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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 17/06/2021 in tutte le aree

  1. Riccardo, il nostro è un hobby costoso, come del resto lo sono tante altre attività fatte per svago e passione. Detto questo, si può fotografare anche con strumenti meno sofisticati e limitare al minimo la post produzione così da poter fare a meno di hardware e software potenti, e dei buoni scatti possono essere raccolti anche intorno a casa senza fare chilometri in auto alla ricerca della location giusta. Io mi divertirei ugualmente. Tu no?
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  2. Lunedì 14 giugno, giornata davvero strana, una "botta di vento" notevole, una mattinata più da felpa che da boxer mare!! Loro però si sono divertiti e pure io!! Z7II+FTZ+70-300 AFP
    3 punti
  3. La musica occidentale si basa sul contrappunto, che è nato in età gregoriana e ancora non è tramontato. Ogni genere musicale passato e recente deve il suo tributo al contrappunto. Che nella sua forma evoluta, ha costituito - sia nella musica colta che nel folk, nel rock, nel jazz - la base strutturale per ogni compositore. Per Bach, come per Schonberg. Per Henry Purcell come per John Lennon, che hanno radici comuni più di quanto non si possa dire. Nella musica popolare inglese il contrappunto è comune, da almeno 5 secoli. Cose come il round, il canone, la fuga e le variazioni e il riff sono la musica. Così come i ritornelli, l'aria con il da capo. Il recitativo che potrebbe essere considerato la forma nobile del rap, al di là di linguaggio, scopo e contenuti molto, molto differenti. Questo panegirico per introdurre un disco, il secondo di una formazione americana che ha fatto parlare di se fin dall'esordio. Non per la loro musica, o almeno, non solo, ma per il politicamente corretto applicato alla musica. Max Reger e Marco Enrico Bossi scrivevano ad inizio '900 musica per organo alla maniera di Bach, con strumenti moderni e un linguaggio più aggiornato. Certo Bach è Bach, oggi come allora. Ma se Bach fosse vissuto 350 anni come avrebbe fatto evolvere la sua musica ? Robert Plant e Jimmy Page hanno rivoluzionato il mondo musicale moderno a cavallo del 1970. Ma la loro parabola è durata pochi album. E adesso, che vanno per gli ottanta anni suonati l'uno, non è che se ne siano discostati molto. Ai Greta Van Fleet viene caricato l'onere di dover rinnovare il linguaggio musicale. Come se per ogni generazione ci fosse un Beethoven o un Michelangelo. No, non è così, purtroppo ... o per fortuna, perché forse saremmo schiacciati da troppo genio che è bene poter assaporare poco per volta. Se ancora oggi Led Zeppelin IV viene considerato per quello che è stato ed ha rappresentato non è un caso. Ma nessuno è andato oltre, io credo, per quanto poco ne so di questa musica. Perchè dovrebbero esserne in grado i fratelli Kiszka ? Ma se non possono "salvare la musica" (da cosa, poi ?) come qualcuno si aspettava, perchè mai non dovrebbero suonare la loro musica, onorando con onesti e sofisticati tributi i loro miti ? Che sono i miti di tutti noi, più o meno, anche se abbiamo qualche annetto in più. *** E' uscito il 21 aprile 2021 il nuovo album, il secondo di questa band. la copertina del disco, il titolo ... ok, ci siamo capiti. la versione extended, di importazione giapponese come si faceva una volta per i grandi, che contiene anche due brani live E' un disco registrato in studio che contiene 14 tracce per un totale di un'ora e 14 minuti di musica. Il "peccato" di questo disco è di non essere del tutto lontano da quello di esordio. Jake Kiszka continua a suonare come se fosse Jimmy Page e Josh Kiszka continua a cantare come se fosse Robert Plant. Alle prime note del primo brano pare di ascoltare Rick Wackeman all'organo Hammond. Broken Bells ha la stessa struttura di Stairway to Heaven. Gli ultimi 4 