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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 18/07/2021 in tutte le aree

  1. In tutti i miei articoli su "come fare macro senza obiettivi macro", ho sempre scritto che le soluzioni che proponevo (lenti, tubi di prolunga...) erano dei buoni, a volte anche ottimi, compromessi per chi fa macro occasionale, per chi vuole risparmiare (ad esempio sul peso dell'attrezzatura), ma per chi si appassiona seriamente alla macrofotografia naturalistica ci vuole un vero obiettivo macro. Nel sistema Nikon Z sono disponibili due nuovi macro, il 105mm f2.8 S MC ed il 50mm f2.8 MC. A mio avviso per la macro "naturalistica" sul campo ad insetti, ma non solo, il 105mm è il minimo sindacale per avere sufficiente distanza di lavoro per non spaventare i soggetti e anche per non incastrarsi con eventuali gambe di cavalletti fra frasche, radici e rami (e ortiche...). Nella sua Guida alla Macrofotografia, John Shaw scriveva: provate a fotografare un dettaglio di una ragnatela con la rugiada con un 50mm macro e vi ritroverete una ragnatela appiccicata al vostro obiettivo. Forse esagerava ma l'idea è quella. Il 50mm, naturalmente a mio personale parere, come obiettivo macro da' il meglio di sè nelle riproduzione, nello still life, nelle foto di food, insomma in contesti dove lo spazio e le luci vengono gestite e controllate dal fotografo. In questi casi è un'ottica stupefacente, in mani accorte va benissimo anche sul campo per soggetti come i fiori, che non si muovono troppo. I recenti articoli di Max Aquila su Nikonland illustrano molto bene tutte queste qualità del 50mm. Com'è questo Nikon 105mm f2.8 MC? Un obiettivo più che versatile. Come dimostra la pioggia di foto nell'anteprima di Nikonland, questo obiettivo non è solo un macro. E' un 105mm in grado di fare mille cose in modo eccellente: ritratto, scorci, still life, lavora magnificamente a tutta apertura con sfuocati molto belli e senza aberrazioni. Può fare tantissime cose e farle tutte bene. Altri scriveranno approfonditamente di questi aspetti, e ne descriveranno in maggior dettaglio le specifiche costruttive. In questo articolo mi dedico ad una sola di queste mille sfaccettature: la macro naturalistica dove si ritraggono soggetti attivi nel loro ambiente. Prima qualche numero, ma pochi. La distanza di messa a fuoco minima è 29cm (erano 31 per il vecchio 105mm VR G) per cui a 1:1 la focale effettiva è 72,5mm. Non ho fatto test per ogni singola distanza ma è plausibile che nel raggio di rapporti di riproduzione tra 1:1 e 1:2 la focale effettiva stia tra appunto i 72-73 mm e qualcosa più di 80mm. La distanza di lavoro (senza paraluce) a 1.1 è di 13cm. La riduzione della focale effettiva è ormai una caratteristica insita nella progettazione di tutti i tele macro IF che arrivano ad 1.1, di qualsiasi marca. L'unico obiettivo macro per così dire moderno che non riduce la focale è il 100mm Zeiss, che però arriva solo ad 1:2, allungandosi. Non si può avere tutto. Impressioni d'uso nella macro sul campo. Pur essendo più grande del vecchio micro-nikkor 105mm f2.8 VR G, pesa meno, merito dei nuovi materiali con cui è costruito. Montato sulla Z6 (con basetta tipo smallrig) sta in mano molto bene e a me non stanca nemmeno a mano libera. In sè l'Af è rapido e silenzioso e fotocamera permettendo, preciso. Il vecchio e il nuovo a confronto. La messa a fuoco manuale è focus by wire ,come negli altri macro di recente progettazione, per cui la finestrella che mostra le distanze è grandemente apprezzata se si deve prefocheggiare. Nella messa a fuoco manuale la ghiera offre la giusta resistenza ed è abbastanza reattiva, efficace anche "preventivamente" per tutte quelle volte in cui la Z6, credendosi Buzz Lightjear, parte verso l'infinito ed oltre. Da questo punto di vista è di grandissima utilità il selettore delle distanza di messa a fuoco, tramite il qualei si può selezionare il range 50-29cm che è quello dove trova la sua prevalente ragion d'essere un 105 macro... in macro. Perchè un serpente, un ramarro "interi" si possono fotografare più facilmente e con sfondi migliori con un 300mm f4, è per animali più piccoli o per i dettagli di quelli più grandi che ci vuole un vero macro. Per questo ritratto ci vuole un macro. Naturalmente, se il soggetto è inanimato o immobile come un fiore, molti problemi non si pongono ed un 105mm (ma anche un 50mm) si comporta in modo più che egregio su qualsiasi soggetto. La stabilizzazione combinata obiettivo-fotocamera è ottima, mi ha permesso di fotografare a mano libera anche a rapporti vicini ad 1:1! Le foto sono state scattate tutte a mano libera con la Z6, la maggioranza in luce naturale, per qualcuna ho usato l'SB400 come flash di schiarita. Come ho scritto, 105mm (alle brevi distanze in realtà qualcosa meno), per gli animali "svegli" in natura, sono il minimo sindacale, nella macro sul campo, occorre un po' di accortezza in più che con dei tele macro da 180-200mm, sia