sportellino copribatteria. l'impugnatura è ampia ed ergonomica. La solidarietà con la fotocamera è assicurata da diversi perni - oltre alla "falsa batteria" costituita dalla gamba verticale, mentre il blocco avviene per il tramite di un vitone azionato da una grossa ghiera avvitabile e svitabile con le dita della mano. i comandi verticali sono replicati. E' previsto un blocco per evitare azionamenti involontari con il palmo della mano destra. Il tastino funzione aggiuntivo è di default impostato su Compensazione della esposizione ma può essere riassegnato ad esempio alla modifica della sensibilità ISO. il posteriore presenta la replica del mini-joistick della Z8 e il tasto AF-ON. Resiste il comodo appiglio per il pollice. Come i due led che indicato la carica delle due batterie, denominate A (quella esterna) e B (quella interna). dettaglio della piastra di contatto col fondello della Z8 dettaglio del comodo alloggiamento dello sportellino del copri-batteria della Z8 che va rimosso prima di montare il battery-grip. In questo modo si evita di dimenticarlo chissà dove e poi doverlo comprare come pezzo di ricambio. dettaglio del pulsante di scatto verticale con il suo blocco di scatto. altri dettagli costruttivi. CONFRONTO CON LA Z8 e LA Z9 A vedersi da solo non si direbbe ma non è piccolo. Di fatto è la replica di quello pensato per fotocamere più piccole come Z6 e Z7 II. Ne differisce solo per dettagli. Sufficienti a rendere incompatibili i due modelli MB-N12 ed MB-N11 tra loro. Ciò comporta che in altezza il battery-grip MB-N12 aggiunge alla Z8 quei centimetri che la fanno diventare più alta della Z9. praticamente la Z9 arriva alla spalla della Z8 ... con il tacco a spillo. Se ciò aggiunge comodità di presa e tanto spazio per poggiare il palmo della mano destra, fa anche si che la Z8 così "carrozzata" diventi più alta, più ingombrante, più ... goffa. Probabilmente - non abbiamo verificato con la bilancia - anche più pesante. Perdendo di fatto tutti i vantaggi che la differenziano in positivo dall'ammiraglia. Lo scotto da pagare per guadagnare la presa verticale e l'autonomia aggiuntiva della seconda batteria. Non sfuggirà che l'aspetto più squadrato e un pò affilato delle linee laterali - indispensabili per guadagnare ogni millimetro indispensabile a mettere due batterie EN-EL15c per la lunghezza - corrisponda ad una peggiore ergonomia rispetto all'ammiraglia Z9 che è invece pensata per dare il massimo durante l'uso. FUNZIONALITA' Ma andiamo alle cose pratiche, perché questo accessorio non è pensato per l'estetica. Dovessimo dare un voto al design, a stento arriveremmo ad assegnare un INSUFFICIENTE. lo sportellino si apre a scorrimento e poi gira su se stesso. Cela la slitta che si sblocca con la levetta bianca. questo consente di estrarre la slitta completa con le due batterie che sono chiaramente montate in controfase tra loro. La prima, quella esterna, designata come A, entra ed esce a scorrimento, la seconda, designata come B, si incastra e può essere inserita o rimossa solo estraendo del tutto la slitta. La prima invece può essere estratta anche senza muovere la slitta, semplicemente premendo il blocco giallo come si farebbe con la batteria integrata nella Z8. Ma la differenza è che la batteria A può essere rimossa o sostituita " a caldo " senza spegnere la macchina, a condizione che la batteria B sia ancora carica. sostituendo la batteria A si può quindi continuare a fare ciò che si stava facendo senza interruzioni. Inoltre il battery-grip, dispone di una sua presa USB-C di ricarica. Attraverso quella, le batterie inserite nel grip possono essere ricaricate anche off-camera, avendo di fatto la possibilità di un caricabatterie doppio. La condizione stabilita da Nikon è che si abbia un alimentatore da almeno 30 Watt, meglio se con Power Delivery. innesto USB-C di un terminale di ricarica proveniente da un Baseus da 100 Watt con Power Delivery, con un mini-tester di verifica. Il battery-pack, come si vede in foto è separato dalla fotocamera ma la ricarica avviene comunque. E in questo caso viene ricaricata la batteria B, come evidenziato dalla relativa spia accesa. qui invece abbiamo l'operazione di ricarica attiva con il battery-grip montato sulla camera. La batteria B è carica mentre viene ricaricata la A. L'operazione avviene dalla presa USB-C del battery-grip, non della fotocamera. il menù della Z8, alla voce "Info batteria" evidenzia in ogni momento lo stato delle due batterie. In questo momento la B è al 100%, la A al 3% e necessita di ricarica. durante la presa di carica viene evidenziato il segno di presa di corrente per dire che l'alimentazione è collegata. Sia sul display superiore che su quello posteriore la ricarica assorbe 5 Watt a 15 Volt. E' più lenta di quella diretta dalla Z8 o da un caricabatterie dedicato. Ma lo stesso pienamente funzionale. Usando la Z8, quando la batteria A si sta scaricando appare il segno ROSSO a mirino, anche se la batteria B è ancora carica. Ma ad avvenuta scarica completa, si innesta automaticamente la batteria B, senza soluzione di continuità. Come detto, è sempre possibile, a condizione che la batteria B abbia ancora carica residua, sostituire al volo la batteria A scarica con un'altra carica. GIUDIZIO COMPLESSIVO Nell'uso il battery-grip è pienamente funzionale. L'autonomia della Z8 supera quella della Z9 con la sua enorme EN-EL18d e l'ergonomia complessiva ne guadagna, in particolare per lo spostamento del baricentro verso il basso, la presa più sicura con il palmo che ha tutto lo spazio che si vuole senza premere contro lo spigolo della parte inferiore della fotocamera. Ovviamente nell'uso in ripresa verticale, specie con obiettivi "importanti", non c'è paragone rispetto al corpo senza battery-grip. Di contro dobbiamo registrare, oltre al costo, non indifferente del MB-N12 (€399) e quello di una batterie aggiuntiva (€ 68), un ingombro complessivo che toglie ogni ragione di preferire la Z8 alla Z9 perché più compatta. La costruzione è di qualità ma la finitura complessiva meno raffinata di quella del corpo Z8 per non parlare di Z9. Senza nulla voler togliere al suo valore funzionale, sembra una soluzione di ripiego, pensata per chi ha proprio bisogno e non può farne a meno ma senza quelle particolarità che invece caratterizzavano il grip delle reflex professionali, come ad esempio, quello sensazionale della Nikon D850 che poteva integrare anche una batteria da ammiraglia al suo interno. Noi ne raccomandiamo l'acquisto a chi ne necessiti sporadicamente. Chi avesse bisogno permanentemente di questa soluzione, probabilmente troverà meglio soddisfatte le sue esigenze acquistando una Z9. Se già non ce l'ha. Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    29 punti
  26. Questo articolo è a metà tra l'artistico e lo scientifico. Ma non c'è scienza che spieghi come gli occhi vedono le cose. Né come si senta un obiettivo mentre si fotografa a tutta apertura una creatura viva, li davanti a te. il protagonista è il Nikkor 58mm f/1.4G, proposta di obiettivo artistico in chiave SWM una decina di anni fa. Da me provato a suo tempo con grandi perplessità circa la resa e la capacità effettiva di mettere a fuoco. Venduto due anni dopo per il più clinico Sigma 50/14 Art, riprovato su Nikon Z7 senza particolari sensazioni nel 2018. Ricomprato questa estate perché la focale 58mm per me è forse più "magica" di quella 85mm. Forse, dico forse, ho scoperto il mistero di questo strano obiettivo. Che è a suo agio solo in penombra e con colori pastello. Ma soprattutto con il soggetto bene al centro. Perché altrimenti il fuoco sembra che ci sia, e invece no. Tre foto del 2014 su D4 e Df, diaframmi f/2 ed f/2.8 e su Z8, nel 2023, f/1.4 o su Zf ad f/1.8 e non ci sono tanti discorsi da fare, la magia c'è tutta, se si trova la combinazione giusta tra soggetto e luce. Si accende. Ma è un attimo ad andare fuori fuoco. E purtroppo per gli standard di oggi la foto è da buttare. Impensabile usarlo in fotografia di movimento, il soggetto deve stare in posa. E possibilmente in mezzo. Questo è quanto ho imparato usandolo. Sono tentato di rivenderlo ancora perché il 50/1.2 S gli è superiore in tutto. Ma questo 58mm ha un'anima tutta sua. Sarà per la focale, sarà per il modo con cui restituisce i soggetti, sarà per i colori. E' fonte di ispirazione. E quindi esito. Ma intanto il tempo non è passato invano e se il 50/1.2 è in casa un motivo ci sarà. Una volta i progettisti Nikon facevano i calcoli degli schemi ottici, poi costruivano un prototipo e vedevano come andava. Se il risultato non era quello atteso, ricominciavano da capo. Adesso hanno un simulatore. Questo, inseriti i parametri salienti, restituisce a video quella che sarà l'immagine sintetica creata dall'obiettivo. Così gli ingegneri possono modificare a piacimento schemi, tipi di lenti, materiali, distanze e dimensioni, avendo una idea abbastanza precisa del risultato finale. Solo così è potuto nascere quel miracolo che è il 58/0.95 Noct, l'apoteosi di quella focale e l'estremizzazione del tentativo solo abbozzato con il 58/1.4G. Che rimane avvantaggiato per l'autofocus ma che è indietro in tutto. Come è più avanti, anche rispetto al 58 Noct, il 50/1.2 S, obiettivo sostanzialmente senza difetti e capace di produrre fotografie sempre a fuoco. Dicevo che il tempo non è passato invano, anche per me che adesso ho gli strumenti per andare a vedere bene cosa influenza il risultato della messa a fuoco quando, fotografando non me lo spiego. Ho fatto una serie di scatti ad aperture varie mettendo a fuoco una tavola di legno a circa 45°. Poi in Photoshop ho usato il filtro "Trova i bordi". questa è la rappresentazione della "risposta" del 58mm ai primi diaframmi. Si intuisce anche in quella ad f/1.4 dove però il contrasto è piuttosto labile ma chiudendo il diaframma l'effetto si evidenzia sempre più, diventando eclatante ad f/4. La risposta sul campo del 58 è curvilinea, non è lineare. In pratica rispetto al punto centrale, il piano di messa a fuoco effettiva si incurva verso i bordi, con una distanza evidente. Il campo inquadrato in questi scatti è di circa 50cm. Quindi parliamo di centimetri di distanza tra il punto di messa a fuoco centrale e i bordi estremi. Centimetri, non millimetri ! Per confronto ho proprio usato il 50/1.2 S che si dimostra per quello che è : una affettatrice dal taglio perfettamente lineare, che si ingrossa semplicemente quando chiudiamo il diaframma. Con il risultato che già ad f/1.2 mette a fuoco con assoluta certezza e con un contrasto pieno, ovunque noi mettiamo il punto di rilevamento. Prendete queste immagini, fatte alla buona e a mano libera non troppo ferma per quello che sono. Ma si vede quanto il campo nitido del 58 sia spesso e labile oltre che curvo, mentre quello del 50 sia solido, concreto, soprattutto perfettamente dritto. Ecco, questo è il mistero del 58/1.4G. I progettisti del 58/1.4G hanno inserito l'ingrediente magico descrivendo un campo non planare che digrada circolarmente dal punto centrale di messa a fuoco. Quelli del 50/1.2 hanno fatto uno scanner che in tempo reale, anche a 20 frame al secondo spara immagini precise. Pur offrendo una rappresentazione del soggetto romantica sebbene non onirica come quella del 58. Cosa preferire ? Sinceramente trovo rassicurante al massimo il 50/1.2 S per Nikon Z e lo userei sempre in tutte le circostanze critiche. Ma il piacere di creare immagini artistiche con il 58 resta impagabile, anche perché imprevedibile e reso complicato dalle sue - tante - deficienze. Insomma è come inserire un'alea in un mondo che è sempre più cinicamente tendente al perfettino. 50/1.2 S ad f/1.2 su Nikon Zf : una delle mie foto più belle del 2023 58/1.4G ad f/1.4 su Z8 : una delle mie foto più belle del 2023 Grazie Nikon !
    29 punti
  27. Un tempo l’inverno era fatto di freddo, tramonti lunghi e luci sempre diverse, fotograficamente irresistibile. Poi qualcosa ha cominciato a cambiare, lentamente; da un inverno al successivo si sono ridotte le brine, il ghiaccio nei fossi è pian piano scomparso, fino all’ultimo inverno il 2022-23 in cui praticamente, non mi sono mai trovato a combattere con il freddo. E si combatte, eccome, se si resta immobili, nascosti sotto una rete mimetica per 2-6 ore. Ho percorso i mesi dell’anno 2022 esplorando il mio fiume Sesia che qui, nella bassa appena a nord di Vercelli, offre ancora qualche tratto di carattere selvaggio. D’inverno, da 7 anni a questa parte, qui arrivano le Gru. Arrivano dalla Lituania, cosa avran trovato di speciale nei campi brumosi di stoppie, lo san solo loro, ma tant’è ed io le inseguo, da anni, con pervicacia. Le aspetto la sera sui greti del fiume, appena prima che l’ultima luce sbiadisca e rimanga solo la notte blu e scura. Per fotografare nelle ore del crepuscolo la Nikon D3 era il massimo, ma lo era quando gli inverni erano ancora freddi; ora ho una Nikon D5 cambia la qualità del file, ma non la procedura di ripresa, che rimane farraginosa. Nella notte non esiste fotocamera in grado di focheggiare automaticamente, si deve operare in manuale, ma c’è un problema: il mirino ottico ad f/4 è buio anche per l’occhio di un gufo. Sono perciò costretto a traguardare (a stima) la messa a fuoco del 600mm per poi verificare, sul display posteriore, la nitidezza del piano di fuoco e correggerla fino ad intercettare il punto desiderato. Difficile ma non impossibile, in pochi scatti si trova la quadra, e le gru, 7 anni fa con la D3, le ho potute fotografare solo così. La Nikon D5 è un bel passo avanti, con 600mm f/4, ISO 8000, mUp, autoscatto, treppiede pesante, t=1/2-6s e garanzia di rumore contenuto, sono pronto. Ma loro non vengono, cioè si, ma scendono troppo a nord o troppo a sud o non scendono affatto. Provo 4-7-10 volte ed arriva la primavera; le gru a marzo sono già un ricordo e fa subito caldo. Per il terzo anno di fila, le gru mi hanno gabbato; così le precipitazioni, che sono state scarsissime; i giorni cielo limpido, si sono succeduti, tutti uguali, per mesi. Queste giornate assolate sono tutte qui, in questo fiume che è l’ombra di sé stesso; i greti sbiancati sono inghiottiti dalla vegetazione e l’acqua è ridotta ad un corso lento, direi stanco. Ed è difficile anche solo inquadrare un germano, perché non ce ne sono più, come le gallinelle, i martin pescatore e i tuffetti, anche loro spariti. Qualche raro cormorano e poche le gazzette. Invece è diventato “normale” incontrare i caprioli ed anche i paurosi ma scaltri cinghiali. La primavera si scioglie nell’afa dell’estate, non mi accorgo del cambio, sono troppo sudato e indaffarato a difendermi dalle zanzare. I gruccioni garriscono in cielo e io tiro notte con la fedele D5 aggrappata al 600/4 VR che inquadra quel poco che passa. Una giovane nitticora a caccia di rane, ma ora è troppo buio, passo al 200/2 VR II ed eccomi faccia a faccia con un capriolo che, nell’oscurità, non mi distingue; la D5 tiene il fuoco sul musetto, tre scatti ad 1/50s f/2 per 8000 iso; mi tradisce il clack della reflex e il cornuto (è un fatto) se ne va abbaiando (il capriolo fischia e abbaia, anche questo è un fatto). L’autunno è un sollievo, un po’ di fresco rasserena, ma niente pioggia autunnale, ancora cieli azzurri. Mi sposto nel bosco, tra rane, funghi e scoiattoli “nervosi”, qui piazzo un capanno fisso che mi regalerà dei bei ritratti di uno spavaldo pettirosso. Sono circa le 7.00 del mattino sul finire di novembre e, da dentro il capanno, sento il richiamo delle gru; ho da poco le nuove Nikon Z9, le sto provando, le sto conoscendo e comprendo che il mirino elettronico potrà fare la differenza proprio alle riprese delle gru. L’EVF amplifica il segnale rendendo visibile ciò che altrimenti non sarebbe. Con al Z9 non devo più traguardare, devo GUARDARE. E’ ormai gennaio, convinco l’amico Massimo a seguirmi sul Sesia con il suo nuovo Nikon Z 600/4 TC perché con due punti di osservazione, è matematica, si raddoppiano le probabilità. Scelgo un detrito fluviale lungo il greto, guarda a nord, stendo le mimetiche e mi infilo sotto. Massimo resta su un’ansa che punta a sud dove lo scorso anno le ho viste posarsi. Lo stormo arriva, saranno 200 gru, e si posa sul greto a circa 150 metri, al limite del campo inquadrato dal mio 600mm. Sono le 17.30, significa f/4 per 10000 iso t=1/30 in rapido aumento. Metto in DX mode, autoscatto 2s, non mi serve nemmeno lo scatto a filo, pochi momenti e tutto finisce, ormai è troppo buio. E così finisce anche un inverno breve come non ne ricordo. A marzo nel giro di una settimana il bosco da grigio diventa verde brillante. Un sabato pomeriggio di metà aprile, seguo una pista tra fiume e bosco, arrivo ad radura tra gli alberi e qui arrangio un camuffamento volante sotto le fronde di un nocciolo. Passa meno di un’ora e da sud, prima un fruscio poi il movimento: un capriolo viene dritto verso di me. Oriento il 600mm lentamente nella sua direzione, non vedo più nulla, è sparito, ma è lì per forza sarà a 30 - 40 metri. Passa un bel quarto d’ora di silenzio rotto solo dalle pernacchie di una ghiandaia; mi rassegno e cerco una posizione più comoda, ma eccolo, è una femmina dietro la siepe, spunta il muso e ci guardiamo. Scatto a raffica, vedo i suoi occhi neri enormi che mi fissano, le orecchie tese verso di me, non si muove. Non sto facendo alcun rumore, non c’è nessun clack a tradirmi, solo l’occhio tondo (gigante) del 600mm. Lo sposto millimetricamente, se ne accorge e fugge. Il giorno appresso nello stesso punto cercherò di inquadrare una famiglia di furbissimi cinghiali, fallendo miseramente. A breve la primavera diventerà estate e questo luogo diventerà intollerabile, ma non per me, giuro, non per me.
