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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 16/11/2021 in tutte le aree

  1. Kuro - nero, Neko - Gatto. Di Giapponese so pochissimo, appena più di quello che mi hanno insegnato quando praticavo karate. ma sono affascinato da come "suona" e, se avessi tempo, lo studierei. Kuroneko no me no katto kin Occhi di un gatto nero, pagliuzze d'oro sinistro (da una traduzione di I. Iarocci di un haiku) Il suono non rende magnificamente l'idea del felino? Ok, ho capito, devo farmi visitare
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  3. La mia Z50 guarda curiosa sul tavolo una scatola appena aperta: Che ne uscirà? "ma è il nuovo all in one DX per le piccole Z: il 18-140/3,5-6,3 praticamente un 27-210 equivalente !!!" ...dice con gelosia il piccolo 16-50 che fin qui ha fedelmente servito la mia Z50 (ed altrettanto bene la Zfc) Eccolo qui, un attimo solamente: ed eccolo al posto del bundle con il quale la Z50 viene venduta da due anni in qua 17 elementi in 13 gruppi, alcuni dei quali asferici e a bassa rifrazione, 315 grammi in 7,3x9 cm di dimensioni, messa a fuoco minima di 20cm dal piano focale e motore AF stepper, VR incorporato, non escludibile, come in tutte le realizzazioni Z entry level, filettatura filtri da 62mm, paraluce a baionetta HB 101 disponibile come optional nuova la targhetta del logo, in rilievo invece che serigrafata in bianco eccolo a piena estensione non è provvisto di meccanismo di sblocco (come gli altri due zoom DX) ed è quindi di dimensione minima pari a quella di utilizzo della focale più wide. Non possiede peraltro neppure lo slider di blocco del barilotto (come presente sul 24-200) la cui rotazione peraltro è talmente ben frizionata da non temere prolasso alcuno. costruito in Tailandia, possiede la ghiera di regolazione programmabile, per scegliere se utilizzarla per la maf manuale oppure per variare diaframma, ISO o compensazione dell'esposizione. leggero, ergonomico e dotato del range di focali più utile alla sua definizione di superzoom (7,7x) standard per le Aps-C presenti e future, con baionetta Z Ecco la prima immagine scattata a 140mm sulla mia Z50...: Ne seguiranno molte altre nei prossimi giorni durante i quali l'avrò a disposizione grazie al distributore italiano cui lo abbiamo richiesto per questo scopo. Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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  4. Ed eccoci di nuovo qui con la proclamazione dei vincitori! N.1 - Il camoscio di Massimo Vignoli, che con i suoi balzi stacca, ma non di molto, la cinciallegra del secondo classificato! N.2 - Alberto Salvetti, con la sua cinciallegra. N.3 - Pedrito, con il paesaggio della Val d'Orcia. I votanti sono stati 21
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  5. #3 Una coppia di germani reali (almeno così mi è parso) nella foce del Coghinas Nikon D7100, Sigma 10-20 a 20 mm. (è tornato tra le braccia di papà) Iso 160, 1/1000 f. 11. Ho preferito il bianco e nero perchè avevo il sole di lato, un mezzo controluce che non mi ha dato buoni colori. Ma va bene così.