per evitare che i soggetti fuggano che nel selezionare lo sfondo. Più corta è la focale più impegnativo diventa anche portarsi all'altezza del soggetto, non proiettare la propria ombra, e così via, ma se c'è il "manico" la cosa non è affatto impossibile. Occorre un po' più di attenzione nel selezionare lo sfondo, specie se il soggetto è grande. Vi invito a guardare anche, ad esempio di quanto si possa ottenere, le foto nell'Anteprima ai due obiettivi MC. Sotto questo aspetto, lo ripeto, la stabilizzazione efficace è un vantaggio incredibile, una cosa è muoversi tra le frasche trascinando un cavalletto ed un altra è essere liberi nei movimenti. L'ho apprezzato grandemente. Una macro-rivoluzione. Qualità di immagine. In breve, eccellente. Oltre alla nitidezza (che è veramente ottima) imprescindibile in un macro, è un insieme di più aspetti che secondo me contribuiscono a farne un obiettivo ...spaziale, come ho scritto una volta. Qualità dello sfuocato, resa dei colori, assenza di aberrazioni fanno sì che l'immagine che si ottiene sia qualcosa di speciale. Bombus terrestris, nitidezza, colori e sfuocato... A proposito di nitidezza, ecco una Xylocopa violacea, il Bud Spencer delle Api (confrontare col Bombo sopra), non proprio bellissima, ma non aggressiva ... però il pungiglione ce l'ha. Se guardate il crop 100%, oltre alla tridimensionalità della corazza chitinosa (i pori sulla testa), vedrete me stesso ritratto alla base dell'attaccatura dell'ala, in alto a sinistra, il mio amico Gianni, il sole e il cielo nuvoloso. Tridimensionalità percepita incredibile: Questa Platycnemis pennipes "esce" letteralmente dallo sfondo. Perche vi faccio vedere la povera Ischnura morta appesa ad una ragnatela? Perchè al 100% si vede il filo con zero aberrazioni! Rispetto ad altre soluzioni per la macro? Le differenze operative tra un vero macro e soluzioni alternative come i tubi e le lenti addizionali sono molteplici: da quelle più banali quale il fatto che con un obiettivo macro si ha la continuità di messa fuoco da infinito ad 1:1, mentre sia con tubi che con lenti si hanno range di ingrandimento più limitati, per non parlare del montaggio, smontaggio ecc. Le differenze qualitative ci sono sempre, a favore del 105mm, quanto sia grande il divario dipende fortemente dal contesto: nella foto ravvicinata a diaframmi chiusi (almeno f11) le differenze fra le due soluzioni possono essere più o meno sottili, specie se si usa una lente poco potente, ma ci sono comunque. La differenza maggiore è che un tele zoom con lente addizionale anche di ottima qualità funziona bene solo chiudendo di almeno due o tre diaframmi, alle maggiori aperture la resa è molto penalizzata da una perdita di nitidezza e comparsa di aberrazioni. E comunque ai bordi cede sempre. Insomma, le lenti fan perdere nitidezza (poca o tanta dipende) ed i tubi sottraggono diaframmi (ed ogni tanto creano qualche piccola aberrazione). Ortethrum brunneum, fotografato con il 105mm e con il 24-200 Z + lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie), in entrambi i casi a f11 e 1/640s: Confronto al 100%: Il 105 MC è più nitido, ma direi che il 24-200mm è impressionante per essere un superzoom. Volucella zonaria, sembra una vespa ma è una mosca, anzi è un moscerino, ma gigante. Fotografata con il 105mm Fotografata con il 300mm f4 Pf + Lente addizionale SIGMA AML 01-72 (2 diottrie). Confronto al 100% (cliccare per aprire...) Aprendo i crop si vede una notevole differenza di resa fra i due. Il 105 MC è invece eccellente a tutti i diaframmi, per cui se si vogliono fare delle foto di effetto a maggiori aperture è possibile, con le altre soluzioni no. Questa performance lo distingue anche dal 105mm suo predecessore, che aveva una resa più "a campana" con un picco verso i diaframmi centrali, ma meno performante a diaframmi più aperti. Ortethrum brunneum, 105mm f2.8 MC, fuoco selettivo sugli occhi. Platycnemis pennipes, 105mm f2.8 MC, sfuocato da favola. E poi il 105 MC permette eccellenti scatti a 1:1, come questo piccolissimo Tettigonide il cui corpo è meno lungo di 1 cm: Il crop al 100%. Impossibili da ottenere con zoom e lente addizionale, se non con lenti molto potenti e quindi ancora maggior perdita di qualità. Conclusione: il 105mm f2.8 MC si è visto che è un obiettivo dalla grandissima versatilità utilizzabile egregiamente in diversi generi fotografici senza perdita di qualità. E' un vero macro, ma non è solo un macro, è anche un (ottimo) macro. Nella macro naturalistica sul campo il 105mm f2.8 MC si rivela un grande obiettivo: le sue prerogative di nitidezza eccellente, di morbidezza dello sfuocato e di assenza di aberrazioni, unite alla stabilizzazione efficace anche alle brevi distanze lo contraddistinguono e ne fanno un'ottica di eccellenza (come lo è il 50mm f2.8 MC che è della "stessa pasta", ma nasce per usi un po' diversi) . Mauro Maratta mi ha gentilmente prestato il suo 105mm f2.8 MC per questo test. (c) Silvio Renesto per Nikonland.