    29 punti
  28. L’ottocento millimetri, tra mito e leggenda. Da ragazzo il mio amico Matteo nella sua cameretta teneva esposti spettacolari poster di straordinarie “pinup”, erano immagini che “colpivano”; io invece per anni ho tenuto appesa alla vetrinetta una pessima fotocopia formato A4 di un obiettivo: il Nikon Ais 800/5.6 IF-ED. Onestamente Matteo non mi ha mai detto niente, uomo intelligente, ed io non ho mai dovuto dare spiegazioni. E come avrei potuto spiegare che per me l’800 era un attrezzo epico, quasi mitico, che certamente regalava l’ingrandimento “giusto”, che permetteva appostamenti concretamente produttivi, almeno così mi immaginavo e credevo. Le mie fantasie si innescavano ogni volta che la sua sagoma compariva nelle mani di qualche fotografo di National Geographic Magazine, una conferma di sogni proibiti, un rimarcare un concetto che mi rodeva l’anima. Altro che pinup discinte….beh, son fantasie diverse… Ottobre 1996 Joel Sartore aggrappato ad un Nikon 800/5.6 duplicato con TC301. Quella foto è famosa, Joel indossava degli occhiali da saldatore per evitare di danneggiare la retina. E questa era la foto ricercata da Joel Sartore: le gru del fiume Platt nel sole morente Mi rodeva l’anima, dicevo, e mi rodeva molto fin dal 1991 quando ne vidi uno per intero nella vetrina di un famoso negozio di Milano. Chiedevano 7 milioni per accaparrarselo, usato. Giuro, se li avessi avuti…. Nikon AIs 800/5.6 IF ED Quando poi, molti anni dopo, la vita mi rese possibile un esborso oneroso, scelsi il Nikon Ais 600/4. L’esperienza accumulata su e giù le mie montagne e, soprattutto, lungo il fiume di casa, mi avevano dimostrato che incrementare la focale a scapito della riduzione di uno stop di luminosità, sarebbe stato un suicidio operativo. In pratica avrei sì ottenuto un ingrandimento più significativo, ma la riduzione dell’apertura massima, oltre che imporre tempi più lunghi, mostra a mirino una immagine meno luminosa (la metà) e con gli Ais si metteva a fuoco a mano: durissima. Inoltre, l’assenza di qualunque tipo di riduzione delle vibrazioni mi avrebbero garantito una ampia raccolta di foto micro-mosse. Di qui la preferenza per il 600/4. Con il Nikon Ais 600/4 IF-ED ad oltre 2000 m in alta val Sesia Fine dei “rodimenti” da 800mm? L’aggiornamento successivo, in tempi di ripresa digitale, lo feci ancora con il 600/4, ora stabilizzato ed autofocus e qui mi sono fermato (più o meno). Ammetto che il lancio del Nikon AF-s 800/5.6 FL VR, mi generò qualche turbamento, ma all’atto pratico, ormai, avevo maturato contezza di quanto sia spigoloso gestire focali superiori a 600 mm e ciò mi bastò per ricacciare la “scimmia” nei recessi della mente e della memoria. E poi il mio bel Nikon AF-s 600/4 VR con un TC14 può diventare un dignitosissimo 840/5.6, quindi alla bisogna un 800mm già ce l’avevo. Tronfio con Nikon 600/4 AFs VR G, Finlandia. Ma, inatteso, venne il giorno. Non so cosa diavolo sia passato per la zucca dei progettisti Nikon, non so che bizzarria abbia condotto alla nascita del Nikon Z 800/6.3 VR S, ma so di dover censurare le parole che mi sono sfuggite quando ho visto le prime demo in internet. Si perché questo obiettivo scopa via tutte le limitazioni della realizzazione 800/5.6 ben nota ed agognata. Prima di tutto i pesi non sono comparabili, passiamo dai 4.6 Kg dell’800/5.6 AF-s ai circa 2.2Kg di questo 800Z: ciò si traduce in reale possibilità di brandeggio manuale. Poi negli ingombri l’800Z è identico al 500/4 AIS, il più smilzo supertele prodotto da Nikon, anzi è pure meglio perché il paraluce è correttamente dimensionato e non è un tubo di stufa come quello di tutti i 500/4 Nikon. Aggiungiamo la farcitura tecnologica del VR allo stato dell’arte, dell’autofocus reattivo e della potenza di una Z9 e il piatto è servito. A maggio 2022 Mauro ci invitò a provare questo nuovo fottuitissimo 800mm. Al tempo stavo valutando pro e contro per l’abbandono della reflex in favore della Nikon Z9 che definire mirrorless è riduttivo. I pro li avevo tutti ben presenti, sempre grazie a Mauro, i contro li lascio al lettore; partii da casa senza indugio per toccare con mano questo strabiliante attrezzo che, come accennato, sulla carta sciacquava via tutte le limitazioni del passato promettendo un formidabile ampliamento di possibilità. Nikon Z 800/6.3 nelle mani di Mauro Alla prova dei fatti son rimasto di stucco, direi meglio: inebriato. Le ipotesi su cui avevo imbastito mille ragionamenti si sono confermate in pochi minuti. E Mauro il suo 800mm me lo ha ceduto a giugno di quest’anno, quindi lo sto usando da 6 mesi e confermo tutto quello che avevo intuito in quei pochi minuti di prova sul lungo lago comasco del maggio 2022. Folgorato Nikon Z 800/6.3 S, una carta in più da giocare nella fotografi della Natura. In questi mesi di utilizzo, sporadico, in ferie, nelle “frattaglie” di tempo dei WE, nel dopo lavoro (me lo sono, inutilmente, portato in trasferta), insomma quando possibile, il Nikon Z 800/6.3 mi ha dimostrato le capacità di cui avevo intuito in pochi minuti di prova con gli amici di Nikonland. Non perdo tempo a raccontare di brillantezza ed incisione, queste caratteristiche sugli Z ora le abbiamo come “default”, ma voglio raccontare la mia esperienza per quanto concerne una focale così lunga. estratto dallo zaino, S. Caterina di Pittinuri (OR) Fortunato incontro con caprioli, Parco Lame Sesia - Agosto Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S Gitzo GT3541LS Arca B1 Le problematiche dell’ottica geometrica ed il miracolo di Nikon. <Ottocento millimetri> su full frame sono una lunghezza focale difficile da gestire fondamentalmente per 2 aspetti: Il potente ingrandimento amplifica il mosso in modo brutale, il che impone tempi di otturazione molto rapidi. La messa a fuoco è criticissima per via dell’angolo di campo così ristretto: risulta addirittura difficile portare il soggetto nell’inquadratura, figuriamoci mantenerlo a fuoco. Aggiungiamo una Profondità di Campo di qualche millimetro e la combinazione finale è assolutamente disarmante. In particolare il Nikon Z 800 colpisce per compattezza e maneggevolezza, ciò è dovuto alla costruzione con lenti diffrattive, ma soprattutto al non esaltante valore di luminosità massima di f/ 6.3 che, a chi ha i capelli brizzolati, fa storcere le budella. Queste considerazioni “geometriche” condurrebbero alla conclusione per cui un 800/6.3 potrà essere utilizzato solo in particolari fortunate occasioni. Invece tutti questi problemi, incluso il torci budella, li risolve la Z9: luminosità ridotta, messa a fuoco criticissima e stabilizzazione, sono a carico della fotocamera che assolve brillantemente il compito. E lo fa sempre. Il ristrettissimo campo inquadrato rimane allora l’unica vera questione che va in capo al fotografo. Io lo trovo PAZZESCO. Rampichino, Valsavarenche (AO) - Agosto. Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S mano libera Airone di Amazon, Novara - Agosto Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S mano libera Libellula in risaia. Novara - Agosto Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S mano libera Tralicci orribili, Novara - Agosto Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S mano libera Le cime della val Soana viste da Novara - Settembre. Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S Gitzo GT3541LS Arca B1 , fotomerge di 4 scatti Martin pescatore "alterato", Parco lame Sesia - Agosto. Nikon Z9 in DX ob. Nikon Z 800/6.3 S Gitzo GT3541LS Arca B1 Dei Pesi e delle Misure. Con 800mm siamo per forza di cose nel campo degli obiettivi “mammazzoni” il cui trasporto, brandeggio e gestione generale è sempre un problema. L’800/6.3 ingombra quanto il 200-400/4, quindi non poco, ma pesa 1kg di meno e questo aspetto ha un’importanza micidiale. Spesso si pensa che il peso sia un guasto solo per il trasporto e non si valuta l’inerzia della massa. Al brandeggio a mano libera i circa 3.3kg di fotocamera e 800mm si gestiscono in modo semplicemente imbarazzante, non so come dirlo altrimenti. Ne faccio il paragone con il brandeggio di ottiche più corte come il già citato 200-400 piuttosto che del 300/2.8 di qualunque versione, nell’uso pratico ho sempre dovuto ricorrere ad un appoggio, foss’anche solo la spalla di un socio di escursione. Invece il Nikon 800/6.3 accoppiato alla Z9 risulta pratico quanto un obiettivo che non esiste, un leggero 300/2.8, e scrivo 300mm con cognizione di causa perché non sembra di manovrare uno strumento che offre un ingrandimento di quasi 3 volte maggiore. Nella pratica cosa significa? Tantissimo e qui porto un esempio fresco fresco della scorsa estate. Ero appostato con l’800 montato sul treppiedi; esattamente alle mie spalle ho sentito il fischio di un rapace. Ho afferrato la seconda Z9, che tengo libera proprio per le “sorprese” come questa, e con il 300mm in canna, e ginnica contorsione, ho scattato una “foto ricordo” a distanza siderale di una sagoma di rapace su tronco scassato. La cosa sarebbe finita qui se davanti a me avessi avuto il 600/4 perché è impossibile spostare il tele grosso, cioè staccarlo dal treppiedi, brandirlo trascinando con sé tutte le reti mimetiche e orientarlo in direzione opposta. E’ uno sforzo che non si può fare, sono 6-7kg a sbalzo da sostenere con i muscoli addominali. Ma come detto quel giorno avevo l’800, che è decisamente meno ingombrante del 600, e soprattutto pesa meno della metà. Allora provo: stacco l‘800 dal treppiede, lo imbraccio, riesco a ruotare senza che mi partano fitte addominali e scatto, ma stavolta con 1200mm equivalenti di ingrandimento (Z9 in DX). Rapace ? Parco lame Sesia - Agosto Nikon Z9 ob. Nikon AFs 300/4 PF + FTZ2 mano libera Poiana Codabianca! Parco lame Sesia - Agosto Nikon Z9 in DX ob. Nikon Z 800/6.3 S mano libera Nello Zaino. Pur essendo un “mammazzone” l’800Z offre un contenimento degli ingombri tale da facilitarne il trasporto. Per scarrozzarmi l’800 mi basta lo zaino da montagna da 40 - 45 litri e mi resta spazio per accessori quali vestiti e altre fotocamere. La scorsa estate ho trasportato per 4gg (tutte le mie ferie sigh) 3 fotocamere e 3 obiettivi su e giù per la Valsavarenche dentro ad uno zaino Forclaz 45l estremamente leggero. Non mi è sembrato vero di poter disporre di una varietà così ampia di focali anche in alta montagna consentendomi di riprendere qualunque soggetto e situazione incontrata. Dotazione Gran Paradiso estate 2023 Zaino Forclaz da 45litri e fotocamere; accanto: Ghiacciaio Gran Paradiso Nikon Z 800/6.3 mano libera Alpe Meyes Valsavarenche PN Gran Paradiso, Nikon Z7II ob. Nikon Z 24-70/4 S Alpe Meyes Valsavarenche PN Gran Paradiso, Nikon Z9 ob. Nikon AF-s 300/4 PF + FTZ2 Alpe Meyes Valsavarenche, PN Gran Paradiso, Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S mano libera Torrente Savara sotto la pioggia, PN Gran Paradiso, Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 S mano libera I limiti del Nikon 800Z. Lo strumento perfetto non esiste e nemmeno noi siamo troppo perfetti. Il Nikon 800Z è un’ottica diffrattiva, come tale presenta un aspetto che ad alcuni può risultare indigesto: lo sfuocato. In certe condizioni le linee presenti sui piani fuori fuoco possono mostrarsi come ondulazioni simili a quelle di un miraggio. Non solo, nei controluce sparati si possono presentare fenomeni bizzarri simili all’aberrazione cromatica che presumo dipendano dal gruppo diffrattivo Fresnel presente nello schema ottico. Sfocato diffrattivo Novara - Ottobre. Nikon Z9 in DX ob. Nikon Z 800/6.3 mano libera Goccioline multicolori, Gran Paradiso - Agosto. Nikon Z9 ob Nikon Z 800/6.3 S mano libera Ma io non appartengo alla schiera degli estimatori dello sfocato assoluto, quindi la mia valutazione di uno strumento non viene stravolta da aspetti che giudico men che secondari. Credo che oggi per qualunque fotonaturalista non esista un’ottica più accattivante di questo 800Z. Per me è stato un sogno diventato reale quello di poter trasportare a 2500m di altezza 800mm di focale e lo scrivo con la coscienza propria di chi, a quelle quote, ha scapicollato il 600/4 unito al treppiede Manfrotto 055. Il vero limite di questo obiettivo è nella luminosità massima relativa quell’f/6.3 con cui occorre scendere a patti. La verità è che dispiace arrendersi al buio perché questo obiettivo con la Z9 sembra poterti condurre ovunque. Il crepuscolo spinge l’attrezzatura fotografica al limite, e questo 800/6.3, per quanto digerisca benissimo tempi di otturazione dell’ordine del 1/60s, si deve arrendere dove altri obiettivi possono osare. Il compromesso però è abbondantemente a favore di questa soluzione che, nella pratica, consente di fare quasi tutto. Quasi notte, messa a fuoco difficilissima. Parco Lame Sesia - Giugno Nikon Z9 ob Nikon Z 800/6.3 Gitzo GT3541LS Arca B1 Un guaio cui invece non c’è rimedio è collegato a focali così lunghe ed è e rimane nella qualità dell’aria che separa il fotografo dal soggetto. Talvolta bastano 50 metri di strato d’aria per risultati inguardabili, in questo senso credo sia molto importante avere coscienza delle condizioni pratiche di possibilità di utilizzo. Non c'è niente di nitido. Leviona PN Gran Paradiso - Agosto. Nikon Z9 ob. Nikon Z 800/6.3 mano libera Concludo consigliando a tutti gli amanti della fotografia della natura di guardare con attenzione, ed un po’ di sana cupidigia, ad ottiche quali l’800 Z, e ai suoi fratellini più piccoli, perché vi possono regalare opportunità non facilmente prevedibili.
    29 punti
  29. La mia passione ha un prezzo sul piano fisico, nella maggior parte dei casi accettabile. Stavolta, invece, non è stato così. La prima giornata del WRC è stata in assoluto la mia peggiore giornata da fotografo: spossante, oltre 42° percepiti, uno scirocco rovente che risucchiava l'aria dai polmoni e la polvere... tanta, ma tanta da colorare di rosso me, i miei vestiti e la mia fotocamera. Per fortuna l'inferno è durato solo un giorno, già dalla sera i venti hanno cambiato quadrante, rendendo le seguenti due giornate enormemente meno faticose. Sul piano sportivo, invece, il WRC 2019 sembra iniziare bene: un rombo lacerante e la grinta di Sebrastien Ogier preannunciano una giornata fantastica .... giusto due curve e poi il disastro col driver transalpino che rompe il braccetto dello sterzo su una roccia Sarebbero bastati 10 minuti allo stesso Ogier per sostituire il braccetto... se Citroen si fosse ricordata di metterlo nel bagagliaio tra le dotazioni regolamentari. Oltre un'ora persa e un ritiro che non è avvenuto solo per le pressioni degli sponsor (immagino). The show must go on Altre volte vi siete sorbiti il mio "pistolotto" sulle condizioni di lavoro svantaggiate. Beh, stavolta ho sfruttato la cosa a mio favore Atterraggio duro per Mikkelsen Thierry Neuville al salto Ancora Ogier, ormai fuori classifica... ma riparato il guasto va come un proiettile I veri "missili" sono però le Toyota ufficiali di Latvala e Tanak. Sfortunati entrambi: Latvala rallentato da problemi meccanici e Tanak che si fa sfuggire la vittoria finale. Vittoria che va al più continuo e martellante Dani Sordo che con tanto merito ha saputo trovare il miglior equilibrio tra le prestazioni e la gestione della macchina. Questo il suo volo verso il traguardo Dietro le quinte Un meccanico al lavoro sulla macchina di Latvala Sebastien Oger controlla personalmente il lavoro dei suoi meccanici e trova anche il tempo di firmare una miniatura che rappresenta il suo salto dello scorso anno (quando correva con la Ford ufficiale) a Monte Lerno Concludendo. Non sono pienamente soddisfatto, mi sono affaticato molto e questo mi ha limitato parecchio nella mobilità fra una postazione e l'altra; per non parlare dei trasferimenti in auto tra le varie speciali (sempre molto rapidi facendo lo slalom tra marshall inflessibili e security particolarmente attenta). Sto invecchiando, sicuro, ma non riesco a darmi un limite. Finirò per restarci secco Buona visione a tutti Pezzo consigliato, mi pare appropriato: Driving Towards the Daylight, Joe Bonamassa WRC 2023 - Aria di Cambiamento DA quest’anno Alghero e Olbia ospiteranno la prova italiana del WRC ad anni alterni. E già da quest’anno le prove speciali si sono spostate verso la Gallura con qualche sorpresa che fa tanto vecchio Costa Smeralda. Solite levatacce con tanti chilometri in più da macinare e solite attese, ma non si esagera più come negli anni passati perché tutto è diventato più faticoso per me ed Enzo. La passione c’è sempre ma il fisico non la segue più per cui va bene svegliarsi alle 5 del mattino e infilare lo stradone, va meno bene spostarsi rapidamente da una speciale all’altra per incassare il pieno di foto. Non ce lo possiamo più permettere. Per cui abbiamo preferito concentrare il nostro lavoro in due sole giornate, venerdì e sabato. Tre sarebbero state troppe. Pazienza per il gran finale di oggi. Come anticipato le sorprese ci sono state con le due prove speciali di Terranova, quella col salto _ a mio avviso _ più spettacolare fra tutti quelli visti sinora e quella che racchiude il tratto più insidioso: la mitica e discesa Kitzbuhel con una esse veloce in mezzo al granito. Vietato sbagliare. E alle 8 in punto stiamo parcheggiando all’interno del cantiere forestale di Terranova, proprio di fronte alla caserma della Forestale, distante un centinaio di metri dal salto. C’è tanto pubblico ma tutto sommato un servizio d’ordine attento ma non invasivo. Il motivo per il quale questo salto è così interessante sta nel fatto che le auto arrivano a velocità elevata su asfalto che diventa sterrato proprio nel punto del salto. Lo show ha inizio… Nonostante il sole, il cielo non prometteva bene. Temporali sparsi, anche di forte intensità. E li abbiamo visti, da dentro l'auto. A Kitzbuhel però la pioggia era già passata prima dell'inizio della speciale. Una luce pessima. In compenso, fango in quantità industriale Ecco la famigerata Kitzbuhel, una discesa pazzesca con una esse insidiosa tra le rocce di granito e una pendenza impressionante. Si scende "a palla": quì i più bravi fanno il tempo, gli altri tolgono il piede dall'acceleratore. Non ci sono immagini per raccontarlo perchè se non la si vede non si ha la giusta percezione .... e sotto di lei, il fango... Takamoto Katsuta, uno che pensa col piede Tierry Neuville Dani Sordo Molta pioggia significa anche molti guadi e sarebbe stato questo l'obiettivo della seconda giornata, trovarne almeno uno Un raggio di sole alle 8,20 fa la differenza. Solo Zfc col 16-50, contenta di fare il bagnetto mattutino (io un po' meno contento). Il pomeriggio, invece, è tutto della D500. Le distanze di Loelle richiedono parecchi millimetri. L'attesa è meno faticosa del solito per via della temperatura accettabile viste le condizioni meteo. Cionostante quattro ore d'attesa per il secondo passaggio sono davvero tante. Tenuta da combattimento Arrivano.... Elfyn Evans Dani Sordo Sebastien Ogier Per la cronaca ha vinto Terry Neuville Anche stavolta è andata. Dovremo trovare nuove location per il prossimo anno o sperare in altre novità, giuto per non fare sempre gli stessi scatti. Copyright Enrico Floris 2023 per Nikonland Pezzo consigliato: Come Up For Air - Albert Cummings
    29 punti
  30. Avevo sei anni quando Battisti portò in prima persona il testo di Mogol della canzone "Non è Francesca". Anche se ero un bambino, lo capii subito, per il tono, le parole, la musica. Anche se non ne potevo ancora apprezzare la valenza compositiva. Si, lo so, sono sempre stato un incurabile romantico. E mi "sono rimasti in mente" sia quel sentimento forte e profondo, misto di fede e di incredulità che il nome Francesca, ovviamente. Mi è tornata in mente ieri mentre tornavo dall'aver riconsegnato la Nikon Zf avuta gentilmente in prestito in anteprima, e passavo a fotografare ... Francesca, splendida modella torinese che vado a trovare quando vado in quella città. l'enigmatica Francesca, qui ripresa dalla mia Nikon Z8 (perché la Zf non l'avevo più) e il vecchio Nikkor 58/1.4G su FTZ L'enigmatica Francesca qui si presta al gioco letterale della nostra nuova Nikon il cui nome, al di là delle spiegazioni aneddotiche del marketing giapponese, è semplicemente, per me e per noi, l'unione della lettera F, per oltre 40 anni il modo di fotografare con le Nikon, e l'attuale Z, il modo di fotografare con Nikon oggi. Nel 1969 la Nikon F aveva 10 anni, solo quattro più di me. Ma io non ne conoscevo ancora l'esistenza. Ho conosciuto la prima Nikon con la F nel 1983, quando di anni io ne avevo 20 e lei a 24, si presentava nelle vesti moderne della FE2. Il commesso di un negozio che non c'è più mi presentò una tavolata di reflex di tutti i marchi ma il mio fu amore a prima vista. Alla proposta di uno zoom 35-70, risposi che invece volevo un 50mm, il più luminoso che c'era. Il galvanometro della FE2 però non mi convinse per molto tempo. E già quella estate di 40 anni fa, lascia la FE2 per la mia amata FA, comprata da Soldano, il fratello di Gigi che ha ancora il suo negozio nella stessa traversa di allora e conserva una vetrina di usato Nikon, piena di modelli di tutte le età. Al 50/1.4 si aggiunse quindi il 105/2.5 che credo di non aver mai usato che a tutta apertura. La mia FA "panda" è stata la più longeva delle mie Nikon. Anche perché le successive Nikon non mi appassionavano quanto lei. Solo 16 anni dopo persi la testa per una F5 vista in vetrina a Milano. Ma la FA è rimasta comunque in casa, e anche se sono 20 anni che non fa uno scatto, potrebbe tranquillamente mangiarsi un paio di rullini anche adesso, se io solo volessi. La F5 mi è sembrata una incompiuta, una sorta di Ferrari con serbatoio di benzina sufficiente a fare un paio di chilometri di strada giusto attorno casa per poi fermarsi ancora al rifornimento. Sono sempre stato digitale (il motivo del passaggio alla FA era più dovuto alla sua CPU elettronica e ai cristalli liquidi, più che all'estetica. Non è tanto difficile ammettere che la FE2 e la FM2 sono più belle della Fa ....) e quindi il passaggio al digitale è stato naturale. Ma sono passato di D in D alla ricerca di quella perfetta. Che credevo di aver trovato nella terna D5/D850/D500. Ma no, il feeling non è mai stato lo stesso. In fondo ho sempre pensato anche io quello che mi ha confidato Bernardo dopo aver visto la D6 : "ma non ti sembra una Canon ?" "I got a Nikon camera", cantava Paul Simon nel 1973. Nikon era sinonimo di fotografia in America e una Nikon era una Nikon, riconoscibile ed unica. Senza il bisogno di avere un design di Giugiaro. E' vero, per un uso professionale l'architettura di F5/D5/Z9 è insuperabile ma ci sono altre cose che si possono fare, oltre al lavorare, con una fotocamera. Provare passione e divertimento. Amarla, anche solo poterla guardare. Quindi credo che il mio spasmodico passaggio da una Nikon ad un'altra, dopo la FA del secolo scorso, sia stato certamente dettato dalla ricerca dell'eccellenza ma anche all'inquietudine indotta da una Nikon che non era più la Nikon ventiquattrenne di cui mi ero perdutamente innamorato a venti anni e che praticamente ogni giorno e in ogni dove mi accompagnava senza esitazioni. Ma non devo essere l'unico ad avere questi pensieri. Dieci anni fa è arrivato un primo tentativo di Goto San con la Df. Ricordate la campagna di lancio con l'uomo solo che cammina tra i muri a secco della Scozia ? Tanta apparenza e niente sostanza, purtroppo. Con grande scorno nostro, oltre che di Goto. Che però ci ha provato fino all'ultimo potendo dire la sua anche in campo mirrorless. Siamo quindi ai giorni nostri, con l'esperimento Zfc. Perfettamente riuscito di una fotocamera "just for fun", bella, carina, colorata, giovane eppure classica, sbarazzina, economica, facile da portare. Ma non da usare ! Per Dindirindina. Se non per due minuti al massimo ... Ecco che la Zf deve essere nata proprio in quel momento. Per trasformare quel "vorrei ma non posso" in "qualche cosa di più". Perché non dovessimo continuare a cantare "Mi ritorni in mente" ma riavere la nostra, la mia, Francesca. La Zf, presentata ieri, è tutto quello che può essere una coupé sportiva di oggi, disegnata da un artista dei tempi di Scaglietti o di Bertone. Perfettamente adeguata ai tempi ma allo stesso tempo bella. Funzionale ma capace di suscitare voglia di toccarla, di usarla, di pasticciare con lei anche quando "non hai da fotografare" ma "hai voglia di giocare". Che a differenza di Df e Zfc ha un carico di tecnologia che è lo stato dell'arte di Nikon oggi. Tanto da poter essere usata per farci qualsiasi cosa di qui fino a quando non si romperà e non potrà essere più riparata. Che a differenza delle tante altre Z e di tutte le D e delle ultime F, sembra già a prima vista una Nikon. Chiunque può dire è una Nikon. Ieri ho visto una pubblicità sul Trentino. C'è una tipa, di un rifugio di montagna, che all'inizio del video prende una fotocamera e se la porta all'occhio. E' una Nikon, una Zfc argento, si vede subito, non c'è timore di sbagliare. Bene. La Zf idealmente, per me è la fidanzata dei venti anni, che vanta oggi un aspetto ancora più straordinario di quello che aveva quaranta anni fa, ma al contempo è fresca, tecnologicamente "la più avanzata" e soprattutto ha ancora tanta, tantissima voglia di giocare con me (a differenza di tutte le altre "fidanzate" di un tempo che hanno la mia età e non hanno più voglia di giocare). Io certo non ci monterò - se non per scena - vecchi catenacci come questo glorioso 55/1.2 che è più vecchio di me ma i migliori obiettivi pensati per le Nikon Z e la prenderò per divertirmi, come facevo spensieratamente quando avevo venti anni. Sarà sempre la prima che mi verrà in mente di usare, se non devo fare un "lavorone" serio o scatti di routine (lavori per cui impiego da due anni esclusivamente le Zfc). Lasciando a Z9, Z9 II, Z9 III la performance supertecnologica, per quando devo tornare con le foto, perché si è spesa fatica e denaro per realizzarle. No, con "Francesca", sarà tutta un'altra storia. Che nasce oggi (o, almeno, quando Nital mi spedirà il mio esemplare, già preordinato sul Nikonstore.it) e durerà finché sarà tempo di fotografare. Francesca, dolce amore mio "Che anno è che giorno è questo è il tempo di vivere con te le mie mani come vedi non tremano più e ho nell'anima in fondo all'anima cieli immensi e immenso amore e poi ancora ancora amore amor per te" Sara, fotografata da Francesca : Nikon Zf, Nikkor 58/1.4G, 800 ISO, 1/800'', f/1.4
    29 punti
  31. tra le regolazioni più importanti che possiamo fare alle nostre fotografie, ci sono quelle relative alla riduzione del rumore digitale. Il rumore digitale è sempre presente. Noi lo percepiamo ad occhio più facilmente alle sensibilità di scatto più elevate e in situazioni di contrasto particolare. Una cosa che facciamo fatica a percepire è la riduzione relativa di nitidezza, almeno sino a quando non confrontiamo una fotografia così come ripresa ed una elaborata. Nella pratica, quando alziamo gli ISO della nostra fotocamera, imponiamo l'applicazione di un guadagno superiore allo stadio di amplificazione che è a valle del sensore di cattura. Tale "amplificazione", che sia elettrica o digitale, di fatto è sempre associata ad una di "filtraggio", ovvero di riduzione del rumore elettrico o digitale che l'amplificazione stessa induce. Queste operazioni non sono indolori. Nella pratica ad ogni passaggio/filtraggio si ha una perdita di informazione. Che ai nostri fini è una perdita di dettaglio. Insomma, la risoluzione dell'immagine è sempre quella nominale del sensore, ma la definizione della stessa è inferiore a quella che avremmo in condizioni di illuminazione ideale e alla sensibilità minima del sensore. Il software di sviluppo ci aiuta nella riduzione di queste limitazioni che nella pratica si materializzano con stampe (o anche solo immagini a video) prive di dettaglio e di mordente, scialbe. Ci sono software specializzati - veri e propri programmi a se stanti o plugin per programmi di sviluppi consolidati - che opera in vario modo in questo campo. Sono programmi che generalmente vanno acquistati a parte, la cui licenza ha un costo non trascurabile - visto che già paghiamo quella di Adobe - e il cui funzionamento dovremmo imparare per servircene a pieno. Adobe è intervenuta nei suoi sistemi e da qualche tempo abbiamo anche noi, direttamente nello sviluppo dei file - sia in Lightroom che in Adobe Camera Raw - un modulo di riduzione del disturbo digitale che opera con tecniche basate su autoapprendimento. In effetti la regolazione non è lineare, ovvero applicata allo stesso modo a tutta l'immagine, ma opera dopo un'analisi della stessa, intervenendo più dove c'è necessità e meno dove un approccio più grossolano porterebbe anziché ad un vantaggio, ad una perdita ulteriore di dettaglio e nitidezza. Operando in modo accurato e insieme agli altri strumenti che Adobe ci mette a disposizione possiamo ottenere risultati interessanti. Sia chiaro, non si arriva all'impossibile. Nè sarebbe utile. E naturalmente non in tutte le occasioni. Una foto irreparabilmente compromessa da una esposizione sbagliata, specie se sottoesposta malamente e con le ombre troppo chiuse, mossa o con dettagli impastati non porterà a risultati adeguati. Ma se la fotografia nelle sue basi ha una sua sostanza e validità, allora le cose sono diverse. Qui c'è il nostro guerriero normanno Sir Archibald ripreso sotto al portico in un pomeriggio piovoso a 6400 ISO sulla sinistra c'è il navigatore ad indicare il livello di ingrandimento. Poi c'è l'immagine di base e alla sua destra quella regolata. Ingrandendo non sfuggiranno le differenze. La pelliccia degli animali è probabilmente tra le prove più interessanti in questi tipi di sviluppo. Ma anche una foto senza alcun elemento di spicco come quella che segue, peraltro ripresa ad ISO 25600 offre qualche elemento di intervento. un elemento ingrandito di un colorchecker. E' uno scatto fatto con la Z8 e il 105/2.8 Z ad f/8 in luce ambiente. Anche qui, probabilmente, non sfuggirà la differenza tra lo scatto come proposto dalla fotocamera - a sinistra - e quello regolato - a destra. Premesso che abbiamo operato con esagerazioni utili a rendere evidenti gli interventi, noterete che sulla parete blu, a destra è scomparso del tutto il rumore di fondo. Mentre il dettaglio sul colorchecker, i colori e le scritte è indubbiamente migliorato. nei riquadri colorati compaiono dettagli quasi invisibili a sinistra o persi nel rumore. Dettagli che ad occhio nudo fatichiamo a notare. Siamo ad ISO 25.600 ... Naturalmente operiamo comunque in condizioni ideali. Ma questo è un tutorial, non è la realtà e vorremmo offrire punti di vista semplici da percepire con niente di magico, prestidigitazioni o pratiche esoteriche che necessitano operazioni inaccessabili. Tutt'altro. Ma andiamo a noi. Toby che guarda suo fratello. Scatto ad ISO 6400 che necessita di una bella elaborazione. Nel modulo di sviluppo abbiamo un bel comando che evidenzia (Riduzione disturbo) qui indicato dalla freccia rossa. Questo apre l'anteprima che abbiamo già visto nel Migliora che porta alla Super Risoluzione. In effetti è proprio lo stesso. solo che qui evidenziamo Riduzione disturbo anziché Super Resolution. Attenzione, questa funzione si attiva solo per file di tipo NEF o DNG, non per i JPG. E Adobe raccomanda di fare queste operazioni PRIMA di qualsiasi altra regolazione (ombre, colore, nitidezza etc.). Nell'anteprima qui vediamo il dettaglio dell'occhio prima dell'intervento. mentre qui abbiamo un'idea di come sarà il risultato. Possiamo regolare il livello di intervento che di base è impostato a 50. Si tratta di un livello equilibrato. Fare di meno porta a risultati meno convincenti mentre impiegare fattori superiori induce maggiore liberalità delle soppressioni ... sia di rumore che di dettaglio. Provando e riprovando, abbiamo verificato che 50 può andare meglio di valori diversi. Premendo Migliora parte l'operazione. Che durerà un bel pò di tempo, in dipendenza della potenza del vostro elaboratore. Questo campo è uno di quelli in cui una scheda grafica discreta di potenza adeguata può fare la differenza. Qui abbiamo verificato che il mini PC di cui abbiamo parlato di recente, impieghi tempi anche 3-4 volte superiori al desktop che dispone di una scheda grafica separata con 16 GB di memoria GDDR6. avremo la solita barra di avanzamento a sinistra E aprendo Gestione Attività vedremo che la GPU è impegnata a pieno insomma, qui si apprezzano gli investimenti in hardware. Ma se non avete fretta e non fate di queste operazioni con frequenza costante, non c'è alcun problema. In qualche minuto avrete il vostro bel file DNG nuovo. anche in questo caso Lightroom crea un nuovo file che chiama con il nome iniziale seguito da -Migliorato-NR e lo salva in formato DNG. Lo impila insieme all'originale e lo propone in cima. a questo nuovo file andiamo ad applicare le regolazioni che il nostro estro, gusto o necessità ci ispiriano. Tra cui un bell'incremento di nitidezza e di dettaglio - localizzati sulle parti nitide, quindi mascherando il resto - che ripristini in parte la perdita di risoluzione indotta dall'amplificazione elettrica/digitale dell'innalzamento della sensibilità di ripresa (e poi dal software di riduzione del disturbo). Ricordiamo che la ripresa è stata fatta in ombra e ad ISO 6400. in questo modo abbiamo un bel boot alla pelliccia e ai dettagli del volto del nostro Toby. il confronto tra l'immagine di partenza - a sinistra - e quella di arrivo - a destra - seppur un pò esagerata (immaginiamola indirizzata ad una stampa in 70x70cm) ci sembra apprezzabile. Qui di seguito le due foto ridotte a 2500 pixel originale elaborata e siccome sono invidiosi, ecco anche la fotografia iniziale di Archibald, base ed elaborata *** In estrema sintesi, esistono software specializzati che applicano tecniche di intelligenza artificiale in modo più o meno guidato in questo campo (Topaz, DxO & SoDa). Ognuno di questi richiede altri soldi, richiede apprendimento per saperli usare, richiede adattamento e modifiche, anche importanti, al normale flusso di lavoro. Se fotografiamo prevalentemente a sensibilità elevate ed elevatissime, certo varrà la pena di valutarli, ma se queste operazioni ci capitano non così frequentemente, nel familiare ambiente Adobe - sia Lightroom che Adobe Camera Raw - sono abbastanza efficaci. I risultati, sebbene in situazioni circoscritte e poco differenziate, ci pare che siano abbastanza evidenti in questo breve tutorial che speriamo sensibilizzi la vostra curiosità al riguardo. Se avete Photoshop o Lightroom aggiornati, li possedete già anche voi, non avete che da provare ad utilizzarli se non l'avete mai fatto. Adobe ha anticipato recentemente in un convegno internazionale aperto al pubblico che nel prossimo triennio investirà moltissimo in queste tecniche che saranno evolute in modo estremo. Noi siamo particolarmente curiosi di poter valutare e poi sfruttare le potenzialità che in questo campo, sappiamo essere infinite. Il fotografo digitale è a nostro avviso incompleto se si limita alla fotografia come l'ha scattata la fotocamera. E' esattamente come quello che, scattando a pellicola, andava dal suo negoziante e gli chiedeva di togliere il rullino dalla fotocamera per svilupparlo, e poi di ricaricare la fotocamera, perché lui non sapeva fare nemmeno quello. E poi le fotografie stampate, così come erano, per lui erano il prodotto della fotocamera, non del negozio di fotografia e del suo stampatore ...
