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Mostra il contenuto con la massima reputazione di 07/04/2021 in tutte le aree

  1. Non immaginavo neppure di poter oltrepassare la luminosità di f/1 su di un obiettivo da poter montare su Nikon, fino all'uscita dello strabiliante Nikkor Z Noct di un anno e mezzo fa, che con quell'apertura di diaframma di f/0,95 ha rivoluzionato il listino Nikon, imponendosi oltre certamente alle doti ottiche, anche con le sue misure, peso e... prezzo Ma a distanza di poco tempo da quel superamento di asticella, una ditta cinese di Shenzen, neo costituita (con una ragione sociale che sa tanto di distacco di una costola da altra concorrente molto in auge), si è presentata sul mercato con un bel fuoco di fila di prodotti molto velleitari, a cominciare dal fisheye diagonale che ho già provato Si... stiamo parlando ancora (e mi sa che continueremo a farlo) di TTArtisan e del suo ambiziosissimo standard extra luminoso: il 50mm f/0,95 ASPH, dotato di uno schema ottico 11 lenti in 8 gruppi come ben rappresentato già nel rivestimento esterno della sua custodia, contenuta a sua volta all'interno di una scatola, che comprende anche una utilissima dima di calibrazione ottica per chi utilizzi questo obiettivo a fuoco manuale con una fotocamera reflex o a telemetro, come consentito dalla dorata baionetta a standard Leica M di cui è dotato Peso poco al di sotto di 700 grammi a cui aggiungerne più di 50 del bellissimo tappo metallico a vite da 67mm, oltre che di clip elastica di ritegno, davvero una realizzazione funzionale oltre che elegante, come nelle corde di questo costruttore che abbiamo già visto non trascurare l'estetica, oltre all'...etica fotografica dei suoi prodotti. Abbiamo quindi una realizzazione di 9cm di altezza per 7 di diametro che vanta, oltre all' eclatante luminosità massima, anche un parco lenti TUTTE speciali, tra ED, ad alto indice di rifrazione ed un elemento asferico, per diminuire quanto più possibile aberrazioni cromatiche e coma. In più TTArtisan, in maniera davvero ...smart, dotando della baionetta Leica M questo (ed altri) obiettivo, non ha trascurato la fabbricazione di altrettanti anelli convertitori, per quanti sono i marchi di mirrorless presenti sul mercato, tra cui ovviamente Nikon Z, alle quali il 50/0,95 viene collegato da un bellissimo tronco di cono ben rastremato, che invoglia ad utilizzarvi...anche ogni altro obiettivo avente la stessa baionetta Leica ...non certo disprezzabile come possibilità accessoria... diaframma infinito... a 14 lamelle ! effettivamente strutturato per essere l'ideale transito per la luce sul sensore della nostra mirrorless, privo di perdita alcuna: un amplificatore di luminosità !!! Dotato di una ghiera di messa a fuoco molto frizionata, al limite della resistenza, ma comunque fluida nello spostamento, consistente nella massa metalica della quale si pregia essere costruito, l'elicoide da 70cm fino ad infinito ha una escursione di poco superiore ai 100° quindi non esagerata, ma di certo ben differente dalla "leggerezza" di una AF Perchè...trasformare questo obiettivo MF in AF potrebbe mai accadere? Si...se lo utilizzassimo sopra un adattatore Megadap MTZ11 per Nikon Z, con il quale ho scattato alcune delle foto che vedrete, agevolandomi della conferma di fuoco per un obiettivo per il quale la transizione tra il nitido e lo sfuocato è sottile quanto il taglio di un foglio di carta. Ovviamente non è questo il senso di un obiettivo nato per appagare i sensi dei fotografi che amino intervenire manualmente sulla messa a fuoco di precisione, agevolati dalle features presenti sulle loro mirrorless, come la possibilità di ingrandire parte del soggetto inquadrato, oppure utilizzare le colorazioni delle parti a fuoco del focus peaking. Tutti sistemi che per essere affidabili prevedono che la fotocamera stia su treppiede, per ovviare agli inevitabili micro spostamenti del fotografo in inquadratura. Io amo invece scattare a mano libera ed un obiettivo extraluminoso come questo