    8 punti
  2. 6 punti
  3. Questo articolo non vuole essere critico, non si esprimono giudizi o considerazioni sulla validità delle scelte della società Fujifilm, né sui suoi prodotti. E' tanto politicamente .... scorretto da voler riportare solo i fatti. Fujifilm ha cominciato la sua attività nel 1934 con la produzione di pellicole fotografiche. Nel 1948 ad esse è stata affiancata quella delle fotocamere, con la Fujica Six. Nel 1982 ha introdotto sul mercato il Minilab, un sistema integrato per lo sviluppo e la stampa rapida dei negativi fotografici. Nel 1986 ha messo sul mercato la prima fotocamera a colori "usa e getta". Nel 1998 è entrata in commercio la prima Fujifilm Instax. Nel 2019 Fujifilm ha venduto 10 milioni di macchinette Instax, più dell'intero comparto mondiale delle fotocamere digitali in tutto il 2020. Oggi il gruppo Fujifilm fattura circa l'equivalente in Yen di 20 miliardi di dollari. Ma l'87% di questi non deriva da attività connesse con l'immagine. Delle tre divisioni di cui è composta, 17,4 miliardi di dollari di fatturato arrivano dalle due divisioni che si occupano di riproduzioni e di apparati medicali. I restanti 2.6 miliardi - che sono comunque una cifra ragguardevole - provengono dal settore film e fotocamere digitali. Ma di questi 1,8 miliardi sono vendite di Instax, circa 800 milioni di fotocamere digitali e obiettivi. In termini di marginalità, nel 2001 il comparto immagini portava il 54% degli utili, oggi solo il 9%. Il 65% del totale degli utili di Fujifilm è prodotto dalla divisione medicale che è quella dove Fujifilm sta investendo la gran parte delle sue risorse in termini di sviluppo. *** Questa è la premessa. Lo scorso aprile c'è stato un avvicendamento al vertice. Il nuovo CEO ha un cognome piuttosto comune in Giappone, Goto, ed è un uomo che lavora in Fujifilm da 40 anni, avendo fatto carriera partendo proprio dal settore pellicole a colori. intervistato dal Bloomberg ha confermato il refocusing totale del gruppo verso "l'assistenza sanitaria" mentre l'altro business in ascesa è quello indirizzato verso i produttori di semiconduttori (business2business non produzione diretta di microchip), settore maledettamente in crescita per la fame di microchip del mondo. Fujifilm in questo periodo pandemico ha sviluppato un farmaco antinfluenzale - Avigan - e vende reagenti per sviluppare i tamponi e kit per test rapidi Covid 19. Oltre naturalmente a tutto ciò che riguarda lastre radiografiche, sistemi di endoscopia, indagine e diagnosi medica, etc. etc. In questo settore sono stati investiti 1240 miliardi di Yen, con una buona parte destinati alla filiale statunitense all'interno di un piano che prevede investimenti per $11 miliardi nel corso del triennio. E il settore imaging ? Resta la terza gamba, quella che produce e rende di meno, la gran parte deriva ancora da strumenti connessi con la pellicola e da quelli destinati al cinema (ottiche cine ma c'è tutto il mondo della riproduzione dei contenuti video ad alta risoluzione che tira alla grande). Verrà mantenuta - non ne è prevista la vendita né lo scorporo - ma tenuta separata per visibilità e necessità contabili (Sony ha invece inserito la sua divisione imaging in quella più ampia dedicata all'elettronica di consumo destinata ai privati e allo svago cosicché adesso non si capisce se le fotocamere vendono più dei televisori o dei telefonini, o al viceversa). Continuerà per la sua strada finché farà profitti, ha un valore storico, sociale, di prestigio. Ma i veri soldi vanno altrove, dove si fanno i soldi veri. E' il segno dei tempi, non è una questione di partigianeria.
    4 punti
  4. In molti hanno dato Nikon per finita e noi non ci abbiamo mai creduto, invece eravamo increduli nel vedere una sequenza di errori e di scelte sbagliate che mai ci saremmo aspettati e, al tempo stesso vedere anche così scarsa reattività nei confronti del mercato. Ma neanche per un secondo abbiamo pensato che Nikon potesse fallire. Però nell'immaginario collettivo il gigante deve necessariamente avere i piedi d'argilla. Beh non è così: oggi Nikon è ritornata a un'antica maturità. Pesa ogni mossa, ogni scelta, guarda la reazione del mercato e poi riprende il cammino. Sta sfoggiando la sua migliore capacità progettuale e qualitativa sulle lenti; sta applicando soluzioni durature e ragionate sui corpi macchina. I detrattori non hanno buona memoria di cosa fosse Nikon in passato e non immaginanoi cosa stia ridivenendo ora. NIkon è Nikon, gli altri sono la concorrenza. Che inizino ad abituarsi.
