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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 20/07/2021 in tutte le aree

  1. Una giovane cavalletta. Accostamenti di colori. Nikon Z6, 24-200mm a 200mm, lente addizionale Olympus da 3 diottrie.
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  2. Riccardo55 (qui con sua moglie), in giro per la Sicilia, prima di ripartire mi ha chiamato per incontrarci e conoscerci di pessona, pessonammente. Davvero una bella sorpresa, fatelo anche voi, dovunque vi troviate, perché è bello dare un volto alle persone con le quali si interloquisce da tempo sul forum.
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  3. la mia Enrica, amava la musica...
    3 punti
  4. Prepari lo zaino prima, così risparmi tempo...
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  5. Ok allora ecco qui: 1 Torbiera di Iseo, non nuova, ma non pubblicata su Nikonland. Scelta perchè fa parte della migliore serie di paesaggi con acqua che sia mai riuscito a produrre. Non pratico molto il paesaggio, lo sapete. Avrei foto più recenti (anche dell'altro ieri) ma ahimè non vanno al di là della cartolina standard, qui invece mi pare che pattern, riflessi e colori si combinino bene e dicano qualcosina in più.
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  6. 4 Quanto mi sarebbe piaciuto proporre una foto attuale di montagna. Per motivi vari, non salgo tanto spesso sul ripido. Allora ho pensato ad un'alternativa, qualcosa che suggerisse il desiderio ed il progetto di farlo. Questo il risultato: ritratto delle Pale di S. Martino a condurre il sogno. (z6 con 24-70/4 a 70mm. f/7.1 ISO 100, uno schermo per proiezione di diapositive come diffusore al Godox V350). Ci sono numerosi limiti tecnici di illuminazione e lavorazione del file, che sono miei, ma quest'è.
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  7. 2 Sicuramente il contest più difficile per me, amo la montagna, la frequento da anni in tutte le stagioni, e poi cosa scelgo roccia, praterie, boschi , pascoli , neve , autunno, non saprei cosa scegliere tra migliaia di foto e non sto esagerando, e allora scelgo quella che ultimamente mi ha emozionato di più, ma sono sicuro che ne ho di migliori
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  8. 1 Io non ho montagne solo le montagnole degli Appennini, comunque posto la foto del "Re dei monti Sibillini", il monte Vettore, oggetto di foto per l'assenza della fioritura sul Pian Grande a Castelluccio di Norcia. E' il secondo anno dopo il 2019 che la fioritura manca all'appello. Z 7 - 24-70/4 a 55mm f. 6.3 t. 1/250 Iso 80
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  9. A me i fiori piacciono vivi, nei giardini e splendidi dei loro colori, inseriti nel contesto che appartiene loro, importante per loro quanto da me rispettato. Non uso napalm per isolarli dal mondo, nemmeno sfondi colorati per renderli più protagonisti di quanto già non siano, per acqua, luce ed insetti, ai quali sono dedicati. Gli obiettivi che utilizzo, siano o meno destinati alle distanze ravvicinate, prima o poi li convinco io... Con questo MC50/2.8 arrivatomi meno di due giorni fa, ho scattato già alcune centinaia di foto che prevedo diventeranno migliaia in breve: è davvero il Re di Fiori per la sua capacità di rapporto di riproduzione, ben superiore alle comuni esigenze floreali, che non si allontanano da RR tra 1:4 ed 1:2 a seconda delle dimensioni dei soggetti ritratti, ma sopratutto per le sue doti di nitidezza, contrasto e neutralità cromatica, che lo mettono in diretta concorrenza col fratello maggiore, neonato anch'esso, che posseggo ed uso. già da questo scatto casuale, scappatomi mentre tenevo la macchina verso l'impiantito, si dovrebbe capire di cosa si stia parlando... Tutte queste foto sono frutto di una passeggiata di un'ora al meraviglioso Orto Botanico di Palermo, con la mia Nikon Z50 ed il Re di Fiori MC 50/2,8 alcune con l'ausilio del flashettino incorporato della Z50: flash, fotocamera ed obiettivo in soli sette etti di peso... non chiedetemi la classificazione Linneiana: non sono abbastanza bravo... per quanto mi basterebbe annotare le specie dai puntuali cartelli presenti questa mi fa impazzire per la concretezza della materia e della risposta cromatica