TTArtisan 50/0,95 Asph me ne dà la possibilità... ed anche il brivido...di utilizzare tempi veloci di scatto in penombra o nella quasi oscurità... impensabili...come quelli tra 1/100" ed 1/250" intorno alle ore 20 di queste serate primaverili Naturalmente restando tra quei cinque terzi di stop che separano la massima apertura di f/0,95 fino a f/1,4 passando senza neppure riuscire a distinguere differenze sostanziali tra f/1 f/1,1 f/1,2 un diaframma e due terzi, insomma, che separano un obiettivo luminoso f/1,4 da uno straordinariamente luminoso più che il doppio, come il TTartisan 50/0,95... ...ricavando luce dal buio pesto Ovviamente il range di utilizzo di questo standard, perchè lo stacco tra soggetto e sfondo sia ben netto, è necessario che sia tra un metro e tre/cinque metri, oltre il quale spazio lo sfuocato non può per ovvii motivi essere graduale come accadrebbe con un mediotele o un teleobiettivo. Ma di mediotele di questa luminosità non se ne possono ancora fabbricare, per cui teniamoci i pregi ed i limiti della focale standard, buona per tutto e specializzata in nulla, ma in questo caso, specializzata nel restituire pressocchè integro il bilancio di luce in ingresso, anzi, come già detto, implementandolo con le doti delle sue lenti speciali. Le quali contengono sufficientemente bene aberrazioni cromatiche e coma, pur nei limiti del progetto, non potendolo paragonare per ragioni di costo a realizzazioni superiori come il Noct citato, col prezzo del quale si potrebbero acquistare circa dodici esemplari di questo 50/0,95 ma ciò nonostante, sia per costruzione, sia per la resa nel reportage in luce disponibile vale ben di più dei soldi che costa, fatta la tara ad un certo nervosismo dello sfuocato più distante dal soggetto, nel quale, allora, cureremo di non metterlo... In luce normale e diurna la resa cromatica di questo obiettivo, tenue ma non mai spenta, prende il sopravvento sulla sua capacità dinamica sulle basse luci e diventa IL soggetto: la stessa inquadratura letta una volta a colori e una seconda volta con opportuna filtratura monocrmatica, puntando l'accento sulle differenti peculiarità dei due tipi di lettura la scelta di filtrare le luci fuori fuoco sulle 14 lamelle del diaframma (il Noct ne ha solo 11) che le trasformano in cerchi quasi perfetti !!! l'altrettanto tonica resa dei colori fuori fuoco, se lasciati a distanza media dal piano di messa a fuoco la nettezza della divisione dei piani in luce, resi ancora più contrastati dalla saturazione cromatica che si può anche ottenere in questo progetto ottico specie aiutando la luce calante con un lampo di flash in fill-in la vignettatura si manifesta fino a f/1,4 compreso ed è fisiologica, con una lente frontale da soli 67mm (82 nel Noct...), la quale però consente un facile utilizzo di lenti addizionali per accorciare la distanza di minima maf dai 70cm di targa a molto meno, utilizzando i miei doppietti acromatici Marumi giocando con distanze e messa a fuoco ravvicinata, aiutandosi con il flash, si ottengono effetti interessanti di aloni di sfocatura attorno al piano di maf prescelto ed anche in luce ambiente senza ausilio di flash si ottengono immagini suggestive anche con soggetti molto semplici e combinando le vibrazioni dello sfuocato con la plasticità cromatica, direi che questo obiettivo entra a far parte della categoria "dreaming lens" a tutti gli effetti... I suoi vantaggi espressivi prendono forza anche dai suoi blandi difetti. Ma la possibilità di disporne a prezzo accessibile attorno agli 800 euro, ne fa un oggetto davvero dissimile da ogni altro con cui volerlo paragonare. A me è piaciuto tanto, pur non avendolo potuto sperimentare in quello che ritengo sia il suo genere di elezione: il ritratto posato, specialmente indirizzato alla resa dell'incarnato Ci penserà Mauro Maratta a dimostrarlo... Max Aquila photo (C) per Nikonland 2021 (il Genio di Palermo)
    5 punti
  2. se no... questo possiamo auspicare di utilizzare in alternativa ai vecchietti... roba che ti rende...così !!!