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  6. #1 Quadretto autunnale monzese. Nikon Z6, Sigma 150-600mm, FTZ, monopiede. 13/11/2021
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  7. Quando ero ragazzo, nel secolo scorso, mi costruivo da solo i diffusori. Costruivo alla buona i mobili in legno, poi mi mettevo col saldatore ad improvvisare - dopo approfonditi calcoli al computer - i filtri per separare le varie vie con condensatori, induttanze e resistenze. I risultati erano decenti, spendevo una frazione di quanto sarebbero costati i diffusori commerciali che desideravo e che mai mi sarei potuto permettere di avere. Ma io sono nato digitale e non ho mai amato avere cose che non si possano programmare. Un diffusore "analogico" tradizionale nasce per rimanere come è nato per sempre. E quando supera la barriera dell'età e non si può più riparare, finisce in discarica. Inoltre le reti analogiche (i filtri fatti di componenti reattivi) sono difficoltosi da progettare, da costruire, costano un botto, sono poco flessibili, consentono tagli limitati. Non si possono adattare a esigenze troppo sofisticate se non a costi esorbitanti che spesso superano quello degli altoparlanti. E a me piacciono le cose complesse, meglio se a tante vie. Grandi, imponenti, con una prospettiva sonora la più realistica possibile. Mentre oramai non mi piacciono più "le casse" di legno. In natura esistono solo per contenere cose ma nessuno "strumento sonoro" naturale ha la cassa chiusa. A metà degli anni '90 ho per la prima volta provato la costruzione di un sistema aperto, un dipolo. Le "vedove" come le chiamava mio padre per la configurazione estetica "in gramaglie" (due pannelli in nero e amaranto alti 204 cm e larghi 60) sono ancora in casa, sebbene da una decina di anni non suonino più (ma è previsto un loro revival secondo le nuove possibilità che descriverò in questa pagina). L'impatto con un sistema aperto composto da una molteplice quantità di driver sovrapposti è stato come volare per la prima volta. Non più rimbombi di nessun tipo, prospettiva aperta e spaziale, ricostruzione sonora realistica. Io ascolto al 99% musica unplugged, per lo più musica dal primo barocco al primo '900. Credo che solo i sistemi aperti (come questi, ovvero, i dipoli o le trombe) diano una naturale risposta. Perchè é così che sono prodotti i suoni che noi conosciamo. Ma ci sono problemi strutturali legati ad un dipolo specie per la tenuta della riproduzione delle prime ottave basse della banda audio. Risolverli per via analogica mi ha comportato l'ideazione di un sistema estremamente complicato da pilotare con un carico sulla prima via molto impegnativo tale da richiedere un amplificatore non comune (uno dei vari AM Audio in classe A che possiedo ancora). Una specie di termosifone da 80 chilogrammi capace di pilotare anche un pezzo di ferro arrugginito ma che scalda come una piccola centrale a vapore. Modulare quella risposta senza strumenti era impresa ... empirica. Ne ero soddisfatto perché erano mie creature ma ho sempre saputo che avrei potuto fare di meglio con gli strumenti adatti. Il nuovo secolo per fortuna ha portato una svolta in questo campo con la democratizzazione dei processi digitali - un tempo tecnologie sofisticate e costose a disposizione solo dei militari - con apparecchi a DSP in grado di svolgere compiti via programmazione in campo audio. E poi abbiamo anche strumenti di misura e controllo che non costano più migliaia di euro. Come questo microfono USB, del costo di meno di 100 euro che viene fornito addirittura con una curva di calibrazione per singolo apparecchio che ne livella la risposta l'UMIK-1 di miniDSP, società cinese specializzata in dsp per hobbysti. **** Andiamo al progetto, riepilogando prima i concetti di base sistema aperto a dipolo (ovvero radiazione diretta anteriore, radiazione riflessa posteriore, nessuna cassa ma un