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Mostra il contenuto con la massima reputazione da 18/03/2024 in Blog Entries

  1. Arcipelago Raja Ampat quella segnata in rosso è l'isoletta dove mi trovavo. Isola di Wai Un viaggio indimenticabile e spero di ritornare, ho lasciato tanti scatti ancora da fare, tante albe e tramonti immerso in quel mare che nonostante tutto resiste alla mano dell'uomo. La base è una piccola isola Palau Wai , di appena due KM di perimetro, molto piccola ma accogliente con una spiaggia di sabbia bianchissima, appena quel che serve per vivere in una dimensione totalmente a contatto con la natura, da qui ogni mattina si parte per le escursioni sopra e sotto il mare. Un paradiso si proprio un paradiso terrestre incontaminato a cavallo dell'equatore siamo a Nord-ovest dell'isola della nuova Guinea e fa parte della provincia della Papua Occidentale. RAJA AMPAT (che significa 4 re), è un arcipelago costituito da più di 1600 isole quasi tutte disabitate, del tutto sconosciuto al turismo di massa. Isole ammantate dalla giungla, clima tropicale, sabbia bianchissima, mare cristallino, fondali intatti, barriera corallina tra le più belle del mondo, lagune nascoste, in una solo immersione sono state fotografate ben 374 specie diverse di pesci, una biodiversità incredibile. Banchi di barracuda, carangidi, pesci pipistrello e lutiani convivono con tartarughe liuto (nidificano da ottobre a dicembre), pesci fucilieri, razze, squali epaulette, pesci pappagallo e cernie assieme a tanti altri pesci attratti dai coralli. Dagli ambientalisti Raja Ampat è stata definita 'fabbrica di specie', la capitale mondiale della biodiversità. Ospita 1459 specie di pesci e oltre 550 coralli duri (più del 75% del totale del mondo). Da qui le correnti trasportano le larve dei coralli fino all’Oceano Indiano e al Pacifico, permettendo di ripopolare altre barriere. Un vero paradiso per la fotografia naturalistica e subacquea . Nikon 800E … Nikon 8-15, Nikon 105 micro, Nikon d 60 macro, custodia Isotta
    19 punti
  2. A Castelsardo un rito diverso, generato dalla pietà popolare e che affonda le sue radici negli anni della dominazione aragonese. La processione del Lunissanti è la prima della Settimana Santa, si svolge il lunedì successivo alla Domenica delle Palme e dura un giorno intero. La pietà popolare esalta il carattere della manifestazione attingendo dalle proprie tradizioni e dalla propria cultura della fede evitando i dettami della liturgia e persino la presenza di un prete che la guidi. La Confraternita della Santa Croce custodisce i Misteri della passione di Cristo, gli strumenti del suo dolore: il calice, il guanto, la catena, la colonna, i flagelli, la corona di spine, la croce, la scala, il martello e la tenaglia, la lancia e la spugna, il teschio, il busto dell’ecce homo e il Cristo crocefisso. È trascorsa da poco l’alba quando nella concattedrale di Sant’Antonio Abate a Castelsardo viene celebrata la messa alla presenza dei confratelli di Santa Croce che termina con la benedizione degli strumenti del dolore di Cristo. È questo il momento per gli apostuli (ognuno dei quali porta con sé uno dei Misteri accompagnati ognuno da un gruppo di cantori che intonano il Miserere, lo Stabat Mater, il Jesus) di incamminarsi alla volta di Tergu, un piccolo centro dell’Anglona, diretti alla chiesa di Nostra Signora di Tergu. Arrivo verso le 11,30. L'ingresso sul selciato che conduce a Nostra Signora di Tergu e l'attesa degli Apostuli prima dell'ingresso in chiesa Ancora una messa e una nuova benedizione dei Misteri e poi ripartenza verso Castelsardo, sempre a piedi. I Cantori davanti all'ingresso di Nostra Signora di Tergu A Castelsardo l’ultima funzione alle 19 e alle 20 l’ultimo tratto, sempre in assenza delle autorità ecclesiastiche. La processione attraverserà il paese, totalmente al buio, con la sola illuminazione delle fiaccole. Non vado oltre con la storia perché è veramente difficile documentarmi su questa particolare manifestazione ma quello che sono riuscito a sapere lo avete appena letto. Per quanto riguarda invece l’aspetto fotografico ho dovuto necessariamente tenermi “leggero” perché la spalla destra è ancora dolorante e so che il recupero sarà particolarmente lungo. Per cui ho preferito usare la Zfc con una sola lente. La mattina ho scelto il 16-50 per via della maggiore duttilità e nonostante la giornata piovosa in luce non mi ha creato problemi. La scelta del bianco/nero, visti i colori inesistenti, l’ho ritenuta appropriata. Definire coinvolgente e quasi ipnotico il rito serale è riduttivo, bisogna assistere per capirlo. Una folla composta da fedeli e turisti provenienti da tutta Europa solo per assistere a questo evento. Un silenzio surreale, tanto che ho dovuto silenziare la Zfc, persino quel rumore finto dello scatto era fuori luogo. Documentarla è una sfida. Non si tratta di fotografare al buio, si tratta di fotografare il buio. Difficile stare sotto i 10000 ISO. In quelle condizioni il meglio di cui disponevo era il 24mm 1,7 che ancora una volta si è dimostrato lente di razza, sorprendente. Molti doppioni e anche molte immagini scartate perché sbagliate o magari per micromosso o perché semplicemente non mi piacevano. Le poche che propongo differenziate per momento e per scelta (b/n al mattino e colore alla sera) spero che rendano al meglio l’idea di una manifestazione che non si snoda lungo un tracciato segnato o immaginario ma scorre attorno alle persone, le circonda e le sfiora in un silenzio denso, rotto solo dalle litanie dei cantori, illuminato dalle fiaccole affidate alle consorelle (tutte bambine) precedentemente vestite di bianco dalle mamme all’interno del battistero e che hanno il compito di far luce con le torce sui passi degli apostuli. Ultime immagini per i Cantori Pezzo consigliato: Jubilee Street (Nick Cave) Copyright Enrico Floris 2024 per Nikonland
    16 punti
  3. Il 29 Marzo scorso ho beneficiato di una visita al Museo Horacio Pagani ed all’Atelier (la fabbrica), come lo chiama lui, dove si costruiscono auto da sogno, in un ambiente luminoso, bello, pulitissimo, proprio come una sartoria artigianale dove ti cuciono addosso un vestito, in questo caso, un’automobile. Auto uniche di nome e di fatto, costruite artigianalmente dalla più piccola vite in titanio, alla scocca di carbonio. Solo il motore, un 12 cilindri, turbo o aspirato viene prodotto su specifiche Pagani dalla AMG, il reparto sportivo della Mercedes Benz. La Pagani Automobili nasce 1998 e nel 1999 presenta al salone di Ginevra la Zonda C12. La vettura avrebbe dovuto avere tratti sensuali, combinando la sinuosità di una donna formosa con la linea aggressiva di un cacciabombardiere, l’espressione di velocità, tecnologia, esasperazione e ingegneria per eccellenza, prendendo come ispirazione stilistica le vetture di Le Mans di fine anni 80 inizio anni 90. La scelta del propulsore tenne conto del consiglio dell’amico Fangio che desiderava un Mercedes e Pagani, oltre a sposare l’idea del campione argentino, volle che fosse un V12. Motore che rappresenta la storia dell’automobilismo italiano. Naturalmente durante la visita all’Atelier è proibito fotografare, i cellulari vengono fatti riporre in armadietti sotto chiave, mentre è possibile fotografare nel museo. Le foto seguenti mostrano un po’ la storia recente del marchio e la sua evoluzione stilistica e tecnologica. Nel 1979 Pagani progettò una F.2. Il lavoro richiese un anno e si calcolò che vi fossero investite qualcosa come cinquemila ore di lavoro. La F2 Renault progettata da Pagani Nel 1998 nasce la Zonda. L’auto in mostra è il telaio n. 2 ed è detta “la Nonna”, un prototipo che ha fornito il terreno per lo sviluppo di tutte le auto prodotte fino ai giorni nostri. E’ stata il banco di prova per testare il motore V12 AMG M120, e tutte le soluzioni aerodinamiche e di materiali. Durante il suo sviluppo ha sempre mantenuto fede al concetto Leonardesco secondo cui Arte e Scienza possono camminare, mano nella mano. La vettura è stata restaurata e posta a riposo nel museo dopo aver percorso la bellezza di 550.000 Km. Zonda Zonda Zonda Il V12 a 60° M120, che equipaggerà anche i modelli successivi La Zonda S del 2000. Un anno dopo l’esordio della C12, venne presentata la Zonda S, che