    5 punti
  3. Nikon D850 con 70-200/4 @102 T20sec. F8 Luce proveniente da finestra schermata da tenda bianca, esposimetro in spot, tempo di esposizione trovato al terzo scatto partendo da 10 sec. Formato quadrato scelto direttamente in camera, nessun ritaglio.
    2 punti
  4. Peter Lindbergh, Nikon F4 (o F5 ?), Nikon 85/1.8D la foto per Vogue Italia del 1989 che ... cambiò il volto della fotografia di fashion ancora Lindbergh, 30 anni dopo, con le sue muse ... e la sua Nikon tratti da differenti backstage dell'ultimo periodo digitale D1x, D3x, D800, D810. Non so se Peter sia sponsorizzato da Nikon, dubito, se un fotografo di quel calibro si fa sponsorizzare lo fa con oggetti più glamour, tipo una Hasselblad di quelle grosse o una Leicona, ma è usuale vedere Lindbergh al lavoro, per strada o in studio con materiale Nikon. In una intervista su Nikon l'ho sentito dire che la D800/D810 lo ha finalmente liberato dalla necessità di usare le medioformato per certi lavori, potendo fare tutto ciò che gli serve con una macchina sola. Lo si vede ogni tanto anche con una piccola Panasonic Lumix al collo. Ma probilmente perchè una Nikon piccola (ma efficiente) ancora non c'è Oggi è anziano e quindi tende ad usare il solo Nikon 70-200/2.8 ma lo si è visto spesso con fissi medio-tele o altro, a seconda delle necessità. Insomma, davanti alle sue Nikon e ai suoi Nikkor, sono passate le donne più belle del mondo, alcune consacrate dalle sue fotografie. Intendiamoci ancora, è un fotografo che fotografa per vivere e le sue fotografie, i suoi libri, i suoi servizi, le sue pubblicità, vendono e vendono bene. Ma credo che se non si trovasse bene con Nikon non ostenterebbe quelle cinghie gialle e nere come fa quando mostra i suoi scatti appena ripresi alla musa che ha davanti. Con questo naturalmente non voglio nemmeno pensare che parte del merito dell'arte di Peter sia dovuto a Nikon, naturalmente no, le sue foto sarebbero così anche se usasse una macchina di un qualsiasi altro marchio. Ma che Nikon fa parte del suo modo di essere fotografo e che fa parte della sua arte si, è fuoridiscussione. Ho già scritto di Lindbergh e ne parlo spesso perchè l'ho spesso trovato fonte di grande ispirazione. A me il fashion non interessa per nulla ma mi piace come lui sa usare la sua arte per rendere più interessante e terreno il fashion. In questo è l'opposto di quello che era, ad esempio, Dick Avedon, lui elevava sino alla soglia del paradiso le sue muse. Lui, tedesco di una Germania che non esiste più (è nato sul finire della guerra da genitori che scappavano all'ovest inseguiti dalle truppe di occupazione russe), segue il modello di Win Wenders (anche lui tedesco ma dell'Ovest, praticamente coetaneo) de "Il cielo sopra Berlino". Lui gli angeli li ha fatti scendere sulla terra anni fa e adesso testimonia le loro vite e il tempo che scorre. Amber Valletta, angelo per Vogue 1993 Amber Valletta oggi, venti anni e più dopo. La donna, l'amica, è la stessa. Lo stesso angelo, restato sulla terra, che ha vissuto tra gli uomini, che si è fatta una donna matura con tutta la sua umanità. Le rughe, le grinze. Che ha mutato abbigliamento ma non con lo stesso stile. Si scrivono tante cose di Lindbergh. Io sinceramente potrei anche finire qui. Però a costo di passare per irriverente continuo, per puntualizzare un fatto. L'ho già scritto ma lo ripeto. Questa è fotografia commerciale, l'ultima foto fa parte di un editoriale di moda (come le altre) e pubblicizza un cappotto di taglio militare, da donna, di una firma famosa. Non è una fotografia di street. Nemmeno lontanamente. La modella-attrice sta posando. Sta posando per un fotografo che la guarda. Non c'è nulla di casuale