semplice pannello) 4 vie separate divisione delle 4 vie effettuata tramite crossover elettronico a DSP amplificazione separata per le 4 vie controllo del sistema via computer da remoto livellazione della risposta e correzione ambientale tramite DSP i sistemi a dipolo sono caratterizzati da una frequenza di taglio passa alto sulle basse frequenze che è diretta relazione della larghezza del pannello. Il pannello si comporta come una sorta di filtro passa alto nei confronti dell'emissione posteriore. Questa a fase invertita rispetto a quella diretta emessa frontalmente, viene riflessa dalla parete della stanza e riportata in fase ma ritardata rispetto a quella diretta. Alla frequenza di taglio la risposta dell'altoparlante sul basso comincia a ridursi di 6 db ottava fino ad un punto caratteristico dove questa attenuazione diventa più ripida. Normalmente queste frequenze per pannelli di dimensioni compatibili con un normale ambiente di ascolto sono piuttosto elevate rispetto ai sistemi chiusi (sospensione pneumatica o bass reflex) per cui un sistema a dipolo in generale ha un contenuto di bassi di potenza nettamente inferiore a quella di una "cassa". Ma esistono sistemi per riportare in linea la banda passante del basso. Uno è quello di usare woofer con fattore di merito elevato (anche superiore ad 1), un altro è quello di usare più woofer fatti emettere insieme per aumentare la potenza emessa in ambiente, l'altro ancora è quello di equalizzare la risposta sul basso in modo da aumentare la potenza elettrica applicata rispetto alle altre vie. Il mio vecchio sistema (The Widows) usava il secondo metodo, impiegando 5 woofer contro un solo midrange ed un solo tweeter (via delle medie frequenze e via delle altre frequenze). Il mio nuovo sistema invece usa i tre metodi insieme. il primo disegno di massima del pannello dei DIP21. Le quattro vie sono così distribuite : basso : 2 woofer Focal in vetro Utopia 38W da 15 pollici medio-basso : 2 woofer Focal in vetro Utopia 27W da 11 pollici medio-alto : 4 driver planari B&G da 10 pollici alto : 1 tweeter planare B&G da 3 pollici in questi anni ho imparato ad apprezzare la risposta dei planari, attribuendole le migliori caratteristiche di fedeltà di risposta e di naturalezza di emissione, essendo caratterizzati da membrane grandi rispetto ai tradizionali altoparlanti dinamici per le vie medie alte ma al contempo estremamente leggere e dal movimento omogeneo e non caratterizzato da un flusso di forza che dal centro si sposta verso la periferia. Per questo ho scelto dei planari per le vie oltre i 300 Hz. eccoli qui, in primo piano i due medio-bassi B&G NEO10 da 10 pollici capaci di risposta dipolare da circa 200 Hz fino a 8000 Hz, e il tweeter B&G NEO3 da 3 pollici, specializzato in frequenze più alte, da ~1000Hz in su. L'impiego di pannelli multipli, connessi in serie-parallelo, oltre ad aumentare la tenuta in potenza ha costituito un array lineare di circa 120cm di altezza, capace di riprodurre tutte le frequenze più importanti del segnale acustico. Il taglio impostato è di circa 300 Hz per il basso e 3500 Hz per l'alto dettaglio del NEO3 che in questo caso viene usato con la cupola posteriore montata per limitare il suono solo sulla parte anteriore. Sui bassi ho impiegato altoparlanti Focal, dinamici, ovviamente, perchè i planari non hanno tenuta in potenza alle frequenze più basse, di derivazione auto. Sono tutti subwoofer con membrana in doppio vetro frammezzo con schiuma sintetica. Rigido come metallo ma molto più leggero e caratterizzati da gruppi magnetici in neodimio con configurazione a "fiore". l'11 pollici a sinistra, il 15 pollici a destra. I complessi magnetici e le bobine di questi woofer sono tali da reggere potenze nell'ordine del kilowatt ciascuno. Il loro Q è elevato, intorno a 0.57, adatti allo scopo. Il VAS è elevato, sostanzialmente sono pensati per essere usati in aria libera