sfoderava un poderoso motore V12 60° AMG M120 sette litri con 555 CV di potenza per un peso complessivo di Kg. 1280. La vettura, oltre al propulsore potenziato, presentava una vasta serie di migliorie tecniche e fu la prima auto stradale realizzata completamente in fibra di carbonio a vista. Zonda S Zonda S Zonda S Zonda S La Zonda F del 2005 dedicata a Juan Manuel Fangio. La F è una sorta di antologia filosofica delle idee di due persone sensibili che hanno elaborato concetti semplici e pratici. La vettura tecnicamente è un pezzo unico fatto di carbonio, leghe di alluminio, titanio, avional, cromo-molibdeno, pelli selezionate. Alcuni di questi materiali sono lavorati utilizzando la migliore tecnologia, per altri la migliore mano d’opera. Monta un propulsore V12 60° AMG M120 sette litri ancora più evoluto con 602 CV per un peso cpl. di Kg. 1230. Zonda F Zonda F Zonda F La Zonda Cinque Roadster del 2010. La vettura è la prima auto stradale ad essere costruita con una nuova generazione di struttura ultra rinforzata in fibre composite di carbonio mescolato al titanio, ancora più leggera, resistente ed aerodinamica. Il motore V12 60° AMG M120 sette litri eroga 678 CV, abbinato ad un cambio sequenziale a 6 rapporti per un peso cpl. di Kg. 1210. Zonda Cinque Roadster Zonda Cinque Roadster Zonda Cinque Roadster Zonda Cinque Roadster La Zonda R telaio n. 007 del 2009 - Nel 2006 Pagani iniziò a progettare una vettura estrema, basata sulla Zonda F e destinata all’uso in pista. Corsaiola di carattere, sfoggia comunque finiture degne di un grande “orologio” ricco di 3270 componenti nuovi tra cui il telaio in carbo-titanio, i bulloni in ergal e titanio, le barre anti sfondamento, l’impianto di estinzione, i sedili omologati FIA e conformi allo standard HANS e il cambio robotizzato in magnesio XTRAC a 6 marce, con velocità di cambiata di 20 ms. Il motore V12 60° AMG M120 sette litri eroga 750 CV, per un peso cpl. di Kg. 1070. Zonda R Zonda R Zonda R Zonda R Zonda R Nel 2011 nasce la Huayra dall’esperienza accumulata attraverso la realizzazione della famiglia Zonda si riflette negli otto anni di studi e perfezionamenti, alla continua ricerca delle migliori soluzioni tecniche, come il telaio in carbo/titanio. La nuova monoscocca centrale sulla Huayra è un design completamente nuovo realizzato appunto in carbo/titanio. Il serbatoio del carburante si trova integrato nella zona più protetta della monoscocca, alle spalle del pilota, rinforzata dalla cellula di sicurezza in differenti compositi balistici. I controtelai Cromo/Molibdeno anteriori e posteriori offrono un eccezionale rapporto rigidità-peso, per permettere alle sospensioni di lavorare al meglio. Per la prima volta su una vettura stradale viene applicato un sistema di aerodinamica attiva. La vettura è spinta da un nuovo motore AMG M158 V12 a 60° biturbo, capace di sprigionare una potenza di 730 CV, per un peso cpl di Kg. 1350. Huayra Huayra Huayra Il nuovo motore AMG M158 V12 a 60° biturbo I vari modelli studio per arrivare alla Huayra definitiva La Zonda HP Barchetta del 2017 è una creazione, haute couture dell’arte automobilistica, presentata al Concorso d'Eleganza di Pebble Beach del 2017 come regalo al fondatore dell'azienda, Horacio Pagani, per il suo 60° compleanno e per commemorare il 18° anniversario della Zonda. La vettura, presenta una tecnologia di ultima generazione ed è alimentata da un motore a 12 cilindri di 7,3 litri, è capace di generare 789 CV con una coppia di 850Nm, sviluppato da Mercedes AMG esclusivamente per Pagani, che promette un suono ancora più distintivo. I materiali utilizzati, derivati dalla continua evoluzione tecnologica di Pagani Automobili, permettono una sensibile riduzione del peso (cpl Kg. 1250) e prestazioni eccezionali. Zonda HP Barchetta Zonda HP Barchetta Zonda HP Barchetta Zonda HP Barchetta La Zonda HP Barchetta REVO del 2022 è un esemplare unico e rappresenta il connubio fra la Zonda HP Barchetta e la Zonda Revoluciòn. Monta un motore V12 60° aspirato AMG M120 che eroga 800 CV e 750Nm di coppia e con un sound emozionante, fornito dagli scarichi in titanio rivestiti in ceramica. Nonostante sia una vettura da pista, niente è lasciato al caso ed anche il più piccolo dettaglio è curato maniacalmente, come i componenti in alluminio anodizzato blu ricavato dal pieno. Zonda HP Barchetta REVO Zonda HP Barchetta REVO Zonda HP Barchetta REVO Zonda HP Barchetta REVO Zonda HP Barchetta REVO Nel 2022 nasce la Huayra Codalunga - Nel 2018, due collezionisti Pagani chiesero a Horacio ed al Pagani Special Projects di realizzare una vettura codalunga, un progetto speciale e su misura. L’idea era una Hypercar elegante, semplice e pulita nel design, un modello da esporre ai concorsi d’eleganza internazionali proprio come un’opera d’arte. Una prova sfidante per il team che concettualmente è partito dalla Huayra Coupé e ha cominciato a togliere e levigare la carrozzeria per renderla del tutto curvilinea, rimuovendo ogni appendice aerodinamica e dettaglio aggiuntivo. Sotto il cofano posteriore di oltre 3,5 mq, più lungo di 360 mm rispetto alla coupé, si cela un V12 AMG capace di sviluppare 840 Cv ed 1.100 Nm coppia dai 2000 ai 5600 rpm. Il cambio è sequenziale trasversale a sette rapporti, con differenziale a controllo elettronico ed albero di trasmissione sviluppato dal mondo racing. Il gruppo volano-frizione è costituito da frizione a triplo disco, più leggera e con minore inerzia. Equipaggiata con lo stato dell’arte dei sistemi materiali compositi avanzati, Codalunga raggiunge il peso piuma di 1.280 kg a secco. Huayra Codalunga Huayra Codalunga Huayra Codalunga Huayra Codalunga Huayra Codalunga Huayra Codalunga - Particolare dell'interno Huayra Codalunga Nel 2022 nasce “Utopia”. Horacio Pagani aveva le idee chiare su che cosa dovesse rappresentare, ma preferì chiedere ai suoi migliori clienti, a coloro che attendono con entusiasmo ogni sua creazione, di esprimere i propri desideri. Avevano già automobili dalle prestazioni straordinarie, che cosa mancava ancora? Due le parole che ritornano nelle loro risposte: semplicità e piacere di guida. Allora ecco che lo sviluppo del nuovo progetto C10 va in controtendenza rispetto ai trend del momento. Niente alimentazione ibrida, niente batterie pesanti, solo un esuberante motore V12 AMG biturbo di 6.0 litri che eroga 864 CV e una coppia di 1100Nm. Nessun sistema a doppia frizione, solo un puro cambio manuale o sequenziale XTRAC a sette rapporti. Tutto questo per offrire un’auto che mette al centro il guidatore, una hypercar che risponde al meglio a ogni sua azione creando una perfetta sintonia tra uomo e macchina, una ricerca che si trasforma in puro piacere di guida, un’esperienza “classica” definita in modo nuovo. La Utopia è stata costruita intorno a una nuova monoscocca realizzata in Carbo-Titanio HP62 G2 e Carbo-Triax HP62 con rollbar integrato a scomparsa. Alla monoscocca sono collegati i telaietti anteriori e posteriori in lega di acciaio al cromo/molibdeno e la rigidità torsionale è cresciuta del 10,5% rispetto alla Huayra. Pure le portiere si aprono verso l'alto e in avanti e non ad ala di gabbiano come la stradale precedente. Una soluzione che era stata anticipata dalla Huayra R. Un ulteriore spunto d'interesse della Utopia risiede nei due elementi superiori dell'ala posteriore: i profili, attivi e indipendenti l'uno dall'altro, lavorano di concerto con le sospensioni semi-attive per offrire le massime prestazioni nella guida dinamica. Il tutto racchiuso in un peso cpl. di 1.280Kg. Le foto seguenti sono state riprese dal portale “Quattroruote” in quanto la Pagani Utopia, vettura attualmente in produzione, non era presente nel museo e neppure nello Show room. Abbiamo potute vedere l’auto solo nell’Atelier in fase di costruzione, senza poterla fotografare. Utopia Utopia Utopia Alcuni particolari distintivi del marchio Anche il telaio di questo banco ottico è un progetto Pagani Le notizie sopra riportate sono state tratte dai pannelli appesi nel museo riguardanti la storia del marchio, dalle didascalie nei pressi delle auto che illustrano e dal sito ufficiale della Pagani. Le foto sono state eseguite con Nikon Z 8 e 24-120/4 tranne quelle relative alla Pagani Utopia riprese dal sito ufficiale di Quattroruote.