o di spontaneo qui. E' tutta arte, non fotografia artistica, sebbene per molti versi le due cose possano essere sovrapponibili in differenti ambiti. Di fatti Lindbergh ricava da editoriali di moda o persino dal Calendario Pirelli (è il fotografo che ne ha fatti di più nella storia) libri di fotografia personalissimi che sono da considerare arte fotografica a tutti gli effetti, anche quando il sottostante è nato per un preciso contratto commerciale di pubblicità. Ma non c'è nulla di rubato. Ogni cosa è studiata e definita. Però lo stile di Lindbergh, prevede lunghe sedute, tanti, tanti, ma tanti scatti e soprattutto, dall'inizio alla fine e nel durante, il profondo coinvolgimento con il soggetto ritratto. Ecco perchè la gran parte delle foto del Lindbergh nikonista che ho presentato più sopra, lo mostrano ... mostrare al fotografato l'ultima foto ripresa, quella che più ha soddisfatto il fotografo, normalmente sorridente nel sorriso di lei (o raramente di lui). Uma Thurman sorride a Peter Lindbergh (non a noi !) con in mano la sua Nikon D810. L'atteggiamento è di amici di lunga data, nessun rischio di fraintendimento in questo momento di puritanesimo. Peter ha fatto tanto nudo negli anni. Lo ha fatto spesso, per Pirelli, per la moda. Quando era in ... voga e quando non era così all'indice come lo è adesso. Ci sono lunghe interviste a Peter a margine dell'ultimo Calendario Pirelli. Lui spiega la sua scelta di scattare con poche modelle, più che altro amiche di lunga data (ma non le giovanissime !). Soggetti in cui cercare la bellezza anche se il momento della gioventù in fiore è passato da tempo. Lo spiega con passione ma nelle sue parole io leggo anche la precisa volontà di cavalcare l'onda. Comprendo il senso della cosa, non si può raggiungere il risultato che lui desidera se non con una profonda confidenza reciproca. Una cosa che solo con il tempo si può conquistare. Ma trovo un ché di militante nell'escludere o nel evitare certe situazioni. Anche perchè una donna che indossa un maglione largo senza reggiseno, o un impermeabile aperto con solo il reggiseno e posa in soggettiva con grande espressione, resta sensuale, e poco importa se sia ancora coperta da qualche cosa. Specie se quelle star non hanno lesinato decimetri e decimetri di pelle nuda del loro corpo negli anni della loro carriera. Magari adesso senza il fotoritocco che Lindbergh detesta non possono permetterselo più ? Ecco, permettetemi di dubitare di certi discorsi un pò furbi che vengono portati oggi come tratti dalla Bibbia. Lindbergh ha rivoluzionato il mondo della fotografia di moda portando le donne dal cielo alla terra. Ma le donne e gli uomini sono quello che sono, eviterei un processo di beatificazione in vita di alcuni e di martirizzazione di altri, a seconda dello schieramento. La Signora Mirren, bellissima anche oggi che ha passato i settanta, protagonista di scatti per The Cal 2017 qui con Peter nel backstage e in un amichevolissimo selfie me la ricordo agli esordi negli anni '60 camminare vestita solo di un sorriso e di qualche goccia di Chanel in full frontal davanti alla cinepresa dei film dell'epoca. Sta benissimo anche con una coperta militare addosso, comprendo il messaggio ma non sublimiamolo più di così che va bene. Perchè questa è tutta arte ma sotto c'è sempre lo stesso prodotto, adattato ai tempi e ai gusti. Va bene al fotografo che può fare come dice lui. Va bene a noi che ci godiamo il risultato. (c) 2018 Mauro Maratta per Nikonland