    2 punti
  5. È notorio che, per fare in esempio in chiave ridotta, un semplice distributore di prodotti, non possa sentirsi sicuro scegliendo una sola branca di prodotto e di destinazione, ma diminuisca il rischio professionale allargando le l campo anche a categorie merceologiche assolutamente differenti tra loro, ma...alla fine, proprio per questo, destinabili tutti insieme, separatamente, alla pluralità degli utenti potenziali. Nital, distribuisce Nikon, Lexar, Thule, CaseLogic, sullo stesso trend, ma poi anche Roomba, Sonos, Crockpot e tanti altri prodotti che non solamente i fotografi compreranno. Ma tornando all argomento in questione: a me, che diamine può importare se il core business di Nikon siano le mirrorless piuttosto che gli scanner industriali o gli spioncini da bocca da fuoco, se l'azienda abbia a quore ognuno di questi comparti nella proporzione che la sua politica commerciale avrà loro destinato? Meno di sei mesi fa gli avvoltoi dei rumors parlavano del potenziale fallimento di Nikon, ma oggi celebriamo ad uno ad uno OGNI prodotto che venga commercializzato, di qualunque classe di appartenenza, dal Noct e dal 50/1,2 a finire al 24-200 e i due MC appena usciti E non siamo ancora rincoglioniti. Fuji, Sony, Canon: ma chi se ne frega?
    2 punti
  6. Melanargia galathea, Nikon Z7 Nikkor 2,8/ MC 105 S F. 6.3 1/125 sec. ISO 100 mano libera, luce naturale
    2 punti
  7. A me i fiori piacciono vivi, nei giardini e splendidi dei loro colori, inseriti nel contesto che appartiene loro, importante per loro quanto da me rispettato. Non uso napalm per isolarli dal mondo, nemmeno sfondi colorati per renderli più protagonisti di quanto già non siano, per acqua, luce ed insetti, ai quali sono dedicati. Gli obiettivi che utilizzo, siano o meno destinati alle distanze ravvicinate, prima o poi li convinco io... Con questo MC50/2.8 arrivatomi meno di due giorni fa, ho scattato già alcune centinaia di foto che prevedo diventeranno migliaia in breve: è davvero il Re di Fiori per la sua capacità di rapporto di riproduzione, ben superiore alle comuni esigenze floreali, che non si allontanano da RR tra 1:4 ed 1:2 a seconda delle dimensioni dei soggetti ritratti, ma sopratutto per le sue doti di nitidezza, contrasto e neutralità cromatica, che lo mettono in diretta concorrenza col fratello maggiore, neonato anch'esso, che posseggo ed uso. già da questo scatto casuale, scappatomi mentre tenevo la macchina verso l'impiantito, si dovrebbe capire di cosa si stia parlando... Tutte queste foto sono frutto di una passeggiata di un'ora al meraviglioso Orto Botanico di Palermo, con la mia Nikon Z50 ed il Re di Fiori MC 50/2,8 alcune con l'ausilio del flashettino incorporato della Z50: flash, fotocamera ed obiettivo in soli sette etti di peso... non chiedetemi la classificazione Linneiana: non sono abbastanza bravo... per quanto mi basterebbe annotare le specie dai puntuali cartelli presenti questa mi fa impazzire per la concretezza della materia e della risposta cromatica t/200 f11 iso 1600 da f/8 a f/16 ma con impostazione luminosa diversa la Vasca Grande con le infinite varietà di ninfee direttamente da "Alice in wonderland"... giochi di luci ed ombre ...e diaframmi e gli ibischi di tutte le varietà e colori...? oleandro a TA a RR 1:1,4 semi... e fiori...nati da quei semi non è difficile pensare ad...altro guardando certe inquadrature d'altro canto è così che la Natura invoglia gli impollinatori a fare il loro dovere hovering su fioredicactus... un obiettivo che rispetta tutta la gamma dei colori, a partire dagli estremi del bianco e del nero... un vero... Re-di-Fiori !!! Grazie Nikon ! Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021
    1 punto
  8. Civette, qualche anno fa, inizio stagione degli Amori e c'è chi dice che gli Animali non hanno sentimenti.... D500+ Nikkor 200-500
    1 punto
  9. Terzo video e primo articolo sulla riproduzione dei negativi senza usare lo scanner: nei primi due ho lavorato con una Nikon D5600 e una Nikon D850 accoppiate all’obiettivo macro Nikkor 60mm f/2.8 g ED. In questo video ho utilizzato una Nikon Z7, mirrorless full frame o FX di Nikon da 45,7 MP in accoppiata con il MITICO AF-S Micro NIKKOR 60mm f/2.8G ED e il sistema Nikon ES-2 che permette la duplicazione, tanto digitale che analogica sia dei negativi bn e colore che delle diapositive, intelaiate o meno. Nei due video precedenti ho lavorato con la Nikon D850 e con la Nikon D5600, il cui prezzo, sommato al NECESSARIO AF-S Micro NIKKOR 60mm f/2.8G ED non è così distante dal costo di uno scanner di ottimo livello. I risultati sono almeno pari, se non superiori alla acquisizione via scanner, e rimane, dalla parte della riproduzione utilizzando una fotocamera, una velocità di scansione che non è neppure confrontabile con