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  4. I cancelli della base di Istrana di venerdì 5 aprile sono stati aperti per la cerimonia dell’addio all’AMX, che lascia definitivamente l’Aeronautica Militare dopo 35 anni di servizio (1989), e dopo aver volato per la prima volta nel maggio del 1984. L’AMX è stato un progetto congiunto tra Italia e Brasile, che ha coinvolto, all'epoca, tre aziende: Aeritalia, Aermacchi ed Embraer, ed è stato impiegato dalle aeronautiche militari di Italia e Brasile. E’ stato prodotto in più di 200 esemplari in versione monoposto per l’impiego operativo - nei ruoli bombardamento e ricognizione - e biposto per l’addestramento. La sua storia è iniziata proprio nella base di Istrana, dove il primo esemplare fu assegnato nel 1989 al 103esimo Gruppo Volo. Il velivolo AMX ha operato in diversi teatri operativi all'estero ma ha dato un contributo importante anche in ambito nazionale, dov'è stato utilizzato in missioni di ricognizione fotografica in casi di emergenze e pubbliche calamità e a supporto di operazioni di contrasto ad attività illecite sul territorio. A lui sono stati attribuiti due nomignoli nel corso della sua vita: Ghibli per la Forza Armata e “Topone” per chi è stato a contatto con lui. Uno di questi è stato Alessandro Floriani che ha volato sull'AMX per quasi 7 anni (dal (dal 1998 al 2005) come pilota da combattimento e come istruttore di tattiche operative. Durante il viaggio in pullman verso Istrana e ritorno, ha rammentato alcuni aneddoti del periodo in cui lo pilotava e con commozione ha ricordato l'incidente del 2001 nel quale perse la vita il Colonnello Davide Franceschetti, suo amico e capopattuglia. A farci compagnia, oltre ad Alessandro, c'erano anche una trentina di dipendenti dell'ex Aermacchi, ora Leonardo, che ci hanno invece raccontato delle loro esperienze sui modelli iniziali dell'AMX e sui successivi adeguamenti ed aggiornamenti. Purtroppo il mio invito per la tribuna d'onore è andato smarrito e quindi sono rimasto a terra e oltremodo lontano dallo speaker che raccontava cosa stava accadendo. Non mi è ancora capitato di fotografare una manifestazione a favore di luce ed anche questa volta non è stato differente, inoltre la giornata era un misto di nuvole con un sole pallido che si palesava ad intermittenza. Non mi è dato sapere a questo punto se fosse a causa della meteorologia che la PAN ha volato con soli 4 aerei ma era la festa dell'AMX e quindi ho deciso di dedicare questo spazio a lui, per quanto mi è stato possibile, vista la mia posizione alquanto disagiata. Oltre a qualche passaggio dedicato in esclusiva ai 5 AMX, ce ne sono stati un paio in parata, con i quattro aerei della PAN e con i successori dell'AMX stesso, un Tornado, un Eurofighter e un F35 L’Aeronautica Militare ha voluto celebrare questa giornata con un aereo commemorativo per l’evento del phase-out come si usa chiamare in gergo tecnico questa fase e non poteva mancare la versione con una livrea speciale. Sulla deriva sono presenti un pilota che saluta al fregio avvolto dal tricolore, elementi che contraddistinguono l’#AeronauticaMilitare, e la frase “Volatus ad astra, memoria in aeternum”. Dietro la cabina di pilotaggio, sulla fusoliera, sono raffigurati una bussola e un mondo stilizzato a rappresentare il contributo nelle missioni dentro e fuori dai confini nazionali. Infine, sul muso troviamo l’araldica della Forza Armata. Per tutta la manifestazione non c'è stato il ritmo frenetico di un airshow e del resto non lo era! Infine un ultimo passaggio in parata per la pattuglia AMX e poi l'atterraggio. A volare per l'ultima volta sull'AMX anche il Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Generale di Squadra Aerea Luca Goretti e il Comandante del 51° Stormo Emanuele Chiadroni (il quinto della fila) Alla cerimonia d'addio hanno preso parte oltre diecimila persone e, come affermato dal Generale Goretti, dopo 35 anni di onorato servizio, può ora "godersi la pensione".
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  5. Immagini di un viaggio in Norvegia a metà settembre 2023. Cosa dovrebbe colpire maggiormente l'estremo Nord se non la luce, anzi le luci. Per gli antichi abitanti del Nord, le luci di queste terre sono intrise di magia mistica. Immagino le sensazioni che poteva provocare l'aurora polare mille anni fa. Anche oggi, nonostante le spiegazioni scientifiche, continua ad affascinare. Qui, tra montagne aspre e maestose, laghi specchianti, fiordi profondi e tutte le tonalità di verde, i sensi si acuiscono, favorendo la contemplazione ed un approccio fotografico più meditativo.