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  5. Questo blog nasce dal fatto che per me fare divulgazione non è solo un lavoro, spesso (ma non sempre) è anche un divertimento, lavoro e hobby insieme. Infatti al momento sto rovistando nei miei hard disk, in cerca di illustrazioni interessanti per la conferenza sull'evoluzione dell'uomo che devo fare a fine Aprile. Come sempre quando mi vengono sott'occhio le immagini dell'Uomo di Neandertal, mi ricordo di essere proprio affezionato a questo nostro cugino nemmeno troppo lontano... mi scuserete, ma non posso lasciarlo andare via senza farci quattro chiacchiere. Perdona la curiosità, ma ti chiami Neanderthal o Neandertal? Io non dovrei sapere nè leggere nè scrivere, ma ho sentito dire che Thal o Tal in tedesco vogliono dire la stessa cosa, "valle". Solo che la grammatica tedesca da cent'anni e più ha tolto l' "h" da "thal", quindi oggi dovrei essere un Uomo di Neandertal (della valle di Neander vicino a Dusseldorf, in Germania, dove hanno trovato i primi resti), come dire Emmental (della valle di Emmen). Rimane l'h nel nome scientifico, Homo neanderthalensis. Sei cambiato parecchio negli anni. Vorrei ben vedere! Le prime ricostruzioni non mi rendevano giustizia! Devo concederti che sapevate ancora poco dell'evoluzione dell'uomo e mi consideravate un intermedio, un mezzo scimmione. Solo perchè sono stato il primo ad essere trovato mi consideravate il più primitivo. Invece, guarda caso, ero l'ultimo e siamo stati anche contemporanei, perchè voi Homo sapiens non siete nemmeno nostri discendenti! Beh, anche il fatto che il primo scheletro completo che avete trovato fosse di un vecchio di quarant'anni, con artrosi alla spina dorsale, non ha aiutato. L'Uomo di Neandertal come lo si ricostruiva nel 1910... uno scimmione. Nel 1930, siamo ancora dalle parti del bruto... 1960, il famoso "accampamento Neandertal" di Zdenek Burian. Peli e gobba a parte, va già meglio. 1990, assume finalmente la postura corretta e sembra fare qualcosa di intelligente. Nemmeno pelosi, giustamente. 2000 Trucco per gli attori di un programma di divulgazione scientifica. Diversi ma molto umani. 2008, Modelli di Uomo e donna Neandertal, la mappatura del DNA chiarisce molti aspetti, fra cui che eravamo specie diverse ma compatibili. Per fortuna siete andati avanti con gli scavi e le ricerche, tanti più scheletri dei nostri e. negli ultimi anni, soprattutto la mappatura del nostro DNA, hanno chiarito che in fondo eravamo sì diversi da voi, ma non troppo diversi. Innanzi tutto non eravamo gobbi, avevamo la pelle chiara e molti di noi che vivevano in Nord Europa avevano i capelli rossi. Rimani però un tipo piuttosto tozzo e non proprio bello come Apollo. Ti credo, prova a vivere per trecentomila anni fra la Scozia e la Siberia con ogni tanto delle glaciazioni in mezzo, prova cacciare Orsi, Alci e Mammut solo con la lancia, non è roba da ballerine! E' vero, sono un po' più basso di voi Homo sapiens, ho le gambe più corte, ma se guardi gli Inuit (Eschimesi) di oggi, hanno anche loro le gambe corte e il tronco tozzo, è un adattamento a non disperdere il calore del corpo in climi freddi. L'Uomo di Neandertal aveva ossa più spesse delle nostre, torace a botte e tronco tozzo. La mia faccia ha la fronte sporgente per far spazio a seni frontali grandi, insieme al nasone mi servivano per riscaldare l'aria gelida che respiravo. Mi manca il mento? Forse, o forse siete voi che avete incisivi troppo piccoli? eh eh. Vi ho curati.. negli ultimi 10,000 anni le vostre mandibole sono diventate sempre più gracili almeno del 20% a quanti di voi non c'è più spazio per i denti del Giudizio? H. sapiens a sinistra, Neandertal a destra, Il cervello di Neandertal in media era un po' più grande del nostro. Il mento non è una struttura nuova, è conseguenza della piccolezza dei denti in H.sapiens. Sarò stato meno bello di voi (dipende dai