    28 punti
  32. "Il paese dell’acqua asciutta, la terra che Dio creò in un giorno di rabbia, come vuole una leggenda locale L’incantesimo del nulla, distese roventi di polvere Rossa mitigate dall’azzurro smerigliato del cielo Strade zitte che si perdono all’orizzonte, camminate incessantemente da uomini e donne diretti verso improbabili destinazioni" L’etimologia della parola safari è una voce swahili che significa viaggio, derivata dall’arabo safara – viaggiare – che è giunta a noi attraverso l’inglese. Per la stragrande maggioranza delle persone però il safari è una battuta di caccia grossa o spedizione fotografica condotta nei territori dell’Africa equatoriale o tropicale, all’interno di una regione ricca di animali, sia per fini venatori, sia per fini scientifici, documentaristici o turistici. Anche se oggi i safari vengono condotti a bordo di massicci veicoli a motore e con equipaggiamenti moderni, nell’immaginario collettivo rimangono associati all’uomo bianco e biondo, baffuto con in testa il classico Pith helmet inglese (Casco del midollo, noto anche come casco da safari) e in spalla un fucile rétro, che scruta l’orizzonte col binocolo, alla guida di una lunga e difficile spedizione nell’ignoto della savana. È forse per questo che il safari resta indissolubilmente connesso all’avventura, colorata di rischio, adrenalina, fascino e senso di libertà e ha una presa tale da essere per noi, oggi, difficilmente comprensibile. Sempre dalla lingua inglese preleviamo il termine Big Five, ovvero i Grandi 5. Il termine risale al passato ed indicava i cinque animali più difficili e più pericolosi da cacciare a piedi. Oggi il termine è rimasto, ma ovviamente non ha nulla a che vedere con la caccia, semplicemente rappresenta i 5 top animali di un safari: leone, leopardo, elefante africano, il bufalo del Capo e il rinoceronte bianco. Nel concreto, però, gli animali che si avvistano durante un viaggio fotografico sono ben di più, infatti alcuni degli animali africani più belli, più ricercati e interessanti non rientrano nella lista dei Big Five. In Africa non si va tutti i giorni e la mia scelta è ricaduta sulla Namibia, con paesaggi mozzafiato, bellissimi paesaggi desertici e desolati e un abbondante fauna selvatica, una destinazione che sicuramente stupirà e ispirerà ogni visitatore. Ho scelto il periodo coincidente con la fine della stagione secca, quando si possono vedere gli animali vicino alle pozze d’acqua. Dopo Solitaire, un piccolo insediamento nella Regione di Khomas, vicino al Parco Nazionale di Namib-Naukluft, che dispone dell'unica stazione di servizio lungo il percorso che va dalle dune di Sossusvlei alla costa fino a Walvis Bay, mi dirigo a Sud fino ad arrivare, sotto il cielo perfettamente blu, ad osservare forse lo spettacolo più famoso di tutta la Namibia. Le imponenti dune di sabbia di Sossusvlei fanno da sfondo agli alberi neri appassiti e bruciati che emergono dalle sabbie bianche sottostanti, e la più nota, la Duna 45, a stella, composta da sabbia risalente a 5 milioni di anni fa, regala panorami mozzafiato. Da lì, risalgo verso Nord, attraversando il Parco nazionale di Namib-Naukluft, dirigendomi verso il Parco nazionale Etosha. Con il significato di “Great White Place” nella lingua locale, l’Etosha era un tempo parte di un enorme lago che si è prosciugato da tempo, ora è di un bianco polveroso per via della sua natura salina, è esteso come una regione italiana, con enormi distese di laghi salati e di vegetazione. È proprio durante questo trasferimento che inizio ad avere i primi avvistamenti con la fauna africana, a partire dallo sventurato Orice, incredulo che anche in queste enormi distese ci fossero delle recinzioni, fin quando non ci si è ritrovato impigliato. Fortunatamente una guida locale è riuscita a liberarlo e l’animale si è immediatamente allontanato. A causa del suo ambiente arido, la Namibia non è così ricca di animali selvatici come in Kenya e Tanzania, ma sono comunque presenti tutti gli animali che ci aspetteremmo di trovare in un safari africano, come i grandi predatori e gli enormi branchi di elefanti. A completare l’enorme varietà della wildlife namibiana sono stati Rinoceronti e Bufali, Zebre e Giraffe, Sciacalli e Ippopotami e, fra gli ungulati, Orici, Springbok, Impala ma anche qualche esemplare di Cudù, Kobus e l’Alcefalo Rosso. Se ne sente tanto parlare, ma chi sa davvero cos'è il Mal d’Africa? Forse è uno stato dell’anima prima ancora che mentale, quella struggente malinconia che ti coglie, di quelle che verrebbe voglia di fare una follia e prendere il primo aereo disponibile: destinazione Africa. Non esiste una definizione precisa, proprio perché i sentimenti che ognuno prova sono talmente differenti e così intimi che si può solo pensare di viverli e di conseguenza cercare di spiegare. Una cosa è certa (almeno per me), il Mal d'Africa ti prende non dopo che sei tornato, ma quando ancora sei là, quando guardando un tramonto tra le dune del deserto pensi che tra poco dovrai lasciare quella terra ed allora ti assale una forte malinconia, come se si stesse per spezzare un legame che ci ricorda quello che eravamo prima di crearci intorno un mondo non nostro, fatto di palazzi e cemento. È un conscio desiderio di continuare a rimanere legato ad una terra dove hai incontrato occhi sorridenti nonostante la povertà.
    28 punti
  33. Tutti i 600/4 della storia di Nikon sono lenti impegnative da usare, qui sopra vedete il nuovissimo 600/4 TC VR S montato sulla Z9 ed in prova in questo articolo, rappresentano l’eccellenza in termini ottici e costruttivi ma questo risultato si ottiene con pesi ed ingombri significativi e porta con sé la necessità di essere molto padroni della tecnica fotografica con i supertele. Sono quindi oggetti che pongono una notevole pressione sul fotografo che, per ottenerne il meglio, deve padroneggiare una tecnica adeguata. Per tutto questo, è con una certa trepidazione e timore reverenziale che mi appresto a scrivere il report di questi primi mesi. Anticipo subito che, molto probabilmente, seguirà un test più completo e proseguirò completando nel tempo questi contenuti in quanto, come vedrete, ci sono aspetti che non ho avuto ancora modo di provare. Ma queste prime impressioni sono costruite su quasi 20.000 scatti fatti in 12 diverse uscite, fotografando diversi soggetti con luci e situazioni molto eterogenee, da treppiede, monopiede ed a mano libera. Credo, quindi, sia abbastanza per condividere le prime conclusioni. Z9 su 600/4 TC VR S 1/1250 f4 ISO450 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/3200 f5.6 ISO360 (a mano libera) Ricordo ai lettori che volessero vedere più immagini di questa lente che l'unboxing, con le mie mediocri fotografie di questo magnifico obiettivo, è qui. Ovviamente, come d’uso, non ho fotografato mire ottiche o altro. Lo reputo una cosa priva di interesse: una lente deve dare il massimo nella condizioni d’uso per le quelli è progettata, il resto non ha la minima importanza. Anche per questo, vedrete praticamente solo immagini scattate a tutta apertura. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/4000 f5.6 ISO500 (treppiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/5000 f4 ISO180 (a mano libera) Z9 su 600/4 TC VR S@840mm 1/4000 f5.6 ISO250 (treppiede) Com’è fatto. Intanto è il 600/4 più leggero e, se considerate che contiene sia un TC14 che il maggior tiraggio necessario alle mirrorless (l’FTZ), anche il più piccolo - 165x437 vs 166x432 del precedente FL (ma a cui aggiungere la lunghezza del TC14 e del FTZ). Il peso scende in modo significativo, da 3810gr a 3260gr. Ma, di nuovo, se considerate TC14 ed FTZ questo 600/4TC VR S pesa meno del 500/4FL. Un risultato straordinario. Ma c’è di più. Nonostante l’enorme lente frontale, il peso è più arretrato. Di gran lunga se lo confrontiamo con il precedente 600/4FL. Ma, apprezzabilmente, anche confrontandolo con il 500/4FL!!! Di fatto, è il 600/4 più semplice da usare a mano libera che Nikon abbia mai prodotto. Non ho fatto confronti con il 600/4 di Sony, non conosco nessuno che lo possegga…. Mentre la lista di persone che conosco che hanno già tra le proprie mani questo Nikon, seppure uscito sul mercato da molto meno tempo, è già piuttosto corposa. Qualcosa anche questo vuole dire, secondo me. Ma tornando alla lente, l'uso a mano libera di un 600mm fino a pochi anni fa era considerato folle. Ma facendolo si apre un modo, non solo grazie al risparmio di peso fotografando in alta montagna, ma per le possibilità di fotografare da punti di ripresa funzionali a risultati come questo. Z9 su 600/4 TC VR S 1/2000 f4 ISO400 (a mano libera) Ma ai potenziali acquirenti che basassero il loro acquisto sull’idea che è una lente maneggevole devo dire di fare attenzione. Il peso e le dimensioni sono stati entrambi ridotti, ma resta una lente molto impegnativa da usare e domare. Non fatevi prendere da facili entusiasmi se non avete mai usato una lente di questa categoria: non è semplice tirare fuori il massimo. Il TC interno. Questa caratteristica merita un capitolo dedicato. In una parola: STRAORDINARIO. Avere la libertà, movendo un dito e senza nemmeno smettere di inquadrare, di cambiare focale quasi come se fosse uno zoom è una cosa che non è facile da pesare fino a che non si è utilizzato…. Poi non si riesce a smettere di sorridere, soprattuto se si sta fotografando a mano libera o da monopiede. Utilità che nella prova del 180-400 non avevo riconosciuto in modo così inequivocabile come con questa lente. Ma lo devo dire con chiarezza: da sola questa caratteristica ha un valore enorme, ben superiore al costo del TC14! Ma una funzionalità senza la giusta prestazione è nulla. E quindi? Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/2000 f5.6 ISO900 (treppiede) Crop a pixel reali, così è come funziona il moltiplicatore interno. Ergonomia. Ho letto alcuni test critici sull’ergonomia del 400/2.8TC VR S che è sostanzialmente costruito nello stesso modo, solo più corto. Francamente, a me in questo 600 sembra tutto al posto giusto: una lente perfetta. Ma questi aspetti sono quelli dove sono più indietro. Ad esempio, non ho ancora programmato i due anelli funzionali. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/1000 f5.6 ISO1800 (treppiede) Unica nota che vorrei fare è la solita sulla mancanza della scanalatura ARCA sul piede per il treppiede, peraltro molto leggero e di pregevole fattura. Al punto che, per la prima volta, non l’ho sostituito ma ho messo sotto una sbarretta per montarlo sulla testa. Quindi un problema piccolo. Prestazioni. Mai risposta fu più ovvia: sono eccellenti. Otticamente, sia in termini di nitidezza che di sfocato, sia liscio che con il moltiplicatore interno inserito, si comporta benissimo. Non teme nessuna condizione di luce, producendo immagini ben contrastate e nitide. Ha un notevole microcontrasto, che rende le immagini “croccanti e luminose”, vive direi. Sulla nitidezza avete visto qualcosa sopra. Ora parliamo di sfocato: Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/800 f5.6 ISO5600 (monopiede) Z9 su 600/4 TC VR S 1/500 f4 ISO500 (monopiede) Tornando al TC, praticamente, l’unico effetto collaterale che ho visto inserendolo è una appena accennata riduzione del contrasto. Quasi più una sensazione che un fatto oggettivo, considerato che io regolo i miei NEF individualmente e quindi, individualmente, regolo anche il contrasto. Anche l’impatto sulla nitidezza, secondo me, è privo di impatto visibile. In sostanza, questo obiettivo è sia un 600/4 che un 840/5.6. Ho sempre pensato che il 500/4FL fosse una lente spettacolare, mi riferisco a questo come paragone perché è il tele dal quale provengo, ma questo 600/4TC VR S è secondo me visibilmente superiore in termini di qualità ottica, se usato liscio ed ancora di più se usato moltiplicato. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO220 (monopiede) L’autofocus è velocissimo e capace, in sinergia con la Z9, di aumentare in modo visibile il numero di immagini perfettamente a fuoco. Anche su questo un apprezzabile passo avanti. Lo stabilizzatore è una vera sorpresa. Questa è una immagine ripresa a mano libera dal mio amico Marco, a 1/5 di secondo. E non è figlia unica: ho visto la sequenza: 3 in fila tutte e tre decisamente nitide. Marco è molto abile, ma è ben meglio di quello che riusciva a fare con il 600/4FL. Anche qui, raccomando al lettore un sano spirito critico delle proprie capacità: fare cose del genere non è alla portata di tutti… io ad esempio così avanti non riesco ad andare. Z9 su 600/4 TC VR S 1/5 f4 ISO400 (a mano libera) Crop a pixel reali, così è come funziona lo stabilizzatore a mano libera: 600m ed 1/5"... se si è capaci! Ricordo che lo stabilizzatore ha tre posizioni: OFF, ON e SPORT. Questi tempi sono con la modalità normale, SPORT stabilizza di meno (ma agevola il panning e mantiene fermo il punto di messa a fuoco). Io, complice anche un periodo di forma particolarmente bassa, sto sperimentando l’uso con il monopiede. Con la testa giusta - ne parlerò in un prossimo articolo - si riescono a fare cose egregie. Z9 su 600/4 TC VR S 1/50 f4 ISO6400 (monopiede) Cos’altro? Come detto, è una lente impegnativa. Se chi la acquista arriva da un qualsiasi 600/4 (ora non lo accomuno agli altri supertele), la strada sarà in discesa. Per gli altri, invece, c’è una salita variamente ripida. Occorre prevedere di investire in se stessi, per affinare la tecnica. Ma anche in equipaggiamento. Come uno zaino adeguato: La mia scelta è stata per il Gura Gear Kiboko 30L 2.0 (o lo zaino da montagna con il LensCoat e il TravelCoat) - Articolo a breve. O treppiede/monopiede. Per il primo, orientativi su qualcosa che abbia almeno 36mm di sezione di gambe, mentre come testa continuo a consigliare la Uniqball (articoli in proposito già fatti). Per il secondo, il punto chiave è la testa. La mia scelta è stata la Wimberley MH-100 - Articolo a breve. Già da questo capirete perché queste "prime impressioni” arrivino dopo un paio di mesi: se non si è youtubers d’assalto, che recensiscono qualcosa avuto in prestito per alcuni giorni, ma si fa un punto d'orgoglio a che le opinioni che si condividono debbano avere solide fondamenta occorre tempo. Consigliabile? Si, senza riserve se non quella di capire bene di cosa si stia parlando. Questo non è uno zommettone solo un po’ più luminoso e nitido: è una lente impegnativa che darà il massimo solo al fotografo che la saprà usare. Proibitiva? Assolutamente no, ma se non avete mai usato un 400/2.8, 500/4 o 600/4 prevedete un bel periodo di rodaggio ed anche che, in detto periodo, i risultati possano anche peggiorare. Z9 su 600/4 TC VR S@840 1/250 f5.6 ISO2000 (Monopiede) E rispetto al 400/2.8? Ecco vorrei avere anche io questa risposta: mi sono interrogato per mesi su questo argomento! Battute a parte, secondo me occorre pensare alle focali che si usano. Entrambi mettono a disposizione un 600mm f4 (560/4 non è così lontano) ed immagino che le prestazioni del 400/2.8 con il TC interno attivato siano almeno buone come quelle del 6004/ con il TC attivato (anzi mi aspetto che possa essere anche uno zic meglio). Quindi la decisione si prende in base alla risposta a questa domanda: come seconda focale serve di più 400 o 800? Nel primo caso, ovvio, occorre prendere il 400, altrimenti il 600. Considerando anche che, in caso di scelta del 600/4, la focale 400 si può ottenere con il 100-400 (come faccio io) o con il 400/4.5. Mentre volendo arrivare ad 800mm con il 400/2.8 occorre o usare il TC20 (perdendo la flessibilità del TC interno, per me determinante nell’acquisto) o acquistare un ben più impegnativo 800/6.3. Z9 su 600/4 TC VR S 1/125 f4 ISO800 (monopiede) Poi, ovviamente, c’è il prezzo. Ad ognuno capire se il “gioco valga la candela” e, quindi, si trovi il valore che motivi il costo sostenuto. Per me, anche qui, un rotondo si. MA, c’è un grande ma, ogni fotografo deve guardare in se stesso e capire cosa fa per sé, cosa può migliorare o sostenere la propria fotografia e come approcciarne il prezzo. Non dimenticando che per chi, amatore, non faccia della fotografia una professione, l’unica questione importante è se prezzo, possibilità economiche e passione collimino. Non abbiate timore, a poterlo acquistare, questo capolavoro farà tutta la sua parte. E voi? Pronti a fare la vostra? Z9 su 600/4 TC VR S 1/250 f4 ISO1100 (monopiede) Massimo Vignoli per Nikonland (c) 5/3/2023
    28 punti
  34. Nikon ha deciso di andare incontro alle esigenze di tutti, dotando la Nikon Z8 di due slot per memorie di differente tipo. Il primo compatibile con XQD e CFexpress, il secondo con SD di tipo UHS-II. Qualcuno ha storto il naso, pensando alla Nikon Z9 e ai suoi due alloggiamenti identici, ma noi pensiamo che la soluzione - già adottata con D850 e Z6 II / Z7 II - sia quella corretta, considerando il patrimonio di schede eterogenee in mano ai potenziali acquirenti della Nikon Z8. Però consideriamo parimenti giustificate le ansie di tanti acquirenti, circa la o le schede migliori da adottare. Cerchiamo di togliere ogni possibile dubbio, anticipando che per esigenze normali, anche una SD - possibilmente di tipo recente e veloce - è sufficiente per la maggior parte delle potenzialità di scatto della Z8. Qui abbiamo provato una SD Lexar Gold 1800x, quindi non una delle più veloci disponibili, capace di scrivere fino a 200 megabyte al secondo. che risulta anche adatta al video 4K in formato compresso con il codec H.265. E l'abbiamo provata con la fotocamera, ovviamente. L'abbiamo provata a confronto con una delle nuove CFexpress Lexar Gold, quella da 1TB per la precisione. Che ha, nei test sintetici, ben altre caratteristiche di scrittura e lettura, rispetto ad una pur rispettabile SD 1800x. Per la precisione : circa 1 gigabyte al secondo di capacità di scrittura e formati video ampiamente sufficienti a supportare il formato 8K sia codificato in H.265 che in RAW. Due parole in aggiunta ai valori di capacità in scrittura - generalmente al di sotto dei dati di targa indicati dal produttore per le SD - e perchè questi sono importanti. Le nostre fotocamere salvano le foto mano a mano che vengono scattate in una memoria volatile all'interno della fotocamera stessa, chiamato buffer (tampone in italiano). Questa memoria ha una dimensione ben definita e viene gestita come una sorta di serbatoio temporaneo in cui entrano le foto scattate ed escono allo stesso tempo le foto che vengono inviate alla scheda di memoria. Che è di tipo permanente mentre le foto immagazzinate dentro al buffer vengono cancellate quando vengono salvate sulla scheda di memoria. Nikon utilizza un sistema dinamico di gestione del buffer che per restare il più possibile "pulito" e quindi disponibile ad accogliere altre foto, necessita di avere a valle una scheda di memora di velocità adeguata. I file che produciamo, variano di peso a seconda del formato e della risoluzione. Si può andare da pochi megabyte l'uno per i jpg più leggeri per arrivare a quasi 60 megabyte l'uno per i RAW/NEF ad alta risoluzione e compressione senza perdita. Siccome una Z8 è in grado di scattare NEF fino a 20 fotogrammi al secondo, il buffer potrà accoglierne un numero definito dopo di che dovrà scaricarli sulla scheda di memoria. Ma intanto, se continuiamo con la nostra raffica, arriveranno altri scatti. Quindi, se la scheda di memoria non è in grado di reggere la velocità di acquisizione in termini di megabyte al secondo, ci sarà un punto di equilibrio in cui il buffer sarà esaurito e potranno essere scattate nuove foto solo nella misura in cui si libererà spazio dal buffer verso la scheda di memoria Se è chiaro il concetto, almeno in termini teorici, la pratica è ancora più semplice. Perché il buffer non si esaurisca e quindi la macchina possa continuare a scattare, la velocità di scrittura della scheda deve essere almeno pari al numero di fotogrammi al secondo moltiplicato per il peso in megabyte del singolo scatto. Gli schemi pubblicati più sopra ci permettono di vedere a colpo d'occhio la capacità delle due schede in esame. Con la CFexpress che si avvicina alla necessità massima della Z8 (NEF da 60 megabyte per 20 scatti al secondo = 1200 megabyte al secondo) mentre la SD non arriva a stento che ad un sesto di tale valore. Ecco spiegati i risultati che seguono : in pratica con la CFexpress si riescono a fare 86 scatti alla compressione senza perdita (oltre 4 secondi pieni alla massima velocità di raffica in NEF) prima che la macchina cominci a ridurre il numero di fotogrammi al secondo ma, continuando a scattare, il buffer viene comunque gestito abbastanza da permettere una cadenza continuativa fino ad esaurimento dello spazio su scheda (o della batteria) per circa 16 scatti al secondo. Se riduciamo il peso dei file le capacità crescono fino al picco di 20 scatti al secondo permessi dalla Z8 (in NEF). Tutt'altro discorso per la SD che permette solo 34 scatti consecutivi prima di perdere colpi (circa 1 secondo e mezzo) che corrispondono poi a circa 4.5 scatti al secondo se continuiamo a scattare fino a riempimento della scheda. Le cose migliorano se riduciamo il peso del file comprimendo con perdita il NEF o scattando in JPG ma sempre con valori ben al di sotto dei 20 scatti al secondo permessi dalla Nikon Z8 fintanto che il buffer non si riempie. Ecco, così stanno le cose. In pratica, la SD come dicevamo all'inizio, va benissimo per i compiti meno impegnativi, per la fotografia ragionata e per i formati più leggeri. Ma sarà obbligatorio usare CFexpress di buone caratteristiche quando si vorranno avere le massime prestazioni della nostra Nikon Z8. *** Alcune annotazioni a margine. * La Nikon Z8 si dimostra anche in questo caso perfettamente in linea con la Z9. Le prestazioni con la CFexpress Lexar Gold da 1TB sono praticamente coincidenti. Non tutti hanno bisogno di queste velocità. Alcuni non fanno raffiche o, se le fanno, sono brevi e magari a velocità inferiori ai 20 fotogrammi al secondo. Quindi per quei fotografi non sarà poi così importante prestare attenzione a questi parametri. * Sui formati NEF si è già detto molto. In circostanze particolari si possono notare differenze ma nella maggioranza dei casi, all'atto pratico, non ci sono visibili differenze tra un NEF compresso senza perdita di informazioni - il più pesante - e uno compresso con perdita di informazioni più estrema (il più leggero, meno della metà del più pesante). Infine, nessuno vieta di usare il formato HEIF o il JPG. Se non si fanno elaborazioni spinte in fase di editing, un jpg ben esposto e che non necessita di apertura delle ombre o recuperi di esposizione anche localizzati, è pienamente stampabile anche in ampia risoluzione. * Un appunto a chi per scrupolo tende ad impostare il backup continuo tra le due schede di memoria. Se ricerca anche le prestazioni, sappia che la capacità della macchina si livellerà su quelle della scheda meno efficiente. Quindi nel caso in esame, sulle potenzialità permesse dalla SD. In questo caso è premiata la Nikon Z9 che ha due slot per CFexpress e quindi, dotandola di due schede identiche, non vedrà mai ridurre le sue capacità usando le due schede in parallelo. * Ultima questione. Riscaldamento e Surriscaldamento. Nikon Z9 e Nikon Z8 generano calore mentre funzionano. Le schede di memoria generano calore mentre vengono scritte ad alta velocità. Questo calore viene dissipato per convezione attraverso il corpo macchina. La Nikon Z9 in questo ha un vantaggio rispetto alla Z8 perché ha più superficie radiante e più ferramenta. a disposizione. Ma il concetto è lo stesso. Alcune schede da noi testate in passato hanno la tendenza a generare calore in modo anomalo, raggiungendo anche temperature critiche nell'ordine dei 90 °C, capaci di ustionare le dita del malcapitato che toglie dallo slot incautamente. Il nostro consiglio è - se usate la vostra Z8 al massimo delle sue capacità - di dotarvi di schede di memoria di qualità adeguata alla necessità, e che vi rassicurino anche sul lato termico della questione. Z8 e Z9 hanno un sensore di temperatura che avvisa se la scheda ha una temperatura critica. Prima vi avvisa e dopo un certo lasso di tempo se voi non intervenite, spegne la macchina per evitare guasti. Insomma, la materia è ampia e ogni fotografo saprà come regolarsi in base alle sue specifiche esigenze e a quello che gli anglosassoni chiamano "il proprio mileage". *** Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    28 punti