    12 punti
  6. Era da un po' di tempo che volevo capire cosa fosse meglio per la "mia" caccia vagante in valle e dunque li ho portati tutti e tre, il lungo (800mm f6,3) il corto (600mm f6,3) e il pacioccone (180-600mm f6,3) alla fine ho avuto conferma delle tre cose che avevo pensato in precedenza! 1) che conoscendomi avrei quasi sempre avuto in mano l'ottica sbagliata nel momento giusto! 2) che per la poca confidenza delle nostre specie l'obiettivo più lungo è il più adatto nella maggioranza dei casi 3) il 600mm f6,3 è un piacere da usare per la sua velocità di puntamento in ambienti particolari (barca) o angusti ma non ti da gli ingrandimenti dell'800mm 180-600 focale 380mm t1/2000 f6,3 ISO560 600mm f6,3 t1/2000 ISO 220 800mm f6,3 t1/2500 ISO 800 Purtroppo il difetto principale delle lenti di fresnel è lo sfocato duro ma sopratutto la dispersione della luce nei riflessi, ecco un esempio Tuttavia con la funzione sfocatura di Adobe Camera Raw si riesce ad attenuare molto l'effetto
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  7. I Misteri di Trapani sono da 400 anni la celebrazione del Venerdì e del Sabato Santo che ripercorre gli eventi della Passione e Morte di Gesù Cristo. Le origini spagnole del rito, simillime a quelle andaluse, portano alla rappresentazione delle fasi della Via Crucis attraverso una processione cui partecipano le Confraternite religiose della città, ognuna legata a un ceto mercantile o artigianale, con 20 raffigurazioni scultoree (i Misteri) delle fasi della Passione, comprese alcune neppure citate nei Vangeli, come la Separazione dalla Madre, messa in scena dal ceto degli Orefici, che a Trapani ha tradizioni antichissime di potenza economica. I gruppi scultorei vengono portati in processione, uscendo il Venerdì Santo alle 14 dalla Chiesa delle Anime del Purgatorio, situata tra il porto ed il centro storico, e vi rientreranno il Sabato Santo dopo un giorno intero di processione attraverso la città, con le Maestranze delle Corporazioni di un tempo (abolite dai Borboni perchè all'origine dei Moti di indipendenza del 1820-21), oggi rinominate ceti. La caratteristica andatura ondivaga della processione (annacata) è accompagnata dalle marce funebri suonate da altrettanti gruppi musicali, alcuni davvero enormi, che accompagnano ognuna delle venti "vare" sulle quali svettano le raffigurazioni delle fasi della Passione di Cristo. Misteri TP 2024.mp4 Il capo dei portatori dà il tempo delle manovre attraverso uno strumento legato al polso, la "ciaccula" molto simile alle nacchere andaluse, per sollevare, abbassare la vara ed anche nelle manovre di girata più ardue, attraverso i vicoli del centro storico trapanese, molto simili ad un dedalo arabo. La partecipazione alla processione è ambitissima e coinvolge tantissimi bambini, oltre ai portatori che fanno parte delle singole Maestranze, di provenienza delle più varie, dai commercianti più fiorenti agli operai dei cantieri del porto ed ai lavoratori "a giornata". Oltre all'enorme numero di musicisti partecipanti ai gruppi musicali che accompagnano le vare: la loro musica è protagonista della trance mistica che in una celebrazione così lunga, pervade tutti i partecipanti e fedeli. L'impegno è solenne e durissimo, a causa delle condizioni atmosferiche pasquali delle più varie (ieri ed oggi soffiava scirocco a trenta nodi e 27 gradi) e per la durata immensa della processione che finisce più di 24 ore dopo il suo esordio. I visitatori vengono da tutto il mondo ed i fotografi sono tantissimi. Negli anni si sono alternati nomi notissimi della fotografia di reportage italiana e straniera, tra i più noti, Josif Koudelka, Franco Zecchin e Letizia Battaglia, Ferdinando Scianna e molti altri. Questa volta sono intervenuto per fotografare con i due 20mm per Nikon Z in mio possesso, il mio Nikkor ed il Viltrox di Mauro, accompagnati dal Nikkor Z 70-200/2,8 per i dettagli sui soggetti. Non sono rimasto per tutta la notte, ma sono ritornato al mattino presto, prima che le vare rientrassero in chiesa. E sono andato a fotografare alcuni tra i gruppi più venerati, tra i quali quello dell' Addolorata, che chiude sempre la processione, con la sua funebre veste addosso alla statua che, come molte delle altre, risale al 1700. Durissimo monito all' Umanità intera. Buona Pasqua a tutti ...! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2024
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  8. Nella mia zona, le copiose piogge di quest’inverno e il clima mite stanno favorendo delle straordinarie fioriture, come non se ne vedevano da parecchi anni. Oltre alle orchidee, immancabile soggetto di fine inverno è il dente di cane, Erythronium dens-canis, elegante fiore di bosco. Li trovo sul Baldo in un castagneto abbandonato a 800 metri sul livello del mare. Quest’anno ce n’erano migliaia ed erano sommersi dalle primule, assieme a tantissime epatiche e violette. Sono tutti scatti singoli, perché un’aria dispettosa non mi ha permesso di fare focus stacking. Alcune foto le ho fatte in MF perché l’AF con l’aria non riusciva ad agganciare il pistillo centrale. Ho passato un pomeriggio felice, come un bambino a Gardaland. Spero vi piacciano. Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,3, 1/800 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,5, 1/640 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 5,6, 1/160 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 4,5, 1/160 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 9, 1/125 sec., ISO 250 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3, 1/640 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,2, 1/125 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,2, 1/320 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,2, 1/2000 sec., ISO 64 Spuntato dentro un tronco. Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3, 1/200 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,5, 1/500 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,2, 1/250 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,2, 1/200 sec., ISO 64 Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,2, 1/500 sec., ISO 64 DA EST Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,5, 1/640 sec., ISO 64 DA OVEST Nikon Z7 e 2.8/105 MC S, F. 3,2, 1/500 sec., ISO 64
    10 punti
  9. Se vi piace il nord... ISLANDA. Ghiaccio, fuoco, acqua e colori. (ma anche BN) Vi propongo una presentazione di immagini raccolte in questo magico paese. Sulla scia dei consigli di Riccardo (e del figlio!). Buona visione, ed ascolto. p.s. non vuole essere una promozione turistica, non mi pagano. non è una guida turistica, lonely planet le fa meglio. semplicemente è quello che mi ha colpito durante un viaggio, che, come tutti gli altri, è stato organizzato e gestito in autonomia. islanda 2010 short.mp4
    8 punti
  10. Il 17 marzo scorso assieme ad un amico (purtroppo non Nikonista), siamo andati a fotografare la corsa del “Treno del Sale”. Treno storico con partenza da Pisa ed arrivo presso la stazione di Saline di Volterra, dove era prevista una visita guidata e riservata ai soli viaggiatori del treno (oltre 490 persone) alle cave di salgemma. Le prime foto sono state fatte presso la stazione di Riparbella, dove era presente un’area di ristoro e una modesta esposizione di mezzi d’epoca. Altre immagini sono state effettuate in un tratto rettilineo prima dell’arrivo alla Stazione di Saline di Volterra. Il convoglio era trainato con una meravigliosa locomotiva 640-003 del 1907 invertita, al tempo destinata alla trazione dei treni viaggiatori veloci. Dopodiché, non potendo entrare nelle cave di salgemma, ci siamo diretti verso il suggestivo Comune di Peccioli (provincia di Pisa) dove si trovano quattro maestose sculture, alte da 5 a 9 metri, realizzate in polistirene, poliuretano espanso e rivestite di fibre di cemento resistente agli agenti esterni. Sono i Giganti di Peccioli, enormi strutture umanoidi realizzate dal gruppo “Naturaliter” nel 2011 e che simboleggiano la rinascita dai rifiuti. Due dei quattro giganti sono stati inseriti all’interno del Triangolo Verde in località Legoli (impianto di smaltimento rifiuti), trasformando un luogo associato alla distruzione in un’icona di rinascita. Le gigantesche sculture, raffiguranti figure umane note come “Presenze”, non solo decorano l’impianto, ma simboleggiano anche la trasformazione del luogo. . Il Triangolo Verde è un’area che va ben oltre la semplice definizione di discarica, tanto che viene definita un impianto di interramento controllato. Gestita con attenzione dall’azienda Belvedere SPA. Questa struttura si distingue per il suo approccio innovativo all’ambiente e alla sostenibilità. Infatti è una delle discariche più grandi della Toscana ed un avveniristico impianto di smaltimento e trattamento dei rifiuti che produce utili e non emana cattivi odori. Il “sistema” Peccioli, smaltendo, trattando e riciclando rifiuti è riuscito addirittura a ricavarne cultura. Questo luogo però non è soltanto un sito di smaltimento, è molto di più. Oggi, questa area si è trasformata in un vero e proprio centro polifunzionale, dove la creazione di energia pulita costituisce solo una parte del suo impatto positivo. Qui si tengono congressi, sfilate di moda, concerti all’interno di un anfiteatro incantevole e tanto altro ancora. . Un’altra statua è situata presso l’anfiteatro Fonte Mazzola, pensato come un teatro greco antico che ospita duemila persone, immerso nel verde delle colline circostanti. L’ultima statua è posta sul tetto di un edificio che ospita l’”Incubatore di Imprese”, lungo la strada provinciale “La Fila”, struttura che accoglie le aziende che puntano all'innovazione tecnologica, nonché uffici e servizi legati all'attività di laboratori di ricerca. La gestione è affidata in convenzione alla società di gestione dei rifiuti anzidetta Belvedere S.p.A.. Peccioli, comunque, non è solo conosciuto per i Giganti, ma anche per la bellezza del borgo, le opere che lo caratterizzano e la buona cucina. Ma questa è storia per un altro articolo. Tutte le immagini sono state scattate con una Nikon Z 8 con il 24-120/4 ed il 70-200/2,8 solo per quelle con il treno ripreso nel rettilineo prima della stazione di saline di Volterra.