quello di uno scanner, a parità di pixel e di dpi. Buona lettura e buona visione. Gerardo Bonomo *** Perchè scansionare i negativi. Per molte persone, parlando tanto di negativi colore che bianco e nero, è una scelta obbligata, da un lato quando ci si vuole limitare alla condivisione del proprio lavoro argentico sui social, dall’altro quando si vuole realizzare una stampa ma non non su carta tradizionale argentica, sia essa a colori che in bianco e nero, ma sfruttando altre tecnologie più recenti, quindi la camera chiara, quindi i vari sistemi Lo scanner ha senso? Il SUPER COOLSCAN 9000 di Nikon, fuori produzione da tempo, scansionava in 40 secondi una diapositiva 24x36mm e in 180 secondi una negativa 6×9 cm, ovviamente con una risoluzione eccezionale, ma tempi di attesa biblici rispetto al sistema che vi sto andando a illustrare. Uno scanner che lavora a 6.400 dpi impiega 67 secondi per la scansione di un negativo 24x36mm. Ha senso scansionare i negativi bianco e nero se tanto poi vanno stampati? A mio parere assolutamente sì: in primo luogo perchè osservare una serie di fotogrammi scansionati permette di scegliere in modo più efficace rispetto al semplice provino a contatto – soprattutto da 24x36mm – i fotogrammi meritevoli di essere stampati, sia come inquadratura che per altri dettagli, come la messa a fuoco o l’eventuale presenza di micromosso. E siccome comunque non succede ma che si stampino tutti i fotogrammi, in questo modo si può avere una visione molto chiara dell’intero rullo appena sviluppato. Non va dimenticato poi che la scansione, se ben conservata, ovvero salvata su un backup su almeno due hard disk esterni – per non parlare del cloud – è anche un modo per avere una copia, pur digitale, molto fedele del negativo. Se nel corso del tempo si dovesse perdere un negativo o questo si graffiasse, pur in digitale, almeno si può comunque possedere una copia, e integra. L’adattatore ES-2 di Nikon Non c’è niente di nuovo sotto il sole: quando esisteva solo la pellicola esistevano diversi adattatori per duplicare negativi e diapositive, di norma venivano montati sui soffietti per la macrofotografia e consistevano in un piccolo schermo opalino unito a una slitta che permetteva di mettere perfettamente in posizione tanto una diapositiva intelaiata che una striscia di negativo, tanto bianco e nero che colori. L’adattatore ES-2 parte dallo stesso principio ma anzichè montarlo su un soffietto si monta direttamente su un obiettivo macro, grazie a due anelli filettati, di cui uno estensibile con attacco da 62mm che è proprio lil passo dell’attacco filettato dell’obiettivo AF-S Micro NIKKOR 60mm f/2.8G ED, ma è anche lo stesso passo del precedente AF Micro-Nikkor 60mm f/2.8D. E’ anche possibile utilizzare altri obiettivi macro. se l’attacco filettato è inferiore basta acquistare un anello di riduzione. In questo modo, sia usando fotocamere con sensore DX che FX è possibile ottenere una perfetta riproduzione dell’intero fotogramma 24x36mm, senza però poter inquadrare e riprodurre la parte esterna, ovvero il numero del fotogramma. Ma questa limitazione è comune anche a qualsiasi scanner, l’unico sistema per ovviare è quella di usare il Micro Nikkor scollegato dall’adattatore ES-2, appoggiando il negativo su un pian luminoso, e bloccando saldamente la fotocamera a un treppiedi o alla colonna di un ingranditore, come ho spiegato nei due precedenti video che trovate sul mio canale Youtube – i due indirizzi sono all’inizio dell’articolo -.Se nella scansione si include anche il numero di fotogramma si ottiene una riproduzione che coinvolge meno pixel all’interno del fotogramma, ma si ha la grande comodità di sapere qual’è il numero esatto di ciascun fotogramma. Un’alternativa è quella di portare a 0 la numerazione a ogni scansione di un intero rullino, o cambiare il nome del file usando, dopo averli scaricati, programmi come Nikon NX Studio. La Nikon Z7 Dopo aver usata la Nikon D5600 e la Nikon D850 eccoci alla Nikon Z7. Il primo vantaggio rispetto alle altre due fotocamere, è la mancanza dello specchio, che nelle riproduzioni va sollevato prima dell’apertura della tendina – c’è un apposito comando a menù -. Il secondo vantaggio è che abbiamo un sensore FX di ultima generazione da ben 45,7 MP, il che significa, a 300 dpi, ottenere file da 8256 x 5504 pixel. Vale a dire, sempre a 300 dpi, una stampa da 47×70 cm; non un semplice provino digitale o una semplice immagine digitale di backup ma un file che in caso di necessità può essere croppato o stampato alla piena risoluzione in un formato “ poster”. Il monitor basculabile permette un controllo perfetto nelle riproduzioni anche con la fotocamera posizionata in verticale. La tecnologia incorporata di riduzione vibrazioni (VR) ottica a 5 assi compensa il movimento della