  35. Io amo visceralmente la montagna e per questo sono costantemente alla ricerca, per la mia attrezzatura, delle migliori prestazioni all'interno di attrezzature leggere. Ma quanto valgano per me le prestazioni nella ricerca del miglior compromesso con il peso si può dedurre dal fatto che il mio precedente grandangolo da montagna era il 14-24/2.8 AFS! Già, precedente, perché dopo una giornata con questo Z 20/1.8 S ho potuto finalmente voltare pagina. E non per una scelta di compromesso: questo 20mm è il miglior grandangolo che io abbia mai usato, una spanna sopra a qualsiasi cosa più corta di 50mm sia stata montata su una delle mie Nikon! Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/30 f16 ISO100 Sulle caratteristiche fisiche molto hanno detto e fatto vedere Mauro e Max: non occorre ripetere, rimando gli interessati ai loro articoli. Le cose importanti per me? Parliamo di un grandangolo molto luminoso, f1.8, e quindi a priori adatto sia ad intenti fotografici basati su profondità di campo molto limitate sia, ed è il caso di alcune delle mie modalità d'uso, alla fotografia notturna. Il tutto in 500gr di peso ed in dimensioni fisiche non troppo importanti, parliamo di pochi cm in più del 24-70/4 per fare un esempio. Nota importante per la mia modalità d'uso: la lente è dotata di un normalissimo attacco filtro da 77mm, che consente, direi finalmente, di montare tutti i filtri che un paesaggista può desiderare. Senza svenarsi e portare in giro vetri di dimensione A5 o peggio. Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/80 f8 ISO100 Come va? l'articolo rischia di diventare subito monotono: io non sono stato in grado di trovare nessun significativo difetto. I pregi, invece, sono innumerevoli. Innanzi tutto va benissimo a tutti i diaframmi, con estrema nitidezza fino agli angoli anche alle più ampie aperture. Certo, chiudendo migliora..... ma significa che da ottimo diventa eccellente, anche negli angoli del formato FX. Sostanzialmente è un grandangolo con il quale chiudere il diaframma ha esclusivamente l'utilità di aumentare la profondità di campo, finiti i tempi di diaframmi chiusi 2 o 3 stop per tirare su i bordi! Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/8 f16 ISO200. Ed in coppia alla Z6 consente, tra stabilizzatore e possibilità di alzare gli ISO senza penalizzazioni, di fotografare quasi tutto anche lasciando a casa il treppiede. Un enorme vantaggio. Che ad un fotografo amante della montagna della mia generazione, cresciuto sognando di fotografare la Sierra come Galen Rowell, consente, insieme alla Z6 ed al 70-300 AFP, di costruire un kit leggero ed estremamente performante come quello che amava usare il Maestro. E non solo, nel senso che in questa gita in montagna ho portato con me la Z6, questo straordinario 20mm e l'altrettanto straordinario 500PF.... ma il secondo sarà protagonista di un altro articolo! Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/60 f11 ISO100 Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/40 f16 ISO100 Alta val di Rhêmes - Z6 su Z 20/1.8S - 1/40 f11 ISO100 Ma se nella luce mediocre di giornate plumbee è capace di restituire immagini dai colori intesi e dall'eccellente contrasto, con il sole si esalta, senza rischiare ombre troppo dense, anche nel pieno sole di questa tarda mattinata in quota. E riproducendo fedelmente il blu incredibile di questo cielo, senza necessità di ricorrere al polarizzatore! Alpe Devero - Z6 su Z 20/1.8S - 1/250 f11 ISO100 Alpe Devero - Z6 su Z 20/1.8S - 1/250 f11 ISO100 La svizzera, subito oltre il Passo della Rossa - Z6 su Z 20/1.8S - 1/500 f8 ISO100 Panoramica di 5 scatti verticali a mano libera, la soluzione semplice semplice quando si vorrebbero angoli di campo infiniti senza sacrificare l'imponenza delle montagne! E capacità di fotografare alti contrasti su dettagli minuti senza sostanzialmente incorrere in nessun problema di aberrazione cromatica. Fino agli angoli estremi del fotogramma. Alpe Devero - Z6 su Z 20/1.8S - 1/15 f8 ISO100 E sempre con la possibilità di montare il polarizzatore, giusto quel tanto da governare al meglio i riflessi. Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 1/15 f13 ISO100 Ma dopo tanti paesaggi a diaframmi medi o chiusi viene l'ora di aprire tutto, aspettando che lo scoglio più nobile si avvicini alla via lattea.... Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 15" f2 ISO1600 Devo dire che la fotografia notturna è stata per lungo tempo, con questi nuovi Z, il loro focus-by-wire ed il fatto che le Z resettino la messa a fuoco ad ogni spegnimento, una delle mie preoccupazioni. La ricetta è semplice: Occorre approcciare le novità con fiducia ed apertura mentale. Quindi, come si fa a mettere a fuoco di notte quando nel mirino non si vede nulla? Io, tra le molte possibilità, ho consolidato due modi: Facile, se nell'inquadratura c'è qualcosa di molto luminoso - ed in questa notte avevo il faro della stazione della funivia e pure diversi pianeti, che a f1.8 sono abbastanza luminosi per mettere a fuoco con il pinpoint della Z6 senza nessun problema. Delicato: si spegne e si riaccende la fotocamera. Automaticamente va su infinito, ma nel mio caso, non so se scelta o tolleranza di produzione, è uno zic più indietro del perfetto infinito che serve per le stelle. Quindi? Quindi basta girare pochissimo la ghiera con la lente in manual focus, capendo quanto grazie all'ausilio a monitor (torno indietro di una tacca dall'icona della montagna verso il fiore che appare impostando il manual focus....e vado avanti del doppio!) Ho provato a lungo, volevo essere sicuro: funziona sempre, ma consiglio a ciascuno di provare per trovare il "proprio zic". Ricordo, dopo lo scatto, che per verificare che la messa a fuoco sia perfetta basta verificare che le stelle non abbiano color fringing magenta! Notare, su tutte le immagini, come a fronte di una notevole saturazione e contrasto di giorno, la notte riesca a rendere perfettamente le diverse gradazioni delle zone scure, senza bloccare i neri come altre ottiche blasonate ma meno prestazioni finiscono spesso per fare. Dicevo che questo 20 ha prestazioni straordinarie già a tutta apertura ed a tutti i diaframmi... Questi, per gli amanti del genere, sono 3 crop pixel reali dell'angolo in alto a sinistra. Uno è a f1.8, uno a f2, uno a f2.5 da 1600 a 3200 ISO, sempre 15". Capite qual'è a tutta apertura e quale chiuso uno stop? ed i 1600 rispetto ai 3200 ISO? Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 15" f2.2 ISO3200 - la stellina sul faro è prodotta da un po' di condensa sulla lente frontale. Zermatt - Z6 su Z 20/1.8S - 15" f2 ISO1600 - Stellisee e fotografi di fronte a sua Maestà! Quindi, in sintesi i pro che ho riscontrato: Prestazioni elevatissime, praticamente nessun difetto ottico impattante la pratica fotografica Leggero, ma con costruzione meccanica solida ed affidabile Dimensioni relativamente contenute (non è minuscolo ma nemmeno enorme, ed ha filettatura filtri 77mm standard) Paraluce efficace ed ottima resistenza ai riflessi AF istantaneo MF molto sensibile e precisa I contro: Un po' di vignettatura alle massime aperture, ma ditemi voi guardando le immagini sopra se ha un impatto pratico... Costo relativamente elevato, ma economico se si considera il livello delle prestazioni Per me, estremamente consigliabile! Massimo per Nikonland (C) 29/7/2020.
    28 punti
  36. Sabato pomeriggio, come di consueto, sul tardi parto per il Parco per scaricare le fototrappole. Lo faccio tutte le settimane ma ho saltato il giro quindi ci son 2 settimane di video e foto da scaricare. Però non mi lascio scappare l'opportunità di fare due foto. Ho il nuovo 800/6.3, non è proprio il suo ambito, però, magari, lungo fiume qualche limicolo compare, quindi lo infilo nello zaino e via. Il bosco è il solito macello di vegetazione; da aprile fatico metodicamente per tener aperto un sentiero, ma questo sabato dovrò buttarci dentro un'ora di sudore per farmi strada per l'ennesima volta. Giugno è così, opulento in tutto, nella bellezza del bosco ma anche nel caldo , nell'umido e nelle zanzare. Nikon Z9 ob. Sigma 24/1.4 Art +FTZ2 Arrivo al fiume, che trovo bene (finalmente). L'acqua scorre trasparente e placida su un letto di sassi puliti. Sono fradicio di sudore, quasi quasi, ma sì: mi butto dentro; mi spoglio biotto come mamma mi ha fatto e splash, qui non mi vede nessuno e ne approfitto per rinfrancarmi (serve). Ricomposti i pezzi, rivestito di tutto punto, stivale bucato incluso, cerco una barena per appostarmi, saran si e no le 19.20 e di luce ce n'è in abbondanza. il fiume trasparente, invitante. Nikon Z9, ob. Sigma 24/1.4 Art +FTZ2 una barena che potrebbe andare bene per appostarmi. Nikon Z9 ob. Nikon F 200/2 VR II +FTZ2 Apro il treppiede e monto l'800/6.3 a spiare la sponda opposta e le acque basse della riva sabbiosa davanti a me; il sole alle spalle, e nessuna nuvola a sciupare il tramonto, cosa voglio di più. Il punto è buono, ma lo so da 25 anni, ed ecco che arriva un bel corriere piccolo (bordo occhio giallo): E' tranquillo , è segno che mi son mimetizzato bene, la rete verde fa il suo mestiere. E l'800 anche! questo obiettivo è fatto proprio per minuscolezze come il corriere; evviva il ritaglio DX a cui accedo con un click (ma che figata questa Z9). La mira di fuoco becca bene l'occhietto bordato di giallo e lo tiene con risolutezza, peccato che l'uccellino è un po' scazzato, si mangia 2 bacherozzi e sta lì immobile, dandomi le spalle. Lo mollo per cercare altrove, arrivano i germani che in questa stagione stanno subendo la muta e sono veramente brutti da vedere, oltre che difficili da riprendere. Fa ridere che per riprendere il germano del Sesia io, da sempre, abbia dovuto fare i salti mortali, eppure c'è una ragione, la ragione della doppietta. Corriere piccolo. Nikon Z9 in DX ob Nikon S 800/6.3 Gitzo GT3541LS Arca B1 Germani nervosi in muta stagionale. Nikon Z9 in DX ob Nikon S 800/6.3 Gitzo GT3541LS Arca B1 Vabbè, potrei già prendere il sentiero del rientro, sono le 20.20 e per il tempo dedicato ho già di che essere soddisfatto. Ma le anatre si allarmano e si scostano dalla riva opposta, qualcosa le ha disturbate: è un capriolo maschio che pascola le fronde lungofiume. Lo seguo con il tele, va verso sud diventando sempre più piccolo. Per scrupolo con l'occhio dell'800 risalgo la sponda, ed ecco un altro capriolo, una femmina adulta, lei invece va verso nord quindi si avvicina. La aspetto e scatto FX, DX, ho da scegliere, le fronde sono una iattura e ce n'è sempre una su un occhio o sul naso. La femmina prosegue il suo percorso fino al greto ed esce di vista, è finita davvero, alzo la testa ma vedo un'altra macchia arancione di là dal fiume tra i salici. E' un capriolo femmina ma giovane. Strano di solito stanno i coppia, madre e figlia, fino a... a non so quando. Capriolo maschio. Nikon Z9 in FX ob Nikon S 800/6.3 Gitzo GT3541LS Arca B1 Capriolo femmina. Nikon Z9 in DX ob Nikon S 800/6.3 Gitzo GT3541LS Arca B1 Capriolo femmina juv. Nikon Z9 in DX ob Nikon S 800/6.3 Gitzo GT3541LS Arca B1 La giovane capriolo segue le impronte della femmina adulta, ma sta a debita distanza. Strano, penso, normalmente sono a vista. Seguo la giovane su su verso nord fino al greto. Ancora uno scatto e il capriolo si ferma. Rigida sulle zampe guarda davanti a se, orecchie tese in avanti, sicuramente c'è qualcosa, magari una volpe. Poi succede qualcosa che non mi aspettavo ed è documentato nelle foto seguenti. Nikon Z9 in FX ob Nikon S 800/6.3 Gitzo GT3541LS Arca B1. ISO 6400 f/6.3 1/200s VR ON, sono le 21.20 del 17 giugno. In tutta evidenza il capriolo adulto è la madre della giovane e la sta allontanando, ma la figlia avrebbe ancora piacere della compagnia materna. Nella fuga vengono dritte verso di me e raggiunta una certa distanza mi "percepiscono" e si danno alla fuga scomposta. Ho appena il tempo di fare due primi piani che mi raccontano quanto sia feroce il tormento che i caprioli subiscono ad opera dei tafani In tanti anni di osservazioni mi bastano le dita di una mano per contare le volte in cui ho assistito ad un comportamento di relazione etologica. E' già difficile fotografare qualcosa, ma ben di più è assistere, in presa diretta, alla vita quotidiana delle specie selvatiche. In pochi minuti ho visto con i miei occhi qualcosa che accade, nel segreto dei nostri boschi, tutti gli anni. E' la fine dell'adolescenza e l'ingresso nella vita adulta di una giovane capriolo. Del resto in queste settimane le mie fototrappole hanno registrato le novità di stagione ben descritte nel video che chiude il post. Per parlare di fotografia, devo puntualizzare 2 aspetti - era buio e l'f/6.3 è una bella fatica per la Z9, bene avrei fatto ad aggiornare il firmware alla rev 4.0 che dichiara miglioramenti in aggancio soggetti scuri su campo scuro; ho perso un bel po' di scatti per indecisione della messa a fuoco e qui era tutto scuro. - l'800 f/6.3 è un obiettivo fantastico ma questo non è il suo campo di battaglia. Lo sapevo, ma contavo di rientrare prima del crepuscolo. Queste riprese sono risolte dal 600/4 o dal 400/2.8 TC per concludere, 50 euro di fototrappola ha visto questo 35_PLS-FTPM_0510.AVI Valerio Brustia Nikonland giugno 2023
    27 punti
  37. appena annunciato, a sorpresa, il nuovo Nikkor Z 24mm f/1.7, grandangolo "standard" per le Nikon Z in formato DX, che porta una elevata luminosità in un campo inquadrato simile a quello del 35mm in formato 36x24mm. Leggero (135grammi), compatto (40mm di lunghezza), con uno schema ottico interessante, le guarnizioni a tenuta e il paraluce in dotazione. La distanza minima di messa a fuoco molto ridotta di 18 cm consente riprese creative. Mentre la luminosità massima ci porta indietro ad altre epoche. Caratteristiche tecniche Tipo : Nikon Z-Mount Formato DX Lunghezza focale 24 mm Apertura massima f/ 1.7 Apertura minima f/ 11 Schema ottico 9 elementi in 8 gruppi (incluse 2 lenti asferiche) Angolo di campo Formato DX: 61° Sistema di messa a fuoco posteriore Distanza minima di messa a fuoco 0,18 m Massimo rapporto di riproduzione 0,19 x Numero di lamelle del diaframma 7 (apertura circolare del diaframma) Escursione diaframmi Da f/1.7 a 11 Dimensione attacco filtro 46 mm (P = 0,75 mm) Dimensioni (diametro massimo × distanza all'estremità dell'obiettivo dalla flangia di innesto obiettivo della fotocamera) Circa 70 mm x 40 mm Peso Circa 135 g Autofocus Sì Messa a fuoco Auto, manuale Accessori in dotazione Tappo dell'obiettivo LC-46B (tappo anteriore), tappo dell'obiettivo LF-N1 (tappo posteriore), paraluce HN-42 schema ottico mtf ufficiale Comunicato stampa : *** disponibilità dopo metà giugno, prezzo suggerito di € 319 IVA compresa (Germania, 19%). *** Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    27 punti
  38. Due anni fa, di questi tempi, mi veniva consegnata la mia Nikon Z9. Abbiamo parlato molto di questa macchina, tantissimi articoli la ritraggono con questo o quell'altro obiettivo. L'ho anche prestata per una gitarella tra le nevi norvegesi ad un redattore di Nikonland. E dimostrata in svariate occasione. Ma non è per questo che ne parlo ancora. Casualmente, in questi giorni la Nikon Z9 matricola 5042 ha superato il milione di scatti. per la precisione, pochi minuti fa, Mauro Maratta ha premuto per l'ennesima volta il pulsante di scatto della Z9 e il contascatti della macchina ha registrato che è stato salvato il file n. 1.007.179 Non credo che sia un record. In fondo sono solamente circa 10.000 scatti a settimana. Un professionista che segue un paio di discipline agonistiche ne fa di più. L'amico Fornasetti a suo tempo superava i 500.000 con D3 e D4 prima di far cambiare l'otturatore, fotografando rugby, football e hockey. Ma forse per un fotoamatore che gioca solamente con la sua fotocamera è un bel traguardo. Ho avuto in passato molte ammiraglie Nikon, dalla F5 alla D5. Tolta la prima D3 che è arrivata a 190.000 scatti, le altre non hanno superato gli 80/90.000 Eppure ho sempre fotografato sport a raffica. Persino con la D3x ! Questa Z9 ha visto polvere del motocross, l'asfalto rovente e gradoni infuocati in autodromo dove si anche inzuppata come me e il 100-400. Ha scattato ad ogni tipo di raffica, con ogni formato di file. Ha registrato sulle mie schede CFexpress molti terabyte di informazioni. Eppure se la guardiamo, eccola qui, non l'ho nemmeno spolverata : le "gomme" sono in ordine, senza cedimenti, allentamenti, scollature i pulsanti sono tutti in ordine. Forse quello di accensione mostra un minimo di indurimento nella rotazione lo sportellino del vano memorie - era il mio timore - è ancora al suo posto. Forse si è allentato un pochino, rendendo così più agevole la sua apertura ... il sensore è stato sempre protetto dalla "saracinesca" che vedete in bella vista nella foto qui sopra, che è in condizioni apparentemente intonse certo la baionetta qualche segno ce l'ha ma si sono susseguiti obiettivi su obiettivi ma soprattutto, la batteria originale EN-EL18d, a parte la richiesta automatica di 3-4 cicli di calibrazione, nonostante sia stata ricaricata ennesime volte, mostra ancora 0 usura. per il resto, una pulitina approfondita e nessuno potrebbe dire che ha due anni e un milione di scatti all'attivo. Non ha un segno. Potere delle potenzialità del suo autofocus che si adatta perfettamente al mio stile attuale. Con la D850 e la D5 ho raggiunto il limite che erano le fotocamere a non assecondarmi, tanto che la D850 la usavo spessissimo in live-view su treppiedi con parecchio scorno. Ma con l'autofocus della Z9 la mia confidenza è tale che scatto senza timore che le foto non siano a fuoco. Così mi concentro su tutto il resto, principalmente ... sul fotografare. Che è quello che mi piace fare con questa macchina. Il suo mix di caratteristiche mi è congeniale. La risoluzione è elevata ma non esagerata. Il formato file, compresso con i nuovi algoritmi TicoRAW - ha un peso ridotto tale che tutti questi scatti non mi costringono a comprare un hard-disk nuovo al mese (ma uno l'anno si ... io faccio fatica a selezionare e a cancellare foto. Perché sono quasi tutte ottime !). L'ergonomia è la migliore tra tutte le ammiraglie Nikon che ho avuto. Sta in mano come un guanto, non stanca. Non pesa. Il vantaggio di un corpo più leggero della classica reflex D5/D6 e obiettivi altrettanto più leggeri è impagabile. L'assenza di parti meccaniche soggette ad usura elevata, come l'otturatore (per tacere di specchio e sistema di autofocus separato), fa si che non debba pensare troppo allo scatto in più. Cosa che faccio invece con la Zf quando sono "costretto" a scattare con l'otturatore meccanico. Anzi, devo ammettere che sempre più spesso finisco per non sopportare più il rumore dello scatto anche se è solo simulato. E lo tolgo. Sempre quando fotografo sul campo, e spesso in studio con il consenso delle modelle. Anche loro sempre più abituate a posare come se si girasse un video, anziché imbalsamarsi tra una posa e un'altra. io ricarico sempre la Z9 via porta USB-C e quella protezione di gomma è molto sollecitata. Mostra qualche minimo segno di usura ma non più di tanto. Per il resto, la vedete anche voi, brilla e luccica. E non l'ho nemmeno spolverata. Nella foto di apertura la sua sorellina Z8 con il battery-grip le copre le spalle. E' quello che farà nei prossimi giorni perchè la Z9 domani parte per Moncalieri verso LTR. Dove farà - se lo merita - un checkup il più approfondito possibile per verificare che quello che si può usurare sia in ordine (baionetta, tiraggio, planeità del bocchettone, del sensore, dello stabilizzatore; lo stabilizzatore stesso) e per le verifiche e "tarature" di rito, oltre ad una pulizia professionale che io non saprei fare. Ma in questa occasione ci tenevo a fare un punto nave sulle impressioni d'uso e sullo stato dell'arte della Z9, che da quando l'ho ricevuta, è passata dal firmware 1.0 al 4.1 (e qualcuno vocifera che non passeranno anni prima di vedere una versione ulteriormente perfezionata). Dell'autofocus dicevo prima. Al di là del riconoscimento degli oggetti e dei loro occhi (o ruote o eliche, se ne hanno), c'è la capacità di tracciarli anche al di là di ostruzioni. Come faccio io con le auto che escono dalla corsia box e sono inevitabilmente dietro ad una spessa rete. La macchina le aggancia in automatico e poi le segue. E non è raro avere una sequenza, magari in panning a 1/30'' di 40-50 scatti tutti utilizzabili. Con le modelle è un gioco da ragazzi. Per sbagliare una foto bisogna puntare la macchina verso il pavimento ! Ci sono aspetti che, appunto via firmware, potranno essere ancora affinati. Ma ho come l'impressione che siamo arrivati al culmine delle capacità del processore Expeed 7 che, dopo il sensore stacked e l'assenza dell'otturatore meccanico, è il vero responsabile delle prestazioni meravigliose della Z9. Tra la versione 1.0 e la 4.1, non posso documentarlo, ma io ho riscontrato un aumento del consumo. Che ovviamente si estrinseca in maggiore dissipazione di calore. Fenomeno che la ferramenta del corpo della Z9 e tutta la sua superficie radiante permette tranquillamente di smaltire senza un cedimento durante l'uso. Non è raro per me arrivare a superare i 50.000 scatti in una sessione sola in autodromo, e anche sotto al sole, non ho mai avuto inceppamenti. Se c'è un punto che vorrei fosse migliorato, se possibile, è ancora la fase di aggancio. Che, in automatico, sulle prima mostra qualche tentennamento. Una volta preso poi non si perde più, ma all'inizio è facile che non ci azzecchi. Su sfondi impegnativi le cose sono molto migliorate ma forse anche qui si potrebbe fare qualche cosa per affinare il processo in tempo reale. Per il resto non ho lamentele da fare. Anzi, se non è questa la macchina perfetta per me, in questo momento, non saprei che altro considerare. Lo prova il mio contascatti e il fatto che solo con questa macchina io mi sia sentito di avventurarmi a fare cose che non avevo mai fatto. Prima tra tutte scattare sistematicamente sempre a tutta apertura con "lame" come gli obiettivi f/1.2 o il meraviglioso 135/1.8 Plena che è un oggetto impegnativo sul piano della precisione di fuoco. Per non parlare del video. O del prendere al volo cose che volano in modo casuale. Ma non ci sono limiti alla fantasia. E se abbiamo adesso macchine meravigliose che fanno milioni di scatti senza usura (mi aspetto che la mia Z9 nei prossimi anni arrivi a duplicare o addirittura a quadruplicare il suo contascatti) sono oramai da considerare dei veri e propri elaboratori elettronici. Se sul piano ergonomico e meccanico, in una nuova versione non cambierei tantissimo (mi piacerebbe che la torretta di sinistra fosse ribassata come quella della Z8 e che dalla Z8 fosse ereditato anche lo sportellino del vano memorie, mi piace di più), forse solo il display posteriore che è robusto certo ma quello della Zf mi consente di fare tante cose di più. Invece sul piano elettronico e sul sensore vorrei delle vere novità. Che passerebbero per un processore più veloce, molto più veloce ma anche in un sensore più veloce. Con un tempo sincro almeno dimezzato (l'ideale sarebbe da 1/1000''). E con una sensibilità raddoppiata. Mi perdoneranno quelli che usano la Z9 per fare paesaggio, macro o still-life. Ovviamente si possono fare ma per me è come mettere una portaerei in un laghetto di montagna e sperare che possa manovrare ... Per questo se la risoluzione è il massimo che vorrei (ma potrei anche contentarmi di meno in cambio di altri vantaggi), la sensibilità mi piacerebbe che fosse superiore. I 64 ISO sono per i miei usi totalmente inutili. Se il Base stesse a 125 ISO e il Dual Gain stesse a 1000 ISO sarebbe di gran lunga meglio. Ovviamente con lo stesso rumore attuale (a 64 e 500 ISO rispettivamente) e la stessa dinamica. Non scambierei mai la mia Z9 con D5 e D6. Non più ... per quanto abbia apprezzato ed amato quelle macchine, il loro sensore per me era il loro limite, tanto che le usavo veramente pochissimo al di fuori dello sport. Questo mi convincerebbe ad accoppiare la mia Z9 con quella macchina. Che si possa chiamare Z9 II o Zh poco importa. Sul quando anche in questo caso, poco importa. Ma speriamo non troppo più in la negli anni. Altrimenti, anche senza usura, la mia Z9 vedrà milioni di scatti. POVERINA ! Post Scrittum per negozianti e fotografi vecchia scuola. La mia Z9 ha un milione di scatti ma la sua batteria è ancora integra con zero usura. Ma davvero la valutereste per il numero di scatti se io volessi - non sarà mai - cedervela ? Oppure da cosa ricavereste un prezzo corrente per l'usato ?