o in casse piene di assorbente acustico di enormi dimensioni. Ne ho usati 2+2 per cassa per aumentare la diffusione, il Q complessivo, il volume spostato e la riflessione alle varie altezze. I pannelli sono alti circa 170cm e il driver sono distribuiti sull'intera superficie. la differenza di proporzioni tra i driver in gioco. Uno dei woofer da 15 pollici pesa da solo 14 chilogrammi. Il piccolo, circa 10. I medi pesano un chilogrammo. Un pannello con i driver montati arriva ad 85 chilogrammi. Ovviamente sono dotati di rotelle. i pannelli durante la fase di costruzione. E' comune legno di pino rivestito da listelli per pavimentazione ricoperti di "finta" quercia. qui in fase di verifica delle aperture queste fasi sono lavorazioni manuali : fresature, tagli, levigature. Cose noiosette ed impegnative sul piano fisico. i due pannelli in studio fotografico montaggio degli altoparlanti. non so quante viti ci sono volute montaggio completato dettagli dei morsetti delle quattro vie di un canale cablaggio rigorosamente volante con cavo di grande sezione avvitato ai morsettoni dei woofer. Per le vie alte che non reggono la saldatura, solo faston dorati. sul tweeter ho saldato un condensatore da 5 microfarad per sicurezza in caso di incauto collegamento. foto d'insieme con i primo impianto di pilotaggio. poi ridotto ad una versione più mininal : DSP e 4 finali Crown-Audio che ha poi raggiunto l'attuale configurazione ancora più concentrata con due finali a 4 canali, costruiti appositamente su mie specifiche da un artigiano romano. *** Fin qui la prima fase di costruzione. Nella prossima puntata altri approfondimenti sulle logiche di funzionamento, collegamento, controllo, prima di addentrarci in quella di correzione della riposta del sistema e dell'ambiente.
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  8. Gran bel lavoro Max,complimenti! questo vale molto di più di tanti test di laboratorio.bravo!
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  9. E' molto soggettivo, ma le foto di funghi che a me son sempre sembrate le migliori, che uscivano dal contesto "documentativo", di solito erano quelle ben ambientate usando dei grandangoli. Così anche il fungo, "racconta". E' solo la mia opinione.
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  10. Nikkor Z 100-400/4.5-5.6 per fotografia ferroviaria (decisamente overkill secondo me) anche con TC 1.4x e TC 2.0 (e Z9, mi pare) :
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  11. Kappona mi riferivo a Pete. Io ho versato 500 euro x bloccarla. Tempi fino a qs mattina ho chiamato ma niente.
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  12. Oggi giornata piovosa, ma nel pomeriggio il tempo ha concesso una mezza ora di pausa, quindi ne ho subito approfittato
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  13. Beh, ora che abbiamo visto cosa Nikon ha felicemente prodotto per la Z6/7 , c'e' da aspettarsi qualche bella " sorpresa " anche per la Z6 II e Z7 II. Altrimenti quel doppio processore( ok per buffer magg-batt.ric. - video 4k 60p ma ...........) cosa l'ha messo a fare?
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  14. Il nuovo obiettivo Nikkor Z MC 50mm F/2.8 è delle due nuove lenti Nikon Z indirizzate al mondo macro, quella utilizzabile ed apprezzabile anche sott’acqua in particolare con sensori in formato DX (APS-C). Si potrà così evitare di montare l’apposito adattatore a baionetta FTZ per sfruttare una delle classiche ottiche Micro Nikkor (60 o 105 mm micro Nikkor). Indubbiamente un grande vantaggio sott’acqua: attrezzatura più leggera e compatta sia a livello di fotocamera che a livello di dome port e adattatori. Il nuovo Nikkor Z MC 50mm F/2.8 segna, quindi, una svolta a livello di macrofotografia per quanto riguarda il mondo Nikon ed i particolare la serie Z. Un’ottica che ben si presta al ritratto e alla macrofotografia con rapporto