    8 punti
  11. Pur essendo molto soddisfatto del mio sistema Godox, vedendo tanti fotografi nel circuito della Formula 1 usare il Profoto A10 mi sono deciso ad acquistarlo per usarlo quelle volte che mi servisse un solo punto luce però, come tutti sappiamo, l'appetito vien mangiando e mi sono chiesto, perchè non comprare un trigger per poter togliere il flash della fotocamera e variare l'illuminazione? Cominciata la caccia su Internet ho subito scartato i due modelli Profoto, il primo, "economico!!!" 150 euro faceva solamente scattare il lampo, il secondo "completo" costava oltre 400 euro! Se una luce può essere diversa da un'altra per distribuzione, temperatura colore o ripetitività di potenza di emissione, un telecomando rimane sempre un telecomando! E come sempre succede, arrivo in Cina dove trovo questo Aodelan E4, non un oggetto stiloso come l'ultimo trigger Profoto ma facile e chiaro da usare come i trigger Godox! Restava un unico problema, sulle specifiche non era scritto essere adatto a Profoto A10 e Nikon Z8/9 ma solo ai modelli precedenti, a questo punto è venuta in aiuto mamma Amazon che per la cifra di circa 70 euro me lo inviava a casa con la possibilità di reso. Il tutto funziona perfettamente tranne che per lo zoom automatico che all'inizio mi ha lasciato perplesso, poi dopo un sonno ristoratore ho pensato ad un attacco di demenza senile! A cosa serve lo zoom automatico se il flash è staccato dalla fotocamera?
    6 punti
  12. Qui il gioco si fa duro! Digitalizzare da negativo colori, e per non farci mancare nulla, non un soggetto facile facile e ben esposto, magari anche fermo, no, foto scattate ai concerti. Il che vuol dire (anzi voleva dire), pellicola da 400 tirata a 1600, o da 1000 portata a 2000, quasi sempre a TA, quasi mai con un tempo più breve di 1/30 (ovviamente con il 135mm), MF, luci che cambiano velocemente e che rendono il soggetto spesso sovraesposto ed il resto sottoesposto, con buona pace delle latitudine di posa della pellicola. Per farla breve si comincia così: L'immagine è stata acquisita in negativo e qui la vedete dopo l'inversione di PS. Ho provato ad usare il picture control "inverti", efficace con il BN, ma non soddisfacente con il colore, così, visto che avevo i provini abbastanza grandi, la selezione è stata fatta da lì, andando poi a colpo sicuro sul negativo. Sono partito subito su PS questa volta, ed ho eseguito i passaggi di rifilatura, sistemazione colore, cerotto per i puntini, esposizione eventualmente selettiva e riduzione della grana dove possibile, oltre ai soliti ritocchini che si rendono necessari caso per caso nella normale PP. Alla fine il risultato è questo: 2002 JVC festival jazz, Torino Giardini Reali. Riesco ad avere l'accredito, "i primi 3 brani poi fuori tutti", salvo poi dimenticarsi di noi, in pratica tutto il concerto quasi in braccio a Ray Charles! Quindi anche da negativo colore, ed in condizioni estreme, si possono recuperare le immagini che più ci piacciono e magari ci ricordano bei momenti. Sono stato molto sintetico, ma se qualcuno vuole cimentarsi non ha che da chiedere e facciamo un'analisi passo-passo. Prossimamente il BN, più semplice, ma con alcune particolarità che consentono il passaggio su LR dei files RAW.
    6 punti
  13. quando si parla di tempo matto...al mattino clima estivo al pomeriggio spunta pure la neve.....
    5 punti
  14. Il 13 aprile è partita alle 8.30 dal piazzale Michelangelo a Firenze, la terza edizione del Circuito Stradale del Mugello, secondo appuntamento del Campionato Italiano Grandi Eventi 2024, che si snoda fra il capoluogo fiorentino, il Chianti e si conclude il 14 aprile all’Autodromo del Mugello, dopo aver percorso parte del circuito storico. Anche quest’anno ho scelto le strade del Chianti per vedere il passaggio dei sessanta equipaggi che si sono dati battaglia a suon di cronometro per accaparrarsi la vittoria, che ha premiato l’equipaggio Alberto e Federico Riboldi su Fiat 508C del 1937 della Franciacorta Motori (foto seguenti). Quest’anno mi sono appostato fra due curve che tagliano i boschi prima di arrivare al Castello di Albola (splendida fattoria nei pressi di Radda in Chianti), dove iniziano i meravigliosi vigneti del Chianti Classico. L’edizione di quest’anno a mio modesto parere, mi è sembrata un po’ più povera rispetto agli anni scorsi, nonostante la presenza dei migliori regolaristi a livello nazionale. Quello che è mancato è il contorno di auto dei “gentleman driver” che si iscrivono, ma poi fanno solo passerella, tuttavia è stato sempre un passaggio di auto interessante da vedere. Di seguito posto le foto delle vetture più significative, tutte scattate con una Nikon Z 8 ed il 24-120/4. Fiat 514S del 1930 – Fontanella Gian Mario/Covelli Annamaria – 6° classificati Fiat 514S del 1930 – Fontanella Gian Mario/Covelli Annamaria – 6° classificati Fiat 508C del 1938 – Passanante Mario/Molgora Alessandro – 2° classificati Lancia Ardea del 1941 – Moceri Giovanni/Dicembre Valeria - 4° classificati Lancia Ardea del 1941 – Moceri Giovanni/Dicembre Valeria - 4° classificati Lancia Lambda Spider Casaro del 1928 – Beccalossi Carlo/Marchionni Marzia Lancia Lambda Spider Casaro del 1928 – Beccalossi Carlo/Marchionni Marzia Lancia Lambda Spider Casaro del 1929 – Sisti Sergio/Gualandi Anna – 8° classificati Lancia Lambda Spider Casaro del 1929 – Sisti Sergio/Gualandi Anna – 8° classificati Bugatti T. 37 del 1929 – Miatto Roberto/Borchia David Bugatti T. 37 del 1929 – Miatto Roberto/Borchia David Fiat 508C del 1937 – Crugnola Roberto/Mentasti Annalisa 3° classificati Fiat 508C del 1937 – Crugnola Roberto/Mentasti Annalisa 3° classificati Fiat Balilla Spider Sport 508S “Coppa d’Oro” del 1933 auto già presente nel 2022 con un equipaggio femminile (Bussolati/Rotundo) e quest’anno, portata in gara da due maschietti di cui non si conoscono le generalità, in quanto non trasmesse negli elenchi forniti dall’organizzazione e neppure presenti fra i classificati. Fiat Balilla Spider Sport 508S “Coppa d’Oro” del 1933 Fiat 1100/103 del 1953 – Lui Luciano/Pizzi Paolo Alfa Romeo Giulietta Spider del 1957 – Soldo Giovanni/Messina Sabrina Morris Cooper S del 1968 – Pighi Giovanni/Cocca Anita Porsche 356 A Speedster del 1956 – Virdis Alessandro/Giordo Silvia Fiat 1300 del 1963 – Tattini Alberto/Sciolti Rossella Porsche 356 C del 1964 – Lambruschini Giorgio/Mancini Alessandro Innocenti Mini Cooper del 1973 – Converso Dario/Ameglio Federica Lancia Aurelia B20 GT del 1954 – Axel P. e Tatjana Assmus Lancia Lambda del 1928 – Massimo e Lapo Ermini – vincitore della Coppa Gentleman Fiat 508C del 1937 – Zanasi Massimo/Corneliani Corrado – 7° classificati BMW 328 del 1939 – John e Julie Herlihy BMW 328 del 1939 – John e Julie Herlihy Alfa Romeo 1900 CSS Touring del 1954 – Rogiers Raf/Reekmans Kurt Ford Anglia del 1962 – Aiello Alessandro/Buccioni Elisa Ferrari 250 Testa Rossa del 1958 – Paul e Olivier Schouwenburg Ferrari 250 Testa Rossa del 1958 – Paul e Olivier Schouwenburg Austin Healey 100/4 BN2 del 1956 – Chiarini Maurizio/Vancini Roberto Fiat 124 Sport Spider del 1972 – Paoli Stefano/Ricci Alessandro Fiat 124 Sport Spider del 1972 – Paoli Stefano/Ricci Alessandro Porsche 