    26 punti
  39. Qualcuno che è presente in questi giorni avrà notato dei lavori in corso sul sito. Riguardano il tanto rimandato sistema di Recensione degli obiettivi Nikkor Z (accessibile da menù premendo -> qui) l'Amministrazione di Nikonland nei prossimi giorni impianterà le schede di riferimento di tutti gli obiettivi esistenti e si occuperà di aggiungere in futuro quelle degli altri obiettivi che Nikon presenterà. Le schede contengono una recensione sintetica, alcuni giudizi - soggettivi - il rimando agli articoli già presenti su Nikonland e l'accesso alla o alle gallerie contenenti fotografie scattate con quel preciso obiettivo. un estratto del giudizio PRO e CONTRO di una recensione : in coda alla scheda/recensione, è aperto lo spazio per Nikonlander e Nikonlander Veterani per inserire le proprie recensioni. Che dovranno essere possibilmente redatte secondo lo schema imposto : le recensioni sono libere ma dovranno essere preventivamente approvate dall'Admin prima della effettiva pubblicazione. Vorremmo evitare che fossero prese per COMMENTI liberi, in quel caso non sarebbero utili e che invece fossero omogenee nella struttura, anche se opposte nelle valutazioni, a quelle già pubblicate. In parallelo, ricordiamo che è fondamentale, nell'ottica di avere una varietà di giudizi complessiva, che siano inserite nelle gallerie, fotografie da VOI scattate con gli obiettivi che possedete. Fotografie rappresentative delle qualità di quello strumento fotografiche, corredate di note, osservazioni ed, ovviamente, dati EXIF. Gli album aperti sono -> QUI e sono già accessibili a tutti voi. *** Crediamo di aver fatto cosa utile, strutturando questa nuova area di Nikonland, più volte rimandata (la licenza del plugin che stiamo utilizzando è stata acquistata addirittura nel 2019) ma parimenti ci permettiamo di sottolineare anche se già fatto, che si tratterà di un lavoro superfluo, sostanzialmente un doppione dei nostri articoli redazionali se, alle nostre recensioni, NON SEGUIRANNO MASSICCIAMENTE LE VOSTRE. Con le vostre fotografie negli album specifici. Tranquilli, non ci saranno altri appelli al riguardo oltre a questo. Ci aspettiamo la buona volontà e il naturale piacere di condividere con iscritti e visitatori quella che è la vostra esperienza con gli obiettivi che usate quando fotografate. Se non troverete il tempo di farlo, ci dispiaceremo per voi ma senza che questo influenzi il nostro operato per Nikonland, se non ci sarà abbastanza ricchezza e varietà, non sarà dipeso da noi. L'Admin
    26 punti
  40. L'ultima guida all'acquisto di Nikonland risale al 2019 ed era incentrata su reflex ed obiettivi per reflex e solo una presenza marginale di materiale Z. Dopo si è aperta la nuova fase delle mirrorless che ancora si sta sviluppando. Riteniamo però che sia già sufficiente per scrivere una nuova guida che contempli, in questo articolo, una scelta ragionata dei corpi macchina, sono già 11 quelli sul mercato. Per poi dedicarci ad un approfondimento sugli obiettivi. Su Nikonland abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione (quasi) tutto ciò che Nikon ha presentato nel mondo Z. Vi invitiamo a leggere gli articoli e i test approfonditi (sono un centinaio) in questa sezione dell'area editoriale. *** Nikon Z, la scelta del corpo macchina. Potremmo anche sbrigarci in un attimo, indicando la Nikon Z8 come la macchina ideale per tutti. Ma non saremmo giusti, perché sebbene fantastica, la Z8 non è indispensabile a tutti. Dipende dalle esigenze effettive. Possiamo però fare un appunto introduttivo in linea generale. Possiamo considerare già obsolete le Nikon Z che non prevedono la porta USB-C come via di comunicazione e di ricarica della batteria. Insieme a quelle che non hanno il processore Expeed 7 (praticamente tutte, tranne Nikon Z9, Z8 e Zf). Ciò però non significa che chi possiede una di queste fotocamere e la usi con profitto debba smettere di usarla né che, a condizioni particolari di acquisto, un fotografo debba trascurare una buona opportunità. Purché sappia cosa sta acquistando in base a ciò che gli serve. Ultima osservazione di carattere generale. Se è vero che il corpo macchina è importante, è ancora più importante metabolizzare il concetto che Nikon Z significa principalmente quel nuovo bocchettone (il più ampio e quello col tiraggio più corto del mercato) su cui Nikon sta progettando i nuovi obiettivi. I veri protagonisti della nuova generazione, per cui le fotocamere rappresentano lo sfogo effettivo. Solo la combinazione Nikon Z + Nikkor Z consente la piena esplicitazione delle qualità offerte dalle nostre mirrorless. Piuttosto che usare una combinazione ibrida, tutto sommato una scelta di natura per lo più economica pensata "al risparmio", tanto vale restare con una splendida reflex come può essere la D850 o come è la D780, per tacere di D5 e D6. E stiamo nominando alcune tra le migliori reflex della storia. A cui purtroppo Nikon non sempre o solo limitatamente ha dato obiettivi degni di loro. Oggi siamo al contrario, con alcuni corpi macchina un pò claudicanti che trovano però supporto da obiettivi che, confrontati con i pari classe da reflex, risultano sempre vincenti e spesso superiori anche a quelli da reflex di categoria superiore. Quindi, si, il corpo macchina è importante ma le ottiche lo sono sempre di più. Infine, il progresso non si ferma. E lo sviluppo è continuo. Per il biennio 2024-2025 ci aspettiamo il lancio di nuove Nikon Z e l'uscita di nuove versione di firmware. In particolare : Nikon Z6 III, nuovo sensore, nuovo processore, prestazioni allo stato dell'arte del suo segmento Nikon Z50 II/Z70, nuovo sensore, nuovo processore, forse stabilizzatore integrato Nikon Z7 III, nuovo sensore, nuovo processore, nuove funzionalità Nikon Z9 II, nuovo processore, sensore aggiornato, prestazioni assolute insieme alle versioni di firmware 2.0 per la Z8 e 5.0 per la Z9 che aggiungano nuove funzionalità alle due macchine di punta. Bene, finita l'introduzione, andiamo al dettaglio. *** a sinistra la Nikon Z8, lanciata nel maggio del 2023, a destra la Nikon Z9, lanciata nell'ottobre 2021 Consideriamo Z9 e Z8 le eredi dirette delle premiate coppie Nikon F5 e Nikon F100 dell'era analogica o Nikon D3 e Nikon D700 dell'era digitale. Offrono il massimo delle performance odierne per Nikon che ha dimostrato di saperle tenere aggiornate anche a livello di sviluppo firmware. Le due macchine condividono buona parte dell'elettronica ed hanno prestazioni quasi coincidenti. Hanno lo stesso sensore, tanto veloce da essere per lo più in grado di azzerare gli effetti del rolling-shutter. Sono le uniche prive di otturatore meccanico, potendo sincronizzare il flash anche senza. Non avendo parti meccaniche, non subiscono usura all'otturatore né necessitano di una sua registrazione periodica. Al di là del differente prezzo, la Z9 va considerata nell'uso di obiettivi grossi ed impegnativi e in ambiti dove conta poter esprimere sempre il massimo del potenziale. La Z8 invece è più abbordabile, per prezzo, peso e volume, potendo funzionare tranquillamente anche senza battery-grip con un fattore di forma non così più impegnativo delle macchine di fascia inferiore. La Z8 paga alla Z9 una minore autonomia, un corpo meno capace di dissipare il calore generato da processore e sensore oltre a qualche dettaglio più o meno importante. L'ergonomia della Z9 è imbattibile. La Z8 è più discreta. La Z9 al momento ha nuove funzionalità aggiunte via firmware (scatto automatico, riconoscimento uccelli) che però ci è stato promesso verranno estese anche alla Z8 ad inizio 2024 (mentre alla Z9 verranno estese funzionalità della Z8 e della Zf che per ora non sono previste nella Z9). Abbiamo un articolo che le confronta dettagliatamente : Nikon Z8 o Nikon Z9 : quale scegliere ? Ma entrambe le macchine andrebbero scelte consapevolmente per lo più da fotografi che richiedano prestazioni, velocità, capacità video allo stato dell'arte, tenuta sul mercato. Hanno caratteristiche professionali che per chi fa foto ragionata in ambienti rilassati sono praticamente tutte superflue. La nostra Nikon Z9 ha accumulato in 18 mesi oltre un milione di scatti e sembra ancora nuova. Le Nikon Z8 passate per il laboratorio sommano circa 250.000 scatti e potrebbero stare in vetrina. Me sappiamo di Z9 e Z8 che in un anno non hanno fatto che poche migliaia di scatti. E alcune sono in vendita sull'usato con 500-600 scatti. Molti meno di quanti ne servano per testare la capacità di una nuova scheda di memoria. Entrambe necessitano di schede di memoria di livello per esprimere il loro potenziale. E fotografi non privi di immaginazione ma, soprattutto, di occasioni fotografiche, perché non passino il più del loro tempo, "sprecate" in vetrina. *** Non troppo a sorpresa, Nikon ha presentato poco più di un mese fa una Z che può essere considerata un ibrido, una sorta di laboratorio sperimentale. la Nikon Zf deve molto del suo appeal all'aspetto che sembra una replica moderna di una reflex a pellicola dei primissimi anni '80 del secolo scorso. Ma dentro quella scocca e sotto a quei quadranti, c'è il sensore della Nikon Z6/Z6 II che offre ancora buone potenzialità, con il processore di Z8 e Z9. Questo è responsabile di funzionalità e prestazioni insospettabili per una semplice fotocamera "vintage", tanto che come autofocus e raffica si mangia la Z6 II a colazione. E in un uso spensierato non fa troppo rimpiangere la Z8. Dove è cedente rispetto alla Z8 e alla Z9 è nel comparto memorie - adeguate alla macchina ma in una strana combinazione tra SD e microSD - e nella relativa vetustà del sensore, ottimo per capacità di dinamica e tenuta al rumore, ma lento nel readout (un ventesimo rispetto a Z8 e Z9) che ha obbligato Nikon a mantenere l'otturatore meccanico e che, se usata in modalità silenziosa, rende le immagini di soggetti in rapido movimento, sensibili agli artefatti indotti dal rolling shutter. La Zf nasce per dare le sensazioni d'uso di un tempo, però manca di ottiche dedicate con l'anello del diaframma funzionante. Ci sono solo due obiettivi - identici a quelli normali - che ne richiamano solo l'estetica. Ma in generale, oltre che bellissima e ottimamente costruita, ha ottime prestazioni e funzionalità anche sovrabbondanti per il fotografo tipo che la "dovrebbe" acquistare. Ne abbiamo parlato in anteprima qui : Nikon Zf : io sono leggenda ! *** Le tre fotocamere che abbiamo già trattato sono quelle più moderne e dotate dell'ultimo processore di immagini Nikon, il responsabile delle migliori prestazioni di autofocus, riconoscimento del soggetto, video evoluto, velocità di raffica. Le successive sono deficitarie in questi comparti e andrebbero considerate dai fotografi che effettivamente, per genere di fotografia praticata o per aspettative generali, non necessitino di quel genere di capacità. Pensando al formato DX, il 24x16mm, Nikon propone una linea di tre fotocamere che sostanzialmente ... sono la stessa macchina proposta in tre allestimenti differenti. Un pò come certe Volkswagen che si trovano negli autosaloni, marchiate anche Seat o Skoda (quando non anche Audi). le tre Nikon in formato DX condividono sensore, processore, batteria, differiscono per aspetto, ergonomia, porte di comunicazione, mirino Delle tre, sinceramente oggi non ci sentiamo più di consigliare la Nikon Z50, tranne che non venga offerta in kit con i due pregevoli zoom dedicati, ad un prezzo inferiore a quello di uno smartphone di fascia media. Pur avendo ancora buone capacità ed essere l'unica ad avere il flash incorporato, non ha la porta USB-C e anche alcuni aspetti a livello firmware sono stati trascurati. E' un pò come se Nikon si fosse dimenticata di lei per dedicarsi agli altri modelli. L'ultima DX proposta, già a metà dell'anno scorso, la Z30 invece, pur nell'assenza di mirino incorporato, presenta il miglior mix di capacità sia in ambito foto che video. E costa il giusto, oltre ad avere una ergonomia infinitamente superiore a quella della più "carina" Zfc che è la prima proposta Nikon di Z con aspetto vintage. Questa ha vinto tutti i concorsi di bellezza, sia nella versione nera che nero e silver e in tutte le possibili combinazioni di pelli colorate. Ma presa in mano a lungo provoca dolori. E come la Zf, manca di ottiche dedicate che consentano di evitare le ghiere del corpo macchina per cambiare il diaframma dell'obiettivo. Nessuna delle tre ha il nuovo autofocus con le librerie di riconoscimento oggetti, salvo il rilevamento dell'occhio di umani e animali (per lo più cani e gatti). Sono da considerare però la porta di ingresso nel mondo Nikon Z, avendo piena compatibilità con ogni obiettivo Nikkor Z. Costano il giusto, sono compatte e leggere. La Z30, in particolare, la più adatta per gite e scampagnate, da tenere in un tascone o in una borsetta minuscola anche quando dotata di un paio di obiettivi. Le ottiche, poche in formato dedicato, sono pregevoli, tutte di gran lunga adeguate alle necessità e superiori a quelle analoghe, offerte da Nikon per le reflex di questa categoria. Insomma, non sono seconde scelte ma vanno prese in considerazione avendo bene a mente cosa si cerca e cosa si ottiene nella scatola. Perché difficilmente potranno essere aggiornate se non con nuovi modelli. Di cui uno, pensiamo, uscirà nel 2024. *** Z6 e Z7 sono le prime Nikon Z presentate oramai 5 anni fa. Poi è arrivata la Z5, modello entry-level per le pieno formato e quindi sono state avvicendate Z6 e Z7 con modelli quasi identici salvo avere un doppio processore e la possibilità di montare un battery-grip con i pulsanti verticali (mentre Z6 e Z7 hanno solo un battery-pack senza comandi di controllo). Il sensore della Z6/Z6 II è originale ed ha buone caratteristiche ma è lento e soggetto a rolling-shutter quando usato in modalità silenziosa. Ha però ottime caratteristiche dinamiche e di tenuta al rumore. Diciamo che è forse il miglior sensore full-frame da 24 megapixel della sua categoria, pur con il limite della relativa lentezza. Il sensore della Z7/Z7 II è quello della Nikon D850 a cui è stata aggiunta la rilevazione di fase sulla matrice di microlenti sopra alla matrice di Bayer. La Z5 ha invece un sensore vecchio - quello della D750 che non ha ancora il dual-gain - ed è limitata in quasi tutte le sue prestazioni. E' nata per offrire un prezzo d'attacco aggressivo che però per noi dovrebbe stare ben al di sotto dei mille euro per essere attraente. Da evitare l'obiettivo in kit Nikkor Z 24-50mm, non perché abbia scarse prestazioni ma per la troppo ridotta escursione focale. la Nikon Z5 e in suoi due slot di memoria di tipo SD a destra, a confronto con la Z6 e il singolo slot XQD/CFexpress La domanda che nasce spontanea, dopo il cappello iniziale non può che essere : vale la pena di pensare ad una Z5-Z6-Z7 a fine 2023 ? In linea di massima ci permetteremmo di rispondere di no, non ci sembra il caso oggi. Se avete atteso fino ad ora, meglio attendere ancora qualche mese in più. Siamo certi che la Z6 verrà avvicendata nella seconda metà del 2024. Forse lo sarà anche la Z7. E le prossime macchine avranno prestazioni e potenzialità tali da renderle "quasi" soluzioni definitive. Ma nemmeno di fronte ad un usato sicuro o ad una offerta che non si può rifiutare ? Qui è d'obbligo il più sonoro dei dipende ! Dipende dalle esigenze del fotografo e se questo non avrà poi a pentirsene quando leggerà le specifiche della prossima generazione che metterà definitivamente fuori mercato la prima. Per fotografia "lenta", paesaggio, foto in studio, still-life, nulla che contempli l'azione, una qualsiasi di queste Nikon Z (e ci permettiamo di dire anche le macchine DX) va meglio delle corrispondenti reflex, specie se usate con gli obiettivi Nikkor Z. Oltre che naturalmente dal budget. Una Z6 a circa 1000 euro può essere un buon affare da tenere magari poi come secondo corpo e intanto allestire un bel corredo. La Z7 invece è sempre stata la Nikon Z con il peggior rapporto prezzo/prestazioni. Andrebbe scelta solo dall'estimatore di quel sensore ... Per la Z5 siamo ancora più scettici. Solo a prezzi molto marginali ma senza poi pentirsene. E la differenza tra Z6 e Z6 II e Z7 e Z7 II ? Non tali da stare troppo a pensarci. Le versioni II hanno aggiunto solo marginali capacità, soprattutto le due schede di memoria, un buffer maggiorato per la Z7, pochi altri dettagli oltre al battery-grip vero di cui abbiamo già detto. Nikon Z6 II e battery-grip per due Nikon EN-EL15b/c con comandi di scatto verticali Nikon Z5 e battery-pack semplice, senza comandi di scatto Salvo che non vi serva il video in formato 4K60p, quello lo offrono solo le versioni II (in full frame la Z7 II e in ritaglio DX la Z6 II). Ma è solo una questione di prezzi in fondo, con un budget ridotto da destinare anche agli obiettivi, allora meglio puntare su una Z6 di prima generazione "usato garantito" e spendere di più sulle ottiche, oppure risparmiare più soldi per la prossima Z6 III che temiamo andrà pericolosamente a sfiorare i 3.000 euro e cominciare a vendere tutto il materiale reflex che abbiamo ancora in casa prima che diventi difficile da "liquidare". State ragionando sul prossimo acquisto e avete ancora dubbi dopo le nostre considerazioni di questo articolo ? Chiedete nei commenti quanto vi rimane oscuro, chiarendo quale sia la vostra situazione attuale e le vostre aspettative. E noi faremo del tutto per aumentare la vostra indecisione confondendovi ancora di più le idee in modo persino più dettagliato !