gusti, comunque) però ero ben più forte di tutti voi, molto più forte. Le mie ossa sono molto più spesse delle vostre e sostenevano muscoli molto più grossi dei vostri... ehi, vuoi per caso fare a braccio di ferro? Neandertal vs Sapiens, diorama al Museo di Mettmann (Germania). No grazie, già 40.000 anni fa il miei avi avrebbero perso, ma oggi come oggi il mio braccio da sapiens del 2020 lo romperesti come un grissino. Però noi siamo sempre stati più svegli di voi, altrimenti quello fossile sarei io, no? Accidenti, accidenti... Non ricordo bene cosa è successo, ci sono stati 10.000 anni di coesistenza fra noi e voi, però sembra proprio che non ci sopportassimo troppo, dove arrivavate voi, dopo un po' di tempo noi ce ne andavamo così, a forza di ritirarci e perdere terreno, alla fine i quattro gatti di Neandertaliani rimasti si sono ritrovati col mare alle spalle nell'ultimo spicchio di Europa, cioè a Gibilterra, e poi... addio. Qualcuno dice che vi sapevate organizzare meglio, eravate più intelligenti, ma il mistero rimane. Però ... anche noi non eravamo dei bruti, usavamo il fuoco come voi e, anche se ci piaceva soprattutto la carne, sapevamo pescare, cuocere una minestra, ed eravamo educati, usavamo persino gli lo stuzzicadenti. Avevamo senso estetico, ci facevamo dei bei vestiti di pelle (sembra che però non sapessimo cucire, legavamo le pelli con dei cordini) ci ornavamo di penne e di conchiglie, ci dipingevamo la faccia. I denti dei Neandertal mostrano spesso tracce di usura che un tempo si trovavano nei denti degli Inuit, causate dal mordere fortemente le pelli degli animali per ammorbidirle mentre le conciavano (dal diorama del Museo di Storia Naturale di Pisa). Noi però abbiamo il pensiero astratto, l'arte... E' vero che le pitture rupestri le avete fatte solo voi. Trentamila anni fa, non so come, ma vi è successo qualcosa e all'improvviso vi siete messi a fare arte a tutto spiano, pitture, statuine di donnne ciccione, di uomini leone... noi al massimo abbiamo fatto qualche ghirigoro su uan roccia... Ma se si trova un neandertaliano sepolto in posizione di riposo, con intorno ornamenti di conchiglie, penne d'uccello e tracce di polline di fiori, non ti viene in mente che anche noi potevamo avere un pensiero astratto? E ti do' una notizia dell'ultima ora, le mappature genetiche più recenti indicano che in nostri cervelli avevano aree del linguaggio molto simili alle vostre, chi lo sa, forse a noi Neandertal mancava solo un zic, accidenti. Ritratto di un Neandertaliano con ornamenti ritrovati nei siti e nelle sepolture. Ma dicono che alcuni di voi erano cannibali. Se anche fosse che qualche clan era cannibale, ... di tribù sapiens cannibali non ce ne sono mai state? Mi fai sentire un po' in colpa, come fossi cow boy con gli Indiani. No quello è stato peggio. Comunque è andata così, non ci si può far niente. Peccato però, i paleontologi dicono che stavamo pian piano imparando un po' di cose da voi ... dove siamo vissuti assieme, non è andata sempre male. Ma voi Neandertal da dove siete venuti? Carissimo, la mia è l'unica specie di uomo che ha avuto origine in Europa (da specie di Homo più antiche che avevano lasciato l'Africa), abbiamo popolato tutta l'Europa, ci siamo espansi in Medio Oriente e poi in Asia Centrale e in Siberia. Quando voi Homo sapiens discutete fra voi su chi siano i veri Europei, beh i veri Europei siamo solo noi, i Neandertal! Stavamo in pace con i nostri amici est asiatici (Homo denisoviensis o Denisoviani NdR) e poi dall'Africa siete arrivati voi Homo sapiens e ci avete combinato tutto quel casino, poveri noi e poveri Denisoviani. Donna "Neandertaliana" nordeuropea e Uomo "Sapiens". I primi H.sapiens