356C del 1964 – Ratti Michele/Lastrucci Gianpaolo Porsche 924 Turbo del 1983 – Notaras Polykarpos/Christopoulus Petros Ferrari 308 GTS del 1984 – Paolo e Francesco Prandini Steyr Puch 650 T del 1962 – Giacinti Roberto/Campatelli Serena Ferrari 208 GTS Turbo (1988) – Castello Aldo/Pascal Maria Teresa Di seguito ci sono le vetture nuove o seminuove che partecipano al "Tributo Circuito Stradale del Mugello". Porsche Carrera 4S del 1996 – Vania Parolaro e Ornella Pietropaolo – Vincitrici della Coppa delle Dame Ferrari 488 GTB del 2017 – Vergamini Fabio/Fabrizi Lisa – 2° classificati Ferrari 488 GTB del 2017 – Vergamini Fabio/Fabrizi Lisa – 2° classificati Ferrari 812 Superfast del 2018 – Mozzi Giordano/Giusti Marco – 1° classificati Ferrari 812 Superfast del 2018 – Mozzi Giordano/Giusti Marco – 1° classificati Porsche 911 Dakar del 2023 – Medaer Raf/Jans Anne-Mieke Ferrari F12 del 2013 – Eitel e Lorenzo Monaco – Vincitori della coppa Media del Tributo Ferrari 296 GTB del 2023 – Binder Frank/Van Zeujlen Bastaan – Primi fra gli equipaggi stranieri Ferrari 458 S del 2015 – Mancinelli Graziano/Barbieri Silvia Claudia Porsche 718 Spider del 2021 – Eichhorn Einz Jurgen/Wirth Michael Adesso non resta che attendere la prossima edizione della Mille Miglia Storica prevista per la metà di giugno, dove i partecipanti saranno molto più numerosi e con una notevole varietà di auto interessantissime.
    4 punti
  15. Oggi voglio parlarvi di uno strumento molto utile per chi cerca un effetto scenico senza doversi portare appresso macchine pesanti ingombranti o addirittura ghiaccio secco. Una mini macchina del fumo, ma mini solo in dimensioni. Ha le dimensioni di una bomboletta per capelli ma un sacco di potenziale, la danno a 30W di potenza, c'è anche un modello da 40W che a mio parere non ne giustifica il sovrapprezzo e le sovradimensioni. Semplicemente a batteria portatile con la sua custodia semirigida piena di accessori, tubi telecomando e 6 boccette di fluido da 12ml ...eh sì avete letto bene, un flacone di collirio che produce tantissimo fumo. Così se prima avere la nebbia od il fumo richiedevano di portarsi dietro kg di attrezzatura adesso potete potenzialmente usarlo ovunque. Ho fatto qualche prova rapida in studio.. perdonate l'approssimazione delle foto che non sono still Life ma solo prove al volo.. vedremo sul campo come si comporterà e se avrà dei limiti operativi che fino ad ora non ho rilevato, molto più rapida di una macchina del fumo praticamente istantanea, e non richiede ghiaccio secco per creare la nebbia bassa.
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  16. Avevo,tempo fa, espresso il desiderio sfregando una teiera,credendo fosse la lampada di Aladino, di visitare le isole Lofoten in Norvegia. I presupposti si sono avverati a febbraio c.a., visto che un precedente viaggio, sebbene preventivato, non ha avuto luogo per un incidente domestico. Anche questa volta il tour e' stato prettamente fotografico che ha visto la presenza totale di 10 fotografi coordinati da due valenti professionisti: Massimo COIZZI (Nikon Scool Italia) e il collaboratore Pierpaolo SALVATORE. Siamo partiti dall'aeroporto di Bologna e con tre distinti voli con scalo a Monaco di Baviera, Oslo siamo giunti a destinazione a EVENES ( NARVIK) dopo 12 ore di viaggio. Nota: ad OSLO Ii controlli della sicurezza erano molto fiscali( anche in uscita) controllando macchia fotografica e pure le ottiche. All'arrivo ci attendeva un paesaggio caratterizzato da neve alta 30 cm che ricopriva il vasto parco di vetture da affittare. La temperatura ( -2°C ) cozzava con la bella giornata soleggiata incontrata ad OSLO che lasciava sperare una bella permanenza con foto colorate ma, invece, ci aspettava un tempo quasi sempre nuvoloso, nevoso che rendera' il paesaggio, a parer mio, monocromo e caratterizzato da un grigio plumbeo; ma per fortuna, madre natura ci ha regalato comunque qualche intervallo di bel tempo e, quindi , delle belle foto. LOCALITA' OGGETTO DEL TOUR Arrivati, abbiamo ritirato le 3 vetture prese in affitto e ci siamo diretti verso SVOLVAER , prima meta per alloggiare, per poi trasferirci ,successivamente con tappa intermedia a LEKNES ,in posizione baricentrica per le nostre puntate paesaggistiche , fino a sud nei pressi di MOSKENES con un percorso di 290 km circa. 1. REINE Piccolo borgo di pescatori situato sui fiordi aventi attorniato in una spettacolare cornice paesaggistica di montagne a 9 km da MOSKENES( Sud delle Lofoten). E' noto per essere considerato " il piu' bel villaggio della Norvegia". Qui abbiamo effettuato i primi scatti corroborati dalle foto, di seguito esposte, che rispecchieranno,d'ora in poi, l'incedere del mio racconto. 2. HAMNOY Piccolo borgo di pescatori, spot per fotografie di tramonto ed eventualmente fotografare l'Aurora Boreale. Tipiche le casette rosse poste al fianco del fiordo e appoggiate su palafitte in legno. Il paesaggio e' da mozzafiato considerata la presenza massiccia sullo sfondo del VESTFJORDEN. 3. SAKRISOY Piccolo villaggio di pescatori posto nei pressi di HAMNOY, caratterizzato anch'esso da un agglomerato di casette poste sul ciglio roccioso del fiordo ed oggetto di belle foto specie per quanto riguarda la ripresa del tramonto. L'attivita' principale e' la pesca e a fianco delle abitazioni sono allocate strutture lignee finalizzate alla essiccazione naturale, vista il clima mite e secco del posto. Tali strutture erano vuote ma, in estate sono stracolme di merluzzi lasciati a seccare ( STOCCAFISSO). Nota: il BACCALA' e' lo stesso merluzzo conservato mediante salagione. Presso la struttura " ANITAS SEAFOOD" abbiamo potuto assaggiare degli ottimi hamburgher di merluzzo e fettine di salmone o, per chi lo desiderasse, dell'ottima zuppa di stoccafisso. Al suo interno un ampio lampadario, fatto di tanti stoccafissi , rende l'atmosfera particolarmente nordica e bella da vedersi. Si potevano acquistare tutti i prodotti derivati del merluzzo, comprese salse, baccala', stoccafissi e del gustoso e spettacolare salmone che, con rispettoa quello che si vende nelle nostre pescherie, e' di notevole fattura e qualita'. Caratteristica e' la casetta gialla, dei proprietari della location posta accanto alla struttura con alle spalle una maestosa montagna ( OLENISOYA KYSTFORT); qui la foto paesaggistica e' d'obbligo! Nella quiete che contraddistingue questo luogo, chi desidera, puo' affittare delle canoe e fare un giro nel fiordo( foto con bambini ed adulti). 4. NUSFJORD Iconico porto di pescatori, caratterizzato da un paesaggio dominato dalla luce calda del tramonto. Sulla cima di un piccolo promontorio, appena fuori dell'abitato, abbiamo fotografato lo spettacolare tramonto( foto). Nota: Per accedere al piccolo borgo, ora, si deve pagare un ticket di 15 euro. 5. UNSTAD Famosa spiaggia e luogo unico per immortalare temerari surfisti (foto) impegnati a sfidare le onde dell'Oceano in pieno inverno. Questa spiaggia offre innumerevoli texture di sabbia che, grazie a vari contrasti, crea linee e figure di molteplici forme. Nota: appena giunti, ci ha accolto una bufera di neve ma, nel mentre, scorgiamo due temerari con muta entrare tra le onde del mare. Il paesaggio era completamente grigio e i fiocchi cadevano abbondanti. Anche in altra spiaggia abbiamo notato due giovani" temerarie" che in slip e maglietta si tuffavano per fare un bagno. QUI SI USA COSI'!!! 