    26 punti
  41. Qualcuno parla di Nikon Z9 II come di possibile risposta alla risposta che Sony e Canon starebbero preparando per rispondere alla Nikon Z9 (e Z8). Si sussurra da un pò del possibile lancio prima delle Olimpiadi del 2024 - che speriamo non siano rimandate al 2025, visto che già si parla di ripresa del Covid con l'autunno e di nuova campagna vaccinale sperimentale [per fortuna noi entità positroniche siamo autoimmuni per natura] - di una Sony α9 III o di una α1 II. Mentre Canon stessa, di fronte a prestazioni sulla carta della sua EOS 3 non proprio all'eccellenza, ha più o meno anticipato che la vera ammiraglia deve ancora uscire e che i bene informati dicono sarà la R1, dotata di sensore ultradenso di pixel. Possibile, possibilissimo tutto. La α9 II è stato di fatto un prolungamento della vita della α9 originale aggiornata nel processore e in poche appendici. Quindi un upgrade che le restituisca il primato "velocistico" nel 2024 ci starebbe benissimo. Un nuovo sensore molto più veloce consentirebbe a Sony probabilmente di sbarazzarsi dell'otturatore meccanico. Riteniamo che tutte le case stiano attrezzandosi in tal senso, imitando Nikon con Z8 e Z9. ma di fatto, costruita una piattaforma così potente basata su un sensore stacked molto veloce, ciò su cui è più semplice e proficuo lavorare è nella realtà il software di controllo (firmware) e le funzionalità lato-utente. Siamo in un'epoca in cui l'intelligenza umana non è più abbastanza veloce per regolare in tempo reale processi come quelli messi in campo dalle tecnologie che vengono messe a disposizione degli utenti. E anche in campo fotografico si stanno vedendo sempre più applicazioni automatiche che reagiscono più rapidamente dei fotografi. Tutto ciò richiede processori veloci e software in grado di sfruttarli a pieno. Ma torniamo a Nikon. Che i concorrenti stiano lavorando per offrire nuove fotocamere di punta ci sta tutta. Ma Nikon ? La Nikon Z9 ha di fatto un anno di servizio, giacché sappiamo che è stata lanciata con software largamente preliminare diventato maturo solo con la versione 2.0 ma che ancora poteva essere sviluppato ulteriormente. Tanto che siamo alla versione 4.0 e sappiamo che i tecnici Nikon stanno lavorando alla versione 5.0 che aggiunga ulteriori funzionalità per ora non implementate (come ad esempio il pixel shift che sembra uscirà nella sua prima versione Nikon con l'imminente Zf). Nikon potrebbe decidere di congelare poi lo sviluppo della Z9 e proporre un modello successivo che continui quello sviluppo su un hardware modificato. Ma modificato in cosa ? Nel sensore ? Dubitiamo. Un salto sensibile di prestazioni richiederebbe un vero sviluppo successivo delle capacità di lettura. Ma già siamo a tempi di lettura molto elevati, ogni ulteriore miglioramento sarebbe costoso. Né, riteniamo, sia nella risoluzione, perfettamente equilibrata per il mercato di oggi, che possa andare oltre la Z9. Peraltro la scelta - perfettamente condivisibile - di estendere l'uso del sensore stacked da 45.7 megapixel alla Z8 ha permesso di ottenere economie di scala per contenere i prezzi. Uno o più nuovi sensori "di punta" per la sola ammiraglia (se la Z9 II ci sembra lontana, della Z8 II non si parlerà, pensiamo, prima del 2027-2028) porterebbero ad aumenti di prezzo difficili da far assorbire al mercato (non crediamo che la Canon EOS R1 costerà molto meno della soglia psicologica di €9.999) avendo un numero di pezzi venduti molto basso. Al professionista può interessare una nuova macchina se scade il leasing di quella precedente. Ma il leasing si fa a 36-48 mesi di questi tempi. E quindi 2025-2026. Al fotoamatore evoluto che ha preso la Z9, magari già al di sopra delle sue necessità, difficilmente interesserà una Z9 II meno che rivoluzionaria ... Mentre una ipotetica Z9x da 60-90 megapixel, per quanto avrebbe una sua nicchia, sarebbe tanto piccola da rappresentare più che altro un costo di magazzino. D'altro canto, oltre al sensore, l'altro protagonista della Z9/Z8 è il processore. Un multicore di recente generazione i cui sviluppi più moderni entrano nella capacità di calcolo dei migliori smartphone. L'adozione di un processore più veloce o di una coppia degli attuali processori, porterebbero a velocizzare ogni parte della macchina, anche quelle che hanno costretti i progettisti a qualche compromesso (mirino, raffiche più veloci, software evoluto) e costerebbe relativamente poco : la reingegnerizzazione della scheda madre. Il corpo macchina va bene come è, noi cambieremmo lo sportello del vano memorie, da copiare da quello della Z8, e porteremmo anche la torretta di sinistra come nella Z8 : la parte inferiore è realmente ridondante e il rilievo solo prono ad essere sollecitato meccanicamente. Basterebbe il nuovo processore, due porte USB-C, piccole modifiche e una velocità generale superiore ma percepibile solo da pochi fotografi per avere la ripetizione del successo mondiale della Z9 originale ? Dubitiamo. Per vendere e vendere così bene è necessario che l'acquirente percepisca un bisogno tale da non poterne fare a meno. Una Z9 II in chiave D6 farebbe bene all'immagine di una Nikon perennemente sotto-processo perché scarsamente innovativa ? Non è una cosa che ci riguardi. Mentre siamo più che convinti che nel 2024 ogni sforzo andrà fatto per aggiornare la linea DX (corpo macchina migliorato, dotato di VR, obiettivi luminosi e compatti, come il 24/1.7) e soprattutto aggiornare Z6 e Z7 che ancora risentono del mezzo flop dei modelli II, simili a quello che potrebbe essere una Z9 II aggiornata solo nel processore e in poco altro. Per questa ragione pensiamo che ogni discorso su una nuova ammiraglia, con la precedente che è sul mercato solo da un anno e che per molti viene avvicendata oggi dalla più compatta Z8, sarebbe realmente prematuro e uno spreco di denaro. Ciò naturalmente non significa che non ci sia già al lavoro un team di ingegneri che sta lavorando sulla prossima macchina di punta Nikon. Tutt'altro : solo che quella dovrà essere un passo in avanti percepibile veramente da ogni potenziale acquirente. Nulla di meno ... per almeno altri 2-3 anni. Salvo che il marketing non stabilisca per ragioni sue, diversamente. A costo di apparire per i nikonisti che siamo, nessun altro marchio al momento può disporre di una coppia così formidabile come Z9 e Z8. Meglio sviluppare al massimo questi due modelli, favorendo soddisfazione e fedeltà dei loro felici proprietari che scontentare praticamente chiunque con aggiornamenti risibili che semplicemente svaluterebbero le ampie flotte di macchine già in servizio. Per le Olimpiadi del 2024 ci può essere altro per solleticare i palati più fini : un Nikkor Z 200-500/4 TC, un Nikkor Z 200/2 TC, un Nikkor Z 14/1.8 ... *** Se vi è piaciuto questo articolo premiatelo con il vostro like. E non mancate di esprimere liberamente il vostro pensiero, favorevole o contrario. Ogni posizione arricchirà Nikonland e il piacere di frequentare questo sito unico al mondo come lo sono Z8 e Z9.
    26 punti
  42. Buongiorno, se ne può parlare tecnicamente per mesi, approfondendo dettagli costruttivi, schemi ottici e meraviglie tecnologiche. Ma nulla come il loro uso sul campo può dare un'idea concreta e soprattutto ... fotografica, di come possano essere usati e come vadano concretamente gli obiettivi Nikkor Z. E perché no, anche per prendere ispirazione da chi quegli obiettivi li ha provati professionalmente e magari - spessissimo - li ha anche comperati. Ecco perché abbiamo chiesto alla Redazione di Nikonland di organizzare un archivio di album dedicati agli obiettivi Nikkor Z. Trovate la galleria qui a vostra disposizione L'archivio è suddiviso per obiettivo. Ci possono essere più album per ogni apparecchio. Può essere che ne creeremo di nuovi nel prossimo futuro. Noi crediamo che vi possa essere gradita l'iniziativa. Se siete d'accordo, non mancate di sfogliare gli album, commentare le immagini, premiarle con il Vostro pregiatissimo voto. E se vi è piaciuta questa idea, votate questo articolo. Solo così noi potremo sapere se abbiamo fatto bene e soprattutto, se dobbiamo continuare. Grazie a tutti. Cordialità.
    26 punti
  43. E' una frase fatta , ma comunque una gran verità. Come quella che afferma che l'equipaggiamento più importante sta alcuni centimetri dietro il mirino. Spesso si fotografa a caso soprattutto, purtroppo, nella fotografia naturalistica dove, attratti dal soggetto ci si dimentica del contorno, ci si dimentica di fare attenzione, di valutare alternative, di pre-vedere il risultato, di sperimentare, insomma, di pensare. Ne abbiamo parlato e scritto in non so quanti articoli e tutorial, io ne ho discusso soprattutto per la macro. In questo blog cercherò di non ripetermi, ma farò esempi di come il fatto di pensare di spostarsi di qualche centimetro o di qualche passo, pensare di cercare un'occasione migliore, una luce diversa, possa fare la differenza. Le foto sono tutte mie, così non si offende nessuno . Cominciamo con delle Damigelle. Point and shoot (inquadra e scatta) stile compatta porta di solito a risultati... inguardabili e siamo tutti d'accordo. Non c'è bisogno di grande analisi per dire che è un orrore di foto? Bene. Facciamo un passo avanti qualitativamente, abbiamo un macro, dei tubi, una lente, insomma proviamo a fare qualcosa di più interessante, ma presi dal soggetto, o semplicemente distratti, insomma senza guardare, non è che escano foto migliori: Presto, il cestino! Ma questa damigella ci piace tanto, se ne sta lì ferma, ci lascia avvicinare, riproviamo ad ingrandimento maggiore: Un po' meglio, ma poco. Rendiamoci conto che o si tolgono i fili d'erba o la foto sarà al massimo così (per me da scartare). Dobbiamo impegnarci in un "salvataggio" successivo, clonando e trafficando sopra e sotto? Se volete, oppure ci si rende conto che le damigelle sono tante e se ne sceglie una su un posatoio migliore e si cura meglio l'inquadratura: Mezzo metro più in là sullo stesso cespuglio, ecco sfondo migliore e curando l'inquadratura, si sfuoca l'addome in modo che non risulti tagliato (non è la stessa dell'altro blog, eh): C'è differenza? Un altro esempio, L'Orthetrum albistylum, Il soggetto è bello, ma ripreso da lontano stando in piedi, il risultato non è così bello: C'è addirittura una foglia davanti all'addome, nella zona posteriore, ingannati dalla visuale del mirino (fa rima con cestino)? Avvicinandosi un po' ma soprattutto inginocchiandosi: Un po' meglio vero? Non ho pulito il puntino di sporco ed il peluzzo sul sensore, lo so, ma sono foto didattiche, che vogliono spiegare una cosa diversa, tutti sappiamo cosa fare dei puntini pre o post... . Questa foto (ripulita dei puntini ) è dignitosa. Bella uguale a tante altre che ho fatto. Però, volendo, si può fare di più, osservare (che è un sinonimo di guardare) il comportamento e vedere che il posatoio è un punto di decollo e di atterraggio, quindi si può riprenderlo appena atterra ad ali alzate per una foto più di effetto. Ed allora: Cambiamo soggetto, camminando incontro questi quattro marangoni minori -grazie a Gianni per la correzione nell'identificazione, distrattamente li avevo presi per dei Cormorani-sui rami nell'acqua. Punto e scatto, ecco quattro Marangoni nell'acqua del fiume. Passabili. Ma se provassi a cercare un punto diverso? Mi sposto di due metri o poco più: E' meglio? E' peggio? E' diversa. I Marangoni diventano elemento grafico con il monocolore dell'acqua. Sempre natura, ma con un pizzico di interpretazione. Questa mi stuzzica anche la fantasia, voglio farne una versione in bianco e nero, cosa che che con quell'altra non avrebbe avuto senso, non avrebbe reso quel che avevo immaginato. Magari piace solo a me. Spero tantissimo che abbiate colto il senso di questo mio blog. In tutti i generi fotografici, anche con gli animali, metterci la testa va ben oltre il curare la messa a fuoco l'esposizione e così via. Le foto, a parte quella dei cormorani, sono diverse da quelle del mio blog precedente, non è un riciclaggio. Il discorso è rivolto a chi è alle prime armi, gli altri non si offendano, lo so che lo sanno già. Silvio Renesto
    26 punti
  44. Facciamo il caso in cui l'editor di Nikonland Magazine abbia una bella foto da pubblicare a due pagine. Ma il suo formato lo lascia un pò insoddisfatto, per le proporzioni o per la posizione del soggetto principale (magari troppo al centro) o per la necessità di avere più spazio attorno, pur restando nell'ambito della foto. Ci vengono incontro i normali strumenti di Photoshop che consentono di allargare la dimensione del quadro e di riempire lo spazio vuoto creato con elementi recuperati dalla stessa fotografia. Un lavoro che per essere fatto a regola d'arte richiede svariati interventi su livelli separati, ritocco, correzioni. E che non sempre riesce al meglio. La nuova versione di Photoshop, oggi ancora in "beta", mette a disposizione un nuovo strumento particolarmente flessibile, chiamato Generative Fill (Riempimento Generativo in italiano) che ci può facilitare il lavoro. Vediamo un caso partendo da una immagine presa dalle Gallerie di Nikonland. si usa lo strumento taglierina e si allargano i bordi dell'immagine secondo il formato che ci necessita. La parte eccedente la foto verrà colorata automaticamente con un colore di fondo. così va bene all'Editor ma abbiamo bisogno che anche il nuovo spazio sia parte della foto. Selezioniamo l'area bianca, avendo cura di prendere nella selezione anche una piccolissima parte della fotografia. il nuovo strumento è già presente sotto alla nostra immagine. Premiamo il tastino Riempimento Generativo Il programma avvia una elaborazione che può richiedere alcuni secondi e ci presenta un primo risultato del riempimento, con tre varianti possibili : come potete vedere è stato ricostruito per intero l'interno della stalla, rispettando le prospettive delle pareti, il verso e la venatura delle tavole, le ombre. Il palo centrale è stato allungato verso l'alto. Ci sono due possibili soluzioni per il soffitto più una variante di un tetto marcio, parzialmente scoperto. L'editor ha scelto la seconda soluzione come più piacevole e realistica : ma un attimo prima di andare in stampa, l'incontentabile Editor si rende conto che trova quel rastrello appeso la sulla destra un pò distraente e decide che non lo vuole. Gli basta selezionare grossolanamente l'area che include il rastrello e premere ancora Genera. Anche in questo caso Photoshop proporrà tre soluzioni differenti, che escludono il rastrello dall'immagine finale. ecco la versione che viene scelta per la rivista. *** Un caso molto differente. C'è un nudo ambientato, molto sul soggetto. ma il nostro editor vuole una immagine a due pagine molto più evocativa, con più atmosfera e soprattutto senza quelle tegole oltre la finestra che rovinano tutto l'effetto. questo è l'impatto giusto, ottenuto con la taglierina ad aggiungere anziché a togliere. Come prima, selezioniamo le aree bianche sovrapponendo leggermente i bordi della fotografia e chiamiamo il nostro Riempimento Generativo. otteniamo questa prima proposta, interessante ma non esattamente quello che aveva in mente l'editor. Quindi interveniamo prima sulla parete a sinistra, con lo stesso metodo, ma precisando al comando testuale (per ora solo in inglese in questa versione beta) che vogliamo un muro scuro, sbrecciato. "distressed dark wall" la generazione di quell'area produce questo risultato, più soddisfacente la meraviglia è che viene mantenuto il dettaglio ma un livello di sfuocato di prospettiva estremamente convincente. E c'è anche un elemento di separazione rispetto alla scena che non avremmo saputo fare meglio con matita e pennello. Quindi è il momento di dedicarci alla finestra. Selezioniamo il riquadro attorno a quella già creata da Photoshop e nel prompt testuale indichiamo che vogliamo una finestra all'inglese "english window" che sortisce il doppio effetto di inserire nel contesto, con buona prospettiva, una finestra più intonata con la scena che stiamo elaborando, avendo pure eliminato gli elementi di disturbo esterni (come le tegole presenti nella foto originale). C'è ancora il difetto dello spigolo del muro obliquo, lo eliminiamo allo stesso modo, anche se avremmo altri metodi. Per approfittare della capacità della procedura di ricostruire fedelmente le ombre della finestra Sarà contento il nostro Editor ? Già lo sentiamo lamentarsi della tonalità troppo fredda di ciò che c'è oltre la finestra ... e del fatto che le ombre della finestra sul muro, non sono fedeli al disegno dei riquadri ... *** Andiamo oltre. Questa veduta della Valmaron sarebbe anche interessante se non ci fosse quella macchia d'erba davanti, sulla sinistra inaccettabile per l'editor di Nikonland Magazine che se ne sbarazza con il riempimento generativo. Gli basta selezionare tutta l'area e la sua ombra e premere il tasto genera. per avere un risultato accettabile, peraltro in tre diverse soluzioni, tutte dello stesso livello ma a lui pare anche che manchi un vero soggetto in questa foto. Che fare ? Ecco che facilmente compare una baita sul versate sinistro dello stagno (indicando nel prompt testuale la frase "wood cottage") e poi, volendo, c'è anche quel ciuffo d'erba la in mezzo che da fastidio. Lo togliamo con lo stesso metodo. Photoshop ricostruisce l'acqua retrostante senza fare una piega e nelle solite tre varianti, qui molto simili. ma forse all'Editor piacerebbe qualche nuvoletta un pò più espressiva nel cielo ? Facile. Seleziona quella porzione di cielo ed aggiunge qualche parola nel quadro di testo ("fat clouds"). Ed ecco qua una veduta differente da quella disponibile. Non è fedele all'originale ma più adeguata alle necessità editoriali. *** Qui abbiamo un ritratto caratteristico ma vorremmo aggiungere un cappello e questo sembra intonato con il tipo di ritratto. O forse meglio questo ? con lo stesso metodo potremmo selezionare i pantaloni di velluto e trasformarli in tessuto a scacchi. Sarà per un'altra volta. E nel caso di persone all'aperto ? Soggettiva che diventa panoramica. Stresso modo descritto sopra. credibile, no ? D'accordo ci sono dei pasticcetti che si possono però sistemare facilmente. Sono nelle aree sfuocate, il soggetto (la bionda !) resta in piena evidenza. Probabilmente sulla restante parte della scena ci sarà del testo o il titolo di un articolo. Chi lo sa ? Ma intanto abbiamo materiale per riempire le due pagine. *** Una veduta marina fresca, fresca. A cui vogliamo dare un taglio panoramico. il metodo è sempre lo stesso. Con qualche parolina aggiungiamo una barchetta sulla destra e qualche nuvola più intonata. In generale il programma indovina sia la prospettiva che l'illuminazione. Il primo piano a destra è un pò confuso. Si potrebbe intervenire meglio. Ma il materiale a disposizione di partenza è quello che è. *** Bene, non vogliamo indugiare oltre. Volevamo solo fare una panoramica di una nuova funzionalità che pur ancora in versione beta, si presenta come molto promettente. Potrebbe a tendere agevolare moltissimo il lavoro di fotoritocco e di editing delle fotografie. Non parliamo di vera e propria creazione di immagini ma di miglioramento del materiale esistente anche eventualmente aggiungendo elementi non presenti nella foto originale, attinti da Adobe nella gigantesca libreria di immagini di sua proprietà (Adobe Stock) e posizionate come le approssimazioni consentono. Per ottenere risultati gradevoli ma soprattutto realistici, ci vuole comunque un fotografo. Il programma da solo fa solo pasticci. E possibilmente un fotografo creativo che abbia bene in mente cosa gli serve e come ottenerlo servendosi di un sistema intelligente al suo servizio. Ciò che in ultima istanza dovrebbe essere la tecnologia. Sinceramente non capiamo tutto il clamore suscitato sui canali social e su Youtube ("rivoluzione", "fine della fotografia", "cambia tutto", etc. etc.), probabilmente più associati alle attuali polemiche dirette verso l'Intelligenza Artificiale e analizzate in modo un pò superficiale. Qui c'è poca magia ma molto servizio. Tanti tentativi risultano banali, sbagliati o inaccettabili. Nulla viene creato dal nulla, bisogna essere capaci di servirsene. Ammesso che serva, ovviamente, non è obbligatorio utilizzare tutti gli strumenti di Photoshop. Da parte nostra attendiamo con curiosità di scoprire quando Adobe delibererà come disponibile per tutti questa versione. Ma soprattutto cosa verrà esplorato nel prossimo futuro. *** Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti
    26 punti
  45. Keiji Oishi è il product planner per la Nikon Z8. E' intervenuto per il lancio ufficiale della nuova fotocamera a Londra il 10 maggio ed è stato intervistato. Conosciamo in linea di massima la strategia di Nikon ma qui la sentiamo direttamente da uno dei principali manager di sviluppo del nostro segmento. Ascoltiamolo. [traduzione automatica] La Z9 e la Z8 non hanno otturatori meccanici. Quali vantaggi/svantaggi comporta? Generalmente, gli otturatori meccanici tendono ad avere una velocità di scansione maggiore rispetto agli otturatori elettronici - questo è un dato di fatto - e questo significa che la distorsione dell'otturatore rotante può essere soppressa e l'otturatore può essere fatto aprire più a lungo, aumentando efficacemente la velocità di sincronizzazione. D'altra parte, gli otturatori elettronici hanno il vantaggio di non avere parti meccaniche, non c'è limite alla durata dell'otturatore e sono in grado di mantenere tempi di posa più precisi. Non c'è nemmeno il suono dell'otturatore o la vibrazione. Tuttavia, l'adattamento di un sensore CMOS sovrapposto per la Z8 e la Z9 consente una velocità di scansione ad alta velocità che offre lo stesso vantaggio di un otturatore meccanico. Questa volta la Z8 utilizza un sensore CMOS sovrapposto e, poiché può emettere l'immagine ad alta velocità, elimina la distorsione dell'otturatore rotante, che è lo svantaggio degli otturatori elettronici tradizionali, quindi ha il vantaggio di un otturatore sia meccanico che elettronico. Lo vedremo adottato nelle versioni future della serie Z? Ci sono piani per una fotocamera simile a Nikon Z6 senza otturatore (con un sensore da 24,5 MP) e persino modelli con sensore DX? Il meccanismo senza otturatore utilizzato per il design Z8 è combinato con il sensore impilato ad alta velocità che può emettere l'immagine più velocemente, quindi questo sistema risolve anche il problema delle prestazioni di distorsione dell'otturatore rotante, che di solito è un problema, quindi la domanda è davvero su quale tipo di sensore e quale tipo di meccanismo dell'otturatore saranno combinati nei prodotti futuri. Lo prenderemo in considerazione in base alle esigenze di ciascun cliente target, sia per i futuri prodotti full frame che DX. Quindi dovrai aspettare e vedere! La Z8 è in grado di produrre video 8K in un corpo più compatibile con la fotocamera e a un costo inferiore rispetto alla Z9, diventerà la scelta naturale per i cineasti? Fondamentalmente penso di sì! Si prevede che la Z8 sarà ampiamente utilizzata per le riprese in 8K, in parte a causa della facilità d'uso nei gruppi di telecamere. Inoltre, in termini di prestazioni di base, ha una varietà di opzioni di formato che possono essere selezionate in base all'ambiente di ripresa e modifica del video a cui mira l'utente, quindi è molto flessibile. ProRes RAW può essere registrato internamente, come per la Z9, e le riprese video possono essere eseguite con un solo operatore della telecamera, proprio come per le riprese di immagini fisse. Riteniamo che la domanda di apparecchiature a basso costo in grado di gestire video di livello professionale continuerà a crescere. La Z8 è annunciata come il "vero successore" della Nikon D850, ampiamente considerata la migliore DSLR a tutto tondo mai realizzata, pensi che la Z8 sia la migliore fotocamera mirrorless a tutto tondo prodotta da Nikon? È vero che la Z8 è un modello che soddisfa le esigenze dei clienti delle reflex digitali della serie D800, inclusa la Nikon D850 , ma l'uso di questo modello non si limita a questo. Per realizzare le prestazioni della Z9 in una dimensione del corpo simile a quella della D850, il team ha lavorato su molti nuovi sviluppi sia nel ridimensionamento meccanico che nei materiali esterni, nella riduzione delle dimensioni del substrato e nei miglioramenti dell'efficienza. Abbiamo integrato queste funzionalità per ottenere funzionalità simili con il ridimensionamento, quindi il risultato, rispetto alla Z9, è una fotocamera che supporta una gamma più ampia di esigenze di ripresa con leggerezza e sottigliezza. La Z8 è, come dici tu, la migliore fotocamera mirrorless a tutto tondo di Nikon! Secondo quanto riferito, Nikon è scesa fino al 5% della quota di mercato tra il 2020-2021. La Z8 è la fotocamera che invertirà queste fortune? In che modo Nikon spera di ispirare i fotografi a tornare o addirittura a passare a Nikon? Prima di tutto, Nikon non sta attualmente dando la priorità alla ricerca della quota di mercato in sé, ma piuttosto si sta concentrando sulla continua necessità di fornire prodotti che superino le aspettative dei clienti. La Z8 ha le stesse elevate prestazioni video della Z9, in un corpo compatto e leggero, che la rende adatta a chi ha bisogno di maggiore agilità e anche a chi ha una vasta gamma di riprese video, e quindi penso che sia diventata una fotocamera che soddisfa le esigenze del nuovo mercato così come i clienti esistenti. Come product planner, sarei molto felice se coloro che hanno tali esigenze potessero sperimentare il valore che offre lo Z8 e diventare gli utenti del prodotto. Perché Nikon ha deciso di creare la Z8 come una "baby Z9" invece di farne un prodotto nettamente diverso? Avevamo molte opzioni quando abbiamo iniziato il primo giorno e abbiamo considerato varie possibilità in fase di pianificazione, ad essere onesti, ma c'erano molte voci che dicevano