minuti di The Weight of Dreams sono un assolo di chitarra con evidenti richiami a chi sappiamo. Ma già il riff iniziale è programmatico. Ma questi 8 minuti e 50 secondi valgono già il prezzo del biglietto. Questi ragazzi suonano maledettamente bene. In alcuni momenti riescono ad essere trascinanti. Mantenendo per tutto il disco una coerenza con se stessi che secondo me rende abbastanza superfluo tacciarli di plagio o classificarli all'interno del mero revival. Di cover band ce se sono tante. Ma non vanno oltre quello che fanno i tanti Elvis che si esibiscono nei locali di Las Vegas. Ok, i Greta Van Fleet non sono del tutto originali. I testi sono infantili. I contenuti si limitano al patinato e non urlano proteste. Ma diamine, siamo nel 2021, non nel 1971. Non c'è l'effetto Vietnam anche se dal Vietnam di ... Vietnam ne abbiamo visti di più e anche di più efferati. Mi ripeto, se anche Plant e Page non trovano nulla da dire oltre la magia ... irripetibile di quei magnifici anni, perchè qualcun altro dovrebbe poterlo fare ? Conoscete un nuovo Beethoven o un nuovo John Lennon (giusto per nominare due che sono inequivocabilmente morti) ? Però se non l'avete fatto, ascoltate un paio di volte di seguito questo disco. Poi riprendete un disco dei Led Zeppelin, o degli Yes. Di allora o di oggi. E ditemi chi vi sembra più originale, o datato. O quello che volete voi. Questa é musica. E gli eredi di Sebastian Bach, non hanno fatto causa a quelli di Dimitri Shostakovich perchè i preludi e fuga per pianoforte "ben temperato" del russo del 1950 tributavano, a Lipsia, 200 anni dopo, gli onori al sommo vate della musica occidentale. Se la pensate diversamente ditelo liberamente. Ma prima meditate bene se non state semplicemente invecchiando male, ricordando un'era che sembra mitica solo perchè eravate giovani. E per questo, come gli anziani del Pianeta delle Scimmie, vi scandalizzate e gridate al plagio. Al rogo. *** 63 minuti di musica non possono essere tutti allo stesso livello. Del resto gli album più mitici della storia del progressive rock, raramente superavano i 40 minuti. E quando lo facevano forse erano dei mattonazzi come Tales from Topographic Oceans degli Yes. Ma comunque l'ascolto è sempre di qualità. Sopra tutti : The Weight of Dreams, Age of Machine, Heat Above, Caravel, The Barbarians
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  4. Perdonami Riccardo : se uno ha bisogno di fare 30.000 km l'anno, prenderà un turbodiesel in leasing e lo cambierà ogni tre anni. Se ci fa 3000 km l'anno, forse forse magari non gli conviene nemmeno comprare la macchina ma chiamare il taxi quando gli serve. Nessuno ci obbliga a cambiare l'hardware se non necessitiamo della massima potenza. Ma se vogliamo scaricare le nostre foto a 1700 MB/s, allora non basta nemmeno una porta USB 3.2 Gen 2x2, serve anche un sistema di dischi a stato solido NVMe su cui scaricare le foto a quella velocità. Totale -> un sacco di soldi. Se invece ci accontentiamo di 100-200 MB/s, allora va bene il vecchio computer. Anzi, per gli usi del fotografo comune che vedo su queste pagine, addirittura le CFexpress sono un vero spreco di risorse. E' che tu ti sei creato dei "complessi" al riguardo. Rilassati ! Non sei d'accordo ?
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  5. 36 Se il limite di 3 foto è superabile, posso contribuire ancora Nikon Z6, 300mm f4 Pf + Tc14 EIII (FTZ ...) f7.1 1/1600s, 3600 ISO.
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  6. Si cerca di migliorare sempre: i margini sono ben ampi. Tante volte ci si affeziona ad una componente della propria attrezzatura/capacità e poi si continua a produrre la stessa foto, ineccepibile, ma senza spostarsi più dalla propria zona di comfort. Mettersi in crisi da soli è più complesso che in compagnia, commentando gli errori o le perfettibilita proprie ed altrui. Per divertirci ...