fotocamera in 5 direzioni. Nessun micromosso, quindi, anche volendo fare, come in questo caso, delle riproduzioni a mano libera. La baionetta Nikon F mount Nel 1959, quindi oltre sessant’anni fa, Nikon presentò la Nikon F, la sua prima reflex e l’attacco ottiche F mount, attacco ottiche che è rimasto sostanzialmente identico fino all’introduzione dei modeli Z, dove la baionetta è stata modificata in modo da poter accettare gli obiettivi Z ma non gli altri obiettivi; per usare quasi tutti gli obiettivi prodotti da Nikon dal quel lontano 1959, insieme al sistema EF-S è necessario dotarsi dell’adattatore FTZ. L’adattatore FTZ Nikon Per ovviare a questo inconveniente Nikon ha progettato l’adattatore FTZ che, a seconda del tipo di obiettivo impiegato, sia esso un vecchio Ai o un autofocus di prima generazione, con o senza VR, è in grado di mantenere la maggior parte delle caratteristiche dell’obiettivo utilizzato Tutte le ottiche macro dal Micro Nikkor 55mm Ai fino all’ultimo AF-S Micro NIKKOR 60mm f/2.8G ED sono compatibili L’alternativa il nuovo obiettivo NIKKOR Z MC 50mm f/2.8 Un’alternativa all’adattatore FTZ – del quale comunque io credo non sia possibile fare a meno acquistando un corpo Z visto che permette l’utilizzo di tutto il parco ottiche Nikon già on vostre mani è il nuovissimo Macro NIKKOR Z MC 50mm f/2.8 che è stato presentato insieme al Macro 105mm f/2.8 VR S. Entrambe sono ottiche FX, il 105 ha lo stabilizzatore incorporato, il 50mm no. Ma lo stabilizzatore nelle riproduzioni è decisamente superfluo. Il rapporto di riproduzione arriva in entrambi i casi a 1:1 che è quello che ci serve per inquadrare a pieno formato il fotogramma pellicola 24x36mm, sia con la Z7 che è una FX che con altre Z, come la 50 che ha sensore DX. Com da istruzioni allegate, il Macro NIKKOR Z MC 50mm f/2.8 può essere comunque collegato all’adattatore ES-2, anche se l’attacco filettato è di soli 42mm, basta usare il secondo anello presente sull’ottica di raccordo che porti il diametro da 42mm a 62mm, in oggi ne esistono comunque di universali. Questo obiettivo ha un secondo attacco filettato, più ampio, per collegarlo al sistema flash SB-200 Nikon, è quindi possibile in questo modo non utilizzare l’adattatore FTZ, che rimane comunque a mio parere indispensabile. Da non sottovalutare anche il più economico macro AF-S DX Micro NIKKOR 40mm f/2.8G. Pur essendo un DX è pienamente compatibile con il sistema di riproduzioni Nikon ES-2. Giusto per la cronaca, il sistema di riprooduzione ES-2 è compatibile con qualsiasi fotocamera digitale Nikon dalle DSLR fino alle Z sia FX che DX. L’ingrandimento con l’adattatore ES-2 a lunghezza variabile Grazie all’adattatore collassabile, è possibile variare l’ingrandimento, valutando se concentrarsi sul singolo fotogramma o includere nella riproduzione anche il numero di fotogramma. Giusto per la cronaca, il sistema di riproduzione ES-2 è compatibile con qualsiasi fotocamera digitale Nikon dalle DSLR fino alle Z sia FX che DX. ____________________________________________________________________________________ Nikon Picture Control I Nikon Picture Control sono dei settaggi personalizzabili e reversibili che si creano aprendo NX Studio e aprendo poi l’applicazione Nikon Picture Control Utiliy. Sia Nikon NX Studio che Nikon Control Utility sono scaricabile gratuitamente tanto per piattaforma Mac – OS che Windows dal sito Nikon . Come si crea un Picture Control Dopo aver aperto Nikon NX Studio si seleziona la voce Nikon Control Utility Apertura di un file NEF Si individua un file NEF coerente, già scattato e si attiva la doppia finestra per controllare le modifiche. Inversione della curva Si inverte la curva così da trasformare il negativo in positivo. Attenzione, per ogni fotocamera è preferibile selezionarla prima di costruire il suo Nikon Control specifico. Creazione di un nome univoco per ciascun Picture Control creato Dopo aver sistemato il Picture Control lo si salva con un nome file univoco. Il risultato finale Ecco una riproduzione realizzata con la Nikon Z7 senza Picture Control: stiamo osservando il file NEF Il nuovo Picture Control è visualizzabile nel menù a tendina Il salvataggio del nuovo Picture Control Il nuovo Picture Control può essere salvato su file o direttamente sulla scheda di memoria; una volta che la scheda è inserita nella fotocamere, è possibile caricare, sempre in modo reversibile, il nuovo Picture Control. Il risultato finale: il NEF originale Ecco una riproduzione realizzata con la Nikon Z7 senza Picture Control: stiamo osservando il file NEF che è rimasto in negativo, nonostante abbiamo inserito il Picture Control di inversione monocromatica Il risultato finale: il JPG direttamente in positivo in preview on camera Utilizzando il Picture Control di inversione creato, è possibile