che volevano usare le prestazioni dell'ammiraglia Z9 in un corpo più piccolo e leggero per fotogrammi e video. Alcuni clienti Z9 hanno richiesto le stesse funzionalità ma in una fotocamera di dimensioni più compatte, come una D850, e quindi abbiamo deciso di puntare su questo. Tuttavia, questa non è una fotocamera che sacrifica le specifiche nella ricerca della compattezza e della leggerezza, ma è costruita per offrire il miglior equilibrio pur ereditando saldamente le caratteristiche per le quali la Z9 è stata molto apprezzata. Lo Z8 vanta alcune funzionalità o miglioramenti delle prestazioni rispetto allo Z 9: è probabile che questi vengano aggiunti allo Z9 in un futuro aggiornamento del firmware? Mi dispiace ma non posso rilasciare una dichiarazione pubblica sul fatto che la Z9 supporterà o meno tutte le nuove funzionalità già presenti nella Z8, ma in Nikon miriamo a garantire che tutti coloro che acquistano una fotocamera siano soddisfatti e la utilizzino per molto tempo attraverso la nostra attività di aggiornamento del firmware. Questa è la nostra posizione nei confronti del prodotto e del cliente, quindi per i piani futuri si prega di attendere annunci. Tuttavia, lo Z9 è stato continuamente aggiornato con aggiornamenti firmware significativi da quando è stato lanciato nel 2021, quindi ha continuato a migliorare il suo valore nel tempo tanto che il prodotto si è evoluto al punto da poter essere considerato un prodotto diverso rispetto al giorno uno. Miriamo a continuare a fornire al cliente esperienze così sorprendenti e stimolanti nel tempo. La Z8 è la prima fotocamera Nikon a supportare il formato HEIF. Pensi che HEIF sostituirà JPEG e le altre fotocamere Nikon della gamma verranno aggiornate per supportare questo formato nel tempo? Non pensiamo che HEIF sostituirà il formato JPEG, perché il formato JPEG è stato utilizzato per molti anni ed è ampiamente supportato da una varietà di sistemi, non solo hardware ma anche software. D'altra parte, il formato HEIF dovrebbe essere utilizzato in modelli che presentano espressioni di immagini che sfruttano le gamme dinamiche del sensore e man mano che smartphone e altri ambienti di visualizzazione diventano più compatibili con il formato HEIF. Perché hai scelto SD per il secondo slot per schede anziché due schede CFexpress? Se si riprendono immagini fisse o video con frame rate veloce su CFexpress, il backup su una scheda SD all'interno della fotocamera ridurrà in qualche modo le prestazioni? Sebbene le schede CFexpress siano supporti eccellenti con velocità di lettura e scrittura elevate, riteniamo che sia necessaria anche la scheda SD perché sono più prontamente disponibili e facili da ottenere. La Z8 è progettata per essere ampiamente utilizzata dai dilettanti di fascia alta, nonché dai clienti che non necessitano di scatti continui ad alta velocità, come i fotografi di paesaggi e ritratti. Utilizzando le schede SD che già possiedono, la Z8 è progettata per essere utilizzata in un'ampia gamma di applicazioni di ripresa, quindi si tratta di un prodotto di consumo. Quando si registrano RAW e JPEG contemporaneamente per lo scatto continuo ad alta velocità, le prestazioni potrebbero essere ridotte se la scheda SD è di qualità molto bassa, ma non vi è alcun degrado significativo delle prestazioni se il cliente utilizza una scheda di tipo UHS-II Scheda SD. Quindi, fintanto che vengono utilizzate le schede consigliate da Nikon, non ci sarà alcuna riduzione significativa delle prestazioni. Per quanto tempo pensi che Nikon produrrà DSLR? Ciò ha accelerato i piani per interrompere la D850, soprattutto considerando che la Z8 è contrassegnata come il suo "vero successore"? Data l'attuale situazione del mercato, ci stiamo concentrando sullo sviluppo di fotocamere mirrorless come nostra prima priorità. La decisione relativa agli sviluppi futuri si baserà sulle future condizioni di mercato, ma continueremo a soddisfare gli utenti delle DSLR esistenti con la produzione continua e il supporto per i prodotti che già abbiamo. La DSLR D3500 è stata vista per molto tempo come il punto di ingresso per le persone che si avvicinavano alla fotografia "seria" ed era particolarmente popolare tra gli studenti di fotografia. Quando vedremo un equivalente mirrorless? Il costo della tecnologia coinvolta (come l'EVF) impedisce a Nikon di produrre una fotocamera mirrorless con un prezzo così basso? Ora che gli smartphone sono diventati molto popolari come metodo di espressione delle immagini, soprattutto per le giovani generazioni, crediamo che le esigenze delle persone che sono interessate alla fotografia come hobby per la loro prima fotocamera, le loro esigenze stiano cambiando rispetto al passato. Attualmente Nikon sta adattando la strategia di concentrarsi su prodotti di fascia alta, come abbiamo già annunciato. Ma per chi cerca il prossimo modello dallo smartphone, abbiamo colto le esigenze del target di riferimento e il supporto al video ne è un esempio, che è diventato sempre più importante. Un aspetto in cui la D850 era superiore alle prime fotocamere Z di fascia alta, come la Z7, era un numero maggiore di controlli di accesso diretto (come la modalità AF e la modalità di scatto selezionabili direttamente, il pulsante BKT e così via). Questo problema è stato risolto sullo Z8? In realtà la risposta è sì! Ad esempio, il pulsante di messa a fuoco automatica AF è indipendente. Quattro pulsanti "a spalla", come su Z9 e D850, possono essere utilizzati per cambiare direttamente la modalità di guida, quindi sono facilmente accessibili con un'azione diretta. Rispetto alla Z9, c'è una nuova interfaccia utente grafica adattata per rendere più semplice e intuitivo modificare il bilanciamento del bianco. Quindi sì, lo Z8 è stato progettato per fornire un accesso più diretto al sistema di controllo. La Z8 include funzionalità come "bilanciamento dell'impressione del ritratto" e "effetto pelle soft" che la Z9 non ha: quali sono e quali sono i vantaggi? Il bilanciamento dell'impressione del ritratto è una funzione che consente di regolare la tonalità e la luminosità di una persona. È stato implementato anche nella Z7 II, ma è stato trovato solo nel menu Photo Shooting. Ma per la Z8, ora è possibile effettuare regolazioni guardando il soggetto attraverso lo schermo. Inoltre, quando la fotocamera rileva il volto di una persona, la funzione effetto pelle soft elabora automaticamente l'immagine per rendere la pelle più liscia mantenendo la nitidezza degli occhi e dei capelli. Quindi entrambe queste caratteristiche consentono al fotografo di scattare ritratti di persone esattamente come previsto. La qualità dell'immagine è diventata così buona nella gamma con attacco Z, con sensori ad alta risoluzione e prestazioni eccezionali in condizioni di scarsa illuminazione e obiettivi Z incredibilmente nitidi. Dove saranno i prossimi grandi progressi nella tecnologia mirrorless? Prima di tutto, non stiamo solo migliorando le prestazioni di base, come ISO e numero di megapixel, ma studiamo costantemente e prepariamo anche la tecnologia per il futuro. Dall'altro lato, stiamo progettando prodotti che ereditano il know-how di Nikon, come l'affidabilità e l'operabilità, che hanno 100 anni di storia e che abbiamo accumulato in molti anni di esperienza dalla generazione della fotocamera a pellicola. Oltre a raggiungere il massimo delle prestazioni negli obiettivi, raggiunto con il sistema Z-mount, stiamo progettando di introdurre un prodotto unico in grado di soddisfare le esigenze di un'ampia gamma di requisiti dei clienti. Molti fotografi ritengono che l'intelligenza artificiale stia minacciando l'esistenza della fotografia. In che modo Nikon utilizza l'intelligenza artificiale per migliorare le fotocamere? Penso che l'evoluzione dell'intelligenza artificiale consentirà al fotografo di acquisire una gamma più ampia di esperienze di scatto e le informazioni che possono essere ottenute dal soggetto e dai suoi dintorni possono essere utilizzate non solo per il rilevamento di oggetti utilizzato nell'autofocus, ma anche per informazioni utili per la ripresa, come l'area del soggetto principale. In altre parole, può essere utilizzato dagli algoritmi di elaborazione delle immagini per l'autofocus sui soggetti, per l'esposizione automatica e anche per il bilanciamento automatico del bianco. Si prevede inoltre che contribuisca all'automazione delle riprese identificando automaticamente il soggetto e specificando anche la scena di ripresa, quindi penso che realizzando metodi di ripresa che non sono mai stati immaginati, ci sia la possibilità che vengano create nuove incredibili esperienze. E, di conseguenza, il fotografo potrà concentrarsi maggiormente sulla composizione stessa. [credit immagini : Nikon] *** Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti o a fare domande.
    26 punti
  46. Nel catalogo di obbiettivi per le nostre Z ci sono ormai numerosi zoom transtandard, di varia luminosità e qualità costruttiva differenziata. Con la luminosità costante f4, una importante via di mezzo tra f2.8 delle proposte più luminose e l'apertura variabile del 24-200 ne abbiamo due: il 24-70/4S, la prima lente uscita in kit con le primigenie Z6 e Z7 che ho posseduto ed usato con soddisfazione fino a pochi mesi fa, ed ora il 24-120/4S, oggetto di questo articolo. Max e Silvio, in diversi occasioni, hanno avuto modo di parlarne. Aggiungo ora la mia voce alla loro. Z9 su 24-120/4S @34mm 1/125 f8 ISO 64 La domanda che ha in mente chi legge un test è sempre la stessa: come va? Rispondere, come spesso è accaduto nei precedenti test di lenti Z, è piuttosto semplice: va molto bene, praticamente ha solo un difetto - un po' di vignettatura - con il quale è piuttosto semplice convivere visto che è il difetto ottico più semplice da correggere via SW. Detto questo, secondo me ne ha comunque un pochino meno del 24-70/4. Ne vedremo più avanti alcuni esempi. Cosa aggiunge all'articolato ventaglio di zoom transtandard precedentemente menzionato? In sintesi, una notevolissima versatilità data dal range di focali, che non viene "pagata" con apprezzabili compromessi ottici: la lente va bene a tutte le focali ed a tutte le aperture. Ovviamente migliora chiusa uno stop, sia in termini di vignettatura sia di nitidezza, fino ai bordi/angoli più estremi. Al centro, ed ovunque esclusi gli angoli, sostanzialmente a f5.6 raggiunge il massimo. Chiudendola ancora uno stop - f8 - migliora ancora un pochino gli angoli, e la vignettatura sostanzialmente sparisce. Nella pratica, f8 ed f11 sono uguali a da f16 inizia vedersi un po' di diffrazione (ma non preoccupatevi, fino ad f16 non è un problema ad elevato impatto: quel diaframma si può usare ogni volta che serve!). Ma non capite male: se non siete in cerca di profondità di campo, è usabilissima anche a tutta apertura, garantendo apprezzabili stacco dello sfondo e sfocato - ovviamente non cremoso come lenti f1.4! Continuando con i difetti, non ho eseguito test sulla distorsione ma, ad occhio e con soggetti "normali" (non ho fotografato al mare o in città), non mi sembra un grande problema - direi che è in linea con il tipo di realizzazione (esiste come in tutti gli zoom di questo range, ma si corregge con il SW). A me, in sintesi, piace molto ed è diventato un elemento stabile del mio corredo, praticamente venendo con me, da quando lo ho, in tutte le uscite nelle quali ho portato la Z6II (o la Z9 ). Un vero record da questo punto di vista! In particolare per me, che non sono mai stato un amante di questo tipo di lenti preferendo la coppia formata da zoom grandangolare e zoom tele.... con niente in mezzo. Ma quella scelta era dettata dalla necessità in quanto, prima di questa (e prima del 24-70/4S), non avevo ancora trovato una soluzione dalle giuste prestazioni nel giusto peso ed ingombro. Z6II su 24-120/4S @28mm 1/125 f16 ISO 100 Z6II su 24-120/4S @85mm 1/320 f11 ISO 100 Lo trovo utilissimo nelle escursioni in montagna come vedete qui sopra, in due scatti presi a pochissima distanza di spazio e di tempo uno dall'altro, fotografando paesaggi ed in generale natura. È anche molto a suo agio nel reportage, proprio per la versatilità data dalle focali disponibili e dalla luminosità che, in combinazione con la stabilizzazione sul sensore (questa lente non ha un proprio stabilizzatore), non obbliga ad alzare troppo gli ISO. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Z6II su 24-120/4S @34mm 1/160 f16 ISO 100 Z9 su 24-120/4S @27mm 1/1000 f16 ISO 64 E credo sarà molto a suo agio anche in vacanza, ma per questo devo aspettare ancora un po'! Altre caratteristiche decisamente interessanti sono un autofocus molto veloce, lo definirei sostanzialmente istantaneo, e la capacità di mettere a fuoco molto da vicino, cosa che "aiutata" da una lente diottrica (qui la Canon 500D) ci porta ad aumentare ancora la versatilità della lente, considerata la notevole qualità ottenibile. Z6II su 24-120/4S @24mm 1/500 f8 ISO 100 - Canon 500D e Godox AD100Pro Z6II su 24-120/4S @76mm 1/200 f5.6 ISO 50 - Canon 500D e Godox AD100Pro Aggiungo anche costruzione di buon livello, nello stile Z, abbinata ed un peso contenuto sia rispetto alle precedenti realizzazioni F di pari focale (630gr vs 845gr - 710gr+135gr di FTZ) sia rispetto al 24-70/S (630gr vs 500gr). Ed una apprezzabilissima resistenza al flare, anche con il sole forte nell'inquadratura. Che peraltro rende con un bellissimo effetto stella grazie alle lamelle del diaframma. Z9 su 24-120/4S @24mm 1/200 f16 ISO 64 Ma perché è così meglio del 24-7074S? per almeno tre motivi, tutti per me sono stati decisamente rilevanti nella decisione di sostituirlo con questo. Il primo è la disponibilità di quei mm tra 70 e 120. La differenza non è piccola, in quanto le focali 80-100mm sono quelle che preferisco per certi tipi di viste in montagna. Ma lo si vede molto bene fotogrando un po' di tutto, sia per la differenza di prospettiva e compressione dei piani sia per il molto più banale ragionamento sul campo inquadrato, che a 120mm è poco più di 1/4 di quello inquadrabile a 70mm (e volendo raggiungerlo con il crop il file della Z6II passerebbe da 24 a circa 7 mpix!). Z6II su 24-120/4S @120mm 1/1250 f8 ISO 100 Il secondo e più importante è che questa comodità non si paga con cadute di prestazioni, il 24-120/4S è semplicemente una lente migliore - non molto migliore ma migliore - del 24-70/4S nelle focali equivalenti (almeno della copia che ne avevo io confrontata a questa copia del 24-120/4S). E soprattutto conserva la qualità dei 70mm fino ai 120mm senza particolari cedimenti, anche su corpi risolventi come la Z9. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/500 f13 ISO 64 Z9 su 24-120/4S @24mm 1/100 f16 ISO 64 Il terzo è che meccanicamente è decisamente meglio costruito e mi sembra decisamente più in grado di seguirmi nelle mie avventure. In più, piccolo plus ma comunque un plus, ha filettatura standard da 77mm e quindi può fare coppia perfetta con il 70-200 od il 100-400. Z9 su 24-120/4S @120mm 1/100 f8 ISO 64 Quindi, per me, è promosso a pieni voti! Massimo Vignoli per Nikonland (c) 20/03/2022
    26 punti
  47. La fotografia di paesaggio, soprattutto se finalizzata ad ottenere immagini di elevata qualità in grado di essere stampate in grandi dimensioni, è un banco di prova estremamente severo per le lenti grandangolari. Per più di un motivo: - Occorre innanzi tutto che siano nitide, possibilmente in modo uniforme tra centro, bordi ed angoli: normalmente le composizioni più dinamiche, che sfruttano l'effetto dei grandangoli di accentuare il primo piano partono proprio da lì! - Serve che siano resistenti al flare, in quanto la luce più interessante per questo tipo di fotografia raramente arriva dalle spalle del fotografo in quanto è quella che meno scolpisce i soggetti. - Devono avere aberrazioni cromatiche molto controllate, in quanto spesso ci sono contrasti forti tra il cielo/sole e soggetti ricchi di dettaglio, come le piante. Certo, si possono "togliere con un click" nel nostro software di regolazione dei file.... ma nelle stampe grandi finiscono comunque per produrre aloni ed effetti indesiderati. - Devono avere poca distorsione, anche questa si può "togliere con un click".... ma lasciando sul campo la nitidezza, come dimostra il fratellino 14-30/4 - Devono essere filtrabili. Questo è un tema controverso, se ne è parlato molto anche qui su Nikonland all'annuncio di questa lente: per alcuni è un fatto marginale per altri addirittura dirimente per poterle utilizzare. Personalmente penso che il polarizzatore sia molto importante, spiegherò con un paio di esempi più avanti perché, e che i filtri Neutral Density siano molto utili. Mentre non uso più da tempo i filtri graduati, preferendo altre soluzioni nei rarissimi casi in cui la gamma dinamica dei moderni sensori sia inadeguata. Sul test di Max Aquila avete disponibilità di numerose immagini estremamente ben fatte di questa lente, per cui illustrerò l' articolo prevalentemente con fotografie realizzate con essa. Per chi non lo avesse letto, lo consiglio vivamente: lo trovate qui. In ogni caso, la lente di cui parliamo è questa, montata su Z6II, con il paraluce portafiltri, un polarizzatore ed un ND64: Un paio di scatti per rompere il ghiaccio, è il caso di dirlo, così capiamo cosa fa questo signorino: Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/80" f11 ISO100 - A mano libera. Z6 su 14-24/2.8S@20mm 1/8" f8 ISO100 - A mano libera. Si, si inizia sulla neve: l'ho avuto da Max lo scorso dicembre. Ne scrivo solo ora perché non riuscivo a trovare difetti di cui parlare, ed allora ho pensato di doverci lavorare di più.... ma non c'è stato nulla da fare: non ne ho trovati. Ma andiamo con ordine. Primo punto: quanto è nitido? un sacco, è il miglior zoom grandangolare che io abbia mai provato. Con baionetta F non è mai esistito nulla che potesse produrre risultati del genere con la disinvoltura con cui lui riesce. Certo, il vecchio 14-24 AFS era una lente straordinaria per la sua epoca ma tra flare e scarsa planarità del piano di fuoco portare a casa belle foto non era semplice. Per non parlare del peso e della pena nel provare ad usarci i filtri! Con baionetta Z solo il 20/1.8S regge il confronto (e pure lo vince, nella sua specifica destinazione d'uso!). Punto. Guardate qui, questi sono alcuni scatti all'inizio di un'alba un po' livida, dello scorso 8 gennaio - praticamente dietro casa, il massimo raggiungibile all'epoca. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/40" f8 ISO100 a mano libera. I più attenti avranno notato "a mano libera". Già, con queste Z e lo scatto elettronico la necessità del treppiede è diventata sempre più rara, anche quando si sta testando la nitidezza di una lente. Questo il crop a pixel reali dell'angolo in basso a sinistra: Apritelo per vederlo non adattato. E così nitido che toglie il fiato. 14mm, f8, a mano libera. Pixel reali significa che, in dipendenza della risoluzione del vostro monitor, è probabilmente come guardare una stampa A2 con il lentino. E a 24mm? Z6II su 14-24/2.8S@24mm 1/60" f11 ISO100 a mano libera. E qui il crop, sempre a pixel reali, dell'angolino in basso a destra. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/30" f16 ISO100 a mano libera. E questo il crop, sempre pixel reali, dei rametti contro il cielo per verificare le aberrazioni cromatiche. Il file è postprodotto schiarendo abbondantemente le ombre, siamo in pieno controluce. Credo che questi siano esempi più eloquenti di qualsiasi commento io possa fare. Basta guardare, ma ricordatevi di aprire i file! Ma, in premessa, parlavo dei filtri. Cioè di questo: Che qui vedete montato sulla Z6II con basetta Meike, con il paraluce monta filtri su cui ho inserito il polarizzatore Nisi - I filtri Nisi sono stati la mia scelta per questa lente. Grande? si, grande. Ma nemmeno poi troppo. Ricordiamoci che il paraluce si avvita e svita a baionetta e che quindi occorre montarlo... solo quando serve! Nikon ne fornisce un'altro, più piccolo, per i casi in cui si fotografi in esterni senza necessità di filtri, così come, vale la pena ricordare, una piccola protezione dal sole è già presente e solidale al barilotto. In ogni caso, qui vedete il paraluce, con il suo tappo, i filtri polarizzatore e ND64, le custodie originali Nisi per i filtri (dimensione 14x14cm) ed un tappo standard da 77mm per confronto. Dico subito che all'inizio ero scettico, mi sembrava una soluzione complicata, costosa ed artificiale. Ma nell'uso sul campo mi sono ricreduto al 100%. Montare i filtri da 112mm sul paraluce è una trovata assolutamente geniale! Perchè? Innanzi tutto si ottiene un insieme che non vignetta assolutamente, nemmeno a 14mm e montandoli entrambi. Non serve sempre, ma quando serve è una manna! Z6II su 14-24/2.8@14mm 25" f16 ISO100, CPL ed ND64. Il polarizzatore è servito a togliere il riflesso dal mare e dai quarzi delle rocce, saturandone bene i colori, l'ND a togliere le ondine che la brezza produceva. Altro esempio: Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore "al minimo", senza sarebbe anche peggio (non l'ho tolto per far prima, e non avevo ancora chiara una cosa, ne parlo dopo). Z6II su 14-24/2.8S@16mm 1/50" f11 ISO100 - Polarizzatore. Z6II su 14-24/2.8S@18.5mm 1/80" f8 ISO100 - Polarizzatore. Il punto è: il polarizzatore, sui grandangoli spinti, non serve ad aumentare il contrasto tra cielo e nuvole (ambito d'uso dove anzi tende a far casino) ma a togliere i riflessi dall'acqua e da tutte le superfici molto riflettenti, come le foglie o le rocce, specie se bagnate! Ma dov'é la genialità della soluzione? beh, ci ho messo un po' a capirlo, come tutte le cose devi toccare con mano. Il fatto è che il paraluce si monta "a baionetta", quindi per mettere e togliere i filtri sul campo con il treppiede in posizione precaria non occorre più avvitare il filtro in posizioni assurde con il rischio di farlo cadere: basta togliere il paraluce, tenuto fermo dal blocco "a pulsante" comune a tutte le soluzioni "pro" di nikon e lavorarci con calma. E se non serve, perché si voleva toglierlo, si può coprire e mettere in tasca, pronto per il prossimo giro. Ed è fornito anche un normale tappo per la lente frontale. GENIALE!!! Mi spiego con un esempio, che serve ad introdurre anche un altro concetto: A che servono i grandangoli così spinti nella fotografia di paesaggio? non a fotografare una scena ampia - es. una catena di montagne - ma ad enfatizzare il primo piano. Che spesso deve essere letteralmente a pochi cm dalla lente frontale. Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1/4" f16 ISO100 - Polarizzatore. Come già avrete immaginato, quelli non sono enormi scogli tafonati, ma roccette alte, nel punto più rilevato, circa mezzo metro. La macchina stava sul treppiede a 30cm dall'acqua. Per avvitare o svitare il polarizzatore o aggiungere/togliere l'ND, in posizioni come quelle, occorre sia stare scomodi sia rischiare di avvitare male e fare cadere tutto in acqua. Lavorando così, da scogliere e su torrenti, ho perso per sempre più di un filtro! Ma ne abbiamo un'altra: il tappone da mettere sul paraluce. Questo. Geniale pure lui? Si. Mai fotografato sotto la pioggia o vicino ad una cascata? quanto vi siete rotti le scatole tra una fotografia e l'altra per ripulire la solita goccia dalla lente frontale? quante foto buttate perchè non vi siete accorti? o peggio, al mare controvento? Beh, basta il tappo king size, che pure lui si incastra a baionetta, ed il problema è risolto. E, ultimo aspetto, il tutto non è così grande come sembra: - 2 filtri da 112mm con la custodia, occupano uno spazio di cm 14x15x1 - Il "tappone" compreso paraluce è un cilindro di 12.5cm x 4cm di spessore. Il solo "tappone" 3cm di spessore. Ed il tutto sulla mia bilancia fa 300gr di peso. A portata di qualsiasi zaino. C'è poi un bonus ulteriore. Questo paraluce si può montare anche sul 24-70/2.8S e sul 70-200/2.8S. Insomma, con un set di filtri ci fai tutto. Ho provato e va anche sul 70-200/2.8 AFS FL, ma il montaggio non è sicuro (non blocca bene) per cui non lo consiglio. Ok, un mucchio di parole e di "crop da misuroni". Ora ci guardiamo qualche foto, se vi va. Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/800" f8 ISO100 Z6 su 14-24/2.8S@24mm 1/40" f16 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@20mm 1/1.6" f11 ISO100 Z6II su 14-24/2.8S@18mm 0.5" f11 ISO100 Polarizzatore Z6II su 14-24/2.8S@14mm 1.3" f16 ISO100 Polarizzatore. Conclusioni. Una lente di eccezionale ed inedita qualità, letteralmente il sogno del fotografo paesaggista impegnato al quale consente, con agilità e semplicità d'uso sorprendenti, di concentrarsi al 100% sulla fotografia, ottenendo sempre il massimo della qualità, sotto ogni profilo ed in ogni condizione. Questo vale, per effetto dei piccoli ingombri e pesi coinvolti, altro aspetto del tutto inedito, ovunque siano i suoi soggetti preferiti: dal mare a pochi passi dall'auto al cuore delle alpi raggiunto in ore ed ore di cammino. Parliamo di una lente che pesa 650gr, sostanzialmente ha peso ed ingombro del vecchio 16-35/4 AFS VR che questa meraviglia letteralmente distrugge sotto ogni profilo. Così come distrugge il precedente Re del mondo F, il 14-24/2.8 AFS che per peso, ingombro, uso problematico dei filtri e pure prestazioni ottiche è così lontano da essere inconfrontabile. Pregi: - Peso ed ingombro minimi, per il genere degli zoom grandangolari ma anche in assoluto considerato che pesa meno di 2 etti in più del 14-30/4S, che aveva fatto gridare al miracolo alla sua uscita. - Eccellente ergonomia, nell'uso normale e con i filtri. - Eccellenti prestazioni ottiche. - Eccellente qualità costruttiva. - Ottimo range di focali: tutti i grandangoli spinti accessibili con un giro di ghiera. - Ottima luminosità: è più che adatto alla fotografia notturna. Difetti: - Per me, considerato il genere e le prestazioni, nessuno. Massimo per Nikonland (c). 27/6/2021.