t/200 f11 iso 1600 da f/8 a f/16 ma con impostazione luminosa diversa la Vasca Grande con le infinite varietà di ninfee direttamente da "Alice in wonderland"... giochi di luci ed ombre ...e diaframmi e gli ibischi di tutte le varietà e colori...? oleandro a TA a RR 1:1,4 semi... e fiori...nati da quei semi non è difficile pensare ad...altro guardando certe inquadrature d'altro canto è così che la Natura invoglia gli impollinatori a fare il loro dovere hovering su fioredicactus... un obiettivo che rispetta tutta la gamma dei colori, a partire dagli estremi del bianco e del nero... un vero... Re-di-Fiori !!! Grazie Nikon ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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  10. In tutti i miei articoli su "come fare macro senza obiettivi macro", ho sempre scritto che le soluzioni che proponevo (lenti, tubi di prolunga...) erano dei buoni, a volte anche ottimi, compromessi per chi fa macro occasionale, per chi vuole risparmiare (ad esempio sul peso dell'attrezzatura), ma per chi si appassiona seriamente alla macrofotografia naturalistica ci vuole un vero obiettivo macro. Nel sistema Nikon Z sono disponibili due nuovi macro, il 105mm f2.8 S MC ed il 50mm f2.8 MC. A mio avviso per la macro "naturalistica" sul campo ad insetti, ma non solo, il 105mm è il minimo sindacale per avere sufficiente distanza di lavoro per non spaventare i soggetti e anche per non incastrarsi con eventuali gambe di cavalletti fra frasche, radici e rami (e ortiche...). Nella sua Guida alla Macrofotografia, John Shaw scriveva: provate a fotografare un dettaglio di una ragnatela con la rugiada con un 50mm macro e vi ritroverete una ragnatela appiccicata al vostro obiettivo. Forse esagerava ma l'idea è quella. Il 50mm, naturalmente a mio personale parere, come obiettivo macro da' il meglio di sè nelle riproduzione, nello still life, nelle foto di food, insomma in contesti dove lo spazio e le luci vengono gestite e controllate dal fotografo. In questi casi è un'ottica stupefacente, in mani accorte va benissimo anche sul campo per soggetti come i fiori, che non si muovono troppo. I recenti articoli di Max Aquila su Nikonland illustrano molto bene tutte queste qualità del 50mm. Com'è questo Nikon 105mm f2.8 MC? Un obiettivo più che versatile. Come dimostra la pioggia di foto nell'anteprima di Nikonland, questo obiettivo non è solo un macro. E' un 105mm in grado di fare mille cose in modo eccellente: ritratto, scorci, still life, lavora magnificamente a tutta apertura con sfuocati molto belli e senza aberrazioni. Può fare tantissime cose e farle tutte bene. Altri scriveranno approfonditamente di questi aspetti, e ne descriveranno in maggior dettaglio le specifiche costruttive. In questo articolo mi dedico ad una sola di queste mille sfaccettature: la macro naturalistica dove si ritraggono soggetti attivi nel loro ambiente. Prima qualche numero, ma pochi. La distanza di messa a fuoco minima è 29cm (erano 31 per il vecchio 105mm VR G) per cui a 1:1 la focale effettiva è 72,5mm. Non ho fatto test per ogni singola distanza ma è plausibile che nel raggio di rapporti di riproduzione tra 1:1 e 1:2 la focale effettiva stia tra appunto i 72-73 mm e qualcosa più di 80mm. La distanza di lavoro (senza paraluce) a 1.1 è di 13cm. La riduzione della focale effettiva è ormai una caratteristica insita nella progettazione di tutti i tele macro IF che arrivano ad 1.1, di qualsiasi marca. L'unico obiettivo macro per così dire moderno che non riduce la focale è il 100mm Zeiss, che però arriva solo ad 1:2, allungandosi. Non si può avere tutto. Impressioni d'uso nella macro sul campo. Pur essendo più grande del vecchio micro-nikkor 105mm f2.8 VR G, pesa meno, merito dei nuovi materiali con cui è costruito. Montato sulla Z6 (con basetta tipo smallrig) sta in mano molto bene e a me non stanca nemmeno a mano libera. In sè l'Af è rapido e silenzioso e fotocamera permettendo, preciso. Il vecchio e il nuovo a confronto. La messa a fuoco manuale è focus by wire ,come negli altri macro di recente progettazione, per cui la finestrella che mostra le distanze è grandemente apprezzata se si deve prefocheggiare. Nella messa a fuoco manuale la ghiera offre la giusta resistenza ed è abbastanza reattiva, efficace anche "preventivamente" per tutte quelle volte in cui la Z6, credendosi Buzz Lightjear, parte verso l'infinito ed oltre. Da questo punto di vista è di grandissima utilità il selettore delle distanza di messa a fuoco, tramite il qualei si può selezionare il range 50-29cm che è quello dove trova la sua prevalente ragion d'essere un 105 macro... in macro. Perchè un serpente, un ramarro "interi" si possono fotografare più facilmente e con sfondi migliori con un 300mm f4, è per animali più piccoli o per i dettagli di quelli più grandi che ci vuole un vero macro. Per questo ritratto ci vuole un macro. Naturalmente, se il soggetto è inanimato o immobile come un fiore, molti problemi non si pongono ed un 105mm (ma anche un 50mm) si comporta in modo più che egregio su qualsiasi soggetto. La stabilizzazione combinata obiettivo-fotocamera è ottima, mi ha permesso di fotografare a mano libera anche a rapporti vicini ad 1:1! Le foto sono state scattate tutte a mano libera con la Z6, la maggioranza in luce naturale, per qualcuna ho usato l'SB400 come flash di schiarita. Come ho scritto, 105mm (alle brevi distanze in realtà qualcosa meno), per gli animali "svegli" in natura, sono il minimo sindacale, nella macro sul campo, occorre un po' di accortezza in più che con dei tele macro da 180-200mm, sia per evitare che i soggetti fuggano che nel selezionare lo sfondo. Più corta è la focale più impegnativo diventa anche portarsi all'altezza del soggetto, non proiettare la propria ombra, e così via, ma se c'è il "manico" la cosa non è affatto impossibile. Occorre un po' più di attenzione nel selezionare lo sfondo, specie se il soggetto è grande. Vi invito a guardare anche, ad esempio di quanto si possa ottenere, le foto nell'Anteprima ai due obiettivi MC. Sotto questo aspetto, lo ripeto, la stabilizzazione efficace è un vantaggio incredibile, una cosa è muoversi tra le frasche trascinando un cavalletto ed un altra è essere liberi nei movimenti. L'ho apprezzato grandemente. Una macro-rivoluzione. Qualità di immagine. In breve, eccellente. Oltre alla nitidezza (che è veramente ottima) imprescindibile in un macro, è un insieme di più aspetti che secondo me contribuiscono a farne un obiettivo ...spaziale, come ho scritto una volta. Qualità dello sfuocato, resa dei colori, assenza di aberrazioni fanno sì che l'immagine che si ottiene sia qualcosa di speciale. Bombus terrestris, nitidezza, colori e sfuocato... A proposito di nitidezza, ecco una Xylocopa violacea, il Bud Spencer delle Api (confrontare col Bombo sopra), non proprio bellissima, ma non aggressiva ... però il pungiglione ce l'ha. Se guardate il crop 100%, oltre alla tridimensionalità della corazza chitinosa (i pori sulla testa), vedrete me stesso ritratto alla base dell'attaccatura dell'ala, in alto a sinistra, il mio amico Gianni, il sole e il cielo nuvoloso. Tridimensionalità percepita incredibile: Questa Platycnemis pennipes "esce" letteralmente dallo sfondo. Perche vi faccio vedere la povera Ischnura morta appesa ad una ragnatela? Perchè al 100% si vede il filo con zero aberrazioni! Rispetto ad altre soluzioni per la macro? Le differenze operative tra un vero macro e soluzioni alternative come i tubi e le lenti addizionali sono molteplici: da quelle più banali quale il fatto che con un obiettivo macro si ha la continuità di messa fuoco da infinito ad 1:1, mentre sia con tubi che con lenti si hanno range di ingrandimento più limitati, per non parlare del montaggio, smontaggio ecc. Le differenze qualitative ci sono sempre, a favore del 105mm, quanto sia grande il divario dipende fortemente dal contesto: nella foto ravvicinata a diaframmi chiusi (almeno f11) le differenze fra le due soluzioni possono essere più o meno sottili, specie se si usa una lente poco potente, ma ci sono comunque. La differenza maggiore è che un tele zoom con lente addizionale anche di ottima qualità funziona bene solo chiudendo di almeno due o tre diaframmi, alle maggiori aperture la resa è molto penalizzata da una perdita di nitidezza e comparsa di aberrazioni. E comunque ai bordi cede sempre. Insomma, le lenti fan perdere nitidezza (poca o tanta dipende) ed i tubi sottraggono diaframmi (ed ogni tanto creano qualche piccola aberrazione). Ortethrum brunneum, fotografato con il 105mm e con il 24-200 