vedere sia attraverso il mirino che il display l’immagine già in positivo; questo è estremamente utile per poter correggere eventuali sotto o sovraesposizioni Va da sè che si lavora in manuale, usando un diaframma fisso, di solito tra f/8 e f/11 e si cambia esclusivamente il tempo di scatto per ottenere il risultato prefissato Alla risoluzione nativa Ho appoggiato sul negativo una diottra e ho caricato il file originale che potete vedere e ingrandire qui sotto per valutare la bontà della scansione: 8152×5374 pixel a 300 dpi, materiale più che sufficiente per una stampa, a 300dpi in formato 45×70 cm…. Con diottra alla risoluzione nativa 8152×5374 pixel a 300 dpi ____________________________________________________________________________________ Su treppiedi, su stativo o a mano libera? Il grande vantaggio del Nikon ES-2 sta nel fatto che, essendo solidale all’obiettivo, è possibile utilizzarlo anche a mano libera, ed è esattamente quello che ho fatto in queste riproduzioni, a f711 con pose di 6 secondi. Montare comunque la fotocamera su un treppiedi è vantaggioso quando bisogna passare da un fotogramma all’altro, Con il modulo ES-2, comunque, non siamo più schiavi del supporto, visto che il modulo è saldamente adeso all’obiettivo Su treppiedi o su stativo Usando un treppiedi non è necessario posizionare la fotocamera verso il basso, mettendola in bolla, come si fa invece quando non si utilizza il dispositivo ES-2 ma si posizionano i negativi su un piano luminoso, a patto che la fotocamera punti verso una sorgente luminosa; anche in questo caso, non è necessario che sia diffusa, basta anche una luce puntiforme: il pannello opaco incluso nel dispositivo ES-2 provvederà a diffondere la luce correttamente. In questa immagine vediamo invece la Nikon Z7 con l’aggiuntivo ES-2 posizionata al posto della testa di un treppiedi, con un piano luminoso appoggiato sul piano dell’ingranditore: questa è la situazione ideale quando non si dispone del modulo ES-2 ed è quindi necessario che il negativo o la diapositiva siano perfettamente stesi in orizzontale sul piano luminoso e che la fotocamera sia perfettamente in bolla rispetto al piano luminoso; togliendo il modulo ES-2 si potrà anche fotografare i negativi includendo anche il numero di fotogramma, parlando del formato 24x36mm, e si potranno riprodurre negativi anche più grandi, come il 6×6 o il 6×9, fino alle pellicole piane. Il limite del ES-2 è che non può riprodurre negativi di formato superiore al formato 24x36mm; il vantaggio è che, come dimostrato, è possibile lavorare addirittura a mano libera, qualora non si disponesse di un treppiedi o di uno stativo, come la colonna e il piano di un ingranditore. Conclusioni La Nikon Z7, con i suoi 45,7 MP a 300 dpi, permette du ottenere file da 8256 x 5504 pixel. Vale a dire, sempre a 300 dpi, una stampa da 47×70 cm. E’ molto di più di una “semplice scansione, permette una copia, pur digitale, del fotogramma a una risoluzione identica a quella che si otterrebbe stampando il negativo attraverso l’ingranditore tradizionale. L’obiettivo AF-S Micro NIKKOR 60mm f/2.8G ED si è dimostrato assolutamente fantastico anche su questa mirrorless; non mi è stato possibile fare un confronto con il nuovo Macro NIKKOR Z MC 50mm f/2.8 nato appositamente per il sistema Z, ma presumo si equivalgano, anche se il progetto del 50mm è ben più recente del progetto del 60mm. L’adattatore ES-2 per me non è una novità, in tempi non sospetti usavo il soffietto PB-6 con l’adattatore PS-6 e naturalmente il Micro Nikkor 55mm f/2.8 Ai. Anche per chi come me scatta innanzitutto su pellicola, la possibilità di riprodurre in digitale i negativi è necessario innanzitutto per scegliere nel migliore dei modi il negativo da stampare, valutando con estrema precisione il fuoco e l’eventuale presenza del micromosso. Non mi nascondo dietro un dito se vi ragguaglio sul fatto che le riproduzioni di molti negativi che corroborano i miei articoli, anche per l’ingrandimento estremo, sono frutto di riproduzioni. Per chi invece volesse approcciare il mondo della pellicola, o la stia già usando, e sia magari in grado di svilupparsi da sè i negativi ma non ha nè lo spazio nè ancora le capacità per stampare, la riproduzione è il metodo migliore per poter valutare i propri scatti, caricarli sui social e volendo – perchè no – iniziare a stamparli usando le stampanti – magari di ottimo livello – con carte adeguate. Per stampare sotto l’ingranditore c’è sempre tempo, l’importante è scattare “anche su negativo” bianco e nero, preferibilmente. Gerardo Bonomo (http://www.gerardobonomo.it/, canale YouTube)
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  10. Arrivato il 50mm 2.8 MC! La mia prima lente macro, ma anche (finalmente) l'obiettivo standard che cercavo per la mia Z6.