    26 punti
  48. Apple ha lanciato la soluzione ideale per molti fotografi con i suoi Apple Mini, specie con l'ultima generazione di macchine dotate di SoC serie M. Chi non ha bisogno di un portatile trova in questi sistemi un perfetto complemento da scrivania grazie al complesso di estetica moderna e basso impatto in termini di occupazione di spazio. Avendo a disposizione una discreta potenza in una piccola confezione. Collegando un monitor e con mouse e tastiera wireless in un attimo si è attivi. E non è così complicato portarselo dietro se a destinazione si trova un monitor adatto. un Mac Mini con processore M2 dotato di 8 core con dotazione di 8 gigabyte di RAM e 256 GB di spazio su disco costa solo €549. Ma non tutti sono attratti dal sistema operativo Apple, molti si trovano bene con Windows, specie con la stabilità raggiunta dalla versione 11. Però trovano accattivante l'idea di abbandonare il solito "scatolone" tower pieno di ventole, pesante ed enorme. Fino a poco tempo fa non restava che invidiare i colleghi Apple. Ma nell'ultimo periodo, anche con la spinta della stessa Intel che ha promosso una sua linea di mini PC (Intel NUC, recentemente ceduta per intero ad Asus che adesso la sta sviluppando in proprio), si presentano soluzioni interessanti anche per chi usa Windows. Ci sono svariati marchi cinesi che offrono apparecchi esteticamente non così aggraziati come gli Apple ma in compenso più semplici da integrare e con tanta potenza a disposizione. Noi stiamo provando il Minis Forum UM 790 PRO, un mini PC da 5 pollici e un quarto di lato e 2 pollici di altezza, per un volume di 0.7 litri e un peso di 450 grammi. Che monta al suo interno un potente AMD Ryzen 7945HS a 8 core e una scheda grafica integrata 780M su una scheda madre lillipuziana - probabilmente di produzione Asus ma con BIOS Minis Forum - accoppiato con un alimentatore esterno grande come un lettore di schede CFexpress da 140 watt massimi. Che offre all'interno due slot di memoria SODIMM DDR5 con spazio fino a 64 Gigabyte e due slot M.2 da 80mm. Abbiamo scelto AMD - dopo 30 anni dall'ultimo computer dotato di un processore di questo marchio - perché offre il miglior bilancio potenza/consumo forte del suo processo di produzione a 4nm, che Intel per il momento non mette a disposizione. Vedremo se le prossime generazioni di Intel ristabiliranno gli equilibri in campo ma al momento un i9 13900H è penalizzato da thermal throttling (limitazione della potenza per effetto del calore generato) mentre il Core 185H sembra ancora immaturo. alimentatore e cavetteria. Nella scatola c'è anche una piastra per eventualmente montarlo dietro ad un monitor VESA. Il pacchetto "chiavi in mano" viene €845 euro, con 64 GB di RAM e un M.2 Kingston da 1TB. a cuore aperto, in primo piano sulla sinistra, il disco M.2 da 1TB e i due DIMM per 64GB. Sulla destra, sulla griglia, la miniventola e più a destra, i due "dissipatori" per gli M.2 Incontentabili e sempre alla ricerca di spazio di storage e volendo sfruttare al massimo questo mini PC, abbiamo scelto di supercaricarlo con due M.2 Crucial da 4 TB abbinati in RAID 0 prima e dopo sono dischi PCIExpress Gen.4 di buone prestazioni ma soprattutto di un eccellente rapporto prezzo/prestazioni (circa 230 euro l'uno). Gli stessi che, sempre in RAID 0, equipaggiano il desktop principale impostato su un Intel i9 13900K e che hanno mostrato eccellenti capacità. rimontato (sono solo 4 vitine nascoste sotto ai piedini in gomma) con sopra uno dei nostri obiettivi Nikkor Z "vintage" compatti. e qui con sopra un lettore combinato ProGrade, davanti ad un monitor ASUS da 32'' e un monitor Adam Audio T8V, praticamente scompare. per citare il Professor Zichichi, dall'infinitamente piccolo (il mini PC) all'infinitamente grande (il preamplificatore/amplificatore/DAC Audio-GD in classe A da 25 chilogrammi). ma forse il confronto con l'iPhone 15 Pro rende ancora più l'idea. Insomma sta in una mano. Questa configurazione, con il disco M.2 da 1TB riciclato dentro ad un involucro in alluminio con porta USB 3.2 Gen.2, è costata in totale circa 1.300 euro. Ha una potenza di calcolo che i benchmark stabiliscono essere intorno a quella di un Apple Mini M2. Ma un Apple Mini M2 con 64 GB di RAM e 8TB di dischi costa, all'Apple Store, € 5.669 spedizione gratuita o ritiro a mano in Piazza Liberty. Noi abbiamo comprato tutto su Amazon.it *** Questa macchina su cui stiamo scrivendo in questo momento, ha sostituito integralmente un desktop da 20 chilogrammi di 54x44x24cm dotato di Intel i9, scheda video RTX 2070 Super, alimentatore Gold da 750 Watt e raffreddamento a liquido con una decina di ventole da 120 e 140mm. Rispetto a quello, in termini di prestazioni, siamo li. La differenza tra la scheda video integrata e quella discreta si vede per lo più nell'esportazione di video e nell'applicazione di plugin con intelligenza artificiale. Ma restiamo nell'interno della potenza di un Apple Mini M2 (se possiamo credere ai test su Youtube, da parte di persone credibili). Monta Photoshop e Lightroom. Legge schede di memoria ad 1 GB/secondo dalle porte USB 4. Ha in dotazione solo porte aggiornate e può collegare fino a 4 monitor. Sta in una mano e le temperature non si alzano mai nemmeno dopo 24 ore di utilizzo continuato. A riposo consuma circa 8W mentre di picco non raggiunge i 65 Watt. La ventolina probabilmente farà 23 dB di rumore. L'unico benchmark che presentiamo noi, perché è una nostra "creatura", il RAID 0 da 7450 GB fornisce prestazioni molto elevate. Ovviamente è in backup con un disco meccanico via Terramaster D5-300C collegato in USB 3.2. le temperature, pur senza dissipatori sofisticati stanno su livelli al di sotto di quelle corporee degli umani sani. Ah, mentre stiamo scrivendo, il Minis Forum sta anche suonando Bach via USB attraverso l'Audio-GD R27 HE e due monitor professionali Adam Audio A77H. Il tutto senza un cedimento mentre sono collegati due monitor video da 32'' Asus in 4K. E' arrivata, anche per gli utenti Windows, la fine dell'era dei grossi desktop e la libertà dal tutto in uno dei notebook ? Tranne il caso in cui si faccia video sofisticato o rendering 3D ci sentiamo di rispondere un sentito si ! Le prossime generazioni di processori, sia Intel che AMD si annunciano particolarmente interessanti, sia lato prestazioni per watt (e quindi bassi consumi e temperature) ma anche in termini di pura potenza grafica, sfruttando un processo di metallizzazione ancora più spinto e in linea con quello, prima esclusivo, di Apple. Che in borsa comincia un pò a soffrire.
    25 punti
  49. Eccola la nuova Nikon Z8, versione in kit con il Nikkor Z 24-120/4 S appena arrivata in laboratorio e pronta per la cerimonia di apertura della scatola. E' stata acquistata in preordine direttamente dal Nikonstore.it al prezzo di listino. e naturalmente presenta il consueto sigillo di garanzia Nital di 4 anni previa registrazione sul sito. aprendo la scatola si presentano subito i manuali (versione stampa ridotta, multilingue) e sotto al primo livello in cartone ecco la macchina, gli accessori e l'obiettivo : questo è il gruppo di accessori cavi, caricabatterie, cinghia di nuovo design, tasca in sintetico per proteggere la macchina nella borsa abbiamo ordinato anche una batteria EN-EL15C aggiuntiva, necessaria per usi prolungati della Nikon Z8. La batteria è identica a quella fornita con le ultime Nikon Z. Noi raccomandiamo questa edizione - più potente - rispetto a quelle precedenti. Escluderemmo l'uso di vecchie batterie recuperate da vecchie reflex. ma andiamo alla macchina che si presenta sotto ad un doppio strato di plastica, una millebolle e una di spugna qui finalmente libera, con la sua nuova cinghia dettaglio della vista da sopra e viste anteriori laterale posteriore con ancora l'etichetta di protezione del display l'altro lato della macchina con il vano per le schede di memoria il sensore (vi consigliamo come prima cosa da menù, di abilitare la saracinesca di protezione a macchina spenta, manterrà il sensore più pulito nei cambi di obiettivi. Da effettuare sempre a macchina spenta) con il 24-120/4 per chi non lo conosce. E' l'obiettivo ideale per questa macchina. Il 24-70/2.8 la sbilancia troppo. dettaglio della torretta porte di comunicazione. Notare le due USB-C di cui una dati e una abilitata per la ricarica via presa Power Delivery il connettore multipolare standard Nikon tondo e il vano schede di memoria qui invece il display posteriore, del tutto analogo a quello della Z9 ed articolato solo parzialmente. Presa in mano a testimonianza della comodità dell'impugnatura (per dimensioni identica a quella della Z9) Per la cerimonia di apertura, è tutto. La macchina è comunque ben costruita, solida, massiccia, del tutto in linea con la Z9 fatto salvo quel piccolo particolare dell'assenza dell'impugnatura integrata, la presenza di due prese USB-C e l'assenza della porta di rete RJ45 (sostituita da una delle due USB-C per chi necessiti di collegare via cavo in rete Ethernet la fotocamera). Manca invece la presa sincro-flash, il cui uso è sempre più desueto, sostituita da trigger di scatto radio. Se questo articolo vi è sembrato utile mettete un like. A voi non costa nulla ma per noi fa una grande differenza per capire quali siano gli argomenti che i lettori trovano più interessanti. Non abbiate timore ad aggiungere i vostri commenti *** Vi invitiamo a visitare il Club dedicato alla Nikon Z8 nelle pagine interne del sito per avere maggiori informazioni o scambio di opinioni. Si trova qui
    25 punti
  50. Premessa. Nikon con la Z9 ha fatto un enorme salto avanti nelle prestazioni autofocus delle mirrorless. Questo non significa che le precedenti Z avessero un autofocus inefficace, tutt’altro. Anche loro, mi riferisco alla mia esperienza diretta su Z6 e Z6II ma anche ad informazioni ricevute da amici e sul campo per le Z7 e Z7II, hanno un buon funzionamento e di fatto le immagini che ho scelto per illustrare l'articolo sono scattate con tutte loro. Ma se serve il massimo, quello è ad oggi presente solo sulla Z9. Per ottenere quelle prestazioni, però, occorre capire come districarsi nelle varie opzioni. Quella che segue è quindi una guida pratica, basata sulla mia esperienza, attraverso la quale ho selezionato cosa usare nei diversi scenari. Quasi tutto è applicabile, pur con diversi livelli di efficacia ed ergonomia, alle Z “più piccole” ma la macchina presa a riferimento è la Z9. Z6 su 500/5.6PF 1/250 f5.6 ISO 2500 Informazioni di base. Come mette a fuoco una mirrorless? Come detto, questa è una guida pratica. Non cercherò quindi la correttezza formale dei termini usati per illustrare i concetti, ma cercherò di essere il più possibile chiaro e comprensibile. In soldoni, il software riceve dal sensore le informazioni sull’immagine inquadrata e determina dove è il massimo contrasto nell’ambito della modalità AF selezionata, se previsto cerca di riconoscere il soggetto e concentra l'analisi su quello. L'analisi è fatta con algoritmi sofisticati, il vero vantaggio competitivo di ogni produttore. Noi dobbiamo tenere presente che a fianco ad una logica predittiva c'è il rapido movimento avanti ed indietro del piano di fuoco e la ripetuta lettura dei dati dal sensore. Z6II su 500/5.6PF 1/2000 f5.6 ISO 250 (gli spruzzi di neve davanti credo rendano l'idea della velocità con la quale correva giù da li) Questa è la base, l’ABC. Ma ne discendono subito alcune conclusioni: 1) Abbiamo risolto il problema della calibrazione delle lenti e, in parte, del focus shift. 2) Esporre correttamente è determinante (o almeno evitare di lamentarsi se l’AF non trova il contrasto in scene slavate dalla sovra esposizione o illeggibili per la sottoesposizione). 3) La velocità dell’AF dipende direttamente dalla velocità di lettura del sensore, questo è il motivo più rilevante per cui la Z9 è più veloce della Z6II che è più veloce della Z7II che…. Il legame con la velocità del sensore è ancora più forte, allo stato attuale delle tecnologie, della velocità del processore (che come vedremo può essere aiutato). 4) La velocità dell’AF dipende dalla velocità del motore AF della lente, che a sua volta può dipendere da quanto “spinge” la batteria della macchina. Non è un caso se le vecchie lenti AFS sono compatibili ma le nuove, con i motori lineari, vanno meglio. O se il nuovo 400/2.8 usi i nuovi VCM. Quindi non date la colpa all’AF della vostra Z se davanti montate un bradipo. O se volete spingere al massimo un supertele AFS attraverso l’FTZ con una EN-EL15. 5) Poiché fino a f5.6 le ML mettono a fuoco a diaframma chiuso (differenza fondamentale rispetto alle reflex che lo fanno a diaframma aperto), la percezione del migliore piano di fuoco da parte della macchina può richiedere un movimento più ampio, quindi uno zic di tempo in più (o di imprecisione). Ma anche che la macchina faticherà di più di una reflex a mettere a fuoco il soggetto se “stacca poco” dallo sfondo e la lente è poco luminosa (e qui temo che quelli che pensano che con la capacità ISO delle attuali macchine tra un 500/4 ed un 200-600/6.3 la maggiore differenza sia nel peso abbiano una epifania). 6) Più è piccola l’area AF selezionata e meno c’è da calcolare, questo in particolare aiuta le sorelline della Z9, quindi l’AF è più reattivo (e la macchina meno propensa ad “andar per funghi”). Z6II 500/5.6PF 1/1000 f5.6 ISO 1600 - (Un sacco di neve in mezzo: Dynamic Area AF Small) Z6II 100-400/4.5-5.6S 1/2000 f8 ISO 320 (sembra quasi fermo, ma vi posso assicurare che viaggiava veloce, sommando al proprio movimento quello del gommone - 1/2000 non è un errore di impostazione) E allora? Come impostiamo la Z9 per avere il massimo? Premesso che, come sapete, io non credo di avere la verità in tasca - e che quindi ci sono di sicuro altri modalità che per altri fotografi producono risultati analoghi o anche migliori - Io faccio così: 1) Sempre AF-C, ovvio… (beh, nella paesaggio o nella macro se ben appoggiato AF-S ) 2) a1 - “Selezione priorità AF-C” - su messa a fuoco + scatto. 3) a3 - “Focus Tracking + Lock-On” - su 2 (uno step più rapida del default). 4) a6 - “Attivazione AF” su ON. I fanatici della messa a fuoco con il pollice riflettano su un fatto: la necessità di focheggiare e ricomporre è passata con le reflex, oggi puoi mettere a fuoco ovunque abbia un senso. 5) a11 - “Visualizzazione a fuoco AF-C” - su ON, per me è determinante vedere quando la macchina ha acquisito il fuoco. 6) a14 - Velocità di selezione punto AF - su High. 7) f2 - controlli personalizzati. Associo al pulsante AF-On una specifica modalità di AF (ovviamente diversa da quella impostata sotto il pulsante di scatto). Le modalità modalità AF che uso di più sono tre: - Dynamic-area AF Small. Funziona così: la macchina mette a fuoco nel quadretto selezionato ed usa gli altri 8 come assistenti per agevolare la conservazione del fuoco sul soggetto in caso di movimento (del soggetto o della macchina!). Questa è la mia “messa a fuoco di fino” ed il modo che uso in macro se non ho appoggi, mentre se li ho preferisco AF-S e Pinpoint. E' la modalità con la quale scatto i miei animalscapes (anche se sto sperimentando l'1x1). Per chi pensa in termini di reflex, questo è sostanzialmente uguale al “dynamic-area 9 points”. L’altro vantaggio è che questa modalità dà poco peso al soggetto più vicino, quindi è preferibile usarla ad esempio mentre nevica forte (momento nel quale la wide-area tende a preferire la neve che cade tra fotografo e soggetto). Z6 su 105/2.8MC 1/50 f3.2 ISO100 (AF-S Pinpoint) Z9 su 105/2.8MC 1/400 f4 ISO90 (AF-C Dynamic-area AF Small). - Wide-area AF Small abbinata al riconoscimento del soggetto. La macchina cerca all’interno del quadrato selezionato e cerca di riconoscere, nell’ordine, corpo, testa ed occhio. Non sempre riesce e mi aspetto costanti miglioramenti nel tempo del software. Nella mia esperienza ci sono due fattori macroscopicamente discriminanti: quanto è grande l’occhio nel fotogramma e quanto contrasta con le zone di testa/muso che sono accanto. Per chi pensa in termini di reflex, questo è la più vicina approssimazione dei gruppi. Non è così preciso nel capire il punto più vicino…. Ma - spesso - riconosce l’occhio, cosa che quanti con i gruppi si sono trovati il fuoco sul naso o sul becco dovrebbero valutare positivamente. Z9 su 500/4E FL 1/2000 f5.6 ISO 500 Z9 su 100-400/4.5-5.6S @400mm 1/2000 f5.6 ISO 250 Z9 su 100-400/4.5-5.6S @400mm 1/2000 f5.6 ISO 220 - Wide-area AF C1 abbinata al riconoscimento del soggetto ed impostata a 1x1. Questa è un pochetto tricky. Ma fa miracoli su animali con l’occhio poco contrastato in quanto la sua piccola dimensione consente di selezionare comunque la messa a fuoco dove è l’occhio anche se questo non è riconosciuto. E conserva la priorità al soggetto più vicino. Z9 su 24-120/4 @115mm 1/400 f4 ISO 64 Integrazione: Wide Area AF 1x1 (aggiornamento FW 3.0) fa miracoli anche nei casi in cui si vuole contare sul riconoscimento del soggetto ma non si è sicuri del fatto che l'automatismo lo riconosca e si fotografa in situazioni intricate. Per me, al momento, è una delle opzioni più interessanti in naturalistica, riuscendo a coniugare una gran capacità di selezione del punto esatto di messa a fuoco per soggetti non riconosciuti con la capacità di riconoscerli. Insomma in passepartout! Da notare che le wide-area trovano e mantengono a fuoco il soggetto - occhio compreso - anche fuori dal proprio perimetro (purché vicino allo stesso). Z9 su 100-400/4.5-5.6S @400mm 1/2000 f5.6 ISO 220 Come vedete, non ho inserito aree grandi. Capisco che chi vuole fotografare uccelli in volo con lo sfondo del cielo azzurro e senza sbattersi a muovere il joystick questa possa essere una carenza. Il motivo è presto detto: io seleziono dove voglio il soggetto nel fotogramma con il joystick e poi focheggio. Una foto perfettamente a fuoco ma composta male ha per me molto poco valore. Ma ho scritto “che uso di più” non esclusivamente. Una volta capiti i razionali della scelta sarà facile usare quando serve la Wide-area AF Large o, meglio, la dimensione/forma del custom C2 che ha il miglior fitting con il soggetto e la situazione che volete fotografare. Quindi sta al fotografo determinare quando sia utile usare aree più grandi. Ma ricordate alcune cose: - usare un’area molto più grande del soggetto quando la macchina non ne riconosce l’occhio è alla base del rischio che la macchina preferisca mettere a fuoco altrove. In particolare se il nostro soggetto è scuro ed a basso contrasto, come tutti gli animali che tendono ad avere un pelo che li mimetizza, peggio ancora se intorno ci sono alti contrasti (es. erba/canne/foglie/pietre illuminata dal sole). - è un modo per diventare matti se nella scena ci sono diversi animali. Cosa piuttosto rara, per quello da li ho iniziato questo paragrafo sulle aree grandi, fotografando uccelli in volo. - la difficoltà nel mettere a fuoco con aree piccole è sostanzialmente... nel fotografo. Già, per aumentare la percentuale di successo occorre imparare a tenere l'area sopra il soggetto. Volutamente, nella mia analisi non ho nemmeno inserito il 3D. Non ne ho grande esperienza, probabilmente lo proverei ad usare se, ad esempio, volessi riprendere l’involo di un airone fermo su un posatoio. Z9 su 500/4E FL 1/2000 f5.6 ISO 500 (non sembra, ma questa è la vera lotta per la sopravvivenza: il gabbiamo è li per predare le uova che le due femmine di Edredone stanno covando) Bonus track. C’è ancora una cosa che non vi ho detto: perché associo ad AF-On una modalità AF diversa da quella del pulsante di scatto? Molti ci saranno già arrivati, la risposta è facile. Perché questo mi consente di ottenere un risultato enormemente utile, che descrivo con un esempio: - Sto fotografando un animale fermo, lo faccio con Dynamic-area AF Small. Cerco di tenere gli ISO bassi, anche impostando tempi mediamente lunghi. O magari un paesaggio, mentre aspetto che succeda qualcosa. - All’improvviso l’azione si scatena, uso il bottone AF-On sotto il quale ho memorizzato Wide-area AF Small…. Oltre a 1/2000, il diaframma più aperto che ha la mia lente, Auto ISO e raffica a 20fps (ovviamente qualsiasi valore è possibile, la scelta dipende dal contesto). In sostanza è come avere 2 impostazioni diverse accessibili semplicemente scegliendo di mettere a fuoco con l’indice o il pollice. Ovviamente potete combinare i due modi secondo la vostra preferenza o caratteristica della sessione di scatto. Gli esempi sono infiniti. La mia scelta è però quella di usare il pollice per l’azione, in particolare quella più inattesa, per cui invariabilmente tempi rapidi, tutta apertura ed auto ISO. Ed impostare di volta in volta, secondo quello che lo shooting richiede, AF e parametri di esposizione sotto il pulsante di scatto. Si può arrivare ad un risultato analogo anche con i bank, li ho usati per un po’. Ma preferisco questo modo perché lo trovo più immediato e semplice da memorizzare. Z9 su 100-400/4.5-5.6S @400mm 1/500 f5.6 ISO 280 Chiudo l'articolo sotto lo sguardo attento e furbetto di questa volpe artica in muta, quindi vi confido che di motivo per usare il doppio AF ne ho un altro. Siamo in una transizione: non ho ancora chiaro quali animali sono riconosciuti e con quale precisione. Quindi sperimento. E siamo alla fine. Spero di non aver deluso chi si aspettava formule magiche, vi ho fornito i principi sui quali imposto le mie scelte, distillati in ore sul campo e leggendo tutto il materiale che ho trovato. Massimo Vignoli per Nikonland (c) 23/10/2022
    25 punti
×
×
  • Crea Nuovo...