Z + lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie), in entrambi i casi a f11 e 1/640s: Confronto al 100%: Il 105 MC è più nitido, ma direi che il 24-200mm è impressionante per essere un superzoom. Volucella zonaria, sembra una vespa ma è una mosca, anzi è un moscerino, ma gigante. Fotografata con il 105mm Fotografata con il 300mm f4 Pf + Lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie). Confronto al 100% (cliccare per aprire...) Aprendo i crop si vede una notevole differenza di resa fra i due. Il 105 MC è invece eccellente a tutti i diaframmi, per cui se si vogliono fare delle foto di effetto a maggiori aperture è possibile, con le altre soluzioni no. Questa performance lo distingue anche dal 105mm suo predecessore, che aveva una resa più "a campana" con un picco verso i diaframmi centrali, ma meno performante a diaframmi più aperti. Ortethrum brunneum, 105mm f2.8 MC, fuoco selettivo sugli occhi. Platycnemis pennipes, 105mm f2.8 MC, sfuocato da favola. E poi il 105 MC permette eccellenti scatti a 1:1, come questo piccolissimo Tettigonide il cui corpo è meno lungo di 1 cm: Il crop al 100%. Impossibili da ottenere con zoom e lente addizionale, se non con lenti molto potenti e quindi ancora maggior perdita di qualità. Conclusione: il 105mm f2.8 MC si è visto che è un obiettivo dalla grandissima versatilità utilizzabile egregiamente in diversi generi fotografici senza perdita di qualità. E' un vero macro, ma non è solo un macro, è anche un (ottimo) macro. Nella macro naturalistica sul campo il 105mm f2.8 MC si rivela un grande obiettivo: le sue prerogative di nitidezza eccellente, di morbidezza dello sfuocato e di assenza di aberrazioni, unite alla stabilizzazione efficace anche alle brevi distanze lo contraddistinguono e ne fanno un'ottica di eccellenza (come lo è il 50mm f2.8 MC che è della "stessa pasta", ma nasce per usi un po' diversi) . Mauro Maratta mi ha gentilmente prestato il suo 105mm f2.8 MC per questo test. (c) Silvio Renesto per Nikonland.
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  11. Civette, qualche anno fa, inizio stagione degli Amori e c'è chi dice che gli Animali non hanno sentimenti.... D500+ Nikkor 200-500
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  12. Non è mare per ragazzini e neanche per vecchi. Ma il pallone salva il pomeriggio sulla spiaggia. B/N perchè così l'ho vista, la cornice perchè ci sta bene
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  13. Tre anni fa ho pubblicato una experience sullo stesso film adapter, il Nikon ES-2, però con la bellissima reflex D850, addirittura, unica tra le Nikon, predisposta tra le sue features di comandi specifici e correzioni cromatiche dedicate: per tutto ciò e per la presentazione fisica delll'adattatore, rimando a quell'articolo (che peraltro sta per superare le 10mila visualizzazioni...ne approfitto quindi per ringraziare ) Oggi invece, la notizia è che il nuovissimo minimacro per Nikon Z, il Nikkor MC 50/2,8 (MC= la sigla dei nuovi macroZ) obiettivo di dimensioni minimaliste, solo 7,4 x 6,6 cm e 260gr di peso, risulta essere compatibile con l'adattatore per riproduzione di originali, grazie all'integrazione di una seconda ghiera filettata da 62mm di diametro, sul bordo esterno del barilotto, realizzata proprio per scopi come questo, (rispetto la ghiera filtri ufficiale, molto più piccola, da 46mm di diametro): assolutamente sconsigliato, quindi, usare filtri su quella da 62, a pena di potenziale danneggiamento dell'obiettivo... Ho ricevuto da pochissimo il 50MC, a ruota rispetto il fratello maggiore, il 105/2,8 MC con il quale ha colmato lustri di attesa dei nikonisti, che desideravano obiettivi di questa categoria all'altezza dei sensori con i quali Nikon ci ha abituato negli ultimi anni. Utilizzerò questo obiettivo, per nulla undersized (come potrebbe apparire), prevalentemente per still life di piccoli oggetti e di attrezzature fotografiche: tra i suoi compiti, insieme all' ES-2, quindi anche la sporadica riproduzione di originali a pellicola, i più importanti, i più cari, quelli che rappresentino degnamente la parte della nostra attività fotografica, when we were analogical L'incommensurabile salto in avanti dal 2018 ad oggi per l'adattatore ES-2 si chiama Nikon Z e si pronuncia