ad arrivare in Europa avevano la pelle scura perchè venivano dall'Africa. Si schiarirono successivamente, per ragioni legate alla produzione di vitamina D, almeno così sembrerebbe. Di voi non rimane più niente, peccato. Proprio niente no, la piccola rivincita è che nel vostro DNA di sapiens c'è dal 2 al 4% di geni neandertaliani, qualche volta i capelli rossi sono merito nostro (non sempre eh, non preoccupatevi). Come facciamo ad avere dei geni di Neandertal? Vuoi che ti faccia un disegnino? Ah no, io non so disegnare... Beh, come dire, a volte si fa la guerra, altre si fa l'amore, al buio tutti i gatti sono grigi e così via...tu sei un paleontologo, ma ultimamente chi fa genetica di popolazione sugli uomini primitivi scopre più cose di te. Backstage del film "Un Milione di anni fa", mi piace proporla come metafora per "primitivi mescolati a moderni". Quando è uscito il film ero così piccolo che ho ammirato i Dinosauri senza accorgermi di Rachel Welch! Che indubbiamente, col senno di qualche anno dopo, meritava. Ma pensa ... c'erano due specie di Homo che si potevano ibridare... No almeno tre specie!! c'erano anche i Denisoviani (le popolazioni moderne asiatiche e soprattutto i Melanesiani hanno un po' di DNA dell'uomo di Denisova), lo sai che hanno analizzato il DNA delle ossa di una ragazzina fossile, ed è venuto fuori che aveva papà Denisova e mamma Neandertal? Senza dimenticare che anche noi Neandertaliani abbiamo preso un qualche gene da voi Homo sapiens e i sapiens asiatici hanno una percentuale di geni denisoviani, quindi ai tempi c'era molta allegria... Come si fa a sapere... Amico, sono solo un Homo neanderthalensis, ti sei dimenticato? Non ho studiato Genetica. Ma adesso ti chiedo scusa, vorrei tornare al lavoro. Arrivederci allora, e grazie della chiacchierata! Per essere un sapiens sei quasi simpatico. Magari hai ragione, ci rivedremo. Adesso vado. Un Neandertal sbarbato e vestito (Museo di Mettman, Germania), per strada non si noterebbe più di tanto, in giro oggi si trova di molto peggio. Nota 1 Quello che scrivo non è roba mia ma proviene da studi rigorosi pubblicati su riviste scientifiche di alto livello. Qui lo spazio per mettere la bibliografia non c'è, ma se qualcuno vuole posso dargli tutti i riferimenti alle pubblicazioni. Nota 2 Se qualcuno non resiste dalle curiosità... come si fa a sapere che Denny, la ragazzina di 90.000 anni fa, aveva la mamma Neandertal e il papà Denisova? I cromosomi (le barrette che contengono il DNA) sono a coppie e metà di ciascuna coppia viene da un genitore e metà dall'altro. Denny ha per ciascuna coppia un cromosoma Neandertal ed uno Denisova. Ma nelle cellule ci sono dei micro-organi (i mitocondri) che contengono DNA che si eredita solo dalla mamma e in Denny sono solo di Neandertal quindi era la mamma ad essere Neandertal. Nota 3. Tanti anni fa la Radio trasmetteva un programma che si chiamava "le interviste impossibili", in cui un uomo di cultura di oggi immaginava di dialogare con un personaggio dell'antichità, come ad esempio Socrate... Italo Calvino scrisse un'intervista proprio all'uomo di Neandertal. Oggi dal punto di vista paleontologico chiaramente non ci azzecca più, ma la saggezza e l'ironia di Calvino sono senza tempo, se volete è qui: https://www.raiplayradio.it/audio/2019/10/RaiTv-Media-Audio-Item-ebbd7892-6e19-4700-885f-a3b5b77b0ddc.html FOTO DA INTERNET, COPYRIGHT DEGLI AVENTI DIRITTO, QUI RIPRODOTTE A SOLO SCOPO DI DIVULGAZIONE.
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  6. Affascinante si, specie con i soggetti adatti, luce e colori controllati. Non certamente per andare a dimostrare assenza di coma o di aberrazione cromatica, sarebbe un peccato.