6. HAUKLAND BEACH Luogo ideale per chi ama punti di ripresa inusuali e opportunita' di catturare le bellezze del paesaggio. Posto ideale per ammirare l'Aurora Boreale ( foto). 7. UTTAKLEIV Zona di straordinaria bellezza naturale con paesaggi mozzafiato ed una costa spettacolare. E' famosa per la sua spiaggia di sabbia bianca, che offre una vista panoramica, unica, sul mare aperto e le montagne circostanti. Famosa e'una formazione rocciosa naturale conosciuta col nome " OCCHI DI DRAGO", meta obbligatoria per i fotografi(foto). Anch'esso posto d'eccellenza per catturare l'Aurora Boreale. 8. HENNINSVAER Villaggio su un piccolo arcipelago di isolette; borgo molto bello, assimilabile ad una " Piccola VENEZIA", con il particolare di un campo di calcio posto sul promontorio dell'isola di HEIMOYA ed il faro con sotto i merluzzi appesi. Lungo la naturale insenatura, si possono ammirare le case ed il pittoresco porto con imbarcazioni colorate ; luogo incantevole che infonde tranquillita'.( foto). Nota: quel giorno nevicava abbondantemente e le riprese del campo non abbiamo potute farle oltre all'esiguo tempo a disposizione per il rientro alla sede alloggiativa di inizio tour(3 h di viaggio). 9. PERCORRIBILITA' Nonostante la presenza costante della neve( 20 cm fissiI), le strade sono sempre percorribili. Le auto non hanno difficolta' a percorrerle in quanto dotate di pneumatici chiodati. Tutte le isole dell'arcipelago delle Lofoten sono collegate tra loro da ottime infrastrutture ( PONTI) che ne permettono il collegamento tra loro e la terraferma. La percorribilita' e' sempre garantita da camion spargi sale o trattori che gestiscono interrottamente la zona di propria responsabilita'. La popolazione gestisce , parimenti, gli spazi comuni mediante utilizzo di trattorini o aspiratori di neve, specie nei corridoi adducenti le proprie abitazioni. Nota: Tutta la viabilita' e' caratterizzata dalla presenza di palette( h 2 mt) ,poste ai margini della carreggiata, ogni 25 mt , per indicarne i suoi limiti. La neve ai bordi non permette di valutare il relativo dislivello e quindi pericolo di uscire facilmente fuori strada. 10. POPOLAZIONE La popolazione qui, consta di 4,5 milioni di abitanti contro i 345 mila dell'Islanda. In genere sono presenti e, sparsi un po ovunque, piccoli agglomerati urbani lasciando a delle grandi citta'( LEKNES) l'organizzazione commerciale principale. Poca polizia ma, comunque presente e pronta ad usare i laser per garantire il rispetto delle norme di circolazione. Nota: curiosamente ho notato , di giorno, poche persone, e le abitazioni sembravano disabitate ma, con il buio serale si notava un'ampia presenza di case illuminate che attestavano la presenza , anche massiccia di abitanti. Il sole sorge alle 09,00 circa e tramonta alle 16 circa; i negozi quindi chiudono molto presto,; solo i supermercati ed i locali di ristorazione rimangono aperti! Mi ha particolarmente colpito la presenza nelle abitazioni, dotate di tante finestre quasi ovunque, di lumi di ogni genere che , posti al centro, illuminano la finestra quasi ad esorcizzare le tenebre che incombono fuori. Immagine molto suggestiva e bella da vedersi. Ho postato inoltre una foto in cui , come parco giochi, al posto delle altalene , i bimbi giocano utilizzando la silhouette di una imbarcazione. 11. CLIMA Siamo a 200 km dal Circolo Polare Artico ed il clima e' abbastanza mite grazie alla presenza della Corrente del Golfo. La temperatura ha oscillato in un range tra lo 0,-2,-4,-7,-10°C. La piu' bassa l'abbiamo riscontrata ad OSLO al rientro con -20°C. Tutto sommato ,col giusto abbigliamento tecnico, non si patisce il freddo. Va da se che, quasi ogni sera, il cielo era nuvoloso e frequenti fossero le leggere nevicate che si protraevano per tuta la notte. La variabilita' del clima, proprio per la presenza della Corrente del Golfo, portava a presenza di neve ma anche di ampie schiarite. Anche in questa sede, siamo riusciti a immortalare l'AURORA BOREALE (foto). Nota: purtroppo non abbiamo potuto godere di tante belle giornate. Le foto sono quasi sempre caratterizzate da composizioni ove imperano rilievi rocciosi (grigi) e neve,neve e poi neve! Il mare, presente quasi ovunque nelle insenature dei fiordi, e' quasi sempre ghiacciato , anche se, al vicinarsi dell'Oceano risulta di un bel blu e caratterizzato da un clima piu' mite e temperature leggermente superiori. 12. SITUAZIONE ALLOGGIATIVA Come base di partenza per le varie escursioni fotografiche si e' preferito stazionare presso SLOLVAER(primo e d ultimo giorno) situata nei pressi dell'aeroporto, mentre LEKNES come baricentro e , principale citta' abitata. Abbiamo soggiornato nelle ROBUER, tipiche casette di legno in palafitta e dai colori vivaci, in parte trasformate in alloggi per turisti. In genere sono allocate sui fianchi dei fiordi. Gli ambienti, completamente in legno, sono riscaldati elettricamente ed hanno le principali suppellettili per le esigenze dei singoli/gruppi di turisti ed anche famiglie che vi trascorrono vacanze. I nostri pinti di appoggio sono stati. - Nordic Sea Angling ( Leknes)( 802-1578-1255-1258-1275); - Tieldsundbrua Hotel(Evenskjer) ( 1649-1572). 13. FAUNA-ANIMALI Scarsa la presenza di animali allo stato brado o in recinto all'aperto. Abbiamo avuto l'occasione, sebbene a distanza di ammirare due alci difficilmente avvicinabili.( foto) 14. TECNICA FOTOGRAFICA: per quasi tutte le foto ho usato la tecnica del Bracketing di tre foto ( -2/o/+2). BUONA VISIONE
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  17. Sergei Rachmaninoff, musica per due pianoforti Sergei Babayan, Daniil Trifonov, pianoforte Deutsche Grammophon 29 marzo 2024, formato 96/24, via Qobuz *** Questo disco chiude l'anno delle celebrazioni del centocinquantenario della nascita di Sergei Rachmaninov. E lo fa nella maniera più sontuosa, completando le recenti incisioni di Trifonov, sempre per DG, con un disco che inserisco subito e di diritto tra i capolavori assoluti della discografia. Ogni dettaglio di questa registrazione, ripresa dal vivo nel corso di un concerto tenutosi a Vienna lo scorso agosto 2023, trascende la produzione corrente. Anche le immagini, elaborate, concorrono a rendere il leitmotiv, più sublime. E' una performance che trascende l'amicizia tra il mentore e il suo successore. Nelle note si fa riferimento ai travagli dell'autore dopo la morte di due figure per lui fondamentali nella sua formazione di artista. Quella di Nicolai Rubinstein e poi quella di Piotr Chaikovsky. Le due suite per due pianoforti sono composizioni relativamente giovanili (Op. 5 e Op. 17), in un certo modo leggere ma comunque influenzate dai due musicisti passati. Hanno radici folkloristiche, temi di danza, atmosfere vicine al balletto e all'opera. Quello che segue per Rachmaninov è un periodo cupo, intriso di depressione, certo non aiutato dal periodo politico travagliato della sua madrepatria sull'orlo della rivoluzione. Dopo l'insuccesso della prima sinfonia, ritorna al