mirrorless reinvented A pochi anni di distanza e su fotocamere ancora non allo stato dell'arte come era allora la reflex D850 oggi i vantaggi dell'utilizzo di questo adattatore si riassumono principalmente in: disponibilità di VR su sensore (quando non presente anche su obiettivo come nel caso del 50MC che ne è privo) disponibilità di sensori AF su tutto il formato FX disponibilità di valutazione diretta dell'esposizione sul mirino elettronico (e delle relative variazioni prima dello scatto) disponibilità di varie modalità AF tra le quali anche, operativo, l' EyeAf Le fasi di montaggio del set di ripresa sono semplici: ma ve le condenso in un video: dsc-3593_0Gcgm2HU_V3pZ.mp4 Ecco la visione complessiva da sopra, di ES-2 col suo rail inserito, adattatore B, MC50/2,8 esteso fino a RR 1:1 (il barilotto che sporge di 2,4 cm dalla filettatura esterna, adesso si troverà all'interno del distanziatore telescopico dell' ES-2) ed infine, la mia Nikon Z 6II Ovviamente sarà raccomandabile inserire sul fianco dell'obiettivo il limitatore del range di messa a fuoco, portando lo slider in posizione 0,3-0,16m, per evitare il più possibile che in fase di messa a fuoco l'obiettivo possa andare in hunting, tanto più frequenti, quanto più deformate saranno le dia ed i negativi che stiamo cercando di digitalizzare Come già evidenziato nel 2018, la distanza che ci separa qualitativamente dai frammenti di celluloide è ormai incolmabile. Ancor di più considerata l'età dei miei reperti, pur ben conservati, ma invariabilmente colmi di polvere, graffi, residui di sviluppo mal lavati (a suo tempo), GRANA INIMMAGINABILE, per cui i ricordi che coltiviamo di questa o quella pellicola, andrebbero annegati nell'acido acetico del bagno di arresto: senza inutili sentimentalismi. Ma l'esigenza chiama e se non possiamo fare a meno di ridare vita ad un fotogramma che affonda le radici nei nostri sentimenti, o per superiori ragioni documentative, dovremo attrezzarci alla bisogna e agire nel modo più razionale. Ecco il set: Un bank davanti ad un led da 150W a luce continua, attenuabile da telecomando (Godox FV150), una loupe di ingrandimento per le dia o i negativi, una pompetta per soffiare (o tentare di...) via la polvere, scatto remoto radiocomandato (ma siamo gratificati dal VR sul sensore), rail per gli originali... e diapositive, prevalentemente (poi spiegherò perchè) Come vedete uso almeno f/8 per compensare le frequentissime deformazioni subite dalle dia nei telaietti, causate da una serie infinita di cause, prima di tutto la loro costituzione fisica delicatissima, come ben sappiamo e fortemente condizionata da trattamento chimico ricevuto, effetti atmosferici, conservazione ed età. Una quantità di motivi che ci metteranno subito in crisi, dovendo stabilire quale sia il metodo AF che sceglieremo per scattare la foto e, sopratutto, quale sia la parte del fotogramma su cui metteremo a fuoco. Prima di tutto è già importante centrare bene la dia nel telaietto ed il telaietto nel rail: quindi il rail nel binario (due mollette) dell' ES-2... un lavoro fondamentale. Ancora prima, per stabilire dove stia sul tubo telescopico dell' ES-2 la posizione "intorno alla quale" saremo in RR 1:1 sono solito usare una dia sbagliata, tracciando dei riferimenti per poter mettere a fuoco a quel rapporto, inquadrando solo fotogramma e non telaietto (ricordiamoci che dai telai 5x5 non vediamo che il 95% circa del fotogramma) trovato il punto cruciale, traccio un rigo sul tubo telescopico per avere un riferimento stabile (ma che a seconda dello spanciamento della dia potrebbe variare) dsc-3582_k5mtXmBS_p7rd.mp4 Le diapositive (pellicole invertibili) si prestano enormemente meglio a queste operazioni, essendo state direttamente invertite in fase di sviluppo, prive di maschera cromatica antiUV (presente invece nelle pellicole negative a colori), ci consentono di lavorare in postproduzione, variando il grigio medio e operando in termini di contrasto, cromia e nitidezza, entro certi limiti, traducendo in nostri sforzi in successo, al di là del recupero in se e per se del fotogramma... le foto utilizzate in questo articolo, appartengono ad un periodo tra il 1990 ed il 2000 e sono diapositive conservate nei loro scatolini di plastica, senza ulteriori precauzioni