di riproduzione 1:1 e che ho voluto subito provare con Nikon Z50 per sfruttarne a pieno le caratteristiche. Mancando ancora un riferimento nella port chart di Nauticam, ho utilizzato per l’occasione il “Flat port 74 M77” in accoppiata con il “Flip diopter holder M77”, grazie al quale è possibile utilizzare anche eventuali lenti macro aggiuntive. In realtà Nauticam non ha perso tempo ed in poco tempo a già aggiornato i dati, consigliando l’utilizzo del Nikkor Z MC 50mm F/2.8 con il N100 Flat port 29 in accoppiata con “l’Extension ring da 30 mm” o più semplicemente con il “Flat port 66”. Nauticam NA-Z50 pronta all’immersione. Nikon Z50 con l’obiettivo macro Nikkor Z MC 50mm F2.8, 2 flash Inon Z-330 e lente addizionale super macro con adattatore flip. Il formato DX del sensore della piccola Nikon Z50 ben si presta a lavorare con quest’ottica. La focale da 50 mm, in accoppiata con il sensore APS-C della piccola ma prestante Mirrorless “entry level” di casa Nikon, permette di realizzare fotografie macro di grande qualità. Nikon Z50: una Mirrorless piccola e compatta, facile da utilizzare ma dalle potenzialità a volte sbalorditive. Queste le prime impressioni una volta in acqua con la Z50 e la custodia Nauticam NA-Z50, custodia espressamente progettata per portare in immersione la più piccola della serie Z. Impressioni che diventano un’entusiasmante conferma e realtà dopo solo poche immersioni. Un esemplare di Flabellina rosa fotografata con Nikkor Z MC 50mm F2.8 Un’ottica luminosa in grado di regalare immagini molto nitide con una definizione spettacolare, dotata di una minima distanza di messa a fuoco di soli 16 centimetri e con un rapporto di riproduzione di 1:1. Flabellina rosa fotografata, in questo caso, con Nikkor Z MC 50mm F2.8 e lente addizionale macro da + 5 diottrie In macrofotografia, utilizzando la sua apertura minima di diaframma (F/22), è possibile ottenere una buona profondità di campo così da avere a fuoco nella loro interezza i piccoli animali che andremo a fotografare. Facile, inoltre, poter giocare con lo sfocato e mettere in risalto solo alcuni particolari del soggetto, basterà naturalmente utilizzare il diaframma più adatto. Apertura minima di diaframma per dare risalto alla sgargiante livrea di questo esemplare di Cratena peregrina. Lo sfondo scuro, quasi buio, mette in risalto il bianco ed i colori di questo esile nudibranco. In immersione diventa semplice sia isolare i soggetti nelle varie inquadrature, sfruttando magari uno sfondo scuro, sia metterne in evidenza solo una parte creando degli sfocati di sicuro effetto grazie ad un bokeh sempre gradevole. Le nove lamelle di forma circolare del diaframma dell’ottica creano in effetti degli splendidi sfocati, morbidi e vellutati. Un altro esemplare di Cratena peregrina. In questo caso utilizzo diaframma F18, tempo di posa di un 1/125 di sec. e sensibilità ISO 200 per ottenere un gradevole sfocato dello sfondo, ma rendere visibili anche i polipi idroidi di cui si sta cibando il piccolo nudibranco. Ho potuto provare il nuovo Nikkor Z MC 50, che è dotato tra l’altro di messa a fuoco fulminea e molto precisa, in varie circostanze e in situazioni con bassa illuminazione ambiente. Ottima la capacità di focheggiare anche senza “focus light” magari sfruttando la sola illuminazione delle luci pilota dei flash (Inon Z-330). Un indubbio vantaggio quando non si può contare su una luce di puntamento di qualità. Un’ottima lente da utilizzare anche per il ritratto. Sott’acqua questo veloce obiettivo si dimostra molto valido e capace nel realizzare ritratti di pesci di piccola e media taglia. Tra una distanza compresa tra i cinquanta centimetri e il metro e mezzo è possibile realizzare tutta una serie di ritratti di animali di medie dimensioni ed ottenere immagini di qualità con effetti di sfocato più o meno evidenti. Buone, inoltre, le esposizioni e molto reali i colori delle