pianoforte e ottiene le conferme che cerca con i due concerti più famosi. Ma la sua poetica artistica è differente, come sa chiunque conosca bene questo compositore che voleva esprimersi sinfonicamente. In questo sta l'originale scelta del nostro Daniil di iniziare il concerto con una sua trascrizione dell'adagio della meravigliosa seconda sinfonia di Rachmaninov (per chi non la conosce : vergogna !). Cui seguono le due suite, selezionate in ordine inverso. Più musicale la seconda, ben più virtuosistica la prima. Il disco - e il concerto - si concludono con l'ultimo capolavoro, composto nel 1940 a New York, pensato per orchestra ma trascritto dallo stesso Rachmaninov per se stesso, nella forma per due pianoforti. Questa è la sintesi di tutta la parabola del compositore, con citazioni delle prime composizioni, toni secchi, drammatici, temi elaborati inframezzati da frammenti ripetuti. Con il già impiegato richiamo al motivo del Dies Irae, già presente nell'opera di Rachmaninov. Conoscevo già nota per nota tutta la musica di questo disco ma ammetto che non l'avevo mai sentita con questa dinamica, forza, passione. Ben più di quanto lo stesso Trifinov, spesso un pò troppo innamorato del riflesso del suo sudore sul leggio del suo pianoforte, ci abbia dato nelle ultime registrazioni, spesso un filo narcisistiche e celebrali. Complice una registrazione con una dinamica lasciata libera di sparare ai bassi tutta la potenza di due pianoforti registrati alla perfezione. Quello che abbiamo è una pietra miliare dell'interpretazione, insieme ad una delle più belle prove di amicizia che due uomini - prima - due musicisti poi, possono dimostrare ad un pubblico (pagante) come noi. Con i miei complimenti ed infinita riconoscenza.
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  18. una delle ultime registrazioni di Seiji con l'inossidabile Martha *** *** Con pochi anni meno di mio padre e gli stessi più di mia madre, ho sempre considerato una specie di zio esotico, il "giapponese" ma di fatto bostoniano, Seiji Ozawa. Praticamente appena diplomato, dopo una carriera da pianista interrotta da un incidente in una partita di rugby, vola negli USA con Charles Munch, diventa assistente di Bernstein a Boston, cui succederà alla guida della famosa Boston Symphony ininterrottamente dal 1973 al 2003. Autore di prime assolute, vincitore di una interminabile serie di premi, in contatto con i grandi e grandissimi, come Bernstein, per l'appunto, Karajan (Ozawa era membro onorario dei Berliner), Abbado che sostituirà alla guida della Wiener Staatsoper, eclettico, viscerale, appassionato, vitale, coinvolgente trascinatore di grandi orchestre. Mi è difficile immaginarlo come negli ultimi tempi, ridotto a muoversi a fatica, minuto e quasi filiforme. Per nostra fortuna lascia una sconfinata eredità discografica. E' un punto su cui dovrebbero riflettere le superstar della classica di oggi, troppo impegnate a fare tourné e workshop per fermarsi a registrare. Non si fa un CD per fare soldi oggi, si fa per permettere a chi non può raggiungerti in teatro di ascoltarti. Oggi, domani, per sempre. Una cosa che tutti gli allievi di Karajan hanno imparato frequentandolo. Non a caso la discografia di Ozawa è impossibile da riassumere. Dirò solo che comprende tutto e che ogni lettura è degna di nota. Ma soprattutto dove il colore, la passione e l'emozione, allora troviamo Seiji Ozawa, il piccolo, grande, trascinatore di orchestre in concerti leggendari.
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  19. Un breve viaggio in Albania approfittando del Carnevale Ambrosiano 2023. Abbiamo vistato: Berat, uno dei pochi castelli ancora abitati in Europa, Kruje l'antica capitale, Durazzo, decisamente snaturata dal ruolo di concorrente delle pugliesi e Tirana. Ero stato in Albania, per un viaggio di lavoro, circa 25 anni fa, naturalmente ho trovato grandi mutamenti dal punto di vista della qualità della vita e dell'architettura, il popolo albanese è rimasto gentile ed accogliente, ho notato una ritrosia a parlare in italiano (lingua molto conosciuta) e una preferenza per l'inglese. Ecco la città di Berat:
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  20. Rachmaninoff : Sinfonia n. 2 London Symphony Orchestra diretta da Sir Simon Rattle Concerto dal vivo del febbraio 2021 Registrazione in formato DSD, disponibile in 96/24. Acquisto da Qobuz *** Abbiamo un'immagine di Rachmaninov "drogata" dal cinema e dalla sua "seconda vita" americana. Fuggito di notte su una slitta per scampare ai bolscevici (cosa che non riuscì allo Zar), dovette abbandonare tutti i suoi cospicui beni. Compreso il suo retaggio precedente, per ricostruirsi una carriera - e un patrimonio - come concertista/autore negli Stati Uniti, accettando di esibirsi in programmi popolari. Ma il suo era un passato da sinfonista su cui riponeva grandi aspettative. Purtroppo frustrate sul nascere dalla critica che lo vedeva come un dinosauro per gli standard di inizio '900, sia per l'Europa Occidentale che per la scuola russa. Non aveva infatti nulla a che spartire con le avanguardie russe, né con la tradizione nazionale. Di li a poco sarebbe arrivato Shostakovich a scompaginare il mondo. Ma già ad ovest lo avevano fatto Mahler e Strauss. Il sinfonismo di Rachmaninov non somiglia nemmeno a quello di Chaikovsky che pure veniva tacciato di essere poco russo. Nella realtà il suo impasto orchestrale, il tessuto della sua musica, i colori e le tensioni sommesse che non sfociano mai in rutilanti (e sguaiate) fanfare come in Chaikovsky, ricordano più il tardo Schumann o il coevo Sibelius, senza però tutte le contorsioni del finnico. Chissà cosa avremmo avuto da un Rachmaninov maturo libero di cercare i suoi ideali anzichè pensare a mantenere la famiglia ! *** La London Symphony Orchestra ha spesso avuto in repertorio questa sinfonia. Io l'ho consigliata come riferimento nell'edizione diretta da André Previn ma c'è anche più di recente con Gergiev che però non mi pare che colga del tutto lo spirito di questa musica. Che è si drammatica ma stemperata da momenti lirici di puro sentimento, senza contrasti esagerati ma curando più l'impasto. Nella sua seconda giovinezza a Londra, Rattle ritorna agli antichi splendori per nitore e immediatezza. Qui dirige a memoria l'edizione integrale, non quella tagliata per alleggerire l'ascolto del pubblico (un problema di altre composizioni di Rachmaninov, sebbene non mi risulti che Rachmaninov ci sia ritornato oltre dopo i primi insuccessi) e la partitura prende vita. L'insieme è convincente e non c'è mai un momento debole. Le sonorità sono ben amalgamate e il risultato è un bel distillato chiaro e limpido che si chiude con un allegro vivace liberatorio. Io sinceramente ve la consiglio non solo per la prova della LSO con Rattle (che generalmente io non apprezzo, certamente mai nel suo periodo berlinese) ma per comprendere realmente chi e cosa sia il suo autore, al di là dei soliti clichet di quei maledetti due concerti per pianoforte. La registrazione ripresa in DSD ad altissima risoluzione è qui ben resa in tutta la sua possente dinamica. L'orchestra non si discute.
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