Talora in stato eccezionale, nonostante il tempo trascorso, come questa Fuji RD100 sviluppata a marzo '90 Non è sempre soddisfacente la digitalizzazione dei negativi: per i motivi già esposti nell'articolo del 2018, pur allora operando con la D850 che tra le sue features consentiva on camera l'inversione cromatica diretta in jpg del negativo digitalizzato e la sua regolazione in termini di luminosità Già allora consideravo non sempre sufficienti queste opportunità, ma sopratutto, particolarmente ostica la gestione dell'inversione cromatica, a seconda della maschera giallo-arancio, diversa per ogni emulsione, che veniva neutralizzata dai rivelatori specifici per quella marca di pellicole. (Ove i laboratori usassero il rivelatore corretto) Tanto per intenderci, ecco il risultato ad oggi della digitalizzazione di una surfista israeliana di 30 anni fa, e poi della sua inversione cromatica su PS (CTRL+I) e delle correzioni a questa inversione, apportate nella successiva postproduzione. Soddisfatto? Beh...mi pare che la stampa A4 appesa ancora oggi a casa di mia mamma, in quella che fu la mia stanza, sia ancor oggi migliore, dopo tutto questo tempo. Ma sopratutto, quando vado a guardare il rumore del file, ossia la grana del film riprodotta fedelmente dal Nikkor Z 50/2,8 MC... mi viene da svenire... Era una docilissima e morbida AGFA XRG 100/21: il riferimento tedesco per l'assenza di grana... Ci avete viziato !!! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
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  14. Sempre un'ottima idea. Noi ci vedremo presto Max
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  15. Sì! Assolutamente d'archiviare con sole 4 fotografie! Comunque sia mi prendo il tempo per dare le mie preferenze, per onorare gli eroici partecipanti :-) : La mia preferita è la foto n.4: i complimenti per l'essersi ingegnato in mancanza di soggetto sono del tutto marginali, la foto è costruita molto bene, l'oggettistica un po' vintage è decisamente funzionale; insomma una foto che trasmette assai bene montagna e, non di meno, il desiderio di andarci. Non male neppure la veduta della foto n.1, che con una luce migliore, avrebbe potuto guadagnare molto in termini di fascino. Della foto n.2 manca il tema, c'è il bosco, ma non la montagna. Di boschi simili ne ho visti moltissimi anche in luoghi dove di montagne non ce n'era proprio l'ombra. Fuori tema IMHO. La foto in sè è comunque piuttosto bella, anche se, a gusto personale, quelle luci volumetriche così spettacolari sono un po' troppo finte. E sono sicuro che Andrea ne avrebbe avute una caterva di foto di bellissime montagne. Infine la foto di Adriano l'apprezzo moltissimo, come quasi sempre con le sue foto, per la grande originalità!
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  16. Anche questa l’avevo preparata, ma ieri non avevo l’iPad con me… IR, Dolomiti… ciao é anche sbagliata perché verticale… non capisco bene queste scelte di orientamento: se l’avessi fatta quadrata ?
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  17. Noi ci conosciamo già, ma stai pur certo che se vengo a Palermo verrò sicuramente a romperti i cabbasisi...
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  18. Carina l'idea della foto evocativa di Saverio, come dire che quando non c'è l'occasione, il fotografo se la crea Direi di archiviare, che ne pensate ?
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  19. 3 La mia proposta più recente e inedita. Nuvole sulla Reit. 1/120000 - ISO200 f5.6 @280mm
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  20. Sperando di fare cosa gradita ancora montagna, ma torniamo indietro di qualche anno, alcuni scatti li ho già pubblicati nella vecchia piattaforma di Nikonland, li ripubblico anche per i nuovi inscritti
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  21. Cypripedium calceolus - Nikon Z 7 Nikkor 2.8 MC105 S F.3.2 1/60 sec. ISO 80 cavalletto, stacking di 40 foto, sottobosco in ombra, luce naturale.
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  22. In giro, come spesso mi succede, in Val d'Orcia ho "visto" questa foto. Sul 500mm Sigma f4 avevo montato la Z50 logicamente con FTZ appoggiato al finestrino....
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