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  8. Le folaghe sono territoriali e molto litigiose. Formato Cinemascope (2.35:1)! Scatto a raffica con la Z6, AfC punto singolo, ha tenuto a fuoco molto bene tutta la sequenza.
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  9. 27 Perché la mia prima e unica volta in un circuito, mi ha fatto davvero divertire, D750!!! Con la Z non è stato ancora possibile, sigh!!
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  10. "E fra gente importante, io che non valgo nienteForse non dovrei neanche parlare" (E. Bennato) Nel senso che di musica mi intendo assai poco, mi piacciono generi diversi, amo il blues, gli spirituals, i cantautori della mia età, certo metal, ecc., Non saprei decidere. Se invece faccio come nei test psicologici, dove devi rispondere al volo senza riflettere, dalla mia testa esce un nome: BANCO DEL MUTUO SOCCORSO (quello vero dei primi album, non la versione degradata che è seguita) Ex-aequo "Darwin" e "Io sono Nato Libero". aequo
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  11. Violator DEPECHE MODE..in realtà porterei l'opera omnia, comprese foto e video di Anton Corbijn....
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  12. 26 L'amore è irrazionale per cui la fotocamera preferita non necessariamente deve essere la migliore in tutto! Per quanto mi riguarda direi che potrebbe benissimo essere la D3, anzi lo è e questo è uno degli scatti che preferisco perché non sempre mi capita di veder e relativamente da vicino persone che vedo in televisione.
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  13. In attesa di fare qualche foto meno statica - Milano 31.01.2021 Naviglio Grande ore 18.08 - vigilia zona gialla Nikon D850@50 F:2,8 T:1/60 ISO 4500 mano libera
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  14. Il parco di Villa Bolasco, ora di proprietà dell’Università di Padova, (https://www.villaparcobolasco.it/ per eventuali approfondimenti e da cui ho riportato le notizie storiche) è situato a Castelfranco. Oltre ad essere un sito interessante per le specie botaniche presenti, comprende l’omonima Villa (1852/65) fatta costruire dal conte Revedin su progetto dell’architetto veneziano Giambattista Meduna, diventata poi Rinaldi e infine Bolasco Piccinelli, da cui il parco prende appunto il nome. Vi sono molte varietà di piante; vi si trova l’abete, il cedro dell’himalaya, il cipresso calvo, l’ippocastano, il bagolaro (molto comune da queste parti), il carpino e poi lecci, olmi, magnolie, tassi, tigli, platani, la sofora; ma la pianta che più mi ha colpito è la farnia: un metro di diametro, 25/30 metri di altezza e una chioma davvero imponente. Il sito propone una visita guidata con schede molto efficci sullo schema dell’Orto botanico di Padova di cui è una sorta di costola. Ma la visita fisica è altra cosa rispetto alla virtuale che, seppure ben documentata, offre uno scorcio di quanto si può vedere ed apprerzzare con i propri occhi. Complice l’ora in cui glia altri pranzano, mi sono goduto appieno il luogo. (Conviene aprire le foto) Si inzia: # 1 il viale di entrata ci conduce alla “cavallerizza" # 2 un anfiteatro adibito a maneggio voluto dal conte Revedin e attribuito a Marc Guignon # 3 particolare lato ovest # 4 si procede verso un grazioso laghetto # 5 dai riflessi ambrati # 6 dove alcune anatre fanno sfoggio # 7 # 8 # 9 ed ecco la farnia # 10 # 11 le cui fronde arrivano a lambire un ruscelletto # 12 # 13 # 14 procedendo oltre si arriva alla serra. Quando nel 1869 muore il conte Revedin la nipote, figlia della sorella Caterina Revedin in Rinaldi, eredita la villa e il parco. Ed è a suo padre, Pietro Rialdi, che si deve la costruzione della serra e la prosecuzione dei lavori nel giardino; # 15 a lato sorge la cavana, adibita al ricovero delle barche usuale nell’area veneziana e nei fiumi dell’entroterra. # 16 # 17 per poi avviarsi all’uscita con questa veduta Tre ore di tranquilla passeggiata con soste prolungate per godersi questi colori.
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