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  11. Franz Schubert, sonate per pianoforte D.959, D.959, D.960. Francesco Piemontesi, pianoforte. PentaTone 2019 *** In quest’ultimo anno non sono mancate le registrazioni interessanti dedicate alle ultime sonate di Schubert: dall’affascinante lettura di Schiff su fortepiano (qui), alla tormentata versione di Lonquich (qui accostato alla melliflua e meno convincente Buniatishvili), per finire con la prova iper-raffinata di Volodos (qui). Ora anche il talentuoso pianista ticinese Francesco Piemontesi si mette alla prova con la triade delle ultime sonate, dopo gli ultimi dischi dedicati ai primi due libri delle Années de Pèlerinage. Come abbiamo già avuto modo di scrivere riguardo al suo Liszt, Piemontesi è un pianista che sembra aver raggiunto in questi anni uno stato di grazia, sia dal punto di vista tecnico che interpretativo e questo Schubert ne è una conferma. Ritroviamo qui il Piemontesi grande narratore che avevamo conosciuto in Liszt: ci accompagna con estrema naturalezza nei solitari paesaggi musicali dell’ultimo Schubert, passando dalla quiete alla sommessa disperazione, dall’intima palpitazione dei passaggi più scherzosi allo sconforto più drammatico. Lo fa con grande finezza e eleganza, rendendosi completamente invisibile e totalmente al servizio della musica. E nonostante le “celestiali lunghezze” di Schubert possano spesso indurre torpore, non è fortunatamente il caso qui. Piemontesi riesce a rendere l’architettura dell’opera nella sua complessità e al tempo stesso la cura del dettaglio, con una capacità di controllo magistrale. Siamo ancora una volta di fronte a un disco importante di un artista solido e maturo, che entra di buon diritto tra i miei riferimenti degli ultimi anni. Notevole anche la qualità della registrazione (che ho ascoltato in formato liquido 96/24), realizzata nella bella acustica della Salle de musique a La Chaux-de-Fonds in Svizzera. Il pianoforte è reso in maniera assolutamente realistica in tutto lo spettro, con timbri caldi e rotondi e un'immagine ben centrata e coerente.
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  12. Concordo in tutto e per tutto con le tue conclusioni, condivise in quanto in parallelo ho anch'io il 105 MC in uso. Devo dire che oltre alla gradita presenza del VR combinato con quello del sensore Z, in un sistema a 5assi, decisamente superiore al precedente antivibrazione dobbiamo evidenziare anche la straordinaria latitudine di posa dei sensori attuali, che permette risultati sopraffini come quelli delle tue foto, che non ritengo siano tutte scattate a 100iso Close up e macro ne otterranno molti più followers...
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  13. D'accordo, infatti non me ne può fregà de meno. Ma la questione è che per un bel pezzo, "ogni cretino" al mondo si è sentito libero di sputare addosso a Nikon per i motivi più disparati. Oggi esce una articolo finanziario che descrive come Fujifilm sia sempre più lontana dal mondo della fotografia e nessuno si scandalizza, come è giusto che sia, visto che è accertato che Fujifilm continuerà a sviluppare il segmento fotografico secondo le potenzialità del mercato, investendo invece il grosso del suo potenziale sui mercati che promettono maggiori guadagni. A differenza di Fujifilm, la fotografia per Nikon - dal 1946 - ha un peso enormemente superiore e preminente anche perché molti degli sviluppi in campo optoelettronico di Nikon hanno radici comuni, come ben sappiamo (mentre la GFX100 e il medicinale contro l'influenza non condividono nemmeno il marchio sulla confezione). Abbiamo le basi per un rinascimento (in parte già consolidato) dell'immagine digitale marchiata Nikon e nei prossimi tre-quattro anni vedremo il più bello. Noi siamo qui a dirlo, senza farci scoraggiare da chi di Nikon non ne capisce niente (in questi giorni c'è ancora in rete chi va cianciando che il sensore della Z9 è uguale a quello della D850 ed è un sensore progettato da Sony : MA NON E' VERO NIENTE !).
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  14. Questo splendido uccello da alcuni anni ha incominciato ad invadere la Val d'Orcia e sta nidificando almeno in 4-5 posti, tutti gli anni nei soliti luoghi.... Incontrata lungo una strada bianca, D500+Nikon 500mmPF+TC 1,4II, fatta dalla macchina.
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  15. Fotografate un paio d'anni fà. Sono stupende.
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  16. tutte stamattina con Z50 e MC50/2,8 ... mano libera, mente libera e qualcuna con flash incorporato di schiarita...
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  17. fioredicactus era il nick di mia cugina Franz, che non è più con noi... Dedicata a lei: Nikkor MC50/2,8 @ f/8 t/1000
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