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  7. Peter Lindbergh, tedesco nato Peter Brodbeck nel novembre 1944 in una cittadina al confine tra Slesia e Polonia , con i russi alle porte e la Germania di Hitler all'ultimo atto.La famiglia si sposta in Germania Ovest, insieme alle centinaia di migliaia di sfollati tedeschi cacciati dall'invasione, per andare a vivere e lavorare in mezzo all'acciaio e al carbone dei Krupp in Renania.Da ragazzo studia arte e pittura spostandosi tra la Svizzera e la Germania, pagandosi gli studi serali facendo il vetrinista.Va anche spesso ad Arles, sulle orme del suo idolo Vincent Van Gogh.E dalla pittura alla fotografia il passo è per lui breve.Il suo primo editoriale viene pubblicato da Vogue Italia nel 1972. Nel 1978 si trasferisce a Parigi (residenza ufficiale attuale) per intraprendere la carriera di fotografo internazionale. Sempre per per Vogue, prima per la versione italiana, poi per quelle francesi, inglesi e americana.Lavora comunque per tutte le riviste più importanti, da Vanity Fair ad Harper Bazaars.La sua carriera si sviluppa e raggiunge il suo massimo contemporaneamente al periodo di massimo splendore delle super-top model (la generazione di Linda Evangelista, Nadja Auderman, Naomi Campbell, Eva Herzigova, Cindy Crawford, Helena Christensen per citare le prime che mi vengono in mente ...) con cui ha la possibilità di lavorare per editoriali e campagne pubblicitarie.Ha all'attivo con loro due edizioni del Calendario Pirelli, tra le più delicate di sempre.Il suo stile è riconoscibile e legato all'ambiente in cui è cresciuto, la Germania industriale del dopoguerra.L'aspetto delle sue opere è caratterizzato da un bianco e nero non troppo deciso, in cui le creature che riprende sono a metà strada tra la terra e il cielo.Lavora in modo abbastanza convulso. Scatta moltissimo ed è capace di portare decine di kilowatt di illuminazione su una spiagga assolata o ventosa per poi scegliere di scattare su un set improvvisato con un telone nero, un tavolato o una sedia.Oppure tra le quinte, in mezzo a stativi ed illuminatori.Le bellezze riprese sono per lo più al naturale, senza troppo orpello, la selezione delle foto sembra voler portare alla luce tra gli scatti, quelli che magari sono sfuggiti durante la ripresa ma che estraggono dal corpo la bellezza interiore, quella che non è a portata di occhio di tutti.Su Youtube si possono trovare filmati con il backstage di alcuni suoi servizi. Quanto di più lontano dal glamour e dalla ricercatezza di altri grandi della fotografia. Il suo occhio, l'obiettivo della sua Nikon, il soggetto, la sua idea. E tanti click-clack.In questa sequenza, un rullino da cui selezionati alcuni fotogrammi dallo stesso autore. riprendono una giovanissima Mini Anden, ancora protagonista oggi di pubblicità patinate, quasi scarnificata, ridotta all'essenziale dove conta l'equilibrio tra volto, braccia, mani. c'è un fondale nero, una sedia di legno appena appena inquadrata, gli occhi, le mani.Il resto del corpo quasi fa da quinta.E' un clichet ripetuto in altre occasioni, con reminiscenze anni '20, qui con Milla Jovovich : o qui con una giovane Naomi Campbell allegra e vivace come una novella Josephine Baker : ma non solo in progetti personali, anche con la libertà del grande fotografo che può seguire il suo estro per una pubblicità di una grande casa, sia questa Yves Saint Laurent o David Yurman.E' il caso del tema dell'angelo, con Amber Valletta in una New York che sembra la Metropolis di Fritz Lang : o con Linda Evangelista, in una New York certamente più vicina a noi : la donna e l'angelo, la donna che si fa angelo.Sono tutti angeli le donne di Lindbergh. Anche quando mostrano un ghigno un pò satanico : anche quando non sono più nel fiore dell'età : anche senza trucco o difficili da ricoscere se tolte dal contesto : Sono innumerevoli le donne riprese da Lindbergh, praticamente tutte le top model e le grandi attrici degli ultimi trent'anni, non solo le più belle : che vengono trasformate dall'obiettivo e dalla stampa di Lindbergh. Le sue muse probabilmente Milla Jovovich ed Helena Christensen. Ma lista è interminabile.Ho citato i due calendari Pirelli, chiudo con l'unica foto a colori di questo articolo (Lindbergh non è solo b&n naturalmente, le esigenze editoriali richiedono anche il colore), e l'unica che ritrae una coppia, felice, un tempo, in una scena che racconta una storia come pretesto per pubblicizzare un prodotto che passa del tutto in secondo piano : cercate le sue foto sulle riviste o su Internet. Le riconoscerete subito e probabilmente esclamerete ... ah, ecco, è di Peter Lindbergh
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