immagini ottenute. Il nuovo Nikkor Z MC 50mm F2.8 si destreggia bene anche come ottica per realizzare ritratti. Tanti dettagli e ottima definizione di immagine in questo ritratto di una Murena comune Tornando alla macrofotografia, per spingersi oltre il rapporto di in gradimento di 1:1 occorre sfruttare particolari lenti aggiuntive macro e super macro. In questo ambito ottenere immagini nitide diventa leggermente più complesso, visto che con le “wet lens”, ad esempio da + 5 o +10 diottrie, si avrà uno spazio di messa a fuoco più limitato. Sta di fatto che con lenti quali la CMC-2 e la CMC-1 è possibile spingersi su rapporti dell’ordine del 1:2, 1:3. Durante le prove ho utilizzato diverse lenti aggiuntive macro di differenti marche, come ad esempio le ottiche della Subsee. Anche in questo caso i risultati sono stati ottimi. Più semplice lavorare con sole 5 diottrie aggiuntive, la messa a fuoco è ancora facile e l’ingrandimento è già decisamente apprezzabile, anche se non così evidente come su una fotocamera Full Frame. Le 10 diottrie aggiuntive ci spingono, invece, nel mondo della super macro. Qui la messa a fuoco si complica un pochino ma i risultati, con un po’ di esperienza e diversi tentativi, possono essere veramente interessanti. I 50 mm di focale del Nikkor Z MC in accoppiata con il sensore DX della Nikon Z50 permettono immagini con rapporto di ingrandimento 1:1 e dettagli impressionanti. Grazie all’apposito supporto porta lenti è possibile utilizzare una o due ottiche aggiuntive, potendole così sostituire velocemente in immersione. Allo stesso modo è disponibile anche il nuovo sistema a sgancio rapido proposto da Nauticam e composto da appositi supporti per le lenti applicabili direttamente ai braccetti dei flash. Un sistema innovativo che permette di portare in immersione con sicurezza le eventuali lenti aggiuntive e di poterle agganciare al macro port principale tramite un veloce e comodo sistema a baionetta. Giocare con la profondità di campo è molto facile. In questo caso l’attenzione va sui polipi posizionati in primo piano di questa madrepora cuscino. In conclusione il nuovo Nikkor Z MC 50mm F/2.8 è a tutti gli effetti un’ottima lente macro, in grado di dare il massimo con una fotocamera Mirrorless in formato DX, come appunto la piccola ma potente Nikon Z50. Un’ottica in grado di proiettarci nella vera macro fotografia subacquea e , grazie ad una lente aggiuntiva, anche nella supermacro. L’obiettivo giusto per chi vuole dedicarsi alla macrofotografia subacquea di qualità e poter sfruttare i 50 mm di focale dell’ottica per realizzare pure splendidi ritratti. Un’ottima scelta per un’ottica che ritengo quasi indispensabile nel corredo dell’appassionato subacqueo che vuole fotografare il piccolo e l’estremamente piccolo. La rapidità di scatto dell’ottica permette di scegliere il momento migliore prima che il piccolo Verme tubolare ritragga il ciuffo branchiale e ci permetta di ammirare ogni dettaglio. Quando necessario le capacità ritrattistiche dell’ottica e la focale non troppo spinta permettono inquadrature più ampie. Nell’immagine è ritratto una esemplare di Cretina peregrina durante la deposizione delle uova. Spingere il rapporto di ingrandimento e superare le capacità dell’ottica principale grazie all’utilizzo di una lente addizionale super macro da + 10 diottrie. Nell’immagine i minuscoli polipi di un esile esemplare di Eunicella cavolinii. Un grande ringraziamento a Scubapoint di Palau (La Maddalena – Sardegna) e al suo team che mi ha permesso di realizzare nel migliore dei modi le immersioni di prova e le immagini utilizzate nell’articolo. Erik Henchoz Fotografo NPS , Nital courtesy
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  15. #2 26'42"...DEVO RIMONTARE... 14-11-21, Nikkor Z 70-200/2.8S su Z7 @89mm f/2,8 t/4000 fw:1.20(zoom) e 3.40 (fotocamera)
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